giovedì 6 luglio 2017

La lingua latina, la bellezza della liturgia, la preghiera 'ad Orientem'


La lingua latina, 
la bellezza della liturgia, 
la preghiera 'ad Orientem' 

Pubblichiamo tre importanti contributi di Padre Uwe Michael Lang: 

L'evoluzione storica della lingua liturgica nel rito romano, 

La bellezza materiale e concretissima della liturgia; 

L'orientamento della preghiera nella Messa. 

Il latino vincolo di unità fra popoli e culture 
di Uwe Michael Lang 

L' unità culturale e politica del mondo mediterraneo fu un fattore provvidenziale nella diffusione della fede cristiana. In particolare, la diffusione della lingua greca nei centri urbani dell'Impero Romano favorì l'annuncio del Vangelo. 
Il greco parlato a Oriente e Occidente non era l'idioma classico, bensì la koiné semplificata, il linguaggio comune delle varie nazioni della parte orientale del mondo mediterraneo: Grecia, Asia Minore, Siria, Palestina ed Egitto. 
La koiné greca era anche la lingua del proletariato urbano in Occidente che vi era emigrato dai territori orientali dell'Impero. Roma era divenuta una città multi-etnica e multi-culturale. In essa viveva anche una consistente popolazione ebraica, che sembra parlasse principalmente il greco. 
La lingua delle prime comunità cristiane a Roma era il greco. Ciò risulta evidente dalla Lettera ai Romani di Paolo e dalle prime opere letterarie cristiane che videro la luce a Roma, per esempio la Prima Lettera di Clemente, il Pastore di Erma e gli scritti di Giustino. 

Nei primi due secoli si avvicendarono parecchi papi con nomi greci e le iscrizioni tombali cristiane erano composte in greco. Durante questo periodo, greca era anche la lingua comune della liturgia romana. 

Lo spostamento verso il latino non cominciò a Roma, ma nell'Africa settentrionale, dove i convertiti al cristianesimo erano in maggioranza nativi di lingua madre latina piuttosto che immigrati greco parlanti. Verso la metà del terzo secolo questa transizione era molto avanzata: membri del clero romano scrivevano a Cipriano di Cartagine in latino; latina era anche la lingua in cui Novaziano compose il suo De trinitate e altre opere, citando una versione latina esistente della Bibbia. Nessun riferimento si fa qui alla cosiddetta Traditio Apostolica, attribuita a Ippolito da Roma, a causa dell'incertezza sulla data, sull'origine e sul vero autore. 

Sembrerebbe che nella seconda metà del terzo secolo il flusso immigratorio dall'Oriente verso Roma diminuisse. Questo cambio demografico comportò un peso crescente dei nativi latino parlanti nella vita della Chiesa di Roma. Ciò nonostante il greco continuò ad essere usato nella liturgia romana, almeno a un certo livello, fino alla seconda metà del IV secolo; questo si evince da una citazione greca della preghiera eucaristica nell'autore latino Mario Vittorino, risalente al 360. 

Intorno a quell'epoca, comunque, la transizione al latino era in fase molto avanzata; ciò risulta molto evidente da un autore altrimenti sconosciuto che scrive fra il 374 e il 382, il quale sostiene che la preghiera eucaristica a Roma si riferisce a Melchisedek come summus sacerdos - un titolo che ci suona familiare dal più tardo Canone della messa. 

La più importante risorsa per la storia della prima liturgia latina è Ambrogio di Milano. Nel suo De sacramentis, una serie di catechesi per i neo battezzati tenute intorno al 390, egli cita estesamente la preghiera eucaristica usata a quell'epoca a Milano. I passaggi citati sono le forme più antiche delle preghiere Quam oblationem, Qui pridie, Unde et memores, Supra quae, e Supplices te rogamus del Canone Romano. 

Altrove, nel De sacramentis, Ambrogio sottolinea il suo desiderio di seguire l'uso della Chiesa romana in tutto; per questa ragione, possiamo ritenere con certezza che questa preghiera eucaristica fosse di origine romana. Anche nei sermoni di Zeno, vescovo di Verona dal 362 al 372, ci sono tracce che attestano la diffusione geografica di questa forma originaria del Canone Romano. La formulazione letterale delle preghiere citate da Ambrogio non è sempre identica al Canone che Gregorio Magno promulgò alla fine del VI secolo ed è giunto fino a noi con poche modifiche di scarso rilievo rispetto ai libri liturgici più antichi, specialmente il vecchio Sacramentario Gelasiano, risalente alla metà dell'VIII secolo, ma ritenuto eco di usi liturgici più antichi. 

In ogni caso le differenze fra questi due testi sono di gran lunga inferiori alle loro somiglianze, dato che i quasi trecento anni intercorrenti fra di essi furono un periodo di intenso sviluppo liturgico. Il passaggio dal greco al latino nella liturgia romana avvenne gradualmente e fu completato sotto il pontificato di Damaso I (366-384). Da allora in poi la liturgia a Roma fu celebrata in latino, con l'eccezione di poche reminiscenze dell'uso più antico, come il Kyrie eleison nell'Ordo e le letture in greco nella messa papale. Stando a Ottato di Milevi, che scrive intorno al 360, c'erano più di quaranta chiese a Roma prima dell'editto di Costantino. Se questa informazione è vera, sarebbe ragionevole opinare che ci fossero comunità latino parlanti nel III secolo, se non prima, che celebravano la liturgia in latino, in particolare la lettura della Sacra Scrittura. 

I Salmi erano stati cantati in latino sin dalle origini e l'antica versione usata nella liturgia aveva acquisito una tale aura di sacralità che Girolamo la corresse soltanto con molta cautela. In seguito egli tradusse il Salterio dall'ebraico non per uso liturgico, come disse, ma per fornire un testo agli studiosi e al dibattito. 
Christine Mohrmann suggerisce che la liturgia battesimale fosse tradotta in latino sin dal II secolo. Nessuna certezza si può avere su questi punti, ma è chiaro che ci fu un periodo di transizione e che esso fu lungo. 

Mohrmann introduce una distinzione utile fra, primo, "testi di preghiera", dove la lingua è soprattutto un mezzo di espressione, secondo, testi "destinati a essere letti, l'Epistola e il Vangelo", e, terzo, "testi confessionali", come il credo. 
Nei testi di preghiera ci troviamo di fronte a modi di esprimersi; negli altri primariamente a forme di comunicazione. Recenti ricerche su lingua e rito, come l'opera di Catherine Bell, confermano l'intuizione di Mohrmann che la lingua ha differenti funzioni in differenti parti della liturgia, che vanno oltre la mera comunicazione o informazione. Queste riflessioni teoretiche ci aiutano a capire lo sviluppo della prima liturgia romana: quelle parti in cui gli elementi di comunicazione erano prevalenti, come la lettura delle Scritture, furono tradotte prima, mentre la preghiera eucaristica continuò ad essere recitata in greco per un periodo molto più lungo. La "sociolinguistica" - una disciplina accademica relativamente nuova - ci mette in guardia sul fatto che la scelta di una lingua rispetto a un'altra non è mai questione neutrale o trasparente. Di conseguenza è importante considerare il cambio dal greco al latino nella liturgia romana nei suoi contesti storici, sociali e culturali. Gli storici dell'antichità hanno indicato che la formazione di lingua latina liturgica fece parte di uno sforzo a largo raggio di cristianizzazione della cultura e della civiltà romana. 
Nella seconda metà del IV secolo i vescovi più influenti in Italia, soprattutto Damaso a Roma e Ambrogio a Milano, erano impegnati a cristianizzare la cultura dominante dei loro giorni. Nella città di Roma c'era una forte presenza pagana e specialmente l'aristocrazia continuava ad aderire ai vecchi costumi, anche se nominalmente erano divenuti cristiani. Roma non era più il centro del potere politico, ma la sua cultura continuava ad avere radici nella mentalità delle sue elites. Il IV secolo è ora considerato un periodo di rinascimento letterario, con un rinnovato interesse per i "classici" della poesia e della prosa romane. Gli imperatori del IV secolo coltivarono questa Latinitas, e ci fu una riscoperta del latino anche ad Oriente. 
Con tenacia caratteristica, Roma mantenne le sue antiche tradizioni. 

In relazione a ciò, i papi del tardo IV secolo promossero un progetto consapevole e comprensivo di appropriazione dei simboli della civiltà romana da parte della fede cristiana. Parte di questo tentativo fu l'appropriazione di spazio pubblico tramite impegnativi progetti edilizi. Dopo che gli Imperatori della dinastia di Costantino avevano dato il via con le monumentali basiliche del Laterano e San Pietro, come pure con le basiliche dei cimiteri fuori delle mura urbane, i papi continuarono questo programma edilizio che avrebbe trasformato Roma in una città dominata da chiese. Il progetto più prestigioso fu la costruzione di una nuova basilica dedicata a San Paolo sulla Via Ostiense, sostituendo il piccolo edificio costantiniano con una nuova chiesa simile per dimensioni a San Pietro. 
Un altro aspetto importante fu l'appropriazione del tempo pubblico con un ciclo di feste cristiane lungo il corso dell'anno al posto delle celebrazioni pagane (vedi il calendario Filocaliano dell'anno 354). 

La formazione del latino liturgico fece parte di questo sforzo omnicomprensivo di evangelizzare la cultura classica. Christine Mohrmann ravvisa in essa il fortuito combinarsi di un rinnovamento della lingua, ispirato dalla novità della rivelazione, e di un tradizionalismo stilistico fermamente radicato nel mondo romano. 

Il latino liturgico ha la gravitas romana ed evita l'esuberanza dello stile di preghiera dell'Oriente cristiano, che si ritrova anche nella tradizione gallicana. 
Questa non fu un'adozione della lingua "vernacola" nella liturgia, dato che il latino del Canone Romano, delle collette e dei prefazi della messa, fu rimosso dall'idioma della gente comune. 
Essa era una lingua fortemente stilizzata che difficilmente avrebbe capito un cristiano medio di Roma della tarda antichità, considerato specialmente che il livello di istruzione era molto basso rispetto ai nostri tempi. 
Inoltre lo sviluppo della Latinitas cristiana può avere reso la liturgia più accessibile alla gente di Milano o Roma, ma non necessariamente a coloro la cui lingua madre era il gotico, il celtico, l'iberico o il punico. 

È possibile immaginare una Chiesa occidentale con lingue locali nella sua liturgia, come in Oriente, dove, in aggiunta al greco, erano usati il siriano, il copto, l'armeno, il georgiano e l'etiope. 
Ad ogni modo la situazione in Occidente era fondamentalmente differente; la forza unificatrice del papato era tale che il latino divenne l'unica lingua liturgica. Questo fu un fattore importante per favorire la coesione ecclesiastica, culturale e politica. 

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Il latino liturgico fu sin dai primordi una lingua sacra separata dalla lingua del popolo; tuttavia la distanza divenne maggiore con lo sviluppo delle culture e delle lingue nazionali in Europa, per non menzionare i territori di missione. "La prima opposizione al latino liturgico - ha scritto Christine Mohrmann - coincise con la fine del latino medievale come "seconda lingua viva", che fu rimpiazzato da una lingua veramente "morta", il latino degli umanisti. E l'opposizione dei nostri giorni al latino liturgico ha qualcosa a che fare con l'indebolimento dello studio del latino - e con la tendenza al "secolarismo"" 
("The Ever-Recurring Problem of Language in the Church", in Études sur le latin des chrétiens, IV, Roma, 1977)

Il Concilio Vaticano II volle risolvere la questione estendendo l'uso del vernacolo nella liturgia, soprattutto nelle letture (Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, art. 36, n. 2). 

Allo stesso tempo, esso sottolineò che "l'uso della lingua latina ... sia conservato nei riti latini" (Sacrosanctum Concilium, art. 36, n. 1; cfr anche art. 54). I Padri conciliari non immaginavano che la lingua sacra della Chiesa occidentale sarebbe stata rimpiazzata dal vernacolo. La frammentazione linguistica del culto cattolico nel periodo post-conciliare si è spinta così oltre che la maggioranza dei fedeli oggi può a stento recitare un Pater noster insieme agli altri, come si può notare nelle riunioni internazionali a Roma o a Lourdes. In un'epoca contrassegnata da grande mobilità e globalizzazione, una lingua liturgica comune potrebbe servire come vincolo di unità fra popoli e culture, a parte il fatto che la liturgia latina è un tesoro spirituale unico che ha alimentato la vita della Chiesa per molti secoli. 
Infine, è necessario preservare il carattere sacro della lingua liturgica nella traduzione vernacola, come fa notare l'istruzione della Santa Sede Liturgiam authenticam del 2001. 
(©L'Osservatore Romano - 15 novembre 2007) 

La bellezza materiale e 
concretissima della liturgia 

di Uwe Michael Lang 

La tradizione sapienziale biblica acclama Dio come "lo stesso autore della bellezza" (Sapienza, 13, 3), glorificandolo per la grandezza e la bellezza delle opere della creazione. 

Il pensiero cristiano, prendendo spunto soprattutto dalla sacra Scrittura, ma anche dalla filosofia classica, ha sviluppato la concezione della bellezza come categoria ontologica, anzi teologica. 

San Bonaventura è stato il primo teologo francescano a includere la bellezza tra le proprietà trascendentali, insieme all'essere, alla verità e alla bontà. I teologi domenicani sant'Alberto Magno e san Tommaso d'Aquino, pur non annoverando la bellezza fra i trascendentali, intraprendono un simile discorso nei loro commentari sul trattato pseudo-dionisiano De divinis nominibus, dove emerge l'universalità della bellezza, la cui prima causa è Dio stesso. 

Nella condizione della modernità, ciò che è contestato è proprio la dimensione trascendente della bellezza, commutabile con la verità e la bontà. La bellezza è stata privata del suo valore ontologico ed è stata ridotta a un'esperienza estetica, addirittura a un mero "sentimento". 

Le conseguenze di questa svolta soggettivista si sentono non solo nel mondo dell'arte. Piuttosto, insieme con la perdita della bellezza come trascendentale, si è persa anche l'evidenza della bontà e della verità. 

Il bene è privo dalla sua forza di attrazione, come il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar ha rilevato con esemplare chiarezza nel suo opus magnum sull'estetica teologica Herrlichkeit (La gloria del Signore). 

Certamente la tradizione cristiana conosce anche un falso tipo di bellezza che non innalza verso Dio e il suo Regno, ma invece trascina lontano dalla verità e bontà e suscita desideri disordinati. Il libro della Genesi rende chiaro che è stata una falsa bellezza a portare al peccato originale. Visto che il frutto dell'albero in mezzo al giardino era un vero piacere per gli occhi (Genesi, 3, 6), la tentazione del serpente provoca Adamo ed Eva alla ribellione contro Dio. Il dramma della caduta dei progenitori fa da sfondo a un passo, ne I Fratelli Karamazov (1880) dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881), dove Mitia Karamazov, uno dei protagonisti del romanzo, dice: 
"La cosa paurosa è che la bellezza non solo è terribile, ma è anche un mistero. È qui che Satana lotta con Dio, e il loro campo di battaglia è il cuore degli uomini". 
Lo stesso Dostoevskij nel suo romanzo L'idiota (1869) mette sulla bocca del suo eroe, il principe Mishkin, le famose parole: "Il mondo sarà salvato dalla bellezza". Dostoevskij non intende qualsiasi bellezza, anzi, si riferisce alla bellezza redentrice di Cristo. 

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Nel suo messaggio magistrale per il Meeting di Rimini nel 2002, l'allora cardinale Joseph Ratzinger rifletteva su questo famoso detto di Dostoevskij, trattando l'argomento dalla prospettiva biblico-patristica. Come punto di partenza, egli si serve del salmo 44, letto nella tradizione ecclesiale "come rappresentazione poetico-profetica del rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa". In Cristo, "il più bello tra gli uomini", appare la bellezza della Verità, la bellezza di Dio stesso. 
Nell'esegesi di questo salmo, i Padri della Chiesa, come sant'Agostino e san Gregorio di Nissa, accoglievano anche gli elementi più nobili della filosofia greca del bello, mediante la lettura dei platonici, ma non li ripetevano semplicemente, poiché con la rivelazione cristiana è entrato un nuovo fatto: è lo stesso Cristo, "il più bello tra gli uomini", al quale la Chiesa, ricordandolo come sofferente, attribuisce anche la profezia di Isaia (53, 2 ) "non ha bellezza né apparenza; l'abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore". Nella passione di Cristo si incontra una bellezza che va al di là di quella esteriore e si apprende "che la bellezza della verità comprende offesa, dolore e (...) anche l'oscuro mistero della morte, e che essa può essere trovata solo nell'accettazione del dolore, e non nell'ignorarlo", come accenna l'allora cardinale Ratzinger. Perciò, ha parlato di una "paradossale bellezza", pur notando che il paradosso "è una contrapposizione, ma non una contraddizione", quindi è nella totalità che si rivela la bellezza di Cristo, quando contempliamo l'immagine del Salvatore crocifisso, che mostra il suo "amore sino alla fine" (Giovanni, 13, 1). 
La bellezza redentrice di Cristo si riflette soprattutto nei santi di ogni epoca, ma anche nelle opere d'arte che la fede ha generate: esse hanno la capacità di purificare e di sollevare i nostri cuori e, così, di portarci al di là di noi stessi verso Dio, che è la Bellezza stessa. 

Il teologo Joseph Ratzinger è convinto che questo incontro con la bellezza "che ferisce l'anima e in questo modo le apre gli occhi" sia "la vera apologia della fede cristiana". Da Papa, ha ribadito questi suoi pensieri nell'incontro con il clero di Bolzano-Bressanone dell' 8 agosto 2008 e nel suo messaggio in occasione della recente seduta pubblica delle Pontificie Accademie del 24 novembre 2008: 
"Questo" - ha detto il Santo Padre nella prima circostanza - "è in qualche modo la prova della verità del cristianesimo: cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano". 
Occorre aggiungere che per Benedetto XVI la bellezza della verità si manifesta soprattutto nella sacra liturgia. Infatti, ha ripreso la sua riflessione sulla bellezza redentrice di Cristo nella sua esortazione apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007), dove riflette sulla gloria di Dio che si esprime nella celebrazione del mistero pasquale. 
La liturgia "costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. (...) elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria" (n. 35). 
La bellezza della liturgia si manifesta anche attraverso le cose materiali di cui l'uomo, fatto di anima e corpo, ha bisogno per raggiungere le realtà spirituali: l'edificio del culto, le suppellettili, le immagini, la musica, la dignità delle cerimonie stesse. La liturgia esige il meglio delle nostre possibilità, per glorificare Dio Creatore e Redentore. 
Nell'udienza generale del 6 maggio 2009, dedicata a san Giovanni Damasceno, noto come difensore del culto delle immagini nel mondo bizantino, Benedetto XVI spiega "la grandissima dignità che la materia ha ricevuto nell'Incarnazione, potendo divenire, nella fede, segno e sacramento efficace dell'incontro dell'uomo con Dio". 

Va riletto in merito anche il capitolo sul "Decoro della celebrazione liturgica" nell'ultima enciclica Ecclesia de Eucharistia del Beato Giovanni Paolo II (17 aprile 2003), dove insegna che la Chiesa, come la donna dell'unzione di Betania, identificata dall'evangelista Giovanni con Maria Maddalena sorella di Lazzaro (Giovanni, 12; cfr. Matteo, 26; Marco, 14), "non ha temuto di "sprecare", investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia" (47-48). 
La questione liturgica è anche essenziale per la valorizzazione del grande patrimonio cristiano non soltanto in Europa, ma anche nell'America Latina e in altre parti del mondo, dove il Vangelo è stato proclamato da secoli. 

Nel 1904, lo scrittore Marcel Proust (1871-1922) pubblicò un celebre articolo su "Le Figaro", intitolato La mort des cathédrales, contro la progettata legislazione laicista che avrebbe portato a una soppressione dei sussidi statali per la Chiesa e minacciava l'uso religioso delle cattedrali francesi. Proust sostiene che l'impressione estetica di questi grandi monumenti sia inseparabile dai sacri riti per i quali sono state costruite. Se la liturgia non viene più celebrata in esse, saranno trasformate in freddi musei e diventeranno proprio morte. 

Una simile osservazione si trova negli scritti di Joseph Ratzinger, cioè che "la grande tradizione culturale della fede possiede una forza straordinaria che vale proprio per il presente: ciò che nei musei può essere solo testimonianza del passato, ammirata con nostalgia, nella liturgia continua a diventare presente vivo" (Introduzione allo Spirito della Liturgia, p. 152). 

Durante il suo recente viaggio in Francia, il Papa si è riferito a questa idea nella sua omelia per i vespri celebrati il 12 settembre 2008, nella splendida cattedrale Notre-Dame di Parigi, elogiandola come "un inno vivente di pietra e di luce" a lode del mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio nella beata Vergine Maria. Era proprio lì, dove il poeta Paul Claudel (1868-1955) aveva avuto una singolare esperienza della bellezza di Dio, durante il canto del Magnificat ai vespri di Natale 1886, la quale lo condusse alla conversione. È questa via pulchritudinis che può diventare strada dell'annuncio di Dio anche all'uomo di oggi. 

6/7/2017 diocesiportosantarufina.it: La lingua latina, la bellezza della liturgia, la preghiera 'ad Orientem' http://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_print.php?neid=822 5/7 (©L'Osservatore Romano - 8-9 giugno 2009) 

Riorientare la Messa 
Padre Lang spiega come si deve essere “rivolti al Signore” 

L’ obiezione che solitamente viene sollevata rispetto alla forma antica di celebrare la Messa è che il sacerdote dà le spalle alla comunità, ma questo è un falso problema, secondo padre Uwe Michael Lang. La postura “ad orientem” - verso oriente - riguarda piuttosto la volontà di assumere una direzione comune (tra comunità e sacerdote) nella preghiera liturgica, aggiunge. 

Padre Lang del London Oratory, recentemente nominato alla Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, è autore del libro “Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica”

Il libro è stato pubblicato inizialmente in Germania da Johannes Verlag e poi in inglese da Ignatius Press. Successivamente è apparso anche in italiano (ed. Cantagalli), francese, ungherese e spagnolo. 

In questa intervista rilasciata a ZENIT, padre Lang parla della postura “ad orientem” e della possibilità di riscoprire questa antica pratica liturgica. 

Come si è sviluppata, nella Chiesa dei primi secoli, la pratica di celebrare la liturgia “ad orientem”, rivolti verso oriente? 
Qual è il suo significato teologico? 

Padre Lang: Nella maggior parte delle religioni, la posizione che si assume nella preghiera e nell’orientamento dei luoghi sacri è determinata da una “direzione sacra”. La direzione sacra dell'ebraismo è verso Gerusalemme o più precisamente verso la presenza del Dio trascendente “shekinah” nel Sancta Sanctorum del Tempio, come si legge in Daniele 6,11. 

Anche dopo la distruzione del Tempio, l’uso di rivolgersi verso Gerusalemme è rimasto nella liturgia della sinagoga. È così che gli ebrei hanno espresso la loro speranza escatologica per l’arrivo del Messia, per la ricostruzione del Tempio e per il rientro del popolo di Dio dalla diaspora. 
I primi cristiani non si volgevano più verso la Gerusalemme terrena, ma verso la nuova Gerusalemme celeste. La loro ferma convinzione era che con la seconda venuta, nella gloria, il Cristo risorto avrebbe radunato il suo popolo per costituire questa città celeste. Essi vedevano nel sorgere del sole un simbolo della Risurrezione e della seconda venuta. E questo simbolo è stato quindi trasposto anche nella preghiera. 

Vi sono elementi che ampiamente dimostrano che dal secondo secolo in poi, in gran parte del mondo cristiano, la preghiera era rivolta verso oriente. Nel Nuovo Testamento, il significato della preghiera orientata (rivolta verso oriente) non è esplicito. Ciò nonostante la Tradizione ha individuato molti riferimenti testuali a questo simbolismo, come ad esempio: il “sole di giustizia” in Malachia 3, 30; “verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge” in Luca 1, 78; l’angelo che sale dall’oriente con il sigillo del Dio vivente in Apocalisse 7, 2; e le immagini di luce nel Vangelo di san Giovanni. 
In Matteo 24, 27-30 il segno della venuta del Figlio dell’Uomo con grande potenza e gloria, come la folgore che viene da oriente e brilla fino a occidente, è la croce. 
Esiste una stretta relazione tra la preghiera orientata e la croce; questo risulta evidente sin dal quarto secolo, se non prima. Nelle sinagoghe di quel periodo, il punto in cui erano collocati i rotoli della Torah indicava la direzione della preghiera “qibla” verso Gerusalemme. 
Tra i cristiani divenne uso comune segnare la direzione della preghiera con una croce sul muro orientale nelle absidi delle basiliche e nei luoghi privati, per esempio, dei monaci e degli eremiti. 

Verso la fine del primo millennio vi sono teologi di diverse tradizioni che osservano come la preghiera orientata sia una delle pratiche che distinguono il Cristianesimo dalle altre religioni del Vicino Oriente: gli ebrei pregano verso Gerusalemme, i musulmani verso la Mecca, mentre i Cristiani verso oriente. 
Anche gli altri riti della Chiesa cattolica adottano l’orientamento liturgico? 

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Padre Lang: La preghiera liturgica orientata (rivolta verso oriente) fa parte anche delle tradizioni bizantina, siriaca, armena, copta ed etiope. Ancora oggi essa è in uso nella maggior parte dei riti orientali, almeno per quanto riguarda la preghiera eucaristica. 
Alcune Chiese cattoliche orientali, come ad esempio quella maronita e quella siro-malabarese, hanno adottato in tempi recenti la Messa rivolta “versus populum”, ma questo è dovuto all’influenza moderna occidentale e non deriva dalle proprie tradizioni. Per questo motivo la Congregazione vaticana per le Chiese orientali ha dichiarato nel 1996 che l’antica tradizione di pregare rivolti verso oriente ha un profondo valore liturgico e spirituale e deve essere preservata nei riti orientali. 

Spesso sentiamo dire che “ad orientem” significa che il sacerdote sta celebrando con le spalle rivolte alla comunità. Ma qual è il significato vero di questo orientamento? Padre Lang: Il luogo comune secondo cui il prete dà le spalle alla gente è un falso problema in quanto il punto essenziale è che la Messa è un atto di culto comune, in cui il sacerdote insieme alla comunità - che rappresentano la Chiesa pellegrina - protendono verso il Dio trascendente. La questione non è se la celebrazione è rivolta “verso” o “contro” la comunità, ma è la comune direzione della preghiera liturgica che conta. E ciò si può avere a prescindere dall’orientamento dell’altare. 
In Occidente molte chiese costruite dopo il XVI secolo non sono più orientate. Il sacerdote all’altare, rivolto nella stessa direzione dei fedeli, guida il popolo di Dio nel cammino della fede. Questo movimento verso il Signore trova la sua massima espressione nei santuari di molte chiese del primo millennio, in cui la rappresentazione della croce o del Cristo glorificato indica la meta del pellegrinaggio terreno dell’assemblea.

Essere rivolti verso il Signore significa mantenere vivo il senso escatologico dell’Eucaristia e ci ricorda che la celebrazione del Sacramento è una partecipazione alla liturgia celeste e la promessa della futura gloria nella presenza del Dio vivente. 
Questo dà all’Eucaristia la sua grandezza, evitando che la singola comunità si chiuda in se stessa, aprendola verso l’assemblea degli angeli e dei santi nella città celeste. 

In che modo può una liturgia orientata promuovere il dialogo con il Signore nella preghiera? 

Padre Lang: L’elemento principale del culto cristiano è il dialogo tra il popolo di Dio nel suo complesso, compreso il celebrante, e Dio verso il quale è rivolta la preghiera. 

È per questo che il liturgista Marcel Metzger sostiene che la diatriba sul verso in cui è rivolto il celebrante rispetto alla comunità esclude del tutto colui verso il quale tutte le preghiere sono dirette, ovvero Dio stesso. L’Eucaristia non è celebrata con il sacerdote rivolto verso i fedeli o dando loro le spalle. Piuttosto è l’intera assemblea che celebra rivolta verso Dio, attraverso Gesù Cristo, nello Spirito Santo. 

Nella premessa al suo libro, l’allora cardinale Ratzinger osserva che nessuno dei documenti del Concilio Vaticano II indica di dover rivolgere l’altare verso i fedeli. 
Come si è verificato allora il cambiamento? Qual è la base per tale importante modifica della liturgia? 

Padre Lang: Solitamente si citano due argomenti principali per sostenere la posizione del celebrante rivolto verso i fedeli. Il primo è che tale pratica corrisponde a quella della Chiesa dei primi secoli e che pertanto deve essere adottata come la norma anche ai tempi nostri. Tuttavia, un’attenta analisi dei documenti non dà conferma a questa ipotesi. 

Il secondo è che la “attiva partecipazione” dei fedeli, un principio introdotto da Papa Pio X e diventato centrale nella “Sacrosanctum Concilium”, impone che il celebrante sia rivolto verso la comunità. 
Ma una riflessione critica sul concetto di “attiva partecipazione” ha di recente rivelato la necessità di una nuova valutazione teologica di questo importante principio. 

Nel suo libro “Lo spirito della liturgia”, l’allora cardinale Ratzinger compie una utile distinzione tra la partecipazione alla liturgia della Parola, che comprende azioni esterne, e la partecipazione alla liturgia eucaristica, in cui le azioni esterne sono del tutto secondarie, poiché è la partecipazione interiore della preghiera che costituisce l’elemento centrale. 
La recente esortazione apostolica post-sinodale del Santo Padre “Sacramentum Caritatis” contiene una importante trattazione di questo argomento al paragrafo 52. 
Il nuovo ordinamento della Messa promulgato da Papa Paolo VI nel 1970 vieta al sacerdote di rivolgersi ad oriente? Esiste qualche ostacolo giuridico che vieta l’uso più ampio di questa antica pratica? 

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Padre Lang: Il Messale di Papa Paolo VI considera come un’opzione legittima quella di combinare la posizione del sacerdote rivolto verso i fedeli durante la liturgia della Parola e la posizione di entrambi rivolti verso l’altare durante la liturgia eucaristica e in particolare per il Canone. 

La versione revisionata delle Istruzioni generali del Messale romano, che sono state pubblicate inizialmente per motivi accademici nel 2000, affronta la questione dell’altare al paragrafo 299, che sembra considerare la posizione del celebrante rivolto “ad orientem” come non opportuna o persino vietata. Tuttavia, la Congregazione per il culto divino e i sacramenti ha rigettato questa interpretazione in risposta ad una domanda sottoposta dal cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna. Ovviamente il paragrafo delle Istruzioni generali deve essere letto alla luce di questa riposta, datata 25 settembre 2000. 

La recente lettera apostolica di Benedetto XVI “Summorum Pontificum” (7-7-2007), che liberalizza l’uso del Messale di Giovanni XXIII, consentirà un più profondo apprezzamento della posizione “rivolti verso il Signore” durante la Messa? 

Padre Lang: Io credo che molte riserve o persino timori sulla Messa “ad orientem” derivino da una scarsa familiarità con essa e che la diffusione dell’ “uso straordinario” del rito romano antico aiuterà molte persone a riscoprire e apprezzare questa forma di celebrazione. 


AMDG et BVM

Il Signore ne ha bisogno

"Venite e seguiteci! Il Signore ha bisogno di tutto il Suo Popolo. Ha bisogno di tutta la Sua Chiesa in cammino!"

Il Signore ne ha bisogno
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24 Giugno 2008 ~ Festa di
San Giovanni Battista

JNSR:   Se, un giorno, io fui scelta da Nostro Signore GESÙ Cristo per parlarvi nel Suo Santo Nome, fino da allora ho onorato la Sua scelta. È per voi tutti, fratelli e sorelle in Dio, che io ho detto Si al nostro Re, al nostro Dio d'Amore.

Il Suo desiderio è per me un ordine dolce e così tanto importante, che mi sono giudicata indegna, e mi sono considerata come il piccolo personaggio del giorno benedetto delle Palme e la più felice del mondo. Io servivo il Mio Re e continuo a servirlo.

 La folla gridava: «Osanna! Osanna!» e (Luca 19,18-39):

«... tutta la moltitudine dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene,
il Re, nel Nome del Signore.
Pace in Cielo
e Gloria nel più alto dei Cieli!»

GESÙ Cristo andava da quella folla urlante e animata dall'euforia di un giorno di festa. Ancora oggi, noi facciamo la stessa cosa, noi, i cristiani, traboccanti di forza e di gioia, che si riuniscono per battere i piedi e urlare in bagni di folla, per manifestare la loro adesione a tutte quelle feste, come i festival della musica o per accogliere i divi della canzone...

No! Non sono così intrepidi quando dovrebbero assistere alla Messa del Signore, nemmeno per il giorno di Natale o di Pasqua! Si dice che bisogna mettersi al loro posto o nei loro panni. Ma chi si mette al posto di quelli che muoiono di fame e di freddo? Ebbene, il Signore vi aspetta perché voi non potete nemmeno immaginare quale significato avessero le parole che Egli diceva alla Sua città, a Gerusalemme (Luca 19, 41-44):

«Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee e ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte, abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.»

Che occorre ancora per avvertirvi che i nostri Paesi, tutti o quasi tutti, su questa Terra, oggi, sono peggiori di Gerusalemme al tempo di Cristo. Che troverà Nostro Signore al Suo Ritorno? Che resterà dei nostri PAESI che non vogliono più sentir parlare di DIO?

Oggi, per parlarvi e per avvertirvi, io sono felice di prendere il posto di quel "personaggio”, che ha giocato un grande ruolo in quel giorno benedetto delle Palme. E quel “personaggio” è l’asinello, che ha prestato il suo dorso al Re dei re, a DIO, per entrare a Gerusalemme, la città ingrata, che non sapeva fare altro che gridare, con tutti i suoi abitanti, in un giorno di esultanza: «Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore!» Ma GESÙ previene i Farisei (Luca 19, 39-40):


«Alcuni Farisei tra la folla gli dissero: Maestro, rimprovera i tuoi discepoli. Ma Egli rispose: Vi dico che se questi taceranno, grideran­no le pietre.»

Ed io, JNSR, vi dico che nel “Giorno di GESÙ”, sarà la vostra anima che si ricorderà di tutte le vostre omissioni, e il vostro Angelo sarà là, in quel momento, per ricordarvi tutta la lista. Gli Angeli conservano la memoria che Dio affida loro: nulla sfuggirà a Dio.

Le pietre di cui parla GESÙ, oggi sono le colate di fango, sono le acque furiose che si ribellano e che, a loro modo, gridano la loro pena nel vedere cosi tanta e tanta disobbedienza al Nostro Dio, Creatore del cielo e della Terra e di tutto quanto vi è in essa.

Il Signore ha bisogno di ognuno di noi: OGNUNO NEL SUO POSTO! Si può camminare e Pregare. Si può Pregare e scuotere tutti questi alberi morti che sbarrano il passaggio a quelli che vogliono camminare e trasci­nare i fratelli, che non attendono altro che questo: "Venite e seguiteci! Il Signore ha bisogno di tutto il Suo Popolo. Ha bisogno di tutta la Sua Chiesa in cammino!"

Certamente lo Spirito Santo deve darci il Segnale. Ma non bisognerà, forse, implorarlo prima, sollevando le braccia al Cielo: "Vieni, Spirito di Dio! Vieni, Spirito di Luce!“ Cantate DIO cucinando o facendo pulizia nelle vostre case...

Perché una vedette dovrebbe meritare più dello Spirito Creatore che attende solo la nostra voce, quella voce che viene dal cuore? È un SOS. Perché tutto piange, tutto geme nell'attesa del Nostro Creatore, e noi ci struggiamo dietro a quella meravigliosa nascita che DIO ci ha promesso.

Prima che la Chiesa sia restaurata e conforme alla Santa Volontà di GESÙ Cristo, tutti i Preti entreranno nel grande Ministero della Sofferenza d'AMORE quando sarà chiesto ad ognuno di loro (Mt 20, 21-23):

«Potete voi bere la coppa che Io devo bere? » ... «Ed egli soggiunse: il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre Mio.»

Sì, i posti devono essere guadagnati con l'Amore.
Parole di Cristo GESÙ.

AMDG et BVM

Milioni di persone correrebbero in qualsiasi posto del mondo per incontrare e toccare Gesù se avessero notizia che Egli è tornato sulla terra. E allora perché queste persone non desiderano correre alla chiesa più vicina per parlargli e per tenergli compagnia?

Christina Gallagher:
alcuni messaggi di Gesù e di Maria e la testimonianza della veggente


"L’amore di Gesù è più grande di quello della Madonna anche se qualche volta può sembrare brusco nel modo in cui ci ammonisce. Quando si sperimenta l’amore di Gesù questo diventa la tua vita. E’ come amare qualcuno che non vorresti mai perdere, qualcuno a cui vorresti essere sempre unito.
L’amore di Gesù per ogni anima è enorme. Egli non smette mai di amare tutte le anime finché c’è vita nei loro corpi. Egli non smette mai di tentare di raggiungere ciascuna persona, perché Egli è amore e conosce solo l’amore.
Milioni di persone correrebbero in qualsiasi posto del mondo per incontrare e toccare Gesù se avessero notizia che Egli è tornato sulla terra. E allora perché queste persone non desiderano correre alla chiesa più vicina per parlargli e per tenergli compagnia? Non solo per chiedergli dei favori e delle grazie ma per offrirsi di tenergli compagnia.
Dio è amore oltre tutto ciò che è umanamente possibile esprimere". (La veggente Christina Gallagher)

"Il più alto grado di grazia lo otteniamo ricevendo la Santa Eucarestia nel Sacrificio della Santa Messa (per le persone che sono in stato di grazia). Per essere in stato di grazia è importante non trascurare il sacramento della Penitenza.
Proprio attraverso il sacramento della Penitenza otteniamo il secondo più alto grado di grazia che è possibile ricevere.
Il terzo più alto grado di grazia proviene dalla preghiera e dalle buone azioni". (La veggente Christina Gallagher)

La Madonna in un messaggio a Christina ha detto: "Figlia Mia, di' ai Miei figli di ritornare da Me e da Mio Figlio. Noi aspettiamo e amiamo tutti i nostri figli". (28 febbraio 1988, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"Le anime redente che sono in Paradiso e le anime del Purgatorio hanno una grande importanza per le anime che sono ancora sulla terra (gli uomini) perché possono intercedere in loro favore attraverso lo Spirito di Dio". (La veggente Christina Gallagher)

"Poiché essi sono stati chiamati in Paradiso grazie alla loro risposta al Suo Spirito durante la loro vita terrena, Dio permette con gioia al Suo Spirito di rispondere alle anime terrene che cercano aiuto attraverso di loro". (La veggente Christina Gallagher)

"Se ci accorgiamo che un nostro fratello o una nostra sorella hanno smarrito la giusta strada, abbiamo il dovere di pregare per loro, così come abbiamo il dovere di pregare per i sacerdoti, i vescovi, i cardinali, le suore e per il Santo Padre. Christina precisa che quella di Nostra Signora non è solo una richiesta, è un nostro preciso dovere". (La veggente Christina Gallagher)

"Molti si preoccupano quando pregando la loro mente viene distratta da altri pensieri, per esempio qualcosa che è successo quel giorno. Questo è normale, ma è ben diverso da quando il diavolo cerca costantemente di allontanarci dalla preghiera. Se stiamo pregando il Rosario possiamo avere in questo caso molte difficoltà. Rabbia e fastidio possono nascere in famiglia fra chi vuole pregare il Rosario e chi no. Tutto ciò dipende dal diavolo che cerca di fermarci.
Tutte queste tentazioni del Maligno possono essere sconfitte dai sacramenti, dalla preghiera del cuore, dal digiuno, dai sacrifici e dall’amore. Tutte queste sono cose che Satana non sopporta". (La veggente Christina Gallagher)

"Dobbiamo accettare e non negare l’esistenza di Satana. Se neghiamo l’esistenza di Satana neghiamo anche il peccato. Se neghiamo il peccato neghiamo Cristo e il Suo Sacrificio di Redenzione sul Calvario, un sacrificio offerto per la nostra salvezza". (La veggente Christina Gallagher)

"Il valore della meditazione dei Misteri è la chiave del grande potere contenuto nel Rosario". (La veggente Christina Gallagher)

In un messaggio a Christina, la Madonna, parlando della recita del Rosario fatta col cuore, ha detto: "Offrite ogni Ave Maria come una bellissima rosa bianca o come un prezioso gioiello e il Padre Nostro come una rosa rossa molto delicata o un gioiello speciale, coi quali ricoprirmi. Ma dovete sapere che non potete avere gioielli preziosi che non brillano o bellissime rose che sono solo buone per essere gettate via. Figlia Mia se non pregate il Rosario col cuore, con amore e gioia, le rose e i gioielli che offrite per ricoprirmi saranno persi per sempre. Pregate il Rosario con amore e con gioia ed esso durerà per tutta l’eternità. Ti prego, figlia Mia, non deludermi. Fai che sia un indumento che risplende, …prega il Mio bellissimo Rosario". (22 maggio 1988, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"...Il Santo Rosario, quando pregato col cuore, può sconfiggere il Maligno". (Da un messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

La Madonna ha detto a Christina: "Figli Miei, la calamità è iniziata. L’influenza del principe delle tenebre è attorno a voi. Armatevi del Mio Rosario. La Mia Chiesa sarà scossa fin dalle sue fondamenta". (Messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"Bisogna pregare il Rosario per la conversione dei peccatori". (Messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

La Madonna promette a coloro che pregano il Rosario di proteggerli durante il tempo della prova e della sofferenza. (da un messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

Il Rosario, se recitato col cuore e in conversazione con Dio e con Nostra Signora, meditando tutti i Misteri, agisce come uno scudo capace di proteggerci. Si può ricevere una grande protezione dal Cielo recitando il Rosario. (da un messaggio di Gesù a Christina Gallagher)

"Quando capiranno i Miei figli quanta preghiera, digiuno e sacrifici sono necessari per vincere le tenebre che oscurano il mondo…". (30 maggio 1989, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"Non andate alla Santa Messa per abitudine. Amate Mio Figlio quando siete alla Santa Messa…". (14 luglio 1988, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

La Madonna dice che molti dei Suoi figli hanno abbandonato il sacramento della Confessione. Essi non comprendono che non possono essere liberi dalle influenze e dall’opera di Satana se non chiedono perdono. In un messaggio a Christina Gallagher ha detto: "Pentitevi. Andate a confessarvi, liberatevi dal peso di tutti i peccati e ricevete degnamente il Corpo e il Sangue di Mio Figlio". (28 febbraio 1988 e 15 agosto 1988, messaggi della Madonna a Christina Gallagher)

La Madonna dice che molte anime consacrate (religiosi), non credono più che il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo siano presenti nella consacrazione della Messa. Essi non credono che il pane e il vino vengono trasformati nel Suo Corpo e nel Suo Sangue. (da un messaggio della Madonna a Christina Gallagher del 1 luglio 1988)

"La chiave per poter ricevere le grazie di Dio dallo Spirito Santo è l’umiltà di chi le riceve. Il più grande dono che si può ricevere da Dio è l’amore di Dio. L’umiltà permette all’anima di poter ricevere da Dio e permette all’amore di Dio di crescere. L’umiltà e la piccolezza, come quella di un bimbo, sono le qualità che permettono allo Spirito di Dio di concedere i Suoi doni. Quando Gesù ci ha chiesto di diventare come piccoli bambini, Egli intendeva che tutti, anche gli adulti, possono avere il cuore di un bimbo. Avere il cuore di un bimbo significa avere una fiducia completa e un totale abbandono a Dio proprio come un bambino ha fiducia in quello che i genitori gli dicono di fare anche se egli non è in grado di capirlo.
Il bimbo guarda ai genitori con completa fiducia. Dio desidera che tutti noi guardiamo a Lui nella fede con la stessa completa fiducia.
Molte persone attorno a noi sono in una tale oscurità che sentono di non aver bisogno di Dio. Attraverso l’umiltà tutti possono avvicinarsi a Lui". (La veggente Christina Gallagher)

In molte parti del mondo non c’è considerazione o amore per gli altri. Nostra Signora vuole che riconosciamo i bisogni degli altri. Dovremmo amarli perché Dio desidera che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato. Il diavolo cerca di distrarci da questo obiettivo. (da vari messaggi della Madonna a Christina Gallagher)

"Pregate e offrite sacrifici. In cambio Io darò pace ai vostri cuori". (28 febbraio 1988, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"Figli Miei, la Legge di Dio non cambia mai. Essa rimane la stessa per sempre. Non cambia come le vostre mode. Io desidero che viviate i comandamenti del vostro Dio". (8 aprile 1992, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"La Madonna, in unione con Suo Figlio, opera nel mondo come co-redentrice, perché Gesù è il solo mediatore fra Dio e l’umanità". (La veggente Christina Gallagher)

"La Madonna chiede in tutto il mondo ai Suoi figli di ritornare da Suo Figlio, fintanto che hanno ancora tempo per poterlo fare, prima che sia troppo tardi. Ecco perché Nostra Signora piange persino lacrime di sangue, perché tante anime sono perse". (La veggente Christina Gallagher)

"Nostra Signora sembra avere circa 19 o 20 anni. I Suoi occhi sono di un azzurro profondo. Il Suo viso è bellissimo oltre ogni immaginazione. La Madonna è più bella di ogni persona che abbia mai visto. Nessuna statua o immagine può rappresentare la Sua bellezza.
E’ raggiante di felicità e porta con se un indescrivibile pace celeste. La gioia di Nostra signora è travolgente fino al punto di essere dolorosa. La normale gioia che si prova per esempio alla nascita di un figlio è niente, dice Christina, a confronto della gioia della Madonna. La gioia della Signora è "dolorosamente bella".
Nostra Signora sorride sempre. Ma quando parla, qualche volta passa dalla gioia alla tristezza fino alle lacrime. A volte piange persino lacrime di sangue.
Quando sei con la Madonna è come che tu sia per Lei l’unica persona che esiste in quel momento. Ti senti tanto amato e tanto innamorato di Lei". (La veggente Christina Gallagher)

In molti dei messaggi consegnati a Christina Gallagher ci viene chiesto di pregare ogni giorno per il Papa, i sacerdoti e i cardinali. Bisogna pregare in modo particolare per il Papa perché è in grande pericolo. Molte delle persone che cerca di condurre a Gesù non seguono le sue disposizioni. In alcuni messaggi Gesù e Maria dicono che Giovanni Paolo II è circondato da persone il cui cuore è pieno di odio e di gelosia. Gesù dice che il Santo Padre inizia a salire il Calvario con Lui e che il Padre aspetta il suo sacrificio. (Anni 1989, 1990, 1992, 1993, vari messaggi di Gesù e della Madonna a Christina Gallagher)

La Madonna dice che Giovanni Paolo II è il Suo prescelto. La Chiesa non ha mai avuto un pontefice che come lui abbia dato tutto e viva in grazia per adempiere all’opera di Cristo sulla terra. (da un messaggio della Madonna a Christina Gallagher - 1992)

Gesù ammonisce di non condannare con tanta facilità i Suoi consacrati (i sacerdoti). Anche loro sono uomini e come tutti gli uomini sono soggetti a sbagliare. Gesù aggiunge che le nostre discussioni devono essere piene di preghiera non di condanna. (da un messaggio del 2 gennaio 1997 di Gesù a Christina Gallagher)

Ciò che trafigge più profondamente il Cuore di Gesù è il comportamento di alcuni religiosi. Gesù dice che questi consacrati vivono nelle tenebre. Essi sposano la via dell’Inferno ma non accettano che questo esiste. Essi non servono Cristo ma il mondo. I loro cuori sono chiusi alla Verità. (da alcuni messaggi di Gesù a Christina Gallagher)

Christina dice che la Madonna ha parlato diverse volte con grande dolore dei Sui figli che sono perduti. Ma Nostra Signora non giudica mai nessuno. Christina confessa di provare una grande sofferenza dentro di se quando la Madonna piange per i Suoi figli perduti: "Darei volentieri la mia vita cento volte per poter asciugare dagli occhi di Nostra Signora anche una sola lacrima " – dice Christina.
La sofferenza della Madonna è universale. Abbraccia gli uomini di tutte le religioni, in tutto il mondo. Christina mette l’accento sul fatto che ognuno di noi prima di dichiararsi cattolico, protestante, ebreo o di qualsivoglia religione, deve prima di tutto amare Dio. La gente, indipendentemente dalla religione che professa, deve avere l’amore per Dio nel suo cuore e deve realmente credere in Lui. Chi crede in Lui deve parlargli nella preghiera. Chi non mette in pratica questo, è contro Dio. (La veggente Christina Gallagher)

La Madonna dice che sono tre i peccati che più di tutti affliggono il Cuore di Suo Figlio: l’aborto, l’assassinio di innocenti; il sacrificio di innocenti a Satana; l’abuso immorale di innocenti.
Christina parlando dell’aborto dice: "Le donne che decidono di abortire dicono: - ‘io ho il diritto di farlo’. No, Dio dà all’uomo il dono di creare la vita ma solo Dio ha il diritto di toglierla".
"La gente dovrebbe decidere secondo la sua libera volontà di fare atti di riparazione per tutti i peccati del mondo e specialmente per il peccato dell’aborto. Dobbiamo essere pronti a pagare le conseguenze del cattivo uso che facciamo del dono della sessualità".
La Madonna ha anche detto a Christina di pregare per tutti questi bimbi non nati. (dai messaggi del 28 dicembre 1992 e del 26 settembre 1992  della Madonna a Christina Gallagher)

Gesù, in un messaggio a Christina, dice che le potenze delle tenebre rendono gli uomini ciechi alla Verità. Gli uomini vogliono potere, denaro, lussuria. Vogliono appagamento attraverso la carne. Tutto ciò è un inganno che è come veleno per le nostre anime. (da un messaggio di Gesù del 29 novembre 1993 a Christina Gallagher)

"Dio ha ci ha creati per amarlo e adorarlo, ma poiché viviamo nel mondo e siamo influenzati dalle tenebre del peccato, iniziamo spesso ad amare e servire il nostro ego. Sono le tentazioni del mondo e della carne che ci conducono nelle tenebre e che ci impediscono di percepire la Luce di Dio. Anche se il mondo è una creazione di Dio è anche il regno del diavolo ed egli tenta la carne degli uomini. Un’anima può scegliere attraverso il suo libero arbitrio: i desideri della carne e del mondo oppure, seguendo Gesù, la casa eterna che Dio ha preparato in Cielo". (La veggente Christina Gallagher)

"A causa del tanto male presente nel mondo la gente a volte accusa Dio o si domanda perché Egli permetta tutto ciò. Ciò accade perché siamo liberi. Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza e quindi ci ha fatti liberi. Egli non ci priva mai di questa libera volontà che ci ha dato. Egli la rispetta sempre. Perciò può solo esortarci a fare qualcosa ma non imporcelo". (La veggente Christina Gallagher)

"Figli Miei, non avete molto tempo prima che la mano di Mio Figlio venga sulla terra in giustizia. Convertitevi, vi prego, fintanto che avete tempo. Non sapete che cosa Dio sta per mandare sull’umanità. I Miei figli che sono tornati da Me e da Mio Figlio non hanno niente da temere…". (28 febbraio 1988, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

Christina  ha chiesto a Gesù quando ci sarebbe stato il segno promesso per l’umanità, Gesù ha risposto: "Presto, figlia Mia, presto, il mondo riconoscerà il suo Creatore! Presto i Cieli e la terra cambieranno nelle stagioni e le doglie da parto infurieranno nel mondo, si moltiplicheranno calamità dopo calamità, tempeste dopo tempeste". (14 dicembre 1996, messaggio di Gesù a Christina Gallagher)

Christina Gallagher ha ricevuto un messaggio da Dio che parla, tra le altre cose, dell’imminente punizione per il mondo: "Di all’umanità di pregare lo Spirito di Verità, lo Spirito d’Amore…si sta approssimando velocemente il giorno in cui la Mia potente mano distruggerà tutto nel mondo…
Il mondo…deve prepararsi per la Seconda Venuta di Gesù…
Di a tutti di prepararsi. Fai un posto nei loro cuori solo per Me, il loro Signore Dio che desidera salvarli…". (13 novembre 1990, messaggio di Dio a Christina Gallagher)

Secondo quanto Christina Gallagher riferisce, gli eventi che devono accadere si compiranno in tre fasi.
"Nella prima fase la gente nel mondo soffrirà sempre di più. Anche se questo può sembrare terribile, molti saranno purificati attraverso di essa. La sofferenza li purificherà conducendoli a Dio attraverso la croce.
Nella seconda fase Dio permetterà a tutti gli uomini in ogni parte del mondo di essere consapevoli della Sua esistenza. Perfino coloro che negano l’esistenza di Dio sapranno che egli è realtà e non un mito come essi affermano.

Christina, da quanto le è stato detto, arguisce che persino le persone che non hanno mai sentito parlare di Dio diventeranno coscienti della Sua esistenza (Christina sembra alludere all'"avvertimento" o "illuminazione" di cui hanno parlato diversi mistici e veggenti nel mondo).
La terza fase ci sarà se gli uomini non risponderanno agli appelli della Madonna e continueranno nella strada del peccato. Allora Dio manderà sul mondo il Suo Castigo". (La veggente Christina Gallagher)

"I gravi messaggi che ho ricevuto (quelli che riguardano i castighi di Dio), non vengono dati per causare panico o turbare nessuno. Nostra Signora e Gesù hanno promesso che tutti coloro che abbandonano il peccato, ritornano ai veri insegnamenti di Gesù e vivono conformemente con i Dieci Comandamenti di Dio non hanno niente da temere". (La veggente Christina Gallagher)

"Molte persone non si rendono conto che stanno commettendo dei peccati. Il compito dei sacerdoti è proprio quello di far capire a queste persone la realtà del peccato. Tante persone non riconoscono neanche il peccato. Ma grazie alla grande Misericordia di Dio chi non riconosce il peccato può andare incontro a grandi sofferenze che hanno lo scopo di renderlo cosciente della gravità di ciò che sta facendo. Queste sofferenze sono come una purificazione.
Ma ci sono anche quelle persone che sanno di far male eppure non hanno alcuna intenzione di cambiare. Queste persone preferiscono le cose del mondo a Dio, il potere e la lussuria, pur sapendo che ciò è male. Essi sanno che stanno servendo il diavolo. Egli è il sovrano di questo mondo, il mondo è il suo regno.
Quando una persona intenzionalmente volta le spalle a Dio e si rifiuta di riconoscerlo allora deve capire che la strada che si appresta a percorrere è la strada dell’Inferno. L’uomo sceglie quindi l’Inferno attraverso le sue azioni". (La veggente Christina Gallagher)

"Dio vuole che tutte le anime si salvino e Gesù è morto per la salvezza di tutta l’umanità. Ma Dio ha dato ad ogni persona che ha creato una libera volontà. Nostra Signora ha sottolineato in diverse occasioni che l’unica cosa che una persona deve fare per essere salva è quella di smettere di commettere peccati e cambiare strada". (La veggente Christina Gallagher)

"Dico a tutti coloro che trovano difficile accettare i Miei messaggi e quelli di Mio Figlio di pregare il Rosario col cuore, tutti e tre i misteri per nove giorni, offrite queste preghiere al Cuore di Mio Figlio e allo Spirito Santo affinché esso vi illumini. Se farete ciò allora capirete…"(Messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"In molti vanno all’Inferno. La maggioranza va in Purgatorio e quelli che vanno in Paradiso sono coloro che provengono dal Purgatorio". (Ottobre 1992, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"In Paradiso ameremo un estraneo che non abbiamo mai conosciuto sulla terra esattamente come ameremo Dio stesso. Ameremo i nostri genitori esattamente come ameremo chiunque altro, perché Gesù ha detto: «Ama il tuo prossimo come te stesso»". (La veggente Christina Gallagher)

In diverse occasioni a Christina è stato concesso di visitare tre diversi livelli del Purgatorio. Uno di questi livelli, quando gli fu mostrato da Gesù, era così doloroso e ripugnante che Christina era convinta che si trattasse dell’Inferno. Accompagnata da Gesù, Christina entrò in Purgatorio attraversando un grande cancello che alla loro presenza si era aperto automaticamente.
Dappertutto si sentiva un odore ripugnante. Il terreno pareva sudicio e puzzolente. Le persone che vide indossavano un vestito marrone con un cappuccio. La loro testa era piegata come se portassero un peso di sofferenza. Christina pur non conoscendo personalmente queste persone provava per loro sentimenti di profondo amore ma anche molta tristezza. Sembrava quasi che queste persone fossero importanti per lei come suo padre e sua madre.
In altre occasioni Christina ha visto le anime del Purgatorio immerse in un fumo grigio, era come un mare di nubi grigie. Esse la supplicavano di pregare per loro.
L’intera esperienza sconvolse profondamente Christina.
Christina ebbe modo di sperimentare le sofferenze del Purgatorio. Lei le descrive in questi termini: "Era più doloroso di quando il fuoco, sulla terra, ti brucia le carni". (La veggente Christina Gallagher)

"Le anime destinate al Purgatorio cercano un livello appropriato alla loro imperfezione. Ogni anima va in Purgatorio per essere purificata, consapevole di tutti i peccati per i quali non è riuscita ad espiare a sufficienza. Le anime vanno volentieri in qualsiasi livello del Purgatorio sia necessario e sono eternamente grate a Dio per il Purgatorio, sapendo che un giorno saranno in Sua Presenza in Paradiso". (La veggente Christina Gallagher)

Christina in diverse occasioni ha ricevuto preziose informazioni sulla natura dell’Inferno. La veggente afferma che durante la vita se un’anima affonda sempre più nel peccato, nelle tenebre e nello smarrimento, Dio la richiama alla Luce varie volte nel corso della sua vita. Ma se una persona non vuole ascoltare e non vuole vedere e si rifiuta di rispondere, il corpo farà di quell’anima un Inferno vivente, in tutte le facoltà di quella persona, ed essa risponderà solo alle tentazioni del diavolo.

Se una persona muore in questo stato, la sua anima liberata dal corpo mortale, si rende conto che non può presentarsi davanti alla Luce di Dio in quello stato, semplicemente perché non potrebbe tollerarla. Il dolore sarebbe troppo grande, perché se quell’anima è stata preparata per l’Inferno durante la vita corporea vissuta sulla terra e se andasse al cospetto della grandezza di Dio - che è amore totale e bontà -, nell’enormità della Luce Divina quell’anima soffrirebbe atroci agonie.

Perciò non è tanto Dio che condanna le anime e le getta nell’Inferno, ma è l’anima stessa a gettarvisi, incapace com’è di sopportare il dolore dovuto all’enormità della Luce di Dio. (La veggente Christina Gallagher)

Il 29 marzo 1989 Gesù ha mostrato a Christina Gallagher l’Inferno. Durante la visita a l’Inferno Gesù ha detto: "Questo è l’abisso del peccato, l’Inferno, per tutti quelli che non amano Mio Padre".
Christina descrive l’Inferno come uno sterminato mare di fuoco, terrificante oltre ogni parola. In mezzo a questo mare di fuoco nuotavano dei corpi. Questi corpi erano neri e immense fiamme li attraversavano. C’era un’enorme quantità di questi corpi in mezzo alle fiamme. Christina mentre osservava tutto ciò dice di aver provato un grande senso di terrore, non riusciva a far altro che tremare.
"Prego che nessuno debba mai andare all’Inferno" dice Christina. (La veggente Christina Gallagher)

"Sebbene Dio rispetti tutte le chiese, a patto che queste obbediscano ai Suoi Comandamenti, l’unica vera Chiesa prescelta da Gesù è la Chiesa Cattolica di Roma". (La veggente Christina Gallagher)

La Madonna, in varie occasioni, ha messo in guardia Christina Gallagher dai falsi profeti. Nel 1994 le è stato mostrato, per la sua protezione, chi è autentico e chi non lo è fra coloro che affermano di ricevere apparizioni ed esperienze interiori come le locuzioni, non solo in Irlanda ma in tutto il mondo. "Nostra Signora ha detto di fare molta attenzione a tutti quelli che vanno alla ricerca di popolarità e denaro e che affermano verità che sono in disaccordo con quanto è scritto nella Bibbia. Queste persone non sono strumenti di Dio".
Dio ha detto comunque a Christina di non giudicare queste persone e anzi ha chiesto di pregare per loro. (La veggente Christina Gallagher)

Christina dice che i santi sono gli amici più sinceri che possiamo avere. Essi hanno il ruolo di "comunicatori" di Dio che intercedono per noi anche con i Cuori di Gesù e della Beata Vergine Maria. Per via della loro possibilità di ottenere l’aiuto di Dio in nostro favore, Dio vuole che noi siamo consapevoli della loro esistenza. Essi sono veri amici perché, a differenza dei nostri amici terreni, possiamo riporre sempre la nostra fiducia in loro.
Da Santa Filomena, Christina ha saputo che anche se molte volte ci sembra che i santi non vogliano ascoltare le nostre invocazioni non dobbiamo scoraggiarci. Non dobbiamo mai arrivare alla conclusione che a loro non importa niente di noi, perché ciò sarebbe falso. Dobbiamo rammentare che i santi intercedono in favore della nostra protezione spirituale. Questo non vuole dire che non intercedono mai per la protezione materiale. Essi fanno ciò solo quando questo tipo di protezione è necessaria a impedire o ad alleviare le ferite delle nostre anime. (La veggente Christina Gallagher)

Christina Gallagher ha potuto vedere in diverse occasioni alcuni angeli.
Ha visto diverse volte l’Arcangelo Michele. Di lui Christina dice che è imponente. Ha l’aspetto di un enorme uomo, ha le ali e risplende di una intensa luce bianca. E’ molto bello ed ha un viso dai lineamenti forti. Christina ha avuto l’impressione che l’Arcangelo Michele fosse molto più potente del diavolo. Ha una potenza più grande di chiunque altro a parte Dio e la Madonna. In sua presenza si sente il senso straordinario della sua protezione.
Christina ha avuto anche modo di vedere attorno al trono di Dio tanti piccoli angeli senza ali che cantavano "Gloria a Dio nell’Alto" con una tale perfetta armonia che sembrava come musica anche se era in realtà la combinazione di innumerevoli voci. (La veggente Christina Gallagher)

"…Il Mio Cuore Immacolato trionferà e illuminerà i cuori che sono chiusi…". (16 luglio 2000, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"…Il tempo dell’Anticristo è prossimo, la purificazione è vicina…". (16 luglio 2000, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

"…Il mondo presto verrà consegnato al suo travaglio, presto verrà consegnato nelle mani dell’Ingannatore…" (Febbraio 1996, messaggio della Madonna a Christina Gallagher)

Christina ha avuto una visione in cui ha visto tornado, vulcani in attività (le è stato detto che ciò si sarebbe verificato in luoghi dove questi fenomeni sono inconsueti), terremoti e lampi, e ha spiegato d’aver percepito l’odore della morte in molti luoghi. La veggente dice di aver compreso che questo genere di calamità sono destinate a moltiplicarsi in tutto il mondo. (16 luglio 2000, visione di Christina Gallagher durante un’apparizione della Madonna)



Consulta anche:
 Cenni biografici su Christina Gallagher
E per maggiori informazioni visita il sito ufficiale:
Christina Gallagher delivers Heaven's messages to the world




Traduzioni a cura di Profezie per il Terzo MillennioCondizioni del copyright sui contenuti di questa pagina


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AL MUNDO
OBSERVACIONES AL COMENTARIO.



AMDG et BVM

martedì 4 luglio 2017

Siamo impressi negli Occhi

... e nel Cuore della nostra Mamma Celeste

"Non sono Io qui, 
che sono la Tua Mamma?"


<<Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, ...
vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. ... attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede ... il profumo della grazia e della santità... e la forza vittoriosa dell'amore ...

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. ... Presto potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra.

Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo>>. 

M.S.M. 5.XII.1994

Che il tuo SÌ sia SÌ


Che il tuo  sia 
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5 luglio 2008 – San Antonio
JNSR:  Signore, desidero solo una cosa, non dispiacerTi mai. Per questo, voglio fare solo quello che Tu permetti. I limiti che Tu segnerai, voglio rispettarli. Signore, io vengo a fare la Tua Santa Volontà.

Sento nel mio corpo un’agilità tutta interiore. La mia anima, che è interamente al Tuo servizio, sembra sfuggirmi malgrado me, come se non potessi più controllarla. Essa ritorna a dirmi la bellezza dei paesaggi che ha appena percorso e che sono ancora sconosciuti ai miei occhi. Che succede, Signore?

GESÙ:  Figlia Mia, è il momento in cui il  che voi Mi avete dato comincia ad avere effetto. Io sto indicandovi il Cammino che noi prenderemo affinché nessuno prenda un’altra direzione. Come gli uccelli migratori in stormi, voi partirete in gruppi dalla Terra e sarà il primo gruppo. I primi che ti ho mostrato in quel primo sogno, sono i figli abbastanza grandi che comprenderanno e obbediranno subito a quelli che li guideranno, fini a deporli nel luogo scelto per quella grande Riunione.

Tu li hai visti felici e contenti, vestiti di rosso, rosso come il Mio Sacro Cuore. Hanno tra 6 e 15 anni e seguiranno il Mio Messaggero.

Quanto al secondo gruppo: ricorda il secondo sogno che hai fatto qualche giorno dopo il primo. Con il tuo figlio più giovane, preparavi il tuo piccolo involto bianco: erano questi due ultimi libri. Tuo figlio, ancora celibe, in quel sogno non ti metteva fretta. Ala tua richiesta di affrettarsi, ti ha risposto: « Non preoccuparti per me, non è ancora il momento, io ho ancora tempo.» E ti ha ancora risposto: «Perché desideri portare con te un termos di café caldo quando il viaggio sarà piuttosto breve?» E ad un tratto ti dice: «Non pensare che non vedrai più il tuo corpo!»

Dirigendoti verso la finestra, hai visto allora una chiesa e le  persone che ti aspettavano sui gradini. Avevano tutte tra i 60 anni e oltre. Aspettavano pazientemente, come raccolte in preghiera: pregavano per tutti.

Era questo il secondo luogo di partenza per questo secondo gruppo.

JNSR:  Per il terzo ed ultimo gruppo, non ho ancora avuto alcun sogno al riguardo. So che si tratta di persone tra i 16 e i 59 anni e che sono i più forti e i più resistenti. In questo terzo gruppo, si troveranno gli ultimi ad essere evangelizzati.

GESÙ:  Non abbiate paura.  Tutto accade come Dio vuole. Tale è il Suo Piano. Se questo vi pare difficile a credere, ditevi pure che nulla è impossibile a Dio. Io non voglio convincere nessuno. Tu darai tutto ciò che Io ti ho fatto scrivere, a coloro che ti nominerò. Non avere alcun timore, è meglio per te ricevere le derisioni degli uomini piuttosto che i rimproveri di Dio.

Preparerai i libri che ti ho dato da scrivere. Custoditeli. Nessuno è in grado di dire esattamente come è stata la vostra Terra e soprattutto come è stato l’uomo ! Tu porterai via soprattutto i due ultimi libri perché essi riassumono, in Verità, ciò che fa e farà Dio dopo l’elevazione dei figli dalla Terra.

I vostri Angeli sono talmente gioiosi! Sono come quei bambini che giocano e gridano di gioia  alla vista dei bagagli che i genitori preparano prima di partire per le vacanze. Anche voi, siate nella Gioia, perché Dio vi prepara un paese di Gioia, riconciliato con Dio, dove si ritroveranno tutti gli eletti della Terra uniti agli antenati, nella conoscenza dell’Altissimo Dio d’Amore e di Speranza. Come vedere i vostri  trapassati? Come vedervi? Hai visto come può viaggiare un’anima in 2 minuti (e anche meno) in andata e ritorno. Dove? Ai limiti dell’ignoto (ancora per voi) e questa volta voi vedrete tutti i luoghi che Dio ha creato.

L’Amore non avrà più frontiere per i figli di Dio, perché il Tempo è della stessa ampiezza del Suo Amore: è eterno. A presto, figlia Mia.

Dio, l’Eterno,
nella marcia del Tempo
con tutti i Suoi figli.
Amen!