51. Maria manda Giuda Taddeo
ad invitare Gesù alle nozze di Cana.
17 ottobre 1944.
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Vedo la cucina di Pietro. In essa, oltre a Gesù, vi è Pietro e la moglie, e Giacomo e
Giovanni. Sembra che abbiano finito allora la cena e stiano conversando fra loro. Gesù si
interessa della pesca.
Entra Andrea e dice: «Maestro, vi è qui l'uomo presso il quale stai, con uno che si dice tuo
cugino».
Gesù si alza e va verso l'uscio dicendo: «Vengano avanti»; e quando, alla luce della lucerna
ad olio e della fiamma del focolare, vede entrare Giuda Taddeo, esclama: «Tu, Giuda?!».
«Io, Gesù».
Si baciano. Giuda Taddeo è un bell'uomo nella pienezza della bellezza virile. Alto,
sebbene non quanto Gesù, ben proporzionato nella sua robustezza, bruno, come lo era S.
Giuseppe da giovane, di un olivastro non terreo e con occhi che hanno qualcosa di
comune con quelli di Gesù, perché sono di una tinta azzurra, ma tendente al pervinca. Ha
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barba quadrata e bruna, capelli mossi, meno a ricciolo di quelli di Gesù, bruni come la
barba.
«Vengo da Cafarnao. Vi sono andato con una barca e qui pure sono venuto con essa per
fare più presto. Mi manda tua Madre; dice: "Susanna è sposa domani. Io ti prego, Figlio, di
essere a queste nozze". Maria vi prende parte e con Lei la madre mia e i fratelli. Tutti i
parenti vi sono invitati. Tu solo saresti assente, ed essi, i parenti, ti chiedono di far
contenti gli sposi».
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Gesù si inchina lievemente, aprendo un poco le braccia, e dice: «Desiderio di mia Madre
è mia legge. Ma anche per Susanna e i parenti verrò. Solo... mi spiace per voi...», e guarda
Pietro e gli altri. «Sono i miei amici», spiega al cugino. E li nomina cominciando da Pietro.
Per ultimo dice: «e questo è Giovanni», e lo dice in un modo tutto speciale, che attira lo
sguardo più attento di Giuda Taddeo e fa arrossire il prediletto. Termina la presentazione
dicendo: «Amici, questo è Giuda figlio d'Alfeo, mio fratel cugino, secondo la consuetudine
del mondo, perché figlio del fratello dello sposo di mia Madre. Un mio buon amico di
lavoro e di vita».
«La mia casa è aperta a te come al Maestro. Siedi»; e poi, rivolto a Gesù, Pietro dice: «E
allora? Non verremo più con Te a Gerusalemme?».
«Certo che verrete. Dopo la festa di nozze Io andrò. Soltanto non mi fermerò più a
Nazaret».
«Fai bene, Gesù. Perché tua Madre è ospite mia per qualche giorno. E inteso così, e vi
verrà Lei pure dopo le nozze». Così dice l'uomo di Cafarnao.
«Così faremo, allora. Ora con la barca di Giuda Io andrò a Tiberiade e di lì a Cana, e con la
stessa tornerò a Cafarnao con la Madre e con te. Il giorno dopo il prossimo sabato tu
verrai, Simone, se ancora vuoi venire, e andremo a Gerusalemme per la Pasqua».
«Sì che vorrò! Anzi verrò il sabato per udirti alla sinagoga».
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«Già ammaestri, Gesù?», chiede il Taddeo.
«Sì, cugino».
«E che parole! Ah! non si odono sul labbro d'altri!».
Giuda sospira. Col capo appoggiato alla mano, col gomito puntato sul ginocchio, guarda
Gesù e sospira. Pare voglia parlare e non osi.
Gesù lo stuzzica: «Che hai, Giuda? Perché mi guardi e sospiri?».
«Niente».
«No. Niente non è. Non sono più il Gesù che tu amavi? Quello per cui non avevi segreti?».
«Sì, che lo sei! E come mi manchi, Tu, maestro del tuo più anziano cugino...».
«E allora? Parla».
«Volevo dirti... Gesù... sii prudente... hai una Madre... che non ha che Te... Tu vuoi essere
un "rabbi" diverso dagli altri e Tu sai, meglio di me, che... che le caste potenti non
permettono cose diverse alle consuetudinarie da loro messe. Conosco il tuo modo di
pensare... è santo... Ma il mondo non è santo... e opprime i santi... Gesù... Tu sai la sorte di
tuo cugino il Battista... E prigione, e se ancor non è morto è perché quel lurido Tetrarca ha
paura della folla e del fulmine di Dio. Lurido e superstizioso come crudele e libidinoso.
Tu... che farai? A che sorte vuoi andare incontro?».
«Giuda, questo mi chiedi tu che conosci tanto del mio pensiero? Parli di tuo impulso? No.
Non mentire! Ti hanno mandato, e non mia Madre certo, a dirmi queste cose...».
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Giuda abbassa il capo e tace.
«Parla, cugino».
«Mio padre... e con lui Giuseppe e Simone... sai... per tuo bene... per affetto per Te e
Maria... non vedono di buon occhio quello che Tu ti proponi di fare... e... e vorrebbero Tu
pensassi a tua Madre...».
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«E tu che pensi?».
«Io... io».
«Tu sei combattuto fra le voci dell'Alto e della Terra. Non dico del Basso. Dico della Terra.
Anche Giacomo lo è, più di te ancora. Ma Io vi dico che sopra la Terra è il Cielo, sopra gli
interessi del mondo vi è la causa di Dio. Avete bisogno di cambiare modo di pensare.
Quando lo saprete fare, sarete perfetti».
«Ma... e tua Madre?».
«Giuda, non c'è che Lei che avrebbe diritto a richiamarmi ai miei doveri di figlio, secondo
la luce della Terra: ossia al mio dovere di lavorare per Lei, per sovvenire ai suoi bisogni
materiali, al mio dovere di assistenza e conforto con una vicinanza alla Madre. E Lei non
mi chiede nulla di questo. Da quando mi ebbe, Ella sa che mi avrebbe perduto, per
ritrovarmi in una maniera più vasta di quella del piccolo cerchio della famiglia. E da allora
si è preparata a questo. Non è nuova nel suo sangue questa assoluta volontà di donazione
a Dio. Sua madre l'ha offerta al Tempio prima che Ella sorridesse alla luce. Ed Ella — me
lo ha detto le innumeri volte che, tenendomi contro il suo cuore nelle lunghe sere
d'inverno o nelle chiare notti d'estate piene di stelle, mi ha parlato della sua infanzia santa
— ed Ella si è data a Dio sin da quelle prime luci della sua alba nel mondo. E più ancora si
è data quando mi ebbe, per essere dove Io sono, sulla via della missione che mi viene da
Dio. Tutti mi lasceranno in un'ora; magari per pochi minuti, ma la viltà sarà padrona di
tutti e penserete che era meglio, per la vostra sicurezza, non avermi mai conosciuto. Ma
Lei, che ha compreso e che sa, Lei sarà sempre meco. E voi tornerete ad essere miei per
Essa. Con la forza della sua sicura, amorosa fede, Ella vi aspirerà in sé e perciò vi riaspirerà
in Me, perché io sono nella Madre ed Ella è in Me, e Noi in Dio. Questo vorrei che
comprendeste voi tutti, parenti secondo il mondo, amici e figli secondo il soprannaturale.
Tu, e con te gli altri, non sapete chi è mia Madre. Ma, se lo sapeste, non la critichereste in
cuor vostro per non sapermi tenere a Lei soggetto, ma la venerereste come l'Amica più
intima di Dio, la Potente che tutto può sul cuore dell'Eterno Padre e sul Figlio del suo
cuore. Per certo che a Cana verrò. Voglio farla felice. Comprenderete meglio dopo
quest'ora».
Gesù è imponente e persuasivo.
Giuda lo guarda attento. Pensa. Dice: «E io pure per certo verrò con Te, insieme a questi,
se mi vuoi... perché sento che Tu dici cose giuste. Perdona alla mia cecità e a quella dei fratelli. Sei tanto più santo di noi!...».
«Non ho rancore per chi non mi conosce. Non ne ho neppure per chi mi odia. Ma ne ho
dolore per il male che a sé stesso fa. 5Che hai in quella sacca?».
«La veste che tua Madre ti manda. Gran festa, domani. Ella pensa che il suo Gesù ne abbia
bisogno per non sfigurare fra gli invitati. Ha filato indefessa dalle prime luci alle estreme,
ogni giorno, per prepararti questa veste. Ma non ha ultimato il mantello. Ancor ne
mancano le frange. Ne è tutta desolata».
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«Non occorre. Andrò con questo, e quello serberò per Gerusalemme. Il Tempio è più
ancora di una festa di nozze».
«Ella ne sarà felice».
«Se volete essere all'alba sulla via di Cana, vi conviene partire subito. La luna sorge e sarà
buona la traversata», dice Pietro.
«Andiamo, allora. Vieni, Giovanni. Ti porto con Me. Simon Pietro, Giacomo, Andrea,
addio. Vi attendo la sera di sabato a Cafarnao. Addio, donna. Pace a te e alla tua casa».
Escono Gesù con Giuda e Giovanni. Pietro li segue sino a riva e aiuta l'operazione di
partenza della barca.
E la visione ha fine.
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Dice Gesù:
«Quando sarà l'ora di fare un ordinato lavoro, sarà inserita qui la visione delle nozze di
Cana. Metti la data (16-1-44)».
Vangelo secondo Giovanni. [2, 3-11]
Le nozze di Cana
[…] 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più
vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia
ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o
tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino
all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi
gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che
non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo
sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli,
quello meno buono; tu invece ai conservato fino ad ora il vino buono».11Così Gesù diede
inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli
credettero in Lui.
AMDG et DVM