sabato 11 febbraio 2017

SANTA BERNADETTE SOUBIROUS


Dal 13 al 15 settembre 2008, Benedetto XVI fu pellegrino a Lourdes in occasione del 150° anniversario delle apparizioni dell'Immacolata.
LA VERA STORIA DELLA VEGGENTE FRANCESE
SANTA
BERNADETTE SOUBIROUS
di Renzo Allegri


In tutto il mondo cattolico si  è celebrato il centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes, apparizioni che si verificarono ai piedi dei Pirenei a cominciare  dall’11 febbraio del 1858. Evento straordinario che è stato illustrato e continua ad esserlo dai media, soprattutto da quelli cattolici, e che ha avuto la sua massima visibilità mediatica in settembre 2008 quando, dal 13 al 15, fu pellegrino in quel santuario anche Benedetto XVI.




Lourdes  ha segnato profondamente la storia della devozione mariana, soprattutto a livello di massa, di popolo. E questo anche per i molti “segni” soprannaturali che in quel luogo hanno continuato a verificarsi, come conversioni e prodigiose guarigioni. Negli archivi del Santuario sono conservate le documentazioni mediche di oltre 8000 guarigioni scientificamente inspiegabili. Ma moltissime altre se ne sono verificate, delle quali gli interessati non hanno creduto opportuno presentare la documentazione medica. La Chiesa, nella sua somma prudenza e somma rigorosità, ha finora riconosciuto come “autentici miracoli” soltanto 67 di quelle guarigioni.
    
Raramente, però, chi racconta Lourdes si sofferma a parlare diffusamente della veggente, Bernadette Soubirous, scelta dalla Vergine per diventare “mezzo” di comunicazione tra il cielo e  la terra. Ed è molto interessante osservare che tipo di “mezzo” abbia scelto la Madonna per trasmettere il suo messaggio. La Vergine posò i suoi occhi e la sua benevolenza su una ragazza umilissima, poverissima, analfabeta, malaticcia, la più umile e povera che poteva forse trovare. Ma che, nella sua umiltà e nella sua povertà custodiva il grande dono della fede vera e dell’amore concreto per Dio e per il prossimo.  Apparentemente, Bernadette  era una nullità, in realtà era una grande santa, l’innocenza personificata,  così vicina a Dio da attrarre la predilezione dalla Vergine Santissima.
     
Ecco la vera storia di Bernadette Soubirous. Nata il 7 gennaio 1844, era figlia di François Soubirous e Louise, due persone buone, generose, estremamente sfortunate.  Oltre ad  essere poveri, erano anche ammalati. Si erano sposati il 9 gennaio 1843. Lui aveva 34 anni, lei 17. Un anno dopo, esattamen­te il 9 gennaio 1844, nasceva la loro primogenita cui venne dato il nome di Bernarde-Marie, ma poi sempre chiamata Bernadette.
   
François e Louise gestivano allora il mulino che era stato del padre di Louise. Una azienda importante e redditizia. Ma loro due non erano tagliati per gli affari. Erano troppo buoni. Non riuscivano a farsi pagare dai cre­ditori morosi. Louise trattava i clienti come familiari e, quando venivano per macinare il grano, offriva loro merendine e vino. In poco tempo sperperarono il loro patrimonio e si trovarono sul lastrico.
     
Nel 1852 dovettero andarsene e cercare alloggio in città. La famiglia intanto era cresciuta. Louise aveva avuto altri cinque figli, tre dei quali erano morti. Bernadette era cagionevo­le di salute. Fin dai primi mesi di vita andava soggetta a raffreddori e bronchiti. Aveva sempre dolori di stomaco. Cresceva a stento. Nel 1855 rischiò di morire, colpita dal colera che in quegli anni stava decimando la Francia. Si salvò per miracolo, ma contrasse una forma d'asma che continuò a tormentarla per il resto della sua vita con crisi che spaventavano tutta la famiglia.
    
Alla fine del 1855, i Soubirous ricevettero una grossa eredità. Pensarono che la loro sfortuna fosse finita. François investì i soldi in un nuovo mulino e in un allevamento di bestiame fuori Lourdes, nel piccolo villaggio di Bartres. Ma in poco tempo si mangiò tutto e ripiombò nella miseria.
   
Tornò a vivere in città, deriso da tutti. Affittò due misere stanze e riprese a fare il bracciante. Ma era un periodo nero. La Francia era stata colpita dalla siccità e im­perversava una terribile carestia. François non trovava lavoro. Anche Louise era disoccupata. I loro figli non avevano da mangiare. Trascorsero giorni terribili. La famiglia era molto unita. Si volevano un gran bene anche nella miseria, ma la tristezza pesava come un macigno. François e Louise cercavano di annegare i dispiace­ri bevendo qualche bicchiere di vino. Si sparse la voce che erano ubriaconi e la diffidenza nei loro confronti crebbe, facendo dimi­nuire le possibilità di trovare lavoro.
    
Data la triste condizione della famiglia, anche Bernadette dovette darsi da fare e fin da quando era ancora una bambina andava a lavorare nelle famiglie, come serva, per portare a casa un piccolo aiuto. Per questo non potè frequentare la scuola e neppure il catechismo. Quel poco di religione che conosceva glielo aveva insegnato la madre. A 13 anni, Bernadette aveva finalmente trovato un posto fisso in un'osteria. Ma era trattata male. Le facevano fare tutti i lavori più u­mili, ed era sottoposta a continue molestie. Dopo mesi trascorsi nella desolazione e nel pianto, tornò in famiglia.
    
François non era riuscito a mettere insieme neppure i soldi per pagare l'affitto e dovette an­cora sloggiare. Nessuno voleva affittargli una stanza. Rischiò di restare su una strada. Ricorse a un parente, proprietario di una ex prigione, talmente malsana da essere stata giudicata inadatta anche per i condannati. E quel parente gli affittò una stanza al pianterre­no della prigione, quella accanto alle latrine, il luogo più sudicio, più maleodorante, più infetto e fetido che si potesse immaginare. Quel luogo era un inferno. La stanza, 3,37 metri per 4,40, con una sola piccola finestra, doveva servire da camera e cucina per cinque persone. Bernadette andava soggetta a continue crisi d'a­sma e si aggrappava alle inferriate dell'u­nica finestra cercan­do aria, ma poteva respirare soltanto immondi miasmi.
    
Tuttavia, anche in quell'inferno i Soubirous trovavano la forza di stare uniti e di pregare. Gli abitanti della zona, in seguito, te­stimoniarono: <<Quando giungeva la sera, noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, perché non avevano niente tanto erano poveri; e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori>>.
    
Verso la fine del 1857, François era finalmente riuscito a trovare un piccolo impiego in un mulino. Una notte alcuni malfattori andarono a rubare in quel mulino e al mattino, il proprietario dis­se ai gendarmi che, secondo lui, era stato proprio  François a derubarlo. Il povero uomo venne arrestato e portato via in manette come un malfattore, lasciando la sua famiglia nel dolore e nella disperazione morale più grandi. Rimase in carcere solo una settimana perché non venne­ro trovate prove contro di lui, ma il dubbio che fosse anche un la­dro rimase.
     
Questo era il quadro desolante in cui viveva Bernadette alla vigilia di quell'evento misterioso che si realizzò a cominciare  dall' 11 febbraio 1858. Le apparizioni non migliorarono la situazione. Anzi, portarono alla veggente e alla sua famiglia molti altri guai: la diffidenza di molta gente, l’ostilità delle autorità civili e soprattutto quella della Chiesa, che per loro, cristiani osservanti e buoni, fu la più dolorosa.

Eravamo in un periodo in cui in Francia dominava un ateismo strisciante. I giornali del tempo scatenarono una feroce campagna contro Bernadette, definendola visionaria, imbrogliona, mistificatrice. La gente del popolo accorreva spinta soprattutto da mera  curiosità. Le autorità ecclesiastiche seguirono gli eventi con attenzione ma con atteggiamento molto  distaccato, e scettico, anche per evitare di offrire il fianco alle critiche dei giornali. Però, i “segni soprannaturali” che si verificavano in continuazione furono tali che convinsero la Chiesa di  trovarsi di fronte a un evento attendibile e nel 1862 ci fu il riconoscimento ufficiale.

Ma nonostante questo riconoscimento, la campagna di stampa contro Bernadette continuava e la gente assillava la povera ragazza con una curiosità morbosa.
Per questo le autorità ecclesiastiche convinsero la veggente ad entrare in convento.   Così, nel 1866,  Bernadette si fece religiosa nella Congregazione delle “Suore della Carità” di Nevers, città della Loira, a metà strada tra Lione e Parigi.

Visse in quel luogo per 13 anni, da suora semplice, ma senza trovare quella pace che forse desiderava tanto. Fu sempre incompresa dalle altre suore, derisa per la sua ignoranza, sottoposta a continue umiliazioni, e il suo corpo era martoriato da sofferenze fisiche. Morì il 16 a­prile 1879, a 35 anni.  Il suo organismo era consumato da una serie impressionante di patologie, tra cui alcune cancrene  che, negli ultimi anni, le avevano mangiato la carne provocando dolori lancinanti.

Venne sepolta in una tomba scavata nella terra, in una cappella nel giardino del convento. Tutto faceva supporre che quel corpo martoriato e marcio si sarebbe dissolto rapidamente, invece non accadde. Sfidando ogni legge fisica, quel piccolo corpo (Bernadette era alta un metro e 42 centimetri), rimase intatto. E quando, in vista del processo di beatificazione, si fece una riesumazione della salma,  tutti i presenti constatarono il prodigio. Quel corpo non solo era intatto, ma anche elastico, fresco, duttile.

Sono trascorsi 128 anni dalla morte di Bernadette, e il suo corpo continua ad essere intatto. Chiunque può vederlo. E’ esposto in una cassa funeraria di vetro, nella chiesa della Casa Madre della “Suore della Carità” a Nevers. Bernadette appare vestita con il saio, ha le mani giunte e intorno ad esse tiene il rosario. Il viso, reclinato sulla sinistra, ha un’espressione dolce, serena, soave. Chi ha avuto la fortuna di toccare quel corpo,  ha constatato che non è rigido, mummificato, ma è elastico, duttile, proprio come quello di una persona che sta dormendo.

<<L’incorruttibilità del corpo>>, mi ha spiegato monsignor Franco Degrandi, un sacerdote piemontese che da cinquant’anni dedica la sua vita agli ammalati pellegrini a Lourdes  <<è un privilegio straordinario che Dio concede ad alcune persone sante, così sante da aver raggiunto in questa vita l’innocenza che aveva Adamo nel paradiso terrestre. Bernadette, nella sua vita terrena, fu un emblema di innocenza. Il suo corpo, che aveva avuto il privilegio di vedere il corpo glorioso della Madre di Dio, fu probabilmente contagiato dal fulgore soprannaturale che emanava dal corpo della Madonna, al punto da non essere toccato dalla corruzione che segue la morte. E in quello stato stupefacente in cui  si trova, è per tutti  i credenti, in particolare per gli ammalati, martoriati dalle sofferenze fisiche, un segno concreto  di speranza nella “risurrezione della carne” promessa da Gesù. Il corpo di Bernadette è un miracolo permanente. Uno dei tanti miracoli che ogni giorno avvengono a Lourdes>>.
AVE MARIA PURISSIMA!

LA DIVINA IMMACOLATA CONCEZIONE !


Lettura dal libro dei Proverbi
Prov 8:12-25
12 Io, Sapienza, accompagno la prudenza e possiedo scienza e riflessione.
13 Timore del Signore è odiare il male; io detesto la superbia l'arroganza, la via del male e la doppiezza nel parlare.
14 A me appartiene il consiglio e l'equità, a me l'intelligenza e la forza.
15 Per mio mezzo regnano i re, e i legislatori stabiliscono giuste leggi;
16 Per mio mezzo comandano i capi, e i magistrati amministrano la giustizia.
17 Io amo coloro che mi amano e chi mi cerca mi troverà.
18 Con me sono le ricchezze e la gloria, le grandi opere e la giustizia. 
19 Il mio frutto infatti è migliore dell'oro e delle pietre preziose e i miei prodotti sono migliori di argento scelto. 
20 Cammino nelle vie della giustizia, in mezzo ai sentieri dell'equità, 
21 Per arricchire chi mi ama e riempirlo di tesori. 
22 Il Signore mi ebbe con sé dall'inizio delle sue imprese, prima della creazione. 
23 Io fui stabilita fin dall'eternità, prima ancora che esistesse la terra. 
24 Non c'erano ancora gli abissi ed io ero già concepita; non erano ancora scaturite le sorgenti delle acque, 
25 Né i monti si erano ancora formati nella loro mole; il Signore non aveva ancora fatto le colline, ed io già esistevo.


Prov 8:34-36; 9:1-5
34 Beato l'uomo che mi porge ascolto e che veglia ogni giorno alla mia porta ed aspetta all'ingresso della mia casa. 
35 Chi troverà me, troverà la vita, e riceverà dal Signore la salvezza; 
36 Ma chi peccherà contro di me, nuocerà all'anima sua. Tutti coloro che mi odiano amano la morte. 
1 La Sapienza si è fabbricata una casa, ha tagliato sette colonne. 
2 Immolò le sue vittime, versò il vino e imbandì la sua mensa. 
3 Mandò le sue ancelle, perché chiamassero, ai bastioni e alle mura della città: 
4 "Chi è fanciullo, venga da me". Ed agli stolti disse: 
5 "Venite, mangiate del mio pane e bevete il vino che io vi versai".


R. Sorgi, diletta mia, bella mia, e vieni, colomba mia: 
* Mostrami il tuo volto, la tua voce risuoni alle mie orecchie.
V. La voce della tortora s'è udita nella nostra terra.
R. Mostrami il tuo volto, la tua voce risuoni alle mie orecchie.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
R. Mostrami il tuo volto, la tua voce risuoni alle mie orecchie.



Lettura 3
Quattro anni dopo la definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine, sulla sponda del fiume Gave presso il borgo di Lourdes, della diocesi di Tarbes in Francia, una fanciulla di nome Bernadette asserì di aver visto più volte la Madre di Dio nell'insenatura di una roccia. In seguito a ciò avvennero tante e così grandi meraviglie, che ogni prudente e pio cristiano facilmente si convinse che lì c'era la mano di Dio. 
Celebre è il fatto che gli ammalati, bevendo l'acqua scaturita allora prodigiosamente per la prima volta dalla fonte della grotta, riacquistino spesso la salute. Crescendo la fama dei benefici che i fedeli dicevano di ricevere nella grotta ed aumentando sempre più il concorso degli uomini, il vescovo di Tarbes, dopo giuridica inquisizione dei fatti, permise il culto nella grotta dove apparve la Vergine Immacolata. 
Subito vi si edificò una cappella, a cui ogni anno accorrono innumerevoli schiere di fedeli, e il nome dell'Immacolata divenne celebre in tutto l'universo; tanto più che ogni anno, durante la processione del SS.mo Sacramento, parecchi infermi provenienti da ogni parte, dopo aver chiesto la salute al Signore per l'intercessione della sua Madre Immacolata, istantaneamente guariscono. Per cui il sommo pontefice Pio X estese a tutta la Chiesa la festa, già prima concessa ad alcuni luoghi da Leone XIII.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.

R. Grazie a Dio.
AVE MARIA PURISSIMA!

IL MONDO HA BISOGNO D'AMORE

O Spirito Santo o Spirito d’Amore
infondi nel mio cuore l’amore per il mondo



venerdì 10 febbraio 2017

CONSIGLIO DIVINO

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AVE MARIA!

«Me l’ha detto Dio»

 Benedetto XVI ha parlato con Dio: ecco perché...





A Joseph Ratzinger le (apparenti) dimissioni sono state chieste da Dio. Lo svela lui stesso in un colloquio riportato pubblicato su Zenit.org, che racconta i motivi dell’addio del cardinale tedesco al soglio pontificio:
«Me l’ha detto Dio». Così Ratzinger avrebbe spiegato le decisioni della sua (apparente) rinuncia al Soglio pontificio, durante un raro colloquio con una fonte anonima, ma riportato dalla testata Zenit.org. 
E, come scrive Salvatore Cernuzio in articolo pubblicato via web, «dopo circa sei mesi dall’annuncio che ha sconvolto il mondo, la decisione di Ratzinger di vivere nel nascondimento fa ancora riflettere e interrogare». Perché comunque Papa Benedetto XVI non ha mai firmato e tanto meno letto dichiarazioni simili a quelle del Papa Celestino V  dopo i sei mesi circa di pontificato -da luglio a dicembre 1294-. 
Si tratta infatti, benché in forma non ufficiale, di una limpida dichiarazione da parte del Pontefice emerito (ma sempre Pontefice) sulle proprie dimissioni, dopo l’annuncio in latino fatto in Concistoro l’11 febbraio 2013 di fronte ai cardinali, spiegando di non poter continuare, causa l’età e l’affaticamento, il suo altissimo ministero. Zenit spiega la scelta del Papa come avvenuta in una forma mistica, di dialogo diretto con il Signore.
Continua Zenit.org: “Nonostante la vita di clausura, Ratzinger concede infatti – sporadicamente e solo in determinate occasioni – alcune visite privatissime nel monastero Mater Ecclesiae. Durante questi incontri il Pontefice non commenta, non svela segreti, non si lascia andare a dichiarazioni che potrebbero pesare come “le parole dette dall’altro Papa”, ma mantiene la riservatezza che lo ha sempre caratterizzato. Al massimo osserva ciò che sta facendo il ...Vescovo di Roma, oppure parla di sé, di come questa scelta sorpresiva di dimettersi sia stata un’ispirazione ricevuta da Dio”.
Così avrebbe detto Benedetto ad uno degli ospiti di questi rari incontri. «Me l’ha detto Dio» è stata la risposta del Pontefice emerito alla domanda sul perché dell'apparente rinuncia al Soglio di Pietro. Ha poi subito precisato che non si è trattato di alcun tipo di apparizione o fenomeno del genere; piuttosto è stata «un’esperienza mistica» in cui il Signore ha fatto nascere nel suo cuore un «desiderio assoluto» di restare solo a solo con Lui, raccolto nella preghiera.
AVE MARIA PURISSIMA!