Visualizzazione post con etichetta papa san Celestino V. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta papa san Celestino V. Mostra tutti i post

lunedì 18 maggio 2020

Perdonanza Celestiniana

Papa Celestino V

Il Dono Rivoluzionario

È facile dire rivoluzionario ai giorni nostri. Esserlo, rivoluzionario, sette secoli fa, non lo era affatto. Umile eremita in ritiro sulla Maiella abruzzese, prima che Pontefice e Santo poi, Pietro Angelerio dal Morrone, la sua rivoluzione volle esercitarla allargando i confini dello Stato Pontificio a tutte le classi sociali, a quanti, mercanti o contadini, pentiti dei loro peccati, potevano finalmente ricevere l’assoluzione della pena, senza dover corrispondere moneta alcuna come consuetudine dell’epoca. La Bolla del Perdono di Papa Celestino V, incoronato il 29 agosto 1294 nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, da lui stesso fatta edificare, istituiva dunque il primo vero Giubileo della storia.
Una figura, quella di Celestino, complessa e dibattuta nei secoli. L’eremita accetta l’investitura non senza titubanze, al culmine del suo breve papato la decisione di abdicare arriva dopo mesi di costrizioni morali e apre così per Celestino V il capitolo più drammatico della sua esistenza. "Io, Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale". Anche per la Chiesa di allora fu una storia sensazionale tanto che lo stesso Dante Alighieri avrebbe poi dedicato a Celestino, nelle pagine della “Divina Commedia”, il sessantesimo verso del III canto dell’Inferno “che fece per viltade il gran rifiuto”. "Viltade", dunque nel controverso giudizio dantesco, forse più collegato alle beghe politiche di quel tempo che a una reale condanna di Celestino V. Un giudizio molto più attento è riportato nel romanzo di Ignazio Silone "L'avventura di un povero cristiano" edita nel 1968, che restituisce a Celestino l'onore e lo descrive come una grande personalità capace, con il suo clamoroso gesto, di denunciare le numerose e gravi storture della Chiesa di quei tempi. Coraggio, dunque, non ignavia, secondo Silone, fu alla base della scelta di Celestino V che lasciò il soglio di Pietro, con tutti gli onori e le ricchezze che, allora comportava, per dimostrare il suo disprezzo per il potere ingiusto, esagerato e, spesso, inquinato, del Papato di allora.
CELESTINO V FU DAVVERO UN VILE?
Il Papa così rinominato del ‘gran rifiuto’ non riuscì a ritornare nell’eremo del Monte Morrone, dopo aver abdicato venne osteggiato in tutti i modi più meschini dal nuovo papa Bonifacio VIII che decise di portarlo con sé a Roma. Celestino tentò una fuga interrotta a Vieste dai messi papali che in Puglia lo raggiunsero e lo fecero prigioniero mentre tentava di imbarcarsi alla volta della Dalmazia. Gli ultimi mesi della sua esistenza li trascorse prigioniero nella Rocca di Fumone dove morì il 19 maggio 1296 nella sua cella angusta, larga poco più di due metri, all’età di 87 anni. Le cronache del tempo raccontano che poche ore prima della morte del pontefice si verificò un episodio straordinario: a mezz’aria, sospesa nel cielo, apparve una croce di fuoco. Questo è considerato il primo miracolo di papa Celestino. Le sue spoglie furono traslate nella Basilica di Collemaggio e ancora lì custodite fino al terremoto che nel 2009 si abbatté su L’Aquila.
La sua più grande rivoluzione, prima del rifiuto papale, rimane quella contenuta nella Bolla del Perdono, il documento che portò una vera e propria novità nella chiesa cattolica. Una rivoluzione lungamente osteggiata dai successori di Papa Celestino che tuttavia non riuscirono ad impedirne la sua diffusione tra il popolo. Sulla figura dell’eremita dal Morrone e della sua Perdonanza sembra esserci stato sempre un velo di oblio, quasi a voler minimizzare la forza universale di un messaggio così innovativo. Non è semplice e nemmeno possibile raccontare la sua persona in poche righe, il senso delle sue scelte ha infatti cambiato il passo alla storia.
BENEDETTO XVI E CELESTINO V , DUE RINUNCE PER METTERE FINE AD UN ...

AMDG et DVM

venerdì 10 febbraio 2017

«Me l’ha detto Dio»

 Benedetto XVI ha parlato con Dio: ecco perché...





A Joseph Ratzinger le (apparenti) dimissioni sono state chieste da Dio. Lo svela lui stesso in un colloquio riportato pubblicato su Zenit.org, che racconta i motivi dell’addio del cardinale tedesco al soglio pontificio:
«Me l’ha detto Dio». Così Ratzinger avrebbe spiegato le decisioni della sua (apparente) rinuncia al Soglio pontificio, durante un raro colloquio con una fonte anonima, ma riportato dalla testata Zenit.org. 
E, come scrive Salvatore Cernuzio in articolo pubblicato via web, «dopo circa sei mesi dall’annuncio che ha sconvolto il mondo, la decisione di Ratzinger di vivere nel nascondimento fa ancora riflettere e interrogare». Perché comunque Papa Benedetto XVI non ha mai firmato e tanto meno letto dichiarazioni simili a quelle del Papa Celestino V  dopo i sei mesi circa di pontificato -da luglio a dicembre 1294-. 
Si tratta infatti, benché in forma non ufficiale, di una limpida dichiarazione da parte del Pontefice emerito (ma sempre Pontefice) sulle proprie dimissioni, dopo l’annuncio in latino fatto in Concistoro l’11 febbraio 2013 di fronte ai cardinali, spiegando di non poter continuare, causa l’età e l’affaticamento, il suo altissimo ministero. Zenit spiega la scelta del Papa come avvenuta in una forma mistica, di dialogo diretto con il Signore.
Continua Zenit.org: “Nonostante la vita di clausura, Ratzinger concede infatti – sporadicamente e solo in determinate occasioni – alcune visite privatissime nel monastero Mater Ecclesiae. Durante questi incontri il Pontefice non commenta, non svela segreti, non si lascia andare a dichiarazioni che potrebbero pesare come “le parole dette dall’altro Papa”, ma mantiene la riservatezza che lo ha sempre caratterizzato. Al massimo osserva ciò che sta facendo il ...Vescovo di Roma, oppure parla di sé, di come questa scelta sorpresiva di dimettersi sia stata un’ispirazione ricevuta da Dio”.
Così avrebbe detto Benedetto ad uno degli ospiti di questi rari incontri. «Me l’ha detto Dio» è stata la risposta del Pontefice emerito alla domanda sul perché dell'apparente rinuncia al Soglio di Pietro. Ha poi subito precisato che non si è trattato di alcun tipo di apparizione o fenomeno del genere; piuttosto è stata «un’esperienza mistica» in cui il Signore ha fatto nascere nel suo cuore un «desiderio assoluto» di restare solo a solo con Lui, raccolto nella preghiera.
AVE MARIA PURISSIMA!