lunedì 16 ottobre 2017

Suor Rita, San Gerardo, e ...l'attentato a Giovanni Paolo II

L'ATTENTATO A 
GIOVANNI PAOLO II


 

1.   Il fatto raccontato da Antonio Socci    

     Si dichiara che riguardo all’autenticità della cosiddetta “bilocazione” e di altri fenomeni di origine non naturale, descritti nel seguente racconto, il giudizio definitivo spetta alla Chiesa. Noi intendiamo attenerci a tale giudizio e il lettore è libero di prestare ai fenomeni citati una fede puramente umana, in base ai Decreti di Urbano VIII e della Congregazione per la Dottrina della Fede.


     Il 13 maggio 1981, verso le ore 17,17, in piazza San Pietro a Roma, un killer turco inviato da forze oscure e potenti, Mehmet Ali Agca, sta per sparare al Papa Giovanni Paolo II. Il ventitreenne "lupo grigio" è un professionista, è un ottimo tiratore, è lì per uccidere, si trova dietro la prima fila, a distanza molto ravvicinata (solo tre metri dal Santo Padre). E' molto calmo e determinato, dunque il bersaglio, indifeso ed esposto davanti a lui, non ha scampo.
     Ma allora come e perchè l'assassinio è fallito? Se l'avesse ucciso - e le probabilità erano il 99,99 per cento - il suo pontificato sarebbe stato soffocato agli albori. La storia della Chiesa sarebbe stata molto diversa, ma soprattutto lo sarebbe stata la storia mondiale, perchè il ruolo che il "papa polacco" ebbe nel successivo crollo incruento del comunismo fu colossale, decisivo. Tutto dunque sarebbe andato diversamente e, di certo, molto più drammaticamente per l'intera umanità.
     Ripeto dunque la domanda: come e perchè quell'assassinio è fallito? Chi impedì al killer di perpetrare quell'omicidio ormai a portata di mano alle 17,17 di quel giorno in piazza San Pietro, il luogo che aveva visto, diciannove secoli prima, il martirio dell'apostolo Pietro?
     Papa Wojtyla ha sempre affermato di essere stato salvato da un intervento soprannaturale della Santa Vergine. Ne danno testimonianza l'icona della Madonna che ha fatto dipingere sopra piazza San Pietro, nel punto dove si consumò il crimine, e una pallottola - di quell'attentato - che il papa volle portare l'anno successivo come ex voto al santuario di Fatima per farla incastonare nella corona della Regina della pace. In effetti il giorno dell'attentato era la festa della Madonna di Fatima, l'anniversario della prima apparizione (avvenuta il 13 maggio 1917). E' una simile coincidenza fa davvero pensare a una soprannaturale protezione sul papa scampato alla morte.

                                                              

     E' davvero inspiegabile che un killer professionista, molto abile e determinato, abbia fallito a distanza ravvicinatissima un bersaglio così facile e indifeso sparando solo due colpi. Anche la traiettoria del proiettile che colpì al ventre il Santo Padre sembrò innaturale, anzitutto ai chirurghi. Che una mano misteriosa abbia deviato la pallottola per salvare la vita del papa non è solo una persuasione soggettiva di Karol Wojtyla, è un fatto oggettivo, in un certo senso scientificamente acclarato: "Il professor Crucitti aggiunse di aver osservato una cosa 'assolutamente anomala e inspiegabile'. La pallottola si era mossa, nel ventre del papa, a zigzag, evitando gli organi vitali. Era passata a un soffio dall'aorta centrale: se l'avesse raggiunta, il Santo Padre sarebbe morto dissanguato ancora prima di arrivare in ospedale. Aveva evitato la spina dorsale e tutti gli altri principali centri nervosi: se li avesse colpiti, Giovanni Paolo II sarebbe rimasto paralizzato. 'Sembra' concluse il professore 'che quella pallottola sia stata guidata per non provocare danni irreparabili'."
     Per questo il 13 maggio 1994, parlando ai vescovi italiani, Giovanni Paolo II potè ragionevolmente affermare: "fù una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte (...) Il proiettile mortale si fermò e il papa vive - vive per servire!".
     Che quella mano misteriosa appartenga alla Madre di Dio, di cui quel giorno si celebrava l'apparizione a Fatima, era per papa Wojtyla una certezza. " Sono stato a Fatima per ringraziare la Madonna" ha scritto in Memoria e identità. In effetti quel giorno, il 13 maggio 1982, primo anniversario dell'attentato, dichiarò: " Ho visto in tutto ciò che mi stava succedendo una speciale protezione materna della Madonna. In questa ora, quì nel santuario di Fatima, voglio ripetere adesso davanti a tutti voi: Totus Tuus - " tutto tuo" o Madre!". Il papa ha poi ripetuto in varie occasioni: " una mano ha sparato, un'altra mano ha deviato la pallottola".
     Nessuno, ovviamente, ha mai cercato testimoni di quell'intervento soprannaturale. Nessuno poteva immaginare che una mano avesse fisicamente impedito ad Agca di sparare i colpi decisivi. Finché un giorno di luglio del 2007 mi sono imbattuto in alcuni documenti che avevo ricevuto nel maggio del 2005, accantonandoli senza prestarvi attenzione.
     Sistemando dei libri ho aperto un incartamento che neanche sapevo di avere e che conteneva la straordinaria vicenda di Cristina Montella, la "bambina" di padre Pio. Mi tuffo nella lettura, scopro un continente sconosciuto. E dopo qualche giorno mi metto alla ricerca di colui che ha raccolto tante testimonianze e documenti straordinari su di lei.
     Un caldo e luminoso giorno di agosto percorro in macchina verso sud la valle spoletana, che corre sotto Assisi. Sembra di essere in pellegrinaggio: sfioro Santa Maria degli Angeli con la grande basilica che contiene la Porziuncola, poi Rivotorto (una chiesina costruita sopra la stalla in cui Francesco visse alcuni mesi con i suoi compagni), quindi Spello, infine Trevi. E, dirigendomi verso Montefalco, nel mezzo della campagna trovo il santuario della Madonna della Stella.
     Vive quì il padre passionista Franco D'Anastasio, un raffinato biblista che è stato per anni rettore del santuario San Gabriele dell'Addolorata. Proprio sul santo e specialmente sulla sua "presenza carismatica" ha scritto una quantità di pregevoli opere che fanno di lui oggi il suo maggior biografo e storico. Uno dei suoi libri recenti è dedicato alle analogie fra San Gabriele e padre Pio.
     Ma negli ultimi anni padre D'Anastasio ha portato a termine una imponente ricerca storica, raccogliendo una montagna di documenti e testimonianze, sulla figura di suor Rita Montella (al secolo Cristina Montella), monaca agostiniana morta in fama di santità il 26 novembre 1992 nel monastero di clausura di Santa Croce sull'Arno, in Toscana.

                                                                            

     La vita di suor Rita, anzi soprattutto la sua vocazione, così piena di doni, di carismi superiori ( a cominciare dalla bilocazione), è intrecciata fin dall'inizio a quella di padre Pio e particolarmente alla sua "azione riparatrice". Il suo legame con il santo cappuccino è speciale, come vedremo, ed è documentato e testimoniato fra l'altro da padre Teofilo dal Pozzo - stimatissima e autorevole figura di francescano - che fu direttore spirituale di suor Rita e superiore della provincia cappuccina di Foggia, quindi superiore diretto e amico di padre Pio,
     Padre Teofilo fu un testimone diretto delle misteriose "missioni" congiunte di padre Pio e di suor Rita. E fu in modo rigoroso e profondo il primo a verificare i carismi e la santità di vita di suor Rita, insieme ad altri autorevoli religiosi e religiose. Padre D'Anastasio, raccogliendo tutte queste testimonianze, a potuto però attingere anche alla sua conoscenza personale della suora da cui, nel corso degli anni, ha appreso informazioni importanti. Una delle quali davvero sconvolgente, riguarda l'attentato a Giovanni Paolo II di cui per altro suor Rita era coetanea.
     Suor Rita, subito dopo il 1981, in un colloquio confidò a padre Franco - facendogli promettere di tenere il segreto almeno fino alla morte di lei - di essere stata presente in bilocazione in piazza San Pietro quel 13 maggio 1981. Ma c'è di più : "Assieme alla Madonna deviai il colpo dell'attentatore del papa". Queste le sue testuali parole. 
     Si tratta di una rivelazione che ovviamente lascia sconcertati, che può essere presa in esame solo considerando l'assoluta affidabilità di questa religiosa, la sua vita santa e i doni soprannaturali che ebbe e che sono testimoniati da persone del tutto degne di fiducia a cominciare da ciò che di lei attestò san Pio da Pietrelcina il quale, come vedremo, proprio con suor Rita ha compiuto alcune delle sue imprese straordinarie.
     
     (...) A questo sconcertante segreto peraltro si aggiunge un'altra breve frasetta che suor Rita si lasciò sfuggire - in una diversa circostanza in modo indipendente - alla signora Gabriella Panzani, da tanti anni amica della religiosa. Dunque suor Rita un giorno, mentre si parlava dell'attentato al papa, disse: "Quanto ho dovuto faticare perchè non avvenisse di peggio".
      Un flash che lascia intravedere il drammatico "prezzo" d'amore che dev'essere stato pagato, fatto di preghiere e di durissime penitenze che questa mistica prendeva su di sè al posto di altri, in questo caso per riparare a un immane sacrilegio. Siamo in quella dimensione di "espiazione vicaria" che suor Rita visse eroicamente e che permise anche a padre Pio di strappare al Cielo tante grazie per gli esseri umani sofferenti e per la Chiesa. Quella frase inoltre ci fa intravedere la risposta a un'obiezzione che viene naturale fare: ma perchè mai il Cielo, per salvare il papa, avrebbe dovuto aver bisogno di una piccola suora di clausura sconosciuta a tutti? la prima risposta ovviamente è che i disegni di Dio sono imperscrutabili. Forse in questo caso il Cielo potrebbe aver voluto che una persona desse testimonianza di quello che la Madonna ha operato. Ma un frammento della risposta potrebbe stare anche nel fatto che suor Rita era una creatura terrena, appartenente alla Chiesa militante, e dunque poteva offrire e offrirsi per ottenere alla Chiesa e al mondo quella immensa grazia. Solo gli uomini che sono in questa vita possono farlo e così hanno un "potere" straordinario. Padre Pio sosteneva che l'unica cosa che gli angeli ci invidiano infinitamente è la sofferenza e l'offerta, perchè è il modo più forte e sincero di dire a Dio: "Ti amo davvero!".
     Vedremo con padre Pio che infinito valore ha - agli occhi di Dio - la sofferenza umana offerta con amore, vedremo quanto sia capace di commuovere il suo Cuore e far "violenza" alla sua giustizia ("il Regno di Dio appartiene ai violenti [Mt 11,12]"). In questo caso per ottenere una grazia immensa: la salvezza di un grande papa.
     Di una simile, clamorosa rivelazione che conferme possiamo cercare? pensavo che non ce ne potessero essere di alcun genere, trattandosi di un evento soprannaturale. Ritenevo che non avesse senso neanche cercarle. Sennonchè una sorprendente conferma potrebbe averla data inconsapevolmente - senza sapere nulla di tutta questa storia - proprio il protagonista dell'evento, l'attentatore Mehmet Ali Agca. Al giudice istruttore Ilario Martella che lo interrogava, nel corso della seconda indagine giudiziaria sull'attentato, ha così descritto quello che accadde: "era mio preciso intendimento uccidere il papa. Questo era il mandato che mi era stato affidato, tant'è che ho sparato solo due colpi perchè accanto a me c'era una suora che a un certo momento mi ha preso il braccio destro, per cui non ho potuto continuare a sparare. Altrimenti io avrei ucciso il papa."

                                                                            

     Quando ho letto queste parole mi è sembrato di ravvisarvi una notizia clamorosa che pare sia sfuggita all'attenzione: una suora che ha sventato l'assassinio. E' stato inevitabile pensare a suor Rita. Per la verità si era subito diffusa la notizia di una suora che aveva ostacolato Agca mentre sparava. Ce ne traccia sui giornali del tempo. Lo ha ricordato per esempio Adriano Sofri in un suo articolo dedicato appunto alle suore: "Nel pomeriggio dell'attentato in piazza San Pietro, si disse che una suora si era gettata addosso ad Ali Agca per deviarne il colpo".
     Ma, a quanto pare, tutti hanno sempre sovrapposto la figura della suora di cui parla Agca, quella che gli afferrò il braccio, all'altra che poi ne bloccò la fuga. Un errore forse dovuto al fatto che l'unica suora reperibile e identificata dalla polizia sul posto è stata la seconda, che ha pure testimoniato al processo. Della prima ifatti non c'era traccia, non fu identificata dalla polizia, non era rimasta in piazza San Pietro dopo aver afferrato il braccio destro dell'attentatore impedendogli di sparare altri colpi. Si era come volatilizzata. Stiamo sfiorando - come ben si capisce - il mistero, il soprannaturale e certo qualcuno storcerà il naso. I mistici, come dice Jean Guitton, sconvolgono le nostre presunte certezze fisico-matematiche perché spalancano davanti a noi altre dimensioni, ci fanno intuire quanto sia corta la nostra vista e lasciano irrompere l'Eterno nell'istante presente.
     Così diventa comprensibile perfino l'impossibile: la notizia di una suora che vive in un monastero di clausura in Toscana e che, in bilocazione, un giorno, impedisce all'attentatore del papa di sparare ancora. Del resto le testimonianze sulle bilocazioni di suor Rita e di padre Pio, come vedremo, sono tante e indiscutibili. Inoltre i fatti sono obiettivamente concordanti con la "rivelazione" relativa a suor Rita. Il primo è la confessione di Agca che parla di una suora che gli prese il braccio impedendogli di sparare altri colpi. Il secondo fatto è la testimonianza di quella "suor Lucia" che bloccò la fuga di Agca.
     Non è stato facile raggiungerla (peraltro indirettamente). Sapevo che vive in un convento di Genova, ma non parla con i giornalisti. Però recentemente il 10 gennaio 2006, ha scritto un suo ricordo dell'attentato per "L'eco di Bergamo". Suor Lucia Giudici - che in realtà da religiosa si chiama suor Letizia - scrive: "Sì, è toccato proprio a me acciuffare Ali Agca che tentava di fuggire dalla piazza dopo aver sparato al Santo Padre. Ho atteso invano quel giorno che qualcuno lo bloccasse, ma tutti i pellegrini e turisti in quel momento erano allibiti e sconvolti nell'osservare il papa che ferito gravemente veniva trasportato all'ospedale Agostino Gemelli. Tutto si svolse in una manciata di minuti ed io istintivamente ho cercato il momento per bloccarlo e tenerlo fino al momento di consegnarlo alla polizia".
     Suor Lucia qui non dice affatto di essersi trovata accanto all'attentatore e di avergli afferrato il braccio, anzi colloca il suo gesto dopo che l'attentatore ha sparato, mentre sta fuggendo. Dunque fornisce una risposta. Ma occorre capire precisamente quanto lei era distante dal killer turco. Come fare ? Apprendo che suor Lucia è originaria di un paesino della bergamasca e che, nei giorni in cui sto scrivendo, si trova lì in vacanza. Grazie alla preziosa collaborazione di Ettore Ongis, direttore dell' "Eco", riesco a farla raggiungere il 23 agosto 2007 alla messa delle ore 18 e lì, informalmente, fornisce una spiegazione precisa che mi sembra definitiva. Eccola: Ali Agca si trovava davanti alla suora, a una distanza di circa 10 metri. Lui ha sparato i due colpi, poi si è voltato e ha cominciato a scappare dirigendosi verso il colonnato del Bernini, cioè verso di lei. Siccome nessuno lo fermava, lei ha allargato le braccia per sbarrargli la strada. Lui allora le ha puntato la pistola ma, muovendosi per tornare indietro, ha perso l'equilibrio e a quel punto lei l'ha bloccato finchè non sono arrivati altri e poi dei carabinieri che l'hanno ammanettato.
     Quindi adesso è certo: suor Lucia si trovava lontano da Agca al momento degli spari, stava a dieci metri, dunque non era lei la suora che - secondo le parole dell'attentatore - "a un certo momento mi ha preso il braccio destro, per cui non ho potuto continuare a sparare. Altrimenti io avrei ucciso il papa". Ma se non era suor Lucia, chi sarà stata quella suora che non fu mai identificata sul posto dalla polizia perchè, dopo l'attentato sembra essersi volatilizzata da piazza San Pietro ?
     Padre Franco D'Anastasio oggi può rivelare la confidenza ricevuta da suor Rita perchè lei è morta nel 1992. Quindi non è piu' tenuto al segreto.
     (...) Del resto suor Rita ha dato anche altri elementi interessanti a padre d'Anastasio subito dopo l'attentato. Li riassumo in sintesi: "L'attentatore non parlerà. Le pallottole che ferirono il Santo Padre erano avvelenate. Lui era con altri due che sono fuggiti. C'era una trama internazionale contro il papa e la chiesa". Tutti i flash che poi hanno trovato puntuale conferma nelle indagini della magistratura e negli eventi successivi.

                                  (da Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli 2007, pp. 9-20, con il permesso dell'autore)

*

2.  Valutazione del racconto fatto da Antonio Socci.
     Secondo il parere del sacerdote passionista Padre Franco D’Anastasio, teologo, importante testimone e biografo di Suor Rita, Socci nel suo libro ha esposto con precisione e in modo esauriente i fatti riguardanti l’intervento di Suor Rita nell’attentato a Giovanni Paolo II.
     L’unica inesattezza si riscontra nel passo seguente (contenuto nell’Antefatto del libro di Socci, alle pagine 19-20, ma non riportato nei brani presi dal libro e citati qui sopra):  “Nel 2007 il cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e già segretario del pontefice polacco, ha fatto chiamare padre D’Anastasio e gli ha chiesto di rilasciare sotto giuramento la testimonianza sull’attentato e le parole ascoltate da Suor Rita per il processo diocesano di beatificazione di Karol Wojtyla che si era aperto a Cracovia”.

                                          

     In verità il cardinale Stanislao Dziwisz non "ha fatto chiamare” Padre Franco D’Anastasio a Cracovia, né gli “ha chiesto” di rilasciare la testimonianza sulle parole di Suor Rita, ma ha ricevuto inaspettatamente per posta nel 2006, dietro notifica e lettera accompagnatoria di un sacerdote, in occasione del venticinquesimo dell’attentato al Papa, la dichiarazione firmata da Padre D’Anastasio, controfirmata da un notaio, nella quale venivano riportate le testuali parole che erano state riferite di persona da Suor Rita Montella, quando era viva, a Padre Franco D’Anastasio stesso.
     Il cardinale, a sua volta, in data 21 giugno 2006, ha risposto ringraziando per l’informazione ricevuta e attestando che l’avrebbe fatta pervenire a Roma (non a Cracovia) a Mons. Slawomir Oder, Postulatore della Causa del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
     A parte questa imprecisione di poco valore (che già abbiamo fatto presente all’autore), il resoconto steso da Antonio Socci nell’Antefatto del suo libro è molto positivo, merita una lettura attenta e grande considerazione.
     Le copie autentiche dei documenti sopra citati, cioè la dichiarazione di Padre Franco D’Anastasio e la lettera del cardinale di Cracovia, sono nelle nostre mani.



3.  Il testo della dichiarazione di Padre Franco D’Anastasio.
     La dichiarazione è stata rilasciata “a tutti gli effetti e conseguenze esclusivamente delle leggi ecclesiastica e canonica” il 10 maggio 2006.
     In essa Padre D’Anastasio afferma che “in occasione di un incontro alla fine dell’anno 1981, ci trovammo a parlare dell’attentato al Santo Padre Giovanni Paolo II e Suor Rita mi confidò: La Madonna ed io abbiamo deviato con le nostre mani quella dell’attentatore al Papa”. Padre D’Anastasio continua così: “Suor Rita si riferiva a un fenomeno che, secondo la mia opinione personale, può definirsi bilocazione”.
     Poi, in ossequio all’autorità della Chiesa, a cui spetta giudicare una materia così delicata come i fenomeni di bilocazione, egli aggiunge: “Circa la natura di tale fenomeno, mi sottometto alla Chiesa e lascio alla Chiesa stessa l’ultimo giudizio”.
     Termina la dichiarazione dicendo che Suor Rita “mi pregò di non parlarne a nessuno, prima della sua morte, promessa che ho fedelmente mantenuto”.
     In un foglio allegato alla dichiarazione Padre Franco dice: “Sono pienamente disposto a confermare sotto forma di giuramento tutto quello che ho scritto”.
     Il documento porta la firma sua e quella di un notaio, iscritto nel “Ruolo del Distretto notarile di Perugia”, il quale certifica che la firma di Padre Franco D’Anastasio è “vera ed autentica, apposta in mia presenza”.
     Questa dichiarazione è attendibile sia per l’onestà e la sincerità di chi l’ha firmata, sia per il modo “solenne e ufficiale” in cui è stata redatta. Contestarla sarebbe temerario, a meno che non esistano motivi fondati per impugnarne il contenuto. Ridicolizzarla, solo perché per principio non si vuole ammettere la possibilità delle “bilocazioni”, dimenticando che a Dio niente è impossibile, sarebbe stolto.
     E’ di grande importanza per capire tutte le altre testimonianze sull’attentato a Giovanni Paolo II.

http://suorritamontella.com/Attentato_al_papa.htm

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AMDG et BVM

domenica 15 ottobre 2017

LE PREGHIERE DI SANTA BRIGIDA DA RECITARSI PER 12 ANNI + Orazione sulla piaga della sacra spalla di Nostro Signore

LE PREGHIERE
DI SANTA BRIGIDA DA RECITARSI PER 12 ANNI

  
Le promesse di Gesù per coloro che reciteranno questa preghiera per 12 anni.

Attraverso Santa Brigida, Gesù ha fatto meravigliose promesse alle anime che reciteranno queste Orazioni per 12 anni.

In particolare, Gesù promette:
1. L’anima che le recita non andrà in Purgatorio.
2. L’anima che le recita sarà accettata tra i martiri come se
avesse versato il suo sangue per la fede.
3. L’anima che le recita può scegliere altre tre persone che
Gesù manterrà in stato di grazia sufficiente per diventare sante.
4. Nessuno delle quattro generazioni successive all’anima che le recita si dannerà.
5. L’anima che le recita sarà resa edotta della propria morte un mese prima.
Qualcuno può pensare che gli potrebbe capitare di concludere la sua vita terrena prima del termine dei 12 anni di preghiere.
In questo caso Gesù ha rassicurato, sempre attraverso Santa Brigida, che le riterrebbe valide come se le avesse completate.
Se, invece, si dovesse saltare uno o più giorni per qualche motivo, è possibile recuperare le preghiere mancanti in seguito.
E’ palese che coloro che si assumono questo impegno non devono pensare che queste preghiere siano il lasciapassare automatico per il Paradiso e di poter quindi continuare a vivere secondo i propri desideri.
Sappiamo che dobbiamo vivere con Dio in tutta coerenza e sincerità non solo quando si recitano queste preghiere, ma durante tutta la vita. Sono però certo che se una persona riceve la Grazia di perseverare per 12 anni in questo tipo di orazione, sicuramente vive già in buon grado di comunione con Gesù e Maria e sa come deve comportarsi.
Riconoscimenti
Questa devozione fu riconosciuta come cosa buona, utile e raccomandabile dal Sacro Collegio per la Propaganda della Fede e da Papa Clemente XII. Anche Innocenzo III riconobbe come autentiche le rivelazioni di Santa Brigida di Svezia.
PREGHIERA INIZIALE
"O Gesù, desidero rivolgere al Padre questa tua orazione unendomi all’Amore con cui la santificasti nel tuo Cuore.  Portala dalle mie labbra nel tuo Cuore. Migliorala e completala in modo perfetto così che possa portare alla Santissima Trinità tutto l’onore e la gioia che Tu Le tributasti quando elevasti questa orazione sulla terra;  possano l’onore e la gioia scorrere sulla tua Sacra Umanità in glorificazione delle tue dolorosissime Piaghe e del Preziosissimo Sangue che da esse sgorgò. 
1.   LA CIRCONCISIONE DI GESU'   
   
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le prime ferite, i primi dolori e il primo sangue che Egli ha versato in espiazione dei miei peccati e di quelli di tutti i giovani, quale protezione contro il primo peccato mortale, in particolare dei miei consanguinei.
Padre Nostro… Ave Maria…
2. LE SOFFERENZE DI GESÙ SUL MONTE DEGLI ULIVI
 Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le terribili sofferenze del Cuore di Gesù sul Monte degli Ulivi e Ti offro ogni goccia del suo sudore di Sangue in espiazione di tutti i miei peccati del cuore e di tutti quelli dell’umanità, quale protezione contro tali peccati e per la diffusione dell’Amore divino e fraterno.
Padre Nostro… Ave Maria…
3. LA FLAGELLAZIONE DI GESÙ
 
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro i mille e mille colpi, i dolori atroci e il Prezioso Sangue della Flagellazione in espiazione di tutti i miei peccati della carne e di tutti quelli dell’umanità, quale protezione contro di essi e per la salvaguardia dell’innocenza, in particolare tra i miei consanguinei.
Padre Nostro… Ave Maria…
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4. LA CORONAZIONE DI SPINE
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le ferite, i dolori e il Prezioso Sangue sceso dal Capo di Gesù quando fu coronato di spine, in espiazione dei miei peccati dello spirito e di quelli di tutta l’umanità, quale protezione contro di essi e per la costruzione del regno di Dio su questa terra.
Padre Nostro… Ave Maria…

5. LA SALITA DI GESÙ AL CALVARIO SOTTO IL PESO DELLA CROCE


Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le sofferenze patite da Gesù lungo la salita al monte Calvario e, in particolare, la Santa Piaga della Spalla e il Prezioso Sangue che da essa uscì, in espiazione dei miei ed altrui peccati di ribellione alla croce, di rifiuto dei tuoi santi disegni e di ogni altro peccato della lingua, quale protezione contro di essi e per un amore autentico alla Santa Croce.
Padre Nostro… Ave Maria…
6. LA CROCIFISSIONE DI GESÙ
 
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro tuo Figlio inchiodato sulla Croce e innalzato su di essa, le sue ferite alle mani e ai piedi e il Prezioso Sangue che da esse uscì per noi, i suoi terribili tormenti del Corpo e dello Spirito, la sua preziosa Morte e l’incruento suo rinnovarsi in tutte le Sante Messe celebrate sulla Terra.
Ti offro tutto questo in espiazione di tutte le mancanze fatte ai voti e alle regole negli Ordini religiosi, in riparazione di tutti i miei e altrui peccati, per i malati e i moribondi, per i santi sacerdoti e per i laici, per le intenzioni del santo Padre riguardanti la ricostruzione della famiglia cristiana, il rafforzamento della Fede, il nostro Paese, l’unità in Cristo tra le nazioni e all’interno della sua Chiesa, e per la Diaspora.
Padre Nostro… Ave Maria…
7. LA FERITA DEL COSTATO DI GESÙ
  
Eterno Padre, accetta, per le necessità della Santa Chiesa e in espiazione dei peccati di tutta l’umanità, l’Acqua e il Sangue Preziosissimi usciti dalla ferita inflitta al Cuore Divino di Gesù e gli infiniti meriti che essi effondono. Ti supplichiamo, sii buono e misericordioso verso di noi!
Sangue di Cristo, ultimo prezioso contenuto del Sacro Cuore di Gesù, purificami e purifica tutti i fratelli da ogni colpa! Acqua di Cristo, liberami da ogni pena meritata per i miei peccati e spegni le fiamme del Purgatorio per me e per tutte le sante anime purganti. Amen."
Padre Nostro… Ave Maria…
***
Orazione sulla piaga della
     sacra spalla di Nostro Signore      
       
"Dilettissimo Signore Gesù Cristo,
mansuetissimo Agnello di Dio, io povero peccatore adoro e venero la Santissima Vostra Piaga che riceveste sulla spalla nel portare la pesantissima Croce al calvario e nella quale restarono scoperte tre Vostre sacratissime ossa, tollerando in essa un immenso dolore: vi supplico in virtù e per i meriti di questa piaga di avere di me misericordia col perdonarmi tutti i peccati, sia mortali che veniali, di assistermi nell’ora della morte e di condurmi al Vostro Regno beato."
3 Padre Nostro... Ave Maria... Gloria...
***
  Rivelazione fatta a San Bernardo della Piaga incognita della Sacra Spalla di Nostro Signore Gesù Cristo aperta dal peso della Croce.
  S. Bernardo, abate di Chiaravalle, domandò nell’orazione a Nostro Signore quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua passione. 
  Gli fu risposto: “Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce. Questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore più di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani e sappi che qualunque grazia mi chiederanno in virtù di questa piaga, verrà loro concessa; ed a tutti quelli che per amore di Essa mi onoreranno con tre Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al giorno, perdonerò i peccati veniali, non ricorderò più i mortali, non morranno di morte subitanea ed in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine conseguendo ancora grazia e misericordia”.                        
Papa Eugenio III  su istanza di S. Bernardo concesse le indulgenze a chi propagherà questa orazione e la porterà sempre con sé, a chi reciterà 5 Padre Nostro, Ave e Gloria frequentando i Santi Sacramenti e pregherà per il Sommo Pontefice.
AMDG et BVM

SANTA TERESA DI GESÙ : Il libro della Vita


LIBRO DELLA VITA 
SANTA TERESA DI GESÙ 
DOTTORE DELLA CHIESA 


Testo originale spagnolo (ed. P. Silverio di Santa Teresa – Burgos, El Monte Carmelo, 1954) Versione di P. Egidio di Gesù (Provincia Veneta) P. Federico del SS. Sacramento (Provincia di Navarra) 

© EDIZIONI OCD 2005 Via Anagnina 662/B 00118 Roma Morena Tel. 06 7989 081 fax 06 7989 0840 e-mail info@ocd.it

http://www.edizioniocd.it EDIZIONI OCD – ROMA

AMDG et BVM

¡Oh mundo, mundo, cómo vas ganando honra por haber pocos que te conozcan!

C A P I T U L O  X I V
De los ejemplos y estímulos que tomaba de algunas Santas


242. De la vida de Santa Teresa.

— «No sólo fue a él sino a otras algunas personas, las que procuré tuviesen oración; como las veía amigas de rezar, las decía cómo tendrían  meditación y las aprovechaba y dábales libros. Vida cap.VII, n.7».

243. «¿Quién ve al Señor cubierto de llagas y afligido con persecuciones que no las abrace, y las ame, y las desee? ¿quién ve algo de la gloria que da a los que le sirven que no conozca es todo nada cuanto se pueda hacer y padecer, pues tal premio esperamos? ¿quién ve los tormentos que pasan los condenados que no se le hagan deleites los tormentos de acá en su comparación y conozcan lo mucho que deben al Señor en haberlos librado tantas veces de aquel lugar? Cap.XXIV, n.6».

244. «¡Qué gloria accidental será y qué contento de los bienaventurados que ya gozan de esto cuando vieren que, aunque tarde, no les quedó cosa por hacer por Dios de las que les fue posible! Ni dejaron cosa por darle de todas las maneras que pudieron, conforme a sus fuerzas y estado, y el que más, más. ¡Qué rico se hallará el que todas las riquezas dejó por Cristo! ¡Qué honrado el que no quiso honra por El, sino que gustaba de
verse muy abatido! ¡Qué sabio el que se holgó que le tuviesen por loco, pues lo llamaron a la misma Sabiduría! ¡Qué pocos hay ahora por nuestros pecados! Ya parece se acabaron los que las gentes tenían por locos de verlos hacer obras heroicas de verdaderos amadores de Cristo. ¡Oh mundo, mundo, cómo vas ganando honra por haber pocos que te conozcan!

245. ¿Mas si pensamos se sirve ya más Dios de que nos tenga por sabios y discretos? Eso, eso debe ser, según se use discreción. Luego nos parece es poca edificación no andar con mucha compostura y autoridad, cada uno en su estado. Hasta el Fraile, Clerigo y Monja nos parecerá que traer cosa vieja y remended(a) [es novedad] y dar escándalo a los flacos; y aun estar muy recogidos y tener oración, según está el mundo y tan olvidadas las cosas de perfección de grandes ímpetus que tenían los Santos, que
pienso hace más daño a las desventuras que pasan en estos tiempos, que no harían escándalo a nadie dar a entender los Religiosos por obras como lo dicen por palabras, en lo poco que se ha de tener el mundo, que de estos escándalos el Señor saca de ellos grandes provechos; y si unos se escandalizan, otros se remuerden; siquiera que hubiese un dibujo
de lo que pasó Cristo y sus Apóstoles, pues ahora más que nunca es menester» Cap.XXVII, n.9x».

246. «Estando un día en oración, me hallé en un punto toda sin saber cómo, que me parecía estar metida en el infierno. Entendi que quería el Señor que viese el lugar que los demonios allí me tenían aparejado y yo merecido por mis pecados. Ello fue en brevísimo espacio; mas, aunque viviese muchos años, me parece imposible olvidárseme. Parecíame
la entrada a manera de un callejón muy largo y estrecho, a manera de horno muy bajo y obscuro y angosto; el suelo me parecía de un agua como lodo muy sucio y de pestilencial olor, y muchas sabandijas malas en él; al cabo estaba una concavidad metida en una pared
a manera de una alacena, adonde me vi meter en mucho estrecho. Todo esto era deleitoso a la vista en comparación de lo que allí sentí; esto que he dicho va mal encarecido».

247. «Estotro me parece que aun principio de encarecerse como es no le puede    haber ni se puede entender; más senti un fuego en el alma que yo (no) puedo entender cómo poder decir de la manera que es, los dolores corporales tan incomportables, que con haberlos pasados en esta vida gravísimos y (según dicen los medicos) los mayores que se pueden acá pasar; porque fue encogérseme todos los nervios cuando me tullí, sin otros muchos de muchas maneras que he tenido, y aún algunos, como he dicho, causados del demonio, no (es) esto nada en comparación de lo que allí senti y ver que habían de ser sin fin y sin jamás cesar. Esto no es, pues, nada en comparación del agonizar del alma: un apretamiento, un ahogamiento, una aflicción tan sensible y con tan desesperado y afligido
descontento, que yo no se cómo lo encarecer, porque decir que es un estarse siempre arrancando el alma es poco, porque ahi parece que otro os acaba la vida, más aqui el alma misma es la que se despedaza. El caso es que yo no sé cómo encarezca aquel fuego  interior y aquel desesperamiento sobre tan gravísimos tormentos y dolores. No veía yo
quién me los daba, más sentíame quemar y desmenuzar (a lo que me parece), y digo que aquel fuego y desesperación interior es lo peor.

248. Estando en tal pestilencial lugar tan sin esperar consuelo, no hay sentarse, ni echarse, ni hay lugar, aunque me pusieron en este como agujero hecho en la pared, porque estas paredes, que son espantosas a la vista, aprietan ellas mismas y todo ahoga; no hay luz, sino tinieblas escurísimas. Yo no entiendo cómo puede ser esto: que, con no haber luz,
lo que a la vista ha de dar pena, todo se ve. No quiso el Señor entonces viese más de todo el infierno. Después he visto otra visión de cosas espantosas; de algunos vicios, el castigo; cuanto a la vista, muy más espantosas me parecieron; mas como no sentía la pena, no me
hicieron tanto temor, que en esta visión quiso el Señor que verdaderamente yo sintiese aquellos tormentos, aflicción en el espiritu, como si el cuerpo lo estuviera padeciendo. Yo no se cómo ello fue, mas bien entendi ser gran merced y que quiso el Señor que viese por
vista de ojos de dónde me había librado su misericordia, porque no es nada oírlo decir, ni haber yo otras veces pensado en diferentes tormentos (aunque pocos, que por temor no se lleva bien mi alma), ni que los demonios atenazan, ni otros diferentes tormentos que he
leído; no es nada con esta pena, porque es otra cosa; en fin, como de dibujo a la verdad, y el quemarse acá es muy poco en comparación de este fuego de allá.

249. Yo quedé tan espantada, y aún lo estoy ahora escribiéndolo, con que ha casi seis años, y es así que me parece el calor natural me falta de temor, aqui adonde estoy, y no me acuerdo ver que tengo trabajo ni dolores, que no me parezca nonada todo lo que acá se puede pasar, y así me parece en parte que nos quejamos sin propósito. Y así torno a
decir que fue una de las mayores mercedes que el Señor me ha hecho, porque me ha aprovechado mucho, así para perder el miedo a las tribulaciones y contradicciones de esta vida como para esforzarme a padecerlas y dar gracias al Señor, que me libró, a lo que ahora me parece, de males tan perpetuos y terribles».

250. «Después acá, como digo, todo me parece fácil en comparación de un momento que se haya de sufrir lo que yo allí padecí. Espántame cómo, habiendo leído muchas veces libros adonde se da algo a entender de las penas del infierno, cómo no las temía ni tenía en lo que son; a dónde estaba, cómo se podía dar cosa descanso de lo que me acarreaba ir a tan mal lugar. Seáis bendito, Dios mío, por siempre, y cómo se ha
parecido que me queríades Vos mucho más a mí que yo me quiero. ¡Qué de veces, Señor, me librásteis de cárcel tan temerosa y cómo me tornaba yo a meter en ella contra vuestra voluntad!

251. De aqui también gané la grandísima pena que me da las muchas almas que se condenan (estos luteranos en especial, porque eran ya por el Bautismo miembros de la Iglesia) y los ímpetus grandes de aprovechar almas, que me parece cierto a mi pasaría yo muchas muertes muy de buena gana. Miro que, si vemos acá una persona que bien queremos en especial con un gran trabajo o dolor, parece que nuestro mismo natural nos convida a compasión, y si es grande, nos aprieta a nosotros; pues ver a una alma para sin fin en el sumo trabajo de los trabajos, ¿quién lo ha de poder sufrir?
No hay corazón que lo lleve sin gran pena. Pues acá, con saber que, en fin, se acabará con la vida y que ya tiene término aún nos mueve a tanta compasión, estotro que no lo tiene, no sé cómo podemos sosegar viendo tantas almas como lleva cada día el demonio consigo.

252. Esto también me hace desear que en cosa que tanto importa no nos
contentemos con menos de hacer todo lo que pudiéramos de nuestra parte, no dejemos nada, y plega al Señor sea servido de darnos gracia para ello.  Cap. XXXIII, n.l.2.3». 

253. Un día, el Señor le hizo ver muchas felicidades de la gloría del cielo, y le dijo: «Mira, hija, qué pierden los que son contra mí; no dejes de decírselo» C. XXXVIII, 3».

254. « Estando una vez en oración era tanto el deleite que en mí sentía, que, como indigna de tal bien, comencé a pensar en cómo merecía mejor estar en el lugar que yo había visto estar para mí en el infierno, que, como he dicho, nunca olvido de la manera que allí me vi. Comenzóse con esta consideración a inflamar más mi alma y vínome un arrebatamiento de espíritu, de suerte que yo no lo sé decir. Parecióme estar metido y lleno
de aquella majestad que he entendido otras veces.. En esta Majestad se me dio a entender una verdad que es el cumplimento de todas las verdades; no sé yo decir cómo, porque no vi nada. Dijéronme, sin ver quién, más bien entendí ser la misma Verdad: - No es poco esto
que hago por tí, que una de las cosas es que me debes, porque todo el daño que viene en el mundo es de no conocer las verdades de la Escritura con clara verdad; no faltará una tilde de ella.- A mí me pareció que siempre yo había creído esto y que todos los fieles lo creían. Díjome: -¡Ay hija! Qué pocos me aman con verdad, que si me amasen, no les
encubriría yo mis secretos. ¿Sabes qué es amarme con verdad? Entender que todo es mentira lo que no es agradable a mí: con claridad verás esto que ahora no entiendes en lo que aprovecha tu alma. Cap. XL, 1».

255. «En este tiempo vinieron a mi noticia los daños que habían hecho estos luteranos y cuánto [iba] en crecimiento esta desventurada secta. Diome gran fatiga, y como si yo pudiera algo, o fuera algo, lloraba con el Señor y le suplicaba remediase tanto mal.
Parecíame que mil vidas pusiera yo para remedio de un alma de las muchas que allí se perdían. Y como me vi mujer y ruin, imposibilitada de aprovechar en lo que yo quisiera en el servicio del Señor (y toda mi ansia era, y aún es, que pues tiene tantos enemigos y tan pocos amigos, que éstos fuesen buenos), determiné hacer eso poquito que era en mí, que
es seguir los consejos evangélicos con toda la perfección que yo pudiese, y procurar que estas poquitas que están aquí hiciesen los mismo, confiada en la gran bondad de Dios, que nunca falta de ayudar a quien por él se determina a dejarlo, y que, siendo tales cuales yo las pintaba en mis deseos, entre sus virtudes no tenían fuerza mis faltas y podría yo
contentar algo al Señor, y que todas ocupadas en oración por los que son defensores de la Iglesia y Predicadores y Letrados que la defienden, ayudásemos en lo que pudiésemos a este Señor mío, que tan apretado le traen a los que ha hecho tanto bien, que perece le querrían ahora tornar a la Cruz estos traidores y que no tuviese a dónde reclinar la cabeza.

256. ¡Oh Redentor mío, que no puede mi corazón llegar aquí sin fatigarse mucho!
¿Qué es esto ahora de los cristianos? ¿Siempre han de ser los que más os deben los que os fatiguen? ¿A los que mejores obras hacéis, a los que escogéis por vuestros amigos, entre los que andáis y os comunicáis por los Sacramentos? ¿No están hartos de lo tormentos que por ellos habéis pasado?

257. Por cierto, Señor mío, no hace nada quien ahora se separa del mundo.
Pues a Vos os tiene tan poca ley, ¿qué esperamos nosotros? ¿Por ventura
merecemos nosotros mejor nos la tengan? ¿Por ventura hémosles hecho mejores obras para que nos guarden amistad? ¿Qué es esto? ¿Qué esperamos ya los que por la bondad de Dios no estamos en aquella roña pestilencial, que ya aquellos son del demonio? Buen castigo han ganado por sus manos y bien han granjeado con sus deleites fuego eterno. Allí
se las hayan, aunque no me deja de quebrar el corazón ver tantas almas como se pierden. Mas del mal no tanto, querría no ver perder más cada día.

258. ¡Oh hermanas mías en Cristo!, ayudadme a suplicar esto al Señor, que para eso os juntó aquí; éste es vuestro llamamiento, éstos han de ser vuestros negocios, éstos han de ser vuestros deseos; aquí vuestras lágrimas, éstas vuestras peticiones (Camino de perfección. Cap. I, n.1.2)».
AMDG et BVM

Regina nel cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore.



PREGHIERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
ALLA MADONNA DI GUADALUPE
VENERATA NEI GIARDINI VATICANI
Mercoledì 11 maggio 2005

"Santa Maria, che con il titolo di Nostra Signora di Guadalupe sei invocata come Madre dagli uomini e dalle donne del popolo del Messico e dell'America Latina, incoraggiati dall'amore che ci ispiri, riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita.
Tu che sei presente in questi giardini vaticani, regina nel cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore. Con grande speranza, a te ricorriamo e in te confidiamo.
Ave Maria, 

piena di grazia, 

il Signore è con te. 
Tu sei benedetta fra le donne 
e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. 
Santa Maria, 
Madre di Dio, 
prega per noi peccatori, 
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

Nostra Signora di Guadalupe 

prega per noi."


BENEDICTUS P.P. XVI