giovedì 8 ottobre 2020

OPUS ANGELORUM


IV Coro 8 ottobre

Egli sigilla i fanciulli nella misericordia

Santa Pelagia

S. Orel


L’angelo dell’amore sigillato di Dio come misericordia sopra i fanciulli della fine dei tempi sta oggi come nostro intercessore davanti al trono di Dio. Egli ha sopra le sue spalle cinque sigilli che pendono sul davanti, e si può osservare che due mancano: il quarto ed il sesto. Dai suoi piedi escono due scie di luce: una indietro nel passato e l’altra avanti nel futuro. Egli è


S. Orel,


il quinto dei sette angeli, che escono per sigillare le comunità, per salvaguardarle per il loro Signore.


Egli è del coro delle dominazioni, il quarto dei nove cori e al contempo il più alto dei tre cori centrali, che si espandono ampiamente sopra l’intera creazione nell’anello dell’ordine e dell’onnipotenza di Dio. S. Orel appartiene agli angeli della fine dei tempi, che nel centro di questo coro, come in un nocciolo sigillato e legato, attendono il comando di Dio. Essi sono in questa terza parte tre e sette e ancora tre e sette e le quattro colonne angolari: tre angeli del giudizio e sette angeli delle comunità, tre angeli del raccolto e sette angeli con le coppe dell’ira – gli angeli delle sette Trombe (leggi segrete rivelazioni) non vengono dal coro delle dominazioni sigillate, ma piuttosto sono chiamati da altri cori. Il sigillo significa una chiusura.


Sette angeli escono verso le comunità.


Il primo sigilla in loro il crescere e il divenire nell’amore di Dio, affinché restino nella sicurezza ove persistano in amore e fedeltà nella Chiesa. Altrimenti termina la crescita.


Il secondo è l’angelo della lotta e della brama in tutte le angustie; egli sigilla e salvaguarda le comunità per il Signore.


Il terzo distrugge le decadute bellezze del mondo a causa del male e si occupa solo della bellezza del Corpo di Cristo.


Il quarto sigilla la consapevolezza nelle comunità del dovere e della fedeltà a Dio, e che muoia per il mondo.


Il quinto, che oggi è nostro intercessore, S. Orel, getterà la misericordia come una rete dalla barca e isserà il bottino di Dio, affinché resti salvaguardato poiché le opere del mondo sono fredde e morte.


Il sesto è l’angelo della fede oscura, la vista di Dio. Egli sigilla la barca, che egli traina con Maria, egli sigilla le comunità affinché non distolgano il loro sguardo da Dio, che divenga guida di luce, e possano così illuminare l’oscura fede degli altri.


Il settimo lega l’amore e la misura dell’inizio all’amore e alla misura della fine, poiché amore e misura e giustizia e legge sono la bilancia del giudizio.



Preghiera:  Signore, ora in immagini ci hai mostrato la caratteristica della fine dei tempi, ma il cuore prova certezza, poiché il tuo santo angelo ci guida certamente attraverso questo tempo. Fa che questo tuo angelo sigilli il nostro cuore, le nostre labbra, i nostri occhi, fa che ci guidi insieme e ci chiuda in una comunità per te, affinché restiamo tuoi per l’eternità. Amen.


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IV Coro Mercoledì dopo la 4a domenica di quaresima

Egli sigilla la misericordia  

S. Orel


Dio si rivolge oggi a quelli che si sono decisi per lui, che si sono lavati nella acque della grazia e si sono trasformati da seguaci delle tenebre in figli della luce. “E quand’anche i vostri peccati fossero rossi come scarlatto – essi diverranno bianchi come la neve”, dice il Signore. Egli mostra loro misericordia, ed essi divengono misericordiosi, umili, grati, amanti. Dai loro frutti si riconoscono, dalle loro opere d’amore e misericordia, di prontezza nel recare aiuto e di espiazione. Di questi frutti si nutre l’intera comunità, e nessuno ha bisogno di digiunare. S. Orel raccoglie i chiamati all’amore e alla misericordia dietro il muro di protezione dell’angelo, e mentre al di fuori nel mondo le orgogliose opere degli uomini crollano in detriti e polvere, restano le comunità dei misericordiosi nella pace. La Madre della misericordia è in mezzo a loro, la Madre delle grazie con il suo Cuore Immacolato. Nelle comunità degli amanti e dei misericordiosi entrambi i Cuori di Gesù e Maria reclameranno la loro abitazione e garantiranno la sicurezza della stanza dei tesori della santa Madre Chiesa e la custodiranno.


 

Testo in lingua originale

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martedì 6 ottobre 2020

CRONACHE DI UN CONVENTO - SAN GIUSEPPE DA COPERTINO - IL SANTO CHE VOLAVA

 





Grazia grande riceverai da Dio, ed esalteratti e glorificheratti in eterno...

 


CAPITOLO IX

Come santo Francesco insegneva rispondere a frate Lione, e non potè mai dire se non contrario di quello Francesco volea.

n. 1837 


Essendo santo Francesco una volta nel principio dell' Ordine con fra Lione in un

luogo dove non aveano libri da dire l'Ufficio divino, quando venne l' ora del mattutino sì

disse santo Francesco a frate Lione: « Carissimo, noi non abbiamo breviario, col quale noi

possiamo dire il mattutino; ma acciò che noi ispendiamo il tempo a laudare Iddio, io dirò e

tu mi risponderai com' io t' insegnerò; e guarda che tu non muti le parole altrimenti ch' io t'

insegnerò. Io dirò cosl: O frate Francesco, tu facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che

tu se' degno dello 'nferno; e tu, frate Lione, risponderai: Vera cosa è che tu meriti lo 'nferno

profondissimo ». E frate Lione con semplicità colombina rispuose: « Volentieri, padre;

incomincia al nome di Dio ». Allora santo Francesco cominciò a dire: « O frate Francesco, tu

facesti tanti mali e tanti peccati nel secolo, che tu se' degno dello 'nferno ». E frate Lione 

risponde: « Iddio farà per te tanti beni, che tu ne andrai in Paradiso ». 

Disse santo Francesco:

« Non dire così, frate Lione, ma quando io dirò: Frate Francesco, tu che hai fatte tante cose

inique contro Dio, che tu se' degno d' esser maladetto da Dio; e tu rispondi così: Veramente

tu se' degno d' esser messo tra' maladetti ». E frate Lione risponde: « Volentieri, padre ».

Allora santo Francesco, con molte lagrime e sospiri e picchiare di petto, dice ad alta voce: «

O Signore mio del cielo e della terra, io ho commesso contro a te tante iniquità e tanti

peccati, che al tutto son degno d' esser da te maladetto ». E frate Lione risponde: « O frate

Francesco, Iddio ti farà tale, che tra li benedetti tu sarai singolarmente benedetto». 


E santo

Francesco maravigliandosi che frate Lione rispondea per lo contrario di quello che 'mposto

gli avea, sì lo riprese dicendo: « Perchè non rispondi come io t' insegno? Io ti comando per

santa ubbidienza che tu rispondi come io t'insegnerò. Io dirò così: O frate Francesco

cattivello pensi tu che Dio arà misericordia di te? con ciò sia cosa che tu abbi commessi tanti

peccati contra 'l Padre della misericordia e Dio d' ogni consolazione, che tu non se' degno di

trovare misericordia. E tu, frate Lione pecorella, risponderai: Per nessun modo se'degno di

trovare misericordia ». Ma poi quando santo Francesco disse: « O frate Francesco cattivello »

etc.; frate Lione sì rispuose: « Iddio Padre, la cui misericordia c infinita più che il peccato

tuo, farà teco grande misericordia, e sopra essa t' aggiugnerà molte grazie ». A questa

risposta santo Francesco, dolcemente adirato e pazientemente turbato, disse a frate Lione: «

E perchè hai tu avuto presunzione di fare contr' all' ubbidienza, e già cotante volte hai

risposto il contrario di quello ch' io t'ho imposto? ». Risponde frate Lione molto umilemente

e riverentemente: « Iddio il sa, padre mio, ch' ogni volta io m' ho posto in cuore di

rispondere come tu m' hai comandato, ma Iddio mi fa parlare secondo che gli piace e non

secondo piace a me ». Di che santo Francesco si maravigliò, e disse a frate Lione: « Io ti

priego carissimamente che tu mi risponda questa volta com' io t' ho detto ». Risponde frate

Lione: « Di' al nome di Dio, che per certo io risponderò questa volta come tu vuogli ». 


E

santo Francesco lagrimando disse: « O frate Francesco cattivello, pensi tu che Iddio abbia

misericordia di te? ». Risponde frate Lione: « Anzi grazia grande riceverai da Dio, ed

esalteratti e glorificheratti in eterno, imperò che chi sè umilia sarà esaltato. E io non posso

altro dire, imperò che Iddio parla per la bocca mia». 

E così in questa umile contenzione, con

molte lagrime e con molta consolazione ispirituale, si vegghiarono infino a dì.

 A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen. 

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VIENI SIGNORE GESU'


 

Dongo (Como), 1 gennaio 1989. 

Festa di Maria Santissima Madre di Dio.

Vieni Signore Gesù.

«Sono la vostra Mamma Immacolata, che vi conduce a Gesù e vi porta alla pace.

Oggi tutta la Chiesa gioisce, contemplando il mistero ineffabile della mia divina ed universale

maternità.

All'inizio di questo nuovo anno, che sarà segnato dal succedersi di avvenimenti gravi e

significativi, voi guardate particolarmente a Me come alla Madre della speranza ed alla Regina

della pace.

Nel tempo, che state vivendo, della grande tribolazione, la mia presenza materna si farà

sempre più forte e straordinaria.

Quanto più grande ed universale si farà il dominio del mio Avversario, il Dragone rosso, tanto

più grande ed universale si farà anche la presenza vittoriosa della Donna vestita di sole.

Per questo siete entrati ormai in un periodo di tempo segnato da una mia forte presenza fra

voi e sarà resa a tutti manifesta per mezzo di straordinari avvenimenti.

Sono la vostra tenera Madre che ha il compito di condurvi a Gesù vostro Signore e vostro

Salvatore.


In questi anni, che vi separano ancora dalla fine di questo secolo, Io agirò in tutti i modi

perché il Regno di Gesù possa essere instaurato fra voi ed il Signore Gesù possa essere da

tutti amato e glorificato.

- Vieni Signore Gesù nella vita dei singoli per mezzo della Grazia divina, dell'amore e della

santità.

Io opererò in maniera molto forte per portare tutti voi, che siete consacrati al mio Cuore

Immacolato, ad una grande santità, affinché Gesù possa sempre più vivere, operare e

risplendere nella vostra vita».

- Vieni Signore Gesù nelle famiglie, per aiutarle a ritrovare la via della comunione, dello

scambievole e reciproco amore, della perfetta unità e di una completa disponibilità al dono

della vita.

- Vieni Signore Gesù nelle Nazioni, che hanno bisogno di tornare ad essere comunità aperte al

bene spirituale e materiale di tutti, specialmente dei piccoli, dei bisognosi, degli ammalati, dei

poveri e degli emarginati.


Si prepara per voi l'avvento del Regno di Gesù, che vi introdurrà in una nuova era di grande

fraternità e di pace. Per questo oggi, all'inizio di un periodo di tempo molto importante,

perché in esso si realizzerà un disegno da Me stessa preparato ed attuato, vi invito tutti ad

unirvi alla preghiera che la vostra Mamma Celeste, unita allo Spirito Santo suo Sposo divino,

ogni giorno rivolge al Padre, "Vieni Signore Gesù".

Soltanto quando Gesù avrà portato il suo Regno fra voi, tutta l'umanità potrà finalmente

godere del grande dono della Pace».

AMDG et DVM

lunedì 5 ottobre 2020

Quelle cose che sono perfetta letizia

 


CAPITOLO VIII

Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.

1836. 

Venendo una volta santo Francesco da Perugia a santa Maria degli Angioli con frate

Lione a tempo di verno, e 'l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione

il quale andava innanzi, e disse così: « Frate Lione, avvegnadiochè li frati Minori in ogni

terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione, nientedimeno scrivi e nota

diligentemente che non è quivi perfetta letizia ». 


E andando più oltre santo Francesco, il

chiamò la seconda volta: « O frate Lione, benchè il frate Minore allumini li ciechi e distenda

gli attratti, iscacci le dimonia, renda l' udire alli sordi e l' andare alli zoppi, il parlare alli

mutoli e, ch'è maggiore cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta

letizia ». 


E andando un poco, santo Francesco grida forte: « O frate Lione, se 'l frate Minore

sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sì che sapesse profetare e rivelare,

non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e delli uomini; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia ». 


Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: « O frate Lione, pecorella di Dio, benchè il frate Minore parli con lingua d'Agnolo e

sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e

conoscesse le virtù degli uccelli e de' pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque;

iscrivi che non è in ciò perfetta letizia ». 


E andando ancora un pezzo, santo Francesco

chiamò forte: « O frate Lione, benchè 'l frate Minore sapesse sì bene predicare, che

convertisse tutti gl' infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia ».


           E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione con grande

ammirazione il domandò e disse: « Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove

è perfetta letizia ». 

E santo Francesco si gli rispuose: « Quando noi saremo a santa Maria

degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti 

di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e 'l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi?

e noi diremo: Noi siamo due de' vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due

ribaldi ch' andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via; e non

ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all' acqua, col freddo e colla fame infino alla

notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente

sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilemente che quello portinaio

veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è

perfetta letizia. 


E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come

gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli

vilissimi, andate allo spedale, chè qui non mangerete voi, nè albergherete; se noi questo

sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che

quivi è perfetta letizia. 


E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più

picchieremo e chiameremo e pregheremo per l' amore di Dio con grande pianto che ci apra

e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li

pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per

lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con

quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza,

pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate

Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. 


E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l'Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l' hai avuto da lui, perchè te ne glorii, come se tu l' avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell'afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l'Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo >>.

 A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen. 

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AMDG et DVM