martedì 3 maggio 2016

Lettera di un Ebreo pubblicata sul sito Revisionist History

Lettera aperta a PF
di Pinchus Feinstein



La lettera, per volontà dell'Autore, è stata pubblicata sul sitoRevisionist History, del giornalista storico revisionista Michael Hoffman

 La stessa è stata ripresa dalla rivista Chiesa Viva,
che l'ha pubblicata sul numero di aprile 2016 


A F.P.

Città del Vaticano
Gennaio 2016

Sono un Ebreo. Ho la certezza, come Menachem Mendel Schneerson di Crown Heights, Brooklyn, di discendere direttamente da Re Davide per parte di mio padre (mia madre, mi è stato assicurato, discendeva da Hillel).

Ho 74 anni. Mi sono convertito alla Chiesa Cattolica Romana all’età di 17 anni, nel corso dell’ultimo anno del pontificato di Papa Pio XII. L’ho fatto perché ero convinto che dovevo accettare ed avere fede che Gesù Cristo è il mio salvatore, e io ho creduto. E ho creduto che per avere una possibilità di salvezza dovevo essere un membro battezzato della Sua Chiesa. Così mi sono convertito e sono stato battezzato nella Chiesa Cattolica, e dopo sono stato confermato.

Nel corso degli anni ho contribuito con decine di migliaia di dollari all’Obolo di San Pietro (il tesoro proprio del papa che a Lei ovviamente dev’essere molto familiare), alla mia parrocchia e alla diocesi.

Durante questo tempo ho assistito a migliaia di Messe, partecipato a centinaia di ore sante e di novene, ho detto migliaia di rosari e ho fatto centinaia di viaggi al confessionale.

Ora, nel 2015 e nel 2016 ho letto le sue parole e quelle della sua “Pontificia Commissione”. 

Lei oggi insegna che perché io sono un Ebreo per razza, l’alleanza di Dio con me non è mai stata revocata, e non può essere revocata. Lei non spiega in questo insegnamento che io potrei fare qualcosa che potrebbe minacciare l’Alleanza, che Lei dice Dio ha con me perché sono un Ebreo. 
Lei insegna che si tratta di un’Alleanza indissolubile. Lei non ha mai detto che questo dipenda dal fatto che io sia una brava persona. A rigore di logica, se l’Alleanza di Dio con me è indissolubile, un Ebreo per razza, come io sono, può fare tutto quello che vuole e Dio continuerà a mantenere l’Alleanza con me e io andrò in cielo.

La sua Pontificia Commissione, lo scorso dicembre ha scritto [vedi in calce la NdT]: “La Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli Ebrei ... essa non ritiene in alcun modo che gli Ebrei siano esclusi dalla salvezza di Dio perché non credono in Gesù Cristo quale Messia di Israele e Figlio di Dio”.

Lei è il Pontefice. Io credo in ciò che la sua Commissione insegna sotto la sua bandiera e a suo nome, e in ciò che Lei ha dichiarato durante la sua visita alla sinagoga nel mese di gennaio. 
Di conseguenza, non vedo più che senso abbia alzarsi ogni Domenica mattina per andare a Messa, recitare i rosari, o compiere il Rito della Riconciliazione il sabato pomeriggio. Tutti questi atti sono superflui per me. Sulla base del suo insegnamento, ora so che in forza della mia speciale superiorità razziale agli occhi di Dio, non ho bisogno di niente di tutto ciò.

E ora non vedo alcuna ragione che spieghi perché sono stato battezzato nel 1958. Non era necessario per me essere battezzato. Non vedo più il motivo per cui vi fosse la necessità per Gesù di venire sulla terra o di predicare agli Ebrei figli di Abramo, del Suo giorno. Come dice Lei, essi erano già salvati in conseguenza della loro discendenza razziale dai patriarchi biblici. Perché avrebbero avuto bisogno di Lui?

Alla luce di ciò che Lei e la sua Pontificia Commissione mi avete insegnato, sembra che il Nuovo Testamento sia una frode, almeno per quanto riguarda gli Ebrei. Tutte quelle predicazioni e dispute con gli Ebrei erano senza scopo. Gesù ha dovuto saperlo, eppure ha persistito nel causare un sacco di guai agli Ebrei, insistendo che dovevano rinascere, che dovevano credere che Egli fosse il loro Messia, che dovevano smettere di seguire le loro tradizioni umane, e che non avrebbero potuto procurarsi il cielo se non avessero creduto che Egli era il Figlio di Dio.

Vostra Santità, Lei e la sua Commissione mi avete istruito sulla vera strada per la mia salvezza: la mia razza. Che è tutto quello di cui ho bisogno e tutto quello di cui ho avuto sempre bisogno. Dio ha un’alleanza con i miei geni. Sono i miei geni che mi salvano. Adesso i miei occhi sono aperti.


Di conseguenza, Lei avrà notizie dal mio avvocato. Sto depositando una querela contro il papato e la Chiesa Cattolica Romana. Voglio i miei soldi indietro, con gli interessi, e chiedo il risarcimento danni per il male psicologico che la sua Chiesa mi ha procurato, facendomi pensare che per andare in cielo dopo la mia morte avessi bisogno di qualcosa oltre alla mia stessa elevata identità razziale.

Contendo anche il tempo che ho sprecato e che avrei potuto passare occupandomi dei miei affari, invece di sperperarlo ad adorare un Gesù di cui oggi la sua Chiesa dice che non avevo bisogno per credere nella mia salvezza. 
I suoi prelati e i suoi chierici mi hanno detto qualcosa di molto diverso nel 1958. Sono stato derubato!

Sinceramente
Pinchus Feinstein
2617646 Ocean View Ave.
Miami Beach, Florida 33239

P.S. – Ho trasmesso questa lettera a Hoffman, un ex inviato da New York dell’AP, aspettandomi che la porti a conoscenza di coloro che devono sapere. Lo faccio come fosse un sogno e tuttavia essa rappresenta i sentimenti di molte vittime della sua Chiesa ladrona - Pinch

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Nota del traduttore
Si tratta di due passi (al n° 40 il primo e al n° 36 il secondo) del documento della “Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo”, del 10 dicembre 2015, intitolato: “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” – reperibile sul sito del Vaticano

San Alessandro, Romano, governò la Chiesa sotto l'imperatore Adriano.

Santi Alessandro I Papa, 
Eventino e Teodulo Martiri

Alessandro I (Roma80 circa – Roma, 115/116) fu il 6° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, all'incirca tra il 105/106 e il 115/116.



Alessandro, Romano, governò la 

Chiesa sotto l'imperatore Adriano, e 

convertì a Cristo gran parte della 

nobiltà Romana. 

Egli stabilì che nella messa si offrisse solo pane e vino: ordinò che nel vino si mescolasse dell'acqua, a motivo del sangue e del l'acqua che sgorgarono dal costato di Gesù Cristo; e aggiunse nel Canone della Messa, «Il quale prima che patisse». 

Lo stesso decretò che si conservasse sempre in chiesa dell'acqua benedetta mescolata con sale, e se ne usasse nelle abitazioni per scacciare i demoni. Governò dieci anni, quindici mesi e venti giorni, illustre per santità di vita e salutari ordinazioni. 

Ricevé la corona del martirio insieme con Evenzio e Teodulo, preti, e fu sepolto sulla via Nomentana, a tre miglia da Roma, sul luogo stesso dove fu decapitato; dopo aver creato in diversi tempi nel mese di Dicembre sei preti, due diaconi e cinque vescovi per luoghi diversi. I loro corpi trasportati poi a Roma, furono sepolti nella chiesa di santa Sabina. 

Nello stesso giorno coincide la santa morte di san Giovenale, vescovo di Narni; il quale, dopo aver colla sua santità e dottrina generato a Cristo moltissimi in quella città, celebre per miracoli si addormentò in pace, e vi venne sepolto con onore.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
 Santissimi Cuori uniti e trionfanti
Di Gesù e Maria,
Vi lodiamo e Vi benediciamo.
Fate bruciare la fiamma del Vostro Amore
nel nostro Cuore!

San Clemente Maria Hofbauer

San Clemente Maria Hofbauer, 
il panettiere mancato e l’eremita fallito, che aveva dedicato la sua vita ai poveri, agli orfani, ai giovani e agli studenti.


"La devozione del Rosario è... la mia biblioteca"

"Signore Gesù, se non vieni in nostro aiuto, dovremo partire o morire"

"Piuttosto morire che disubbidire; chi osserva l'orario, osserva la volontà di Dio"

"Il miglior mezzo per farsi santo è d'immergersi nella volontà di Dio come una pietra s'immerge nel mare"

"Ad un prete che fa il proprio dovere nulla mancherà; e se restasse nel mondo un pane solo, Iddio gliene darebbe la metà"

"Chi non onora il Santo Padre non onora neppure la nostra Madre; chi non obbedisce ai comandi del Santo Padre è figlio disobbediente della Santa Chiesa...chi non prega per il Papa è un cattivo cristiano" 

(San Clemente Maria Hofbauer)

 

“Professore, questa dottrina non è cattolica!”

(San Clemente Maria Hofbauer al professore di seminario che negava l'Immacolata Concezione)

 

"Se vedeste con i vostri occhi lo spaventoso stato della religione in questa depravata città, ci rimproverereste non di predicare troppo, ma di non predicare abbastanza, malgrado i nostri cinque sermoni quotidiani... Siccome il governo ha interdetto le missioni, noi abbiamo dovuto pensare a soccorrere il popolo, e così la nostra chiesa è diventata il teatro di una missione perpetua per i tedeschi e i polacchi. La gente vi accorre non soltanto da Varsavia e dai dintorni, ma dalle più lontane province. I fedeli si fermano tre, cinque e qualche volta fino ad otto giorni, seguono gli esercizi spirituali, ricevono i sacramenti, poi se ne ritornano a casa fortificati dalla grazia divina"(San Clemente Maria Hofbauer ai pellegrini che lo lodavano)

 

“-Dobbiamo nuotare anche noi seguendo la corrente, o saremo lasciati indietro. 

-Nuotare seguendo la corrente è da codardi. Viviamo in un secolo in cui chi vuole seguire il Vangelo deve nuotare controcorrente. -

Hofbauer, finirai per predicare ai banchi vuoti. Il nostro tempo non sopporta più questi discorsi.”

(dialogo tra il professore di seminario e San Clemente Maria Hofbauer)

 

"Io ho un naso cattolico"

"Io sono superbo sono vanitoso, sono peccatore, nulla ho imparato. Una sola cosa confesso di possedere per grazia di Dio, di essere cattolico tutto d'un pezzo"

"Se tutto il denaro che ricevei a Varsavia e dispensai ai poveri si raccogliesse in un sacco, formerebbe tal carico che un uomo non riuscirebbe a portare"

(San Clemente Maria Hofbauer su sè stesso)


7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. (2Tm 4, 7)

lunedì 2 maggio 2016

Il ritrovamento della Santa Croce.


PASSIO CHRISTI CONFORTA ME
3  MAGGIO
INVENZIONE  DELLA  SANTA  CROCE


Il trionfo della Croce.
Era conveniente che il nostro Re divino si mostrasse ai nostri sguardi appoggiato allo scettro della sua potenza, affinché nulla mancasse alla maestà del suo impero. Questo scettro è la Croce, ed apparteneva al Tempo pasquale di presentargliene l'omaggio. Una volta la Croce veniva presentata a noi quale oggetto di umiliazione per l'Emmanuele, come il letto di dolore sul quale spirò; ma poi egli non vinse la morte? e cosa è divenuta questa Croce, se non il trofeo della sua vittoria? Che essa, dunque, venga mostrata e si pieghi ogni ginocchio davanti all'augusto legno, per mezzo del quale

Gesù conquistò l'onore che noi oggi gli rendiamo. Il giorno di Natale cantavamo con Isaia: "Ci è nato un pargolo e ci fu largito un figlio: ha sopra i suoi omeri il principato" [1]. Poi l'abbiamo visto che portava sulle spalle questa Croce, come Isacco portò la legna per il suo sacrificio; ma oggi, per lui, non è più un peso. Essa brilla di uno splendore che rapisce lo sguardo degli Angeli; e dopo che sarà stata adorata dagli uomini finché durerà questo mondo, apparirà d'un tratto sulle nubi del cielo per assistere, presso il giudice dei vivi e dei morti, alla sentenza favorevole di coloro che l'avranno amata, alla condanna di quelli che l'avranno resa inutile per essi, a causa del loro stesso disprezzo e del loro oblio.
Durante i quaranta giorni che passò ancora sulla terra, Gesù non giudicò conveniente di glorificare l'istrumento della sua vittoria. La Croce non dovrà apparire che nel giorno in cui, pure essendo rimasta invisibile, avrà conquistato il mondo a colui del quale ripete le meraviglie. Egli riposò tre giorni nella tomba: quella rimarrà seppellita durante tre secoli nella polvere. Ma risusciterà anch'essa; ed è questa ammirabile Risurrezione che oggi celebra la Chiesa. Una volta compiutosi il tempo, Gesù ha voluto accrescere le gioie pasquali, rivelando questo monumento del suo amore per noi. Lo lascerà tra le nostre mani, per nostra consolazione, fino all'ultimo giorno; non è dunque giusto che noi gliene rendiamo omaggio?

La Croce sepolta e perduta.
L'orgoglio di Satana non aveva mai subito una disfatta così pungente quanto quella che piombò su lui quando vide lo stesso legno, che era stato l'istrumento della nostra perdizione, divenire quello della nostra salvezza. La sua rabbia impotente si rivolse contro quell'albero salvatore che gli ricordava così crudelmente e la potenza irresistibile del suo vincitore, e la dignità dell'uomo riscattato ad un tale prezzo. Egli avrebbe voluto annientare quella Croce che paventava; ma, sentendo la sua impotenza a realizzare un simile colpevole proposito, tentò almeno di profanare e di nascondere un oggetto per lui così odioso. Spinse quindi gli Ebrei a nascondere vergognosamente quel sacro legno, venerato dal mondo intero. Ai piedi del Calvario, non lontano dal Sepolcro, si apriva una voragine profonda. Fu là dentro che gli uomini della Sinagoga fecero precipitare la Croce del Salvatore, insieme con quelle dei due ladroni.
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I chiodi, la corona di spine, l'iscrizione, staccata dal legno, andarono a raggiungerla in quel baratro che i nemici di Gesù fecero riempire di terra e di detriti. Ed il Sinedrio credette che fosse così scomparso completamente il ricordo di quel Nazareno che si lasciò crocifiggere senza discendere dalla Croce.
Quarant'anni dopo, Gerusalemme soccombeva sotto il peso della vendetta divina. Ben presto i luoghi della nostra redenzione furono macchiati dalla superstizione pagana; un piccolo tempio a Venere sul Calvario, un altro a Giove sopra il Santo Sepolcro: tali furono le indicazioni per mezzo delle quali, senza volerlo, la derisione pagana conservò il ricordo dei fatti meravigliosi che si erano compiuti su quel sacro suolo. Appena avvenuta la pace di Costantino, i cristiani non ebbero che da rovesciare quei vergognosi monumenti: la terra bagnata dal sangue del Redentore riapparve ai loro occhi, e la gloriosa tomba venne riaperta alla devozione. Ma la Croce non si rivelò ancora, e continuò a riposare nelle viscere della terra.

Il ritrovamento della Croce.
La Chiesa non rientrò in possesso dell'istrurnento della salvezza degli uomini, che qualche anno dopo il 337, data della morte dell'imperatore Costantino, generoso restauratore degli edifici del Calvario e del Santo Sepolcro [2]. L'Oriente e l'Occidente trasalirono alla notizia di questa scoperta, che, condotta dal cielo, veniva a mettere l'ultimo suggello al trionfo del cristianesimo. Cristo confermava la sua vittoria sul mondo pagano, innalzando così il suo trofeo, non più come figura ma nella realtà: era il legno miracoloso, una volta di scandalo agli Ebrei, follia agli occhi dei pagani, ma di fronte al quale, d'ora in avanti, ogni cristiano avrebbe piegato il ginocchio.
Nel IV secolo il sacro albero fu venerato in quella basilica che riunì nel suo vasto recinto il glorioso Sepolcro e la collina della crocifissione. Un altro santuario fu innalzato nel luogo ove riposò la Croce durante tre secoli; una scala formata da numerosi gradini, conduce i pellegrini sino al fondo di questo misterioso asilo. Allora cominciò un succedersi di innumerevoli viaggiatori, venuti dalle quattro parti del mondo, per onorare i luoghi nei quali si attuò la redenzione dell'uomo, e per rendere omaggio a quel legno di liberazione. Ma i disegni misericordiosi del cielo non permisero che

quel prezioso pegno di amore del Figlio di Dio verso la nostra misera umanità fosse riservato ad un solo santuario, per quanto sacro esso fosse. Una parte considerevole di esso fu destinato a Roma: riposerà nella basilica innalzata nei giardini di Sessorio, e il popolo romano chiamerà, d'ora in poi questo santuario col nome di basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Le reliquie.
Ma nel corso del tempo, la santa Croce onorò con la sua presenza molti altri luoghi della terra. Già nel IV secolo San Cirillo di Gerusalemme attestava che i pellegrini che ottenevano per loro qualche piccolo frammento, avevano esteso a tutto il mondo questo divino beneficio [3]. Nel VI secolo santa Redegonda sollecitò ed ottenne dall'imperatore Giustino II il frammento di proporzioni considerevoli che possiede il tesoro imperiale di Costantinopoli. La Gallia non poteva entrare in maniera più nobile a pertecipare al privilegio di avere una reliquia dell'istrumento della nostra salvezza, che per mezzo delle mani della sua virtuosa regina; e Venanzio Fortunato compose, per l'arrivo di detta augusta reliquia, quell'inno ammirabile che la Chiesa canterà sino alla fine dei secoli, ogni qual volta vorrà esaltare gli splendori della santa Croce.
Gerusalemme, dopo l'alternativa della perdita e del ritrovamento,finì di perdere per sempre quell'oggetto divino che formava la sua gloria principale. Costantinopoli ne fu ancora l'erede; e questa città divenne la sorgente di ripetute prodigalità, che specialmente all'epoca delle crociate, servirono ad arricchire la Chiesa d'Occidente. Si fondò una specie di nuovi centri di devozione verso la Santa Croce, nei luoghi dove si conservavano gli insigni frammenti; da ogni dove si desiderava una particella del legno salutare. Il ferro ne divide le parti più considerevoli, ed a poco a poco le nostre regioni se ne trovano riempite. La vera Croce è ormai da per tutto, e non v'è cristiano che, nella sua vita, non abbia avuto possibilità di venerarne qualche frammento. Ma chi potrebbe contare gli atti d'amore e di riconoscenza che la vista di un oggetto così commovente genera nei cuori? e chi non riconoscerebbe in questa successiva profusione uno stratagemma della bontà divina per ravvivare in noi il sentimento della redenzione sul quale riposano le nostre speranze eterne?

Che sia dunque amato questo giorno in cui la Chiesa unisce il ritorno trionfale della santa Croce alle gioie della Risurrezione di colui che conquistò, con quel mezzo, il trono su cui noi lo vedremo presto ascendere.
Offriamo atti di riconoscenza per l'insigne beneficio che, con l'aiuto dei prodigi, restituì agli uomini un tesoro, il cui possesso sarebbe mancato al patrimonio della Santa Chiesa. Aspettando il giorno in cui il Figlio dell'uomo dovrà innalzarla sopra le nubi del cielo, la sua Sposa la conserva, perchè lui stesso gliel'ha affidata, quale pegno di questo secondo avvento. In quel giorno egli ne raccoglierà, con la sua potenza, i frammenti sparsi sulla terra, e l'albero della vita si mostrerà in tutta la sua bellezza allo sguardo degli eletti e sotto la sua ombra l'inviterà al riposo eterno [4].

Lode alla Croce.
"Cristo crocifisso è potenza e sapienza di Dio" (I Cor. 1, 23). È la celebre parola del tuo Apostolo, o Gesù, e noi oggi ne costatiamo la verità. La Sinagoga volle annientare la tua gloria inchiodandoti su di un patibolo e si dilettava nel pensiero che è scritto nella legge di Mosè: "Un appeso è un oggetto di maledizione divina" (Deut. 21, 23). Ed ecco che questo patibolo, questo legno infame è divenuto il tuo più insigne trofeo. Negli splendori della tua Risurrezione, la Croce, ben lungi dal gettare un'ombra sulla luminosità della tua gloria, fa risaltare di nuovo splendore la magnificenza del tuo trionfo. Tu fosti inchiodato ad un legno, hai preso su di te la maledizione; crocifisso tra due scellerati, sei passato per un vile impostore, ed i tuoi nemici ti hanno insultato nella tua agonia su quel letto di dolore. Se non fossi stato che un uomo, non sarebbe rimasto di te che un ricordo disonorato; la Croce avrebbe divorato per sempre la tua gloria passata, o Figlio di Davide! Ma tu sei il Figlio di Dio, ed è la Croce che ce ne dà la prova. Tutto il mondo si prostra di fronte ad essa e l'adora; è lei che te l'ha conquistato, e gli omaggi che riceve vendicano abbondantemente la tua gloria dell'eclissi passeggera che il tuo amore per noi le impose un giorno.

Non si adora un patibolo; o, se si adora, è il patibolo di un Dio. Benedetto sia colui che è stato sospeso a quel legno! In cambio degli omaggi che ti rendiamo, o divin Crocifisso, mantieni in nostro favore la promessa che ci facesti: "Ed io quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me" (Gv. 12, 32).

Le reliquie.
Per attirarci con maggiore efficacia, deponi oggi tra le nostre mani il legno stesso, dall'alto del quale ci tendesti le braccia. Questo monumento della tua vittoria, sul quale ti reggerai nell'ultimo giorno, degnati di affidarcelo sino alla fine dei secoli, affinché noi attingiamo in esso un salutare timore della divina giustizia che ti ha inchiodato a quel legno vendicatore dei nostri delitti, e un amore sempre più tenero verso di te, nostra vittima, che non hai indietreggiato di fronte alla maledizione, affinché noi fossimo benedetti. Tutta la terra oggi ti ringrazia per il dono inestimabile che le hai concesso. La tua Croce, divisa in innumerevoli frammenti, è presente in moltissimi luoghi. Ora in tutto il mondo cristiano non vi è una regione che essa non renda sacra e non protegga.

La Croce ed il Sepolcro.
Il Sepolcro ci grida: Egli "è risuscitato, non è più qui"; la Croce ci dice: "Non l'ho trattenuto che per un momento, e poi si è slanciato nella sua gloria". O Croce! O Sepolcro! quanto breve è stata la sua umiliazione; mentre ci è assicurato il regno da Lui conquistato per tuo mezzo! Noi adoriamo in te le vestigia del suo passaggio, e tu rimani sacra per sempre, pcrché si è servito di te per la nostra salvezza. Gloria dunque sia a te, o Croce, oggetto del nostro amore e della nostra ammirazione in questo giorno! Continua a proteggere il mondo che ti possiede; siigli scudo per difenderlo contro il nemico, soccorso sempre presente che conserva il ricordo del sacrificio unito a quello del trionfo; poiché è per mezzo tuo, o Croce, che Cristo ha vinto, regna e impera. 


CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT.
__________________________
[1] Introito della Messa del giorno.
[2] Questi santuari erano stati consacrati il 13 settembre 335.
[3] Catechesi, IV, X, XIII.
[4] Ogni anno, il 14 settembre, aveva luogo a Gerusalemme la cerimonia dell'Esaltazione, od ostensione, della Croce. Quest'uso passò poi a Costantinopoli e più tardi a Roma (cfr. Anno Liturgico 14 settembre). Nella Gallia e nella Spagna si festeggiava la Santa Croce il 3 maggio, data che fu in seguito adottata dalla Liturgia romana, ciò che spiega perché abbiamo due feste della Croce. Noi non conosciamo infatti il giorno esatto dell'Invenzione, cfr. Vincent et Abel, Jérusalem Nouvelle, t. II, Parigi 1914, p. 201 ss.).


da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 599-604


ROSARIUM

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Mysteria Gaudii
Introductio
V. Deus in adiutórium meum inténde
R. Dómine, ad adiuvándum me festina
Gloria Patri
Gloria Patri, et Filio, et Spirítui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
Et in saecula saeculórum. Amen.
Primum mysterium: Angelus Dómini nuntiávit Mariae
Pater Noster
Pater noster, qui es in caelis: sanctificétur nomen tuum;
Advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in caelo et in terra.
Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie;
Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttumus debitóribus nostris;
Et ne nos indúcas in tentatiónem, sed líbera nos a malo.
Ave Maria (10)
Ave Maria, grátia plena, Dóminus tecum;
Benedícta tu in mulieribus,
Et bendíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
Ora pro nobis peccatóribus,
Nunc et in hora mortis nostrae.
Gloria Patri
Gloria Patri, et Filio, et Spirítui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
Et in saecula saeculórum. Amen.
Secundum mysterium: María Elísabeth vísitat
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Tertium mysterium: Iesus in Béthleem náscitur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Quartum mysterium: Puer Iesus in templo praesentátur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Quintum mysterium: Puer Iesus in templo invenítur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Salve Regina
Salve Regina, mater misericódiae; vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus, éxsules filii Hévae; ad te suspirámus, geméntes et fléntes in hac lacrimárum valle.
Éia érgo, Advocáta nostra, íllos túos misericórdes oculos ad nos convérte.
Et Iesum, benedíctum fructum ventris tui, nobis post hoc exsílium osténde.
O clémens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Litaniae Lauretanae
Kyrie, eléison.
Christe, eléison.
Kyrie, eléison.
Christe, áudi nos.
Christe, exáudi nos.
Páter de caelis, Deus,
Fíli, Redémptor mundi, Deus,
Spíritus Sáncte, Deus,
Sancta Trínitas, únus Deus,
Sancta Maria,
Sancta Déi Génitrix,
Sancta Vírgo Vírginum,
Mater Christi,
Mater Ecclesiae,
Mater Divínae gratiae
Mater purissima,
Mater castissima,
Mater inviolata,
Mater intemerata,
Mater amabilis,
Mater admirabilis,
Mater boni consílii,
Mater Creatóris,
Mater Salvatóris,
Virgo prudentissima,
Virgo veneranda,
Virgo praedicanda,
Virgo pótens,
Virgo clémens,
Virgo fidélis,
Spéculum iustítiae,
Sédes sapiéntiae,
Causa nóstrae laetítiae,
Vas spirituale,
Vas honorabile,
Vas insígne devotiónis,
Rosa mystica,
Turris Davídica,
Turris ebúrnea,
Domus áurea,
Foéderis arca,
Iánua caeli,
Stella matutina,
Sálus infirmórum,
Refúgium peccatórum,
Consolatrix afflictórum,
Auxílium Christianórum,
Regina Angelórum,
Regina Patriarchárum,
Regina Prophetárum,
Regina Apostolórum,
Regina Mártyrum,
Regina Confessórum,
Regina Vírginum,
Regina Sanctorum ómnium,
Regina sine labe originali concepta,
Regina in caelum assúmpta,
Regina Sanctíssimi Rosarii,
Regina familiae,
Regina pacis,
Ágnus Dei,
qui tóllis peccáta múndi,
Ágnus Dei,
qui tóllis peccáta mundi,
Ágnus Dei, qui tóllis peccata mundi,
Ora pro nobis, Sancta Dei Génitrix,
ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Orémus
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectionem suam nobis salutis aeternae praemia comparavit: concede, quaesumus, ut, haec mysteria sactissimo Beatae Mariae Virginis Rosario recoléntes, et imitémur quod continent, et quod prmittunt, assequamur.
Per Christum Dóminum nostroum.
Amen
Dóminus vobiscum
Et cum spiritu tuo
Sit nomen Dómini benedictum
Ex hoc nunc et usque in saeculum
Adiutorium nostrum in nomine Dómine
Qui fecit caelum et terram
Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen



NB.
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Sunt qui post sacram illam voculam IESUS in salutatione angelica pronuntiatam dicunt:
In prima parte: "Iesus, qui nobis augeat fidem rectam, spem firmam, caritatem perpetuam".
In secunda parte:"Iesus, qui nobis intellectum illuminet, voluntatem inflammet, memoriam corroboret".
In tertia parte: "Iesus, qui nobis sanctas cogitationes inspiret, verba componat, opera dirigat".
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MISTERIA LUMINOSA:
1. Baptisma Domini Nostri Iesu Christi.
2. Miraculum Domini Nostri Iesu Christi Canae.
3. Regni Dei proclamatio coniuncta cum invitamento ad conversionem.
4. Trasfiguratio Domini Nostri Iesu Christi.
5. Institutionem Sacratissimae Eucharistiae.
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MISTERIA DOLOROSA:
1. Agonia Domini Nostri Iesu Christi in horto Gethsémani.
2. Flagellatio Domini Nostri Iesu Christi.
3. Coronatio spìnea Domini Nostri Iesu Christi.
4. Via Crucis Domini Nostri Iesu Christi.
5. Crucifìxio et mors Domini Nostri Iesu Christi.
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MISTERIA GLORIOSA:
1. Resurrectio Domini Nostri Iesu Christi.
2. Ascensio Domini Nostri Iesu Christi in Caelum.
3. Descensus Spiritus Sancti Paràcliti.
4. Assumptio Beatissimae Virginis Mariae in Caelum.
5. Coronatio Beatissimae Virginis Mariae in Caelo.