giovedì 30 agosto 2018

IL BENE VINCERA' - Mons. Viganò


TESTIMONIANZA di Mons. Carlo Maria Viganò 

(TESTO INTEGRALE)


TESTIMONIANZA

di Mons. Carlo Maria Viganò
Arciv. tit. di Ulpiana
Nunzio Apostolico

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In questo tragico momento che sta attraversando la Chiesa in varie parti del mondo, Stati Uniti, Cile, Honduras, Australia, ecc., gravissima è la responsabilità dei Vescovi. Penso in particolare agli Stati Uniti d’America dove fui inviato come Nunzio Apostolico da papa Benedetto XVI il 19 ottobre 2011, memoria dei Primi Martiri dell’America Settentrionale. I Vescovi degli Stati Uniti sono chiamati, ed io con loro, a seguire l’esempio di questi primi martiri che portarono il Vangelo nelle terre d’America, ad essere testimoni credibili dell’incommensurabile amore di Cristo, Via, Verità e Vita.

BENEDETTO XVI

Vescovi e sacerdoti, abusando della loro autorità, hanno commesso crimini orrendi a danno di loro fedeli, minori, vittime innocenti, giovani uomini desiderosi di offrire la loro vita alla Chiesa, o non hanno impedito con il loro silenzio che tali crimini continuassero ad essere perpetrati.
Per restituire la bellezza della santità al volto della Sposa di Cristo, tremendamente sfigurato da tanti abominevoli delitti, se vogliamo veramente liberare la Chiesa dalla fetida palude in cui è caduta, dobbiamo avere il coraggio di abbattere la cultura del segreto e confessare pubblicamente le verità che abbiamo tenuto nascoste. Occorre abbattere l’omertà con cui vescovi e sacerdoti hanno protetto loro stessi a danno dei loro fedeli, omertà che agli occhi del mondo rischia di far apparire la Chiesa come una setta, omertà non tanto dissimile da quella che vige nella mafia“Tutto quello che avete detto nelle tenebre… sarà proclamato sui tetti” (Lc. 12:3).
Avevo sempre creduto e sperato che la gerarchia della Chiesa potesse trovare in se stessa le risorse spirituali e la forza per far emergere la verità, per emendarsi e rinnovarsi. Per questo motivo, anche se più volte sollecitato, avevo sempre evitato di fare dichiarazioni ai mezzi di comunicazione, anche quando sarebbe stato mio diritto farlo per difendermi dalle calunnie pubblicate sul mio conto anche da alti prelati della Curia romana. Ma ora che la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchica della Chiesa la mia coscienza mi impone di rivelare quelle verità che con relazione al caso tristissimo dell’arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick sono venuto a conoscenza nel corso degli incarichi che mi furono affidati, da S. Giovanni Paolo II come Delegato per le Rappresentanze Pontificie dal 1998 al 2009 e da Papa Benedetto XVI come Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America dal 19 ottobre 2011 a fine maggio 2016.

Parrebbe un sereno vecchietto, ed invece – stando alla Testimonianza di Mons. Viganò- don Theodore Edgar McCarrick, 88 anni,  ne ha combinate di gravi, gravissime. Con le coperture, altrettanto gravi, di sacerdoti, vescovi e cardinali. Incluso B.
Come Delegato per le Rappresentanze Pontificie nella Segreteria di Stato, le mie competenze non erano limitate alle Nunziature Apostoliche, ma comprendevano anche il personale della Curia romana (assunzioni, promozioni, processi informativi su candidati all’episcopato, ecc.) e l’esame di casi delicati, anche di cardinali e vescovi, che venivano affidati al Delegato dal Cardinale Segretario di Stato o dal Sostituto della Segreteria di Stato.
Per dissipare sospetti insinuati in alcuni articoli recenti, dirò subito che i Nunzi Apostolici negli Stati Uniti, Gabriel Montalvo e Pietro Sambi, ambedue deceduti prematuramente, non mancarono di informare immediatamente la Santa Sede non appena ebbero notizia dei comportamenti gravemente immorali con seminaristi e sacerdoti dell’arcivescovo McCarrick.
Anzi, la lettera del P. Boniface Ramsey, O.P. del 22 novembre 2000, secondo quanto scrisse il Nunzio Pietro Sambi, fu da lui scritta a richiesta del compianto Nunzio Montalvo. In essa P. Ramsey, che era stato professore nel Seminario diocesano di Newark dalla fine degli anni ’80 fino al 1996, afferma che era voce ricorrente in seminario che l’arcivescovo shared his bed with seminarians, invitandone cinque alla volta a passare il fine settimana con lui nella sua casa al mare. Ed aggiungeva di conoscere un certo numero di seminaristi, di cui alcuni furono poi ordinati sacerdoti per l’arcidiocesi di Newark, che erano stati invitati a detta casa al mare ed avevano condiviso il letto con l’arcivescovo. [Theodore McCarrick]
PADRE BONIFACE RAMSEY OP
Il Domenicano padre Boniface Ramsey ha insegnato nel Seminario di Newark. Egli fin dal 2000, in una lettera, denunciò le pratiche omosessuali: dalla fine degli anni ’80 fino al 1996, afferma padre Ramsey,  era voce ricorrente in seminario che l’arcivescovo “shared his bed with seminarians”, invitandone cinque alla volta a passare il fine settimana con lui nella sua casa al mare.
L’ufficio che allora ricoprivo non fu portato a conoscenza di alcun provvedimento preso dalla Santa Sede dopo quella denuncia del Nunzio Montalvo alla fine del 2000, quando Segretario di Stato era il Card. Angelo Sodano.
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Cardinale Angelo Sodano, già Segretario di Stato
Parimenti, il Nunzio Sambi trasmise al Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertoneuna Memoria di accusa contro McCarrick da parte del sacerdote Gregory Littletondella diocesi di Charlotte, ridotto allo stato laicale per violazione di minori, assieme a due documenti dello stesso Littleton, in cui raccontava la sua triste storia di abusi sessuali da parte dell’allora arcivescovo di Newark e di diversi altri preti e seminaristi.
Il Nunzio aggiungeva che il Littleton aveva già inoltrato questa sua Memoria a circa una ventina di persone, fra autorità giudiziarie civili ed ecclesiastiche, di polizia ed avvocati, fin dal giugno 2006, e che era quindi molto probabile che la notizia venisse presto resa pubblica. Egli sollecitava pertanto un pronto intervento della Santa Sede.
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Il Seminario diocesano di Newark “Redemptoris Mater”. E’ stato “teatro” di orribili atti, come ad esempio quelli raccontati dall’allora Sacerdote Gregory Littleton, poi ridotto allo stato laicale.  Littleton scrisse di questi abusi.
Nel redigere l’Appunto su questi documenti che come Delegato per le RR.PP. mi furono affidati il 6 dicembre 2006, scrissi per i miei superiori, il Card. Tarcisio Bertone e il Sostituto Leonardo Sandri, che i fatti attribuiti a McCarrick dal Littleton erano di tale gravità e nefandezza da provocare nel lettore sconcerto, senso di disgusto, profonda pena e amarezza e che essi configuravano i crimini di adescamento, sollecitazione ad atti turpi di seminaristi e sacerdoti, ripetuti e simultaneamente con più persone, dileggio di un giovane seminarista che cercava di resistere alle seduzioni dell’arcivescovo alla presenza di altri due sacerdoti, assoluzione del complice in atti turpi, celebrazione sacrilega dell’Eucaristia con i medesimi sacerdoti dopo aver commesso tali atti.
In quel mio Appunto che consegnai quello stesso 6 dicembre 2006 al mio diretto superiore, il Sostituto Leonardo Sandri, proponevo ai miei superiori le seguenti considerazioni e linea d’azione:
  • Premesso che a tanti scandali nella Chiesa negli Stati Uniti, sembrava che se ne stesse per aggiungere uno di particolare gravità che riguardava un cardinale;
  • e che in via di diritto, trattandosi di un cardinale, in base al can. 1405 § 1, n. 2˚, “ipsius Romani Pontificis dumtaxat ius est iudicandi”;
  • proponevo che venisse preso nei confronti del cardinale un provvedimento esemplare che potesse avere una funzione medicinale, per prevenire futuri abusi nei confronti di vittime innocenti e lenire il gravissimo scandalo per i fedeli, che nonostante tutto continuavano ad amare e credere nella Chiesa.
Aggiungevo che sarebbe stato salutare che per una volta l’Autorità ecclesiastica avesse ad intervenire prima di quella civile e se possibile prima che lo scandalo fosse scoppiato sulla stampa. Ciò avrebbe potuto restituire un po’ di dignità ad una Chiesa così provata ed umiliata per tanti abominevoli comportamenti da parte di alcuni pastori.
In tal caso, l’Autorità civile non si sarebbe trovata più a dover giudicare un cardinale, ma un pastore verso cui la Chiesa aveva già preso opportuni provvedimenti, per impedire che il cardinale abusando della sua autorità continuasse a distruggere vittime innocenti.
Quel mio Appunto del 6 dicembre 2006 fu trattenuto dai miei superiori e mai mi fu restituito con un’eventuale decisione superiore al riguardo.
Successivamente, intorno al 21-23 aprile 2008, fu pubblicato in internet nel sito richardsipe.com lo Statement for Pope Benedict XVI about the pattern of sexual abuse crisis in the United Statesdi Richard Sipe. Esso fu trasmesso il 24 aprile dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Card. William Levada, al Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, e fu a me consegnato un mese dopo, il successivo 24 maggio 2008.
Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone
Cardinale Tarcisio Bertone  già Segretario di Stato
Il giorno seguente consegnavo al nuovo Sostituto Fernando Filoni il mio Appunto, comprensivo del mio precedente del 6 dicembre 2006. In esso facevo una sintesi del documento di Richard Sipe, che terminava con questo rispettoso ed accorato appello a Papa Benedetto XVI: “I approach Your Holiness with due reverence, but with the same intensity that motivated Peter Damian to lay out before your predecessor, Pope Leo IX, a description of the condition of the clergy during his time. The problems he spoke of are similar and as great now in the United States as they were then in Rome. If Your Holiness requests I will submit to you personally documentation of that about which I have spoken”.
Terminavo questo mio Appunto ripetendo ai miei superioriche ritenevo si dovesse intervenire quanto prima togliendo il cappello cardinalizio al Card. McCarrick e che gli fossero inflitte le sanzioni stabilite dal codice di diritto canonico, le quali prevedono anche la riduzione allo stato laicale.
Anche questo secondo mio Appunto non fu mai restituito all’Ufficio del Personale e grande era il mio sconcerto nei confronti dei superiori per l’inconcepibile assenza di ogni provvedimento nei confronti del cardinale e per il perdurare della mancanza di ogni comunicazione nei miei riguardi fin da quel mio primo Appunto del dicembre 2006.
Ma finalmente seppi con certezza, tramite il Card. Giovanni Battista Re, allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, che il coraggioso e meritevole Statement di Richard Sipe aveva avuto il risultato auspicato. Papa Benedetto aveva comminato al Card. McCarrick sanzioni simili a quelle ora inflettigli da Papa Francesco: il cardinale doveva lasciare il seminario in cui abitava, gli veniva proibito di celebrare in pubblico, di partecipare a pubbliche riunioni, di dare conferenze, di viaggiare, con obbligo di dedicarsi ad una vita di preghiera e di penitenza.
Non mi è noto quando papa Benedetto abbia preso nei confronti di McCarrick questi provvedimenti, se nel 2009 o nel 2010, perché nel frattempo ero stato trasferito al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, così come non mi è dato sapere chi sia stato responsabile di questo incredibile ritardo.
Non credo certo papa Benedetto, il quale da Cardinale aveva già più volte denunciato la corruzione presente nella Chiesa, e nei primi mesi del suo pontificato (CLICCA QUI) aveva preso ferma posizione contro l’ammissione in seminario di giovani con profonde tendenze omosessuali. Ritengo che ciò fosse dovuto all’allora primo collaboratore del papa, Card. Tarcisio Bertone, notoriamente favorevole a promuovere omosessuali in posti di responsabilità, solito a gestire le informazioni che riteneva opportuno far pervenire al papa.
In ogni caso, quello che è certo è che papa Benedetto inflisse a McCarrick le suddette sanzioni canoniche e che esse gli furono comunicate dal Nunzio Apostolico negli Stati Uniti Pietro Sambi. 
Mons. Jean-François Lantheaume, allora primo Consigliere della Nunziatura a Washington e Chargé d’Affaires a.i. dopo la morte inaspettata del Nunzio Sambi a Baltimora, mi riferì quando giunsi a Washington – ed egli è pronto a darne testimonianza – di un colloquio burrascoso, di oltre un’ora, del Nunzio Sambi con il Card. McCarrick convocato in Nunziatura: la voce del Nunzio – mi disse Mons. Lantheaume – si sentiva fin nel corridoio.”
Le medesime disposizioni di papa Benedetto furono poi comunicate anche a me dal nuovo Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Card. Marc Ouellet, nel novembre 2011 in un colloquio prima della mia partenza per Washington fra le istruzioni della medesima Congregazione al nuovo nunzio.
A mia volta le ribadii al Card. McCarrick al mio primo incontro con lui in Nunziatura. Il cardinale, farfugliando in modo appena comprensibile, ammise di aver forse commesso l’errore di aver dormito nello stesso letto con qualche seminarista nella sua casa al mare, ma me lo disse come se ciò non avesse alcuna importanza.
I fedeli si chiedono insistentemente come sia stata possibile la sua nomina a Washington e a cardinale ed hanno pieno diritto di sapere chi era a conoscenza, chi ha coperto i suoi gravi misfatti. È perciò mio dovere rendere noto quanto so al riguardo, incominciando dalla Curia Romana.
Il Card. Angelo Sodano è stato Segretario di Stato fino al settembre 2006: ogni informazione perveniva a lui. Nel novembre 2000 il Nunzio Montalvo inviò a lui il suo rapporto trasmettendogli la già citata lettera di P. Boniface Ramsey in cui denunciava i gravi abusi commessi da McCarrick.
È noto che Sodano cercò di coprire fino all’ultimo lo scandalo del P. Maciel, rimosse persino il Nunzio a Città del Messico Justo Mullor che si rifiutava di essere complice delle sue manovre di copertura di Maciel ed al suo posto nominò Sandri, allora Nunzio in Venezuela, ben disposto invece a collaborare.
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Cardinale Leonardo Sandri  “ben disposto ad essere complice di Sodano nelle sue manovre di copertura di Padre Marcel Maciel”
Sodano giunse anche a far fare un comunicato alla sala stampa vaticana in cui si affermava il falso, che cioè Papa Benedetto aveva deciso che il caso Maciel doveva ormai considerarsi chiuso. Benedetto reagì, nonostante la strenua difesa da parte di Sodano, e Maciel, fu giudicato colpevole e irrevocabilmente condannato.
Fu la nomina a Washington e a cardinale di McCarrick opera di Sodano, quando Giovanni Paolo II era già molto malato? Non ci è dato saperlo. È però lecito pensarlo, ma non credo che sia stato il solo responsabile. McCarrick andava con molta frequenza a Roma e si era fatto amici dappertutto, a tutti i livelli della Curia.
Se Sodano aveva protetto Maciel, come appare sicuro – non si vede perché non lo avrebbe fatto per McCarrick, che a detta di molti aveva i mezzi anche finanziari per influenzare le decisioniAlla sua nomina a Washington si era invece opposto l’allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Card. Giovanni Battista Re. Alla Nunziatura di Washington c’è un biglietto, scritto di suo pugno, in cui il Card. Re si dissocia da detta nomina e afferma che McCarrick era il 14mo nella lista per la provvista di Washington.
Al Card. Tarcisio Bertone, come Segretario di Stato, fu indirizzato il rapporto del Nunzio Sambi, con tutti gli allegati, e a lui furono presumibilmente consegnati dal Sostituto i miei due sopra citati Appunti del 6 dicembre 2006 e del 25 maggio 2008. Come già accennato, il cardinale non aveva difficoltà a presentare insistentemente per l’episcopato candidati notoriamente omosessuali attivi – cito solo il noto caso di Vincenzo di Mauro, nominato Arcivescovo-Vescovo di Vigevano, poi rimosso perché insidiava i suoi seminaristi – e a filtrare e manipolare le informazioni che faceva pervenire a papa Benedetto.
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Mons. Vincenzo Di Mauro, “rimosso perché insidiava i suoi seminaristi”
Il Card. Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato, si è reso anch’egli complice di aver coperto i misfatti di McCarrick, il quale dopo l’elezione di papa Francesco si vantava apertamente dei suoi viaggi e missioni in vari continenti. Nell’aprile 2014 il Washington Times aveva riferito in prima pagina di un viaggio di McCarrick nella Repubblica Centroafricana, per giunta a nome del Dipartimento di Stato. Come Nunzio a Washington, scrissi perciò al Card. Parolin chiedendogli se erano ancora valide le sanzioni comminate a McCarrick da papa BenedettoÇa va sans dire che la mia lettera non ebbe mai alcuna risposta!
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Lo stesso si dica per il Card. William Levada, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e per i Cardinali Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Lorenzo Baldisseri, già Segretario della medesima Congregazione per i Vescovi, e l’Arcivescovo Ilson de Jesus Montanari, attuale Segretario della medesima Congregazione. Essi in ragione del loro ufficio erano al corrente delle sanzioni imposte da papa Benedetto a McCarrick.
Cardinali Leonardo Sandri, Fernado Filoni e Angelo Becciu, come Sostituti della Segreteria di Stato, hanno saputo in tutti i particolari la situazione del Card. McCarrick.
Così pure non potevano non sapere i Cardinali Giovanni Lajolo e Dominique Mamberti, che come Segretari per i Rapporti con gli Stati, partecipavano più volte alla settimana a riunioni collegiali con il Segretario di Stato.
Paglia arcobaleno
Per quanto riguarda la Curia Romana per ora mi fermo qui, anche se sono ben noti i nomi di altri prelati in Vaticano, anche molto vicini a papa Francesco, come il Card. Francesco Coccopalmerio e l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, che appartengono alla corrente filo omossessuale favorevole a sovvertire la dottrina cattolica a riguardo dell’omosessualità, corrente già denunciata fin dal 1986 dal Card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Alla medesima corrente, seppur con una ideologia diversa, appartengono anche i Cardinali Edwin Frederick O’Brien e Renato Raffaele Martino. Altri poi, appartenenti a detta corrente, risiedono persino alla Domus Sanctae Marthae.
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Vengo ora agli Stati Uniti. Ovviamente, il primo ad essere stato informato dei provvedimenti presi da papa Benedetto fu il successore di McCarrick alla sede di Washington, il Card. Donald Wuerl, la cui situazione è ora del tutto compromessa dalle recenti rivelazioni sul suo comportamento come vescovo di Pittsburgh.
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È assolutamente impensabile che il Nunzio Sambi, persona altamente responsabile, leale, diretto ed esplicito nel suo modo di essere da vero romagnolo, non gliene abbia parlato. In ogni caso, io stesso venni in più occasioni sull’argomento con il Card. Wuerl, e non ci fu certo bisogno che entrassi in particolari perché mi fu subito evidente che ne era pienamente al corrente.
Ricordo poi in particolare il fatto che dovetti richiamare la sua attenzione perché mi accorsi che in una pubblicazione dell’arcidiocesi, sulla copertina posteriore a colori, veniva annunciato un invito ai giovani che ritenevano di avere la vocazione al sacerdozio ad un incontro con il Card. McCarrick. Telefonai subito al Card. Wuerl, che mi manifestò la sua meraviglia, dicendomi che non sapeva nulla di quell’annuncio e che avrebbe provveduto ad annullare detto incontro. Se come ora continua ad affermare non sapeva nulla degli abusi commessi da McCarrick e dei provvedimenti presi da papa Benedetto come si spiega la sua risposta?
Le sue recenti dichiarazioni in cui afferma di non aver nulla saputo, anche se all’inizio furbescamente riferite ai risarcimenti alle due vittime, sono assolutamente risibili. Il cardinale mente spudoratamente e per di più induce a mentire anche il suo Cancelliere, Mons. Antonicelli.
Del resto già in altra occasione il Card. Wuerl aveva chiaramente mentito. A seguito di un evento moralmente inaccettabile autorizzato dalle autorità accademiche della Georgetown University, avevo richiamato l’attenzione del suo Presidente Dr. John DeGioia, indirizzandogli due successive lettere. Prima di inoltrarle al destinatario, per correttezza, ne consegnai personalmente copia al cardinale con una mia lettera di accompagnamento. Il cardinale mi disse che non ne era al corrente. Si guardò bene però di accusare ricevimento delle mie due lettere, contrariamente a quanto puntualmente era solito fare. Poi seppi che detto evento alla Georgetown aveva avuto luogo da sette anni. Ma il cardinale non ne sapeva nulla!
Il Card. Wuerl inoltre, ben sapendo dei continui abusi commessi dal Card. McCarrick e delle sanzioni impostegli da papa Benedetto, trasgredendo l’ordine del papagli permise di risiedere in un seminario in Washington D.C. Mise così a rischio altri seminaristi.
Il Vescovo Paul Bootkoski, emerito di Metuchen, e l’Arcivescovo John Myers, emerito di Newark, coprirono gli abusi commessi da McCarrick nelle loro rispettive diocesi e risarcirono due delle sue vittime. Non possono negarlo e devono essere interrogati perché rivelino ogni circostanza e responsabilità al riguardo.
Il Card. Kevin Farrell, intervistato recentemente dai media, ha anch’egli affermato di non avere avuto il minimo sentore degli abusi commessi da McCarrick. Tenuto conto del suo curriculum a Washington, a Dallas e ora a Roma, credo che nessuno possa onestamente credergli. Non so se gli sia mai stato chiesto se sapeva dei crimini di Maciel. Se dovesse negarlo, qualcuno forse gli crederebbe atteso che egli ha occupato compiti di responsabilità come membro dei Legionari di Cristo?
Del Card. Sean O’Malley mi limito a dire che le sue ultime dichiarazioni sul caso McCarrick sono sconcertanti, anzi hanno oscurato totalmente la sua trasparenza e credibilità.
Cardinal Seán
* * *
La mia coscienza mi impone poi di rivelare fatti che ho vissuto in prima persona, riguardanti papa Francesco, che hanno una valenza drammatica, che come vescovo, condividendo la responsabilità collegiale di tutti i vescovi verso la Chiesa universale, non mi permettono di tacere, e che qui affermo, disposto a confermarli sotto giuramento chiamando Dio come mio testimone.
Negli ultimi mesi del suo pontificato papa Benedetto XVI aveva convocato a Roma una riunione di tutti i Nunzi Apostolici, come avevano già fatto Paolo VI e S. Giovanni Paolo II in più occasioni. La data fissata per l’Udienza con il Papa era venerdì 21 giugno 2013. Papa Francesco mantenne questo impegno preso dal suo predecessore. Naturalmente anch’io venni a Roma da Washington. Si trattava del mio primo incontro con il nuovo papa eletto solo tre mesi prima dopo la rinuncia di papa Benedetto.
La mattina di giovedì 20 giugno 2013 mi recai alla Domus Sanctae Marthae, per unirmi ai miei colleghi che erano ivi alloggiatati. Appena entrato nella hall mi incontrai con il Card. McCarrick, che indossava la veste filettata. Lo salutai con rispetto come sempre avevo fatto. Egli mi disse immediatamente con un tono fra l’ambiguo e il trionfante: “Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina”.
 Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova University ed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi.
Il giorno dopo ebbe luogo l’Udienza con papa Francesco. Dopo il discorso, in parte letto e in parte pronunciato a braccio, il papa volle salutare uno ad uno tutti i Nunzi. In fila indiana, ricordo che io rimasi fra gli ultimi. Quando fu il mio turno, ebbi appena il tempo di dirgli “sono il Nunzio negli Stati Uniti”, che senza alcun preambolo mi investì con tono di rimprovero con queste parole: “I Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati! Devono essere dei pastori!” Naturalmente non ero in condizione di chiedere spiegazioni sul significato delle sue parole e per il modo aggressivo con cui mi aveva apostrofato. Avevo in mano un libro in portoghese che il Card. O’Malley mi aveva consegnato per il papa qualche giorno prima, dicendomi “così ripassa il portoghese prima di andare a Rio per la Giornata Mondiale della Gioventù”. Glielo consegnai subito liberandomi così da quella situazione estremamente sconcertante e imbarazzante.
Al termine dell’Udienza il papa annunziò: “Chi di voi domenica prossima è ancora a Roma è invitato a concelebrare con me alla Domus Sanctae Marthae”. Io naturalmente pensai di restare per chiarire quanto prima cosa il papa aveva inteso dirmi.
Domenica 23 giugno, prima della concelebrazione con il papa, chiesi a Mons. Ricca, che come responsabile della casa ci aiutava ad indossare i paramenti, se poteva chiedere al papa se nel corso della settimana seguente avrebbe potuto ricevermi. Come avrei potuto ritornare a Washington senza aver chiarito ciò che il papa voleva da me?

Fabián Edgardo Marcelo Pedacchio Leániz known as “Pedacchio”
Terminata la Messa, mentre il p. salutava i pochi laici presenti, Mons. Fabian Pedacchio, il suo segretario argentino, venne da me e mi disse: “Il papa mi ha detto di chiederle se lei è libero adesso!” Naturalmente gli risposi che ero a disposizione del papa e che lo ringraziavo per ricevermi subito. Il papa mi condusse al primo piano nel suo appartamento e mi disse: “Abbiamo 40 minuti prima dell’Angelus”.
Iniziai io la conversazione, chiedendo al papa che cosa avesse inteso dirmi con le parole che mi aveva rivolto quando l’avevo salutato il venerdì precedente. Ed il papa, con un tono ben diverso, amichevole, quasi affettuoso, mi disse: “Sì, i Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra come l’arcivescovo di Filadelfia, (il papa non mi fece il nome dell’arcivescovo) devono essere dei pastori; e non devono essere di sinistra – ed aggiunse, alzando tutte e due le braccia – e quando dico di sinistra intendo dire omosessuali”. Naturalmente mi sfuggì la logica della correlazione fra essere di sinistra e essere omosessuali, ma non aggiunsi altro.
Subito dopo il papa mi chiese con tono accattivante: “Il card. McCarrick com’è?” Io gli risposi con tutta franchezza e se volete con tanta ingenuità: “Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”. Il papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento. Ma allora, con quale finalità il papa mi aveva posto quella domanda: “Il card. McCarrick com’è?”. Evidentemente voleva accertarsi se ero alleato di McCarrick o no.
Rientrato a Washington tutto mi divenne molto chiaro, grazie anche ad un nuovo fatto accaduto solo pochi giorni dopo il mio incontro con papa Francesco. Alla presa di possesso della diocesi di El Paso da parte del nuovo vescovo Mark Seitz il 9 luglio 2013 inviai il primo Consigliere, Mons. Jean-François Lantheaume, mentre io quel medesimo giorno andai a Dallas per un incontro internazionale di Bioetica. Di ritorno, Mons. Lantheaume mi riferì che a El Paso aveva incontrato il Card. McCarrick, il quale, presolo in disparte, gli aveva detto quasi le stesse parole che il papa aveva detto a me a Roma: I Vescovi negli Stati Uniti non devono essere ideologizzati, non devono essere di destra, devono essere dei pastori…”. Rimasi esterrefatto! Era perciò chiaro che le parole di rimprovero che papa Francesco mi aveva rivolto quel 21 giugno 2013 gli erano state messe in bocca il giorno prima dal card. McCarrick. Anche la menzione da parte del papa “non come l’arcivescovo di Filadelfia” conduceva a McCarrick, perché fra i due c’era stato un forte diverbio a riguardo dell’ammissione alla comunione dei politici favorevoli all’aborto: McCarrick aveva manipolato nella sua comunicazione ai vescovi una lettera dell’allora Card. Ratzinger che proibiva di dare loro la comunione. Di fatto poi sapevo quanto certi cardinali come Mahony, Levada e Wuerl, fossero strettamente legati a McCarrick, avessero osteggiato le nomine più recenti fatte da papa Benedetto, per sedi importanti come Filadelfia, Baltimora, Denver e San Francisco.
Non contento della trappola che mi ha aveva teso in 23 giugno 2013 chiedendomi di McCarrick, solo qualche mese dopo, nell’udienza che mi concesse il 10 ottobre 2013, papa Francesco me ne pose una seconda, questa volta a riguardo di un suo secondo protetto, il Card. Donald Wuerl. Mi chiese: Il Card. Wuerl com’è, buono o cattivo?” “Santo Padre – gli risposi – non le dirò se è buono o cattivo, ma le riferirò due fatti”. Sono quelli a cui ho già sopra accennato, che riguardano la noncuranza pastorale di Wuerl per le deviazioni aberranti alla George Town University e l’invito da parte dell’arcidiocesi di Washington a giovani aspiranti al sacerdozio ad un incontro con McCarrick! Anche questa seconda volta il papa non manifestò alcuna reazione.
Era poi evidente che a partire dalla elezione di papa Francesco McCarrick, ormai sciolto da ogni costrizione, si era sentito libero di viaggiare continuamente, di dare conferenze e interviste. In un gioco di squadra con il Card. Rodriguez Maradiaga era diventato il kingmaker per le nomine in Curia e negli Stati Uniti ed il consigliere più ascoltato in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama. Così si spiega che come membri della Congregazione per i Vescovi il papa sostituì il Card. Burke con Wuerl e vi nominò immediatamente Cupich fatto subito cardinale. Con tali nomine la Nunziatura a Washington era ormai fuori gioco per la nomina dei vescovi. Per giunta, nominò il brasiliano Ilson de Jesus Montanari – il grande amico del suo segretario privato argentino Fabian Pedacchio – Segretario della medesima Congregazione per i Vescovi e Segretario del Collegio dei Cardinali, promuovendolo in un sol balzo da semplice officiale di quel dicastero ad Arcivescovo Segretario. Cosa mai vista per un incarico così importante!
Le nomine di Blaise Cupich a Chicago e di William Tobin a Newark sono state orchestrate da McCarrick, Maradiaga e Wuerl, uniti da un patto scellerato di abusi del primo e quantomeno di coperture di abusi da parte degli altri due. I loro nominativi non figuravano fra quelli presentati dalla Nunziatura per Chicago e per Newark.
Di Cupich non può certo sfuggire l’ostentata arroganza e sfrontatezza nel negare l’evidenza ormai palese a tutti: che cioè l’80% degli abusi riscontrati è stato nei confronti di giovani adulti da parte di omosessuali in rapporto di autorità verso le loro vittime.
Nel discorso che fece alla presa di possesso della sede di Chicago, a cui ero presentecome rappresentante del papa, Cupich disse, come battuta di spirito, che certo non ci si doveva aspettare dal nuovo arcivescovo che camminasse sulle acque. Sarebbe forse sufficiente che fosse capace di restare con i piedi per terra e che non cercasse di capovolgere la realtà, accecato dalla sua ideologia pro gay, come ha affermato in una recente intervista ad America. Ostentando la sua particolare competenza in materia essendo stato Presidente del Committee on Protection of Children and Young People della USCCB, ha asserito che il problema principale nella crisi degli abusi sessuali da parte del clero non è l’omosessualità e che affermarlo è solo un modo per distogliere l’attenzione dal vero problema che è il clericalismo.
A sostegno di questa sua tesi, Cupich ha fatto “stranamente” riferimento ai risultati di una ricerca fatta nell’apice della crisi di abusi sessuali nei confronti di minori dell’inizio degli anni 2000, mentre ha ignorato “candidamente” che i risultati di quell’indagine furono totalmente smentiti dai successivi Rapporti indipendenti del John Jay College of Criminal Justice del 2004 e del 2011, in cui si concludeva che nei casi di abusi sessuali l’81% delle vittime erano maschi. Infatti, P. Hans Zollner, S.J., Vice-Rettore della Pontificia Università Gregoriana, presidente del Centre for Child Protection, Membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei minori, ha recentemente dichiarato al giornale La Stampa, che “nella maggior parte dei casi si tratta di abusi omosessuali”.
Anche la nomina poi di McElroy a San Diego fu pilotata dall’alto, con un ordine perentorio cifrato, a me come Nunzio, dal Card. Parolin: “Riservi la sede di San Diego per McElroy”. Anche McElroy ben sapeva degli abusi commessi da McCarrick, come risulta da una lettera indirizzatagli da Richard Sipe il 28 luglio 2016.
A questi personaggi sono strettamente associati individui appartenenti in particolare all’ala deviata della Compagnia di Gesù, purtroppo oggi maggioritaria, che già era stata motivo di gravi preoccupazioni per Paolo VI e per i successivi pontefici. Basti solo pensare a P. Robert Drinan, S.J., eletto quattro volte alla Camera dei Rappresentanti, accanito sostenitore dell’aborto, o a P. Vincent O’Keefe, S.J., fra i principali promotori del documento The Land O’ Lakes Statement del 1967, che ha gravemente compromesso l’identità cattolica delle Università e dei Collegi negli Stati Uniti. Si noti che anche McCarrick, allora Presidente dell’Università cattolica del Portorico, partecipò a quell’infausta impresa così deleteria per la formazione delle coscienze della gioventù americana, strettamente associato com’era all’ala deviata dei Gesuiti.
  1. James Martin, S.J., osannato dai personaggi sopra menzionati, in particolare da Cupich, Tobin, Farrell e McEnroy, nominato Consultore del Dicastero per le Comunicazioni, noto attivista che promuove l’agenda Lgbt, prescelto per corrompere i giovani che si raduneranno prossimamente a Dublino per l’Incontro mondiale delle Famiglie, non è se non un triste recente esemplare di quell’ala deviata della Compagnia di Gesù.
P. F. ha chiesto più volte totale trasparenza nella Chiesa e a vescovi e fedeli di agire con parresia. I fedeli di tutto il mondo la esigono anche da lui in modo esemplare. Dica da quando ha saputo dei crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti.
In ogni caso, il papa lo ha saputo da me il 23 giugno 2013 ed ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto e ne ha fatto il suo fidato consigliere insieme con Maradiaga.
Quest’ultimo si sente così sicuro della protezione del papa che può cestinare come “pettegolezzi” gli appelli accorati di decine di suoi seminaristi, che trovarono il coraggio di scrivergli dopo che uno di loro aveva cercato di suicidarsi per gli abusi omosessuali nel seminario.
Ormai i fedeli hanno ben capito la strategia di Maradiaga: insultare le vittime per salvare se stesso, mentire ad oltranza per coprire una voragine di abusi di potere, di cattiva gestione nell’amministrazione dei beni della Chiesa, di disastri finanziari anche nei confronti di intimi amici, come nel caso dell’ambasciatore dell’Honduras Alejandro Valladares, già Decano del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede.
Nel caso del già vescovo ausiliare Juan José Pineda, dopo l’articolo apparso sul settimanale L’Espresso nel febbraio scorso, Maradiaga aveva dichiarato al giornale Avvenire: «È stato il mio vescovo ausiliare Pineda a chiedere la visita, in modo da “pulire” il suo nome a seguito di molte calunnie di cui è stato oggetto». Ora, di Pineda si è pubblicato unicamente che le sue dimissioni sono state semplicemente accettate, facendo così sparire nel nulla qualsiasi eventuale responsabilità sua e di Maradiaga.
In nome della trasparenza dal papa tanto conclamata, si renda pubblico il rapporto che il Visitatore, il vescovo argentino Alcides Casaretto, ha consegnato più di un anno fa solo e direttamente al papa.
Infine, anche la recente nomina a Sostituto dell’Arcivescovo Edgar Peña Parra ha una connessione con l’Honduras, cioè con Maradiaga. Peña Parra infatti dal 2003 al 2007 ha prestato servizio presso la Nunziatura di Tegucigalpa in qualità di Consigliere. Come Delegato per le RR.PP. mi erano pervenute informazioni preoccupanti a suo riguardo.
In Honduras si sta per ripetere uno scandalo immane come quello in Cile. Il papa difende ad oltranza il suo uomo, il Card. Rodriguez Maradiaga, come aveva fatto in Cile con il vescovo Juan de la Cruz Barros, che lui stesso aveva nominato vescovo di Osorno, contro il parere dei vescovi cileni. Prima ha insultato le vittime degli abusi, poi solo quando vi è stato costretto dal clamore dei media, dalla rivolta delle vittime e dei fedeli cileni ha riconosciuto il suo errore e si è scusato, pur affermando che era stato mal informato, provocando una situazione disastrosa nella Chiesa in Cile, ma continuando a proteggere i due cardinali cileni Errazuriz e Ezzati.
....
Anche nella triste vicenda di McCarrick, il comportamento di papa Francesco non è stato diverso. Sapeva perlomeno dal 23 giugno 2013 che McCarrick era un predatore seriale. Pur sapendo che era un corrotto, lo ha coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli non certo ispirati da sane intenzioni e da amore per la Chiesa. Solo quando vi è stato costretto dalla denuncia di un abuso di un minore, sempre in funzione del plauso dei media, ha preso provvedimenti nei suoi confronti per salvare la sua immagine mediatica.
Ora negli Stati Uniti è un coro che si leva specialmente dai fedeli laici, a cui ultimamente si sono uniti alcuni vescovi e sacerdoti, che chiedono che tutti quelli che hanno coperto con il loro silenzio il comportamento criminale di McCarrick o che si sono serviti di lui per fare carriera o promuovere i loro intenti, ambizioni e il loro potere nella Chiesa si devono dimettere.
Ma ciò non sarà sufficiente per sanare la situazione di gravissimi comportamenti immorali da parte del clero, vescovi e sacerdotiOccorre proclamare un tempo di conversione e di penitenza. Occorre ricuperare nel clero e nei seminari la virtù della castità. Occorre lottare contro la corruzione dell’uso improprio delle risorse della Chiesa e delle offerte dei fedeli.
Occorre denunciare la gravità della condotta omosessuale. Occorre sradicare le reti di omosessuali esistenti nella Chiesa, come ha recentemente scritto Janet Smith, Professoressa di Teologia Morale nel Sacred Heart Major Seminary di Detroit. “Il problema degli abusi del clero – ha scritto – non potrà essere risolto semplicemente con le dimissioni di alcuni vescovi, né tanto meno con nuove direttive burocratiche. Il centro del problema sta nelle reti omosessuali nel clero che devono essere sradicate”. 
Queste reti di omosessuali, ormai diffuse in molte diocesi, seminari, ordini religiosi, ecc., agiscono coperte dal segreto e dalla menzogna con la potenza dei tentacoli di una piovra e stritolano vittime innocenti, vocazioni sacerdotali e stanno strangolando l’intera Chiesa.
Imploro tutti, in particolare i Vescovi, a rompere il silenzio per sconfiggere questa cultura di omertà così diffusa, a denunciare ai media ed alle autorità civili i casi di abusi di cui sono a conoscenza.
Ascoltiamo il messaggio più potente che ci ha lasciato in eredità S. Giovanni Paolo II: Non abbiate paura! Non abbiate paura! (CLICCA QUI) 
Beato Giovanni Paolo II
Papa Benedetto nell’omelia dell’Epifania del 2008 ci ricordava che il disegno di salvezza del Padre si è pienamente rivelato e realizzato nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, ma richiede di essere accolto dalla storia umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtroppo anche di infedeltà da parte di noi uomini.
La Chiesa, depositaria della benedizione della Nuova Alleanza, siglata nel sangue dell’Agnello, è santa ma composta di peccatori, come scrisse Sant’Ambrogio: la Chiesa è “immaculata ex maculatis”, è santa e senza macchia pur essendo composta nel suo itinerario terreno da uomini macchiati di peccato.
Voglio ricordare questa verità indefettibile della santità della Chiesa ai tanti che sono rimasti così profondamente scandalizzati dagli abominevoli e sacrileghi comportamenti del già arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick, dalla grave, sconcertante e peccaminosa condotta di papa Francesco e dall’omertà di tanti pastori, e che sono tentati di abbandonare la Chiesa deturpata da tante ignominie.
P. F. all’Angelus di domenica 12 agosto 2018 (CLICCA QUI) ha pronunciato queste parole: “Ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto… Se non ci opponiamo al male, lo alimentiamo in modo tacito. È necessario intervenire dove il male si diffonde; perché il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che si oppongono con il bene”.
Se questa giustamente è da considerarsi una grave responsabilità morale per ogni fedele, quanto più grave lo è per il supremo pastore della Chiesa, il quale nel caso di McCarrick non solo non si è opposto al male ma si è associato nel compiere il male con chi sapeva essere profondamente corrotto, ha seguito i consigli di chi ben sapeva essere un perverso, moltiplicando così in modo esponenziale con la sua suprema autorità il male operato da McCarrick. E quanti altri cattivi pastori Francesco sta ancora continuando ad appoggiare nella loro azione di distruzione della Chiesa!
F. sta abdicando al mandato che Cristo diede a Pietro di confermare i fratelli. Anzi con la sua azione li ha divisi, li induce in errore, incoraggia i lupi nel continuare a dilaniare le pecore del gregge di Cristo.
In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a Cardinali e Vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro.

https://ilbenevincera.wordpress.com/2018/08/26/testimonianza-di-mons-carlo-maria-vigano-testo-integrale/
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mercoledì 29 agosto 2018

MOLTE PERSONE -ciecamente- RESTANO AFFASCINATE DALL'ARTIFICIALE "PROGRESSO" SCIENTIFICO E TECNICO dei nostri giorni!!!!

En la fecundación artificial no hay alma

Me gustaría entender por qué la fecundación artificial no permite la encarnación de un alma en el cuerpo engendrado. ¿Es porque Dios así lo quiere? ¿Hay algún otro motivo?

Respuesta:
Dios, al formar la naturaleza humana, puso en ella, inscrita en su ser, un orden natural, una ley de la naturaleza, que no nace del pensamiento humano ni puede ser cambiado ni por la mente humana ni por la voluntad humana. Y, por lo tanto, qué  clase de hombre pertenece a la naturaleza humana no lo decide ni la ciencia humana ni la técnica humana. El hombre es un ser compuesto de alma, espíritu y cuerpo. Para pertenecer a la naturaleza humana tienen que entrar en juego estas tres cosas. El ser humano no tiene capacidad de crearse a sí mismo, sino que está obligado a seguir las leyes de Dios si quiere ser hombre, engendrar un hombre y obrar como hombre. La humanidad que Dios quiere nace de la obra sexual del hombre y de la mujer, no surge del arbitrio de los hombres.
Esto que es esencial, la base de todo, muchas personas no lo comprenden, porque están fascinadas por lo artificial, por el mal llamado avance científico y técnico, propio de nuestros días.
La obra sexual del varón exige un alma:
Un hombre nace de la obra de un varón dentro de una mujer. Un hombre no nace de la sola unión del esperma y del óvulo.
El origen del ser humano está en la obra sexual del varón, no en la obra biológica del esperma. Así, un varón es el que llama a un alma a encarnarse. No es la mujer la que exige la encarnación de un alma.
Y depende si el hombre entró en la mujer -conforme o no a la Voluntad de Dios- así bajará -al cuerpo que se concibe en el seno de la mujer- un alma u otra. Así el primer hombre, fuera de la Voluntad de Dios, engendra a Caín al entrar en Eva, es decir llama a un alma -que ya sirve a Satanás- a encarnarse. Cuando, en la Voluntad de Dios, entra en su Mujer, engendra a Abel, es decir, llama a un alma -que ya sirve a Dios- a encarnarse. La obra sexual del varón exige la encarnación del alma. Sin la obra activa del varón nunca se encarnará un alma.
La obra sexual de la mujer exige el espíritu:
Y la obra sexual de la mujer es dar al hijo que ha concebido -en la actuación del varón dentro de ella- el Espíritu de Dios, para que ese hijo sea Hijo de Dios, es decir pertenezca a la Familia Divina.
Por tanto, Eva dio al hijo, que concibió del primer hombre, el espíritu del demonio (Eva carecía del Espíritu de Dios, pues era un animal prehumano). Y la Primera Mujer dio al hijo, que concebió del primer hombre, el Espíritu de Dios.
Por el pecado original, la mujer da el espíritu del demonio. Y, por eso, todo hombre que nace está poseido, en su cuerpo, -en mayor o menor grado- del demonio.
La obra de los gametos masculino y femenino exige el cuerpo:
La unión del esperma y del óvulo sólo exige una carne, un cuerpo físico, con un ADN propio, pero no exige ni el alma ni el espíritu. Y, por eso, en toda fecundación artificial se engendra un ser que no pertenece a la naturaleza humana, es decir ese ser no tiene alma ni Espíritu Divino, porque no han obrado activamente -en la concepción- ni el varón ni la mujer. No hubo obra sexual. Sólo han obrado el esperma y el óvulo, que se los ha manipulado para alcanzar una unión no natural, antinatural y artificial. En esa fecundación artificial siempre encarnará un espíritu del Mal en un cuerpo físico de hombre.

2 Replies to “En la fecundación artificial no hay alma”

  1. Y esos individuos sin alma, son cómo si fueran animales cuya alma vegetativa se aniquila al morir o están habitados por ángeles caídos o sea demonios encarnados? Porque un espíritu siempre es un ser en si mismo y tiene persona, con individualidad, conciencia y voluntad, tanto si es bueno cómo si es malo?
    1. Tanto el espíritu como el alma son seres completos en sí mismos, con inteligencia, voluntad y libertad sin depender del cuerpo físico.
      La diferencia estriba en que el alma está ordenada a un cuerpo, es decir tiene capacidad para poseer una vida humana, y el espíritu no está ordenado a un cuerpo, es decir no tiene esa capacidad.
      Esta capacidad de tener una vida humana consiste en ser principio de vida para el cuerpo en el cual se encarna el alma. De esta manera, el hombre con alma no necesita de un alma sensitiva para dar vida a su cuerpo. Con su alma da vida al cuerpo.
      Como el Espíritu no tiene esta capacidad de ser principio de vida para el cuerpo, por eso en la fecundación articicial se produce la formación de un alma sensitiva, propia del animal, pues en el ADN humano, en esos gametos masculinos y femeninos, hay mezcla del ADN animal, que da a lugar a esa alma vegetativa. Sin esta mezcla no se podría dar esta alma sensitiva.
      El espíritu que toma ese cuerpo, cuyo principio de vida es animal, le pone la inteligencia para aparecer como hombre que tiene inteligencia.
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AMDG et DVM

Cloruro di Magnesio: CURA PRATICAMENTE TUTTO

Magnesio per curare quasi tutto e costa pochissimo, perché lo usano in pochi?

Le sue proprietà, come spesso accade, furono scoperte per caso nel lontano 1915 dal prof. Pierre Delbet .

 
 
 
 
 
Il magnesio, la panacea per tutti i mali  o quasi, solo che ad usarlo sono veramente in pochi. Eppure, pur trattandosi di un prodotto di scarto del sale, quindi dal costo irrisorio, il cloruro di magnesio è in grado di risolvere una gran quantità di malanni, trattandosi di un elemento fondamentale per la vita di oltre 300 enzimi, e quindi anche per l’organismo. 

Le sue proprietà, come spesso accade, furono scoperte per caso nel lontano 1915 dal prof. Pierre Delbet che, da allora, ha dedicato buona parte della sua attività professionale a trovare sempre nuovi utilizzi per questa sostanza a dir poco sorprendente. Il professore in questione, utilizzando per la prima volta una soluzione di cloruro di magnesio per lavare le ferite, si accorse che non solo queste guarivano più in fretta, ma i tessuti non subivano alcun tipo di danno.

Ed ecco quindi che, con il tempo, il prof. Pierre Delbet si rese conto che il cloruro di magnesio era in grado di curare una gran quantità di mali, anche semplici acciacchi e, non solo, visto che riusciva anche a ridurre l’incidenza di alcune malattie. L’elenco è lunghissimo e va dalla cura dell’epilessia, alla distrofia, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, pertosse, raucedine, affezioni intestinali, malattie cervicali, tensioni muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano, rabbia, parotite, rosolia, morbillo e numerose altre malattie dell’infanzia.
Pierre DelbetL’elenco, come si vede, è bello lungo e non comprende nemmeno tutte le patologie sulle quali il cloruro di magnesio è in grado di agire, perché ve ne sono anche altre, di minor importanza, ma che tuttavia rappresentano molto per coloro che ne soffrono. Nelle sue tante ricerche, il prof.  Pierre Delbet sperimentò il cloruro di magnesio anche sotto forma di pomata, per applicazioni esterne, e con sua grande sorpresa, poté constatare che i pazienti sottoposti al trattamento, se incanutiti dal tempo, riuscivano a riprendere un po’ di colore su capelli e peli  ormai bianchi.

Anche nella cura della pelle si erano fatti registrare dei risultati sorprendenti e, per la precisione, eczemi, psoriasi, verruche, ma anche in altre legate a stati allergici come le orticarie, raffreddori da fieno, emorroidi e tanto altro ancora. Nelle sue osservazioni, Delbet poté anche verificare come l’incidenza del cancro nei contadini egiziani che assumevano regolarmente il cloruro di magnesio era del 10% più bassa rispetto agli europei o agli americani e che, nel caso del cancro allo stomaco, la percentuale arrivava addirittura al 50%.
Insomma, tutte queste osservazioni e sperimentazioni non facevano che confermare quanto fosse importante il cloruro di magnesio per l’organismo, cosa che non poteva e non doveva essere ignorata, mentre lo era, e lo è tutt’ora, di fatto da parte del mondo scientifico.

malpensanti attribuiscono la colpa di questo allo strapotere delle aziende farmaceutiche, quelle che spendono miliardi in ricerche, che si troverebbero a dover fare i conti con un sensibile abbassamento dei loro guadagni se, alla fine, il magnesio cominciasse ad essere assunto con maggior frequenza, sempre da un numero maggiore di persone. Ma si tratta veramente di malpensanti o semplicemente di persone più smaliziate che non hanno più molta fiducia in  chi detiene il potere, sia economico che di altro genere.

Il magnesio è presente regolarmente in vai alimenti naturali, prodotti della terra, il che  non fa che avvalorare il concetto che la natura è in grado, da sola, di risolvere la maggior parte dei mali dell’uomo. Cereali integrali, soia, fagioli, vegetali in genere sempre se di coltivazione biologica, frutti di mare e, meno male, cioccolato e  cacao. In tutti i casi è reperibile regolarmente in farmacia o nelle erboristerie come integratore. I principali sintomi di una carenza di magnesio sono  ansia, ipereccitabilità muscolare, mal di testa, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva e inspiegabile, disturbi del ciclo mestruale.

Cosa serve all'uomo guadagnare il mondo intero se perde la sua anima?


anima salvata dall'inferno


«Cosa serve all'uomo guadagnare il mondo intero se perde la sua anima? Cosa può dare in cambio della sua anima»?

- dal Vangelo di Marco (8, 36-37).
 Il fine della vita

Non si possono negare questi due fatti:

1º - Un certo numero di giorni fa tu non esistevi.
2° - Fra un certo numero di giorni tu sarai morto.
Da ciò due questioni.

Da dove veniamo? Da Dio. Inutile insistere. Bisogna provare che un falegname ha fatto questo tavolo? Un tipografo questo foglio di giornale? Che un autista conduce quel taxi che sta sorpassando quel camion sulla strada? Bisogna provare che è stato necessario Dio per creare il cielo stellato, disegnare le foglie di questa foresta, dare gli occhi candidi a questo bambino, per darvi la conoscenza del Bene e del Male? Ma se noi veniamo da Lui, chi può dire: «Io non devo nulla a nessuno, io sono indipendente»? Infelice, puoi bere un bicchiere d'acqua, respirare una boccata d'aria, fumare una sigaretta senza di Lui? La neutralità verso di Lui è una mostruosità.

Seconda questione. Dove andiamo? Cosa succede dopo la morte? Possiamo saperlo? La ragione ci dice che non siamo delle bestie; che la nostra anima ha delle operazioni indipendenti dalla materia perché non subisce la distruzione della materia, ma è immortale; che il bene deve essere ricompensato e il male punito (ciò che spesso non succede quaggiù); che aspiriamo ad una felicità infinita non soddisfatta dalle cose terrene. Ma possiamo saperne di più sull'aldilà? Con certezza? Si, perché Dio ha parlato. Egli ha rivelato il fine della vita e ciò che ci attende dopo la morte. Egli ha parlato e ha confermato la sua parola con miracoli innegabili. Non si può dubitare. La nostra vita ha un fine (...era da prevedere).

giudizio di dio

Qual'è dunque il fine della vita? Dio ha parlato. Gesù Cristo Nostro Signore, ci ha detto: «I giusti andranno alla vita eterna... i dannati al supplizio eterno» (Mt25, 46). Ci ha inoltre avvertiti: «Renderò a ciascuno secondo le sue opere» (Mt 16, 27).

Il fine della vita, il fine ultimo dell'uomo. Qual fine aveva Dio creandoci? Qual fine ha assegnato all'uomo? Dio ci ha creati per la sua gloria e per la nostra eterna felicità. Dio non aveva bisogno di noi, Egli ci ha creato in un pensiero d'amore per farci partecipi della Sua infinita felicità, per farci vivere la Sua vita eterna. «Quia bonus est Deus nos sumus», dice Sant'Agostino (354-430), «perché Dio è buono, noi esistiamo». Il Bene Infinito al quale ci destina è Lui stesso.

Il fine della vita: una felicità indescrivibile. Siamo stati creati per godere eternamente Dio. Ma Dio è Spirito. Dio è Amore. Può essere posseduto solo con la conoscenza e con l'amore; per questo ci ha dotati di intelligenza e volontà. Ci ha creato per possederlo, Lui, il Bene Infinito, in un'estasi ineffabile. Noi lo vedremo faccia a faccia tale quale Egli è dice San Giovanni. Noi non possiamo farci un'idea di questa felicità sulla terra, perché nulla, quaggiù, ci può dare un'idea del Bene Infinito (noi non ne abbiamo che un'idea indiretta, per analogia. Ciò costituisce, quaggiù, il merito della nostra fede. Perché quando noi lo vedremo faccia a faccia, noi saremo attirati irresistibilmente da questo Bene Infinito). San Paolo, che aveva intravisto questa felicità, diceva: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1 Cor 9). Tale è il nostro destino, la ragione della nostra esistenza. Il fine ultimo della vita, il nostro fine ultimo (Dio ci ha creato per questo) è il beato possesso di Dio nell'eternità, ossia la nostra eterna felicità 1.


 Il fine della vita, cioè il nostro fine prossimo

- Perché questa vita di alcuni anni quaggiù sulla terra?
- Questa felicità eterna Dio non vuole donarcela per forza. Egli vuole farcela, in qualche modo, meritare (benché senza la grazia di Cristo noi non possiamo meritarla in giustizia). É la ragion d'essere del nostro passaggio su questo pianeta. Per godere in cielo di questa felicità eterna, bisogna, sulla terra, guadagnarla. «L'uomo è creato - ci dice Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) - per lodare, onorare, e servire Dio e, in questo modo, salvare la sua anima». In altri termini: Dio ci ha dato un'intelligenza e una volontà per conoscerlo come Creatore onnipotente e Maestro sovrano, per riconoscerlo come nostro Maestro e come nostro Padre infinitamente buono e darGli prova del nostro amore obbedendo ai Suoi Comandamenti.

E in questo modo, noi meriteremo la felicità eterna. É troppo giusto che noi Gli obbediamo perché noi Gli apparteniamo. É essenzialmente ragionevole, perché Egli è il Creatore del Mondo. Non è al contrario una mostruosità pretendere di restare neutri verso il Padre al quale tutto dobbiamo? É del tutto conforme alla nostra natura che nulla possa soddisfarci quaggiù. «Tu ci hai fatti per te, mio Dio - dice Sant'Agostino - e il nostro cuore è inquieto fintanto che non riposa in Te». É anche il tuo interesse, infelice, perché si tratta della tua eternità! In una parola, è tutta la ragione della nostra esistenza quaggiù.

 Il fine della vita?

É conoscere, amare e servire Dio in questa vita per meritare di goderLo, come Bene Infinito, per tutta l'eternità 2.

Ma c'è una terribile alternativa: la salvezza o la dannazione«É necessario che io cada in una o nell'altra eternità», nota Sant'Ambrogio (339-397). O il cielo, o l'inferno. O la felicità eterna, o il supplizio eterno. Di Dio non ci si prende gioco, dice San Paolo. Creati per Dio, se qualcuno si allontana da Lui, nostro ultimo fine, per preferire qualunque altra cosa... se un uomo, essere intelligente e libero, creatura di un giorno, osa, mettersi al di sopra del Creatore, dell'Onnipotente, dell'Eterno, sappia, e Dio ci ha già preavvisati, che intenderà nel giorno del Giudizio questa parola terribile e definitiva: «Allontanatevi da me, maledetti, andate nel fuoco eterno» (Mt 25, 41). E non facciamo i sentimentali dicendo che Dio è troppo buono per dannarci.

É lui che ci ha avvertiti. Dio non ritira più quello che ha detto (a meno che non ci si converta). «lo sono il Signore e non ho che una parola» (Ml 3, 6). Ecco perché questa felicità eterna, questa vita eternamente felice è chiamata «salvezza». Perché se noi la perdiamo, tutto è perduto. Se noi la guadagniamo, siamo salvi. A cosa ci servirà aver avuto ricchezze e piaceri; essere stati ministri, re, dittatori, ecc... se dopo qualche mese dobbiamo perdere tutto e bruciare eternamente nell'inferno? «Cosa serve all'uomo guadagnare l'Universo - ripeteva Nostro Signore - se poi perde la sua anima? Cosa potremo dare in cambio della nostra anima?


 Il nostro grande problema: salvare l'anima

Ecco il nostro grande problema: salvare la nostra anima. Molti dicono: «Ho degli affari: l'ufficio, l'officina, la politica, il commercio, gli studi, le ferie, ecc... Cos'è tutto ciò in paragone alla salvezza? Di tutte queste cose noi dobbiamo servircene per acquisire la salvezza, usandone quel tanto che Dio vuole che ce ne serviamo. Ma anteporre ciò alla salvezza eterna? Quale follia! «Lavorate alla vostra salvezza, con timore e tremore», scriveva San Paolo ai Filippesi (Fil 2, 12). E altrove insiste ancora perché non si attacchino a questo mondo, ma si occupino della loro salvezza. «Il tempo è breve - dice ancora San Paolo - la scena di questo mondo passa» (1 Cor 7, 37).

Non comportiamoci come i bambini che preferiscono i divertimenti alle cose serie. «I trastulli dei bambini - dice Sant'Agostino - li chiamano trastulli; i trastulli dei grandi sono chiamati affari». Guardiamo le cose alla luce dell'eternità e ne avremo una nozione più vera. Quale affare vorreste aver realizzato, quando domani per voi tutto se ne andrà in fumo e quando lascerete questo mondo? Sì, il grande affare, l'unico affare, quello che è prima di ogni altro: lavorare per salvare la propria anima.

 L'importanza della salvezza

La salvezza a cui si fa così poco caso, è così importante che Dio vi ha pensato da tutta l'eternità.
Per la nostra salvezza, la creazione
Par la nostra salvezza, l'Incarnazione: «Propter nos homines et propter nostram salutem, descendit de cœlis» («per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo»), cantiamo nel Credo.
Per la nostra salvezza, la sanguinosa Passione e la morte sulla Croce del Figlio di Dio fatto uomo.
Egli ha voluto significarlo con il suo nome: «Gesù», cioè «Salvatore». «Oggi vi è nato un salvatore, il Cristo» (Lc 2, 11), disse l'Angelo ai pastori. Lui stesso diceva di Sé: «Il Figlio dell'Uomo è venuto per salvare ciò che era perduto» (Lc 19, 10). Giovanni Battista è inviato a portare al suo popolo la scienza della salvezza. All'uomo di affari che pensa solo a procurarsi ricchezze per dei lunghi anni, dice: «Stolto, questa notte stessa, ti sarà chiesta l'anima» (Lc 12, 20). La salvezza è la perla preziosa in cambio della quale ci si può disfare di tutto, perché nulla eguaglia il suo valore.

Consideriamo le preghiere e le penitenze dei Santi per salvare la loro anima. Tu non vuoi occuparti della tua salvezza? Forse, pensi di salvarti senza preoccupartene. Ciò che ti rassicura è che gli altri (molti altri) non pensano alla loro salvezza. E dietro questa massa che corre verso l'Inferno, come dice SantAgostino, tu preferisci intrupparti e seguire, come in un branco di pecore, senza riflettere più degli altri. Il numero degli stolti è infinito dicono le Sacre Scritture. Un uomo che riflette vale più di mille altri che non hanno riflettuto. Il grande numero non dà loro ragione. La terra è desolata dalla desolazione, diceva il Profeta Geremia, perché nessuno riflette in fondo al suo cuore. Quale risveglio, quando «prestissimo» essi lasceranno questo mondo che passa! Allora tu, lettore, pensa alla tua anima. Occupati della tua salvezza. Guarda quanta cura hai messo negli altri tuoi affari. Non trascurare il grande problema della tua vita: salvare l'anima.

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Note

1 Ecco perché si dice: «L'uomo è creato per la gloria di Dio». La Gloria è una Perfezione conosciuta ed apprezzata nel suo giusto valore. Dio solo può. conoscersi e stimarsi adeguatamente, amarsi in modo perfetto nella sua santa Trinità (è ciò che si chiama «Gloria interna»). Per un favore gratuito, Egli vuole innalzare la creatura alla possibilità, alla felicità di godere questo Bene Infinito che non può essere posseduto che per via di conoscenza e di amore (è ciò che si chiama «Gloria esterna»). Ciò non aggiunge nulla a Dio come il riscaldarci ai raggi del Sole non aggiunge nulla al suo fuoco ardente, o il bere alla sorgente nulla aggiunge alla sorgente stessa. Ma è in questo godimento di Dio che consisterà la nostra eterna felicità. Ricercare la «Gloria di Dio» o cercare la nostra felicità eterna è una sola e medesima cosa. (Considerata per rapporto a Dio, noi la chiamiamo: Gloria (esterna) di Dio; considerata per rapporto a noi la chiamiamo la nostra eterna felicità).

2 Non solamente non c'è imperfezione nel ricercare questa felicità eterna, questo godimento eterno di Dio, come è preteso da taluni pagani moderni, ma in ciò consiste ogni perfezione dell'uomo. Egli è creato per questo. É il suo fine ultimo. Se non lo persegue, è come un orologio o una macchina che non funziona; ce ne sbarazziamo, la gettiamo: Non ha più la sua ragione di esistere.


AMDG et DVM