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lunedì 12 marzo 2018

Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.

I misteri dentro la tomba di Gesù


Rotonda o Anastasi con l'edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Rotonda o Anastasi con l’edicola del Santo Sepolcro nella chiesa omonima a Gerusalemme
Per alcuni lavori di consolidamento alla basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, è stato disposto di aprire quello che la tradizione bimillenaria afferma essere il luogo della sepoltura di Gesù.
Il 26 ottobre scorso un team di restauratori dell’Università Nazionale Tecnica di Atene ha rimosso la lastra di marmo che copriva la roccia su cui (nel pomeriggio di venerdì 7 aprile dell’anno 30) fu deposto il corpo di Gesù (quella tomba, scavata nella roccia, dicono i Vangeli, apparteneva a un autorevole membro del Sinedrio, Giuseppe d’Arimatea, amico e discepolo di Gesù).
Il 27 ottobre scorso Repubblica riferiva: «Fredrik Hiebert, archeologo residente della National Geographic Society che partecipa al progetto di restauro, ha spiegato che per l’analisi scientifica dei reperti ci vorrà del tempo, anche per la notevole quantità di materiale rinvenuto, ma si è detto ottimista sul fatto la lastra rinvenuta possa essere quella citata dalle Sacre Scritture».
Il 31 ottobre, il National Geographic, in esclusiva, pubblicava un servizio di Kristin Romey che informava dettagliatamente sul lavoro dei tecnici: «I ricercatori hanno anche ritrovato le tracce delle pareti della grotta, oggi racchiusa dall’Edicola… è stato possibile portare alla luce l’originaria roccia calcarea. “È questa la Sacra Roccia venerata da secoli, ma solo oggi possiamo effettivamente vederla”, ha commentato Antonia Moropoulou, principale supervisore scientifico dei restauri».
IL DUBBIO
La Romey ha riportato anche le parole di Dan Bahat, ex archeologo capo della città di Gerusalemme: «Forse non possiamo essere assolutamente certi che il sito della basilica sia l’effettivo sito di sepoltura di Gesù, ma di certo non ce n’è un altro che possa aspirare all’identificazione con altrettanta autorevolezza, e quindi non abbiamo motivi per dubitare della sua autenticità».
Lavori di restauro dell'edicola
Lavori di restauro dell’edicola
In pochissimi giorni sono stati fatti i lavori e la tomba è stata richiusa. Adesso i reperti ritrovati saranno studiati a lungo. Ma il sito cattolico d’informazione Aleteia il 9 novembre ha pubblicato un articolo nel quale si parla di alcuni strani fenomeni verificatisi durante questi lavori. Prima di tutto «un “dolce aroma” che emanava dalla tomba», cosa che – secondo Aleteia – «ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi». Su questo bisogna essere molto cauti, quasi scettici, perché potrebbe essersi trattato di autosuggestione o di residui di unguenti profumati, anche depositati lì dai pellegrini lungo i secoli. Ma è l’altro fenomeno segnalato da Aleteia che più incuriosisce: «In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male. La direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un “trucco pubblicitario”».
Questo è un fenomeno molto interessante, ma purtroppo, al momento, non se ne sa di più. Il sito cattolico riporta anche un’altra dichiarazione dell’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, all’Associated Press: «Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente».
Tuttavia non sembra che queste parole si riferiscano ai fenomeni fisici anomali segnalati poco prima. Che dunque, per ora, non hanno altre conferme. In ogni caso Marco Tosatti, autorevole vaticanista e studioso della Sindone, ha fatto un’associazione d’idee fra questi presunti fenomeni fisici e quanto si è venuto scoprendo, negli ultimi anni, sull’immagine impressa nel telo che – proprio su quella pietra tombale appena riportata alla luce – avvolse il corpo di Gesù.
Quella pietra infatti – se è l’autentica roccia su cui fu deposto Gesù – è il luogo fisico su cui avvenne la resurrezione. Un evento unico nella storia verificatosi a contatto diretto con essa. Perciò – in via ipotetica – potrebbe anche essere plausibile che la pietra ne porti delle misteriose tracce fisiche, così come le porta la Sindone.
LA RESURREZIONE
Nel caso della Sindone sappiamo – dalla medicina legale – che il lenzuolo ha sicuramente avvolto il corpo morto di un uomo crocifisso, che quel corpo non è rimasto dentro al lenzuolo per più di 42 ore (perché non vi è traccia di putrefazione) e infine sappiamo (dai coaguli sanguigni) che il corpo si è sottratto alla legatura del lenzuolo senza alcun movimento fisico. È come se avesse attraversato il lenzuolo stesso, dunque un corpo di carne, ma glorificato, non più sottoposto ai limiti di tempo e di spazio.
Santa Sindone in positivo e negativo
Santa Sindone in positivo e negativo
È precisamente la caratteristica che aveva il corpo risuscitato di Cristo secondo il Vangelo dove infatti si legge che – dopo la resurrezione – Gesù entrò in un Cenacolo che aveva le porte sbarrate (Gv 20,19).
Anche i nostri corpi, insegna la Chiesa, saranno divinizzati.
Dunque Tosatti ricorda – a proposito della Sindone – una delle ipotesi recenti che è stata formulata da Giuseppe Baldacchini, fisico, già dirigente presso il Centro di Ricerca Enea di Frascati, Roma Atomic, Molecular and Optical Physics, Condensed Matter Physics, Cryogenics. Rispondendo a una domanda sul suo studio sul sacro telo lo scienziato ha dichiarato: «La mia preparazione di fisico mi ha permesso di fare delle ipotesi sulla possibilità che l’immagine fosse dovuta ad un’esplosione di energia. E questa ipotesi è stata verificata in laboratorio con l’uso di sorgenti laser molto particolari. Dopo un lungo lavoro, abbiamo dimostrato che in realtà in certe condizioni queste sorgenti laser possono produrre le immagini simil-sindoniche. È chiaro che con queste sorgenti veniva simulata un’esplosione di luce. Quindi che un lampo di luce che abbia prodotto questa Sindone è stato corroborato da misure scientifiche di un certo spessore». Se dunque l’immagine della Sindone – tuttora inspiegabile – è stata formata da un’improvvisa, fortissima e misteriosa energia, sprigionatasi dal corpo, si tratta di un evento soprannaturale che però ha lasciato una traccia fisica sulla materia direttamente a contatto con il corpo.
LE ANOMALIE
Tosatti si chiede se c’è qualche «collegamento» fra il fenomeno ipotizzato dagli esperimenti di Bandacchini «e le anomalie inspiegabili avvenute agli strumenti di misurazione elettromagnetica posti sul sepolcro». E conclude: «L’interrogativo è quantomeno affascinante». D’altra parte – al di là dei fenomeni fisici riscontrati sulla pietra del Santo Sepolcro – la cosa più importante per i cristiani è il significato spirituale di quella roccia di Gerusalemme: «Questo», disse Giovanni Paolo II, «è il luogo più sacro del mondo. Questa tomba vuota è la testimone silenziosa dell’evento centrale della storia umana».
Pellegrini al Santo Sepolcro
Pellegrini al Santo Sepolcro
Perché gli uomini non sono stati fatti per morire. «Dio non ha creato la morte», dice la Bibbia (Sap 1,13). E a questa profonda ingiustizia si ribella la nostra natura, perciò Cristo – sconfiggendo la morte – ha risposto al nostro desiderio più profondo. Anzi, forse ancor più forte è il nostro desiderio che non muoiano le persone che amiamo: «Ama chi dice all’altro: tu non puoi morire», scrisse Gabriel Marcel. E qui c’è da ricordare l’intuizione geniale e struggente di Dante il quale, nel canto XIV del Paradiso, dice che la felicità dei beati sarà piena non tanto (o non solo) per la resurrezione dei propri corpi, ma per quella delle persone amate («per le mamme/ per li padri e per li altri che fuor cari»).
Cosicché nulla andrà perduto di ciò e di coloro che abbiamo amato. Nemmeno quel certo sorriso e quello sguardo. Riavremo tutto e molto di più. In una misura di gioia inimmaginabile alla nostra fantasia terrena. Questa è la promessa cristiana per i beati.
di Antonio Socci



Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12022300/santo-sepolcro-antonio-socci-fenomeni-paranormali.html     I misteri dentro la tomba di Gesù

venerdì 2 marzo 2018

GENESIS 2, 07: lectura bìblica (3)

Génesis 2, 07: lectura bíblica

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Dios forma (yatsar): da forma, modela, dispone algo en forma de cuerpo.
Dios es presentado como un alfarero, un trabajador de su propia obra.
«Así habla Yavhé: el que creó (bara) los cielos, el Dios que modeló (yatsar) la tierra, la hizo (asah) y la afirmó (kun). No la creó (bara) en vano, la esculpió (yatsar) para que fuera habitable»(Is 45, 18).
Dios crea de la nada = bara. Y sale, de sus manos, un ser dependiente de Él.
Modela ese ser creado = yatsar.
Y lo lleva a su perfección natural = asah.
Lo afirma en la verdad de su ser, le da el fin para lo que ha sido creado = kun.
Dios no es un artista vano, que hace las cosas para pasar el tiempo. Es un artista inteligente, que pone un fin divino a todo lo que crea, a todo lo que sale de sus manos.
«Como está el barro en la mano del alfarero (yatsar), así estáis vosotros en Mi Mano, casa de Israel» (Jer 18, 6).
Dios se ocupa constantemente de su obra. Es un alfarero que no descansa, que lleva a su plenitud espiritual su creación material.
No hay evolución en las cosas que Dios ha creado, porque todo lo ha hecho perfecto. Hay una involución a causa del pecado que reina en toda la creación.
Dios «… formó…al hombre polvo (aphar)….».
ha adam es la persona humana que Dios va a crear. Ya no habla de la esencia humana (adam), sino de la persona humana varón, de Adán.
Dios dispone (yatsar) el polvo (aphar) en forma de cuerpo.
El hombre es polvo:
«….polvo (aphar) eres, y al polvo volverás» (Gn 3, 19d).
Es un polvo que Dios va a modelar. Y saldrá el hombre Adán: será tomado de la tierra (adamah).
La primera acción de Dios en la creación de Adán es formar el polvo, darle forma, modelarlo. La segunda acción divina es «inhalar sobre su semblante el espíritu de vida», el aliento de vida, el alma racional.
El resultado es algo de la tierra, un ser terreno.
Son dos acciones distintas en la creación del hombre.
Toda la dificultad está en determinar los caracteres propios de la acción divina que forma el cuerpo humano. ¿Qué es el polvo? ¿Qué es la tierra?
Muchos sostienen que el cuerpo de Adán podía representar el último eslabón de una serie indefinida de organismos inferiores. Es decir, el cuerpo en el cual infundió Dios el alma racional fue un organismo del género simia, una especie animal que fue elevada a su última perfección y puesta a punto para recibir la infusión del alma mediante una acción divina.
Se apoyan en el texto hebreo que dice que Dios fabricó a Adán del barro o polvo de la tierra. Ese fabricar o modelar puede tener un sentido figurativo; y el polvo o barro puede aplicarse sin dificultad a un organismo animal.
«… a mí también, lo mismo que a ti, me hizo Dios; y del mismo barro (komer) fui yo también formado» (Job 33, 6).
Komer es el polvo afianzado en el suelo, el cemento de la calle.
«Yo… lo envié contra el pueblo objeto de mi furor, para que saquease e hiciera de él su botín, y le pisase como se pisa el polvo (komer) de las calles» (Is 10, 6)
Del mismo barro fui yo formado. Luego, ese barro no significa una especie animal. Eliú no fue formado de un animal. Eliú habla aquí de su formación en el útero materno; y en consecuencia llama barro al semen y al óvulo humano, a la concepción del esperma y del óvulo en ese vientre. Llama barro a ese cemento, a ser ultimado, afirmado en el seno de su madre.
La simple elección o designación de una especie animal, dispuesta a recibir la infusión del alma, no representa una acción divina positiva para formar el cuerpo del hombre.
Dios es el que modela el cuerpo del hombre, el que trabaja ese cuerpo concebido. Una especie animal que Dios la disponga sólo para recibir el alma racional va en contra de la verdad revelada: Dios modela… el polvo.
No tiene sentido hablar de la creación de una especie animal sólo para infundir el alma racional. En este texto, no se habla de la creación de una especie animal, sino de la creación del hombre, la fabricación del ser humano. Y son dos obras diferentes: modelar el cuerpo humano e infundir el alma racional. No se habla de crear (bara) una especie animal.
Y tampoco el polvo o barro de la tierra puede significar un organismo animal.
«… y fabricó (yatsar) Dios de la tierra (adamah) todos los animales del campo» (Gn 2, 19). La voz tierra (adamh) no puede tener el significado de organismos inferiores a los producidos, sino que tiene el significado común.
No puede leerse: fabricó Dios de los organismos inferiores todos los animales del campo.
«… produzca la tierra (erets) vivientes…» (Gn 1, 24): en la producción de los animales, la tierra misma es llamada a la participación instrumental del acto productor; y su efecto es el animal completo, es decir, el principio de vida del animal va envuelto en la materia del animal, y es producido con la misma acción con que se produce el elemento del cuerpo.
Pero esta tierra (erets) no significa la materia del polvo, del barro, no es adamah ni aphar, sino una superficie de terreno, un trozo de tierra que se convierte en productiva, en la que viven seres vivientes.
«… para que domine… sobre todas las bestias de la tierra (erets) y sobre cuantos animales se mueven sobre ella (erets)».
El mandato divino a la tierra (erets)produzca. Que del cuerpo del animal formado sobre la tierra (erets) salga su principio vital. Dios forma el cuerpo del animal y, en esa misma acción, es producido el principio vital del animal, el alma sensible, que es un alma material. Produzca ese trozo de tierra (erets) seres vivientes: que en esa parte de la tierra existan especies animales.
Pero, en el hombre, la tierra no es un instrumento para crear al ser humano: Dios modela el polvo, no manda a la tierra producir al hombre. Dios no modela la tierra. Dios, una vez ha formado al hombre, lo saca de la tierra (adamah) y lo pone en el Paraíso, en una tierra que Él ha plantado.
Dios ya ha creado la naturaleza humana, y la ha hecho imagen y semejanza suya: ha creado los dos gametos, el masculino y el femenino. El esperma y el óvulo. Ahora, los va a modelar, les va a dar forma.
El esperma y el óvulo es el polvo, el barro, que es la esencia humana. Dios une las dos cosas, da la forma, y en el ser concebido, en el semblante de esa unión entre el óvulo y el esperma, en la concepción del cuerpo, sopla el aliento de vida: el alma racional se une sustancialmente al cuerpo concebido por el esperma y el óvulo.
«El primer hombre fue de la tierra, terreno» (1 Cor 15, 47).
Adán es de la tierraha adam es adamah. Adán ha sido tomado de la tierra:
«… hasta que vuelvas a la tierra (adamah), pues de ella has sido tomado» (Gn 3, 19b).
Tomar de la tierra, modelar el polvo.
Tomar lo que es terreno, lo que está dentro de la tierra, en la tierra. Dar forma al polvo.
Son dos significados distintos. Los dos hacen referencia a la nada del hombre. El hombre es polvo, vuelve al polvo; el hombre es terreno, vuelve a la tierra.
La tierra y el polvo a los cuales vuelve el cuerpo humano por la muerte no es un organismo animal, que metafóricamente se llama tierra y polvo, ni tampoco pueden designar un paradero remoto a donde llega el cadáver después de una serie de transformaciones intermedias. La tierraes el término inmediato del accidente de la muerte. El cadáver se vuelve tierra, coge la forma de la tierra, se transforma en polvo.
No se puede admitir la evolución en la creación ni de los animales ni de los hombres.
Dios, al crear el esperma y el óvulo, los tiene que unir en un vientre adecuado para poder modelarlos.
¿Qué es la tierra (adamah)?
Se puede pensar que Dios creó una especie animal sólo como incubadora, para que en su vientre Dios modelara el polvo del esperma y del óvulo. En ese vientre, en esa tierra, se concibe el cuerpo humano, y el alma racional se une a ese cuerpo.
Dios no crea el cuerpo del hombre de los genes de un animal. Porque Dios modela el polvo, no modela una especie animal o los genes de esa especie animal. No se da la evolución de un animal en una especie más avanzada, porque Dios crea cada ser en su perfección natural. Ese ser nunca puede evolucionar en el ser, en la sustancia de su ser. Podrá alcanzar evoluciones accidentales, según la misión que tenga ese ser en la vida.
El polvo es lo que Dios ya ha creado: la esencia humana, a su imagen y a su semejanza. El macho y la hembra: el esperma y el óvulo.
Tiene que modelar ese polvo: tiene que unir el esperma y el óvulo. Pero no puede dar forma al cuerpo del hombre fuera de un ambiente propicio para que naturalmente se conciba ese cuerpo.
Dios no crea a Adán ya adulto y le insufla su alma. Eso no tiene sentido.
Dios crea las cosas según sus exigencias naturales, según sus procesos naturales según la perfección de su ser.
Dios tiene que poner ese esperma y ese óvulo, ese polvo, en una tierra adecuada, en el vientre de un animal. Por eso, ese polvo es de la tierra, es de ese vientre.
Ese animal sólo ha sido preparado por Dios para que actúe como vientre, como incubadora, no como madre natural del ser que va a crear. Y, por lo tanto, ese animal, ese vientre, esa tierra adecuada no hace otra cosa que dar calor a esa concepción humana.
Dios pone el polvo del esperma y del óvulo, y los modela, les da forma: los une, se concibe el cuerpo, y se infunde el alma. Y Dios va modelando ese ser humano, dentro de ese vientre animal, dentro de esa tierra, hasta que naturalmente le llega la hora de tomarlo de la tierra.
«…de la tierra has sido tomado…».
No ha producido la tierra al hombre: el hombre no pertenece a un país concreto.
El hombre ha sido sacado de un vientre animal, de una especie animal producida de la tierra, como fueron producidos los otros animales.
Dios modela… el polvo dentro de una especie animal producida de la tierra.
«Dios modela… el polvo de la tierra»: modela ese ser concebido en el vientre de ese animal. Es un ser humano lo concebido porque los gametos pertenecen a la naturaleza humana. Dios los ha creado sin la participación del animal, de los genes del animal. Ese ser humano es de la tierra, es de ese animal, porque es concebido en el vientre de ese animal, dentro de ese vientre.
«El primer hombre es de la tierra, terreno» (1 Cor 15, 4a): es de un vientre animal.
Pero «el segundo hombre es del cielo» (1 Cor 15, 47b): es de un vientre divino. La Virgen María.
Dios ha creado al primer hombre con un cuerpo glorioso, un cuerpo capaz de atravesar el vientre animal en donde fue concebido, en donde fue modelado por Dios.
Cuando llega el tiempo del parto, Adán es tomado de ese vientre animal, de esa tierra, sin necesidad de que el vientre animal produzca el parto naturalmente. Es tomado porque no tiene virtud divina para salir de ese vientre. Sólo Jesús podía salir del vientre divino de Su Madre sin ser tomado, porque poseía esa virtud por ser Dios.
De esta manera, ese vientre animal no es madre de Adán. Es sólo un sitio en donde se incuba un cuerpo que no pertenece a ese animal.
Dios modela ese proceso del hombre hasta el final porque el animal ha producido lo concebido. La especie animal no concibe a Adán, sino que en su vientre es Dios quien concibe a Adán. Pero es necesario hacerlo en un ambiente apropiado a la concepción del ser humano.

AMDG et DVM

giovedì 1 marzo 2018

Génesis 1, 26 -

Lectura bíblica


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El verbo hebreo asah significa hacerformar.
«Dios hizo (asah) el firmamento, separando aguas de aguas…» (Gn 1, 7). Pero Dios obró (asah) el firmamento porque antes dijo: «Haya firmamento…» (Gn 1, 6). Dios crea y deja que lo creado tome su forma natural. Cuando ha alcanzado su perfección natural, entonces formahace algo en esa cosa ya creada.
«Dios hizo (asah) los dos grandes luminares…» (Gn 1, 16). Pero, antes dijo: «Haya en el firmamento de los cielos lumbreras para separar el día de la noche…» (Gn 1, 14). Dios hace el sol y la luna una vez que la materia creada para hacer las lumbreras ha alcanzado su perfección natural.
«Dios hizo (asah) las bestias de la tierra…» (Gn 1, 25). Pero, antes da una orden a lo creado: «Brote la tierra seres animados según su especie…» (Gn 1, 24). El mandato de la Palabra de Dios sobre lo creado se obra una vez la tierra posee la perfección natural requerida para formarlas bestias.
Pero, cuando Dios forma al hombre no da un mandato a lo creado, no espera que lo creado haya alcanzado una perfección natural, no dice: “Exista el hombre sobre la tierra”.
Sino que, inmediatamente, en lo creado, Dios forma al hombre.
Dios va a transformar lo creado:
«Con el resto se transforma (asah) un dios, un ídolo que adora…» (Is 44, 17). Con lo creado, inmediatamente, se transforma un hombre.
Va a producir de lo creado algo nuevo:
«… y por la gran cantidad de leche que producirán (asah) comerá mantequilla…» (Is 7, 22). De la leche se producese transforma (por un proceso) en mantequilla. Así, del polvo de la tierra Dios producirá el hombre. El polvo será, se convertirá, llegará a ser, producirá (por una acción especial de Dios) un hombre.
Dios es el Hacedor:
« ¿Se tendrá nadie por inocente ante su Hacedor (asah)? (Job 4, 17).
El que hace la paz:
«…a no ser que se pongan bajo mi protección y hagan (asah) la paz Conmigo, hagan (asah)Conmigo la paz» (Is 27, 5). El hombre no puede obrar nada si Dios no lo hace, si no lo declara primero, si no actúa primero.
«… ¿qué provecho ahí en eso para el hombre y quién sabe que es lo mejor para él en los días de la vida, de su vanidad, que se forman (asah) como sombra?» (Ecle 6, 12). Una vida sin Dios, sin que Dios actúe en ella, es una vida que produce, que se convierte, que transforma la existencia en una sombra.
Dios ha creado el Universo y ha tardado seis días. Una vez que ese Universo tiene todo lo necesario para la vida, entonces Dios hace un salto en el proceso de la Creación.
Dios no va a crear siguiendo los tiempos de formación de todo lo creado, sino que va a formar la cima de lo creado, lo que está por encima de todo lo creado.
El mundo vegetal, las especies animales pertenecen a lo creado, están dentro de ello. Por eso, Dios da un mandato a lo creado antes de formar algo. Eso nuevo que surge está relacionado con todo lo creado, tiene una dependencia con eso creado. Todo eso pertenece al mundo material, aunque algunos seres tengan un alma. Pero es un alma que viene de la materia, que es producida por ella y que, por lo tanto, muere con ella. Un alma material para un mundo material.
Dios va a crear al hombre. Y, por eso, dice: «hagamos». Produzcamos al hombre pero sin la dependencia a lo material. Transformemos el polvo de la tierra, que es algo material, para hacer, para producir una carne no material, gloriosa, espiritual, divina. Es un salto en la Creación. Ya no se va a crear algo material de la materia, sino algo espiritual de la materia. No hagamos lo glorioso dependiente de lo material. Hagamos una carne que pueda atravesar lo material, que esté por encima de la materia, a la cual pueda unirse un alma espiritual, no material.
Antes de la formación del hombre, nada de lo creado era espiritual, tenía una referencia a las cosas espirituales. Eran sólo para lo material, para una vida vegetal, sensible, material y, por lo tanto, caduca.
Dios, ahora, dice: «Hagamos al hombre (adam)». Hagamos lo eterno, lo inmortal, lo glorioso.
El hombre (adam) que Dios va a hacer es la humanidad, la naturaleza humana, el ser humano.
En este pasaje no se refiere a la persona humana en concreto, sino al ser humano. Es el hombre sin artículo, el primer ser humano.
«Cuando creó Dios al hombre (adam) lo hizo a imagen de Dios. Los hizo macho (zakar) y hembra (naqab), y los bendijo, y les dio (qara), al crearlos, el nombre de Adán (adam)» (Gn 5, 1).
El texto hebreo original dice: «y llamó a sus nombres hombre (adam)». Llamó al macho y a la hembra, que ha creado, naturaleza humana, ser humano (adam), con la misión de dar descendencia, de llamar a los hijos de Dios a la vida humana.
«Llamó a sus nombres» es dar la vocación divina a lo llamado.
«Y yo te digo a ti que tú eres Pedro, y sobre esta piedra edificaré Mi Iglesia» (Mt 16, 18): yo te doy el nombre de Roca con la misión de edificar Mi Iglesia.
Dios da a los gametos, que ha creado, la misión de engendrar la naturaleza humana.
Dios llama adam a lo que ha creado. A las dos cosas: a lo que es masculino y a lo que es femenino en la naturaleza humana. Al esperma y al óvulo.
Estas dos cosas son llamadas, son convocadas, son identificadas (qara) por Dios. Y las llama naturaleza humana. Dios crea la esencia de lo que es el hombre.
«No te dé pena por el niño y la esclava: haz lo que te dice Sara, que es por Isaac por quién será llamada (qara) tu descendencia» (Gn 21, 12). A través de Isaac será contada, será identificada, se pondrá nombre a los hijos de un hombre y de una mujer, a la descendencia.
A través del esperma y del óvulo, que Dios crea, será identificada la naturaleza humana (adam), los hijos de Adán y de la mujer. No se puede llamar hombre (adam) a quién no nazca de varón y hembra, de dos personas que no pertenezcan a la naturaleza humana.
El nombre de Adán (adam) significa la humanidad, el ser humano. Cuando Dios hace la naturaleza humana, la forma macho (zakar) y hembra (naqab), crea los dos gametos de la especie humana: el esperma y el óvulo. Bendice lo que crea: los une. Y esa unión entre los dos gametos es el nombre que Dios da: el ser humano.
La naturaleza humana, el ser humano, nace de la concepción del esperma en el óvulo. Ahí está la creación del hombre: en la unión de lo que es el macho (zakar) y lo que es la hembra (naqab).
Macho y hembra señala lo que hace posible la descendencia: el semen y el óvulo. Lo genital masculino y lo genital femenino. Lo específico de ambos. No el aparato genital del cuerpo. La masculinidad y la femineidad propia del ser humano en sus genes.
«…el rastro del hombre (zakar) en la doncella…» (Prov 30, 19). El rastro del semen en la mujer después del acto sexual. El esperma que se dirige hacia el óvulo de la mujer. El rastro de la masculinidad en sus genes.
«De todos los animales meterás en el arca hembras (naqab) para que vivan contigo» (Gn 6, 19). La hembra es la pareja del macho (zakar): meterás óvulos, lo genital femenino, para que se reproduzcan contigo. La femineidad en sus genes.
Dar el nombre a estas dos cosas significa poner una misión divina al hombre y a la mujer. Porque las va a hacer a su imagen (tselem) divina.
Dios hace al hombre, estas dos cosas, a imagen (tselem) suya, de tal manera que las dos cosas representen a Dios.
La imagen representa algo.
«…en estos días, nos habló por Su Hijo… y que, siendo… la imagen de su substancia… se sentó a la diestra de la Majestad en las alturas…» (Hb 1, 3).
Jesucristo, Hijo de Dios, es la imagen de la esencia divina, imagen de lo invisible, imagen que hace visible lo invisible de Dios, imagen que pone a la vista de todos lo que es Dios porque Él lo ha visto:
«… sólo el que viene de parte de Dios, ése es el que ha visto al Padre» (Jn 6, 46): Jesucristo ha visto lo invisible, ha conocido lo que no se puede ver con la inteligencia humana.
Ser imagen es representar lo que se ve, eso que los demás no pueden ver. Nadie puede conocer la Mente del Padre.
Jesús da a conocer lo que es el Padre, el Pensamiento del Padre:
«Quien me ha visto ha visto al Padre» (Jn 14, 9). Si el Padre permanece invisible para el hombre, Jesús lo da a conocer. Si el Pensamiento del Padre no lo puede alcanzar el hombre, porque está oculto al hombre por su pecado, Jesús lo descubre, le quita el velo, porque es imagen, representación del Pensamiento invisible del Padre.
Pero, Jesús es imagen del Padre sólo para los que no se pierden, éstos (los que se pierden) no pueden entender, aceptar Su Palabra, porque no son hijos de Dios:
«Si todavía nuestro Evangelio aparece cubierto con un velo, ello es para los que se pierden; para los incrédulos, en los cuales el dios de este siglo ha cegado los entendimientos a fin de que no resplandezca la luz del Evangelio de la gloria de Cristo, el cual es la imagen de Dios» (2 Cor 4, 4).
Jesús es el Verbo del Padre, la inteligencia del Padre: representa esa inteligencia divina. La da a conocer, la muestra sin velos, sin sombras, sin apariencias.
«Es el resplandor de la luz eterna, el espejo sin mancha del actuar de Dios, la imagen de su bondad» (Sab 7, 26).
«El Padre nos… trasladó al reino del Hijo de Su Amor…que es la imagen de Dios invisible….»(Col 1, 15).
Jesús, como varón, como perteneciente a la naturaleza humana, representa la inteligencia del Padre.
La Virgen María, como mujer, como perteneciente a la naturaleza humana, es la imagen de la vida divina, la que representa la plenitud de la vida de la gracia:
«Ave María, plena de gracia, el Señor es contigo» (Lc 1, 28).
Dios, cuando crea al hombre, lo hace a su imagen: crea un varón que es imagen de la inteligencia de Dios; y crea una mujer que es imagen de la vida de Dios.
En el hombre está la inteligencia, y en la mujer, la vida.
Pero, Dios crea estas dos imágenes a modo de semejanza (demuth) divina, que tienen el parecido de Dios.
«…cuando he aquí que uno que parecía (demuth) un hijo de hombre tocó mis labios…» (Dn 10, 6). El que tiene un parecido a la naturaleza humana es porque participa de ella.
«… y nos hizo merced de preciosas y ricas promesas para hacernos así participes de la divina naturaleza….» (2 Pe 1, 4).
La semejanza divina en el hombre es la participación de la naturaleza divina. Es el hombre elevado a la gracia santificante.
Dios crea los dos gametos en esa elevación de la gracia: ambos los crea participando de la vida de Dios en la gracia. Esos dos gametos son lo más parecido a Dios en la gracia. Es el adn puro de la naturaleza humana.
Por eso, la formación del hombre es totalmente diferente a la formación de las diversas especies animales y vegetales. Se forma al hombre para una vida divina en su naturaleza humana.
Se forma al hombre con dos naturalezas: una la propia del hombre: el ser humano, adam; otra la que eleva al hombre creado al orden divino, al orden sobrenatural.
En esta pasaje, se realizan las dos creaciones. Dios llama del polvo de la tierra la humanidad, invistiéndola de una misión divina. El ropaje de la gracia es el llamado del hombre para realizar una vocación divina.
Por eso, Adán es puesto en el Paraíso y se le da la misión de ser dueño de todo lo creado, de dominarlo todo, como imagen intelectual que es de Dios.

AMDG et DVM