mercoledì 27 ottobre 2021

Michelangelo e la frittata

 

pieta michelangelo san pietro

Il giovane Michelangelo e la frittata della vecchia suora

Tutti conoscono la Pietà Vaticana. Un gruppo scultoreo scolpito tra il 1496 e il 1499. L’autore, un giovane scultore fiorentino che la scolpì tra i suoi 21 e  24 anni! Un critico disse che non era stata scolpita da un uomo, ma che era scesa direttamente dal cielo! Sua Eminenza Reverendissima Sig. Card. Angelo Comastri afferma che “La ‘Pietà’ infatti è la fede di Michelangelo scolpita sul marmo. L’Artista ha voluto evidenziare nel volto giovane di Maria un messaggio sempre attuale: evitare il peccato è l’unica vera cura di bellezza e di “perenne giovinezza”.

Fu subito famosissima. Ma non lo era il suo autore. Pressoché sconosciuto tra il grande pubblico.

Michelangelo Buonarroti e la firma sulla “Pietà”

A 25 anni, nel 1500, Michelangelo Buonarroti andava spesso in chiesa. Era un fervente cattolico. Un giorno va davanti alla Pietà che era visitata da molte persone per sentire cosa dicevano. Sentì due uomini che ne parlavano.

Dicevano che era molto bella. Uno chiese ma chi l’ha fatta? E l’altro, sicuro, ma Cristoforo Solari, il famoso scultore lombardo!

Michelangelo si fece rosso dalla rabbia e poi nero. Aveva sempre in tasca il martello e lo scalpello. Così rimase in chiesa e si fece chiudere dentro.

Aveva deciso di firmare l’opera e così, durante la notte,  incise sulla fibbia in mezzo al petto della Vergine Maria il suo nome, cognome e la sua città: “Michelangelus Bonarotus Florentinus Faciebat”.

firma michelangelo pieta san pietro

La suora e il panino con la frittata

L’unica opera firmata da Michelangelo nella sua vita che fu molto lunga. Arrivò a 89 anni. Mentre era intento a incidere queste cose sulla statua gli si avvicinò una vecchia suora. Era una santa donna che viveva all’interno della veneranda Basilica di San Pietro. Era consacrata a San Pietro. Gli chiese la polvere di marmo tolta dal petto della Vergine Maria.

Michelangelo la guardò, prima stupito, poi intenerito. Le si inginocchiò davanti e le diede la polvere di marmo. La vecchia suora lo ringraziò e lo benedì.

Michelangelo continuò il suo lavoro. Dopo dieci minuti la vecchia suora tornò. Aveva tra le mano un panino con la frittata.

Michelangelo la guardò, sorrise e mangiò il panino.

Quando osservate la Pietà e vedete la firma di Michelangelo, pensate alla vecchia suora e alla sua frittata…

AVE MARIA PURISSIMA!

Maria Valtorta ci parla di Giuda Taddeo che invita Gesù alle nozze di Cana


51. Maria manda Giuda Taddeo

ad invitare Gesù alle nozze di Cana.

17 ottobre 1944.

1

Vedo la cucina di Pietro. In essa, oltre a Gesù, vi è Pietro e la moglie, e Giacomo e

Giovanni. Sembra che abbiano finito allora la cena e stiano conversando fra loro. Gesù si

interessa della pesca.

Entra Andrea e dice: «Maestro, vi è qui l'uomo presso il quale stai, con uno che si dice tuo

cugino».

Gesù si alza e va verso l'uscio dicendo: «Vengano avanti»; e quando, alla luce della lucerna

ad olio e della fiamma del focolare, vede entrare Giuda Taddeo, esclama: «Tu, Giuda?!».

«Io, Gesù».

Si baciano. Giuda Taddeo è un bell'uomo nella pienezza della bellezza virile. Alto,

sebbene non quanto Gesù, ben proporzionato nella sua robustezza, bruno, come lo era S.

Giuseppe da giovane, di un olivastro non terreo e con occhi che hanno qualcosa di

comune con quelli di Gesù, perché sono di una tinta azzurra, ma tendente al pervinca. Ha

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barba quadrata e bruna, capelli mossi, meno a ricciolo di quelli di Gesù, bruni come la

barba.

«Vengo da Cafarnao. Vi sono andato con una barca e qui pure sono venuto con essa per

fare più presto. Mi manda tua Madre; dice: "Susanna è sposa domani. Io ti prego, Figlio, di

essere a queste nozze". Maria vi prende parte e con Lei la madre mia e i fratelli. Tutti i

parenti vi sono invitati. Tu solo saresti assente, ed essi, i parenti, ti chiedono di far

contenti gli sposi».

2

Gesù si inchina lievemente, aprendo un poco le braccia, e dice: «Desiderio di mia Madre

è mia legge. Ma anche per Susanna e i parenti verrò. Solo... mi spiace per voi...», e guarda

Pietro e gli altri. «Sono i miei amici», spiega al cugino. E li nomina cominciando da Pietro.

Per ultimo dice: «e questo è Giovanni», e lo dice in un modo tutto speciale, che attira lo

sguardo più attento di Giuda Taddeo e fa arrossire il prediletto. Termina la presentazione

dicendo: «Amici, questo è Giuda figlio d'Alfeo, mio fratel cugino, secondo la consuetudine

del mondo, perché figlio del fratello dello sposo di mia Madre. Un mio buon amico di

lavoro e di vita».

«La mia casa è aperta a te come al Maestro. Siedi»; e poi, rivolto a Gesù, Pietro dice: «E

allora? Non verremo più con Te a Gerusalemme?».

«Certo che verrete. Dopo la festa di nozze Io andrò. Soltanto non mi fermerò più a

Nazaret».

«Fai bene, Gesù. Perché tua Madre è ospite mia per qualche giorno. E inteso così, e vi

verrà Lei pure dopo le nozze». Così dice l'uomo di Cafarnao.

«Così faremo, allora. Ora con la barca di Giuda Io andrò a Tiberiade e di lì a Cana, e con la

stessa tornerò a Cafarnao con la Madre e con te. Il giorno dopo il prossimo sabato tu

verrai, Simone, se ancora vuoi venire, e andremo a Gerusalemme per la Pasqua».

«Sì che vorrò! Anzi verrò il sabato per udirti alla sinagoga».

3

«Già ammaestri, Gesù?», chiede il Taddeo.

«Sì, cugino».

«E che parole! Ah! non si odono sul labbro d'altri!».

Giuda sospira. Col capo appoggiato alla mano, col gomito puntato sul ginocchio, guarda

Gesù e sospira. Pare voglia parlare e non osi.

Gesù lo stuzzica: «Che hai, Giuda? Perché mi guardi e sospiri?».

«Niente».

«No. Niente non è. Non sono più il Gesù che tu amavi? Quello per cui non avevi segreti?».

«Sì, che lo sei! E come mi manchi, Tu, maestro del tuo più anziano cugino...».

«E allora? Parla».

«Volevo dirti... Gesù... sii prudente... hai una Madre... che non ha che Te... Tu vuoi essere

un "rabbi" diverso dagli altri e Tu sai, meglio di me, che... che le caste potenti non

permettono cose diverse alle consuetudinarie da loro messe. Conosco il tuo modo di

pensare... è santo... Ma il mondo non è santo... e opprime i santi... Gesù... Tu sai la sorte di

tuo cugino il Battista... E prigione, e se ancor non è morto è perché quel lurido Tetrarca ha

paura della folla e del fulmine di Dio. Lurido e superstizioso come crudele e libidinoso.

Tu... che farai? A che sorte vuoi andare incontro?».

«Giuda, questo mi chiedi tu che conosci tanto del mio pensiero? Parli di tuo impulso? No.

Non mentire! Ti hanno mandato, e non mia Madre certo, a dirmi queste cose...».

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Giuda abbassa il capo e tace.

«Parla, cugino».

«Mio padre... e con lui Giuseppe e Simone... sai... per tuo bene... per affetto per Te e

Maria... non vedono di buon occhio quello che Tu ti proponi di fare... e... e vorrebbero Tu

pensassi a tua Madre...».

4

«E tu che pensi?».

«Io... io».

«Tu sei combattuto fra le voci dell'Alto e della Terra. Non dico del Basso. Dico della Terra.

Anche Giacomo lo è, più di te ancora. Ma Io vi dico che sopra la Terra è il Cielo, sopra gli

interessi del mondo vi è la causa di Dio. Avete bisogno di cambiare modo di pensare.

Quando lo saprete fare, sarete perfetti».

«Ma... e tua Madre?».

«Giuda, non c'è che Lei che avrebbe diritto a richiamarmi ai miei doveri di figlio, secondo

la luce della Terra: ossia al mio dovere di lavorare per Lei, per sovvenire ai suoi bisogni

materiali, al mio dovere di assistenza e conforto con una vicinanza alla Madre. E Lei non

mi chiede nulla di questo. Da quando mi ebbe, Ella sa che mi avrebbe perduto, per

ritrovarmi in una maniera più vasta di quella del piccolo cerchio della famiglia. E da allora

si è preparata a questo. Non è nuova nel suo sangue questa assoluta volontà di donazione

a Dio. Sua madre l'ha offerta al Tempio prima che Ella sorridesse alla luce. Ed Ella — me

lo ha detto le innumeri volte che, tenendomi contro il suo cuore nelle lunghe sere

d'inverno o nelle chiare notti d'estate piene di stelle, mi ha parlato della sua infanzia santa

— ed Ella si è data a Dio sin da quelle prime luci della sua alba nel mondo. E più ancora si

è data quando mi ebbe, per essere dove Io sono, sulla via della missione che mi viene da

Dio. Tutti mi lasceranno in un'ora; magari per pochi minuti, ma la viltà sarà padrona di

tutti e penserete che era meglio, per la vostra sicurezza, non avermi mai conosciuto. Ma

Lei, che ha compreso e che sa, Lei sarà sempre meco. E voi tornerete ad essere miei per

Essa. Con la forza della sua sicura, amorosa fede, Ella vi aspirerà in sé e perciò vi riaspirerà

in Me, perché io sono nella Madre ed Ella è in Me, e Noi in Dio. Questo vorrei che

comprendeste voi tutti, parenti secondo il mondo, amici e figli secondo il soprannaturale.

Tu, e con te gli altri, non sapete chi è mia Madre. Ma, se lo sapeste, non la critichereste in

cuor vostro per non sapermi tenere a Lei soggetto, ma la venerereste come l'Amica più

intima di Dio, la Potente che tutto può sul cuore dell'Eterno Padre e sul Figlio del suo

cuore. Per certo che a Cana verrò. Voglio farla felice. Comprenderete meglio dopo

quest'ora».

Gesù è imponente e persuasivo.

Giuda lo guarda attento. Pensa. Dice: «E io pure per certo verrò con Te, insieme a questi,

se mi vuoi... perché sento che Tu dici cose giuste. Perdona alla mia cecità e a quella dei fratelli. Sei tanto più santo di noi!...».

«Non ho rancore per chi non mi conosce. Non ne ho neppure per chi mi odia. Ma ne ho

dolore per il male che a sé stesso fa. 5Che hai in quella sacca?».

«La veste che tua Madre ti manda. Gran festa, domani. Ella pensa che il suo Gesù ne abbia

bisogno per non sfigurare fra gli invitati. Ha filato indefessa dalle prime luci alle estreme,

ogni giorno, per prepararti questa veste. Ma non ha ultimato il mantello. Ancor ne

mancano le frange. Ne è tutta desolata».

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«Non occorre. Andrò con questo, e quello serberò per Gerusalemme. Il Tempio è più

ancora di una festa di nozze».

«Ella ne sarà felice».

«Se volete essere all'alba sulla via di Cana, vi conviene partire subito. La luna sorge e sarà

buona la traversata», dice Pietro.

«Andiamo, allora. Vieni, Giovanni. Ti porto con Me. Simon Pietro, Giacomo, Andrea,

addio. Vi attendo la sera di sabato a Cafarnao. Addio, donna. Pace a te e alla tua casa».

Escono Gesù con Giuda e Giovanni. Pietro li segue sino a riva e aiuta l'operazione di

partenza della barca.

E la visione ha fine.

6

Dice Gesù:

«Quando sarà l'ora di fare un ordinato lavoro, sarà inserita qui la visione delle nozze di

Cana. Metti la data (16-1-44)».

Vangelo secondo Giovanni. [2, 3-11]

Le nozze di Cana

[…] 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più

vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia

ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o

tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino

all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi

gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che

non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo

sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli,

quello meno buono; tu invece ai conservato fino ad ora il vino buono».11Così Gesù diede

inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli

credettero in Lui.

http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/1/li-maria-manda-giuda-taddeo-ad-invitare-gesu-alle-nozze-di-cana

AMDG et DVM

«Benedirò il Signore in ogni tempo»


Settima virtù

Completa conformità della sua volontà 

con quella divina, e rassegnazione in essa

35. I. Paolo in ogni cosa conformava sé ed i suoi alla divina volontà: «Per

distinguere, dice, quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta»

(Romani 12, 2). Di qui la sua rettissima intenzione in ogni azione, volendo

in tutto piacere solo a Dio; perciò stimava un nulla i giudizi degli uomini,

le lodi ed i vituperi; non si lasciava sviare dal giusto e dal retto, da nessun

amore od odio, da lusinghe o minacce; ma in ogni luogo era sincero, retto,

costante, immobile ed imperturbabile come se fosse fisso in Dio; e perciò

superiore a tutte le cose, sia prospere, sia avverse: «A me poi, scrive,

pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un uomo, anzi neppure

da me stesso mi giudico; perché, sebbene io non mi senta colpevole di cosa

alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore.

Quindi non giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore, il quale

metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli dei

cuori; e allora ciascuno avrà da Dio la lode (che gli spetta)» (l Corinti 4, 3-5).

Di conseguenza Paolo, in tutte le cose, sia nelle avverse come nelle

prospere, rendeva grazie a Dio (Cfr. Colossesi 3, 17); ne lodava la

provvidenza, dicendo col Salmista: «Benedirò il Signore in ogni tempo».

Ugual cosa prescrive san Girolamo (60) a Pammachio: «Se sono sano,

dice, rendo grazie al Creatore; se sono malato, glorifico in ciò la volontà di

Dio. Quando sono malato, allora divento più forte, e la virtù dello spirito si

rafforza nell’infermità della carne». San Gregorio (61) racconta pure di san

Servulo, povero e paralitico, il quale «si studiava, in mezzo al suo dolore,

di ringraziare Iddio, consacrando, con inni e lodi, giorno e notte». E

mentre stava per spirare, ai suoi che salmeggiavano disse: «Tacete; non

sentite quante lodi risuonano nel cielo?». E attento a tali canti, rese l’anima

a Dio, mentre all’intorno si diffuse un meraviglioso profumo.


Paolo angelo terrestre

36. II. Paolo eseguì ovunque la volontà di Dio, come un angelo terrestre.

Di qui il paragone che san G. Crisostomo (62) fa di Paolo con gli Angeli:

di essi infatti è scritto (63): «Egli fa i venti i suoi Angeli e suoi ministri i

fuochi fiammanti». E: «Potenti in virtù, esecutori dei suoi ordini» (Salmo

102, 20).

Paolo non solo eseguì i precetti di Dio, ma andò oltre, aggiungendo anche i

consigli evangelici, fino a predicare il Vangelo gratuitamente, senza

ricompensa: «Qual è dunque la mia ricompensa? dice. Questa: che

predicando il Vangelo non ponga prezzo al Vangelo» (l Corinti 9, 18).

«Paolo, scrisse il Crisostomo (64), percorse tutta la terra come fuoco e

spirito, e percorrendola la purgò. Veramente ciò è mirabile: poiché come

tale passava sulla terra, e sebbene fosse ancora circondato da corpo

mortale, combatteva già con la forza delle potestà incorporee. Quanto

siamo degni di condanna noi, che non ci studiamo di imitare neppure la più

piccola parte di quelle virtù che erano riunite tutte in un solo uomo!

Pensando assiduamente a queste cose, procuriamo di apparire senza colpa;

sforziamoci di avvicinarci al suo zelo, per meritare di pervenire al

medesimo premio».


37. III. Paolo in ogni cosa faceva ciò che era più perfetto e più accetto a

Dio. La beata Teresa fece voto di agire così; assai di più fece Paolo. Perciò

quando predicava il Vangelo, lavorava con le sue mani, per non essere di

peso ad alcuno. Visse in perpetua povertà, castità ed obbedienza, come i

Religiosi, anzi come il Duce ed il Patriarca dei Religiosi. Torneremo fra

poco su questo argomento.


38. IV. Paolo aveva la mente unita a Dio, per mezzo della preghiera e della

contemplazione, non solo di giorno, ma anche di notte. A Filippi, si trova

in prigione con Sila, verso mezzanotte, mentre prega e loda Dio, un

terremoto scuote il carcere e ne spalanca tutte le porte (Cfr. Atti 16, 25).

San Giacomo, cugino del Signore, come si legge nella sua vita, aveva i

calli alle ginocchia, per le frequenti e lunghe orazioni fatte in ginocchio.

Santa Paola, nell’invito rivolto a santa Marcella di recarsi a Betlemme,

come si legge presso san Girolamo (65): «Ecco, disse, in questo piccolo

buco della terra nacque il Creatore dei cieli! Quando, passando per Silo e

Betel, ritorneremo alla nostra spelonca, canteremo continuamente,

piangeremo spesso, pregheremo incessantemente, e ferite dal dardo del

Salvatore, diremo in comune: Trovai colui che cercava l’anima mia, lo

terrò e non lo lascerò andare via. E: Come il cervo anela alla fonte delle

acque, così l’anima mia anela a te, o Dio».


39. V. Paolo aveva uno smisurato zelo di propagare l’onore di Dio:

«Tant’è Vero, dice lui stesso, che da Gerusalemme e dai paesi circostanti

fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo» (Romani 15, 19). Per

questo zelo si oppose a san Pietro, principe di lui e degli altri Apostoli, e lo

riprese liberamente davanti a tutti, dicendogli: «Se tu, che sei Giudeo, vivi

da Gentile, come mai costringi i Gentili a giudaizzare» (Galati 2, 14). Su

tal punto, giustamente osserva il Nazianzeno (66): «Gli Apostoli non

furono forse pellegrini? Non furono forse ospiti di molte nazioni e città?

per le quali si eran dispersi, onde il Vangelo si diffondesse rapidamente in

ogni direzione, né alcuna cosa rimanesse priva del triplice lume (della

santissima Trinità), e della luce della verità; perché anche a coloro che

sedevano nelle tenebre e nell’ombra di morte, venissero squarciati i veli

caliginosi dell’ignoranza».

Fine del primo capitolo

AMDG et DVM

4 VIDEO: L'ultima profezia di Papa Benedetto XVI rivelò il proposito dell'anticristo - Cristianesimo - Enigmas - Judaismo.

 

https://youtu.be/JNqtoc8MtKo

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RELIGIONES COMPARADAS: CRISTIANISMO

https://youtu.be/CRyce5AQjpM

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ENIGMAS DE JESUS DE NAZARET / Luis Tobajas

( Sul finire della conferenza  occorrerebbe 
ricordare che la sacra Sindone di Torino in occidente risulta essere una copia perfetta 
di un altra Sindone che appartiene all' oriente)

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Religiones Comparadas: Judaismo

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AMDG et DVM

"Dobbiamo spiegarvi che cosa significhi essere semplici come colombe e prudenti come serpenti."

In preparazione alla solennità di Tutti i Santi




DISCORSO 64 di sant'Agostino

DISCORSO TENUTO NELLA SOLENNITÀ DEI MARTIRI

Sorte dei buoni e dei cattivi.

1. Celebriamo la festa annuale dei martiri. Ammiriamo dunque la gloria dei martiri, e imitiamone le azioni. Tutto ciò che avete sentito mentre si leggeva il santo Vangelo: Vi consegneranno nei loro tribunali, e nelle loro sinagoghe vi tortureranno 1, e poi la frase: Allora un fratello tradirà il proprio fratello e un padre il proprio figlio per farlo morire, e ognuno avrà nemici nella propria famiglia 2: tutto ciò capiterà ai buoni e ai cattivi. Infatti i mali che soffrono gli uomini su questa terra sono comuni ai buoni e ai cattivi, allo stesso modo che i beni che hanno gli uomini su questa terra li hanno ugualmente i buoni e i cattivi. La moltitudine dei martiri dunque, vedendo che molti cattivi soffrono su questa terra molti mali, gridarono a Dio a una sola voce: Giudicami, o Dio, e distingui la mia causa da quella del popolo empio 3. Poiché viene punito sia il cattivo che il buono, che cosa accadrebbe al buono, se non si distinguesse la sua causa? Quaggiù il buono viene punito, ma viene premiato con la felicità eterna presso Dio. Il cattivo, invece, non solo è punito quaggiù, ma sarà anche tormentato con l'eterno castigo. Se dunque amiamo i santi martiri, scegliamo per noi la loro causa per piacere a Dio.

I lupi diventati pecore.

2. Vedete come nostro Signore Gesù Cristo istruisce i propri martiri col suo insegnamento. Dice: Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi 4. Considerate che cosa fa un unico lupo se va in mezzo a molte pecore. Per quante possano essere le migliaia di pecore, se si lancia in mezzo ad esse un unico lupo, si scompigliano e, anche se non vengono sbranate tutte quante, tuttavia vengono atterrite tutte. Che razza di modo d'agire era dunque cotesto, che genere di progetto, che tipo di potere, quale grande [prova della] divinità era quella di lasciare entrare non già un lupo tra le pecore, ma di mandare le pecore tra i lupi? Vi mando - egli dice - come le pecore in mezzo ai lupi, non "presso i confini delle tane dei lupi", ma proprio in mezzo ai lupi. I lupi dunque erano un grosso branco, mentre le pecore un piccolo gregge; ma dopo che il branco di lupi ebbe ucciso il piccolo gregge di pecore, i lupi si convertirono e divennero pecore.


Il nome di Cristo prima odiato, ora glorificato.

3. Ciononostante il Signore si rivolge a tutti, non solo a coloro che vivevano allora e ascoltavano il Signore, ma anche a coloro che per opera loro avrebbero creduto nel Signore e a coloro che fino a noi e dopo di noi sino alla fine del mondo sarebbero subentrati, con la loro nascita, agli altri che sarebbero partiti da questo mondo alla loro morte; a tutti il Signore dice: Sarete odiati da tutti a causa mia 5. In verità è stato predetto che la Chiesa si sarebbe diffusa tra tutti i popoli. Come leggiamo che è stata fatta la promessa, così vediamo che è stata adempiuta. Tutti i popoli sono cristiani, e d'altra parte non sono cristiani tutti i popoli. Per tutto il campo c'è il frumento, per tutto il campo c'è la zizzania 6. Quando dunque sentite dire da nostro Signore Gesù Cristo: Sarete odiati da tutti a causa mia, ascoltatelo come frumento; ciò è detto a coloro che sono frumento. Riflettete attentamente con me perché qualcuno non dica tra sé e sé: "Ciò è stato detto ai discepoli del Signore quando nostro Signore Gesù Cristo li mandò a predicare la sua parola tra i popoli. [Allora] tutti i popoli li odiavano a causa del suo nome. Adesso invece tutti i popoli glorificano il suo nome. Non dobbiamo pensare d'essere odiati da tutti i popoli, ma d'essere amati da tutti i popoli". O comunità cristiane di tutto il mondo, o voi che siete frumento del Signore, o germogli cattolici sparsi in tutto il mondo, considerate voi stessi e riconoscete che tutti i popoli vi odiano a causa di Cristo. Tutti quelli che sono rimasti pagani, tutti quelli che sono rimasti giudei, tutti quelli che deviando dalla retta via sono diventati eretici, non ci odiano forse a causa del nome di Cristo? Ma potrebbe esistere anche un individuo pessimo, che fosse nobile, potente, insigne per dignità, eminente per autorità; poniamo il caso ch'egli volesse il male e avesse il potere di commetterne assai; anch'egli verrebbe odiato da tutti, ma non a causa di Cristo. L'odio procuratosi sarebbe bensì uguale, ma il motivo differente. Ecco perché il Signore Gesù, poiché sapeva che anche a individui pessimi poteva capitare d'essere odiati da tutti, dopo aver detto: Vi odieranno tutti soggiunse: a causa mia 7, poiché esaudisce coloro che dicono: Giudicami tu, o Dio, e distingui la mia causa da quella di un popolo empio 8.

Da che cosa viene al cristiano la fiducia tra i lupi.

4. Ascoltiamo dunque quale esortazione ha dato colui che ci ha promesso il premio eterno. Ci ha proposto un agone, ma egli, che assiste al nostro agone, ci aiuta mentre siamo oppressi. Che specie di agone ci ha proposto? Agone equivale a combattimento. Che specie di combattimento dunque il Signore Gesù Cristo c'ingiunge? Eccolo: Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe 9. Chi avrà compreso questa ingiunzione, chi vi si sarà attenuto, chi l'avrà osservata, morirà tranquillo poiché non morirà. Nessuno infatti morirà tranquillo se non chi sa di morire in guisa che per lui la morte avrà fine e la vita avrà il suo premio eterno.

Come imitare l'astuzia del serpente.

5. Per questo motivo, carissimi, sebbene spesso ne abbiamo parlato, dobbiamo spiegarvi che cosa significhi essere semplici come colombe e prudenti come serpenti. Se dunque ci è comandato d'essere semplici come colombe, come può andare d'accordo la semplicità della colomba con la prudenza del serpente? Ciò che apprezzo nella colomba è il fatto ch'essa non ha il fiele; ciò che temo nel serpente è il fatto che possiede il veleno.

6. Non devi temere il serpente sotto nessun aspetto. Esso ha qualità che si devono odiare, ma anche qualità che si devono imitare. Quando infatti il serpente è oppresso dalla vecchiaia e sente il peso della decrepitezza, s'introduce a fatica attraverso un cunicolo e così facendo si spoglia della pelle vecchia per uscir fuori nuovo. Imitalo tu, o cristiano, che ascolti il Cristo che dice: Entra attraverso la porta stretta 10. L'apostolo Paolo dice inoltre: Spogliatevi dell'uomo vecchio con le sue azioni e rivestitevi dell'uomo nuovo ch'è stato creato ad immagine di Dio 11. Hai dunque una caratteristica da imitare riguardo al serpente: Non morire a causa della decrepitezza. Chi muore a causa di un vantaggio materiale, muore a causa della decrepitezza spirituale. Chi muore a causa del vantaggio della lode umana, muore a causa della decrepitezza spirituale. Quando invece ti sarai spogliato di tali forme di decrepitezza, avrai imitato la prudenza del serpente. Imitalo in modo più sicuro: conserva la tua testa. Che significa: "Conserva la tua testa"? Conserva in te Cristo. Può darsi che qualcuno di voi quando voleva uccidere un serpente, ha osservato come questi per salvare la sua testa espone ai colpi di chi lo ferisce tutto il suo corpo? Esso evita di farsi colpire nella parte di se stesso ove sa di avere la vita. Ma la nostra vita è Cristo, poiché egli stesso ha detto: Io sono la via, la verità e la vita 12. Senti anche che cosa dice l'Apostolo: Capo dell'uomo è Cristo 13. Chi dunque conserva in sé il Cristo, conserva per sé il proprio capo.

Imitare la semplicità delle colombe.

7. Orbene, che bisogno c'è di dilungarci a mostrare la semplicità delle colombe? Bisognava mettere in guardia dal veleno dei serpenti. Era pericolosa l'imitazione di quella loro proprietà ch'era da temere. La colomba, al contrario, devi imitarla tranquillamente. Osserva come le colombe godono di stare insieme: dappertutto volano insieme, si cibano insieme, rifiutano di star sole, godono della vita comune. Sono animate d'amor fervente, tubano con gemiti amorosi, generano la prole col baciarsi. Finché però siamo nel corpo, siamo lontani dal Signore 14. Beati coloro che piangono 15. Inoltre, se vuoi essere come una colomba, di' al tuo Signore: Il mio gemito non ti è nascosto 16. Quando dunque le colombe - poiché osserviamo spesso anche questo fatto - litigano tra loro per i loro posti, è in un certo senso un litigio pacifico. Si separano forse per il fatto che litigano? [Tutt'altro!] Volano insieme, pascolano insieme, lo stesso litigio è pacato. Osservate una lite tra colombe. L'Apostolo afferma: Se poi uno non obbedisce a ciò che ordiniamo con questa nostra lettera, segnatelo a dito e non abbiate alcuna relazione con lui 17. Ecco il litigio. Fa' però attenzione ch'è lite di colombe, non di lupi. [L'Apostolo infatti] soggiunge immediatamente: Non trattatelo però come nemico, ma rimproveratelo come un fratello 18. La colomba ama anche quando colpisce, il lupo invece odia anche quando accarezza.

8. Avendo dunque la semplicità delle colombe e la prudenza dei serpenti, celebrate la solennità dei martiri con la sobrietà della mente, non con l'ebrietà del ventre. Cantate lodi a Dio. Il nostro Dio è lo stesso Signore dei martiri. Se avremo combattuto valorosamente, ci darà il premio eterno lo stesso Dio che ha premiato con la felicità eterna coloro che desideriamo imitare.

AVE MARIA PURISSIMA!