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lunedì 4 dicembre 2023

Rapporto sulla Fede


 

“Se per restaurazione, si intende un tornare indietro, 

allora nessuna restaurazione è possibile.

La Chiesa va avanti verso il compimento della storia, guarda innanzi al Signore che viene.

No: indietro non si torna né si può tornare. Nessuna “restaurazione”, dunque, in questo senso.

Ma se per “restaurazione” intendiamo la ricerca di un nuovo equilibrio (die Suche auf ein neues Gleichgewicht) dopo le esagerazioni di un’apertura indiscriminata al mondo, dopo le interpretazioni troppo positive di un mondo agnostico e ateo; ebbene, allora una “restaurazione” intesa in questo senso (un rinnovato equilibrio, cioè, degli orientamenti e dei valori all’interno della totalità cattolica) è del tutto auspicabile ed è del resto già in atto nella Chiesa”.

Joseph Ratzinger – Rapporto sulla Fede, 1985

AMDG et D.V. MARIAE

lunedì 27 giugno 2022

La comunione con il Papa è la comunione con il tutto...

 

SABATO 25 LUGLIO 2009

Card. Ratzinger (1977): La comunione con il Papa è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo (Da "Il Dio vicino")



CHIESA DI OGNI LUOGO E DI OGNI TEMPO

Celebrazione in comunione con il Papa

del cardinale Joseph Ratzinger

(Predica in occasione della domenica per il Papa, 10 luglio 1977, nella Chiesa di San Michele a Monaco di Baviera)

Nella preghiera fondamentale della Chiesa, nell'Eucarestia, il cuore della sua vita non solo si esprime, ma si compie giorno per giorno.
L'Eucarestia ha nel più profondo di sè a che fare solo con Cristo.
Egli prega per noi, pone la sua preghiera sulle nostre labbra, poichè solo lui sa dire: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue.
Ci attira dentro la sua vita, nell'atto dell'amore eterno, in cui egli si affida al Padre, così che noi, insieme con lui, consegniamo a nostra volta noi stessi al Padre e, in questo modo, riceviamo in dono proprio Gesù Cristo. L'Eucarestia è quindi sacrificio: affidarsi a Dio in Gesù Cristo e ricevere così in dono il suo amore.
Cristo è lui che dà ed è, allo stesso tempo, il dono: per mezzo di lui, con lui e in lui noi celebriamo l'Eucarestia.
In essa è continuamente presente e vero ciò che dice l'epistola di oggi: Cristo è il capo della Chiesa, che egli acquista mediante il suo sangue.
Allo stesso tempo, in ogni celebrazione eucaristica, seguendo un'antichissima tradizione, diciamo: noi celebriamo insieme al nostro Papa...
Cristo si dà nell'Eucarestia ed è presente tutto intero, in ogni luogo e, per questo, è dovunque presente, là dove viene celebrata l'Eucarestia, il mistero tutto intero della Chiesa.
Ma Cristo è anche in ogni luogo un'unica persona e, per questo, non lo si può ricevere contro gli altri, senza gli altri.
Proprio perchè nell'Eucarestia c'è il Cristo tutto intero, inseparato ed inseparabile, proprio per questo si rende ragione dell'Eucarestia solo se essa è celebrata con tutta la Chiesa.
Noi abbiamo Cristo solo se lo abbiamo insieme con gli altri.
Poichè l'Eucarestia ha a che fare solo con Cristo, essa è il Sacramento della Chiesa.
E per questa stessa ragione essa può essere accostata solo nell'unità con tutta la Chiesa e con la sua Autorità.
Per questo la preghiera per il Papa fa parte del canone eucaristico, della celebrazione eucaristica.
La comunione con lui è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo.
La preghiera cristiana e l'atto di fede implicano l'ingresso nella totalità, il superamento del proprio limite.
La liturgia non è l'iniziativa organizzativa di un club o di un gruppo di amici; la riceviamo nella totalità e dobbiamo celebrarla a partire da questa totalità e in riferimento ad essa.
Solo allora la nostra fede e la nostra preghiera si pongono in maniera adeguata, quando vivono continuamente in questo atto di superamento di sè, di autoespropriazione, che arriva alla Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi: è questa l'essenza della dimensione cattolica.
Si tratta proprio di questo, quando andiamo al di là della nostra piccola realtà, stabilendo un legame con il Papa ed entrando così nella Chiesa di tutti i popoli.


Da Joseph Ratzinger, "Il Dio vicino. L'eucaristia cuore della vita cristiana", San Paolo Edizioni 2008 (Pag. 127-128)
AMDG et DVM

lunedì 30 agosto 2021

La liturgia non vive di sorprese ” simpatiche “, di trovate ” accattivanti “, ma di ripetizioni solenni.

 


SHOW… PER IL CATTOLICO, LA LITURGIA È LA PATRIA COMUNE…

“La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese ” simpatiche “, di trovate ” accattivanti “, ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere “fatta” da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il ” successo ” in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è lo assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non ne è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi”. “Per il cattolico, la liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere ” predeterminata “, ” imperturbabile “, perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata ” la vecchia rigidità rubricistica “, accusata di togliere ” creatività “, ha coinvolto anche la liturgia nel vortice del ” fai-da-te “, banalizzandola perché l’ha resa conforme alla nostra mediocre misura”

Joseph Ratzinger – Rapporto sulla Fede, 1985

AMDG et DVM

martedì 23 marzo 2021

Chi è Joseph Ratzinger? - QUINDICI MINUTI DI OMELIA, E HA DETTO TUTTO + DUE GIOIELLI di DISCORSI

 



Chi è Joseph Ratzinger? 

Il servizio di Anna Boiardi (Tg5)

https://youtu.be/2gOrkrVb2SM


Benedetto XVI prende possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano



Lo storico discorso di Benedetto XVI alla curia (2005): 

il Concilio e l'ermeneutica della riforma


AMDG et DVM

giovedì 16 luglio 2020

Papa Benedetto XVI * Joseph Aloisius Ratzinger

Coat of Arms of Benedictus XVI.svg




Papa Benedetto XVI

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Nota disambigua.svg Disambiguazione – "Ratzinger" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Ratzinger (disambigua).
Papa Benedetto XVI
Pope Benedict XVI 1.jpg
265º papa della Chiesa cattolica
Coat of Arms of Benedictus XVI.svg
Elezione19 aprile 2005
Insediamento24 aprile 2005
Fine pontificato28 febbraio 2013
MottoCooperatores veritatis
Cardinali creativedi Concistori di papa Benedetto XVI
Predecessorepapa Giovanni Paolo II
Successorepapa Francesco
 
NomeJoseph Aloisius Ratzinger
NascitaMarktl, 16 aprile 1927 (93 anni)
Ordinazione diaconale29 ottobre 1950 dal vescovo Johannes Baptist Neuhäusler
Ordinazione sacerdotale29 giugno 1951 dal cardinale Michael von Faulhaber
Nomina ad arcivescovo24 marzo 1977 da papa Paolo VI
Consacrazione ad arcivescovo28 maggio 1977 dal vescovo Josef Stangl
Creazione a cardinale27 giugno 1977 da papa Paolo VI
Firma
Pope Benedict XVI Signature.svg
Papa Benedetto XVI, in latinoBenedictus PP. XVI, in tedescoBenedikt XVI., nato Joseph Aloisius Ratzinger (Marktl16 aprile 1927), è papa emerito della Chiesa cattolica. È stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, il settimo sovrano dello Stato della Città del Vaticanoprimate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013.[1] Stimato teologo, è stato anche il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica.
Nel concistoro ordinario dell'11 febbraio 2013 ha annunciato la sua rinuncia «al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro», con decorrenza della sede vacante dalle 20:00 del 28 dello stesso mese:[2][3] da quel momento il suo titolo è diventato sommo pontefice emerito o papa emerito mentre il suo trattamento è rimasto quello di Sua Santità.[4] È stato l'ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, se si considerano unicamente i casi dei papi Clemente IPonzianoSilverioBenedetto IXGregorio VICelestino V e Gregorio XII, di cui si hanno fonti storiche certe o molto attendibili.[5] Al soglio pontificio gli è succeduto papa Francesco, eletto il 13 marzo 2013 al quinto scrutinio del conclave del 2013.

venerdì 3 aprile 2020

Omelia pasquale

Risorto “secondo le Scritture”. Un’inedita omelia pasquale di Joseph Ratzinger.
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Dopo la clamorosa pubblicazione dei suoi “appunti” sullo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, dopo la pubblicazione del suo carteggio con il rabbino capo di Vienna, ecco a ritmo serrato una nuova uscita pubblica del papa emerito Benedetto XVI, con la pubblicazione di venticinque sue omelie quasi tutte edite per la prima volta.

La maggior parte di esse risalgono agli anni Settanta ed Ottanta, la più recente è del 2003. Sono ripartite per tempo liturgico: l’Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, e infine il tempo ordinario.
Ne ha curato la pubblicazione Pierluca Azzaro, che è anche autore della traduzione italiana di questa e di altre opere di Joseph Ratzinger.
L’edizione del volume in lingua italiana è la prima uscita in libreria, dal 2 maggio, affidata dal papa emerito all’editore Davide Cantagalli:
> Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, “Per Amore”, a cura di Pierluca Azzaro, Edizioni Cantagalli, Siena, 2019.
Ma presto seguiranno le edizioni in lingua inglese con Ignatius Press, in lingua francese con Parole et Silence, in lingua spagnola con Herder Spagna, in lingua portoghese con Principia, in lingua tedesca con Johannes Verlag, e poi ancora in croato, polacco, serbo.
Non solo. In settembre uscirà nelle librerie – di nuovo a cominciare dall’Italia – una seconda raccolta di omelie inedite di Ratzinger, dal titolo: “Sacramenti. Segni di Dio nel mondo”, questa volta a cura di Elio Guerriero.
Non deve sorprendere questo interesse del papa emerito Benedetto a pubblicare questi testi. I molti grossi volumi dei suoi “opera omnia”, in avanzata fase di pubblicazione in più lingue, mancano infatti delle omelie, che pure hanno un posto di assoluto rilievo nella vita di Ratzinger teologo, vescovo, cardinale e papa. Non è azzardato dire che, come papa Leone Magno, anche papa Benedetto passerà alla storia per le sue omelie.
Le omelie del suo pontificato sono tutte agli atti. Ma quelle degli anni precedenti erano state finora pubblicate solo in quantità minima e con difficile reperibilità. Ratzinger ha dunque voluto che almeno una parte di esse sia ora consegnata al grande pubblico.
Il testo che segue ne è un assaggio. É la parte iniziale di un’omelia da lui pronunciata il 15 aprile 1990, domenica di Pasqua, nel villaggio bavarese di Wigratzbad.
Il testo completo dell’omelia è tre volte più lungo. Ma in questo inizio c’è già in pieno il suo stile. Che sempre muove dai testi liturgici del giorno, in questo caso dai salmi e dall’antifona d’ingresso.
Buona lettura!
“SONO RISORTO, E ORA SONO SEMPRE CON TE”
“Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso” (Sal 118, 24). Queste luminose parole pasquali, con le quali oggi la Chiesa risponde al lieto annuncio della Risurrezione, sono tratte da una liturgia di ringraziamento antico-testamentaria celebrata alla porta del Tempio e tramandataci in un Salmo totalmente illuminato dal Mistero di Cristo. È il Salmo dal quale è tratto anche il “Benedictus” e l’”Osanna”; è anche il Salmo della “pietra scartata dai costruttori”, che “è divenuta testata d’angolo” (Sal 118, 22).
La peculiarità di questo Salmo sta però nel fatto che la salvezza di un personaggio sconosciuto, che dalla morte è risalito di nuovo alla vita, apre di nuovo le porte della salvezza per il popolo; in questo modo la salvezza di un singolo diventa liturgia di ringraziamento, un nuovo inizio, un nuovo raduno del popolo di Dio a favore di tutti.
All’interno dell’Antico Testamento non si trova risposta alla domanda su chi sia questo personaggio. Solamente a partire dal Signore, a partire da Gesù Cristo, l’intero Salmo acquista una sua logica, un suo chiaro senso.
È lui, in effetti, che è disceso nella notte della morte, che è stato avvolto e annientato da tutta la tribolazione del peccato e della morte. È lui che, risalendo, ha spalancato le porte della salvezza e ora ci invita a varcare le porte della salvezza e a rendere grazie insieme a lui. È lui, lui stesso in persona, il nuovo giorno che Dio ha creato per noi; per mezzo di lui il giorno di Dio risplende nella notte di questo mondo. Il giorno di Pasqua e ogni domenica è questo giorno che diviene presente, è incontro con il Risorto vivo, che come giorno di Dio viene in mezzo a noi e ci raduna.
Ma vediamo ora come l’Evangelista, il cui annuncio abbiamo appena ascoltato, descrive il sorgere e l’inizio di questo nuovo giorno (Mc 16, 1-7).
Ci sono le donne che vanno al sepolcro, le uniche che, ben oltre la morte, hanno l’audacia della fedeltà: anime semplici e umili che non hanno un nome da difendere, una carriera cui aspirare, possessi da salvaguardare; e che perciò hanno il coraggio dell’amore per andare ancora una volta da chi è stato oltraggiato e ora è fallito, per prestargli l’ultimo servizio di amore.
Nella fretta del giorno della Parasceve, all’approssimarsi del giorno della festa, avevano potuto fare solo le prime e le più necessarie cose della sepoltura, ma non avevano potuto portare a termine i riti che soltanto ora vogliono terminare: i lamenti funebri, che durante la festa non potevano risuonare e che ora, quale accompagnamento d’amore, lo conducono nell’ignoto, lo devono proteggere come forza di bontà; e poi l’unzione, che è come un vano gesto d’amore che vorrebbe dare immortalità (l’unzione mira infatti a preservare dalla morte, a preservare dalla putrefazione, come se volesse tenere in vita il morto con tutta l’inermità dell’amore, e tuttavia non può). Le donne sono venute dunque per dimostrargli ancora una volta un amore che non svanisce e, d’altra parte, per dargli il saluto di congedo verso la terra da cui non si torna più, la notte della morte da cui non si torna indietro.
Ma quando arrivano, scoprono che un Altro, un altro e più forte amore lo ha unto, che per lui si sono avverate le parole del Salmo: “Non lascerò che il mio Santo veda la corruzione” (Sal 16, 10). Dato che egli stesso sta nel circuito dell’amore trinitario, era unto con l’amore eterno e perciò non poteva rimanere nella morte. Infatti, esso solo è la potenza che è vita e dà vita per l’eternità.
E così per lui si compiono anche le altre parole del Salmo che la Chiesa tuttora pone come antifona d’ingresso della Messa del giorno di Pasqua: “Resurrexi, et adhuc tecum sum”… “Mi risveglio e sono ancora con te […] poni su di me la tua mano […] Tu mi scruti e mi conosci» (Sal 139, 18b.5.1).
Nell’Antico Testamento questa è la preghiera di un orante per metà spaventato e per metà meravigliato, il quale, nel suo confronto con Dio, diviene consapevole che in nessun luogo può fuggire dalla presenza di Dio. Se navigasse fino all’estremità del mare e se riuscisse a scendere negli inferi credendo di essere definitivamente lontano da Dio, tanto più egli sarebbe al cospetto di Dio, il quale tutto abbraccia e dal quale in nessun luogo si può sfuggire.
Ma quello che qui era rimasto per metà oscuro, per metà era timore e per metà gioia, ora è definitivamente compiuto nella grande grazia dell’amore divino, perché Gesù è stato capace dell’impossibile: egli con il suo amore ha raggiunto tutti i confini della terra. Egli è disceso nel regno della morte. E poiché egli stesso è il Figlio, insieme a lui è disceso ed è divenuto presente ovunque l’amore di Dio; per questo proprio nel discendere, e come colui che discende, egli è colui che risorge, che è risorto e che ora può dire: “Resurrexi, et adhuc tecum sum”… “Sono risorto e sono sempre con te, per sempre.”
Dal blog Settimo cielo, Sandro Magister
AMDG et DVM