Visualizzazione post con etichetta Santa Sindone. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Santa Sindone. Mostra tutti i post

lunedì 12 marzo 2018

Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.

I misteri dentro la tomba di Gesù


Rotonda o Anastasi con l'edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Rotonda o Anastasi con l’edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Per alcuni lavori di consolidamento alla basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, è stato disposto di aprire quello che la tradizione bimillenaria afferma essere il luogo della sepoltura di Gesù.
Il 26 ottobre scorso un team di restauratori dell’Università Nazionale Tecnica di Atene ha rimosso la lastra di marmo che copriva la roccia su cui (nel pomeriggio di venerdì 7 aprile dell’anno 30) fu deposto il corpo di Gesù (quella tomba, scavata nella roccia, dicono i Vangeli, apparteneva a un autorevole membro del Sinedrio, Giuseppe d’Arimatea, amico e discepolo di Gesù).
Il 27 ottobre scorso Repubblica riferiva: «Fredrik Hiebert, archeologo residente della National Geographic Society che partecipa al progetto di restauro, ha spiegato che per l’analisi scientifica dei reperti ci vorrà del tempo, anche per la notevole quantità di materiale rinvenuto, ma si è detto ottimista sul fatto la lastra rinvenuta possa essere quella citata dalle Sacre Scritture».
Il 31 ottobre, il National Geographic, in esclusiva, pubblicava un servizio di Kristin Romey che informava dettagliatamente sul lavoro dei tecnici: «I ricercatori hanno anche ritrovato le tracce delle pareti della grotta, oggi racchiusa dall’Edicola… è stato possibile portare alla luce l’originaria roccia calcarea. “È questa la Sacra Roccia venerata da secoli, ma solo oggi possiamo effettivamente vederla”, ha commentato Antonia Moropoulou, principale supervisore scientifico dei restauri».
IL DUBBIO
La Romey ha riportato anche le parole di Dan Bahat, ex archeologo capo della città di Gerusalemme: «Forse non possiamo essere assolutamente certi che il sito della basilica sia l’effettivo sito di sepoltura di Gesù, ma di certo non ce n’è un altro che possa aspirare all’identificazione con altrettanta autorevolezza, e quindi non abbiamo motivi per dubitare della sua autenticità».
Lavori di restauro dell'edicola
Lavori di restauro dell’edicola
In pochissimi giorni sono stati fatti i lavori e la tomba è stata richiusa. Adesso i reperti ritrovati saranno studiati a lungo. Ma il sito cattolico d’informazione Aleteia il 9 novembre ha pubblicato un articolo nel quale si parla di alcuni strani fenomeni verificatisi durante questi lavori. Prima di tutto «un “dolce aroma” che emanava dalla tomba», cosa che – secondo Aleteia – «ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi». Su questo bisogna essere molto cauti, quasi scettici, perché potrebbe essersi trattato di autosuggestione o di residui di unguenti profumati, anche depositati lì dai pellegrini lungo i secoli. Ma è l’altro fenomeno segnalato da Aleteia che più incuriosisce: «In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male. La direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un “trucco pubblicitario”».
Questo è un fenomeno molto interessante, ma purtroppo, al momento, non se ne sa di più. Il sito cattolico riporta anche un’altra dichiarazione dell’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, all’Associated Press: «Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente».
Tuttavia non sembra che queste parole si riferiscano ai fenomeni fisici anomali segnalati poco prima. Che dunque, per ora, non hanno altre conferme. In ogni caso Marco Tosatti, autorevole vaticanista e studioso della Sindone, ha fatto un’associazione d’idee fra questi presunti fenomeni fisici e quanto si è venuto scoprendo, negli ultimi anni, sull’immagine impressa nel telo che – proprio su quella pietra tombale appena riportata alla luce – avvolse il corpo di Gesù.
Quella pietra infatti – se è l’autentica roccia su cui fu deposto Gesù – è il luogo fisico su cui avvenne la resurrezione. Un evento unico nella storia verificatosi a contatto diretto con essa. Perciò – in via ipotetica – potrebbe anche essere plausibile che la pietra ne porti delle misteriose tracce fisiche, così come le porta la Sindone.
LA RESURREZIONE
Nel caso della Sindone sappiamo – dalla medicina legale – che il lenzuolo ha sicuramente avvolto il corpo morto di un uomo crocifisso, che quel corpo non è rimasto dentro al lenzuolo per più di 42 ore (perché non vi è traccia di putrefazione) e infine sappiamo (dai coaguli sanguigni) che il corpo si è sottratto alla legatura del lenzuolo senza alcun movimento fisico. È come se avesse attraversato il lenzuolo stesso, dunque un corpo di carne, ma glorificato, non più sottoposto ai limiti di tempo e di spazio.
Santa Sindone in positivo e negativo
Santa Sindone in positivo e negativo
È precisamente la caratteristica che aveva il corpo risuscitato di Cristo secondo il Vangelo dove infatti si legge che – dopo la resurrezione – Gesù entrò in un Cenacolo che aveva le porte sbarrate (Gv 20,19).
Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.
Dunque Tosatti ricorda – a proposito della Sindone – una delle ipotesi recenti che è stata formulata da Giuseppe Baldacchini, fisico, già dirigente presso il Centro di Ricerca Enea di Frascati, Roma Atomic, Molecular and Optical Physics, Condensed Matter Physics, Cryogenics. Rispondendo a una domanda sul suo studio sul sacro telo lo scienziato ha dichiarato: «La mia preparazione di fisico mi ha permesso di fare delle ipotesi sulla possibilità che l’immagine fosse dovuta ad un’esplosione di energia. E questa ipotesi è stata verificata in laboratorio con l’uso di sorgenti laser molto particolari. Dopo un lungo lavoro, abbiamo dimostrato che in realtà in certe condizioni queste sorgenti laser possono produrre le immagini simil-sindoniche. È chiaro che con queste sorgenti veniva simulata un’esplosione di luce. Quindi che un lampo di luce che abbia prodotto questa Sindone è stato corroborato da misure scientifiche di un certo spessore». Se dunque l’immagine della Sindone – tuttora inspiegabile – è stata formata da un’improvvisa, fortissima e misteriosa energia, sprigionatasi dal corpo, si tratta di un evento soprannaturale che però ha lasciato una traccia fisica sulla materia direttamente a contatto con il corpo.
LE ANOMALIE
Tosatti si chiede se c’è qualche «collegamento» fra il fenomeno ipotizzato dagli esperimenti di Bandacchini «e le anomalie inspiegabili avvenute agli strumenti di misurazione elettromagnetica posti sul sepolcro». E conclude: «L’interrogativo è quantomeno affascinante». D’altra parte – al di là dei fenomeni fisici riscontrati sulla pietra del Santo Sepolcro – la cosa più importante per i cristiani è il significato spirituale di quella roccia di Gerusalemme: «Questo», disse Giovanni Paolo II, «è il luogo più sacro del mondo. Questa tomba vuota è la testimone silenziosa dell’evento centrale della storia umana».
Pellegrini al Santo Sepolcro
Pellegrini al Santo Sepolcro
Perché gli uomini non sono stati fatti per morire. «Dio non ha creato la morte», dice la Bibbia (Sap 1,13). E a questa profonda ingiustizia si ribella la nostra natura, perciò Cristo – sconfiggendo la morte – ha risposto al nostro desiderio più profondo. Anzi, forse ancor più forte è il nostro desiderio che non muoiano le persone che amiamo: «Ama chi dice all’altro: tu non puoi morire», scrisse Gabriel Marcel. E qui c’è da ricordare l’intuizione geniale e struggente di Dante il quale, nel canto XIV del Paradiso, dice che la felicità dei beati sarà piena non tanto (o non solo) per la resurrezione dei propri corpi, ma per quella delle persone amate («per le mamme/ per li padri e per li altri che fuor cari»).
Cosicché nulla andrà perduto di ciò e di coloro che abbiamo amato. Nemmeno quel certo sorriso e quello sguardo. Riavremo tutto e molto di più. In una misura di gioia inimmaginabile alla nostra fantasia terrena. Questa è la promessa cristiana per i beati.
di Antonio Socci



Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12022300/santo-sepolcro-antonio-socci-fenomeni-paranormali.html     I misteri dentro la tomba di Gesù

domenica 14 aprile 2013

L’Eucarestia e il velo della Veronica.



<<Che cosa è l’Eucarestia? È il mio Corpo e il mio Sangue uniti alla mia Anima e alla mia Divinità. Ebbene, quando Ella si incinse di Me, che aveva nel seno di diverso? Non aveva il Figlio di Dio, il Verbo del Padre col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità? Voi non mi avete forse perché Maria mi ha avuto e mi ha dato a voi dopo avermi portato per nove mesi? Ebbene, come Io ho lasciato il Cielo per dimorare nel seno di Maria, così, ora che lasciavo la Terra, eleggevo il seno di Maria per mio Ciborio. E quale ciborio, in quale cattedrale, più bello e santo di questo?

La Comunione è un miracolo di amore che Io ho fatto per voi, uomini. Ma, in cima al mio pensiero d’amore, raggiava il pensiero di infinito amore di poter vivere con mia Madre e di farla vivere con Me sinché non fossimo riuniti in Cielo.

Il primo miracolo lo feci per la gioia di Maria, a Cana di Galilea. 
L’ultimo miracolo, anzi gli ultimi miracoli, per il conforto di Maria, a Gerusalemme. 

L’Eucarestia e il velo della Veronica. Questo, per dare una stilla di miele all’amaritudine della Desolata. Quello, per non farle sentire che non c’era più Gesù sulla Terra.


Tutto, tutto, tutto, ma capitelo una volta, voi avete per Maria! Dovreste amarla e benedirla ad ogni vostro respiro.


Il velo della Veronica è anche un pungolo alla vostra anima scettica. Confrontate, voi che procedete per aridi esami, o razionalisti, o tiepidi, o vacillanti nella fede, il Volto del Sudario e quello della Sindone. L’uno è il Volto d’un vivo, l’altro quello d’un morto. Ma lunghezza, larghezza, caratteri somatici, forma, caratteristiche, sono uguali. Sovrapponete le immagini. Vedrete che corrispondono. Sono Io. Io che ho voluto ricordarvi come ero e come ero divenuto per amore di voi. Se non foste dei perduti, dei ciechi, dovrebbero bastare quei due Volti a portarvi all’amore, al pentimento, a Dio.

Il Figlio di Dio vi lascia benedicendovi col Padre e collo Spirito Santo».

Dobbiamo amarla e benedirla
ad ogni nostro respiro.



lunedì 28 maggio 2012

Il suo nome è Gesù. In verità o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo, che risuscita i morti e guarisce ogni infermità e fa stupire tutta Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è di aspetto maestoso, con una splendente fisionomia piena di soavità talchè coloro i quali lo vedono, lo amano e lo temono a un tempo.



Iconografia


Il mistero della più antica immagine di Cristo 

di Fausto Riva

La storia dell'arte ci tramanda un Cristo con i capelli lunghi e la barba. Vi siete mai chiesti come il suo volto abbia acquisito tali sembianze ?
I Vangeli canonici non tramandano alcuna descrizione del suo aspetto e la cultura sostanzialmente aniconica degli ebrei ha impedito la registrazione e la trasmissione “in diretta” della sua immagine. Formatesi le prime comunità di credenti prima ad Antiochia e poi a Roma, l'arte paleocristiana si avvale prevalentemente di simboli e le prime immagini del Cristo ci mostrano spesso un giovane imberbe con le sembianze di un dio pagano, ricavate dall'arte romana. Si ritiene che solo dopo l'editto di Costantino (313), il Cristo giovane delle catacombe diventi il Cristo adulto e barbuto e che ciò avvenga per influsso dell'arte siriaca.
Che dire poi delle due più celebri immagini del Cristo: il Mandylion e la Sindone.
Il Mandylion rappresenta volto del Cristo al centro di una tela. Circa la sua origine, si narra che il re di Edessa fosse malato e abbia richiesto la presenza del Cristo presso di lui. Cristo, non potendosi recare a guarirlo, gli avrebbe mandato una sua immagine impressa su un telo. Al Mandylion si collega la vicenda del velo della Veronica (frequentemente rappresentato in area nordica durante il Rinascimento), telo con il quale la Veronica (figura di donna, forse guarita da Gesù, che non compare nei vangeli canonici) avrebbe deterso il volto di Cristo durante l'ascesa al Calvario. Si hanno notizie di telo, subito denominato Mandylion, con impressa l'immagine di Cristo, ritrovato nella chiesa di Santa Sofia a Edessa (oggi Urfa) in Turchia nel 525 (secondo alcuni nient'altro che il lenzuolo della Sindone ripiegato in più parti). Dell'originale non vi è più traccia e la maggior parte delle icone rappresentanti il Mandylon è comunque posteriore all'VIII secolo quando, condannata definitivamente l'iconoclastia dal Concilio di Nicea (787), si costituisce un canone in base al quale le immagini sacre (icone) si devono attenere solo a determinati modelli (FIG. 1).
Le prime notizie della Sindone conservata a Torino, quale ne sia il grado di autenticità, risalgono al 348 quando viene citata in un'omelia di Cirillo, vescovo di Gerusalemme, che la dice ospitata nella locale basilica costantiniana del Santo Sepolcro (FIG. 2)
Parrebbe quindi che, prima del IV secolo, l'immagine del Cristo come noi la conosciamo non fosse per nulla diffusa.
In un archivio privato abbiamo trovato - e qui pubblichiamo – un singolare documento: un'immagine a stampa, incollata su cartoncino, databile al 1920 circa (FIG. 3). Come recita una didascalia in calce, si tratta del “vero ritratto di Gesù riprodotto da quello fatto incidere dall'imperatore Tiberio su smeraldo, già proprietà del tesoro imperiale di Costantinopoli, caduto in mano ai turchi nel 1453 e dal sultano Bajazet II donato a papa Innocenzo VIII insieme con la santa lancia che ferì il costato del Signore, in riscatto del proprio fratello fatto prigioniero dalle armi cristiane a Rodi”.
Per la cronaca, Innocenzo VIII, genovese, è stato il 213mo papa dal 1484-1492.
Immagini del genere dovevano essere popolari alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Una di queste è citata in una novella di Pirandello, intitolata “Il no di Anna” (1895), appesa al capezzale della protagonista. Anche questa reca una scritta che ci fornisce un nuovo elemento: la presunta data in cui fu inciso lo smeraldo, ovvero il 30 d.C. (Vero ritratto preso dallo smeraldo inciso per ordine di Tiberio Imperatore di Roma, nel trentesimo anno dell'era cristiana. Questa gemma, di cui l'inestimabile valore non supera il merito artistico, dopo varie vicende, fu posseduta dal tesoro turco, e da quell'Imperatore donata al Pontefice Innocenzo VIII per la redenzione d'un fratello dell'Imperatore fatto schiavo dai cristiani).
La particolarità del nostro documento consiste nel fatto di mettere in relazione lo smeraldo con una lettera. La didascalia, infatti, prosegue:“A questo dolcissimo ritratto iconografico fa riscontro quello letterario della celebre lettera di P. Lentulo, proconsole della Giudea, allo stesso imperatore Tiberio”. La lettera di cui si parla, presumibilmente una traduzione dal latino, compare a stampa sul retro del documento stesso. Cristo viene descritto con il “viso roseo, con la barba divisa nel mezzo” e viene detto “di una bellezza incomparabile, e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore nei lineamenti, negli occhi cerulei, nei cappelli biondoscuri” (Il testo completo è riportato in Appendice).
I personaggi citati sono storici. Tra quelli più antichi, Tiberio (Roma 42 a.C. – Capo Miseno 37 d.C.) è l'imperatore romano sotto il quale si svolge la vicenda umana di Gesù.
Publio Lentulo era governatore della Giudea, il predecessore di Ponzio Pilato.
Sappiamo che la lettera, della quale sono note diverse traduzioni, esiste, secondo alcune fonti conservata presso l'Archivio Vaticano, secondo altre presso privati sempre a Roma.
Può apparire difficile credere che la descrizione di Cristo che Lentulo fornisce sia stata sufficiente a farlo ritrarre sullo smeraldo in modo così verosimile. Possiamo allora citare una leggenda, che si ricollega a quanto detto sopra a proposito del Mandyllon, secondo la quale la stessa Veronica, venuta a Roma, avrebbe guarito proprio l'imperatore Tiberio mettendolo a contatto con la preziosa reliquia. L'ipotesi che l'immagine di Cristo sia stata trasferita su uno smeraldo già nel I secolo è quindi plausibile, ma del gioiello che potrebbe fornire la testimonianza della più antica immagine del Cristo che si conosca non si hanno notizie.
Ad esso è stata dedicata una sezione della mostra “Il volto di Cristo”, tenutasi nel Palazzo delle Esposizioni a Roma (dicembre 2000-gennaio 2001). Sappiamo inoltre che il volto di Cristo compare su una serie di medaglie coniate tra la fine del Quattrocento e il secolo successivo e che sul verso di una delle tante varianti compare un testo che riporta proprio la leggenda dello smeraldo donato da Bajazet II a papa Innocenzo VIII. Può darsi che lo smeraldo esistesse nei tesori vaticani, o altrove, all'epoca in cui le medaglie furono coniate. Era, infatti, prassi frequente riprodurre in bronzo (in placchette o medaglie) i tesori della glittica antica.
Appendice. Lettera di Publio Lentulo

“A Tiberio Cesare, Salute. - Eccoti la risposta che desideri. E' apparso da queste parti un uomo dotato di eccezionale potenza, e lo chiamano il grande Profeta. I suoi discepoli lo appellano Figlio di Dio. Il suo nome è Gesù. In verità o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo, che risuscita i morti e guarisce ogni infermità e fa stupire tutta Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è di aspetto maestoso, con una splendente fisionomia piena di soavità talchè coloro i quali lo vedono, lo amano e lo temono a un tempo. Dicono che il suo viso roseo, con la barba divisa nel mezzo, è di una bellezza incomparabile, e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore nei lineamenti, negli occhi cerulei, nei cappelli biondoscuri. Egli è simile alla madre, che è la più bella mesta figura, che siasi mai vista da queste parti. Nei suoi detti recisi, gravi, inoppugnabili è l'espressione più pura della virtù e di una sapienza che supera di gran lunga quella dei più grandi genii. Nel riprendere e rampognare è formidabile; nell'insegnare ed esortare è mite, amabile, affascinante. Cammina scalzo a capo scoperto, e in vederlo a certa distanza, molti ridono, ma in sua presenza tremano e stupiscono. Nessuno lo vide mai ridere, ma molti lo videro piangere. Tutti coloro che l'hanno praticato dicono di averne avuto benefici e sanità. Però io sono molestato da maligni che dicono Egli sia a danno della Tua Maestà perchè afferma pubblicamente che re e sudditi sono uguali avanti a Dio. Comandami in proposito e sarai prontamente obbidito. - Vale”.
© riproduzione riservata

AMDG et BVM
"Jesu, tibi sit gloria
Qui natus es de Virgine,
Cum Patre, et almo Spiritu
In sempiterna sæcula. Amen".