mercoledì 28 marzo 2018

Otto nove dieci undici


Le Mie Prigioni di Silvio Pellico


Appendice alle “MIE PRIGIONI
Capitoli inediti
CAPITOLO 8
Delle due settimane che succederono alla pubblicazione delle “Mie prigioni”, non pochi mi considerarono come colpevole o di un delitto o di una grande scempiaggine.
Alcuni dissero ch’io aveva composto un libro da far vergogna in questo secolo di lumi, e che la mia riputazione era perduta; altri mi scrissero che ormai qualunque tragedia io facessi rappresentare in Italia sarebbe fischiata senza pietà dai veri seguaci della filosofia.
Più d’uno dei miei sedicenti amici volse il capo incontrandomi per evitare di salutarmi. Diceano, a voce alta, che quel capo d’opera di bacchettoneria avrebbe dovunque fatto porre in ridicolo il suo autore. E mentre questi falsi filosofi davano nelle furie contro di me per la testimonianza ch’io rendeva alla religione, molti altri, di opposto colore, vociferavano che la mia divozione non era che una commedia.
Questi clamori diversi presto cessarono, e molti de’ miei avversari vedendo che il mio libro era bene accolto dall’universale, si ridussero a farmi una guerra segreta, e cercarono di perdermi nell’opinione di stimabili persone, che mi onoravano della loro indulgenza. Il buon successo del libro crebbe rapidamente nella penisola. A Parigi, uno scrittore francese, il signor De Latour, lo tradusse nella sua lingua; le edizioni e le traduzioni si moltiplicarono ben oltre al merito del mio libro. Mi fu perdonata l’estrema semplicità dello stile, e l’assoluta mancanza di ornamenti, in grazia dell’incontestabile carattere di verità che n’emergeva a ogni pagina.
Un successo tanto maggiore della mia aspettativa mi fu di gran soddisfazione. Esso era una prova per me, che il secolo non era avverso ala religione quant’io lo aveva fino allora creduto; il cinismo dunque e lo scherno non erano più alla moda; quei disgraziati increduli che mi scrivevano lettere ingiuriose erano l’ultimo avanzo d’una scuola agonizzante.
A compensarmi di tali lettere, n’ebbi molte altre onorevolissime da compatrioti e da estranei. Fra le persone che ebbero la premura di scrivermi parole di approvazione, devo nominare la marchesa Giulietta Colbert di Barolo, che non mi conosceva, e fu questo dalla parte di lei e del marchese, suo marito, il primo segno di una stima che in breve tempo si convertì nella più generosa amicizia. Io già li venerava per l’immenso bene che fanno al nostro paese; allorchè li conobbi da vicino, mi affezionai loro con tutte le potenze dell’animo.
Il mio vecchi curato diceami: – L’amicizia che vi professa la casa di Barolo è una prova che Dio vi benedice a confusione di quelli che vi maledicono.
Mia madre ancora me lo diceva, e soggiungeva: – Dio voglia però, che tu sappia rendertene degno.



Le Mie Prigioni di Silvio Pellico


Appendice alle “MIE PRIGIONI
Capitoli inediti
CAPITOLO 9
I vantaggi che mi derivarono dal libro delle Mie Prigioni non poterono essermi perdonati dalla malevolenza: ma io giunsi a non più affliggermi di queste ignobili inimcizie.
Diverse cose concorsero ancora a recarmi dispiacere, e furono, tra queste, le Addizioni che fece alle Mie Prigioni l’infelice Piero Maroncelli, amico mio, che era allora a Parigi. Egli certamente non può avere avuto l’intenzione di nuocermi, o d’offendermi pur lievemente, che n‘era incapace; pure nelle sue Addizioni gli fuggirono alcune sentenze che provocarono contro il mio libro la censura ecclesiastica, e questo libro fu posto all’indice. I miei nemici ne trassero un grande argomento per infierire contro di me. Molti avrebbero allora voluto ch’io prendessi la penna a mia difesa. Credei che nel silenzio fosse per me maggiore merito, e confido di non essermi ingannato.
Fra coloro che severamente mi biasimarono per avere scritto le Mie Prigioni, rinvenni un uomo leale, che mi spiacque assai meno degli altri. Era uno straniero sinceramente devoto al governo austriaco. Ei si presentò con franchezza alla mia porta per ragionare con me, come un padre farebbe col proprio figlio.
 Riconoscete per vostra quest’opera? – mi domandò presentandomi la traduzione pubblicata dal signor De Latour.
– Sono l’autore del testo – risposi.
 Il testo non lo conosco, – ei soggiunse; – ma so che i traduttori in Francia hanno l’abitudine di prendersi qualunque licenza, e sperava che voi foste per dirmi: <>
Rimasi attonito, e gli chiesi perché mi facesse una tale interpellazione.
– Perché – mi rispose – io debba pur dichiararvi che, a parer mio e a giudizio di molte oneste persone, il vostro libro è detestabile. Voi l’avete scritto – esclamò – per vendicarvi di chi vi ha fatto soffrire!
– Perdonatemi, – gli dissi, – ma siffatta supposizione è indegna di un uomo rispettabile quale voi mi sembrate.
– Io sono un sincero protestante, – ei replicò, – ma un protestante dell’antica stampa, nemico delle temerarie opinioni del nostro secolo. Amo l’ordine e la verità, e, con mio gran dolore, la verità e l’ordine appunto sono attaccati nel vostro libro. Ma voi altri cattolici avete la coscienza larga, e trovate sempre preti indulgenti che di tutto vi assolvono. Ritenete per altro che Dio non conferma un perdono il quale vi è si facilmente accordato da questi ministri di Baal.
Ascoltai la predica che non fu breve, e replicai con tutta moderazione. La mia calma destò meraviglia nel mio avversario, e quando mi lasciò, credei d’accorgermi ch’egli più non avesse di me un’idea sì sfavorevole.
Né questi è il solo protestante che mi abbia parlato del mio libro così duramente, e che abbia tentato di indurmi a un cristianesimo meno cattolico. Debbo dire però che altri mi aprirono la loro casa, e mi offrirono cordialmente la loro amicizia, rispettando le mie credenze.
Io prego per loro con tutta l’anima mia, e colla speranza che non tutti morranno nemici alla Chiesa.
Risultati immagini per carcere di silvio pellico, Spielberg

Le Mie Prigioni di Silvio Pellico


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CAPITOLO 10
Sì, parecchi protestanti mi confessarono che le cose scritte da me gli aveano disposti a studiare più seriamente la religione cattolica. Due di essi vennero a confidarmi che si sentivano attirati verso la nostra fede, e ch’erano cattolici in cuore. Aggiunsero che forse in breve si risolverebbero di abiurare, ma finora non mi hanno dato questa consolazione.
Mi era invece serbata una viva gioia per la conversione del signor Woigt, uno dei più abili artisti della Baviera; ed ebbi la sorte che il mio libro non fosse senza influenza in quella conversione.
Pochi anni innanzi, il signor Woigt, ancor giovanissimo, era stato a Roma, portatovi dall’amore delle belle arti; egli è incisore. Avendo contratta relazione in quella città con alcuni cattolici, ebbe opportunità di riflettere un poco sulla nostra religione, e gli parve che i dissidenti male la conoscessero. Non per questo ei volle abbracciarla, e nudrì lungamente l’inclinazione che sentiva pere essa, ma combattuto da mille dubbi.
Poi sposò una cattolica, senza potere ancora determinarsi all’abiura. Tal matrimonio, affidato da tenerezza scambievole, era felice; ma una pungentissima spina affliggeva pur sempre il cuore della pia consorte. Il signor Woigt amava pressoché tutto nella nostra dottrina, ma il sacramento della penitenza spaventava sì forte la sua immaginazione, ch’egli scorgeva in questo un ostacolo quasi invincibile.
Vengono in luce le Mie Prigioni; curiosità lo muove ad aprire questo libro, e alcune delle mie parole hanno virtù di colpirlo; queste principalmente:
<<Ah! infelice chi ignora la sublimità della confessione! Infelice chi, per non parer volgare, si crede obbligato di guardarla con ischerno! Non è vero che, ognuno sapendo già che bisogna esser buono, sia inutile di sentirselo dire; che bastino le proprie riflessioni ed opportune letture; no! la favella viva d’un uomo ha una possanza, che né le letture, né le proprie riflessioni non hanno! ecc.>>
Il desiderio d’una più seria istruzione ridestossi allora nel signor Woigt. Il suo convincimento fu in breve completo; e nelle feste di Pasqua dell’anno 1834, per la grazia del Signore, la Chiesa acquistò in lui un nuovo figlio.
Seppi tutto ciò solamente dopo qualche tempo, quando giunse a Torino il cavaliere Manfredo di Sambuy. Scrissi al signor Woigt per congratularmi, ed egli mi rispose subito con una lettera commoventissima, nella quale narravami tutte le circostanze della sua conversione.
* * * * * * * * * * * * * * * *
CAPITOLO 11
Il mio buon curato godeva, al pari di me, del prospero successo del libro, di cui egli stesso aveami suggerita l’idea. Ei dicevami allora: – Or dovreste giovarvi del favore che il pubblico vi dimostra per dargli un trattatello di morale, di cui la sostanza esser dovrebbe tutta evangelica.
 Oh! – gli risposi, – trattare direttamente la morale, non è piccolo assunto, e ormai tanti grandi maestri ci hanno preceduto!
– Che importa? – risposemi: – vi sono molti ottimi libri che pur non si leggono, perché manca loro il pungolo della novità. Ove si possa scriverne dei nuovi è debito il farlo, per glorificare il Signore e rendersi utili al prossimo. Scrivete un Discorso alla gioventù, risvegliando in essa tutti i nobili sentimenti, e vi predico che non vi mancheranno lettori.
Riferii a mia madre queste parole del degno curato; vidi che il pensiero di lui non le dispiaceva, e di buon animo mi accinsi all’opera. Soltanto mia madre mi disse:
– Questo libretto non dee spirare se non benevolenza; bada che non vi si mescoli dramma di quella tinta satirica che si genera così facilmente nei moralisti.
Tale fu l’origine del mio Discorso sui Doveri degli uomini, che ebbe tosto un successo simile a quello delle Mie Prigioni. Alcuni giornali lo lacerarono; e, fedele alla mia abitudine, io tacqui.
Era pazienza o virtù? No: ma qualunque apologia parevami opera perduta con avversari sì tenacemente impegnati a farmi apparire un uomo cattivo.

"Magno gaudio Ecclesia Dei te (vos) excipit"

Diario Vaticano 


 L'"ultimo colpo" 


di papa Benedetto


Riguarda il rito del battesimo. Ha voluto che si dica "Chiesa di Dio" invece che "comunità cristiana". L'ordine di cambiare è stato emesso pochi giorni prima delle sue dimissioni... Ed è entrato in vigore dopo l'elezione di FP
di ***


CITTÀ DEL VATICANO, 22 agosto 2013 – La domenica dopo l'Epifania è la domenica del battesimo di Gesù. E in ognuna di queste domeniche, anno dopo anno, Benedetto XVI ha amministrato il primo sacramento dell’iniziazione cristiana a un certo numero di bambini, nella Cappella Sistina.

Ogni volta ha dunque avuto modo di pronunciare le formule previste dal rito del battesimo in vigore dal 1969. Ma due parole di questo rito non l’hanno mai convinto del tutto.

E così, prima di rinunciare all'esercizio del Vescovo di Roma, ha ordinato che venissero cambiate nell’originale latino e di conseguenza, a cascata, anche nelle cosiddette lingue volgari.

Il provvedimento, messo in opera dalla congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è stato pubblicato dal bollettino ufficiale del dicastero, "Notitiae". A segnalarne l'esistenza, nel silenzio dei media vaticani, è stato il quotidiano della conferenza episcopale italiana "Avvenire".

Il decreto che introduce l’innovazione, pubblicato in latino, inizia così:

"Porta della vita e del regno, il battesimo è sacramento della fede, con il quale gli uomini vengono incorporati nell’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui".

È proprio partendo da questa considerazione che la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha motivato la variazione nella seconda "editio typica" latina del rito del battesimo dei bambini del 1973 (che nella formula in questione è identico alla prima "editio typica" del 1969):

"Affinché nel medesimo rito sia meglio messo in luce l’insegnamento della dottrina sul compito e dovere della Madre Chiesa nei sacramenti da celebrare". 

La variazione introdotta è la seguente.

D’ora in poi al termine del rito dell’accoglienza, prima di segnare con la croce la fronte del bambino o dei bambini, il sacerdote non dirà più: "Magno gaudio communitas christiana te (vos) excipit", ma invece: "Magno gaudio Ecclesia Dei te (vos) excipit". 

In pratica papa Joseph Ratzinger, da fine teologo, ha voluto che nel rito battesimale si dicesse in modo chiaro che è la Chiesa di Dio – la quale sussiste compiutamente nella Chiesa cattolica – ad accogliere i battezzandi, e non genericamente la "comunità cristiana", termine che sta a significare anche le singole comunità locali o le confessioni non cattoliche come le protestanti.
  
Nel decreto pubblicato su "Notitiae" si precisa che Benedetto XVI "ha benevolmente stabilito" la suddetta variazione del rito nel corso di un'udienza concessa al prefetto della congregazione, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, il 28 gennaio 2013, appena due settimane prima dell’annuncio delle dimissioni dall'esercizio del Vescovo di Roma.
  
Il decreto porta la data del 22 febbraio 2013, festa della Cattedra di san Pietro, ed è firmato dal cardinale prefetto e dall’arcivescovo segretario Arthur Roche. E vi si dice che è entrato in vigore dal giorno 31 marzo 2013, regnante già papa Francesco, che evidentemente non ha avuto nulla da obiettare riguardo alla decisione del suo predecessore.
  
L'introduzione della variante nelle lingue volgari sarà curata dalle rispettive conferenze episcopali.

Attualmente in inglese la frase nella quale le due parole “comunità cristiana” dovranno cambiare in “Chiesa di Dio” è:  "The Christian community welcomes you with great joy".

In francese: "La communauté chrétienne t’accueille avec une grande joie".

In spagnolo: "La comunidad cristiana te recibe con gran allegria".

In portoghese: "È com muita allegria que la comunidade cristã te recebe".

Leggermente discostate dall’originale latino sono la versione tedesca: "Mit großer Freude empfängt dich die Gemeinschaft der Glaubenden [La comunità dei credenti ti accoglie con grande gioia]" e quella in vigore in Italia: "Con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie", dove c'è l’aggiunta di un "nostra" non presente nell'originale latino.

La versione italiana è quella che Benedetto XVI ha utilizzato ogni volta che ha amministrato il sacramento nella domenica del Battesimo di Gesù. E forse è proprio quel troppo autoreferenziale "nostra" che ha indotto il papa teologo a decidere il cambiamento. 

Fino al 2012, infatti, Benedetto XVI ometteva il "nostra" e pur celebrando in italiano diceva ai piccoli battezzandi: "Con grande gioia la comunità cristiana vi accoglie".

Ma alla fine deve aver considerato ambiguo anche l’originale latino. Così lo scorso 13 gennaio, nel celebrare per l’ultima volta da sommo pontefice il battesimo, ha detto: "Cari bambini, con grande gioia la Chiesa di Dio vi accoglie".

E poco dopo, tra le ultime disposizioni del suo pontificato, ha prescritto tale formula per tutta la Chiesa.
Foto:
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IL TESTO DEL DECRETO


Nel decreto pubblicato su "Notitiae", 557-558, Ian.-Feb. 2013, 1-2, pagg. 54-56, si cambia "communitas christiana" in "Ecclesia Dei" nei paragrafi 41, 79, 111, 136 e 170 della seconda "editio typica", cioè normativa, in latino, del 1973 del rito del battesimo dei bambinil.

Il paragrafo 41 riguarda propriamente l’"Ordo Baptismi pro pluribus parvulis" (il rito del battesimo per più bambini).

Il paragrafo 79 l’"Ordo Baptismi pro uno parvulo" (il rito per un solo bambino).

Il paragrafo 111 l’"Ordo Baptismi pro magno numero parvulorum" (il rito per un gran numero di bambini).

Il paragrafo 136 l’"Ordo Baptismi parvulorum absente sacerdote et diacono a catechistis adhibendus" (il rito celebrato da catechisti in assenza del sacerdote e del diacono).

Il paragrafo 170 l'"Ordo deferendi ad Ecclesiam parvulum iam baptizatum" (il rito per portare nella Chiesa un bambino già battezzato).

Ecco dunque il testo del decreto:


CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

Prot. N. 44/13/L

DECRETUM

Vitae et regni ianua, Baptismus est sacramentum fidei, quo homines incorporantur unicae Christi Ecclesiae, quae in Ecclesia catholica subsistit, a Successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata.

Unde Congregationi de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum visum est variationem quandam in editionem typicam alteram Ordinis Baptismi Parvulorum inducere, eo ut in eodem ritu melius in lucem ponatur tradita doctrina de munere et officio Matris Ecclesiae in sacramentis celebrandis. Dicasterium proinde ea, quae sequuntur, disponit:

Ordo Baptismi Parvulorum in posterum sic recitet:

1. "41. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, N. (vel Filioli), magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis; et parentes vestri (patrinique) post me eodem signo Christi Salvatoris vos signabunt.
Et signat ununquemque parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinos, ut idem faciant".

2. "79. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei te excipit. In cuius nomine ego signo te signo crucis; et parentes tui (patrinique vel et matrina) post me eodem signo Christi Salvatoris te signabunt.
Et signat parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinum (matrinam), ut idem faciant".

3. "111. Celebrans prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

4. "136. Catechista prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

5. "170. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei, cum parentibus tuis gratias agens, te excipit testificaturque te iam ad Ecclesia fuisse receptum. In cuius nomine ego signo te signo Christi, qui tibi in Baptismate vitam largitus est et Ecclesiae suae te iam aggregavit. Et parentes tui (patrinusque vel et matrina) post me eodem signo crucis te signabunt.
Et signat infantem in fronte, nihil dicens; postea invitat parentes et, si opportune videtur, patrinum, ut idem faciant".

Ego infrascriptus Congregationis Praefectus, haec Summo Pontifici Benedicto XVI exposuit, qui, in audientia die 28 mensis ianuarii 2013 eidem concessa, textum praesentem editionis typicae alterae Ordinis Baptismi Parvulorum modo sopradicto posthac variari benigne statuit.
Quae statuta de Ordine Baptismi Parvulorum statim ab omnibus, ad quos spectant, serventur et inde a die 31 mensis martii 2013 plenum habeant vigorem.
Curae autem Conferentiarum Episcopalium committitur ut variationes, in Ordine Baptismi Parvulorum factae, in editiones eiusdem Ordinis lingua vernacula apparandas inducant.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 22 mense februarii 2013, in festo Cathedrae sancti Petri Apostoli, datum.

Antonius Card. Cañizares Llovera, Praefectus

Arturus Roche, Archiepiscopus a Secretis


22.8.2013 

AMDG et DVM

ATTENZIONE AL NEMICO NUMERO UNO, IL TENTATORE PER ECCELLENZA, IL NEMICO OCCULTO

Il problema del male

Paolo VI: Il demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana


PAOLO VI

UDIENZA GENERALE


Mercoledì, 15 novembre 1972

«Liberaci dal male»
Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa?

Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il demonio.
Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l’opera di Dio, che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza (Cfr. Gen. 1, 10, etc.).

Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di promesse eterne (Cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può non rimanere incantati (Cfr. S. AUG. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l’universo, per ciò che è e per ciò che non è, si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (Cfr. 1 Cor. 2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità (Cfr. il Gloria della Messa).

L’INSEGNAMENTO BIBLICO

Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo? specialmente, quanto male morale, cioè simultaneamente, sebbene diversamente, contro l’uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall’osservazione e dall’esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell’ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l’altra invece rivolta al male, tormento che S. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d’una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (Cfr. Rom. 7); già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell’uomo: video meliora proboque, deteriora sequor (OVIDIO, Met. 7, 19). Troviamo il peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta, occasione ed effetto d’un intervento in noi e nel nostro mondo d’un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni S. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. Confess. VII, 5, 7, 11, etc.; PL, 32, 736, 739).

Ed ecco allora l’importanza che assume l’avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? (P. es. Matth. 12, 43) E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»? (Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11) E l’incombenza di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull’avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l’Apostolo, dell’armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria» (Eph. 6, 11-12).

E che si tratti non d’un solo Demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è principale: Satana, che vuol dire l’avversario, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (Cfr. DENZ.-SCH. 800-428); tutte un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.

IL NEMICO OCCULTO CHE SEMINA ERRORI

Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24). 

Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr. Luc. 22, 53; Col. 1, 13).
È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. 

Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28). È «l’omicida fin da principio . . . e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8, 44-45); è l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo.
È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.
Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima - la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (Cfr. S. TH. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (Cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (2 Thess. 2 , 3-12), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza.
La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO

La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. TERTULL. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (Cfr. 1 Cor. 16, 22; 12, 3), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc. Ma è diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha dedicato pagine famose (Cfr. ad es. le opere di Bernanos, studiate da CH. MOELLER, Littér. du XXe siècle, I, p. 397 ss.; P. MACCHI, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines, Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l’Evangelista S. Giovanni, che siamo (nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).

LA DIFESA DEL CRISTIANO

All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ; Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).
Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal male!».

A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.

AMDG et DVM

O terceiro fragmento do segredo: é a apostasia na Igreja!


Portuguese Text

Tuy 1 de setembro de 1944 ou 1 de abril de 1944

JMJ

Agora vou revelar o terceiro fragmento do segredo: Esta parte é a apostasia na Igreja!

Nossa Senhora mostrou-nos uma vista do um indivíduo que eu descrevo como o 'santo Padre', em frente de uma multidão que estava louvando-o.

Mas havia uma diferenca com um verdadeiro santo Padre, o olhar do demonio, este tinha o olhar do mal.

Então depois de alguns momentos vimos o mesmo Papa entrando a uma Igreja, mas esta Igreja era a Igreja do inferno, não há modo para descrever a fealdade d'ésse lugar, parecia uma fortaleza feita de cimento cinzento com ángulos quebrados e janelas semelhantes a olhos, tinha um bico no telhado do edificio.

Em seguida levantamos a vista para Nossa Senhora que nos disse Vistes a apostasia na Igreja, esta carta pode ser aberta por O santo Padrre, mas deve ser anunciada depois de Pio XII e antes de 1960.

No reinado de Juan Pablo II a pedra angular da tumba de Pedro deve ser removida e transferida para Fatima.

Porque o dogma da fé não é conservado em Roma, sua autoridade será removida e entregada a Fatima.

A catedral de Roma deve ser destruida e uma nova construida em Fatima.

Se 69 semanas depois de que esta ordem é anunciada Roma continua sua abominação, a cidade será destruida.

Nossa Senhora disse-nos que ésto está escrito, Daniel 9, 24-25 e Mateus 21, 42-44

JMJ                                                  Tuy 1/4/1944
Now I am going to reveal the third fragment of the secret: This part is the apostasy in the Church!
Our Lady showed us the individual who I describe as the 'holy Father' in front of a multitude that was cheering him.
But there was a difference from a true holy Father, his devilish gaze, this one had the gaze of evil.
Then, after some moments we saw the same Pope entering a Church, but this Church was the Church of hell; there is no way to describe the ugliness of that place. It looked like a gray cement fortress with broken angles and windows similar to eyes; it had a beak in the roof of the building.
Next, we raised our eyes to Our Lady who said to us: You saw the apostasy in the Church; this letter can be opened by the holy Father, but it must be announced after Pius XII and before 1960.
In the kingdom of Juan Pablo II the cornerstone of Peter's grave must be removed and transferred to Fatima.
Because the dogma of the faith is not conserved in Rome, its authority will be removed and delivered to Fatima.
The cathedral of Rome must be destroyed and a new one built in Fatima.
If 69 weeks after this order is announced, Rome continues its abomination, the city will be destroyed. 
Our Lady told us that this is written,[in] Daniel 9:24-25 and Matthew 21:42-44




AVE MARIA PURISSIMA!

28 marzo 1972 // 28 marzo 2018



Risultati immagini per CROCE GLORIOSA DI DOZULE' INNALZATA A MONCALIERI VICINO A TORINO


Una notte della Settimana Santa, a Dozulè, piccolo borgo nel nord della Francia -  era il 28 marzo del 1972 -  Maddalena Aumont, una signora di 47 anni, sarta e madre di 5 figli, vide apparire nel cielo un'enorme croce luminosa accompagnata da una scritta in latino: 

“Ecce crucem Domini” 

ossia: “Ecco la croce del Signore”.

 Donna di fede confida l'accaduto in confessione al parroco che le rimarrà vicino nel difficile compito al quale è stata chiamata....
per saperne di più 

 http://inox.altervista.org/larivelazione/dozule/dozule.html 


LA PROMESSA DI GESÙ A DOZULÉ


Ecco la promessa fantastica che Gesú fa alla Chiesa Cattolica tutta intera E A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'   per bocca di Madeleine Aumont il 02 Gennaio 1976, nella Cappella di San Giuseppe a Dozulé:



« Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che reciteranno tutti i giorni la Preghiera che ho insegnato loro, che in questa vita satana non avrà più potere su di loro, e che per un periodo di sozzura, in un istante essi diverranno puri e saranno figli di Dio per l’eternità. Mio Padre la cui Bontà è Infinita, vuol salvare l’Umanità che è sull’orlo del precipizio. Mediante questo Ultimo Messaggio dovete prepararvi. »
NOTA.
Questa promessa non sostituisce il Sacramento della Confessione e l'impegno a vivere santamente.
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PREGHIERA DETTATA DA GESÙ 
A MADELEINE AUMONT
DA RECITARE TUTTI I GIORNI
Gesù ha dettato una novena e una preghiera, da recitare col Rosario

Ogni focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia sarà protetto 
da ogni cataclisma.

Fare il Segno di Croce...
<<Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte. 
Il Suo Regno è eterno. 
Egli viene per vincere il mondo e il tempo.
Pietà mio Dio, per quelli che Ti bestemmiano, 
perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
Pietà mio Dio, per lo scandalo del mondo, 
liberali dallo spirito di satana.
Pietà mio Dio, per quelli che fuggono da Te, 
dà loro il gusto della Santa Eucarestia.
Pietà mio Dio, per quelli che verranno a pentirsi 
ai piedi della Croce Gloriosa, 
che essi vi trovino la Pace e la Gioia 
in Dio nostro Salvatore.
Pietà mio Dio, affinché venga il Tuo Regno, 
ma salvali, è ancora tempo, 
perché il tempo è vicino, ed ecco Io vengo.
Amen.
VIENI, SIGNORE GESÙ.
Recitare un Pater e 10 Ave

Pietà mio Dio, per coloro che oggi 
ancora più di ieri Ti perseguitano.
Riversa nei loro cuori umani la Tua Misericordia.          Signore, riversa sul mondo intero 
i tesori della Tua infinita Misericordia.
Vieni Signore Gesù, noi Ti attendiamo.
Amen >>.
Fare il Segno di Croce.
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