domenica 6 marzo 2016

SAN PAOLO AI ROMANI - Bellissimo cap. XII


LETTERA AI ROMANI

  

Alla fine anche Israele sarà salvo


[25]Affinché dentro di voi non vi stimiate sapienti, non voglio che ignoriate, o fratelli, questo mistero: l’accecamento prodottosi in una parte d’Israele durerà finché non sia entrata la totalità dei Gentili. 26E così Israele sarà salvato, conforme sta scritto: Da Sion verrà il Liberatore che toglierà l’empietà da Giacobbe, 27e questa sarà la mia alleanza con essi, quando avrò tolti i loro peccati.
28Veramente, riguardo al Vangelo, son nemici a causa di voi, ma riguardo all’elezione sono carissimi a causa dei loro padri; 29perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimenti. 30E come voi in passato non avete creduto a Dio ed ora avete ottenuto misericordia per la loro incredulità, 31così anch’essi non hanno creduto per la misericordia fatta a voi; ma per ottenere anche loro misericordia. 32Infatti, Dio coinvolse tutti nell’incredulità per usare a tutti misericordia.

Inno alla divina sapienza

33O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! 34Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere?35Chi gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio?
36Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia.


Capo XII.


Doveri verso Dio

[1]Io vi esorto dunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi in sacrifizio vivente, santo, gradito a Dio, il ragionevole vostro culto. 2E non vogliate conformarvi al presente secolo; ma riformate voi stessi col rinnovamento del vostro spirito, per distinguere quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta.

Doveri verso il corpo sociale


3In virtù della grazia che m’è stata data, io dico a ciascuno di voi di non voler sapere più del necessario, ma tanto che basti, secondo la misura di fede che Dio ha distribuito a ciascuno. 4Infatti, come in un sol corpo noi abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la medesima funzione, 5così noi, sebben molti, formiamo un unico corpo in Cristo e individualmente siamo uno membro dell’altro. 

6Avendo noi dei doni differenti secondo la grazia che ci è stata donata; chi ha la profezia (l’eserciti) secondo la regola della fede;7chi il ministero, amministri; chi l’insegnamento, insegni; 8chi ha l’esortazione, esorti; chi distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, con ilarità.

Come devono amare i cristiani


9La vostra carità non sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. 10Amatevi scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore. 11Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite al Signore. 12Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera.
13Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l’ospitalità. 14Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. 15Rallegratevi con chi gioisce; piangete con chi piange, avendo gli stessi sentimenti l’uno per l’altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili, e non vi stimate saggi da voi stessi.17Non rendete ad alcuno male per male, e cercate di fare il bene non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini.

18Se è possibile, per quanto è da voi, vivete in pace con tutti. 19Non vi vendicate da voi stessi, o carissimi, ma lasciate fare, all’ira (divina); perché sta scritto: A me la vendetta; io farò giustizia, dice il Signore. 20Se pertanto il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; e tu, così facendo, ammasserai carboni ardenti sopra la sua testa. 21Non ti lasciar vincere dal male ma vinci col bene il male.


Vieni, Signore Gesù! 

martedì 1 marzo 2016

lunedì 29 febbraio 2016

LA SANTA DI SIENA

CHISSA' QUANTE SONO LE DONNE D'ITALIA CHE CONOSCONO EFFETTIVAMENTE LA SANTA DI SIENA


SANTA CATERINA DA SIENA

Don Giuseppe TOMASELLI

continuaz.

Via la chioma!

La signora Lapa non si rassegnava a vedere la figlia sempre ritirata e raccolta in preghiera; ma ciò che non ottenne per mezzo della figlia Bonaventura, pensò di ottenerlo per mezzo di un Sacerdote, ami­co di famiglia, Padre Tommaso Della Fonte.

Il Sacerdote tentò di persuadere Cate­rina a prendere marito; ma la giovane si opponeva ripetutamente ai suoi ragiona­menti. Padre Tommaso, vedendola riso­luta e disposta a tutto, per non venir meno al disegno di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, disse a Caterina: Poichè madre, fratelli e sorelle vogliono metterti assolutamente nel mondo, tagliati i capelli e così tutti si acquieteranno. -

Avuto questo consiglio, Caterina prese le forbici e giubilante tagliò la chioma ra­sente al capo. Fatto ciò, coprì la testa con una cuffia. Appena la madre se ne accorse, le domandò ragione di quella cuf­fia e gliela strappò arrabbiata. A vedere la testa della figlia tutta rasata, gridò: Cosa hai fatto? Perché hai tagliato i tuoi bellissimi capelli? -

Caterina non le diede risposta ed andò a chiudersi in una camera.

I familiari accorsero alle grida della mamma e, conosciuto il fatto dei capelli, dissero: Vilissima donna, hai tagliato i capelli? Ma credi tu di non fare ciò che vogliamo noi? A tuo dispetto i capelli cresceranno ed anche quando tu non vor­rai, sarai costretta a prendere marito! Non ti daremo più pace! -

Le cercarono un giovane e lo trova­rono; ma Caterina neppure lo guardava. La famiglia stabilì di toglierle la camera privata, affinché non stesse ritirata e non avesse tempo di attendere alle preghiere ed alle meditazioni. Stabilirono perciò che Caterina avesse a compiere tutti i la­vori domestici, anche i più pesanti e umilianti, e pertanto licenziarono la ser­va.

Fratelli e sorelle, sebbene fossero ser­viti amorosamente da Caterina, la di­sprezzavano e la ingiuriavano. Però lei si mostrava sempre sorridente e giuliva nel servire tutti.
Il suo Direttore Spirituale in seguito le chiese: Ma tu come potevi sopportare disprezzi, ingiurie e fatiche con volto sor­ridente? -

Caterina rispose: Mi fu tolta la stanza privata per non pensare troppo a Gesù. Allora mi formai nel cuore una cella spi­rituale e così stavo sempre unita a Gesù. In mio padre vedevo Gesù, in mia madre vedevo la Madonna, nei fratelli e nelle sorelle vedevo gli Apostoli ed i discepoli di Gesù. In tal modo stavo sempre unita al mio Signore ed ero lieta di rendere servizio a tutti. -


Ed ora basta!

Un giorno Caterina si trovava nella stanza del fratello Stefano ed approfittò per inginocchiarsi e pregare in un can­tuccio. Per caso entrò nella stanza il pa­dre, il quale restò sbalordito a vedere la figlia in ginocchio, mentre sulla testa le stava sospesa una colomba bianchis­sima.

Giacomo Benincasa, riflettendo su tale scena, concluse: Questa mia figlia non è capricciosa; la sua vita è un mistero. È bene, quindi, che in famiglia si cambi condotta verso di lei. -

Lo stesso giorno chiamò moglie e fi­gli e, con l'autorità di padre di famiglia, ordinò: Da questo momento in poi nes­suno dia più fastidio a Caterina. Sia la­sciata libera in tutto ciò che vorrà fare e non permetto che alcuno le dia secca­ture. -

Giacomo Benincasa ci teneva alla sua autorità paterna e nessuno più si oppose il suo ordine.
Era Gesù che lavorava nella vergine sienese, arricchendola di grazia e di fa­vori celesti, pur sottoponendola alla pe­sante croce della incomprensione fami­liare.

Spirito di penitenza.
Il corpo, con le sue cattive tendenze, è il nemico dell'anima. Occorre vigilare per avere il dominio sugli istinti delle passioni. Il dominio sul corpo si ottiene con la preghiera e con lo spirito di mor­tificazione e penitenza.
I semplici fedeli, almeno quelli anima­ti di buona volontà, hanno lo spirito di mortificazione quando sopportano pazien­temente le traversie della vita, sostengono con generosità il peso del compimento dei doveri del proprio stato e si unifor­mano alla volontà di Dio nelle malattie e negli acciacchi dell'età. Tutto questo però con spirito di fede e per amore di Dio.

I Santi invece, oltre alla pratica eroica delle virtù cristiane, abbracciano volen­tieri e con generosità altre penitenze, per ricopiare in loro l'immagine di Gesù Cro­cifisso. Per i Santi la gioia e la felicità della vita è basata più sullo spirito che sul corpo.

I Santi amano la sofferenza per ren­dersi più cari a Gesù, per acquistare i tesori celesti e per salvare molte anime.

Caterina, ardente di amor di Dio, era straordinaria nell'esercizio della peni­tenza.

Assai devota di San Domenico, voleva imitarlo. Tre volte al giorno si flagellava con una catena di ferro, una volta per se, l'altra per i vivi e la terza flagella­zione era per i defunti. Impiegava un'ora e mezza per ciascuna flagellazione. Per molto tempo continuò in questa peniten­za; ma poi dovette smettere a motivo delle sue troppe infermità. Abitualmente teneva legata ai fianchi una catenella co­sparsa di punte acute. Vestiva sempre abiti di lana, d'inverno e d'estate. Giunse al punto che in due giorni dava al suo corpo meno di un'ora di sonno.


Digiuno misterioso.

Verso l'età di quindici anni Caterina mangiava solamente pane ed erbe crude. I cibi dolci le procuravano nausea. In seguito non prese più né cibo e né be­vanda.

Diceva il Beato Raimondo da Capua: La vita di Caterina è un continuo mi­racolo. -

Sia permessa a me scrivente una di­vagazione illustrativa. Da anni, anzi da decenni, il Signore ha permesso çhe io fossi Direttore Spirituale di anime mi­stiche. Credo bene riportare un episodio di una di queste anime, ancora vivente.
Mi ero interessato che questa persona fosse ricevuta in un Monastero di Clau­sura. Al principio di Quaresima Gesù le disse: Fino a Pasqua non avrai bi­sogno di cibo. Farai penitenza. -

Mi confidò quest'anima, di età giova­nissima: In questa Quaresima ho fame canina. Vorrei mangiare molto e spesso, ma devo astenermene. Aspetto con ansia l'ora di andare a tavola con le Consorelle. Talvolta non sento la forza di resistere ed allora mi umilio davanti all'Abbades­sa chiedendo un pezzetto di pane. Al­l'orario dei pasti della Comunità, cessa la fame e sento tanta ripugnanza a man­giare. Che sacrificio devo fare per ingoiare qualche boccone di cibo! Che tormento provo appena un po' di cibo arriva nello stomaco! Non vedo l'ora di alzarmi da tavola. Finito il pasto, sono costretta ad andare a vomitare tutto. Dopo ricomin­cia la fame canina. -

L'Abbadessa mi disse: Reverendo, che meraviglia! Da molto tempo questa Re­ligiosa è in assoluto digiuno e lavora. Eppure, guardi che bel volto ha, colo­rito e paffuto! -


Non è opera diabolica.

Quanto qui ho esposto dimostra che il carisma di poter vivere senza mangiare e senza bere, è un dono eccezionale che Dio fa a certe anime mistiche, come, ad esempio, fece a Teresa Neumann, la quale stette trentacinque anni senza prendere cibo o bevanda.

Santa Caterina ebbe il carisma del di­giuno assoluto per molti anni. Ma tale dono di Dio le procurò umiliazioni e seccature, perché taluni dicevano: Cate­rina è indemoniata. Gesù mangiava e be­veva. Se Caterina non mangia e non beve, in lei deve esserci l'opera diabolica. -



Terziaria Domenicana.

Per custodire meglio la verginità e non avere ulteriori seccature, stabili di vestire l'abito del Terz'Ordine di San Domenico. Le Terziarie di San Domenico aveva­no una Cappella nella Chiesa del Santo e qui si riunivano e pregavano. Erano chiamate le Mantellate, perché portavano un largo mantello nero. Le Mantellate erano vedove e non volevano accettare Caterina tra loro perché vergine e troppo giovane. In seguito Dio permise che fos­se accettata, ma ebbe assai da soffrire per l'incomprensione e le gelosie di certe Mantellate, invidiose delle sue virtù.


Assalti diabolici.

Il demonio, per permissione di Dio, l'assaliva con insidie e tentazioni terribi­li. I pensieri più brutti le popolavano la mente.
I demoni le torturavano gli orecchi, facendole sentire parolacce e discorsi impuri. Le risvegliavano le passioni corpo­rali e le apparivano alla mente le scene più immorali del mondo.
Caterina cercava di distrarsi e pregava chiedendo aiuto a Gesù. Quando cessa­vano gli assalti impuri, le appariva Gesù. Caterina si lamentava con il suo Sposo Celeste e diceva: Ma quando, Gesù, Tu vedi che sono sotto questi assalti terri­bili, dove Te ne stai? - Me ne sto nel centro del tuo cuore e sostengo la tua volontà perché tu non ceda alle attratti­ve sensuali. Le tue vittorie sul nemico salvano tante anime. Non ti scoraggiare! Io sono con te! -
Erano tormentose le insidie diaboli­che, ma Gesù la contraccambiava con fre­quenti visite e le appariva assieme alla Madonna e ad altri Santi.


Scienza infusa.

Caterina non era andata mai a scuola e quindi era analfabeta. Ebbe in dono dallo Spirito Santo la scienza infusa. Per mezzo di questo dono poteva recitare as­sieme a Gesù le Ore Liturgiche in ita­liano ed in latino. Alla fine di ogni Salmo è prescritto il Gloria. La Santa, invece di dire « Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo » diceva: « Gloria al Padre, a Te ed allo Spirito Santo », poi­ché Gesù le stava a fianco.
Ciò che poteva piacere a Gesù, Cate­rina lo faceva; e siccome la carità piace molto a Dio, Caterina pigliava in casa cibi, olio, vino ed indumenti e tutto por­tava alle famiglie bisognose.
Fratelli e sorelle non approvavano !a carità sovrabbondante e la rimproverava­no. Ma il padre, che comprendeva la de­licatezza della figlia, diceva ai familiari: Non intromettetevi nel lavoro caritativo di Caterina. Sono io il responsabile di tutto. -
Quante famiglie bisognose e quanti poverelli furono beneficati! Diceva Ca­terina: Quello che faccio ai poverelli, lo faccio a Gesù! -
Molti fatti edificanti si potrebbero qui narrare. Se ne espongono alcuni.


La Crocetta.

Un giorno, trovandosi nella Chiesa dei Domenicani, fu avvicinata da un povero, che le chiese l'elemosina. Non avendo nulla da dare, gli disse: Aspettate qui; vado a casa e vi porterò ciò che vi ab­bisogna.
Ma il povero rispose: Se hai qui qual­che cosa da darmi, dammela pure, perché non posso più aspettare. -

Caterina si ricordò di avere addosso una piccola Croce d'argento; la prese e la diede al povero, il quale, appena l'ebbe, senza chiedere elemosina ad altri, se ne andò via subito e contento.

Nella notte, mentre stava a pregare, le apparve Gesù con in mano quella Cro­cetta, arricchita di preziosissime gemme. Gesù le disse: Caterina, riconosci questa Crocetta? - La riconosco benissimo; ma quando era mia non era così bella. - Tu ieri me la desti con slancio di carità ed io ti prometto che nel giorno del Giudizio Universale la presenterò così co­me è ora davanti agli Angeli ed ai Santi, affinché tutti sappiano che questa Croce l'hai data tu a Me. -

AVE MARIA PURISSIMA!

Ave Maria!

AVE MARIA!






venerdì 26 febbraio 2016

CHISSA' QUANTE SONO LE DONNE D'ITALIA CHE CONOSCONO EFFETTIVAMENTE LA SANTA DI SIENA


SANTA CATERINA DA SIENA

Don Giuseppe TOMASELLI

INTRODUZIONE

A Roma, scendendo con la corriera da Piazza Termini verso il Tevere, si giunge ad una larga piazza, che è il Foro Argen­tina.

Inoltrandosi nella prima traversa del Foro, si arriva al Pantheon, monumento nazionale, ove sono le tombe dei grandi personaggi italiani. Guardando il Pan­theon, si vede a sinistra una Chiesa, detta Santa Maria alla Minerva. Qui dentro tante volte mi sono fermato a pregare, pensando: Questa e la Chiesa che Santa Caterina da Siena frequentava durante la sua dimora a Roma. - Nel presbiterio c'e un artistico Sepolcro, ove sta il corpo della Santa.

Nella Basilica Cateriniana di Siena, di reliquie della Santa c'è soltanto la testa mummificata ed un dito della mano, men­tre in questo tempio di Roma sta quasi al completo il corpo della Santa.
I locali adiacenti alla Chiesa sono stati formati con le pietre ed il materiale della casa, dove abitava Santa Caterina a Roma.

Sempre ho nutrito la devozione alla Santa di Siena, però non sapevo decider­mi, da modesto scrittore religioso, a com­porre un profilo storico di Santa Caterina. Finalmente mi son deciso ed ecco come.

Trovandomi a Chianciano, volli visitare Siena, o meglio i ricordi storici di Santa Caterina. Mi fu possibile vedere i parti­colari dell'abitazione della Santa e visitare la stanzetta, dove lei dormiva a terra con un guanciale di pietra e dove avvenivano le frequenti apparizioni di Gesù.

Potei visitare ad un paio di centinaia di metri la Chiesa dei Padri Domenicani, che la Santa frequentava a preferenza di altre Chiese. Questa Chiesa è dedicata a San Domenico,- ma dato che la sua storia è legata a quella della vergine di Siena, il Tempio si chiama Basilica Cateriniana di San Domenico.

Dopo tale visita mi decisi a scrivere un libretto riguardante una Santa così gran­de, la quale è dichiarata Patrona speciale d'Italia e Dottore di Santa Chiesa.
Tanti sono stati gli scrittori della sto­ria di Santa Caterina; ma lo scrittore prin­cipale e più preciso è il Beato Raimondo da Capua, Confessore e Direttore Spiri­tuale della Santa. Di questa fonte magi­strale mi sono servito per stendere il presente lavoro.



La prima età.

Santa Caterina nacque a Siena il 25 marzo del 1347. Fu provvidenziale il gior­no della nascita, perché il 25 marzo era allora la festa liturgica dell'Annunziazio­ne della Madonna.
Era la ventiquattresima di venticinque figli.

Suo padre, Giacomo Benincasa, tintore di pelli, e sua madre, Lapa Piacenti, for­marono una famiglia benedetta largamen­te da Dio. Nella loro casa non mancava il necessario e con il lavoro quotidiano po­tevano dirsi benestanti. Quantunque la fa­miglia fosse stata numerosa, fu unito alla figliolanza un orfanello, il quale, educato cristianamente, divenne Sacerdote Dome­nicano e fu il primo Confessore della Santa.

Dio è padrone di tutto e di tutti e può dare i suoi doni alle creature in quella dose che vuole; però dà a tutti i doni necessari per raggiungere l'eterna felicità ed è libero di dare i suoi talenti a chi più ed a chi meno, secondo il disegno che ha sulle varie persone. Ne sceglie talune in modo eccezionale che sono chia­mate anime privilegiate. Ma il merito non consiste nell'essere prescelte da Dio, bensì nel corrispondere generosamente ai dise­gni di Dio. Di anime privilegiate la Chie­sa Cattolica ne registra un buon numero; tra queste uno dei primi posti è assegnato a Santa Caterina da Siena.

Fin da piccola costei dimostrava un'in­telligenza speciale ed una attrattiva alla religiosità. Illuminata dallo Spirito Santo, all'età di sei anni desiderava già diventare eremita e cercava luoghi solitari per pen­sare soltanto a Gesù. Sentiva nel cuore un forte amore a Gesù e ne parlava con frequenza, essendo questo l'unico suo af­fetto.

Gesù, contento di tale aspirazione, a sei anni le fece dono della prima visione, la quale avvenne così:
Caterina ritornava a casa, dopo essere stata dalla sorella sposata Bonaventura. Passando davanti alla Chiesa di San Do­menico, alzati gli occhi, vide alla direzione del tetto della Chiesa un bellissimo trono sospeso in aria. Era ornato con magnifi­cenza regale. Sul trono stava seduto un imponente personaggio, Gesù, che sem­brava un imperatore, rivestito di abiti pontificali. Vicino a Gesù c'erano pure San Pietro, San Paolo e San Giovanni Evangelista.

A tale vista Caterina rimase come in­chiodata a terra, con lo sguardo fisso in alto. Gesù la guardò amorosamente con occhi pieni di maestà; poi alzò la mano sopra di lei e fece il segno della Croce, dandole il dono della sua eterna bene­dizione.


Trasformazione.

La visione operò in Caterina una pro­fonda trasformazione, per cui decise di consacrarsi al Signore ed alla Madonna per sempre, anima e corpo.

Afferma il suo Direttore Spirituale che Caterina, per le istruzioni che riceveva dallo Spirito Santo, a sette anni dimostra­va l'assennatezza di una donna di sett'an­tanni. Determinò di non sposare, di non legare il cuore a nessun uomo e di pensare unicamente a Gesù, quale suo Sposo di­letto.

Le mamme d'ordinario desiderano la sistemazione dei figli, specialmente delle femmine.
Mamma Lapa, vedendo che Caterina era graziosa, che si sviluppava bene fisica­mente e che dimostrava molta assennatez­za, sognava di trovarle un ottimo marito. Però era dispiaciuta, osservando che la figlia era refrattaria agli uomini, poiche sfuggiva alla loro compagnia e si sentiva a disagio soltanto a vederli.

Quando la madre accennava qualche cosa in proposito, Caterina cambiava di­scorso e con accento seccato: Ho trovato già lo Sposo, il più bello, il più ricco, il Datore di ogni bene. È Gesù il mio eterno Sposo. A Lui ogni mio affetto, sino a morire per essere sua. -

La madre, indispettita, non riuscendo a smuoverla, pensò di affidare il delicato compito a sua figlia Bonaventura, già spo­sata, affinché le stesse vicina e la invo­gliasse a sposare.


Periodo oscuro.

Si sa che la natura umana è debole; per conseguenza la compagnia di Bona­ventura scosse un poco la forte virtù di Caterina.

Le diceva la sorella: Abbiglia meglio la tua capigliatura; rendi il tuo viso più attraente che puoi; non aver paura di lasciarti ammirare dagli uomini e non sfug­gire la loro compagnia. Comportati così finché non abbi trovato un buon giova­ne. Facendo in tal modo, ti sistemerai nella vita, come mi sono sistemata io. -

Quantunque Caterina fosse fermissima nel proponimento di non sposare, tuttavia cominciò a cedere ad un poco di vanità ed a dare al suo corpo delle attenzioni maggiori.
Gesù non volle sopportare più il lavo­rio mondano della sorella Bonaventura, e permise che morisse di morte prema­tura. Così cessò la tentazione.

Passato del tempo, Caterina ebbe una visione. Gesù le fece vedere la sorella nel Purgatorio, immersa in gravi e lunghe pene.

La vicinanza insidiatrice della sorella Bonaventura fu per Caterina il periodo più oscuro e più doloroso della sua vita.

Morta la sorella, Caterina riprese la vita di intima unione con Gesù e ricomin­ciò pure le penitenze corporali di prima.

Per tutta la vita conservò l'amaro ri­cordo di quel brutto periodo e sempre nelle Confessioni Sacramentali si accusava di quanto aveva fatto per suggerimento della sorella e, confessandosi, piangeva di­rottamente come se avesse commesso del­le gravi colpe, mentre in realtà non c'era stato nulla di grave.

Per quanto ora è stato esposto, Cateri­na si credeva una grande peccatrice e vo­leva riparare i dispiaceri dati al Signore. Diceva a Gesù: Voglio imitare la Santa Maddalena, la grande peccatrice conver­tita, alla quale Tu, o Gesù, hai detto: Molto ti è stato perdonato, perché molto hai amato. -

Il Signore gradì questo sentimento di umiltà e di amore ed un giorno le presen­tò in visione Santa Maria Maddalena, di­cendo: Ti assegno per madre questa San­ta, peccatrice convertita. Procura d'imi­tarla. -

AVE MARIA PURISSIMA!