sabato 28 marzo 2020

“Un caminho sob o olhar de Maria” - UN CAMMINO SOTTO LO SGUARDO DI MARIA

QUELLO CHE NESSUNO HA DETTO SU FATIMA E CHE FA TREMARE

14 Mag, 2017

A cento anni dalla prima apparizione di Fatima, tutti i media tornano a occuparsi di quella profezia sul XX secolo e dei misteri connessi.
Però qual è il punto oggi? Ho studiato per anni quella vicenda, soprattutto il giallo del “terzo segreto”, la sua pubblicazione del 2000 e le polemiche sulla sua completezza.
Credo che la svolta più clamorosa sia accaduta pochi mesi fa nella disattenzione generale e sia tuttora ignorata.
Ne ho scritto il 17 agosto 2014, sulle colonne di “Libero”, dando notizia di un libro uscito in Portogallo proprio a cura delle suore carmelitane del monastero di Coimbra dov’è vissuta e morta, nel 2005, suor Lucia dos Santos, l’ultima veggente.
Una pubblicazione ufficiale intitolata “Un caminho sob o olhar de Maria”, una biografia della religiosa che attingeva ai suoi scritti inediti fino ad allora segretati.
Il volume era passato pressoché inosservato. Ma io ricevetti una segnalazione (autorevole) secondo cui in quelle pagine era celata un’autentica bomba.
Verificai che era vero. Quella clamorosa rivelazione di fatto veniva a risolvere l’annosa polemica attorno al Terzo segreto di Fatima: il nuovo documento pubblicato dalle suore fa capire infatti che c’è qualcosa che manca alla pubblicazione del 2000 e anche cosa c’è scritto.
C’ENTRA BENEDETTO
Ma com’è possibile che le suore di Coimbra abbiano deciso di fare una tale rivelazione che, tratta dalle pagine autografe di suor Lucia, è incontestabile e va a minare la versione vaticana? Una decisione di tale portata non si può attribuire a loro.
Poteva essere stata suor Lucia ad aver chiesto di pubblicare quel documento dopo la sua morte, considerata la sua importanza anche come avvertimento all’umanità. Ma non bastava il mandato di Lucia che, peraltro, se avesse avuto questa facoltà, avrebbe fatto uscire prima questo testo.
Evidentemente una tale pubblicazione ha avuto un “placet” molto più in alto e sappiamo che su Fatima il “placet” può arrivare solo dal Vaticano.
Essendo uscito tale libro nel 2013 (quindi essendo stato deliberato e realizzato negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI), oltretutto essendo stato pubblicato con tutti i sigilli dell’ufficialità ecclesiastica, è ragionevole ipotizzare che il “placet” sia arrivato direttamente dalle stanze di papa Ratzinger.
Colui che da cardinale dovette fare il commento teologico alla rivelazione del 2000 sul “vescovo vestito di bianco”.
Considerati i tempi si può anche individuare una data che segna una svolta nel pensiero di Benedetto XVI su Fatima: il 13 maggio 2010.
LA SVOLTA
In quel periodo la Chiesa era davvero sotto pesante attacco e per l’anniversario della prima apparizione il Pontefice decise – molto in fretta e a sorpresa – di andare pellegrino al santuario portoghese.
Lì, durante il viaggio e durante la permanenza, pronunciò parole sorprendenti che di fatto contraddicevano quanto si era andato dicendo fino ad allora in Vaticano.
Benedetto dichiarò: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. Poi, riferendosi alla “visione” pubblicata nel 2000, spiegò che – insieme alle sofferenze del Papa, che “possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II” – nel Messaggio di Fatima c’è molto di più, perché sono indicate realtà del futuro della Chiesache man mano si sviluppano e si mostrano… e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano… una passione della Chiesa”.
Fra le “novità” del Messaggio “vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi… ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”, anzi, aggiunse, “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”.
Benedetto XVI concludeva che dobbiamo tornare all’essenziale: “la conversione, la preghiera, la penitenza e le tre virtù teologali”.
Il Papa lanciava l’allarme perché “la fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata”. E questo, aggiungeva il Pontefice, ha pure un riverbero terribile sul mondo perché “l’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo”.
In sintesi il papa, quel 13 maggio 2010, fa capire: che il messaggio di Fatima non si esaurisce nel passato (per esempio nell’attentato a Giovanni Paolo II da parte di Alì Agca), quindi che è necessario ascoltare l’esortazione della Madonna alla conversione, alla penitenza e alla preghiera perché la Chiesa è sotto attacco (anche dall’interno) e la fede si sta spegnando in tante parti del mondo; infine perché l’umanità rischia di finire in un baratro.
E’ plausibile che il libro, completato e pubblicato tre anni dopo dal monastero di Coimbra, sia stato deciso con il placet di Benedetto XVI non solo perché su temi scottanti come gli scritti di suor Lucia si decide in alto loco, ma anche perché la “rivelazione” contenuta nel volume è in perfetta concordanza con le preoccupazioni che il Papa manifestò quel 13 maggio 2010.
E costituisce un drammatico avvertimento alla Chiesa e all’umanità su cui pare gravare una tremenda spada di Damocle.
L’INEDITO
Ecco dunque il testo inedito pubblicato dalle suore. In quella pagina di diario Lucia riferisce come superò la difficoltà che aveva nello scrivere il “terzo segreto” richiesto dall’autorità ecclesiastica.
Era il 3 gennaio 1944. Alle 16 la suora va nella cappella a pregare e chiede a Gesù di manifestarle la sua volontà: “sento allora che una mano amica, affettuosa e materna mi tocca la spalla”.
E’ “la Madre del Cielo” che le dice: “stai in pace e scrivi quello che ti comandano, non però quello che ti è stato dato di comprendere del suo significato”.
Parole che già confermano l’ipotesi – provata da molti altri indizi – che il Terzo Segreto sia composto da due testi: quello che riporta la visione (reso noto nel 2000) e quello in cui suor Lucia (successivamente) trascrive l’interpretazione della visione stessa fatta dalla Madonna.
E’ questo secondo testo che impressionò Giovanni XXIII il quale lo segretò ritenendo che potesse essere solo un pensiero della veggente, non di origine soprannaturale.
E’ la parte che non è mai stata resa nota e di cui, ufficialmente, si nega l’esistenza.
Probabilmente verte sulla figura del “vescovo vestito di bianco” e sul “Santo Padre, mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”.
Quello che sappiamo con certezza – perché rivelato negli anni da alti ecclesiastici e da sacerdoti vicinissimi a suor Lucia – è che quel testo parla dell’apostasia nella Chiesa e di un grave pericolo che incombe sull’umanità.
Ecco perché il seguito della pagina inedita di suor Lucia, pubblicata dalle suore, diventa molto eloquente.
Infatti, dopo aver ascoltato quelle parole della Madonna che la invitava a scrivere, la veggente riferisce:
“ho sentito lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui ho visto e udito: la punta della lancia come fiamma che si allunga, tocca l’asse della terra ed essa trema: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti sono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dai limiti, traboccano, inondano e trascinano con sé in un turbine, case e persone in un numero che non si può contareè la purificazione del mondo dal peccato nel quale sta immerso. L’odio, l’ambizione, provocano la guerra distruttrice. Dopo ho sentito nel palpitare accelerato del cuore e nel mio spirito una voce leggera che diceva: ‘nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!’ ”.
Molto eloquente sia per capire il pericolo che incombe sull’umanità, sia per comprendere quello che sta accadendo nella Chiesa dove oggi il più alto vertice, papa Bergoglio, è arrivato ad affermare che “non esiste un Dio cattolico”.
La Madonna proclama l’opposto: “nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!”
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Antonio Socci
Da “Libero”, 13 maggio 2017

LE 12 STELLE DI MARIA SANTISSIMA


Cor Mariae Immaculatum
intercede pro nobis!


Le dodici stelle della Madonna 

(i 12 privilegi di Maria SS.)


La serva di Dio Madre M. Costanza Zauli (1886-1954) fondatrice delle Ancelle Adoratrici del SS. Sacramento di Bologna, ebbe l’ispirazione di praticare e diffondere la devozione dei dodici privilegi di Maria Santissima, fin dal 1924, durante un periodo di grandi sofferenze fisiche e morali. Scrive a proposito, nel suo diario (30-06-1939): “In quella benedetta visita, la SS Vergine mi insegnò la pratica dei dodici privilegi e mi ordinò di farla conoscere e di diffonderla, perché graditissima al suo cuore: farne il ricordo, meditandoli mentalmente e recitando ad ognuno un’Ave Maria e la seguente preghiera di lode: Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.


1° PRIVILEGIO: Predestinazione di Maria.
“Quando non esistevano gli abissi, io fui generata” . (Prv 8,24).
“Quando non c’erano ancora gli abissi, la Madre di Dio già esisteva nella mente del Creatore”. (Prv 8,24).
Contemplazione: Il Divin Padre, dall’eternità ideava la sua opera creatrice, ammirando la perfezione che avrebbe impressa nelle sue creature, e si compiaceva del capolavoro sommo, della gemma più preziosa, vagheggiando nel suo pensiero la Madre che avrebbe preparato al suo Figlio.
Invocazione: O Gloria della Trinità Santissima: aiutami ad accogliere e a portare a compimento il disegno d’amore che il Padre ha su di me. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

2° PRIVILEGIO: L’Immacolata concezione di Maria.
“Io porrò inimicizia tra te e la donna”. (Gn 3,15).
“Nel giardino di Eden Iddio annuncia il futuro Redentore che, con la Madre, calcherà la testa al serpente”. (Gn 3,15).
Contemplazione: I primissimi chiarori dell’alba della Redenzione, dopo la promessa fatta nell’Eden, eccoli nell’immacolato concepimento di Maria. Al primo apparire della stella del mattino, l’umanità cominciò a godere le primizie della riconciliazione con Dio, poiché la cortina di separazione da lui, in forza del primo palpito della Creaturina eletta, si strappò, lasciando traboccare dall’alto la misericordia dell’Altissimo.
Invocazione: O piena di grazia: sii la mia forza per vincere il peccato e crescere in sapienza e grazia. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

3° PRIVILEGIO: La perfetta conformità di Maria al volere di Dio.
“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,38).
“La scala di Giacobbe, che unisce la terra al cielo, può raffigurare la volontà di Maria legata amorevolmente al Signore”. (Gv 3,15).
Contemplazione: L’anima di Maria era un vero paradiso di delizia per il Figlio e il più bell’ornamento di gloria per la SS. Trinità. Ella sapeva innalzarsi nelle limpide regioni della fede ove vedeva il suo Dio e adorava la sua volontà santissima ripetendogli il “fiat” di una dedizione piena e perfetta.
Invocazione: Madre della Fede: fa che io sia pronto e gioioso nei miei Si quotidiani alla santa volontà del Padre. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

4° PRIVILEGIO: L’eminente Santità di Maria.
“Senza macchia né ruga… ma Santa e Immacolata”. (Ef 5,27 b).
“La casa fondata sulla roccia”. (Mt 7,25).
Contemplazione: La santità della Madonna è tutta un tessuto d’oro sulla semplice trama della perfetta fedeltà ai suoi doveri e nello stato di vita più semplice e comune, quali si presta ad essere imitata.
Invocazione: O modello di santità: salvami dall’ipocrisia della virtù apparente, insegnami umiltà, amore, preghiera profonda. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

5° PRIVILEGIO: L’Annunciazione.
“Ave, o piena di grazia, il Signore è con te”. (Lc 1,28).
“La nube, segno della presenza di Dio”. (1 Re 8,10).
Contemplazione: Maria, nel momento in cui venne annunziata all’Arcangelo, era assorta nella preghiera. La sua anima diede tre splendori: adorazione – amore – dedizione, così perfetti ed elevati da attrarre le compiacenze di Dio, che di quella meravigliosa Creatura formò la Sede dell’Eterna Sapienza.
Invocazione: O Eletta fra le donne: donami la semplicità del tuo cuore, la tua generosità, la tua fiducia incrollabile nella Parola del Signore. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

6° PRIVILEGIO: La maternità divina di Maria.
“Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. (Lc 1,31).
Il tronco di Jesse che fiorisce”. (Is 11,1).
Contemplazione: Nel gran momento in cui il Verbo si vestì di carne in Maria, la sua anima benedetta e tutto l’essere suo rimasero adombrati dallo Spirito Santo che la consacrava Madre di Dio. Quale estasi fu la sua! La felicità del Padre la compenetrava e si arricchiva della sua gioia materna.
Invocazione: O Madre del Verbo: disponimi ad accogliere i doni dello Spirito Santo, affinché io diventi conforme a Gesù e figlio ubbidiente della Chiesa. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

7° PRIVILEGIO: La verginità perfetta di Maria.
“Come avverrà questo? Non conosco uomo”. (lc 1,35).
“Il giglio tra i cardi”. (Ct 2,2).
Contemplazione: La Vergine benedetta è la gloria più fulgida delle creature, che ha straordinariamente nobilitato innalzando per prima il candido vessillo della verginità. Le anime che a lei si affidano imitandola, possono divenire a loro volta templi vivi di Dio. Invocazione: Sei Madre e sei vergine, o Maria: a Dio nulla è impossibile. Trasfigura la mia anima e il mio corpo con la tua dolce e candida luce. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

8° PRIVILEGIO: Il martirio del cuore.
“Stava presso la Croce la Madre di Gesù”. (Gv 19,25).
“Il cuore trafitto di Maria”. (Lc 2,35).
Contemplazione: Maria per la forza e la delicatezza dell’amore materno, precedeva i passi di Gesù, tenendosi in una perfetta dedizione a tutte le disposizioni del Padre in ordine al compimento dell’opera redentivi, perfino a donarsi senza riserve insieme a Lui, immedesimata agli stessi palpiti del suo cuore in maniera da formare una sola vittima di espiazione.
Invocazione: Nel dolore mi hai generato, Regina dei martiri. Sostieni la mia incostanza nel perseverare e insegnami a consolare chi soffre. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

9° PRIVILEGIO: Il gaudio di Maria alla Resurrezione e Ascensione di Gesù.

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”. (Lc 1,46). “L’incensiere d’oro (Ap 8,3) fra i due simboli: il Cero per la resurrezione e il Monogramma di Cristo sulla nube, per l’ascensione”.
Contemplazione: Gesù riversò con radiosa pienezza il suo gaudio in Maria nel momento della resurrezione. Per una Madre come lei, il vedere con i propri occhi l’esaltazione del Figlio che adorava, la felicità e le ricchezze del Regno del quale entrava in possesso, era motivo di grande gioia.
Invocazione: Madre di Gesù, Agnello immolato, sei ora esultante con Lui nella gloria. Portami ad adorare lo splendore della sua divinità nel dono dell’Eucarestia. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

10° PRIVILEGIO: L’Assunzione in cielo di Maria.
“Oggi l’arca sacra e vivente del Dio vivo ha trovato il riposo nel tempio del Signore” (1 Cr 16).
“L’arca del Signore portata in trionfo è simbolo del trasporto in cielo della Tuttasanta”. (1 Cr 15,3).
Contemplazione: Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, rapiti di amore per la loro figlia, madre e sposa, finito il corso della sua vita terrena, la assunsero alla celeste gloria in anima e corpo, accompagnata dagli angeli osannati, fino alle altezze del trono di Dio, dal quale ricevette la massima glorificazione.
Invocazione: Non sei lontana, Donna vestita di sole: sei qui, operante con tenerezza materna, accanto a ciascuno di noi in cammino verso il cielo. Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

11° PRIVILEGIO: La Regalità di Maria.
“Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e il suo regno non avrà mai fine”. (Lc 1,32-33).
“Il segno della donna vestita di sole” . (Ap 12,1).
Contemplazione: In Cielo Maria è il Paradiso della Trinità santa, nel quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prendono le loro compiacenze. Di quale potere è insignita questa gran Regina! E tutto a vantaggio nostro. Quale inestimabile dono ci ha fatto Iddio dandocela per Madre!
Invocazione: Sei Regina e sei Ancella: per te e per Gesù regnare non ha significato altro che servire. Educami, o madre, ad essere regale nel testimoniare verità e giustizia.
Ave Maria.
“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

12° PRIVILEGIO: La Mediazione di Maria e la potenza della sua intercessione.
“Chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore”. (Prv 8,35).
“Maria riceve la grazia di Gesù e la effonde su tutte le creature”. (Gv 7,37-38).
“La corona delle dodici stelle richiama i 12 privilegi di Maria Santissima”.
(Ap 12,1).

Contemplazione: Vedo Maria Santissima davanti all’Altissimo per ottenere la salvezza dei suoi figli peccatori. Ricevendo tutte le grazie discendenti della Prima Sorgente, fatta dal Mediatore vera mediatrice, ella trasmette le grazie ai suoi figli e la sua larghezza nel dare aumenta continuamente le sue ricchezze.

Invocazione: La SS. Trinità ti ha affidato la missione della maternità universale: io ti accolgo, come Giovanni, con amore filiale e spontaneo, consacrandomi al tuo Cuore Immacolato. Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

AVE MARIA PURISSIMA!

Miserere nostri, fulgentissima Regina coeli:
et praesta consolationem de gloria Tua. Amen

UN TENTATIVO DI FARLO RE

7. Vorrei che, quando pensate a Maria, meditaste questa sua agonia durata trentatré anni e culminata ai piedi della Croce. Ella l'ha sofferta per voi.

7.1 Entusiasmi pericolosi per Gesù: un tentativo di farlo re.
Nel capitolo precedente abbiamo dunque fatto un grande balzo nel tempo – dal fidanzamento di lei Maria quindicenne con Giuseppe al Tempio, alla nascita di Gesù, lei circa diciassettenne, fino al distacco di Maria quarantasettenne da Gesù per l’inizio della sua missione pubblica. Ma Maria, che ha già tanto sofferto, dovrà soffrire ancora molto di più.

Ora siamo infatti già nel pieno del terzo anno della missione. E’ passata la Pentecoste, che ricorre cinquanta giorni dopo la Pasqua e dunque – alla latitudine in cui si trova Israele – siamo già in estate.
Assistiamo a questo punto, nell’Opera valtortiana, ad un altro momento di incontro ed intimità fra Gesù e sua Mamma.

Mancano ancora circa nove mesi alla Passione finale dell’anno successivo e Gesù è in viaggio con il gruppo apostolico, diretto verso Cafarnao, la sua ‘base’ sul lago di Tiberiade.
La predicazione del Regno dà soddisfazioni ma anche tante amarezze quando viene respinta.
Con il gruppo vi sono questa volta anche delle discepole e fra di esse vi è Maria.

Gli apostoli erano soliti dormire o in case ospitali - che li accoglievano lungo i percorsi della loro predicazione, quando avevano la fortuna di trovarne - o all’aperto, stesi sull’erba, avvolti nei loro larghi mantelli.
In questa circostanza trovano cammin facendo una grotta, circondata da un bel prato.
Il clima è mite, le donne potranno dormire al riparo nella grotta e gli uomini…all’aperto.
All’alba Gesù si sveglia, scavalca ed evita i corpi degli apostoli ancora addormentati e si allontana nella radura in cerca d’acqua…:1

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….
Gesù cerca dell'acqua. Ma non ne trova. Si rassegna a tornare verso gli apostoli, ma gli uccelli gli insegnano dove trovarla. A frotte scendono verso dei larghissimi fiori a calice, i quali sono altrettante piccole coppe contenenti acqua, oppure si posano su foglie larghe, pelose, che ad ogni pelo hanno rattenuto una stilla di guazza, e là si dissetano o fanno le loro abluzioni.
Gesù li imita. Raccoglie nel cavo delle mani l'acqua dei calici e se ne rinfresca il volto, coglie le larghe foglie pelose e con esse si leva la polvere dai piedi scalzi, si netta i sandali, se li allaccia, con altre si lava le mani finché le vede monde e sorride mormorando: «Le divine perfezioni del Creatore!».
Ora è rinfrescato, ordinato, perché con la mano umida si è ravviato anche i capelli e la barba e, mentre il primo raggio di sole fa del prato una stuoia diamantata, va a destare gli apostoli e le donne.
Le une e gli altri stentano a destarsi, stanchi come sono. Ma Maria è desta, tenuta immobile soltanto dal bambino che le dorme avviticchiato al petto, con la testolina sotto il mento di Maria. E la Madre, vedendo apparire sulla soglia dell'antro il suo Gesù, gli sorride coi suoi dolci occhi celesti, colorandosi di rosa per la gioia di vederlo. E si libera del bambino, che frigna un poco nel sentirsi mosso, e si rizza e va da Gesù col suo tacito passo lievemente ondeggiante di colomba pudica.
«Dio ti benedica, Figlio mio, in questo giorno».
«Dio sia con te, Mamma. Ti è stata rigida la notte?».
«Affatto. Anzi, ben felice. Mi pareva di aver Te piccino fra le braccia... E ho sognato che come un fiume d'oro ti uscisse dalla bocca, suonando un suono di una dolcezza che non si dice, e una voce dicesse, ... oh! che voce!, "Questa è la Parola che arricchisce il mondo e dà beatitudine a chi l'ascolta e l'obbedisce. Senza limite nella potenza, nel tempo e nello spazio, Essa salverà".
Oh! Figlio mio! E sei Tu, la mia Creatura, questa Parola! Come farò a viver tanto e a fare tanto da poter ringraziare l'Eterno di avermi fatta Madre tua?».
«Non ti metter pensiero di ciò, Mamma. Ogni battito del tuo cuore appaga Dio. Tu sei la vivente lode a Dio, e sempre lo sarai, Mamma. Tu lo ringrazi da quando sei ... ».
«Non mi pare di farlo a sufficienza, Gesù. E così grande! Così grande ciò che Dio mi ha fatto! Che faccio io, infine, di più di quello che facciano tutte quelle buone che sono come Me tue discepole? Diglielo Tu, Figlio mio, al Padre nostro che mi dia modo di ringraziarlo come il dono merita».
«Madre mia! E credi che il Padre abbia bisogno che Io chieda questo per te? Egli ti ha già preparato il sacrificio che tu dovrai consumare per questa lode perfetta. E perfetta sarai quando lo avrai compiuto ...».
«Gesù mio!... Comprendo ciò che vuoi dire... Ma sarò capace di pensare in quell'ora?... La tua povera Mamma ... ».

«La beata Sposa dell'Amore eterno! Mamma, questo sei. E l'Amore penserà in te».

«Tu lo dici, Figlio, e io mi riposo sulla tua parola. Ma Tu prega per me, in quell'ora che nessuno di questi capisce... e che è già imminente... Non è vero? Non è forse vero?».

Dire l'espressione del volto di Maria mentre ha questo dialogo è impossibile. Non c'è scrittore che possa tradurla in parola senza sciuparla con sdolcinature o tinte indecise. Solo chi ha cuore, e cuore buono, pur essendo cuore virile, può dare mentalmente al volto di Maria l'espressione reale che ha in questo momento.

Gesù la guarda... Altra espressione intraducibile in povera parola. 
E le risponde: «E tu prega per Me nell'ora della morte... Sì. Nessuno di questi capisce... Non è colpa loro. E’ Satana che crea i fumi perché non vedano, e siano come ebbri e non intendano, e perciò impreparati... e più facili ad essere piegati...
Ma Io e te li salveremo nonostante l'insidia di Satana.
Sin da ora te li affido, Madre mia. Ricordati queste mie parole: te li affido.
Ti do la mia eredità.
Non ho nulla sulla terra fuorché una Madre, e questa l'offro a DioOstia con l'Ostiae la mia Chiesa, e questa l'affido a te.
Siile Nutrice. Poco fa pensavo in quanti, nei secoli, sarà rivivente l'uomo di Keriot con tutte le sue tare. E pensavo che uno che non fosse Gesù lo respingerebbe, questo essere tarato. Ma Io non lo respingerò. Sono Gesù.
Tu, nel tempo che resterai sulla terra, seconda a Pietro come gerarchia ecclesiastica, egli capo e tu fedeleprima a tutti come Madre della Chiesa avendo partorito Me, Capo di questo Corpo mistico, tu non respingere i molti Giuda, ma soccorri e insegna a Pietro, ai fratelli, a Giovanni, Giacomo, Simone, Filippo, Bartolomeo, Andrea, Toma e Matteo a non respingere e a soccorrere.
Difendimi nei miei seguaci, e difendimi contro coloro che vorranno disperdere e smembrare la nascente Chiesa.
E nei secoli, o Madre, sempre tu sii Colei che intercede e protegge, difende, aiuta la mia Chiesa, i miei sacerdoti, i miei fedeli, dal Male e dal Castigo, da loro stessi...
Quanti Giuda, o Madre, nei secoli! E quanti simili a deficienti che non sanno capire, o a ciechi e sordi che non sanno vedere e udire, o a storpi e paralitici che non sanno venire...
Madre, tutti sotto il tuo manto! 
Tu sola puoi e potrai mutare i decreti di castigo dell'Eterno per uno o per molti. Perché nulla la Triade potrà mai negare al suo Fiore».

«Così farò, Figlio. Per quanto sta in me, va' in pace alla tua mèta. La tua Mamma è qui per difendere Te nella tua Chiesa, sempre».

«Dio ti benedica, Mamma. Vieni! Ti coglierò dei calici di fiori pieni di rugiada profumata e te ne rinfrescherai il volto come ho fatto Io. Ce li ha preparati il Padre nostro Ss., e gli uccelli me li hanno indicati. Guarda come tutto serve nella ordinata Creazione di Dio! Questo pianoro sopraelevato e prossimo al lago, così fertile per le nebbie che salgono dal mar galileo e per le alte piante che attirano le rugiade, permettendo questo rigoglio di erbe e fiori, anche fra l'arsione dell'estate. Questo piovere abbondante di rugiade per empire questi calici perché i suoi figli diletti possano lavarsi il volto... Ecco quanto il Padre ha predisposto per chi lo ama. Tieni. Acqua di Dio, in calici di Dio, per rinfrescare l'Eva del nuovo Paradiso».

E Gesù coglie questi larghissimi fiori, non so come si chiamano, e versa nelle mani di Maria l'acqua raccolta nel fondo...
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Gesù incontrava difficoltà nella missione ma a volte anche entusiasmi pericolosi.
E’ di questo periodo – nell’opera valtortiana – un episodio visto dalla mistica in una splendida visione ma che l’evangelista Giovanni racchiude in due righe: un tentativo di alcuni uomini potenti che – attirato Gesù in una riunione segreta in una casa di campagna – cercano di convincerlo a farsi ‘ungere’ ed eleggere Re.2

Gesù aveva fatto i due miracoli della moltiplicazione dei pani per parecchie migliaia di persone e quegli uomini – alcuni in buona fede altri meno ma che ragionavano tutti ‘umanamente’ – avevano concluso che chi era capace di fare miracoli così strepitosi doveva essere per forza il Messia e doveva anche essere capace di liberare Israele da Roma dando inizio al Regno di Israele in terra.
Gesù parteciperà da solo  - cioè senza la presenza degli apostoli – a quella riunione e terrà uno stupendo discorso, spiegando ai presenti – fra i quali vi erano anche delle spie infiltrate dal Tempio nella speranza che Gesù accettando la proposta si compromettesse di fronte a Roma - che il Regno del Messia non è un regno di questo mondo come Israele lo aveva sempre inteso, ma un Regno spirituale che – in quanto spirituale – durerà in eterno.
Gesù – che legge nei cuori – svelerà ai presenti le interne non giuste passioni di gloria terrena che li muovono, compreso il tentativo di alcuni di compromettere lui e gli altri facendo la spia al Tempio e a Roma.

Scoppierà fra di essi una lite furibonda mentre Gesù – vedendo tanta cecità di fronte alla sua predicazione spirituale - fuggirà deluso e soprattutto addolorato.
Egli si ritirerà su un promontorio isolato seguito a distanza dal suo Giovanni che non si era fidato di lasciarlo andare da solo e, per prudenza, lo aveva pedinato e spiato in segreto rimanendo nascosto all’esterno della casa.

Giovanni lo raggiungerà e lo troverà piangente ed allora Gesù gli narrerà quanto gli era successo dicendogli di tenere il segreto su quell’episodio, salvo raccontarlo quando vi sarebbe stato chi avrebbe voluto considerare Gesù alla stregua di un ‘capopopolo’.

Gesù dirà infatti a Giovanni:3
«Non lo dirai altro che quando gli uomini vorranno mostrarmi come un comune capopopolo. Un giorno questo verrà. Tu ci sarai. E dirai: ‘Egli non fu re di questa terra perché non volle. Perché il suo Regno non era di questo mondo. Egli era il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, e non poteva accettare ciò che è terreno. Volle venire nel mondo e vestire una carne per redimere le carni e le anime e il mondo, ma non soggiacque alle pompe del mondo e ai fomiti del peccato, e nulla di carnale e mondano fu in Lui. La Luce non si fasciò di Tenebre, l’Infinito non accolse cose finite, ma delle creature, limitate per la carne e il peccato, fece delle creature che più gli fossero uguali, portando i credenti in Lui alla regalità vera e instaurando il suo Regno nei cuori, avanti di instaurarlo nei Cieli, dove sarà completo ed eterno con tutti i salvati”.

Questo tu dirai, Giovanni, a chi mi vorrà tutto uomo, a chi mi vorrà tutto spirito, a chi negherà che io abbia subito tentazione….e dolore. Dirai agli uomini che il Redentore ha pianto…e che essi, gli uomini, sono stati redenti anche dal mio pianto…».
Sono parole bellissime che rieccheggiano le celebri note ‘musicali’ del Prologo del Vangelo che  l’apostolo Giovanni scriverà in tarda età.
Spinto ad una riflessione da queste ultime parole di Gesù a Giovanni – devo però aprire a questo punto una piccola parentesi.
Dal Vangelo di Giovanni emergono situazioni dalle quali si manifesta grandiosa la spiritualità e la divinità di Gesù, insieme agli alti contenuti dottrinari che l‘evangelista fa risaltare negli episodi che racconta.4

Gli episodi dei tre Vangeli ‘sinottici’ di Matteo, Marco e Luca, riflettono invece di più l’umanità di Gesù  - non il Dio-Uomo di Giovanni quanto invece l’Uomo-Dio - ma non perché in questi episodi si manifestasse un altro Gesù  quanto perché i tre evangelisti ne hanno colto principalmente gli aspetti in un certo senso più umani.
In realtà Gesù fu Uomo e Dio contemporaneamente, dove il Verbo che era in Lui decideva di manifestarsi esteriormente di più o di meno a seconda del momento e delle esigenze della missione, e dove peraltro il coglierne un aspetto più che un altro dipendeva in sostanza anche dalla ‘sensibilità’ dell’evangelista.
In ogni caso solo Matteo e Giovanni – in quanto apostoli - furono ‘testimoni diretti’.
Marco e Luca dovettero invece basarsi su racconti altrui, se non addirittura sulla  stessa struttura narrativa del testo precedente di Matteo, per cui tutti e tre hanno finito per essere definiti ‘sinottici’.
Ora voi noterete che il Gesù che emerge da questo mio libro di commento è un Gesù ‘poco Dio’ e ‘molto uomo’, non perché la mia indubbia ‘umanità’ e la mia mancanza di ‘sensibilità’, nel caso specifico, mi impediscano di cogliere – nel complesso del racconto valtortiano – il Gesù-Dio, quanto perché questo è il Gesù sofferente dei colloqui intimi con la sua Mamma, il Gesù che soffre moralmente  e umanamente – cioè come figlio e come uomo – la sua Passione fra l’incomprensione del ‘mondo’ e degli stessi apostoli.

Durante i discorsi degli ultimi giorni a Gerusalemme – quelli della ‘settimana santa’ del Vangelo di Giovanni – risentiremo il ‘Dio’ nella sua potenza, per rivederlo invece ‘Uomo’ nella sua Passione.
Lo ritroveremo Dio-Uomo anche nel colloquio che avrà con la Madre nel momento del suo ‘addio’, immediatamente prima dell’inizio dell’Ultima Cena, nonché in quello in cui – con il suo Corpo glorificato - si materializzerà splendente e maestoso davanti alla Madre chiusa in preghiera nella sua stanza all’alba della Domenica di Resurrezione.
Lo ritroveremo invece Dio potente, con linguaggio potente, nelle visioni valtortiane della sua Resurrezione ed in quelle successive, per ‘esplodere’ infine nella visione della sua Ascensione al Cielo.5

Ma
per ritornare all’episodio della fuga dal convito ed al colloquio fra Gesù ed il suo apostolo preferito, Giovanni terrà il segreto, ma la notizia di quella riunione trapelerà  comunque, finendo per giungere alle orecchie di molti e perfino di Giuseppe e Simone, cugini di Gesù.
Essi lo verranno a sapere da alcuni personaggi che vi avevano partecipato e che, irati a causa di quel rifiuto da parte di Gesù, avevano cercato di indurre con le cattive maniere loro, in quanto parenti stretti, a convincere a loro volta Gesù.


AMDG et DVM