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lunedì 4 dicembre 2023

Rapporto sulla Fede


 

“Se per restaurazione, si intende un tornare indietro, 

allora nessuna restaurazione è possibile.

La Chiesa va avanti verso il compimento della storia, guarda innanzi al Signore che viene.

No: indietro non si torna né si può tornare. Nessuna “restaurazione”, dunque, in questo senso.

Ma se per “restaurazione” intendiamo la ricerca di un nuovo equilibrio (die Suche auf ein neues Gleichgewicht) dopo le esagerazioni di un’apertura indiscriminata al mondo, dopo le interpretazioni troppo positive di un mondo agnostico e ateo; ebbene, allora una “restaurazione” intesa in questo senso (un rinnovato equilibrio, cioè, degli orientamenti e dei valori all’interno della totalità cattolica) è del tutto auspicabile ed è del resto già in atto nella Chiesa”.

Joseph Ratzinger – Rapporto sulla Fede, 1985

AMDG et D.V. MARIAE

sabato 26 novembre 2022

Si tratta di un documento eccezionale...

 

È una campagna contro Ratzinger che mira però allo stesso Magistero

Le radici dell’astio nei confronti di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Un articolo “profetico” di Messori del 1985

"Il Blog degli amici di Papa Benedetto XVI" - Rileggiamo questo articolo di Vittorio Messori, scritto nell'ottobre del 1985, quasi trent'anni fa. Si tratta di un documento eccezionale per due motivi: innanzitutto perche' dimostra che l'atteggiamento di certi teologi, intellettuali e giornalisti non e' affatto cambiato in questi decenni. Non ti adatti allo spirito del tempo? Osi dire verita' scomode? E noi ti attacchiamo in ogni modo utilizzando innanzitutto i mass media.

Apprendiamo che Kung usava allora la stessa strategia di oggi: scriveva un articolo che poi veniva tradotto e ripreso dai maggiori quotidiani di tutto il mondo. Non vi ricorda qualcosa? Avete presente quei commenti che nascono in tedesco per poi essere tradotti in francese su Le Monde, in italiano su Repubblica ed in spagnolo su El Pais? Per non parlare delle traduzioni in inglese...
L'articolo e' importante anche per un secondo motivo ed e' questo che ci interessa maggiormente. Esso dimostra come l'astio e gli attacchi nei confronti di Joseph Ratzinger vengano da lontano e siano espressione di contestazioni che arrivano da "sinistra" come da "destra".

Non solo! Parliamo di attacchi che non provengono dall'esterno ma dall'interno del Cattolicesimo. Vi ricorda qualcosa?
Questo post e' la "prima pietra" di uno studio che il blog intende intraprendere sulle radici dell'astio (odio?) nei confronti del teologo e del cardinale Ratzinger, tensioni che si sono acuite con l'elezione al Soglio di Pietro. Intanto leggiamo questo articolo di Messori che sembra scritto oggi e non nell'ottobre 1985. (Raffaella) 

«E' una campagna contro Ratzinger che mira però allo stesso Magistero»

Vittorio Messori,  Stampa Sera 07/10/1985

E' stato tradotto in italiano un intervento di Hans Kung, il prete svizzero-tedesco, da anni ridotto da docente cattolico a teologo "privato". 

Oggetto del chilometrico intervento il Rapporto sulla fede, il libro intervista del cardinal Ratzinger uscito in queste settimane anche in tedesco.

L'aggressione di Kung contro l'ex collega all'università di Tubingen, con l'insolito rilievo datogli da una catena internazionale di quotidiani, non è che uno tra i tanti episodi della campagna che, a livello mondiale, è in corso contro il prefetto della Congregazione per la Fede e contro il papa stesso che si è riconosciuto nell'intervista del suo principale collaboratore. 
Una vera guerra, che si dice condotta contro il Vaticano, ma che in realtà sembra mirare al magistero stesso della Chiesa e che si svolge, con manovra a tenaglia, su due fronti.

Da un lato muovono contro Roma le rumorose armate "di sinistra" (per quanto possano dirsi di sinistra uomini come un Kung, beniamino dei media dell'occidente opulento e profeta di certa borghesia tedesca). Sul fronte opposto, moltiplicano i loro attacchi gli insidiosi commandos dell'integrismo di destra. 

Tra frastuono di colubrine e scariche di archibugi, qualche colpo vagante finisce addosso anche all'intervistatore, reo di aver fatto il suo mestiere di cronista andando ad ascoltare il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio e coperto per questo di contumelie sia da Kung che da monsignor Lefebvre e accoliti.

E' certo comunque che in tutto il mondo (le traduzioni già uscite o in preparazione sono una dozzina), il Rapporto sulla fede si è rivelato come test esemplare degli umori dentro la Chiesa. 

Scorrendo l'impressionante rassegna stampa internazionale colpisce subito un fatto:  le reazioni più virulente non vengono dall'esterno ma dall'interno stesso del cattolicesimo. 

Tanto che un commentatore ha osservato con qualche amarezza: «Il problema più grave della Chiesa d'oggi non è quello degli ex cattolici che se ne vanno ma quello degli ex cattolici che restano, dicendo che i veri credenti sono loro».
Ci sarebbe da temere che quanto sta succedendo giustifichi il lucido realismo del cardinal Ratzinger secondo il quale la Chiesa potrebbe rivelarsi ormai ingovernabile da Roma. 

Come ci disse allargando le braccia dopo averci elencato per giorni guasti e pericoli: «La Chiesa è di Cristo, alla fine tocca a lui salvarla in questa tempesta, noi siamo più che mai servi inutili».

Eppure, non è affatto detto che coloro che si sono autoproclamati "portavoci della base ecclesiale", "paldini del popolo di Dio", lo siano per davvero.

Per esempio, in una recente intervista, il direttore di Fayard-Hachette, il maggior gruppo editoriale di Francia ed editore della traduzione del rapporto di Ratzinger, confidava sconcertato: «Per nessun altro libro abbiamo dovuto registrare una campagna così sapientemente orchestrata di diffamazioni, falsità, calunnie da parte della lobby che con pugno di ferro controlla da noi l'informazione religiosa».
Ma, continuava quell'editore, «a questo fuoco di sbarramento ha fatto contrasto una diffusione di massa, davvero popolare con le prime quarantamila copie esaurite in agosto, a librerie in gran parte chiuse. 

Siamo sommersi da lettere e telefonate di lettori non specialisti, non teologi, non giornalisti che ci ringraziano: finalmente parole chiare e comprensibili a tutti, finalmente qualcuno si rivolge spiegando,  alle maggioranze, sprezzate dagli scribi di sempre».
La stessa forbice tra accoglienza ostile della intelligentia e favore, quando non entusiasmo, tra la gente comune, è segnalata dagli altri editori del mondo, dalla Spagna agli Stati Uniti fino alla Germania.

Qui, lo sfogo di Kung non è casuale: si sa da fonte certa che, nel paese stesso di Ratzinger, l'ordine di scuderia era il silenzio. 
Ma, come confessa lo stesso teologo, non era più possibile tacere, vista la simpatia popolare che anche lì aveva circondato subito il libro.

C'è qualcuno che da tempo sospetta che non sia che un mito la convinzione che i giornali rappresentino l'opinione pubblica. 
Può darsi che questo sia vero in generale, è certamente vero nella Chiesa, legata a un Vangelo che qui è più che mai esplicito: «Queste cose saranno rivelate ai semplici e nascoste agli intellettuali». I quali intellettuali, i soli ad aver accesso ai media, giurano a ogni capoverso di "rappresentare la Chiesa dal basso", "di esporre la ragione degli ultimi". 

C'era da diffidare di queste autoinvestiture, ciò che sta avvenendo in questi mesi conferma la diffidenza. 

Chissà che chi più parla di "popolo di Dio" non sia il realtà il meno autorizzato a parlare a suo nome? Chi rappresenta chi nella Chiesa? E' forse la domanda più urgente che i cattolici dovrebbero porsi con sincerità nei loro tanti numerosi convegni e congressi.

La Stampa, 7 ottobre 1985

La fonte: "Il Blog degli amici di Papa Benedetto XVI"

AMDG et DVM

sabato 15 ottobre 2022

Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger

 

 

INDICE

CAPITOLO I: UN INCONTRO INSOLITO
Passione e ragione - Vacanze da cardinale - Destra/sinistra; ottimismo/pessimismo. Il troppo e il troppo poco - Un teologo e un pastore - L'ombra del Sant'Uffizio - Un servizio incompreso? - "L'eresia esiste ancora".

CAPITOLO II: UN CONCILIO DA RISCOPRIRE
Due errori contrapposti - "Riscopriamo il Vaticano II vero" - Una ricetta contro l'anacronismo - Spirito e anti-spirito - "Non rottura ma continuità" - Restaurazione? - Effetti imprevisti - La speranza dei "movimenti".

CAPITOLO III: ALLA RADICE DELLA CRISI. L'IDEA DI CHIESA
La facciata e il mistero - "Non è nostra, è Sua" - Per una vera riforma.

CAPITOLO IV: TRA PRETI E VESCOVI
Sacerdote: un uomo a disagio - Il problema delle Conferenze Episcopali - "Ritrovare il coraggio personale" - "Maestri di fede" - Roma, malgrado tutto.

CAPITOLO V: SEGNALI DI PERICOLO
"Una teologia individualista" - "Una catechesi frantumata" - "Spezzato il legame tra Chiesa e Scrittura" - "Il Figlio ridotto, il Padre dimenticato" - "Rifare posto al peccato originale".

CAPITOLO VI: IL DRAMMA DELLA MORALE
Dal liberalismo al permissivismo - Una serie di fratture - "Lontani dalla società o lontani dal magistero?" - Cercando punti fermi.

CAPITOLO VII: LE DONNE, UNA DONNA
Un sacerdozio in questione - Contro un sesso "banalizzato" - A difesa della natura - Femminismo in convento - Un futuro senza suore? - Un rimedio: Maria - Sei motivi per non dimenticarla - Fatima e dintorni.

CAPITOLO VIII: UNA SPIRITUALITA' PER OGGI
La fede e il corpo - Diversi rispetto al "mondo" - La sfida delle sètte.

CAPITOLO IX: LITURGIA TRA ANTICO E NUOVO
Ricchezze da salvare - La lingua, per esempio... - "Pluralismo, ma per tutti" - Uno spazio per il Sacro - Suoni e arte per l'Eterno - Solennità, non trionfalismo - Eucaristia: nel cuore della fede - "Non c'è solo la messa".

CAPITOLO X: SU ALCUNE "COSE ULTIME"
Il Diavolo e la sua coda - Un discorso sempre attuale - Un " addio " sospetto - "Biblisti o sociologi?" - Dal purgatorio al limbo - Un servizio al mondo - Degli angeli da non dimenticare - Il ritorno dello Spirito.

CAPITOLO XI: FRATELLI MA SEPARATI
Un cristianesimo più "moderno"? - Qualcuno ci ripensa - Una lunga strada - "Ma la Bibbia è cattolica" - Chiese nella bufera.

CAPITOLO XII: UNA CERTA "LIBERAZIONE"
Una "Istruzione" da leggere - Il bisogno di redenzione - Un testo da "teologo privato" - Tra marxismo e capitalismo - Il dialogo impossibile.

CAPITOLO XIII: PER RIANNUNCIARE IL CRISTO
A difesa della missione - Un vangelo per l'Africa - "Uno solo è il Salvatore".

lunedì 17 maggio 2021

Per una visione di insieme della nostra religione.

 


....

All'inizio del 1983, Ratzinger tenne in Francia una conferenza (che fece gran rumore) proprio sulla "nuova catechesi". In quell'occasione, con la consueta chiarezza, disse tra l'altro: «Fu un primo e grave errore sopprimere il catechismo dichiarandolo "sorpassato"; una decisione che è stata universale in questi anni, nella Chiesa, ma ciò non toglie che sia stata erronea o, almeno, affrettata». 

Mi ripete ora: «Occorre ricordarsi che sin dai primi tempi del cristianesimo appare un "nucleo" permanente e irrinunciabile della catechesi, dunque della formazione alla fede. 

È il nucleo, poi, utilizzato anche da Lutero per il suo catechismo, alla pari di quello Romano deciso a Trento. 

Tutto il discorso sulla fede, cioè, è organizzato attorno a quattro elementi fondamentali: il Credo, il Pater Noster, il Decalogo, i Sacramenti

È questa la base della vita del cristiano, è questa la sintesi dell'insegnamento della Chiesa basato su Scrittura e Tradizione. 

Il cristiano trova qui ciò che deve credere (il Simbolo o Credo), sperare (il Pater Noster), fare (il Decalogo) e lo spazio vitale in cui tutto questo deve compiersi (i Sacramenti). 

Ora questa struttura fondamentale è abbandonata in troppa catechesi attuale, con i risultati che constatiamo di disgregazione del sensus fidei nelle nuove generazioni, spesso incapaci di una visione di insieme della loro religione».

da "Rapporto sulla Fede"Pg.39: https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/RAPPORTO-SULLA-FEDE-V.Messori.pdf

AMDG et DVM

mercoledì 12 maggio 2021

Da: RAPPORTO SULLA FEDE di Vittorio Messori: RIFLESSIONE MARIANA

 


...

  Un rimedio: Maria

Alla crisi dell'idea stessa di Chiesa, alla crisi della morale, alla crisi della

donna, il Prefetto ha da proporre, tra gli altri, un rimedio che, dice, «ha

mostrato concretamente la sua efficacia lungo tutti i secoli cristiani. Un

rimedio il cui prestigio sembra oggi essersi oscurato presso alcuni cattolici,

ma che è più che mai attuale». E il rimedio che indica con un nome breve: Maria.

Ratzinger è ben cosciente che qui - forse più che altrove - c'è difficoltà da parte di certi settori di credenti a recuperare in pieno un aspetto del

cristianesimo come la mariologia, che pure è stato ribadito dal Vaticano II come culmine della Costituzione dogmatica sulla Chiesa. «Inserendo il

mistero di Maria nel mistero della Chiesa - dice - il Vaticano Il ha compiuto una scelta significativa che avrebbe dovuto ridare nuova lena alle indagini teologiche; le quali, invece, nel primo periodo postconciliare hanno registrato per questo aspetto una brusca caduta. Quasi un collasso, anche se ora appaiono segni di ripresa».

Commemorando, nel 1968, il 18° anniversario della proclamazione del

dogma dell'assunzione di Maria in corpo e anima alla gloria celeste, l'allora

professor Ratzinger già osservava: «L'orientamento, in pochi anni, è

talmente mutato che oggi ci riesce difficile capire l'entusiasmo e la gioia che allora regnarono nella Chiesa. Oggi si cerca magari di eludere quel dogma che tanto ci aveva esaltati, ci si domanda se questa verità dell'Assunta - come tutte le altre verità cattoliche su Maria - non procuri difficoltà con i fratelli protestanti. Quasi che la mariologia fosse una pietra che ostacola il  cammino verso la riunione. E ci domandiamo anche se, attribuendo il posto tradizionale a Maria, non si minacci addirittura l'orientamento della pietà cristiana, deviandola dal guardare solo a Dio Padre e all'unico mediatore, Gesù Cristo».

Eppure, mi dirà durante il colloquio, «se sempre il posto occupato dalla

Madonna è stato essenziale all'equilibrio della fede, oggi ritrovare quel posto

è urgente come in poche altre epoche della storia della Chiesa».

La testimonianza di Ratzinger è anche umanamente importante, essendo

raggiunta attraverso un cammino personale di riscoperta, di successivo

approfondimento, quasi di piena "conversione" al mistero mariano. Mi

confida infatti: «Quando ero un giovane teologo, prima del Concilio, avevo qualche riserva su certe antiche formule, come ad esempio quella famosa de Maria numquam satis, "su Maria non si dirà mai abbastanza". Mi sembrava esagerata. Mi riusciva poi difficile capire il senso vero di un'altra famosa

espressione (ripetuta nella Chiesa sin dai primi secoli quando - dopo una

disputa memorabile - il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato Maria

Theotókos, Madre di Dio), l'espressione, cioè, che vuole la Vergine "nemica di tutte le eresie". Ora - in questo confuso periodo dove davvero ogni tipo di deviazione ereticale sembra premere alle porte della fede autentica - ora comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti ma di verità oggi più che mai valide».

«Sì - continua - bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella "verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull'uomo" che Giovanni Paolo II proponeva come programma alla cristianità intera, presiedendo nel 1979 a Puebla la Conferenza dell'Episcopato latino-americano. I vescovi replicavano all'invito del Pontefice proponendo nei documenti finali (quelli stessi che sono stati letti da alcuni in modi incompleti) l'auspicio unanime di tutti i vescovi:

"Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il vangelo agli uomini d'oggi". Proprio in quel Sud America dove la tradizionale pietà mariana del popolo declina, il vuoto è riempito da ideologie politiche. È un fenomeno che si riscontra un po' dovunque, a conferma dell'importanza di quella che non è solo una devozione».


Sei motivi per non dimenticarla

Sei sono i punti nei quali - pur in modo assai sintetico e dunque

necessariamente incompleto il Cardinale vede riassunta la funzione della

Vergine di equilibrio e di completezza per la fede cattolica. Sentiamo.


Primo punto: «Riconoscere a Maria il posto che il dogma e la tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica. (Vaticano II: "La Chiesa, pensando a lei con pietà filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell'altissimo mistero dell'Incarnazione e si va sempre più conformando con il suo Sposo", Lumen Gentium n. 65). 

È del resto al servizio diretto della  fede nel Cristo - non dunque, innanzitutto, per devozione alla Madre - che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani: prima la verginità perpetua e la maternità divina e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l'assunzione al cielo.

Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e

vero uomo: due nature in una sola Persona. Mettono al riparo anche

l'indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino

immortale che tutti ci attende. E mettono al riparo pure la fede, oggi

minacciata, in Dio creatore che (è tra l'altro uno dei significati della più che

mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può liberamente

intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda ancora il Concilio:

"Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce

per così dire e riverbera i massimi dati della fede" (Lumen Gentium n. 65)».

A questo primo punto, Ratzinger ne fa seguire 


un secondo: «La mariologia

della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia

e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella

Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda

della Tradizione così come si esprime nella liturgia, nell'intuizione del

popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero».


Terzo punto: «Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. E' come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull'Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera».


Quarto punto: «La corretta devozione mariana garantisce alla fede la

convivenza dell'indispensabile "ragione" con le altrettanto indispensabili

“ragioni del cuore", come direbbe Pascal. Per la Chiesa l'uomo non è solo

ragione né solo sentimento, è l'unione di queste due dimensioni. La testa

deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a

Maria ("esente da qualunque falsa esagerazione ma anche da una grettezza

di mente che non consideri la singolare dignità della Madre di Dio", come

raccomanda il Concilio) assicura alla fede la sua dimensione umana

completa».


Continuando nella sua sintesi, Ratzinger indica un 


quinto punto

«Per usare

le espressioni stesse del Vaticano II, Maria è "figura", "immagine",

"modello" della Chiesa. Allora, guardando a lei, la Chiesa è messa al riparo

da quel modello maschilista di cui parlavo che la vede come strumento di un

programma d'azione socio-politico. In Maria, sua figura e modello, la Chiesa

ritrova il suo volto di Madre, non può degenerare in una involuzione che la

trasformi in un partito, in un'organizzazione, in un gruppo di pressione a

servizio di interessi umani, anche se nobilissimi. Se in certe teologie ed 

ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto

la fede ad una astrazione. E un'astrazione non ha bisogno di una Madre».


Sesto e ultimo punto di questa sintesi: «Con il suo destino, che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse soprattutto il nostro, dove come sappiamo - è minacciata l'essenza stessa della femminilità. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. 

Maria è l'intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche colei che rende fecondi il silenzio e il nascondimento. È colei che non teme di stare sotto la croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche colei che, come sottolinea più volte l'evangelista, "serba e medita nel suo cuore" ciò che le avviene attorno. Creatura del coraggio e dell'obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano - uomo e donna - può, deve guardare». 

https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/RAPPORTO-SULLA-FEDE-V.Messori.pdf

DEO GRATIAS  et MARIAE


mercoledì 8 luglio 2020

DA LEGGERSI. RAPPORTO SULLA FEDE. ENFORME SOBRE LA FE









Quel primo incontro nel 1984, a Bressanone: Ratzinger visto da ...


Vittorio Messori, el escritor italiano más traducido del mundo, ha dedicado a Lourdes y a las apariciones de la Virgen a Bernadette muchos años de profundos estudios, que han encontrado una primera síntesis en “Bernadette no nos ha engañado” –que publicará LibrosLibres en octubre de este año-, un libro publicado recientemente por la editorial Mondadori. Y conoce muy bien a Joseph Ratzinger, el Papa Emérito Benedicto XVI, cuya amistad nació con ocasión del libro-entrevista al entonces prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe. Aquí les dejamos una entrevista que realizaron recientemente al escritor italiano:   Las circunstancias que acompañaron la publicación de aquel libro, “Informe sobre la fe”, en 1985, han contribuido sin ninguna duda a crear una relación: “Estábamos todavía en plena contestación eclesial —recuerda Messori—, y entonces no era en absoluto fácil llamarse «Ratzingeriano» dentro de la Iglesia: alrededor de él circulaba una leyenda negra, era definido como el ´oscuro´ Prefecto del Santo Oficio, el perseguidor, el panzerkardinal y cosas así. Yo incluso tuve que esconderme, desaparecer por más de un mes, me retiré en la montaña porque los sacerdotes del diálogo, los curas ecuménicos, esos de la tolerancia, querían acabar conmigo literalmente: cartas anónimas, llamadas telefónicas nocturnas. Mi culpa no era solamente haber dado voz al cardenal nazi, sino además haberle dado razón”messori4 

De este modo, empezaron a verse asiduamente, “a menudo íbamos juntos al restaurante”, y muchas veces han hablado de Lourdes, con la que comparten una curiosa circunstancia: Messori y Ratzinger han nacido el día 16 de abril, el dies natalis de Bernadette.   

Por tanto, Messori, la elección del 11 de febrero no ha sido una casualidad en absoluto. Yo diría que no. El por qué ha elegido esta fecha es la primera pregunta que yo mismo me he hecho, y me ha parecido que ha tomado la inspiración de su «amado y venerado predecesor», como siempre ha llamado a Juan Pablo II: el 11 de febrero entró en el calendario universal de la Iglesia, en tiempos de León XIII, como fiesta de Nuestra Señora de Lourdes, y dada la conexión que tiene este santuario con la enfermedad física, Juan Pablo II la declaró Jornada Mundial del Enfermo. Por tanto, Benedicto XVI pretendía hablar de su enfermedad.   
¿Enfermedad? El portavoz vaticano, el padre Lombardi, ha excluído que el motivo de la renuncia haya sido una enfermedad. «Senectus ipsa est morbus», decían los latinos: la vejez misma es una enfermedad. A sus 86 años, aunque si no estás formalmente enfermo, existe una enfermedad unida a la edad. El Papa se siente enfermo porque es muy anciano, así que yo creo que él ha elegido precisament ese día para reconocerse como enfermo entre los enfermos. Y también para hacer un homenaje y una especie de invocación a la Virgen: no solamente a la Virgen de Lourdes, sino a la Virgen en cuanto tal.   
El Papa ha hablado en diversas ocasiones de Fátima también, pero quizá con Lourdes mantiene una relación particular. De Lourdes hemos hablado a menudo durante estos 25 años, y seguramente ha aprovechado el 150 aniversario de las apariciones para ir a visitarlo (septiembre de 2008). Para hacernos una idea de lo que suscita Lourdes en él, basta pensar que en aquel día y medio que ha estado allí, estaban previstos tres grandes discursos suyos. Pues bien, en realidad el Papa ha hablado nada menos que quince veces, de improviso y a menudo se conmovía. Y siempre haciendo una llamada a la devoción a María y a la figura de Bernadette. Ha sido arrastrado a hablar de Fátima de alguna manera por las circunstancias del atentado del Papa, pero tengo la impresión de que, instintivamente, su preferencia se dirige hacia la claridad cristalina de Lourdes, más que al nudo tan complejo que representa Fátima. Considera Fátima incluso demasiado compleja, ama la claridad cristalina de Lourdes: allí no hay secretos, todo está claro. 

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Muchos líderes de opinión han interpretado la renuncia de Ratzinger como una especie de rendición ante las dificultades. Existen aparentes rendiciones que en realidad son un signo de fuerza, de humildad. La libertad católica es mucho más grande de cuanto se piensa. Existen temperamentos diversos, historias diversas, carismas diversos, y todos ellos se han de respetar porque forman parte de la sacrosanta libertad del creyente. En Juan Pablo II prevalecía el lado místico, era un místico oriental. Mientras en Ratzinger prevalece la racionalidad del occidental, del hombre moderno. Por ello, se dan dos posibles elecciones: la mística, la del Papa Wojtyla, que persevera y resiste hasta el final; o la elección de la razón, como Ratzinger: reconocer que no se tienen ya las energías físicas y que la Iglesia, por el contrario, necesita una guía con grandes energías, por lo que, por el bien de la Iglesia, es mejor dejarlo. Ambas decisiones son evangélicas.   

El Papa Ratzinger siempre ha impresionado por su gran humildad. De hecho, su decisión está marcada por una gran humildad, una virtud que siempre ha sido evidente en él. Recuerdo todavía un episodio del lejano 1985 que me había impresionado particularmente: después de tres días enteros de entrevistas pensadas para «Informe sobre la fe», antes de despedirnos, yo le dije: «Eminencia, con todo lo que me ha contado de la situación de la Iglesia (repito, eran los años de la contestación todavía), permítame una pregunta: ¿Consigue usted dormir bien por la noche?». Él, con su rostro de eterno muchacho, y con los ojos de par en par me respondió: «Yo duermo muy bien, porque soy consciente de que la Iglesia no es nuestra, es de Cristo, nosotros solamente somos siervos inútiles: yo por la noche hago examen de conciencia, si constato que durante la jornada he hecho con buena voluntad todo aquello que podía hacer, duermo tranquilo». Raztinger tiene clarísimo que no estamos llamados a salvar a la Iglesia, sino a servirla, y si no puedes más, la sirves de otro modo, te arrodillas y rezas. La salvación es una cuestión que atañe a Cristo. Así que me parece que estas dimisiones van en esta línea, en el sentido de no tomarse demasiado en serio. Haz hasta el final tu deber y, cuando te des cuenta de que no puedes más, que las fuerzas ya no te acompañan, entonces recuerdas que la Iglesia no es tuya y pasas el testigo, y vas a hacer un trabajo para la Iglesia que, en la perspectiva de la Iglesia es el mayor, el más valioso: el trabajo de rezar y el trabajo de ofrecer a Cristo tu sufrimiento. Lo veo como un acto de gran humildad, de consciencia de que le toca a Cristo salvar a la Iglesia, nosotros, pobres hombres, no tenemos que salvarla, incluso si eres el Papa.   

El sábado pasado hablando a los seminaristas del Seminario romano ha dicho que, incluso cuando se piensa que la Iglesia va a acabar, en realidad siempre se está renovando. ¿Qué renovación ha traído el Pontificado de Benedicto XVI? A menudo se olvida que él, al comienzo del pontificado, dijo: mi programa es no tener programas, en el sentido de someterse a los acontecimientos que la Providencia le ponía delante. El gran diseño estratégico consistía, en el fondo, en esto, simplemente confirmar al rebaño en la fe. En este sentido, siempre he sentido una gran sintonía con él, siempre ha sido un Papa convencido de la necesidad de relanzar la apologética, de reencontrar las razones de la fe. Él también estaba convencido, como yo, que los muchos así llamados problemas graves de la Iglesia son, en realidad, secundarios: los problemas de la institución, los problemas eclesiales, la administración, los mismos problemas morales y litúrgicos, son efectivamente muy importantes, pero en torno a ellos existe una pelea eclesial que, sin embargo, —lo ha dicho él mismo en el documento de convocaba el Año de la Fe— da por descontado la fe, cosa que no es verdad. ¿Qué estamos haciendo peleando entre nosotros sobre cómo organizar mejor los dicasterios romanos, y también sobre los principios no negociables, qué cosa estamos haciendo peleando y organizando defensas si ya no creemos que el Evangelio es verdad? Si ya no creemos en la divinidad de Jesucristo, todo el resto es un hablar vacío. Y, de hecho, no por casualidad, su último acto ha sido convocar el Año de la Fe: pero de la fe entendida en el sentido apologético, intentar demostrar que el cristiano no es un cretino, tratar de demostrar que nosotros no creemos en fáculas, intentar demostrar cuáles son las razones para creer. Sus grandes líneas estratégicas consisten solamente en esto: reconfirmar las razones por las que se puede apostar por la verdad del Evangelio. El resto se afrontará día a día. Y esto lo ha hecho, lo ha hecho de la mejor manera.  

 Entonces, sería justo afirmar que el Año de la Fe es su verdadera herencia. Sí, el Año de la Fe es su herencia, esta es la herencia que tenemos que tomar en serio. En la Iglesia, en perspectiva de futuro, la apologética debe tener un papel fundamental, porque, si no es verdadera la base, todo el resto es absurdo. Benedicto XVI nos deja la seguridad de que tenemos que redescubrir las razones para creer. messori3 
Si hablamos de herencia, pensamos inmediatamente en quién podrá recogerla. Es verdad que la pregunta nace en aquellos que comparten esta prioridad… No podemos robarle al Espíritu Santo su trabajo. Las previsiones de los llamados expertos, cuando se trata de Cónclave, se realizan para ser desmentidas. Normalmente no aciertan nunca. La impresión es que el Espíritu Santo se divierte tomándonos el pelo: los grandes voceros, los grandes expertos, los grandes vaticanistas, dan por seguro uno u otro, y después eligen a uno diferente. Recuerdo en 1978, trabajaba en La Stampa, estaba en la redacción cuando han elegido al Papa Luciani: cuando lo anunciaron hubo un gran pánico, porque los grandes vaticanistas que teníamos nos habían pedido tener preparadas algunas biografías, ya que el Papa saldría seguro de un elenco de papables, y, por el contrario, nada: cuando ha sido elegido Luciani nos hemos dado cuenta de que en el archivo de La Stampa no teníamos ni siquiera una foto. La misma historia se repitió dos meses después con Wojtyla: todos habían previsto este o este otro, y, por el contrario, cuando lo anunciaron pánico de nuevo: no sabíamos ni siquiera como se escribía su nombre.   

Pensando en estos años de pontificado, alguno deja entrever el hecho de que no haya sido muy «afortunado» en su elección de los colaboradores, que lo han metido en grandes dificultades a menudo. Ratzinger ha sido durante un cuarto de siglo prefecto en la Congregación para la Doctrina de la Fe, pero ha vivido siempre apartado, he tenido la impresión siempre de que estaba un poco aislado con respecto a la Curia. El tenía un vínculo muy fuerte con Wojtyla, funcionaba en tándem con él: no ha habido ninguna decisión teológica que Wojtyla haya tomado que no haya consultado antes con Ratzinger. Pero, he siempre tenido la impresión de que era, diría que por decisión propia, extraño a la Curia, a sus círculos, a sus juegos, a sus formaciones. Y creo que, una vez elegido Papa para su sorpresa, en el fondo no tenía suficientes conocimientos sobre los mecanismos o las personas. Después, algunas decisiones eran de alguna manera obligadas, pero seguramente no estaba lo suficientemente al corriente de cómo eran las cosas.   

Se dice que la Curia no le ha querido nunca… Es cierto que la Curia no lo ha querido nunca. Wojtyla había elegido hacer un pontificado itinerante y, de esta manera, ha dejado que la Curia fuera hacia adelante de forma autónoma; de este modo, la Curia se ha aprovechado, por lo que, con todo esto, aquellos viejos zorros de los dicasterios se encontraban a gusto con Wojtyla, el Papa estaba lejos, no se ocupaba de los asuntos cotidianos. Por el contrario, Ratzinger ha viajado poco, quería saber, quería meter las narices. Dado que sabía poco de la Curia, ha comenzado a informarse y ha comenzado a hacer cambios, retiros, avances, aún con su delicadeza. Y esto no ha gustado, por lo que, incluso como Papa, ha continuado siendo aislado.   (entrevista publicada en catolicos online.org)

domenica 29 aprile 2012

Il sale della terra: “... Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive?...” ***“... la scomparsa della lingua latina e l'altare orientato verso il popolo. Chi legge i testi conciliari potrà constatare con stupore che né l'una né l'altra cosa si trovano in essi...”



J. RATZINGER SULLA LITURGIA



 Prefazione a K. GamberLa réforme liturgique en question, ed. S.te Madelaine du Barroux, 1992.
 “...Il risultato [della riforma liturgica] non è stata una rianimazione ma una devastazione. Da un canto, abbiamo una liturgia degenerata in “show”, nella quale     si cerca di rendere la religione interessante con l’aiuto di idiozie alla moda...”

Dio e il Mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio
“... è importante che venga meno l'atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore fino al 1970...”

...in generale, ritengo che la riforma liturgica non sia stata applicata bene...”

La mia vita: ricordi, 1927-1977
“... una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche...”

“... Il sacerdote rivolto al popolo dà alla comunità l’aspetto di un tutto chiuso in se stesso...”

“... l’idea che sacerdote e popolo nella preghiera dovrebbero guardarsi reciprocamente è nata solo nella cristianità moderna ed è completamente estranea in quella antica...”

“...lo posso dire con sicurezza, basata sulla mia conoscenza dei dibattiti conciliari e sulla reiterata lettura dei discorsi fatti dai padri conciliari, che ciò non corrispose alle intenzioni del Concilio Vaticano II...”

Prefazione al libro di U.M. LANGConversi ad Dominum
“... la scomparsa della lingua latina e l'altare orientato verso il popolo. Chi legge i testi conciliari potrà constatare con stupore che né l'una né l'altra cosa si trovano in essi...”

“...l'aspetto "pastorale" è divenuto il varco per l'irruzione della "creatività", la quale dissolve l'unità della liturgia e ci mette spesso di fronte a una deplorevole banalità...”

“... Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive?...”

“...Lei mi chiede di attivarmi per una più ampia disponibilità del rito romano antico. In effetti, lei sa da sé che non sono sordo a tale richiesta. Nel contempo, il mio lavoro a favore di questa causa è ben noto...”

“... ci si deve opporre, più decisamente di quanto sia stato fatto finora, all’appiattimento razionalistico, ai discorsi approssimativi, all’infantilismo pastorale che degradano la liturgia cattolica al rango di circolo di villaggio e la vogliono abbassare a un livello fumettistico...”

“... ma i brividi che incute la liturgia postconciliare, fattasi opaca, o semplicemente la noia che essa provoca con il suo gusto per il banale e con la sua mediocrità artistica...”

Le sottolineature nelle citazioni sono, ovviamente, nostre.

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“Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa”