mercoledì 24 luglio 2019

Verranno mode...


Diceva Giacinta di Fatima (1917): 

<<I peccati che portano più anime all'inferno sono i peccati della carne.

Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio.

Verranno mode che offenderanno molto Gesù..

Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. 
La Chiesa non ha moda. Gesù è sempre lo stesso.>>



Un sacerdote risponde


Le chiedo se il coito interrotto sia un peccato mortale e quindi non possa fare la comunione o un peccato veniale che potrei confessare periodicamente

Quesito

Carissimo Padre Angelo,
per caso ho trovato questo sito e trovo molto bello ed utile che un sacerdote possa dedicarsi così ai tanti quesiti che una coppia cristiana ha. Molti dubbi che avevo sono riuscita a chiarirmeli leggendo le sue risposte alle lettere di altri fratelli in particolare in merito al coito interrotto. Non sto qui ad elencarle tutte le motivazioni che come coppia invochiamo per giustificare questa pratica, ciò che le chiedo è se è un peccato mortale e quindi non posso fare la comunione o un peccato veniale che potrei confessare periodicamente.
Sull’argomento vi è molta confusione, spesso confessandoci con sacerdoti diversi abbiamo ricevuto risposte diverse anche sul fatto che il coito interrotto possa essere o meno un peccato.
La ringrazio anticipatamente.



Risposta del sacerdote


Carissima,

1. al di là di quello che possono dire i singoli sacerdoti confessori, c’è l’insegnamento della Chiesa.
A questo insegnamento il Signore ha garantito lo spirito di infallibilità.

Ai singoli sacerdoti su questo punto non ha garantito niente.


2. Papa Giovanni Paolo II in un passo saliente del suo magistero si è espresso così: “La prima, ed in certo senso la più grave difficoltà (sul tema della contraccezione e dunque anche del coito interrotto, n.d.r.), è che anche nella comunità cristiana si sono sentite e si sentono voci che mettono in dubbio la verità stessa dell’insegnamento della Chiesa. 
Tale insegnamento è stato espresso vigorosamente dal Vaticano II, dall’enciclica Humanae vitae, dalla esortazione apostolica Familiaris consortio e dalla recente istruzione Donum vitae. 
Emerge a tale proposito una grave responsabilità: coloro che si pongono in aperto contrasto con la legge di Dio, autenticamente insegnata dal magistero della Chiesa, guidano gli sposi su una strada sbagliata.
Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi.
Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).


3. Ora che la contraccezione (compreso il coito interrotto) sia un peccato grave lo aveva già detto in maniera molto forte Pio XI nella Casti Connubii“Non vi può essere ragione alcuna, sia pure gravissima, che valga a rendere conforme a natura e onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questa conseguenza, operano contro natura e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta...

Essendovi però dei tali che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai nostri giorni, in questa materia, preteso pubblicamente di insegnarne un’altra, la Chiesa cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e di difendere la purità e onestà dei costumi, proclama altamente per mezzo della nostra parola, in segno di sua divina missione, e nuovamente sentenzia: che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per l’umana malizia l’atto sia destituito dalla sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura e coloro che osino commettere tali azioni si rendono rei di colpa grave.

Perciò come vuole la Suprema Autorità nostra e la cura commessaci di tutte le anime, ammoniamo i Sacerdoti che sono applicati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli a sé affidati in punto tanto grave della legge di Dio e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine e ad esse in qualche maniera non si rendano conniventi.
   Che se poi qualche confessore o pastore di anime, che Dio non lo permetta, inducesse in questi errori i fedeli affidati alle sue cure e li confermasse nelle loro convinzioni o approvando o tacendo, sappia di dover rendere conto a Dio Giudice Supremo del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: Sono ciechi e guide di ciechi: e quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso (Mt 15,14)” (CC 20-21; EE 5/503-504).


4. Pio XII nel famoso discorso alle ostetriche (29.X.1951) ha ribadito: “Questa prescrizione è in pieno vigore oggi come ieri, e tale sarà domani e sempre, perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma l’espressione di una legge naturale e divina”.


5. Paolo VI nell’Humanae vitae dice: “Così chi ben riflette dovrà anche riconoscere che un atto di amore reciproco che pregiudichi la disponibilità di trasmettere la vita che Dio creatore di tutte le cose secondo particolari leggi vi ha immesso, è in contraddizione sia con il disegno divino, sia con il volere dell’Autore della vita umana.

Usare di questo dono divino distruggendo, anche solo parzialmente, il suo significato e la sua finalità è contraddire alla natura dell’uomo come a quella della donna e del loro più intimo rapporto, e perciò è contraddire anche al piano di Dio e alla sua santa volontà” (HV 13).

Contraddire la volontà di Dio equivale a commettere un peccato mortale. Si dice mortale proprio per questo: perché fa morire la grazia santificante che crea in una conformità della nostra volontà con quella di Dio.




6. Giovanni Paolo II ha detto che con la contraccezione “gli sposi si attribuiscano un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana.

In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).


7. Trattandosi oggettivamente di un peccato mortale non è mai lecito fare la S. Comunione senza aver premesso la Confessione sacramentale.
   Proprio perché si tratta di peccato mortale Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae rivolgendosi agli sposi aveva detto:

“E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).


Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di puntualizzare la dottrina della Chiesa su una materia così importante.

Ti saluto cordialmente, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo



AMDG et DVM

L'annuncio della nuova era





Abbiate grande fiducia nella potente opera di intercessione e di mediazione della vostra
Mamma Celeste. 

La grande sofferenza che vi attende è per prepararvi alla nascita della nuova
era, che sta per giungere sul mondo. 

Vivete questo nuovo anno nel mio Cuore Immacolato: 
è il rifugio che Io vi ho preparato 
per questi tempi carichi di sofferenze 
per i singoli e per i popoli.

Allora non avrete paura.

La vostra sofferenza aumenterà con l'aumentare della prova che è già incominciata.
MSM: 1.1.1991


AMDG et DVM

lunedì 22 luglio 2019

La corona, di oro o di plastica, conservata come ri­cordo caro o appena acquistata, ci stà in qualunque ta­sca o borsetta.


UN ROSARIO... FA SEMPRE BENE!


La corona, di oro o di plastica, conservata come ri­cordo caro o appena acquistata, ci stà in qualunque ta­sca o borsetta. Possiamo portarla sempre con noi. È an­che un segno di protezione da parte della Madonna, per cui fanno bene coloro che l'appendono nella camera da letto o allo specchietto retrovisore della loro vettura.
Il Rosario potrebbe essere recitato anche senza co­rona, o usando quella specie di anello dentato che chia­mano «rosario basco, o semplicemente contando le Ave Maria con le dita, quando non si potesse fare diversa­mente.

Non ha controindicazioni

Il Rosario può essere recitato in qualunque luogo di questo mondo, purché ci si trovi sereni e si operi nel santo timor di Dio.
Può essere recitato a qualunque ora del giorno e della notte, da qualunque persona, sana o malata, dotta o senza cultura, buonissima o ingolfata nei peccati da cui vor­rebbe liberarsi.
In qualunque situazione spirituale ti trovi: di gioia e di riconoscenza, di paura o di dolore, di entusiasmo, di desolazione o smarrimento, puoi rivolgerti a cuore aperto alla tua Mamma del cielo.
Se una persona malata o stanchissima si addormen­ta, magari dopo poche Ave Maria?
Ebbene, invece di svegliarla io ne proverei invidia; chiedo a Dio la grazia di addormentarmi per l'ultima volta anch'io recitando l'Ave Maria, sì, nell'ora della mia morte. E se una persona, dopo una decina di Ave Maria, ha la sensazione di essere già stanca? Prima va­luti che non si tratti di pigrizia o di una tentazione del Maligno che odia queste preghiere e che ci suggerisce mille altre cose, in se stesse buone. Chi ritiene che si tratti di vera stanchezza, non abbia scrupoli a sospen­dere il Rosario, convinto che la Madonna è la Mamma più indulgente ed è comprensiva delle nostre situazioni concrete.
All'opposto, chi potendolo fare senza mancare ad altri doveri e senza creare noie al prossimo, dopo un bel Ro­sario, ne volesse recitare un secondo, un terzo, ascolti la buona ispirazione, sicuro che non si prega mai abba­stanza, quando si prega con fede.

I Santi insegnano
Su questo punto i Santi ci danno buon esempio. Quanti e quali Rosari recitava ogni giorno l'attivis­simo don Bosco? Ed il santo Curato d'Ars, posto a mo­dello di tutti i parroci? Il Papa di venerata memoria, Gio­vanni XXIII, confidava con tutto candore che trovava ogni giorno il tempo per recitare il Rosario intero, cioè le tre corone.
Di Padre Pio da Pietralcina dicono che recitasse una dozzina di Rosari al giorno. Io non lo so, anche perché non immagino come ne trovasse il tempo nelle sue gior­nate tutte «mangiate dall'Apostolato; ricordo però di averlo visto sempre - tranne quando celebrava la san­ta Messa - con la corona del Rosario in mano. Ora, scendendo a capofitto dalle vette della santità fino alla mia povera vita, rammento che nei giorni di maggiori impegni o di grande sofferenza, il numero dei Rosari lo lasciavo contare all'Angelo Custode.
Non è questione di tempo, miei cari, ma di volontà e di fede!
Dove riuscivano a ricreare le forze morali, e talvol­ta anche fisiche, tanti papà, mamme, preti e suore che vivevano una carità meravigliosa ma estenuante, se non nell'Eucaristia e in tante belle corone di Rosari? Le of­frivano al Signore e alla Mamma del Cielo, camminan­do, lavorando in casa o nei campi e persino in officina, oppure in ginocchio nella solitudine di una chiesa o di una cameretta.

Un «sogno» di don Bosco

Il 20 agosto 1862 erano appena tornati a Valdocco i giovani per le ripetizioni, dopo il breve soggiorno in famiglia cominciato il 28 luglio (gli altri sarebbero tor­nati verso la metà di ottobre), quando don Bosco alla «Buona Notte» prese il tono dei giorni migliori e, pur avendo dinanzi a sé non più di un centinaio di ragazzi, raccontò un sogno che aveva avuto probabilmente la notte del suo dì natalizio, il 16 agosto precedente.
Questa volta non fece alcun preambolo né di ordine precauzionale né di ordine segreto; disse semplicemen­te che aveva avuto un sogno e che lo voleva narrare loro perché, a pensarci bene, gli era parso che avesse un con­tenuto efficace per gli ascoltatori. Prese dunque a dire che, tra la stalla di suo fratello Giuseppe e il portico per i carri, c'era un prato, quello precisamente dove, ai tempi della sua fanciullezza, stendeva la corda e intratteneva i paesani, con giochi di equilibrio e di prestigio. Su quel prato in forte declivio, a un certo punto del sonno era comparso un «personaggio».
Infatti, don Bosco non si stupì della sua presenza, gli fece anzi atto di ossequio e avviò una conversazione che, data l'esperienza del passato, avrebbe potuto con­cludersi con qualche prezioso ammaestramento, se non addirittura con qualche rivelazione di cose. Ma il dia­logo non durò a lungo; anzi, morì subito, dinanzi a un'in­giunzione del personaggio che, dopo avergli fatto os­servare tra l'erba un serpentaccio lungo sette od otto me­tri, gli mise anche tra le mani il capo di una corda con cui avrebbero dovuto immobilizzarlo e ucciderlo.
Don Bosco non se la sentiva di fare il boia in quella circostanza, e lo disse anche al personaggio, che inve­ce insistette e lo costrinse a rimanere sul luogo.
- Se non osi battere - gli disse - tieni solo duro; batterò io e vedrai cosa ne faremo di questa bestiaccia. Infatti cominciò a menar frustate da orbo, flagellan­do il serpente in maniera che, rivoltandosi quello per vendicarsi e liberarsi nello stesso tempo, s'incagliava sempre più, fino a restar preso come nelle maglie di una rete. Dibattendosi, le sue carni volavano all'aria e rica­devano pesantemente sull'erba del prato, che risultò così lordata da tutto quel sangue e popolata da tutti quei brandelli di carne che, tra l'altro, mandavano un fetore in­sopportabile.
Don Bosco, che aveva legato per ordine del perso­naggio misterioso il capo della corda a un albero, tirò un respiro di sollievo, quando di tutto quel mostro non vide impigliato nella rete che uno scheletro immane ma impotente, afflosciato come un sacco svuotato del suo contenuto.
Morto il serpente, quando credeva che tutto fosse finito, don Bosco si sentì invece dire di stare con gli oc­chi bene aperti, perché ora sarebbe succeduta cosa, che avrebbe mandato in estasi il più gran prestigiatore di questo mondo, non diciamo poi un povero prete come lui era.
Quel personaggio prese la corda, ne fece un gomi­tolo che mise in una cassetta, dove la rinchiuse. Tosto la riaprì sotto gli occhi stupiti dei giovani, che intanto erano accorsi.
Che cosa era successo? che la corda si era disposta in maniera da formare le parole: Ave Maria.
- Ma come può essere che la corda si sia cambiata in una scritta così venerata?
- Il motivo è questo - rispose compiaciuto il per­sonaggio, dal momento che era proprio qui che vole­va portare il discorso fin dal principio. - Il motivo è che il serpente raffigura il demonio e la corda l'Ave Maria o piuttosto il santo Rosario, che è una continua­zione di Ave Maria, con la quale, o con le quali, si possono battere, vincere e distruggere tutti i demoni dell'inferno.  (Don Enzo)

AVE MARIA PURISSIMA!

MARIA SS.ma E' SEMPRE VERGINE


La Sindone di Maria Santissima
Il Suo Unico Vero Volto
Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta


La perpetua verginità di Maria nella Signum Magnum di Paolo VI del 1967

Il documento approfondisce la maternità spirituale di Maria e gli altri aspetti del mistero mariano, compreso il culto che la Chiesa le presta e la sua perpetua verginità inquadrata nel servizio amoroso che la Vergine ha prestato al Figlio. Questa maternità verginale è da sempre una verità creduta e professata dalla Chiesa cattolica. Tra le testimonianze il papa cita:
Leone Magno (+461)
Sono citate sia la Lettera a Flaviano che la Lettera a Giulio vescovo. La Lettera a Flaviano è contro l'eresia di Eutiche e parla sia del concepimento che del parto in cui la verginità di Maria rimase prodigiosamente intatta. Il papa rimprovera ad Eutiche di ignorare le affermazioni della Scrittura e del simbolo di fede che recita: "..nato dallo Spirito Santo e da Maria Vergine". Il documento è un atto formale del Pontefice di Roma, inviato al IV Concilio di Calcedonia del 451 e da questo approvato e ritenuto un "simbolo di fede".
Ormida, papa (+523)
La sua lettera all'imperatore Giustiniano per favorire la pace e l'unità di Oriente ed Occidente, afferma anche che il Figlio di Dio nacque senza aprire il seno della madre e senza distruggere la sua verginità. Dio, nascendo, ha operato un concepimento senza seme e un parto senza corruzione.
Pelagio I, papa (+561)
Nella sua Epistola Humani generis ripropone quello che è stato già affermato sulla verginità di Maria. La "Professio fidei" del 556 di questo papa è ancora una nuova conferma della verginità corporale e permanente di Maria.
Canone III del Concilio Lateranense (649)
"Se qualcuno nega che la santa Genitrice di Dio e stata sempre vergine, secondo la dottrina dei santi Padri, e che il nato da Lei è stato concepito senza seme umano dallo Spirito Santo e che Maria rimase inviolata prima, durante e dopo il parto, sia condannato.
Concilio Toledano XVI (693)
Questo Concilio, convocato in seguito alla congiura ordita dal vescovo Sigisberto contro re Egida, redasse un "simbolo di fede" in cui chiaramente viene presentata la dottrina della maternità verginale di Maria: la Madre di Dio concepì vergine, partorì vergine e dopo il parto ottenne il pudore dell'incorruzione. Per questo crediamo che il Figlio di Dio è nato veramente da Maria Vergine.
I Santi Padri
Portano una testimonianza di ordine teologico: la verginità nel parto e dopo il parto conveniva a Colei che era stata innalzata alla dignità incomparabile della divina maternità.
Il papa adotta anche un "principio di convenienza" che non fonda il discorso della fede, come si faceva prima del Concilio, ma dimostra la liceità di un assunto teologico: era conveniente che Dio purezza assoluta, infinita, non fosse circondato che da un perenne alone di liliale purezza.

La Semprevergine Maria nella Professio Fidei di Paolo VI del 1968


Il 30 giugno 1968 Paolo VI pronunciò a nome di tutti i vescovi e i fedeli della Chiesa Cattolica la sua solenne "Professio Fidei" in qualità di pastore universale della Chiesa. Negli articoli 14 e 15 ripropone i temi della dottrina mariana e, sulla verginità di Maria afferma: "crediamo che la beata Maria, che semprevergine rimase, fu madre del Verbo Incarnato, il Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo". La formula che sembra stringata, non è in realtà nuova ma appartiene fin dal Sinodo di Milano del 393 alla tradizionale glossario mariologico della Chiesa. 
La "Professio Fidei" ha una grande importanza per questi motivi:
- Il papa rispose con la formula della "Professio Fidei" alle contestazioni e agli atteggiamenti anarchici e contestatari nei confronti del deposito della fede all'indomani del Concilio Ecumenico;
- Il papa diede alla "Professio Fidei" tutto il peso della sua autorità. Pur appartenendo al Magistero ordinario della Chiesa, fu espressa in maniera particolarmente solenne e impegnativa perché richiama tutte le verità che devono essere accettate come imprescindibili per chi vuole appartenere alla comunità cattolica.

La verginità di Maria nel discorso di Giovanni Paolo II a Capua del 1992


Il 24 maggio 1992, al termine delle giornate commemorative del Sinodo plenario di Capua del 392, il papa pronunciò questo discorso sulla verginità perpetua di Maria che si compone di 12 corpose proposizioni che approfondiscono sotto il profilo metodologico, ermenuetico, teologico e pastorale il dogma della verginità.
Metodologia ed ermeneutica del dogma
Il punto di partenza della verginità feconda di Maria è il mistero e l'evento del Verbo Incarnato. Tutti gli aspetti personalogico, biblico, antropologico, culturale, dogmatico di Maria, vanno fondati e compresi nel e con il mistero di Cristo - Dio. Anche la verginità di Maria è, prima di tutto, un tema cristologico. La domanda su di essa e la risposta hanno permesso e permettono di rispondere alla domanda riguardante l'identità umano - divina e la funzione messianico - soteriologica di Gesù. La verginità di Maria è un'esigenza scaturita dalla trascendente identità e dignità del Figlio di Dio. Essa è perciò un "dono" in funzione di Cristo che esprime l'iniziativa e la munificenza di Dio, un dono che Maria accetta e che le permetterà di dedicarsi esclusivamente a Cristo. Il papa esorta i teologi ad accostarsi a questo mistero con senso di venerazione essendo esso frutto dell'agire santo di Dio. In tutta la Tradizione il parto verginale è un evento storico - salvifico che suscita stupore, ammirazione e lode. L'atteggiamento pieno di fede del teologo non significa però la rinuncia ad approfondire i dati della rivelazione e di scoprire l'armonia che regna tra i vari dati. Scrutare ogni cosa, anche le profondità di Dio, fa parte della tradizione teologica cattolica.
Natale - Pasqua: un nesso intrinseco
Nel numero 5 il papa invita a considerare il nesso profondo, già intuito dai Padri, tra la generazione di Cristo "ex intacta virgine" e la sua resurrezione "ex intacto sepulcro". I Padri pur ammettendo accenti diversi sulla concezione verginale o sulla nascita verginale e sulla perpetua verginità di Maria, tutti concordi testimoniano però che esiste un nesso intrinseco tra i due eventi che corrispondono ad un preciso piano di Dio. L'approfondimento patristico e quello esegetico - scientifico ha anche evidenziato un ulteriore rapporto tra le "fasce del presepio" e le "bende del sepolcro", come dimostrano le autorevoli testimonianze di S. Efrem, Gregorio Nazianzeno , Massimo di Torino ed altri. Anche la Liturgia romana e quella mozambicana celebrano il Natale guardando sempre alla Pasqua e viceversa, riconoscendo in Maria la testimone eccezionale dell'identità tra i bambino nato dalla sua carne e il Crocifisso rinato dal sepolcro sigillato.
Fatto e significato dell'evento
Dal n. 6 al 9 il papa illustra il fatto e il significato della perpetua verginità di Maria, sollecitando i teologi a mantenere un indispensabile senso di equilibrio tra l'affermazione del fatto e l'illustrazione del suo significato che, non di rado, vengono stravolti o minimizzati nel loro spessore reale e simbolico. La Chiesa ribadisce con chiarezza:
- il concepimento verginale di Cristo da Maria;
- il parto vero e verginale di Maria quale veneto storico - salvifico per cui conservò l'integrità della sua carne;
- il permanere perpetuo e totale della sua verginità.
Il teologo ha il compito di:
- approfondire con rigore critico i dati e i contenuti del dato di fede;
- esporre in modo organico il messaggio e decifrare cosa Dio ha voluto dire attraverso la verginità di Maria;
- leggere la Tradizione e la Scrittura nelle sue espressioni dirette, implicite e simboliche, anche alla luce dell'interessante testimonianza ebraica che canta il desiderio e la speranza di Israele di divenire la sposa santa, pura e fedele di Jahwè, la comunità escatologica dove " non si ode più il lamento del dolore del parto, né i canti funebri della morte".
Presentazione integra e corretta
Nei numeri 10 e 11 il papa raccomanda ai teologi di presentare in maniera integra e corretta la dottrina sulla verginale maternità di Maria. Questo comporta:
- non svilire nei suoi contenuti e significati l'evento storico - salvifico della nascita verginale del Verbo che ha richiesto la verginità del cuore e quella della carne di Maria;
- evitare posizioni unilaterali, esagerazioni e distorsioni che inficiano i fatti, il contenuto e il simbolismo della perpetua verginità di Maria; 
- riconoscere che la dottrina espressa dalla Chiesa non è un dato marginale della fede, ma riguarda il mistero di Cristo e della Chiesa nella sua totalità.
Considerazioni finali sul discorso di Capua
I teologi hanno il compito di aiutare la cultura contemporanea a comprendere il valore evangelico insito nella verginità cristiana.. Approfittando del XVI centenario di Capua, il papa ha riproposto al popolo cristiano la dottrina cattolica sulla perpetua verginità di Maria con un discorso magisteriale importante dato che offre ai teologi spunti metodologici di ordine ermeneutico e teologico per l'approfondimento con la ragione illuminata dalla fede il significato della verginità di Maria.

IL PARTO VERGINALE DEL FIGLIO DI DIO NEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA


Il Catechismo afferma che ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria, si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo; quanto insegna su Maria, illumina a sua volta la sua fede in Cristo. Tutto l'insegnamento su Maria è basato sull'insegnamento costante della Chiesa, a partire dalla Bibbia, fino all'enciclica Redentoris Mater di Giovanni Paolo II del 1987. Il tema della verginità è proposto al Cap. II, pag. 2, con sobrietà: "concepito per opera dello Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria", formula che, secondo il Catechismo, appartiene fin dalle prime formulazioni della fede alla confessione della Chiesa che ha anche affermato l'aspetto corporeo di tale avvenimento. L'approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a professare la verginità reale e perpetua di Maria, anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. La stessa liturgia della Chiesa celebra Maria come la Semprevergine. La maternità verginale, non è vista come un evento isolato, ma in connessione con le ragioni volute e attuate da Dio in Cristo per cui anche la verginità rientra nel progetto salvifico di Dio perché manifesta l'iniziativa assoluta di Dio, inaugura la nuova nascita dei figli di adozione nello Spirito, è segno della fede perfetta di Maria che pienamente si dona a Dio, è figura della perfetta realizzazione della Chiesa anch'essa vergine e Madre nel suo donare Cristo e mantenere integro e fecondo il deposito ricevuto dal Signore.

Conclusione


Il Magistero, partendo dalla Scrittura, ha progressivamente approfondito e confessato il mistero della maternità verginale di Maria, affermato fin dai primordi del Cristianesimo. La storia della Chiesa dimostra l'incessante difesa e riproposizione del "natus ex virgine". Ritenere Maria vergine e madre, è un'esigenza derivante dalla natura trascendente di Cristo e rimanda ad un dono e ad un disegno divino che deve essere accolto e accettato con senso di venerazione, stupore, ammirazione e lode


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L'incarnazione verginale nel dibattito teologico contemporaneo: tra le molteplici opinioni sottolineo quella del 

Sacerdote Teologo Ignace de la Potterie

E' uno dei più convinti assertori del concepimento e della nascita verginale di Cristo. Per prima cosa l'esegeta fiammingo contesta l'asserto di coloro che affermano essere l'assunto del parto verginale solo frutto dello sviluppo dogmatico della Chiesa. Secondo la sua esegesi minuziosa, non solo san Luca ma anche san Giovanni ritiene verginale il parto di Maria, mostrando quale sia il significato concreto dato dai due evangelisti all'evento nel contesto dell'incarnazione redentrice.



SAN LUCA 1,13


De la Potterie propone una nuova traduzione e interpretazione che è il recupero di un'esegesi patristica e dottrinale caduta in oblìo legata al termine "santo" riferito a Cristo, Figlio di Dio. Questa già antica interpretazione legge Luca così: "..ideoque et quod nascetur sanctum, vocabitur Filius Dei" e cioè: "ciò che nacserà (in modo) santo sarà chiamato Figlio di Dio". Quindi l'evangelista precisa così il modo di come avverrà questa nascita e questo è conseguenziale a quello che prima lo stesso evangelista aveva affermato e cioè la concezione verginale per opera dello Spirito Santo: alla santità della concezione, corrisponderà la santità della nascita; concezione verginale e parto verginale sono solo un unico effetto della venuta dello Spirito su Maria.



SAN GIOVANNI 1,13

Qui l'autore, collegando Giovanni a Luca traduce in questo modo il passo giovanneo del prologo: "non da sangui, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio (egli) è stato generato". Il plurale di "sangui" è da collegarsi alla legislazione mosaica sulla purificazione della donna al momento del parto o della mestruazione. 

La tradizione biblico - giudaica usava spesso il plurale "sangui" per affermare la perdita del siero biologico da parte della donna in queste circostanze. La negazione di Giovanni "non da sangui", starebbe perciò ad indicare non solo il concepimento, ma anche il parto verginale. 
Secondo l'autore il "non da sangui", dunque, indica, nel contesto della legge sulla purificazione, che Gesù nascendo, non ha causato effusioni di sangue in sua madre e quindi lei, non avendo avuto nessuna perdita di sangue, non si sarebbe dovuta sottoporre alla purificazione. 
Ci sarebbe qui un indizio scritturistico della verginità in partu di Maria
Con questo gli evangelisti hanno anche voluto insegnare che il nato da Maria è, attraverso l'incorrotta maternità della madre, il restauratore della incorruzione originale ed è di origine divina.





domenica 21 luglio 2019

I MIEI MESSAGGI

Risultati immagini per Santuario di Castelmonte (Udine)

Santuario di Castelmonte (Udine), 9 novembre 1984. 
(Durante la Concelebrazione, subito dopo il Vangelo).


I miei messaggi.


«Figli prediletti, oggi siete saliti ancora quassù, nel mio Santuario, davanti a questa mia
Immagine così venerata, perché è segno di una mia particolarissima presenza fra voi.

Siete venuti qui per invocare la mia protezione sulla Chiesa, sul mondo, su tutto il Movimento
Sacerdotale Mariano, sparso in ogni parte.

Quanto gradisco la Santa Messa che celebrate in mio onore!

Con voi voglio spiritualmente presenti i figli prediletti del mio Movimento di tutti i cinque
continenti, perché ormai i miei tempi sono giunti.

In questi anni, come Mamma, vi ho formato attraverso i miei messaggi. Sono tante parole di
Sapienza, che ho fatto scendere dal mio Cuore Immacolato per formarvi al mio disegno.

I miei messaggi tracciano anzitutto una strada semplice, luminosa che Io vi ho indicato e che
voi dovete percorrere, ogni giorno, per vivere la consacrazione che mi avete fatto, per
crescere nel mio amore e nella vita con Me, per essere sempre più maturi e preparati a
svolgere il compito che vi ho indicato.

Se alcuni di voi, dopo essersi a Me consacrati, si sono fermati, è perché non hanno più
ascoltato, meditato e vissuto i miei messaggi.

Oh, dopo il mio trionfo, essi saranno luce per tutta la Chiesa; allora si capirà quanto Io ho
fatto in questi anni per voi!

Meditate i miei messaggi, viveteli.

Se vivete quanto vi ho indicato e percorrete la strada che vi ho tracciato, camminerete sicuri
sulla via della consacrazione che mi avete fatto e realizzerete il grande disegno del trionfo
del mio Cuore Immacolato. Altrimenti sarete fermati dai dubbi, dallo scoraggiamento, dalle
difficoltà, dall'opposizione che trovate. Vi fermerete e non sarete pronti ad adempiere
quanto Io ho disposto per voi e che, oggi, è così necessario per la salvezza del mondo ed il
rinnovamento della Chiesa, di cui sono Mamma.

In questi messaggi vi svelo anche il mio disegno nella sua silenziosa preparazione, nella sua
dolorosa attuazione e nel suo vittorioso compimento.

Ormai voi state per giungere al termine più doloroso e sanguinoso della purificazione, che si
svolgerà in questi anni, prima del grande trionfo del mio Cuore Immacolato nell'avvento a voi
del Regno glorioso di Gesù.


È un disegno che abbraccia questo secolo.

Nel 1917 a Fatima Io l'ho anticipato, quasi come annuncio profetico, nel momento in cui
appariva evidente la grande lotta fra la Donna vestita di sole ed il Dragone rosso, che sarebbe
durata tutto il secolo, come sfida superba a Dio da parte del mio Avversario, nella sicurezza
di riuscire a distruggere la Chiesa e di portare tutta l'umanità ad un universale rifiuto di Dio.

Il Signore gli ha concesso questo spazio di tempo, perché alla fine la superbia del Dragone
rosso sarà stroncata e vinta dall'umiltà, dalla piccolezza e dalla forza della vostra Mamma
Celeste, la Donna vestita di sole, che ora raccoglie tutti i suoi piccoli bambini nel suo esercito
schierato a battaglia.



Ora che giungete agli anni più dolorosi e più sanguinosi di questa grande lotta, Io
personalmente sono intervenuta a formarmi la mia schiera attraverso il Movimento
Sacerdotale Mariano, che è Opera mia. Per questo ho scelto come mio strumento un figlio fra
i più deboli, umanamente il più sprovveduto e l'ho portato in ogni parte del mondo per
dimostrare a tutti che quello che sta avvenendo è solo per un mio personale e straordinario
intervento.

Pertanto non temere, figlio, delle difficoltà che incontri quando ti pare che qualche strumento
da Me scelto, ingannato da Satana, non vuole più rispondere al mio disegno. Abbi fiducia in Me:
Io solo sono la Condottiera della mia schiera; Io solo sono Mamma e Regina del mio Movimento.
Io adopero gli strumenti che mi rispondono; ne scelgo degli altri, quando quelli da Me scelti
non mi rispondono più.

Io stessa ogni giorno conduco avanti questa Opera per la grande battaglia che stiamo
combattendo. (...)

SALUS NOSTRA IN MANU TUA EST, O MARIA!
RESPICE NOS TANTUM ET LAETI SERVIEMUS REGI DOMINO!