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sabato 14 settembre 2019

I MISTERI DEL DIVINO LIBRO

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Capitolo Quinto

Io sono Dio, non di pietra o di legno, ma Creatore di tutti, essendo senza principio e
senza fine. Son io che m'incarnai nella Vergine e rimasi con la Vergine senza lasciare la
mia Divinità. Ma, io stesso che per l'umanità ero nella Vergine senza lasciare la Divinità,
insieme col Padre e con lo Spirito Santo, regnavo per la Divinità in cielo e in terra. Io pure
con il mio Spirito infiammavo la Vergine; non che questo mio Spirito si separasse da me,
ma lo stesso Spirito, che l'infiammava, era nel Padre e in me, Figlio, ed in Lui era il Padre
ed il Figlio, perché essi sono un solo Dio e non tre dei.

Io sono uguale al Re David, che ebbe tre figli. Uno di loro, Assalonne, cercava la vita
del padre. Il secondo, cioè Adonia, cercava il regno del Padre. Il terzo, Salomone, ottenne
il Regno. 

Il primo rappresenta i Giudei, che cercavano la mia vita e la mia morte e
disprezzavano il mio consiglio. Perciò, ora che è nota la loro ricompensa, posso dire quel
che disse David del figlio suo morto: Figlio mio Assalonne, e cioè, figli miei Giudei, dove
sono ora finiti il vostro desiderio e la vostra attesa? O figli miei, qual è la vostra fine? Ebbi
di voi compassione, perché desideraste la mia venuta e con tanti segni udiste che ero
venuto. E desideraste cose caduche, ormai passate. Ma più vi compatisco ora, ripetendo
come David le parole di prima, perché vi vedo finire in una misera morte. Perciò, ancora
con grandissima carità vi dico, come David: Figlio mio, chi mi concederà ch'io muoia per
te? David infatti ben sapeva di non poter risuscitare il figlio con la propria morte; ma per
mostrare il profondissimo sentimento della paterna carità e della buona volontà, se fosse
stato possibile, sarebbe volentieri morto per il figlio suo. Così dico io ora: O figli giudei,
anche se siete stati malevoli verso di me e maldisposti contro di me, se fosse possibile e
così piacesse al Padre, volentieri morirei ancora una volta per voi, perché compatisco alla
miseria, che voi stessi vi attiraste per esigenza della giustizia. Dissi a voi le cose da fare
con le parole e ve le mostrai con l'esempio. Vi precedetti come una gallina, scaldandovi
con le ali della carità; ma tutto disprezzaste. La vostra fine è nella miseria e vana è ogni
fatica.

Nel secondo figlio di David son rappresentati i cattivi cristiani. Egli abbandonò il
padre. Ormai vecchio. Pensò infatti fra sé: Mio padre è vecchio e gli mancano le forze. Se
gli dico qualcosa di male, non risponderà. Se qualcosa farò contro di lui, non si
vendicherà. Se contro di lui porrò in atto qualche attentato, sopporterà con pazienza. Farò 
perciò quel che vorrò! Egli, con alcuni servi di David, suo padre, salì in un luogo ove non
erano molti alberi, per regnarvi. Ma, in seguito, riflettendo e, ritornato il buon sentimento
verso il padre, cambiò consiglio e quelli che erano con lui si vergognarono.
In questo modo si comportano con me tanti Cristiani. Essi pensano così: I segni e i
giudizi di Dio ora non sono chiari come un tempo; possiamo dire quel che vogliamo, tanto
egli è misericordioso e non ci bada. Facciamo quel che ci piace, perché è facile al
perdono. Essi diffidano della mia potenza, come se non potessi fare quel che voglio ora
come un tempo. Reputano la mia carità verso di loro minore di quella mostrata ai padri
loro, perdonando. Reputano oggetto di scherno il mio giudizio e vana la mia giustizia.
Come se salissero in un bosco con alcuni servi di David, per regnarvi con fiducia. Che è
questo bosco, con pochi alberi, se non la santa Chiesa, che è fatta dei sette Sacramenti,
come di pochi alberi? In questa Chiesa essi entrano, ma con alcuni servi di David, cioè
con poche opere buone, presumendo d'avere il Regno di Dio. Infatti essi fanno poche
opere buone e per esse pensano di poter avere diritto al Regno celeste, anche se fossero
in peccato di qualsiasi genere. Ma come il figlio di David, che contro la volontà del padre
volle ottenere il regno, ne fu respinto perché indegno, e l'aveva ingiustamente ambito ed
era iniquo e il regno fu dato al più sapiente e al migliore, così essi saranno espulsi dal mio
regno che sarà dato a quelli che fanno la volontà di Dio, perché nessuno potrà ottenerlo
senza possedere la carità di Dio. E non potrà a me, purissimo, accostarsi, se non chi è
puro e vive secondo il mio cuore.


Il terzo figlio di David era Salomone. Egli rappresenta i Pagani. Quando Bersabea
seppe che un altro era stato eletto re da alcuni e non Salomone, come aveva promesso
David, andò da lui e gli disse: Signor mio, tu mi giurasti che Salomone avrebbe regnato
dopo di te. Ed ora è stato eletto un altro. Se accade questo e le cose vanno a questo
modo, io sarò giudicata un'adultera, degna di fuoco e il figlio mio sarà illegittimo. 
Ciò udito,
il re David s'alzò e disse: Giuro a Dio che Salomone sederà in trono, in fede mia, e
regnerà dopo di me. E dette ordine ai suoi servi che eleggessero e nominassero re, colui
che David aveva detto. Ed essi, obbedendo al loro signore, con gran pompa esaltarono
Salomone e tutti quelli che avevano favorito suo fratello, furono sgominati e ridotti in
schiavitù.

Chi rappresenta codesta Bersabea, che passa per adultera se viene eletto re un
altro, se non la fede dei pagani? Nessun adulterio è peggiore infatti di quello di tradire Dio
e la retta fede e credere in un altro dio, che non è il Creatore di tutto. 
Ma, come Bersabea,
alcuni dei Pagani, con umile cuore contrito vengono a dire a Dio: Signore, tu promettesti
che noi saremmo stati cristiani: mantieni la tua promessa. Se un altro re, cioè un'altra fede
sorgesse sopra di noi, se tu ti separassi da noi, andremmo miseri e moriremmo, come
un'adultera che al posto del figlio legittimo prese l'adulterino. E sebbene tu viva in eterno,
saresti come morto per noi e noi per te, poiché t'allontani con la grazia tua dai nostri cuori
e noi, con la nostra diffidenza, ci mettiamo contro di te. Adempi perciò la tua promessa e
rafforza la nostra debolezza, illumina le nostre tenebre. Se infatti t'allontanerai, noi
periremo.

Udito questo io – come un altro David – voglio alzarmi nella mia grazia e
misericordia. Giuro dunque per la mia Divinità, che è nella mia Umanità e per lo Spirito
mio, ch'è nella Divinità, e questi tre non sono tre dei ma un solo Dio, che manterrò la mia
promessa. Manderò infatti gli amici miei che introducano Salomone mio figlio, cioè i
Pagani, nel luogo, ossia nella Chiesa, ch'è fatta dai sette Sacramenti, come di sette alberi,
cioè il Battesimo, la Penitenza, la Confermazione col Crisma, il Sacramento dell'Altare, il
Sacerdozio, il Matrimonio e l'Unzione, e riposeranno nel mio seggio, cioè nella retta fede
della S. Chiesa; i cattivi cristiani poi saranno i loro schiavi. Questi poi gemeranno nella
miseria, che comincerà nel presente e durerà in eterno. Gli amici miei, dunque, giacché è
ora tempo di vigilare, non dormano e non imprigriscano, perché grande ricompensa avrà il
loro lavoro.
Parole del Figlio, presente la sposa, circa un re che è in campo, con gli amici alla destra e
i nemici alla sinistra e come Cristo rappresentato in tal re, abbia i Cristiani a destra e i
Pagani a sinistra e come, reietti i Cristiani, mandi i suoi predicatori ai Pagani.

https://sacrocuore.altervista.org/wp-content/uploads/2013/02/Santa-Brigida-racconto-della-sua-vita.pdf
AMDG et DVM