lunedì 21 settembre 2015

GRIDATE CON CENTOMILA LINGUE



Messaggio di Gesù



«Sono il Re della vittoria, chi Mi segue sarà Mio messaggero»(12.5.1993).

«Sono la perfetta Sapienza e vengo a porre il Mio Regno in mezzo a voi» (14.5.1993).
«Mi dono con le Rivelazioni… poiché la Santa Gerusalemme è alle porte; desidero unirvi sotto un unico Ovile, quello dei Nostri Cuori Santissimi... Io sono il Re della Rivelazione» (21.9.1993).



«Io, il Verbo di Dio disceso in terra, chiudo gli occhi per non vedere più oltre i vostri peccati» (28.9.1993).



«Sono l’Ulivo Benedetto... l’Albero della Vita e vi preparo con segni in cielo e in terra, perché siate pronti a riceverMi degnamente»(15.1.1994).



«Io, Re della Rivelazione, compirò innumerevoli opere fra voi... per la vostra conversione... perché siate pronti alle tribolazioni, che precedono il Trionfo del Cuore Immacolato» (14.2.1994).



«L’Autorità stessa vi chiama» (4.3.1994).



«Io, il Mistico Sponsale, vi chiamo alla ”santità” e la otterrete, se amerete l’Amore» (21.5.1994).



«Sono il Re della Rivelazione e sono alle porte» (5.8.1994).



«Sono il Buon Pastore e voglio elargire la Mia Misericordia»(3.10.1994).



«PreparateMi un “tempio”, un’enorme “chiesa” nel vostro cuore»(7.3.1998).



«Il Padre ha donato al mondo la Sposa tutta bella, adornandola con i titoli che paleseranno la sua grande azione in vista dell’avvento glorioso del Mio Ritorno» (16.7.1998).



«Vi amo e per questo vi invio l’Inno Eucaristico, che è per tutta la Mia Chiesa... sforzatevi di piacerMi... non calpestate i Comandamenti»(28.8.1998).



«Io ritornerò presto, se il mondo Mi canterà un “Inno d’amore" e sarò preceduto dal segno glorioso della Mia Santa Croce» (14.10.1998).



«I popoli, in quest’ora di perdono, conosceranno la guarigione dalle tante pesti, accumulate per infedeltà» (8.10.1999).



«Sarà dato un nuovo appello al “Ritorno” attraverso la tua predicazione e Mi farò vedere a quanti nella Mia Chiesa non si saranno corrotti... Avete spodestato l’Amore dal Suo Trono... per non essere più di alcun inciampo nel tempo della tenebra... Sono stato espropriato dalla Mia Reggia... Lo Spirito Santo in diversi modi realizzerà il Battesimo di Fuoco e tutta l’umanità sentirà i benefici della liberazione dal maligno. Spunteranno all’orizzonte nuovi germogli di fede e l’Oriente allieterà i Miei Cieli... Preziosi sono i giorni della prova che vi attendono... ma è necessario che dalle fondamenta della Mia Chiesa si elevi l’incenso dell’umiltà, della rettitudine, del pentimento... così sarete pronti a riceverMi» (18.9.1999).

«Vi radunerò da ogni terra e per mezzo di Mia Madre vi condurrò sul vostro suolo... Tale terra è il Regno del Fiat, che viene nei vostri cuori»(6.7.1999). 




Santissimi Cuori Uniti e Trionfanti 
di Gesù e Maria,
Vi lodiamo e Vi benediciamo.
Fate bruciare la fiamma del Vostro Amore 
nel nostro cuore» 

(23.3.1998).

La vigna e il cinghiale


La vigna e il cinghiale

"Perché hai abbattuto la sua cinta […]? 
La devasta il cinghiale del bosco" (Sal 80 [79], 13-14).

Quando papa Leone X, nel 1520, applicò la metafora salmica al rivoluzionario di Wittenberg, la cinta della vigna diletta era ancora saldamente in piedi. Certo, buona parte del Popolo di Dio – clero, religiosi e laici – aveva bisogno di un’urgente riforma, che alcuni illuminati vescovi e fondatori avevano già avviato; ma la devastazione provocata dal cinghiale fu allora efficacemente arginata da un Concilio ecumenico e dalle eroiche imprese apostoliche di nuovi ordini religiosi, come i Gesuiti e i Cappuccini, che riconquistarono alla Chiesa Cattolica ampie regioni d’Europa. D’altronde il ribelle, che morirà suicida dopo l’ennesima crapula, aveva avuto successo unicamente per ragioni politiche, grazie all’appoggio di principi altrettanto ribelli all’autorità costituita dell’Imperatore romano-germanico. L’Europa si spaccò in due e fu sconvolta da quasi un secolo e mezzo di guerre spaventose; ma la Chiesa Cattolica rimase cattolica.

Il diavolo, non soddisfatto di questa vittoria dimezzata, continuò il suo lavorio demolitore cercando di infiltrarsi nella vigna stessa. Visto che rivoluzioni francesi, liberali e comuniste non erano riuscite ad abbatterne la cinta, bisognava che qualcuno lo facesse dall’interno. Le ideologie dell’Ottocento erano state bollate dal beato Pio IX, l’eresia modernista condannata da san Pio X, i germogli del neo-modernismo recisi dal venerabile Pio XII… Ci voleva qualcuno che – scientemente o meno – aprisse la porta al nemico e lo facesse salire in cattedra, magari sotto le spoglie di periti invitati ad un nuovo Concilio, i quali ne prendessero surrettiziamente il controllo e riuscissero ad ipnotizzare più di duemila vescovi perché firmassero i documenti da loro elaborati. Leone XIII aveva ben visto, in visione, nugoli di demòni scendere in picchiata sulla basilica di San Pietro; la grande euforia di cinquant’anni fa non poteva quindi presagire nulla di buono.

Così fu abbattuta la cinta, e subito svariati animali selvatici cominciarono a scorrazzare indisturbati, calpestando la vigna e riempiendola dei loro escrementi. Lucifero sguinzagliò i suoi agenti più arditi nel cuore stesso del santuario, dove un papa tentennante e angosciato era drogato dai suoi più stretti collaboratori e sostituito da un sosia in molte apparizioni pubbliche. Il successore, avendo subito voluto veder chiaro nell’infiltrazione massonica della Sede Apostolica, fu stroncato col veleno dopo appena trentatré giorni di regno. Poi un gigante slavo e un angelo transalpino tentarono di salvare il salvabile – o forse anche ciò che non era salvabile – aprendo così un varco al ripristino della vera Chiesa. Ma non era ancora arrivato… il cinghiale. Non più il prete forzato e nevrotico di cinquecento anni orsono, ma qualcuno che riuscisse ad occupare la sede più alta, così da poter ridurre ogni cosa in poltiglia con qualche zampata ben assestata.

Un colpo da maestro… A questo punto, nulla resiste più alla serie di fendenti inferti a destra e a manca con una furia apparentemente insensata, ma in realtà calcolata con diabolica freddezza. Ad ogni sobbalzo dell’animale, oltre le devastanti conseguenze a medio e lungo termine, si verifica uno scatenamento di demòni, specie di quello dell’impurità. Ciò contro cui si accanisce di preferenza, non a caso, è l’unione santa dell’uomo e della donna come fondamento della famiglia: approvazione dell’omosessualità, ammissione della separazione e del divorzio, incondizionata indulgenza per l’aborto… e ora addirittura l’abolizione di fatto del matrimonio indissolubile. Ormai anche agli atei conviene sposarsi in chiesa, visto che questo è ammesso e che lo scioglimento è più facile del divorzio civile, è più veloce e – soprattutto – non costa nulla. I produttori di telenovelas sono già pronti a sfruttare il nuovo filone narrativo; anche i buoni cattolici potranno ormai identificarsi con i loro personaggi.

Ma tutto questo era stato previsto e annunciato dal Cielo. Nel lontano 1610 la Madonna così istruiva Mariana de Jesús, giovane religiosa di Quito: «Ora ti faccio sapere che dalla fine del secolo XIX e da poco dopo la metà del secolo XX, in quella che oggi è la Colonia e che un giorno sarà la Repubblica dell’Ecuador [attualizzando: in ogni parte del mondo], esploderanno le passioni e vi sarà una totale corruzione dei costumi, perché Satana regnerà quasi completamente per mezzo delle sètte massoniche [che allora non esistevano ancora]. Essi si concentreranno principalmente sui bambini per mantenere questa corruzione generale. Guai ai bambini di quei tempi! Il sacramento del Matrimonio, che simboleggia l’unione di Cristo con la sua Chiesa, sarà attaccato e profondamente profanato. La Massoneria, che sarà allora al potere, approverà leggi inique con lo scopo di liberarsi di questo sacramento, rendendo facile per ciascuno vivere nel peccato e incoraggiando la procreazione di figli illegittimi, nati senza la benedizione della Chiesa».

La Vergine proseguiva profetizzando la deviazione e corruzione del clero, quasi a voler indicare la causa della decadenza collettiva nel venir meno del baluardo opposto da Dio all’opera devastatrice portata avanti dai servitori del demonio. Nel 1634 Gesù stesso le mostrò come l’orrendo e pestifero cinghiale della Massoneria entrava nella meravigliosa e fiorente vigna della Chiesa, lasciandola annientata e in completa rovina: «Lo spirito di impurità, che saturerà l’atmosfera in quei tempi, come un oceano ripugnante inonderà le strade, le piazze e i luoghi pubblici con un’incredibile libertà. Attraverso l’acquisizione del controllo su tutte le classi sociali, la setta massonica sarà così astuta da penetrare nel cuore delle famiglie per corrompere persino i bambini e il diavolo si glorierà di nutrirsi con perfidia della squisita delicatezza del cuore dei bambini». Anche il Signore additava poi la degradazione di sacerdoti e religiosi e i terribili castighi che ne sarebbero seguiti; ma di questo ci occuperemo, a Dio piacendo, in un prossimo articolo.

Che dire? Fiat voluntas tua…! Se tutto questo è necessario, Padre santo, per la rinascita della Chiesa dai Tuoi figli fedeli, che non possono più sopportare quest’ignobile farsa e sono pronti, a un Tuo minimo cenno, a dissociarsene pubblicamente, da’ loro la forza di resistere mantenendosi fedeli alla Tua Parola. Tu stai passandoli al vaglio per separarli dai traditori, da quel Giuda che hai misteriosamente ammesso fra gli apostoli di Tuo Figlio con un compito necessario al trionfo del Tuo Regno. Ti prego, custodiscili dal maligno – non perché potrebbe ancora ingannarli, ma perché non si scoraggino e non cedano all’amarezza, alla ribellione, all’arroganza… Non permettere che siano tentati di superbia, ma conservali semplici e miti, puri di cuore e di costumi, invincibili agnelli in mezzo a lupi feroci che tuttavia nulla possono contro i Tuoi piccoli, purché questi si mantengano stretti sotto il manto della Tua Sposa immacolata, loro Madre e Maestra infallibile, perfezione vivente della Tua santa Chiesa.

AMDG et BVM

















domenica 20 settembre 2015

S. MATTHAEI AP. ET EV. II classis


Die 21 septembris

S. MATTHAEI AP. ET EV.

II classis


Ant. ad Introitum Ps. 36, 30-31
0s iusti meditabitur sapientiam, et lingua eius loquetur iudicium : lex Dei eius in corde ipsius. Ps. ibid., 1 Noli aemulári in malignantibus: neque zeláveris facientes iniquitatem. V. Glória Patri.

Oratio

Beáti Apostoli et Evangelístae Matthaei, Domine, precibus adiuvémur: ut, quod possibilitas nostra non obtinet, eius nobis intercessione donetur. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum : Qui tecum vivit et regnat in unitate.

Et, in Quatuor Temporibus, fit commemoratio feriae.

Léctio Ezechiélis Prophetae. Ezech. 1, 10-14

Similitudo vultus quatuor animalium : facies hominis, et facies leonis a dextris ipsorum quatuor: facies autem bovis a sinistris ipsorum quatuor, et facies áquilae desuper ipsorum quatuor. Facies eórum, et pennae eórum exténtae desuper: duae pennae singulorum iungebantur, et duae tegebant corpora eórum: et unumquodque eórum coram facie sua ambulabat: ubi erat impetus spiritus, illuc gradiebantur, nec revertebantur cum ambularent. Et similitudo animalium, aspectus eórum quasi carbonum ignis ardentium, et quasi aspectus lampadarum. Haec erat visio discurrens in medio animalium, splendor ignis, et de igne fulgur egrediens. Et animalia ibant, et revertebantur in similitudinem fulguris coruscantis.

Graduale Ps. in, 1-2 
Beatus vir, qui timet Dóminum: in mandatis eius cupit nimis. V. Potens in terra erit semen eius: generatio rectorum benedicetur.

Allelúia, allelúia. V. Te gloriosus Apostolorum chorus laudat, Domine. Allelúia.

 Sequentia sancti Evangelii secúndum Matthaeum Mt. 9, 9-13

In illo témpore: Vidit Iesus hominem sedentem in telónio, Matthaeum nomine. Et ait illi: Sequere me. Et surgens, secutus est eum. Et factum est, discumbente eo in domo, ecce multi publicani et peccatores venientes, discumbebant cum Iesu et discipulis eius. Et videntes pharisaei, dicebant discipulis eius: Quare cum publicanis et peccatoribus mandúcat Magister vester? At Iesus audiens, ait: Non est opus valentibus medicus, sed male habentibus. Euntes autem discite quid est: Misericordiam volo, et non sacrifícium. Non enim veni vocare iustos, sed peccatores. 

Credo.

In Missis votivis post Septuagesimam, in fine sequentis antiphonae, Allelúia omittitur.

Ant. ad Offertorium Ps. 20, 4-5
Posuisti, Domine, in capite eius coronam de lapide pretioso: vitam petiit a te, et tribuisti ei, allelúia.

Secreta
Supplicationibus beáti Matthaei Apóstoli et Evangelístae, quaesumus, Domine, Ecclésiae tuae commendetur oblatio: cuius magníficis praedicationibus eruditur. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum : Qui tecum vivit et regnat in unitate.
Et, in Quatuor Temporibus, fit commemoratio feriae.
Praefatio de Apostolis.

Ant. ad Communionem Ps. 20, 6
Magna est glória eius in salutari tuo: gloriam et magnum decorem impones super eum, Domine.

Postcommunio

Percéptis, Domine, sacramentis, beáto Matthaeo Apostolo tuo et Evangelista interveniente, deprecámur: ut, quae pro eius celebrata sunt glória, nobis proficiant ad medelam. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate.

Et, in Quatuor Temporibus, fit commemoratio feriae.

*
In Missis votivis post Septuagesimam omnia dicuntur ut supra, sed post graduale, omissis Allelúia et versu sequenti, dicitur
Tractus Ps. 20, 3-4
Desiderium animae eius tribuisti ei: et voluntate labiorum eius non fraudásti eum. V. Quoniam praevenisti eum in benedictionibus dulcedinis. V. Posuisti in capite eius coronam de lapide pretioso.

Tempore autem paschali Missa Protexísti, de Communi Martyrum I loco [15], cum orationibus, Epistola et Evangelio ut supra.

Custodiamo l’unità dello spirito, o carissimi, con grande sollecitudine, come le conchiglie marine custodisco­no con grande cura le loro perle.

LEGGIAMO LA BIBBIA CON SANT'ANTONIO
e... impariamo dalle conchiglie



12. “Cercate di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Fa’ attenzione alle tre parole: cercate, unità e vincolo della pace, che a noi, fratelli miei, sono veramente necessarie. 

Il diavolo volle seminare nel cielo la zizzania della discordia, e ora fa di tutto per farlo anche nelle comunità dei penitenti. 

Leggiamo infatti nel libro di Giobbe: “Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore, e in quel giorno anche Satana andò in mezzo a loro” (Gb 1,6).
Fa’ attenzione alle singole parole: dice “Un” (giorno), per escludere ogni diversità; “giorno”, per escludere la successione della notte; “i figli”, adottati con la grazia; “di Dio”, per la povertà dello spirito; “andarono” con la devozione; “a presentarsi” con la mortificazione del corpo; “davanti al Signore”, non davanti al mondo; “e anche Satana andò in mezzo a loro”, appunto per seminare la zizzania della discordia. 

Invece noi, fratelli, cerchiamo di essere solleciti e non pigri; cerchiamo di conservare e non di rompere l’unità dello spirito. 

Custodiamo l’unità dello spirito, o carissimi, con grande sollecitudine, come le conchiglie marine custodisco­no con grande cura le loro perle.

Si legge nella Storia Naturale che nelle conchiglie marine si producono delle pietre preziose, cioè le perle; 
le conchiglie, ad un dato tempo dell’anno, sono bramose di rugiada come marito, e sotto tale stimolo si aprono, e quando più copiosa scende la pioggia lunare (rugiada), come boccheggiando assorbono il fluido sospirato: così concepi­scono e vengono ingravidate. 

Se il fluido assorbito è puro, i piccoli grani che si formano sono candidi; se il fluido è torbido, i grani sono opachi o anche striati di colore rossiccio. Così le conchiglie figliano più di cielo che di mare. 
Inoltre, quando assorbono il seme dell’aria del mattino, la perla è più limpida; quando lo assorbono alla sera la perla risulta piuttosto offuscata; e quanto più ne avranno assorbito, tanto più grandi saranno le perle prodotte.
Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate. Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino; e quando il giorno si accende di raggi più ardenti, perché le perle non si offuschino per causa del calore del sole, si immergono in profondità e si riparano dal caldo tra i gorghi.
Nell’acqua la perla si rammollisce, nel vino si rasso­da; mai se ne trovano due insieme, distinte, e quindi una grossa perla, formata da due che si sono fuse insieme, si chiama “unione” (solitario). Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori: è per questo che si nascondono tra gli scogli. Nuotano in gruppo e le loro schiere hanno sempre una guida sicura.
Vediamo quale sia il significato morale di tutto questo. Le conchiglie, il cui nome viene da “concavità”, raffi­gurano i penitenti, gli umili, i poveri nello spirito, i quali si tengono nella concavità, cioè nell’umiltà del cuore. 

Anch’essi anelano alla rugiada come a marito, e infatti dicono: “L’anima mia ha sete di Dio, fonte viva” (Sal 41,3). La rugiada della grazia celeste, come uno sposo, impregna l’anima con il fermo proposito di rettamen­te operare. Per il desiderio di questa rugiada essi si aprono, e infatti dice Giobbe: “La mia radice è aperta, protesa verso le acque, e la rugiada si fermerà sulle mie messi” (Gb 29,19).
[....]
“E quando più copiosa scende la pioggia lunare”, ecc. Nella pioggia lunare sono simboleggiate tre cose: la prosperità, l’avversità e l’infusione della grazia. 
Nello splendore della luna è raffigurata la prosperità; 
nella notte l’avversità e 
nella pioggia l’infu­sione della grazia, che i giusti bramano con ardore e assorbono quasi aprendo la bocca del cuore, sia nello splendore della prosperità come nella notte dell’avversità, in modo che né la prosperità li insuperbisce, né l’avversità li deprime. Isaia infatti dice: “L’ani­ma mia ha sospirato a te nella notte, e al mattino mi volgerò a te con il mio spirito e il mio cuore” (Is 26,9).
“E se il fluido assorbito è puro”, ecc. 
Considera che l’infusione della grazia ha due effetti: o illumina, o turba. 
Illumina la mente alla contemplazione, e allora le perle diventano candide, sono cioè puri i pensieri e gli affetti. Dice il Signore per bocca di Osea: “Sarò come rugiada, e Israele germoglierà come giglio” (Os 14,6). Quando la rugiada della contemplazione delizia la mente, Israele, ossia l’anima umile fa germogliare, quale giglio, pensieri di purezza. 
Analogamente, la grazia turba susci­tando il dolore dei peccati, e allora nelle perle subentra il colore pallido o rossiccio: pallido a motivo della mortificazione del corpo, rossiccio per la contrizione del cuo­re. Si legge nel Cantico dei Cantici: Annunciate al mio diletto che io languisco di amore (cf. Ct 5,8). Fu detto anche: Impallidi­sca ogni innamorato (Ovidio). E il salmo: “L’estremità del dorso della colomba è del pallore dell’oro” (Sal 67,14).
“Così i parti delle conchiglie sono più di cielo che di mare”. 
Chi è impregnato di mare, cioè dell’amaro del mondo, partorisce vipere; 
chi invece è impregnato di cielo, partorisce perle. 

Dei primi è detto: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira che ci sovrasta?” (Lc 3,7)

Dei secondi: “Le viti in fiore hanno sprigionato il loro profumo” (Ct 2,13). E ancora: “I tuoi effluvi sono un paradiso” (Ct 4,13).
“Quando le conchiglie assorbono il seme dell’aria del mattino la perla è più limpida, quando invece lo assorbono la sera, la perla risulta piuttosto offuscata”, ecc. Questo lo dice anche il salmo: “Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia” (Sal 29,6). Osserva che triplice è la sera e triplice il mattino: in ognuno di questi momenti c’è il pianto e la gioia.
La prima sera fu la colpa di Adamo, nella quale ci fu il pianto quando, cacciato dal paradiso terrestre, si sentì dire: “Mangerai il pane nel sudore della tua fronte”(Gn 3,19)
Il primo mattino fu la natività di Cristo, nella quale ci fu la gioia. Infatti l’angelo disse: “Io vi annunzio una grande gioia...” (Lc 2,10).
La seconda sera fu la morte di Cristo, nella quale ci fu il pianto. Dice Luca: “Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse” (Lc 23,28)
Il secondo mattino fu la sua risurrezione, nella quale ci fu la gioia. “Vedendo il Signore, gli apostoli furono pieni di gioia” (Gv 20,20).
La terza sera è la morte di ogni uomo, nella quale c’è il pianto. Dice la Genesi: “Sara morì nella città di Arbee (Ebron): arrivò Abramo per piangere e a fare il lamento su di lei” (Gn 23,2). Il terzo mattino sarà per i santi nella risurre­zione finale, nella quale splenderà sul loro capo – come dice Isaia – la perenne letizia (cf. Is 35,10).
“Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate”. La tentazione del diavolo è come un sinistro bagliore, di cui i giusti hanno una grande paura; e quando l’avvertono, subito si ritirano e chiudono le porte dei sensi. Dice Giovanni: “Essendo venuta la sera di quel giorno..., mentre tutte le porte erano chiuse”(Gv 20,19).
[Vedi anche il commento su questo vangelo nel sermone dell’Ottava di Pasqua.]
“Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino”, ecc. La sensibilità consiste in uno stimolo della mente che attraverso il corpo viene trasmesso all’anima. 
I giusti temono che i loro parti, cioè le loro opere, si macchino, e perciò, quando divampa il calore della prosperità terrena, ed essi stessi ne sono oggetto, subito scendono in profondità: meditano cioè sulla loro fragilità, sulla loro iniquità e miseria, si nascondo­no nei singhiozzi e nelle lacrime, perché, se facessero altrimenti, le loro perle si offuscherebbero e si macchierebbero per il calore del sole, vale a dire con la fiamma dell’onore e della grandezza terrena.
“Nell’acqua la perla si rammollisce”. Nell’acqua del piacere la mente del giusto si rammollisce; invece nel vino, cioè nell’austerità, si rassoda; infatti davanti a un volto austero e severo si corregge l’animo del malvagio. Leggiamo nell’Ecclesiastico: “Hai delle figlie?”. Ti sono cioè affidate delle anime? “Custodisci il loro corpo, e non mostrare loro un volto troppo indulgente” (Eccli 7,26).
In una conchiglia non si trovano mai due perle insieme, perché nella mente del giusto non c’è il sì e il no allo stesso tempo (cf. 2Cor 1,17­19), non ci sono due parti, non c’è discordanza, ma “unità”; il giusto cerca sempre di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace (cf. Ef 4,3).
“Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori”, e anche i giusti temono gli agguati delle suggestioni del diavolo, il quale in questo grande mare del mondo getta il suo amo, e quindi essi si nascondono tra gli scogli. 

Lo scoglio è una roccia che affiora sul mare; si chiama scoglio da scandagliare, e simboleggia l’umiltà della mente, nella quale chi si nasconde non ha più ragione di temere gli agguati degli spiriti maligni.
“Le conchiglie nuotano in gruppo”, e in questo è indicata egregiamente l’unione degli spiriti. 
“Le loro schiere hanno sempre una guida sicura”, e in ciò è simboleggiata l’obbedienza. Il prelato è la guida che si deve seguire, alla quale tutti siamo tenuti a obbedire di buon animo, per mantenere l’unione degli spiriti con il vincolo della pace.
Si degni di concederci tutto questo il Signore Gesù Cristo, al quale è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.