sabato 14 settembre 2019

I MISTERI DEL DIVINO LIBRO

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Capitolo Quinto

Io sono Dio, non di pietra o di legno, ma Creatore di tutti, essendo senza principio e
senza fine. Son io che m'incarnai nella Vergine e rimasi con la Vergine senza lasciare la
mia Divinità. Ma, io stesso che per l'umanità ero nella Vergine senza lasciare la Divinità,
insieme col Padre e con lo Spirito Santo, regnavo per la Divinità in cielo e in terra. Io pure
con il mio Spirito infiammavo la Vergine; non che questo mio Spirito si separasse da me,
ma lo stesso Spirito, che l'infiammava, era nel Padre e in me, Figlio, ed in Lui era il Padre
ed il Figlio, perché essi sono un solo Dio e non tre dei.

Io sono uguale al Re David, che ebbe tre figli. Uno di loro, Assalonne, cercava la vita
del padre. Il secondo, cioè Adonia, cercava il regno del Padre. Il terzo, Salomone, ottenne
il Regno. 

Il primo rappresenta i Giudei, che cercavano la mia vita e la mia morte e
disprezzavano il mio consiglio. Perciò, ora che è nota la loro ricompensa, posso dire quel
che disse David del figlio suo morto: Figlio mio Assalonne, e cioè, figli miei Giudei, dove
sono ora finiti il vostro desiderio e la vostra attesa? O figli miei, qual è la vostra fine? Ebbi
di voi compassione, perché desideraste la mia venuta e con tanti segni udiste che ero
venuto. E desideraste cose caduche, ormai passate. Ma più vi compatisco ora, ripetendo
come David le parole di prima, perché vi vedo finire in una misera morte. Perciò, ancora
con grandissima carità vi dico, come David: Figlio mio, chi mi concederà ch'io muoia per
te? David infatti ben sapeva di non poter risuscitare il figlio con la propria morte; ma per
mostrare il profondissimo sentimento della paterna carità e della buona volontà, se fosse
stato possibile, sarebbe volentieri morto per il figlio suo. Così dico io ora: O figli giudei,
anche se siete stati malevoli verso di me e maldisposti contro di me, se fosse possibile e
così piacesse al Padre, volentieri morirei ancora una volta per voi, perché compatisco alla
miseria, che voi stessi vi attiraste per esigenza della giustizia. Dissi a voi le cose da fare
con le parole e ve le mostrai con l'esempio. Vi precedetti come una gallina, scaldandovi
con le ali della carità; ma tutto disprezzaste. La vostra fine è nella miseria e vana è ogni
fatica.

Nel secondo figlio di David son rappresentati i cattivi cristiani. Egli abbandonò il
padre. Ormai vecchio. Pensò infatti fra sé: Mio padre è vecchio e gli mancano le forze. Se
gli dico qualcosa di male, non risponderà. Se qualcosa farò contro di lui, non si
vendicherà. Se contro di lui porrò in atto qualche attentato, sopporterà con pazienza. Farò 
perciò quel che vorrò! Egli, con alcuni servi di David, suo padre, salì in un luogo ove non
erano molti alberi, per regnarvi. Ma, in seguito, riflettendo e, ritornato il buon sentimento
verso il padre, cambiò consiglio e quelli che erano con lui si vergognarono.
In questo modo si comportano con me tanti Cristiani. Essi pensano così: I segni e i
giudizi di Dio ora non sono chiari come un tempo; possiamo dire quel che vogliamo, tanto
egli è misericordioso e non ci bada. Facciamo quel che ci piace, perché è facile al
perdono. Essi diffidano della mia potenza, come se non potessi fare quel che voglio ora
come un tempo. Reputano la mia carità verso di loro minore di quella mostrata ai padri
loro, perdonando. Reputano oggetto di scherno il mio giudizio e vana la mia giustizia.
Come se salissero in un bosco con alcuni servi di David, per regnarvi con fiducia. Che è
questo bosco, con pochi alberi, se non la santa Chiesa, che è fatta dei sette Sacramenti,
come di pochi alberi? In questa Chiesa essi entrano, ma con alcuni servi di David, cioè
con poche opere buone, presumendo d'avere il Regno di Dio. Infatti essi fanno poche
opere buone e per esse pensano di poter avere diritto al Regno celeste, anche se fossero
in peccato di qualsiasi genere. Ma come il figlio di David, che contro la volontà del padre
volle ottenere il regno, ne fu respinto perché indegno, e l'aveva ingiustamente ambito ed
era iniquo e il regno fu dato al più sapiente e al migliore, così essi saranno espulsi dal mio
regno che sarà dato a quelli che fanno la volontà di Dio, perché nessuno potrà ottenerlo
senza possedere la carità di Dio. E non potrà a me, purissimo, accostarsi, se non chi è
puro e vive secondo il mio cuore.


Il terzo figlio di David era Salomone. Egli rappresenta i Pagani. Quando Bersabea
seppe che un altro era stato eletto re da alcuni e non Salomone, come aveva promesso
David, andò da lui e gli disse: Signor mio, tu mi giurasti che Salomone avrebbe regnato
dopo di te. Ed ora è stato eletto un altro. Se accade questo e le cose vanno a questo
modo, io sarò giudicata un'adultera, degna di fuoco e il figlio mio sarà illegittimo. 
Ciò udito,
il re David s'alzò e disse: Giuro a Dio che Salomone sederà in trono, in fede mia, e
regnerà dopo di me. E dette ordine ai suoi servi che eleggessero e nominassero re, colui
che David aveva detto. Ed essi, obbedendo al loro signore, con gran pompa esaltarono
Salomone e tutti quelli che avevano favorito suo fratello, furono sgominati e ridotti in
schiavitù.

Chi rappresenta codesta Bersabea, che passa per adultera se viene eletto re un
altro, se non la fede dei pagani? Nessun adulterio è peggiore infatti di quello di tradire Dio
e la retta fede e credere in un altro dio, che non è il Creatore di tutto. 
Ma, come Bersabea,
alcuni dei Pagani, con umile cuore contrito vengono a dire a Dio: Signore, tu promettesti
che noi saremmo stati cristiani: mantieni la tua promessa. Se un altro re, cioè un'altra fede
sorgesse sopra di noi, se tu ti separassi da noi, andremmo miseri e moriremmo, come
un'adultera che al posto del figlio legittimo prese l'adulterino. E sebbene tu viva in eterno,
saresti come morto per noi e noi per te, poiché t'allontani con la grazia tua dai nostri cuori
e noi, con la nostra diffidenza, ci mettiamo contro di te. Adempi perciò la tua promessa e
rafforza la nostra debolezza, illumina le nostre tenebre. Se infatti t'allontanerai, noi
periremo.

Udito questo io – come un altro David – voglio alzarmi nella mia grazia e
misericordia. Giuro dunque per la mia Divinità, che è nella mia Umanità e per lo Spirito
mio, ch'è nella Divinità, e questi tre non sono tre dei ma un solo Dio, che manterrò la mia
promessa. Manderò infatti gli amici miei che introducano Salomone mio figlio, cioè i
Pagani, nel luogo, ossia nella Chiesa, ch'è fatta dai sette Sacramenti, come di sette alberi,
cioè il Battesimo, la Penitenza, la Confermazione col Crisma, il Sacramento dell'Altare, il
Sacerdozio, il Matrimonio e l'Unzione, e riposeranno nel mio seggio, cioè nella retta fede
della S. Chiesa; i cattivi cristiani poi saranno i loro schiavi. Questi poi gemeranno nella
miseria, che comincerà nel presente e durerà in eterno. Gli amici miei, dunque, giacché è
ora tempo di vigilare, non dormano e non imprigriscano, perché grande ricompensa avrà il
loro lavoro.
Parole del Figlio, presente la sposa, circa un re che è in campo, con gli amici alla destra e
i nemici alla sinistra e come Cristo rappresentato in tal re, abbia i Cristiani a destra e i
Pagani a sinistra e come, reietti i Cristiani, mandi i suoi predicatori ai Pagani.

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AMDG et DVM

venerdì 13 settembre 2019

Volete essere attraenti per le donne? Dimostrate di avere queste 7 virtù

Dal coraggio alla sincerità: la vera scommessa è riscoprirsi cavalieri nel mondo moderno

Le 7 virtù che oggi ogni uomo dovrebbe riscoprire per essere attrattivo e attraente nei confronti di una donna.
Ne parla lo psicoterapeuta Roberto Marchesini in “Codice cavalleresco per l’uomo del terzo millennio” (Sugarco edizioni).
“Il Codice cavalleresco per l’uomo del terzo millennio – scrive nella prefazione Giorgia Brambilla, professoressa associata di Bioetica Ateneo “Pontificio Regina Apostolorum – si presenta come una mappa per l’uomo contemporaneo per riscoprire se stesso e la grandezza del suo essere maschile attraverso l’arduo cammino delle virtù (da vir, uomo) che contraddistinguono il cavaliere, figura appropriatamente presa dall’autore a modello dell’uomo di ogni tempo”.

1) CORAGGIO
Essendo una virtù, cioè un abito, il coraggio dipende dalle nostre azioni. Come dice Aristotele, se compiamo azioni coraggiose diventiamo uomini coraggiosi; al contrario, se compiamo azioni vili, diventiamo vili (Etica nicomachea, III, 1, 1103b).
Sono quindi le nostre azioni che ci definiscono. Ogni giorno, azioni grandi o piccole. Non esistono uomini coraggiosi a prescindere dalle azioni che compiono; così come la mancanza di coraggio non può essere additata come giustificazione per azioni vili. Ogni uomo è chiamato a sviluppare in sé la virtù della fortezza compiendo azioni coraggiose, cioè opponendosi al male anche a rischio della propria incolumità. Il destino dell’uomo è, da pavido, diventare coraggioso.
L’uomo coraggioso non è l’uomo che non ha paura. Non esiste un uomo che non abbia paura, la paura è una passione buona e naturale. L’uomo coraggioso è l’uomo che ha paura, ma fa ugualmente ciò che è giusto. È l’uomo che utilizza le passioni, non si fa guidare da esse. Dominare le passioni, e non farsene dominare; guidarle, indirizzarle verso il bene.

2) SINCERITA’
Perché è così difficile essere sinceri? Innanzitutto, la menzogna è così diffusa che sembra normale.
L’uomo sincero rifugge la lusinga, l’adulazione o la compiacenza. Dice quello che pensa, e pensa quello che dice. Non baratta la verità con l’approvazione degli altri: sceglie la prima, e accetta di portarne il peso.
Essere sinceri significa rendersi impopolari, accettare il rischio di vivere controcorrente. Perché essere sinceri significa amare la verità più degli amici. L’uomo sincero non è un chiacchierone, non parla a vanvera: le sue parole sono poche e pesanti. Hanno delle conseguenze, ed egli è pronto a farsene carico.

3) ONORE
L’onore non coincide con la reputazione. L’onore dipende dalle virtù della persona, non da quello che altri pensano di lei. Le due cose non coincidono, anzi, spesso sono in antitesi. Chi si comporta in maniera virtuosa necessariamente scontenta qualcuno; e chi vuole piacere a tutti deve necessariamente rinunciare a comportarsi in modo onorevole.
La nostra società – senza onore, come abbiamo già visto – è basata sulla reputazione. Per convincersene è sufficiente chiedersi qual sia il motivo dell’enorme successo dei cosiddetti social network, inutili intrattenimenti per adulti. Cosa spinge una persona adulta a gettare la propria vita, reale o immaginaria che sia, in pasto a perfetti sconosciuti? Un piccolo meccanismo perverso ma straordinaria- mente efficace: la possibilità di ricevere dei Like, «Mi piace», di avere dei followers. Di avere, cioè, l’approvazione e l’attenzione degli altri, anche se sono dei perfetti estranei. Chi elemosina approvazione da chiunque è generalmente una persona molto insicura, e chi fa di tutto per avere un po’ d’attenzione è, di nuovo, il bambino.
Essendo l’onore la conseguenza della virtù, e dipendendo la virtù dalle nostre azioni e non dalle altrui, ne consegue che, come scriveva Cechov, “L’onore non si può togliere, si può solo perdere
La nostra è la società del piagnisteo, dove ognuno si lamenta continuamente di essere stato offeso dagli altri. In realtà solo noi possiamo offenderci, solo noi possiamo ferire il nostro onore comportandoci in modo indegno. L’onore si può solo perdere, non si può togliere.

4) LEALTA’
Lealtà deriva dal latino legalitas, cioè la fedeltà al- la legge: non a una legge imposta, ma a una legge che la persona ha scelto liberamente di darsi, cioè a un impegno, a un accordo, alla parola data. Una volta data la propria parola, l’accordo diviene, per chi è leale, intangibile.
Non è leale chi rispetta la parola data quando tutto va bene; è leale chi è disposto a perdere qualcosa (una amicizia, la reputazione, la libertà, la vita…) pur di restare fedele alla sua parola. La lealtà costa.
La nostra società, nella quale la lealtà è ormai scomparsa, tenta di reggersi sulla legalità, da tanti esaltata come massima virtù civile. Ma una società nella quale la legalità ha preso il posto della lealtà non è una società di uomini liberi, bensì di schiavi.
Che nel mondo occidentale la lealtà sia scomparsa lo dimostra la crisi dell’istituto matrimoniale. Il matrimonio non è altro che una promessa solenne e pubblica. Il tradimento (considerato fisiologico nella nostra società) e il divorzio non sono altro che una rottura del giuramento, una slealtà.

5) CAVALLERIA
Il cavaliere non è tale per nascita, ma per virtù; non ha privilegi, ma doveri, che egli accetta liberamente. Il cavaliere è generoso e (il brano non lo specifica) povero: la sua ricchezza non è il denaro (verso il quale non prova nessun attaccamento) ma la virtù, cioè l’onore.
Il cavaliere è giovane (e ogni confronto di questo modello con l’attuale gioventù è davvero improponibile). Il cavaliere teme più la vergogna, l’onta, il peccato della morte. Anzi: la morte, il sacrificio di sé per il bene altrui è il destino, il compimento del cavaliere. Egli diventa cavaliere per morire in modo esemplare e glorioso, a coronamento di una vita spesa al servizio della virtù.

6) CORTESIA
Il termine «cortesia» indica il codice di comportamento che veniva richiesto nelle corti (da qui il nome) che comprendeva eleganza, lealtà, umiltà, generosità; soprattutto indica l’atteggiamento del cavaliere nei confronti delle donne. La cortesia è in realtà un atto di vassallaggio nei confronti di una donna, anziché di un signore: il cavaliere mette a disposizione della donna le sue qualità cavalleresche (la forza, il coraggio…) e si lega a una donna in un patto di reciproca fedeltà e lealtà. Non a caso è in questo periodo che la mulier diventa donna, cioè domina (signora).
Oggi, nel mondo del politicamente corretto, la cortesia è considerata assolutamente riprovevole. Un uomo che metta a disposizione di una donna la sua forza fisica (aprendo la porta o la portiera dell’auto, aiutandola a indossare il cappotto o ad accomodarsi al tavolo, porgendo il braccio per la passeggiata…) o economica (pagando il conto del ristorante…) è considerato un ottuso misogino, un arrogante e volgare prevaricatore che ostenta una superiorità inesistente. Il femminismo e l’ideologia di genere insistono nell’affermare che la forza che l’uomo mette a disposizione della donna nei gesti di cortesia è una affermazione di supremazia, intollerabile nel mondo moderno contemporaneo.

7) FRANCHEZZA
Grazie alla letteratura cavalleresca che narrava le epiche imprese di giovani francesi il termine “franco” (da cui deriva franchezza, cioè l’azione dell’essere franco) divenne così sinonimo di cavalleresco, cioè coraggioso, leale, sincero, libero…
Pensiamo, ad esempio, che san Francesco d’Assisi era stato battezzato Giovanni. Fu suo padre, Pietro di Bernardone, a chiamarlo Francesco, desiderando un figlio che incarnasse l’ideale cavalleresco. E, di fatto, lo incarnò. Non solo partecipando alla guerra contro Perugia (1202); non solo partecipando alla quinta crociata (1219); ma seguendo l’esempio di Cristo fino alla morte (tanto che nel suo corpo si aprirono le stesse ferite che ricevette Gesù sulla croce).

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Ricordati o piissima Vergine Maria...

Supplica a MARIA

Maria di Nazareth

Di San Bernardo

Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai sentito dire che alcuno abbia fatto ricorso al tuo patrocinio, implorato il Tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da questa fiducia, anch'io ricorro a Te o Madre, Vergine delle Vergini, a Te vengo e, pentito, mi prostro davanti a te. Non respingere, o Madre del Verbo, la mia supplica, ma ascolta benigna ed esaudiscimi. Amen.
S. Bernardo di Chiaravalle

Rosa Mistica

"E il nome della Vergine era Maria".

Diciamo qualche parola su questo nome che si traduce come "Stella del mare" e che conviene perfettamente alla Vergine Maria.

La si compara a ragione ad un astro che diffonde la sua luce senza diminuire d'intensità, così come la Vergine partorisce suo Figlio senza perdere nulla della sua purezza verginale.

I raggi non diminuiscono la luminescenza dell'astro ed il Figlio non toglie nulla all'integrità della Vergine.

Ella è questa nobile stella uscita da Giacobbe, i cui raggi illuminano l'universo intero, brillano nei cieli e penetrano fin negli abissi. Ella irradia la terra, riscalda le anime anziché i corpi, favorisce lo sviluppo delle virtù e consuma i vizi.

Ella è questa stella bella e meravigliosa che, indispensabile, doveva levarsi al di sopra del mare immenso con la brillantezza dei suoi meriti e la luce del suo esempio.

Chiunque tu sia, in questo mare che è il mondo, tu che piuttosto che calcare la terra ferma ti senti sballottato quaggiù, nel mezzo di uragani e tempeste, non distogliere mai i tuoi occhi dalla luce di quest'astro, se non vuoi vederti subito sommerso dai flutti della marea. Se il vento delle tentazioni ti assale, se gli scogli della sventura ti si parano davanti, guarda la Stella, rivolgiti a Maria.

Se la collera, l'avarizia, la seduzione della carne sballottano la fragile barca della tua anima, rivolgi il tuo sguardo a Maria.

Quando, tormentato dall'enormità e dall'atrocità delle tue colpe, vergognoso per le sozzure della tua coscienza, terrorizzato dalla minaccia del giudizio, cominci ad essere afferrato dal baratro della tristezza e dall'abisso della disperazione, pensa a Maria.
Nei pericoli, nell'angoscia, nell'incertezza, invoca Maria.

Che il suo nome mai abbandoni le tue labbra ed il tuo cuore. E per ottenere il sostegno della sua preghiera, non cessare di imitare l'esempio della sua vita.

Seguendola, non ti smarrirai; pregandola, non conoscerai la disperazione, pensando a Lei, non ti sbaglierai. Se Ella ti sostiene, non affonderai; se Ella ti protegge, non avrai timore di nulla; sotto la sua guida non temere la fatica; con la sua protezione raggiungerai il porto. Tu proverai allora, con la tua personale esperienza, con quale verità siano state dette quelle parole: "II nome della Vergine era Maria" (Omelie sull'Evangelo Missus est 2,17).
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Beato Marco d'Aviano
"Taumaturgo del secolo"

«Ama Dio e non fallire
Fa pur bene e lascia dire
Lascia dire a chi vuole,
Ama Dio di buon cuore».


Questo dolcissimo Nome da molto tempo era onorato con speciale devozione in alcune parti del mondo cristiano. Il sommo pontefice Innocenzo XI, dopo la grande vittoria [sotto la spinta del 'taumaturgo del secolo'] riportata a Vienna il 12 sett. 1683, in Austria, sul crudelissimo sultano dei Turchi, che minacciava di soggiogare i popoli cristiani, a perenne ricordo di un così grande beneficio, stabilì che si celebrasse ogni anno, in tutta la Chiesa, la festa del santissimo nome di Maria.


SUL TEMA E' MOLTO INTERESSANTE il seguente link:
https://forum.termometropolitico.it/603143-12-settembre-1683-la-battaglia-di-vienna-2.html
AVE MARIA PURISSIMA!

Parole della Regina del Cielo: MARIA SANTISSIMA


Capitolo Settimo

Io sono Maria, che ho partorito il vero Dio e vero Uomo, il Figlio di Dio. Io sono la
Regina degli Angeli. Il Figlio mio ti ama con tutto il cuore. Tu devi essere adornata di
onestissime vesti. Ti mostrerò come e quali devono essere.

Come dunque vesti prima la camicia, poi la tunica, le scarpe, il mantello e la collana

sul petto, così devi vestire spiritualmente.

La camicia è la contrizione. Come infatti la camicia è più vicina alla carne, così la

contrizione e la confessione sono la prima via della conversione a Dio. Con esse è
purificata la mente, che prima godeva nel peccato ed è frenata la carne immonda. Le due
scarpe sono due sentimenti: la volontà cioè di emendare i difetti e la volontà di fare il bene
e astenersi dal male.

La tua tunica è la speranza in Dio, perché, come la tunica ha due maniche, così nella

speranza vi sia la giustizia e la misericordia. Sicché, come speri dalla misericordia di Dio,
così non dimentichi la sua giustizia. E così ricorda la sua giustizia e il giudizio in modo da
non dimenticare la misericordia. Perché nessuna giustizia Egli fa senza misericordia, né
misericordia senza giustizia.

Il mantello è la fede: come infatti il mantello tutto copre e tutto tiene racchiuso, così

con la fede l'uomo può tutto comprendere e ottenere. Questo mantello dev'essere
immerso nei segni della carità del tuo Sposo; e cioè deve significare come ti ha creata,
come ti ha redenta, come ti ha nutrita, come ti ha attratta nel suo spirito e ti ha aperto gli
occhi spirituali.

La collana è la considerazione della sua Passione. Essa sia sempre fissa sul tuo

petto. Come fu deriso, flagellato, insanguinato e confitto vivo in croce con tutti i nervi
spezzati. Come alla morte, ne tremò tutto il corpo per l'acutissimo dolore. Come nelle mani
del Padre raccomandava lo spirito. Questa collana sia sempre sul tuo petto.

La corona sul tuo capo significa la castità negli affetti, in modo tale da voler essere

piuttosto percossa che macchiata. Sii dunque costumata e casta. Non pensare, non
desiderar altro che il tuo Dio, avuto il quale tutto avrai.
E così adornata, aspetterai il tuo Sposo.
Parole della Regina del cielo alla carissima figlia, che l'informano come debba amare e
lodare il Figlio con la Madre

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AMDG et DVM

giovedì 12 settembre 2019

5 case, 5 condizioni o tipi

           

In questo mondo ci sono cinque case in cui vivono cinque tipi di abitanti

«È inammissibile il fatto che il Signore di tutte le cose e il Re della gloria
sia disprezzato» diceva la Santa Vergine Maria. «Si è spostato da un
luogo all'altro come un pellegrino e un viaggiatore, picchiando su ogni
porta per essere accolto. 

Il mondo, infatti, era come un terreno in cui
c'erano cinque case

Quando mio Figlio giunse alla prima casa con abiti
da pellegrino, bussando parlò così: 'Amico mio, aprimi; introducimi nel
tuo riposo e nella tua abitazione, perché ho paura che mi assalgano gli
animali selvatici e che la rugiada o la pioggia cadano su di me. Dammi i
tuoi vestiti per proteggermi dal freddo è coprirmi quando sono nudo.
Dammi il tuo cibo per saziare la mia fame, le tue bevande per calmare la
mia sete, e per questo riceverai la ricompensa del tuo Dio'. 
   Chi si trovava in casa rispose: 'Sei troppo impaziente: perciò non puoi andare
d'accordo né abitare con noi. Sei troppo grande e quindi non abbiamo di
che vestirti. Sei troppo avido e ingordo, dunque non potremmo saziarti:
la tua cupidigia non ha fine'. Nostro Signore, che stava fuori come un
pellegrino, rispose nuovamente: 'Amico mio, fammi entrare con gioia e
schiettezza, perché non occupo spazio. Dammi i tuoi abiti: ce ne sono in
casa tua, andrà bene anche una povera veste per riscaldarmi. Dammi il
tuo cibo, poiché basta una briciola per saziarmi, e una piccola goccia
d'acqua mi rinfrescherà e mi infonderà nuovo vigore'. 
   Colui che era nella casa rispose di nuovo: 'Ti conosciamo benissimo: sei umile a parole e
importuno con le domande. Sembri modesto e dai l'impressione di
accontentarti di poco, ma sei troppo affamato per essere soddisfatto. Sei
molto freddoloso ed è difficilissimo coprirti. Vattene, non ti ospiterò'.



Allora si recò alla seconda casa e disse: 'Amico mio, aprimi e guardami,
perché ti darò tutto ciò di cui hai bisogno e ti difenderò dai tuoi nemici'.
Chi era dentro rispose: 'I miei occhi sono deboli, la tua presenza
nuocerebbe loro. Possiedo tutto in abbondanza e non mi interessa quello 
che hai tu; sono forte e potente: chi potrebbe danneggiarmi?' 


Allora, giungendo alla terza casa, disse: 'Amico mio, ascoltami; stendi la tua
mano e toccami; apri la bocca e assaporami'. Chi era dentro la casa gli
disse: 'Grida più forte e ti accontenterò. Se sei morbido ti toccherò; se
sei amabile ti riceverò; se sei gentile ti farò entrare'. 


Gesù se ne andò
alla quarta casa, la cui porta era socchiusa, e disse: 'Amico mio, se ritieni
che il tuo tempo sia impiegato male, accoglimi nella tua casa. Se tu
riuscissi a sentire quello che ho fatto per te, proveresti compassione per
me. Se pensassi con attenzione a quante volte mi hai offeso, gemeresti e
mi chiederesti perdono'. Il proprietario rispose: 'Siamo mezzi morti dal
desiderio a forza di aspettarti, per questo abbi compassione delle nostre
miserie e noi ti daremo liberamente quello che chiedi. Guarda la nostra
povertà, pensa all'angoscia del nostro corpo, e saremo pronti a tutto ciò
che vorrai'. 


Allora arrivò alla quinta casa, la cui porta era completamente
aperta, e disse: 'Amico mio, desidero entrare qui liberamente; ma sappi
che cerco un riposo migliore di quello che danno le piume; un calore
maggiore di quello che dà la lana; una carne più fresca di quella che
possono dare gli animali'. Quelli che erano all'interno, gli risposero: 'Ai
nostri piedi ci sono dei martelli con i quali spaccheremo le ossa dei nostri
piedi e delle nostre cosce per darti il midollo necessario al tuo riposo.
Apriremo le nostre viscere: entra dentro di loro se le desideri, poiché così
come per te nulla è più morbido del midollo, allo stesso modo nulla ti
terrà più caldo delle nostre viscere. Il nostro cuore è più fresco e ricco di
quello degli animali: lo taglieremo affinché tu te ne possa cibare. Devi
semplicemente entrare. Sei dolce affinché possiamo assaporarti e
desiderabile perché possiamo gioire di te'. 


I cinque abitanti di queste case simboleggiano 
cinque condizioni in cui si trovano gli uomini

i primi
sono i cristiani infedeli, secondo i quali i giudizi di mio Figlio sono
ingiusti, le sue promesse vane e i suoi comandamenti intollerabili. Sono
coloro che dicono dei predicatori di mio Figlio: 'Parlano secondo i loro
pensieri; predicano secondo la loro intelligenza; dicono delle bestemmie'.
Se fosse onnipotente, egli si vendicherebbe delle ingiurie subite; è tanto
alto e grande che non può essere vestito; così insaziabile da non potersi
saziare; così impaziente da non poter vivere con nessuno. Pensano che
sia lontano perché, a causa della loro pusillanimità nelle azioni e
nell'amore, non si sforzano di andare incontro alla sua bontà; lo
definiscono grande perché la loro lubricità non ha né limite né misura;
hanno un'opinione pessima ed errata di lui e ne pensano male ancora 
prima di conoscerlo; poiché il cielo e la terra non bastano loro, lo
accusano di essere insaziabile in quanto esige che l'uomo dia tutto quello
che ha di meglio per l'anima; lo credono molto impaziente per potergli
attribuire dei vizi e sostenere che suscita sentimenti contraddittori nella
volontà delle persone. Ora, mio Figlio è onnipotente in cielo e sulla terra;
Creatore di tutte le cose, non è stato creato da nessuna di esse, poiché
viene prima delle cose e dopo di lui non molto grande in ogni cosa e al di
sopra di tutte. Sebbene sia potente, desidera la salvezza degli uomini, lui
che non ha bisogno di abiti, lui che copre ogni cosa, lui che è vestito in
eterno e invariabilmente dell'onore e della gloria perpetua. Lui, pane
degli angeli e degli uomini, che sazia tutte le cose e che non ha bisogno
di nulla, desidera essere saziato dall'amore degli uomini. Lui, il
riformatore e il creatore stesso della pace, chiede loro la pace. Dunque,
chiunque lo vorrà dentro di sé, potrà saziarlo con spirito gioioso e buona
volontà; sarà sufficiente una sola briciola di pane; bastano una rete per
vestirlo se la carità è ardente, e una goccia d'acqua per placare la sua
sete se l'amore è puro e onesto. Chi ha una devozione ardente e
costante, può riceverlo nel suo cuore e parlargli, perché Dio è spirito. Per
questo desidera tramutare le cose corporali in spirituali e le cose periture
in eterne. Inoltre ritiene che venga fatto a lui tutto ciò che viene fatto ai
suoi amici, e non considera soltanto le opere in sé e la loro portata, ma
la volontà fervida e l'intento con cui è stata compiuta una certa azione.

Tuttavia più mio Figlio grida nella loro anima con ispirazione segreta e
intelligibile e li avverte mediante i suoi predicatori, più gli uomini
rendono insensibile la loro volontà e irrigidiscono il loro spirito contro di
lui. Essi non lo ascoltano, non gli aprono la porta del loro cuore e non lo
fanno entrare con opere d'amore e di carità. Perciò verrà il tempo in cui
la falsità su cui fondano le loro vite sarà annientata, mentre verrà
esaltata la verità e si manifesterà la gloria di Dio. 


Per quanto riguarda il
secondo tipo di persone, esse si reputano molto assennate; ritengono
che la loro saggezza sia giustizia legale; predicano da sé le proprie opere
e le preferiscono a tutte le altre. Se sentono parlare delle azioni di mio
Figlio, le ritengono vili e spregevoli; se odono le sue parole e i suoi
comandamenti, si indignano; si ritengono peccatori é infetti, se pensano
e sentono quello che lo riguarda. Si credono ancora più infelici e
miserabili se ne imitano le opere. Finché godranno di buona salute,
penseranno di essere potenti al punto di fare affidamento esclusivamente
sulle proprie forze. Per questo la loro speranza sarà annientata e la loro 
gloria si tramuterà in confusione. 

Il terzo tipo di persone grida e si beffa
di lui: 'Chi è Cristo? Se è mite e generoso nel dare le cose presenti, lo
riceveremo volentieri; se è clemente nel perdonare i peccati, l'onoreremo
liberamente'. Ma l'occhio dell'intelligenza di queste persone è chiuso,
perché esse non comprendono la giustizia e la misericordia divina; si
tappano le orecchie per non sentire quello che mio Figlio ha fatto per
amore loro e per amore di tutti; si chiudono con forza la bocca e non si
interrogano su ciò che è loro utile e conveniente; chiudono le mani e non
vogliono lavorare; non desiderano cercare la strada con cui potrebbero
sottrarsi alla menzogna e trovare la verità. Poiché non vogliono ascoltare
e prestare attenzione pur avendone il tempo, cadranno con la loro casa e
saranno sepolti nella tempesta. 


Il quarto tipo di abitanti è costituito da
persone che sarebbero volentieri cristiane se sapessero in che modo
accontentare mio Figlio e se qualcuno le aiutasse e le istruisse.
Attraverso il clamore interiore dell'amore ed altri segni, esse avvertono
quanto mio Figlio abbia sofferto per tutti. Perciò gli gridano con fiducia:
'Signore! Siamo venuti a sapere che hai promesso di darci te stesso, e ti
aspettiamo. Vieni e tieni fede alla tua promessa, perché vediamo che nei
servitori dei falsi dei non c'è virtù divina, né carità per le anime, né
grande castità, bensì amicizia per le cose corporali e piacere per l'onore
terreno. Abbiamo sentito anche qualcosa della tua legge e udito le tue
prodigiose meraviglie di misericordia e giustizia. Dalle parole dei profeti
abbiamo appreso che attendevano colui di cui avevano predetto la venuta. 
Per questo, Signore pio e clemente, vieni perché ti daremo volentieri
noi stessi e abbiamo udito che nell'amore delle anime stanno l'uso
discreto di tutte le cose, la purezza perfetta e la vita eterna. Vieni presto,
dunque, perché siamo quasi morti a forza di aspettarti. Vieni e
illuminaci'. Questo gridano a mio Figlio, perciò la loro porta è semiaperta.
In effetti, hanno una reale volontà di compiere il bene, che, tuttavia, non
si è ancora manifestata. Sono loro che meritano la grazia e la
consolazione di mio Figlio. 


Nella quinta casa si trovano i miei amici e i
miei figli; la porta interna del loro spirito è completamente spalancata a
mio Figlio. Essi odono con schiettezza il suo appello e la sua invocazione
e non solo gli aprono la porta di casa quando bussa, ma lo precedono
con gioia quando lo vedono arrivare; rompono e spezzano con il martello
dei precetti divini tutto ciò che non è giusto e retto in loro e preparano il
riposo di mio Figlio non in un letto di piume, bensì nella melodia e
nell'accordo delle virtù e nella mortificazione dei loro affetti, che sono il 
midollo delle virtù. Essi danno a mio Figlio un calore che non è generato
dalla lana ma dall'amore ardente; infatti gli preparano un pasto più
fresco della carne e tale che, nel loro cuore, non desiderano niente e non
amano nulla all'infuori di Dio. Nel loro cuore abita il Signore del cielo, e
Dio, che pasce tutti, è saziato dal loro amore. Essi hanno sempre lo
sguardo fisso sulla porta, per paura che entri il nemico; le loro orecchie
sono sempre tese verso il Signore, ma le mani sono pronte per combattere lo straniero. 
Fai il possibile per imitarli, figlia mia, perché le loro
fondamenta sono edificate sulla pietra dura, mentre le altre case sono
state erette sul fango e dunque crollano al primo soffio di vento». 

Libro Il, 3. SANTA BRIGIDA