lunedì 12 marzo 2018

Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.

I misteri dentro la tomba di Gesù


Rotonda o Anastasi con l'edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Rotonda o Anastasi con l’edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Per alcuni lavori di consolidamento alla basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, è stato disposto di aprire quello che la tradizione bimillenaria afferma essere il luogo della sepoltura di Gesù.
Il 26 ottobre scorso un team di restauratori dell’Università Nazionale Tecnica di Atene ha rimosso la lastra di marmo che copriva la roccia su cui (nel pomeriggio di venerdì 7 aprile dell’anno 30) fu deposto il corpo di Gesù (quella tomba, scavata nella roccia, dicono i Vangeli, apparteneva a un autorevole membro del Sinedrio, Giuseppe d’Arimatea, amico e discepolo di Gesù).
Il 27 ottobre scorso Repubblica riferiva: «Fredrik Hiebert, archeologo residente della National Geographic Society che partecipa al progetto di restauro, ha spiegato che per l’analisi scientifica dei reperti ci vorrà del tempo, anche per la notevole quantità di materiale rinvenuto, ma si è detto ottimista sul fatto la lastra rinvenuta possa essere quella citata dalle Sacre Scritture».
Il 31 ottobre, il National Geographic, in esclusiva, pubblicava un servizio di Kristin Romey che informava dettagliatamente sul lavoro dei tecnici: «I ricercatori hanno anche ritrovato le tracce delle pareti della grotta, oggi racchiusa dall’Edicola… è stato possibile portare alla luce l’originaria roccia calcarea. “È questa la Sacra Roccia venerata da secoli, ma solo oggi possiamo effettivamente vederla”, ha commentato Antonia Moropoulou, principale supervisore scientifico dei restauri».
IL DUBBIO
La Romey ha riportato anche le parole di Dan Bahat, ex archeologo capo della città di Gerusalemme: «Forse non possiamo essere assolutamente certi che il sito della basilica sia l’effettivo sito di sepoltura di Gesù, ma di certo non ce n’è un altro che possa aspirare all’identificazione con altrettanta autorevolezza, e quindi non abbiamo motivi per dubitare della sua autenticità».
Lavori di restauro dell'edicola
Lavori di restauro dell’edicola
In pochissimi giorni sono stati fatti i lavori e la tomba è stata richiusa. Adesso i reperti ritrovati saranno studiati a lungo. Ma il sito cattolico d’informazione Aleteia il 9 novembre ha pubblicato un articolo nel quale si parla di alcuni strani fenomeni verificatisi durante questi lavori. Prima di tutto «un “dolce aroma” che emanava dalla tomba», cosa che – secondo Aleteia – «ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi». Su questo bisogna essere molto cauti, quasi scettici, perché potrebbe essersi trattato di autosuggestione o di residui di unguenti profumati, anche depositati lì dai pellegrini lungo i secoli. Ma è l’altro fenomeno segnalato da Aleteia che più incuriosisce: «In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male. La direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un “trucco pubblicitario”».
Questo è un fenomeno molto interessante, ma purtroppo, al momento, non se ne sa di più. Il sito cattolico riporta anche un’altra dichiarazione dell’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, all’Associated Press: «Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente».
Tuttavia non sembra che queste parole si riferiscano ai fenomeni fisici anomali segnalati poco prima. Che dunque, per ora, non hanno altre conferme. In ogni caso Marco Tosatti, autorevole vaticanista e studioso della Sindone, ha fatto un’associazione d’idee fra questi presunti fenomeni fisici e quanto si è venuto scoprendo, negli ultimi anni, sull’immagine impressa nel telo che – proprio su quella pietra tombale appena riportata alla luce – avvolse il corpo di Gesù.
Quella pietra infatti – se è l’autentica roccia su cui fu deposto Gesù – è il luogo fisico su cui avvenne la resurrezione. Un evento unico nella storia verificatosi a contatto diretto con essa. Perciò – in via ipotetica – potrebbe anche essere plausibile che la pietra ne porti delle misteriose tracce fisiche, così come le porta la Sindone.
LA RESURREZIONE
Nel caso della Sindone sappiamo – dalla medicina legale – che il lenzuolo ha sicuramente avvolto il corpo morto di un uomo crocifisso, che quel corpo non è rimasto dentro al lenzuolo per più di 42 ore (perché non vi è traccia di putrefazione) e infine sappiamo (dai coaguli sanguigni) che il corpo si è sottratto alla legatura del lenzuolo senza alcun movimento fisico. È come se avesse attraversato il lenzuolo stesso, dunque un corpo di carne, ma glorificato, non più sottoposto ai limiti di tempo e di spazio.
Santa Sindone in positivo e negativo
Santa Sindone in positivo e negativo
È precisamente la caratteristica che aveva il corpo risuscitato di Cristo secondo il Vangelo dove infatti si legge che – dopo la resurrezione – Gesù entrò in un Cenacolo che aveva le porte sbarrate (Gv 20,19).
Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.
Dunque Tosatti ricorda – a proposito della Sindone – una delle ipotesi recenti che è stata formulata da Giuseppe Baldacchini, fisico, già dirigente presso il Centro di Ricerca Enea di Frascati, Roma Atomic, Molecular and Optical Physics, Condensed Matter Physics, Cryogenics. Rispondendo a una domanda sul suo studio sul sacro telo lo scienziato ha dichiarato: «La mia preparazione di fisico mi ha permesso di fare delle ipotesi sulla possibilità che l’immagine fosse dovuta ad un’esplosione di energia. E questa ipotesi è stata verificata in laboratorio con l’uso di sorgenti laser molto particolari. Dopo un lungo lavoro, abbiamo dimostrato che in realtà in certe condizioni queste sorgenti laser possono produrre le immagini simil-sindoniche. È chiaro che con queste sorgenti veniva simulata un’esplosione di luce. Quindi che un lampo di luce che abbia prodotto questa Sindone è stato corroborato da misure scientifiche di un certo spessore». Se dunque l’immagine della Sindone – tuttora inspiegabile – è stata formata da un’improvvisa, fortissima e misteriosa energia, sprigionatasi dal corpo, si tratta di un evento soprannaturale che però ha lasciato una traccia fisica sulla materia direttamente a contatto con il corpo.
LE ANOMALIE
Tosatti si chiede se c’è qualche «collegamento» fra il fenomeno ipotizzato dagli esperimenti di Bandacchini «e le anomalie inspiegabili avvenute agli strumenti di misurazione elettromagnetica posti sul sepolcro». E conclude: «L’interrogativo è quantomeno affascinante». D’altra parte – al di là dei fenomeni fisici riscontrati sulla pietra del Santo Sepolcro – la cosa più importante per i cristiani è il significato spirituale di quella roccia di Gerusalemme: «Questo», disse Giovanni Paolo II, «è il luogo più sacro del mondo. Questa tomba vuota è la testimone silenziosa dell’evento centrale della storia umana».
Pellegrini al Santo Sepolcro
Pellegrini al Santo Sepolcro
Perché gli uomini non sono stati fatti per morire. «Dio non ha creato la morte», dice la Bibbia (Sap 1,13). E a questa profonda ingiustizia si ribella la nostra natura, perciò Cristo – sconfiggendo la morte – ha risposto al nostro desiderio più profondo. Anzi, forse ancor più forte è il nostro desiderio che non muoiano le persone che amiamo: «Ama chi dice all’altro: tu non puoi morire», scrisse Gabriel Marcel. E qui c’è da ricordare l’intuizione geniale e struggente di Dante il quale, nel canto XIV del Paradiso, dice che la felicità dei beati sarà piena non tanto (o non solo) per la resurrezione dei propri corpi, ma per quella delle persone amate («per le mamme/ per li padri e per li altri che fuor cari»).
Cosicché nulla andrà perduto di ciò e di coloro che abbiamo amato. Nemmeno quel certo sorriso e quello sguardo. Riavremo tutto e molto di più. In una misura di gioia inimmaginabile alla nostra fantasia terrena. Questa è la promessa cristiana per i beati.
di Antonio Socci



Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12022300/santo-sepolcro-antonio-socci-fenomeni-paranormali.html     I misteri dentro la tomba di Gesù

domenica 11 marzo 2018

Da MARIA VALTORTA: Il Vangelo come mi è stato rivelato

  
Pasqua del primo anno 
secondo IL VANGELO COME MI E' STATO RIVELATO

Gesù al Tempio con i primi 6 discepoli prediletti (Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo di Zebedeo, Filippo e Bartolomeo), caccia i mercanti dalla casa di Dio 1.052 - 1.053

Guarigione, al Getsemani, di Simone lo Zelota, lebbroso, che poi sarà unito agli altri primi discepoli 1.054

Incontro con Tommaso e Giuda de Keriot. Giuda viene rimandato a riflettere meglio 1.054, Tommaso viene trattenuto 1.054

Giuda Taddeo e Simone Zelote dopo la sua purificazione, accettati discepoli ed uniti nella sorte al Giordano 1.056

Ritorno di Gesù a Nazaret con il cugino Giuda Taddeo e i sei discepoli galilei senza Simone Zelote e Tommaso, che Gesù ha lasciati in Giudea perché gli preparassero il terreno 1.057.
AMDG et DVM

sabato 10 marzo 2018

Dixit insipiens in corde suo: "non est Deus"

Come sono giunto a comprendere razionalmente l'esistenza di Dio

Quesito

Salve Padre Angelo,
ho deciso di scriverle in quanto vorrei qualche consiglio circa qualche mia difficoltà. Non so se si ricorda di me, ma molto tempo fa le scrissi dicendole che sento la chiamata a diventare sacerdote (ho 17 anni). Tale chiamata l’ho avvertita circa tre anni prima.

Benché ciò mi procuri molta gioia sto cominciando a comprendere le difficoltà e le maggiori tentazioni con cui sono attaccato ferocemente. Prendiamo ad esempio il periodo in cui presi la decisione di comunicare questa bellissima cosa al mio parroco. Fino a pochi giorni prima ero molto felice pensando alla mia vocazione, poi tutto ad un tratto una profondissima tristezza pervase il mio cuore, tristezza che non era legata ad un avvenimento particolare o ad una mia arretratezza con i sacramenti o con la preghiera. Questo mi fece capire che mi trovavo in tentazione. Era come se il diavolo volesse che diventassi così triste da scartare la mia vocazione. Grazie a Dio poi ho superato questo brutto momento e ho comunicato la cosa al mio parroco.

Un altro esempio di queste tentazioni riguarda un fatto molto recente. Io frequento il Liceo classico e purtroppo ho un professore di filosofia marxista, ateo e anticlericale che ci insinua sempre dubbi riguardanti l’esistenza di Dio. Inizialmente non ho fatto conto delle sue parole, anche se ad un certo punto mi sono trovato in crisi. 

Questa crisi era dovuta a questa domanda: Posso solo con la razionalità e solo attraverso la realtà spiegare l’esistenza di Dio, cioè spiegare tale esistenza senza fare affidamento alla mia fede o alla Bibbia? Da questa domanda è partito il calvario. In poche parole continuavo a pregare e ad andare alla Santa Messa perché attraverso la fede riuscivo a comprendere l’esistenza di Dio, ma la mia razionalità non aveva pace. 
Qui cominciò la lettura della prova ontologica, cinque vie di San Tommaso, critica di Kant ecc. Tuttavia non riuscivo a trovare una risposta definitiva al mio problema, perché trovavo prove e controprove in continuazione. Poi finalmente perseverando ho trovato la soluzione! Tale soluzione non l’ho trovata in qualche libro ma in ciò che mi circonda.

Mi spiego: Un giorno ero in macchina con la mia famiglia e ad un tratto dopo un temporale vidi un arcobaleno. Non era la prima volta che vedevo un arcobaleno, ma questa volta feci una riflessione su di esso.
Cominciai a notare la perfetta distinzione dei colori, il perfetto arco che si veniva a creare. Inoltre da un punto di vista scientifico si sa benissimo che occorrono delle precise condizioni affinché tale fenomeno si verifichi, come ad esempio un determinato livello di vapore acqueo nell’aria, delle determinate condizioni atmosferiche e una determinata temperatura. Di conseguenza pensai che ciò che vedevo non poteva essere frutto del caso. Le molecole di acqua non possono per virtù propria scomporre i colori della luce (proprio come fa un prisma) in un perfetto arco che circonda tutta la volta celeste. Quindi arrivai alla conclusione che qualcuno doveva per forza aver stabilito le leggi che permettono l’apparizione dell’arcobaleno, fenomeno molto particolare da un punto di vista scientifico.

Inoltre l’arcobaleno non è solo un fenomeno che può essere analizzato da un punto di vista scientifico, ma se dobbiamo dirla tutta è anche molto, ma molto bello da vedere. Questo mi fece pensare anche che la bellezza e la perfezione non possono essere frutto del caso, perché il caso, non essendo regolato da leggi, potrebbe al massimo dar origine a qualcosa di informe che non potrebbe mai essere apprezzato come bello o perfetto. Quindi ho ritenuto che fosse necessario che qualcuno avesse creato l’arcobaleno anche nella sua bellezza.

Applicando la presenza di regole perfette ad ogni fenomeno e applicando il concetto di bellezza su tutto il creato, sono giunto alla conclusione che è necessario che vi sia un artefice di tutto questo. Un progetto di un palazzo non si forma da solo, un quadro non si forma da solo. Quindi alla fine ho detto: Posso razionalmente dire che Dio esiste!

Dicendo tutto questo, non voglio dire di aver dubitato della mia fede o delle bellissime opere che il Signore ha fatto nella mia vita, ma poiché da essere umano, la razionalità è una componente che mi è molto cara, non riuscivo a tollerare l’idea che non potessi spiegare l’esistenza di Dio da questo punto di vista.

Ora mi preparo alla prossima mia battaglia. Potrà essere una tentazione di tipo filosofico, una tentazione che mi vorrà portare alla tristezza e alla disperazione, una tentazione che mi vorrà portare a commettere peccati. Chi sa. Spero che con l’aiuto di Dio potrò superare tutto questo.
La ringrazio per tutto quello che fa e per le sue splendide risposte che leggo ogni santo giorno.
La affido nelle mie preghiere.

P.S. Ciò che ho scritto è totalmente frutto delle mie considerazioni personali. Di conseguenza mi scuso se vi siano alcuni concetti formulati in modo non propriamente corretto da un punto di vista filosofico.

Risposta del sacerdote

Carissimo, 

1. sono molto contento per quello che mi hai scritto.
E lo metto volentieri a disposizione dei nostri visitatori.
Mi dici che hai letto prove e controprove sull’esistenza di Dio.
Io non ho trovato controprove valide alle cinque vie di San Tommaso.
Potrei dire che tutto quello che hai scritto è un’elaborazione precisa e convincente della quinta via di san Tommaso, il quale scrive:
La quinta via si desume dal governo delle cose.
Noi vediamo che alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cioè i corpi fisici, operano per un fine, come appare dal fatto che esse operano sempre o quasi sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione: donde appare che non a caso, ma per una predisposizione raggiungono il loro fine.
Ora, ciò che è privo d'intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la freccia dall'arciere.
Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest'essere chiamiamo Dio” (Somma teologica, I, 2, 3).

2. Del resto come potrebbe essere che Dio non manifesti se stesso alle creature da Lui fatte proprio perché Lo cerchino e in Lui trovino la propria perfezione?
Dio stesso, per bocca di Paolo, ci ha garantito che le cose stanno così: “poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa” (Rm 1, 19-20).

E il Magistero della Chiesa ha definito con dogma di fede la conoscibilità dell’esistenza di Dio attraverso la sola ragione, senza ricorrere alla fede.

Lo ha fatto col Concilio Vaticano I, il quale si è espresso così: “La santa Chiesa, nostra madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create”(Concilio Vaticano I, DS 3004),
Ed ecco il dogma: “Se qualcuno dice che Dio, uno e vero, creatore e signore nostro, non può esser conosciuto con certezza, col lume dell’umana ragione, attraverso le cose create, sia anatema” (DS 3026).

3. Devo dire però che la conclusione che porta all’esistenza di Dio non dice ancora che Dio si è rivelato in Cristo.
Dire che Dio esiste non richiede la fede.
Ogni uomo da solo può capire con le sue sole forze che Dio esiste.
Chi nega l’esistenza di Dio è “inescusabile” come dice San Paolo in Rm 1,20.

4. Il passaggio ulteriore che porta a dire che Dio si è rivelato e si è comunicato agli uomini in Cristo, che è Dio fatto carne, richiede invece la fede, e cioè un’illuminazione soprannaturale per la quale Dio ci trae a Cristo e ci fa aderire a Lui in maniera fermissima: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44).
Ma giungere con la nostra sola intelligenza alla conclusione dell’esistenza di Dio è importante perché dà solidità razionale alla nostra fede e fa capire che è ragionevole credere.
La fede in Cristo non è un salto nel buio.
Anche qualora perdessimo la Fede (che Dio lo impedisca!) rimarrebbe sempre in noi la certezza razionale della sua esistenza.

5. Hai voluto sottolineare non solo la precisione con cui si forma l’arcobaleno e l’infinita sapienza che ha predisposto questo fenomeno, ma anche la sua incantevole bellezza.
Ed è vero.
Senza ricorrere all’arcobaleno, che indubbiamente ha un suo fascino tanto che appena lo si annuncia tutti corrono a contemplarlo, Sant’Agostino parlando delle opere di Dio si è espresso così: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo... interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle…
La loro bellezza è come un loro inno di lode.
Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile?”
(Sant’Agostino, Sermoni, 241, 2).

6. Infine voglio dire una cosa su alcuni turbamenti che hai provato in riferimento alla tua vocazione.
Dio stesso ci ricorda attraverso il Siracide questa grande verità: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione” (Sir 2,1).
Questa tentazione giunge da ogni parte, non escluso il demonio.
Tuttavia San Leone Magno ricorda che fortunatamente “Colui che è dentro di noi è più forte di colui che sta contro di noi e per mezzo di Colui nel quale confidiamo noi siamo forti” (San Leone MagnoSermo 1, in Quadrag. 3).

Mi scrivi: “Grazie a Dio poi ho superato questo brutto momento”.


Sottolineo quel Grazie a Dio.
Confida sempre in Lui. Come Dio ha chiamato Mosè e gli ha dato coraggio così il Signore ha fatto con te e continuerà a farlo sempre.
Sarà un’esperienza che ti accompagnerà per tutta la vita.

Prego per la perseveranza della tua vocazione perché sia sempre un cammino di Luce che invade la tua anima e si riverberi sui molti che il Signore metterà sui tuoi passi.
Ti ringrazio per la bella riflessione che mi hai comunicato, ti auguro una fruttuosa quaresima, ti ricordo al Signore  ti benedico.
Padre Angelo

AMDG et DVM

A "terceira parte do segredo" de Fátima: APOSTASIA na Igreja

Capítulo VII



9. A "terceira parte do segredo"
de Fátima








  
A "terceira parte do segredo" de Fátima, segundo as indicações de Nossa Senhora à Irmã Lúcia, deveria ter sido divulgada, o mais tardar, em 1960.

João XXIII, o primeiro Pontífice que leu o texto da Irmã Lúcia, recusou a sua divulgação. Em 8 de Fevereiro de 1960, através de um lacónico comunicado de imprensa, o Vaticano informou que o segredo de Fátima não seria revelado.

Paulo VI, eleito em 23 de Junho de 1963, leu por sua vez a mensagem, mas manteve a mesma posição do seu predecessor (91).

Em 13 de Maio de 1973, os sócios e colaboradores da TFP acolheram, na sede de São Paulo, a imagem peregrina de Nossa Senhora de Fátima, que tinha chorado miraculosamente em Nova Orleães em 1972, com uma vigília de orações, na qual renovaram a sua consagração a Nossa Senhora segundo o método de São Luis de Montfort. Persuadido de que o "terceiro segredo" contivesse palavras decisivas de advertência, orientação e conforto para a humanidade nessa hora extrema, Plínio Corrêa de Oliveira redigiu naquela ocasião uma mensagem à Irmã Lúcia, a vidente ainda viva, pedindo-lhe que rompesse o silêncio, revelando a parte desconhecida da mensagem celeste da qual é despositária, a fim de "abrir os olhos daqueles que dormem como dormiam os apóstolos no Horto das Oliveiras". A mensagem foi assinada com particular solenidade por 735 membros das TFPs, do Brasil e de outras nações, presentes, naquela noite, na sede paulista da associação (92). No mês de Agosto do mesmo ano, iniciou-se a divulgação da versão actualizada do opúsculo do Eng° António Augusto Borelli Machado, "As aparições e a mensagem de Fátima segundo os manuscritos da irmã Lúcia" (93).

O persistente silêncio mantido pelas autoridades eclesiásticas sobre o "terceiro segredo" cercou-o de um halo de mistério com contornos apocalípticos. A opinião pública em geral considera que o terceiro segredo diz respeito a uma guerra nuclear, acompanhada de catástrofes naturais. Mas a maior parte dos estudiosos da mensagem de Fátima não é desta opinião.

"Fatimólogos" como o claretiano espanhol Joaquim Maria Alonso (94), o francês Michel de la Sainte Trinité (95) e o brasileiro António Augusto Borelli Machado (96) julgam que a parte essencial do terceiro segredo, mais que a uma catástrofe material, diga respeito a um castigo espiritual, constituido pela crise interna da Igreja. "Antes que esta crise se tornasse notória –escreve António Borelli– compreende-se que um espírito piedoso sentisse horror perante tal hipótese. Mas, a partir do momento em que a crise se tornou pública, não há razão para recuar diante deste prognóstico" (97).

Entre os que sustentam esta hipótese, está o Cardeal Silvio Oddi, ex-Prefeito da Congregação para o Clero.

"Não me espantaria –afirma ele– se o terceiro segredo aludisse a tempos obscuros para a Igreja: graves extravios, apostasias inquietantes que se verificariam dentro do Catolicismo. Se consideramos a grave crise vivida a partir do Concílio, os sinais de cumprimento desta profecia não parecem faltar" (98).

A razão da decisão de não publicar o terceiro segredo, segundo palavras que o próprio Cardeal atribui à irmã Lúcia, é que "poderia ser mal interpretado". "Para mim –acrescentou o Purpurado– o segredo de Fátima contém uma profecia triste sobre a Igreja e é por isso que o Papa João XXIII não a divulgou; Paulo VI e João Paulo II tampouco fizeram. Na minha opinião está escrito mais ou menos que em 1960 o Papa teria convocado o Concilio do qual, contrariamente às expectativas, resultariam indirectamente tantas dificuldades para a Igreja" (99). "A esta altura –comenta o Cardeal– permito-me avançar uma hipótese: que o terceiro segredo de Fátima previsse alguma coisa de grave que a Igreja, naturalmente sem intenção, teria feito. Que por causa de más interpretações, de desobediências ou de coisas do género, a Igreja atravessaria um momento um tanto difícil. (...) Mas se realmente assim fosse, esse segredo já estaria conhecido, porque a crise da Igreja está à vista de muitos. E os espíritos mais perspicazes já perceberam isso há anos" (100). 

Notas:

(91) Nem João Paulo II considerou oportuno dar a conhecer a última parte da mensagem de Fátima, que assim figura, na época da "sociedade transparente", como o segredo mais ciumentamente guardado dos nossos tempos. "Um segredo é um segredo. E, em boa lógica, ninguém pode tirar deduções do seu conteúdo, já que não o conhece. Entretanto, não é fora de propósito fazer aqui uma conjectura. A parte ainda não divulgada do segredo provavelmente contém pormenores assustadores sobre o modo pelo qual se cumprirão os castigos anunciados em Fátima. Pois só assim se explica porque possa parecer duro publicá-la. Se ela contivesse perspectivas distensivas, tudo leva a crer que já estaria publicada" (Plinio CORRÊA DE OLIVEIRA, prefácio a A. A. BORELLI MACHADO, "As aparições e a Mensagem...", cit., p. 16).
(92) Cfr. o texto in "Um homem, uma obra, uma gesta", cit., pp. 201-202.
(93) A obra teve cartas de aprovação de cerca de quarenta Bispos, entre os quais Mons. Philip M. Hannan, Arcebispo de Nova Orleães, o Cardeal Bernardino Echeverría Ruiz O.F.M., Arcebispo de Guaiaquil, o Cardeal Silvio Oddi, Mons. Germán Villa Gaviria, Arcebispo de Barranquilla na Colômbia.
(94) Entre as várias obras do Padre Alonso, falecido em 1981, cfr. Joaquín M. ALONSO C.M.F., "La verdad sobre el Secreto de Fatima", Centro Mariano, Madrid, 1976.
(95) Frère Michel de la SAINTE TRINITE, "Toute la Vérité sur Fatima", Editions Renaissance Catholique-Contre-Réforme Catholique, Saint Parres-les-Vaudes, 1984-1985, 3 vv., resumidos pelo Frère François de MARIE DES ANGES. "Fatima. Joie intime, évènement mondial", Ed. la Contre-Réforme Catholique, Saint Parres-les-Vaudes, 1991. Cfr. sobretudo o III volume, "Le Troisième Secret" (1985).
(96) A.A. BORELLI MACHADO, "As Aparições e a Mensagem...", cit., pp. 71-77.
(97) Ibid., p. 76.
(98) Card. Silvio ODDI, entrevista a Il Sabato de 17 de Março de 1990, p. 9.
(99) Id., entrevista a 30 Giorni, n° 11 (Novembro de 1990), p. 69.
(100) 30 Giorni, n° 4 (Abril de 1991), p. 57; "Fatima, una profezia ancora incompiuta", in Lepanto, n°s. 108-109-110 (Março-Abril-Maio de 1991).

PIO XII -il 7.7.1952- consacrò la RUSSIA al Cuore Immacolato di Maria, sia pure senza tutti i Vescovi

IT  - LA ]
Venerabile Pio XII 
(Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli)
PIO XII
LETTERA APOSTOLICA
SACRO VERGENTE ANNO
CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA
AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
7 luglio 1952(1)

Mentre l'anno santo volgeva felicemente verso il suo termine, dopo che per divina disposizione a Noi fu dato di definire solennemente il dogma dell'assunzione in anima e corpo al cielo della gran Madre di Dio Maria vergine, moltissimi da ogni parte del mondo Ci espressero la loro vivissima esultanza; fra questi non mancò chi, nell'inviarCi lettere di ringraziamento, supplicò istantemente affinché Noi consacrassimo l'intero popolo della Russia, nelle angustie del momento presente, al Cuore immacolato della medesima vergine Maria.
Tale supplica tornò a Noi oltremodo gradita, poiché, se il Nostro affetto paterno abbraccia tutti i popoli, in modo particolare si rivolge a coloro che, sebbene nella massima parte separati per vicende storiche da questa sede apostolica, conservano tuttavia ancora il nome cristiano e si trovano in condizioni tali che non solo è loro difficilissimo ascoltare la Nostra voce e conoscere gli insegnamenti della dottrina cattolica, ma sono spinti con arti ingannevoli e perniciose a rigettare perfino la fede e il nome di Dio.

1. Costante ricordo nella preghiera
Non appena fummo elevati al supremo pontificato, il Nostro pensiero si rivolse a voi, che costituite un immenso popolo, insigne nella storia per gloriose imprese, per amore patrio, per laboriosità e parsimonia, per pietà verso Dio e la vergine Maria.
Non abbiamo mai cessato di elevare le Nostre suppliche a Dio, affinché sempre vi assista con la sua luce e con il suo divino aiuto, e conceda a voi tutti di poter raggiungere, insieme ad una giusta prosperità materiale, anche quella libertà, per cui ognuno di voi sia in grado di tutelare la propria dignità umana, conoscere gli insegnamenti della vera religione, e prestare il debito culto a Dio non solo nell'intimo della propria coscienza, ma anche apertamente, nell'esercizio della vita pubblica e privata.
Del resto ben sapete che i Nostri predecessori, ogniqualvolta se ne presentò loro la possibilità, niente altro ebbero più a cuore che manifestarvi la loro benevolenza e porgervi il loro aiuto. Sapete che gli apostoli degli slavi occidentali, i santi Cirillo e Metodio, i quali insieme con la religione cristiana portarono agli antenati di quelli anche la civiltà, si diressero verso quest'alma città, perché la loro attività apostolica fosse avvalorata dall'autorità dei romani pontefici. E mentre essi fanno il loro ingresso in Roma, il Nostro predecessore Adriano III di felice memoria «va loro incontro con grande testimonianza di onori, accompagnato dal clero e dal popolo»(2) e, dopo aver approvato e lodato il loro operato, non solo li eleva all'episcopato, ma vuole egli stesso consacrarli con la solenne maestà dei sacri riti.

2. A un millennio dai primi incontri
Per quanto riguarda i vostri antenati, i romani pontefici, ogni volta che le circostanze lo permisero, cercarono di stringere o consolidare con essi vincoli di amicizia. Così nell'anno 977 il Nostro predecessore Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso gran principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiani, furono inviate legazioni da parte dei Nostri predecessori Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemente contraccambiato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciatori ai medesimi romani pontefici. Ed è degno di nota che nel tempo in cui questo principe portò questi popoli alla religione di Gesù Cristo, la cristianità orientale e quella occidentale erano unite sotto l'autorità del romano pontefice, quale supremo capo di tutta la chiesa.
Anzi, non pochi anni dopo, cioè nel 1075, il vostro principe Isjaslav inviò il proprio figlio Iaropolk al sommo pontefice Gregorio VII; e questo Nostro predecessore di immortale memoria così scrisse a questo principe e alla sua augusta consorte: «Il vostro figlio, mentre visitava le sacre soglie degli apostoli, venne da Noi, e poiché voleva ottenere quel regno per mano Nostra come un dono di san Pietro, avendo fatto professione di fedeltà allo stesso principe degli apostoli, lo richiese con devote suppliche, assicurando senza alcun dubbio che la sua richiesta sarebbe stata da voi ratificata e confermata, qualora avesse avuto il favore e la protezione dell'autorità apostolica. Siccome questi voti e queste richieste sembravano legittime, sia per il vostro consenso e sia per la devozione del richiedente, noi infine le abbiamo accolte, e gli abbiamo consegnato da parte di san Pietro il governo del vostro regno, con questa intenzione e con questo ardente desiderio, che il beato Pietro con la sua intercessione presso Dio custodisca voi, il vostro regno e tutte le vostre cose, e vi faccia possedere quel medesimo regno in tutta pace e anche con onore e gloria fino al termine della vostra vita. ...».(3)
Così pure è da notare e da tenere in somma considerazione che Isidoro, metropolita di Kiev, nel concilio ecumenico si Firenze, sottoscrisse il decreto con cui veniva solennemente sancita l'unione della chiesa orientale e occidentale sotto l'autorità del romano pontefice, e questo per tutta la sua provincia ecclesiastica, cioè per l'intero regno della Russia; e a tale sanzione di unità egli, per quanto lo riguardò, rimase fedele fino al termine della sua vita terrena.

3. Pagine mirabili di generosità e di amore
E se nel frattempo e in seguito, a motivo di un cumulo di circostanze avverse, da una parte e dall'altra le comunicazioni divennero più difficili, e per conseguenza più difficile l'unione degli animi - quantunque fino al 1448 non si abbia alcun documento pubblico che dichiari la vostra chiesa separata dalla sede apostolica - ciò tuttavia in linea generale non è da attribuirsi al popolo slavo, né certamente ai Nostri predecessori, i quali sempre circondarono di un amore paterno queste popolazioni, e quando fu loro possibile ebbero cura di sostenerle e di aiutarle in ogni maniera.
Tralasciamo non pochi altri documenti storici dai quali appare la benevolenza dei Nostri predecessori verso la vostra nazione, ma non possiamo non accennare brevemente a ciò che fecero i sommi pontefici Benedetto XV e Pio XI, quando, dopo il primo conflitto europeo, specialmente nelle regioni meridionali della vostra patria, ingenti moltitudini di uomini, di donne, di innocenti fanciulli e fanciulle vennero colpite da una terribile carestia e da un'estrema miseria. Essi infatti, spinti da paterno affetto verso i vostri connazionali, inviarono a queste popolazioni viveri, indumenti e molto denaro raccolto dall'intera famiglia dei cattolici, per venire incontro a tutti quegli affamati e infelici, e poter alleviare in qualche modo le loro calamità. E i Nostri predecessori provvidero, secondo le proprie possibilità, non solamente alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali; infatti, non paghi d'innalzare suppliche a Dio, padre delle misericordie e fonte di ogni consolazione (cf. 2 Cor 1,3), vollero altresì che fossero indette pubbliche preghiere per la vostra condizione religiosa così sconvolta e turbata dai negatori e nemici di Dio, decisi a sradicare dagli animi la fede e la nozione stessa della Divinità. Così il sommo pontefice Pio XI nel 1930 stabilì che nel giorno della festività di san Giuseppe, patrono della chiesa universale, «fossero innalzate comuni preghiere a Dio . . . nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia»;(4) ed egli stesso volle esservi presente, circondato da una foltissima e pia moltitudine di popolo. Inoltre nella solenne allocuzione concistoriale esortò tutti con queste parole: «Bisogna pregare Cristo . . . redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia . . . e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa messa; i vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino d'inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria».(5)

4. Imparzialità del sommo pontefice
Noi volentieri confermiamo e rinnoviamo questa esortazione e questo comando, dal momento che la situazione religiosa al presente presso di voi non è certamente migliore, e poiché verso queste popolazioni Ci sentiamo animati dal medesimo vivissimo affetto e dalle stesse premure.
Quando scoppiò l'ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l'azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un'equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.
Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al sacro collegio e a tutte le rappresentanze diplomatiche presso la Santa Sede.(6)

5. Per la libertà delle anime e per la giustizia
Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente nonpossiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all'abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa sede apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l'intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, principe degli apostoli (cf. Gv 21, 15-17) - di cui siamo indegno successore - Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.

6. Condanna dell'errore e carità per gli erranti
Senza dubbio abbiamo condannato e respinto - come esige il dovere del Nostro ufficio - gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi infatti abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.

7. Il potente presidio della Madre di Dio
Sappiamo che molti di voi conservano la fede cristiana nell'intimo santuario della propria coscienza, che in nessuna maniera si lasciano indurre a favorire i nemici della religione, ma anzi desiderano ardentemente professare gli insegnamenti cristiani, unici e sicuri fondamenti del vivere civile, non solo privatamente, ma se fosse possibile, come conviene a persone libere, anche apertamente. E sappiamo ancora, con somma Nostra speranza e grandissimo conforto, che voi amate e onorate con ardentissimo affetto la vergine Maria Madre di Dio, e che venerate le sue sacre immagini. Ci è noto che nello stesso Clemlino venne costruito un tempio - oggi purtroppo sottratto al culto divino - dedicato a Maria santissima assunta in cielo; e questa è una testimonianza chiarissima dell'amore che i vostri antenati e voi portate verso la gran Madre di Dio.
Orbene, Noi sappiamo che non può venir meno la speranza di salvezza là dove gli animi si volgono con sincerità e ardente pietà verso la santissima Madre di Dio. Infatti, quantunque gli uomini si sforzino, per quanto empi e potenti, di svellere dai cuori dei cittadini la santa religione e la virtù cristiana, quantunque satana stesso cerchi di promuovere con ogni mezzo questa sacrilega lotta secondo la sentenza dell'apostolo delle genti: «. . . non abbiamo da lottare contro la carne e il sangue, ma contro i prìncipi e le potestà, contro i dominanti di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni . . . » (Ef 6, 12); tuttavia, se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell'inferno non potranno prevalere. Essa infatti è la Madre benignissima e potentissima di Dio e di tutti noi, e mai si è udito al mondo, che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a lei, e non abbia sperimentato la sua validissima intercessione. Continuate, dunque, come siete soliti, a venerarla con fervente pietà, ad amarla ardentemente e ad invocarla con queste parole, che a voi sono familiari: «A te soltanto è stato concesso, santissima e purissima Madre di Dio, di vederti sempre esaudita».(7)

8. Fervido appello alla pace
Noi pure insieme con voi solleviamo ad essa la Nostra supplica, affinché la verità cristiana, decoro e sostegno della convivenza umana, si rafforzi e vigoreggi fra i popoli della Russia, e tutti gli inganni dei nemici della religione, tutti i loro errori e le loro perfide arti siano respinte da voi lontano; affinché i costumi pubblici e privati ritornino ad essere conformi alle norme evangeliche; affinché coloro specialmente che presso di voi si professano cattolici, benché privati dei loro pastori, resistano con fortezza impavida contro gli assalti dell'empietà fino alla morte; affinché quella giusta libertà che spetta alla persona umana, ai cittadini e ai cristiani, sia a tutti restituita, come è loro diritto, e in primo luogo sia restituita alla chiesa, che ha il divino mandato di ammaestrare tutti gli uomini nelle verità religiose e nelle virtù; e infine affinché la vera pace rifulga alla vostra dilettissima nazione e a tutta l'umanità, e questa pace fondata sulla giustizia e alimentata dalla carità diriga felicemente tutte le genti a quella comune prosperità dei cittadini e dei popoli che deriva dalla mutua concordia degli animi.
Si compiaccia l'amorevolissima Madre nostra di guardare con occhi benigni anche a coloro che organizzano le schiere degli atei militanti e danno ogni impulso alle loro iniziative. Voglia essa illuminare con la luce che viene dall'alto le loro menti, e dirigere con la grazia divina i loro cuori alla salvezza.


9. Consacrazione dei popoli della Russia al Cuore immacolato di Maria
Noi, pertanto, affinché più facilmente le Nostre e le vostre preghiere siano esaudite, e per darvi un singolare attestato della Nostra particolare benevolenza, come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore immacolato della vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore immacolato, nella sicura fiducia che col potentissimo patrocinio di Maria vergine quanto prima si avverino felicemente i voti, che Noi, che voi, che tutti i buoni formano per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti e in primo luogo alla chiesa; in maniera che, mediante la preghiera che Noi innalziamo insieme con voi e con tutti i cristiani, il regno salvifico di Cristo, che è «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace»,(8) in ogni parte della terra trionfi e si consolidi stabilmente.

E con supplice invocazione preghiamo la medesima Madre clementissima, perché assista ciascuno di voi nelle presenti calamità e ottenga al suo divin Figlio per le vostre menti quella luce che proviene dal Cielo, e impetri per le anime vostre quella virtù e quella fortezza, per cui, sorretti dalla divina grazia, possiate vittoriosamente superare ogni empietà ed errore.
Roma, presso San Pietro, 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, anno XIV del Nostro pontificato.
PIO PP. XII

(1) PIUS PP. XII, Epist. apost. Sacro vergente anno de universae Russorum gentis Immaculato Mariae Cordi consecratione, [Ad universos Russiae populos], 7 Iulii 1952: AAS 44(1952), pp. 505-511.
(2) LEO XIII, Epist. enc. Grande munus, 30 sept.1880: Acta Leonis XIII, II, p. 129; EE 3.
(3) GREGORII VII Registrum, 1, 2, n. 74: MGH Epist. select. II, I, p. 236.
(4AAS 22(1930), p. 300.
(5AAS 22(1930), p. 301.
(6) Cf. AAS 38(1946), p. 154.
(7) Acathistus Festi Patrocinii SS. Dei Genitricis: Kondak 3.
(8) Praef. in festo Iesu Christi Regis.