"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
martedì 31 marzo 2015
31. Riflettiamo
Ridere per non piangere
Lo confesso: piango spesso sull’odierna situazione ecclesiale, in cui sono orfano di padre e di madre. Non ho più il sostegno, in una lotta che si fa sempre più aspra, dell’autorità benefica di un Pastore universale all’altezza della sua missione, né il conforto di sentirmi al sicuro in seno a quella santa Madre Chiesa la cui dirigenza, in nome della misericordia verso chi non vuol saperne, è diventata matrigna con chi le è fedele. Ma non si può sempre piangere; quand’anche fossero lacrime sante che lavano l’anima e la preparano a consolazioni celesti, la nostra fragile psiche, ferita dal peccato originale, ha bisogno di sollevarsi ogni tanto con quei mezzi umani che il buon Dio ha pur concesso alla nostra specie. Fra questi c’è senz’altro l’umorismo, che contiene un segreto per resistere alle peggiori prove dell’esistenza – segreto prezioso, soprattutto se la prova è del tutto inedita.
Non so se dobbiamo essergliene grati, ma ogni giorno il caro buontempone della pampa, per carpire il plauso dello Zeitgeist mondano, ci fornisce nuovi motivi per ridere o piangere, a seconda dello stato d’animo del momento. Una delle ultime sparate (ma già trita e ritrita nella sostanza) è che ci sono persone così buone che, per colpa degli altri, sono costrette a commettere reati perché non possono agire altrimenti; basterebbe regalare loro un sorriso o una carezza perché evitassero di farlo. Pensate per esempio a un drogato che vi punta addosso un coltello per derubarvi, o magari a un mafioso che spara nel mucchio per colpire uno come lui, o ancora a un adepto del novello califfo che stacca teste a ripetizione, e provate a dargli una carezza… Vi abbraccerà commosso e ritornerà un angioletto (ma non azzardatevi a provare a convertirlo, sarebbe gretto proselitismo; ancor meno a dirgli che il peccato grave non è lecito a nessuno e in nessuna circostanza, sarebbe bieco moralismo). Via, si parte tutti per la Siria!
Secondo la vulgata dei vaticanisti prezzolati, nel conclave del 2005 l’argentino sarebbe stato il favorito di un altro cardinale gesuita che si batteva da tempo per un “rinnovamento” radicale della Chiesa, ma era troppo anziano e malato per prenderne il timone. Nulla di più falso: risulta invece da testimonianze dirette che, interpellato sul confratello come nuovo candidato, il celebre biblista abbia respinto l’ipotesi con non celato disprezzo: «È troppo ignorante!». La superbia intellettuale, stigma dell’élite gesuitica radical-chic, preferì che diventasse papa il nemico giurato di sempre piuttosto che un personaggio di scarsa cultura, contando comunque su una futura strategia di boicottaggio sistematico… Una volta morto – a quanto pare suicida e, quindi, in odore di dannazione eterna – il paladino dei non credenti, al conclave successivo non ci fu più, evidentemente, l’opposizione del gruppo da lui capeggiato; il seguito lo conoscono tutti. La valutazione del livello di cultura dell’eletto è peraltro l’unico elemento su cui possiamo ritrovarci in sintonia con il defunto – oltre, naturalmente, la pur invisa scelta dell’ultimo autentico successore di Pietro.
L’ignoranza rappresenta di solito, sul piano morale, una scusante, eccetto quando si tratta di ignoranza crassa; la contestazione “colta” e pervicace della verità rivelata è invece un peccato ben più grave. Per ignoranza, ad ogni modo, si possono dire solenni sciocchezze senza nemmeno rendersi conto che esse ricadono sotto gli anatematismi (quelle limpide e liberanti proposizioni che iniziano con si quis dixerit e terminano conanathema sit) dei Concili di Trento e Vaticano I, che un pontefice dovrebbe almeno aver sentito nominare, se non altro nella sua giovinezza. Che le affermazioni incriminate non rientrino nel magistero ufficiale o esprimano eventualmente opinioni private non cambia nulla: si quis dixerit, è sufficiente averle pronunciate. Se poi non vengono nemmeno ritrattate, non c’è nulla da fare: la scomunica, in questi casi, è automatica. Qui non viene più da ridere, perché la situazione si fa tragica.
Un papa che cada in eresia cessa di esserlo ipso facto, ci assicura san Roberto Bellarmino. Se questo è chiaro a livello teologico, sul piano canonico la questione è ben più delicata: ci vorrebbe un concilio che dichiarasse formalmente l’eresia e chiedesse al papa di abiurare o di dimettersi – cosa impensabile, nella situazione attuale. Ma come si è potuto arrivare ad una simile degenerazione? La risposta è molto semplice: grazie a un concilio che è stato definito pastorale (senza peraltro che alcuno, in cinquant’anni, ci spiegasse che cosa ciò significhi esattamente), ma che in realtà ha provocato uno stravolgimento radicale delle convinzioni comuni concernenti i punti più importanti della fede, quelli per i quali vale o non vale la pena di credere e di appartenere alla Chiesa. È un innegabile dato di fatto: l’ermeneutica della rottura trova spesso consistente fondamento in testi costellati di affermazioni ambigue, imprecise o decisamente problematiche dal punto di vista dottrinale, per non parlare di quelli che, appena enunciato un principio in maniera cristallina, lo smentiscono subito dopo con ipotesi, riserve e considerazioni contrarie, o di quelle “eccezioni” vaghe e non ben delimitate che scardinano in pratica le norme poco prima ribadite… Non c’è che dire: le commissioni, controllate da vescovi e teologi progressisti, lavorarono con estrema finezza per ottenere il consenso dell’assise senza dare a vedere i loro veri obiettivi.
Tutti sanno che a un ladro, per forzare una porta o una finestra, basta trovare una fessura abbastanza larga per infilarvi il piede di porco; una volta penetrato nella casa, essa sarà alla sua mercé. Una piccola crepa può provocare il crollo di una diga possente, tanto è forte la pressione dell’acqua; poi si salvi chi può. Le cosiddette “aperture” del Vaticano II si sono ben presto trasformate da spiragli in voragini abissali, per la fede e la salvezza delle anime… Padre Pio soleva parlare delle riunioni che si tengono all’Inferno per architettare piani distruttivi a danno della Chiesa e chiedeva a Dio di poter morire prima di vederne lo sfacelo; fu accontentato giusto in tempo, ma lo sfascio era già iniziato. Egli profetizzò l’èra della falsa misericordia (quella che, anziché liberarne il peccatore, lo imprigiona nel suo peccato). Ora, nella “Chiesa rinnovata”, la sua figura è diventata un idolo, per molti che non vanno mai a Messa e a confessarsi non ci pensano neppure. Nonostante svariati tentativi, il diavolo non riuscì a neutralizzarlo in vita; che ci stia riuscendo adesso? La vendetta è in effetti un piatto che si mangia freddo, fosse pure mezzo secolo dopo. Ma il cornuto sa che gli rimane poco tempo; lo sapeva pure Padre Pio. Ride bene chi ride ultimo.
Attenti al lupo
Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. […] Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco (Mt 7, 15-16.19).
Sapete qual è uno dei frutti peggiori dei falsi profeti? È quella che gli specialisti di “morale” hanno battezzato opzione fondamentale. Secondo questa bella teoria, in parole povere, uno può pure rimpinzarsi ogni giorno di siti pornografici e andare a donne (o a uomini) più volte a settimana senza commettere peccato, dato che in realtà, nella sua coscienza, non approva quei comportamenti e non ne ha fatto una scelta di vita. È come dire che, siccome non sono d’accordo con chi compie certe azioni per convinzione, posso compierle tranquillamente ogni volta che ne ho voglia, purché non sia per orientamento stabile. Il medesimo “ragionamento” si può evidentemente estendere a qualsiasi crimine: violentare un bambino, strangolare la moglie, seviziare il convivente… tutto può essere moralmente scusato, basta che l’opzione di fondo di chi lo fa sia buona. Isteria, fariseismo o sfacciataggine all’ennesima potenza?
«Com’è possibile che succedano certe cose?… Ma dove andremo a finire?», ci si chiede sgomenti guardando il telegiornale. Con la premessa appena esposta, tuttavia, certi fatti non destano alcuna meraviglia; sono semplicemente l’ultima conseguenza di un’ideologia disastrosa. È pur vero che in proporzione, grazie a Dio, pochi hanno studiato una certa morale post… conciliare; ma quei pochi che l’hanno studiata, oltre a riportarne una deformazione mentale permanente, hanno poi provocato danni incalcolabili tramite il loro ministero, specie nella predicazione e nella confessione: è il cosiddetto effetto “sasso nello stagno”. Come potrebbero del resto correggere i fedeli pastori d’anime che usino, per giustificare i propri vizi, lo stesso escamotage che raccomandano agli altri?… o che sostengano che, andando a mignotte, non fanno del male a nessuno?… o che si appellino alla propria opzione fondamentale per sentirsi perfettamente in regola?… Quanti sacrilegi commettono poi dicendo Messa in quello stato!
Se un cristiano lotta contro un’attrazione per lo stesso sesso e si imbatte in un prete che lo assolve misericordiosamente assicurandogli che il buon Dio lo ha fatto così e che deve pertanto accettarsi, in quanto il vero peccato consiste nel rifiutare la propria condizione, che deve fare quel poveretto? Come minimo, far notare al confessore che sta bestemmiando il Creatore e insultando l’intelligenza del penitente. Ma poi, dove andrà a cercare qualcuno che lo aiuti realmente? Per fortuna – o meglio per grazia – lo Spirito Santo, Lui che è veramente misericordioso, trova ancora dei laici dotati di molto coraggio (ovvero di molto courage, dato che il movimento è di origine americana) e disposti a prendere sul serio l’immutabile Parola di salvezza. Certo, non saranno ricevuti in Vaticano come le associazioni “cattoliche” che si battono per i diritti degli omosessuali… ma che importa, ciò che conta è poter essere un giorno ricevuti in Paradiso.
Un alto rischio rimane tuttavia per quanti non sono in grado di smascherare i lupi travestiti da agnelli. Se poi si oppongono pure ottusamente a chi cerca di svegliarli, rinfacciandogli di non essere in sintonia con la star ecclesiastico-mondana del momento, rimane soltanto da pregare, consacrando in pari tempo al Cuore immacolato quanti più bambini possibile, perché almeno la Madonna li preservi dall’essere irrimediabilmente manipolati a casa e a scuola. Bisogna in effetti preparare una generazione nuova, che possa sostituire quella che non sarà in condizione di superare l’imminente castigo: «Io ho abbandonato la mia casa, ho ripudiato la mia eredità; ho consegnato ciò che ho di più caro nelle mani dei suoi nemici. […] Molti pastori hanno devastato la mia vigna, hanno calpestato il mio campo. Hanno fatto del mio campo prediletto un deserto desolato […]. Essi hanno seminato grano e mietuto spine, si sono stancati senza alcun vantaggio; restano confusi per il loro raccolto a causa dell’ira ardente del Signore» (Ger 12, 7.10.13).
Fra i ministri di Dio, in verità, non sono molti ad ammettere apertamente il proprio smarrimento per la cattiva qualità del raccolto o per la sua completa assenza: bisogna far comunque buon viso a cattivo gioco, ripetendosi a vicenda che, certo, i frutti pastorali non sono incoraggianti, ma ora tutto sta cambiando e ben presto turbe di gente assetata di misericordia invaderanno di nuovo le nostre parrocchie, ormai liberate dal timore di scontrarsi con clericali ostacoli alla loro ricerca… Appena terminato il “sinodo” che avrà imposto nuovi itinerari di riconciliazione per i fedeli in situazione irregolare, scatterà la sanatoria universale, già indetta in veste di “anno santo” pensato ad hoc. Ma in fin dei conti – come ci hanno insegnato – non dobbiamo cercare i risultati, noi lavoriamo per la gloria (quella di sentirci buoni e riconosciuti perché diamo tutto a tutti, senza mai dire di no a nessuno: le donne di strada, almeno, si fan pagare…). Tu credevi di essere un prete, ma in realtà volevano un assistente sociale – che in più dà pure un po’ di conforto spirituale, quando serve, e ogni tanto esegue qualche rito religioso, che non fa mai male. Basterà questo per non finire nel fuoco?
4° Convegno sul Motu proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI “Un tesoro per tutta la Chiesa”
4° Convegno sul Motu proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI “Un tesoro per tutta la Chiesa”
Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum Giovani e Tradizione
4° Convegno sul Motu proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI
“Un tesoro per tutta la Chiesa”
4° Convegno sul Motu proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI
“Un tesoro per tutta la Chiesa”
Roma, Pontificia Università San Tommaso (Angelicum), 13-14 giugno 2015
*****
Programma:Sabato 13 giugno 2015
Ore 8,00: Accoglienza e iscrizioni in segreteria
Chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (Angelicum)
Ore 8,30 Santa Messa Prelatizia di S.E.R. il Sig. Card. Raymond Leo Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta
Servizio liturgico: Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum
Coro liturgico: Suore Francescane dell’Immacolata
Aula Minor
Ore 9,30: Canto del Veni Creator
Apertura dei lavori: Don Marino Neri (Segretario del sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum – Moderatore del convegno)
Ore 9.40: Prolusione: P. Vincenzo M. Nuara O.P., Moderatore del Sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum e Presidente onorario dell’Associazione Giovani e Tradizione
Sessione mattutina
Ore 10,00: Intervento: S.E. R. il Sig. Card. Raymond Leo Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta: “La Tradizione come fondamento della liturgia cattolica”
Ore 10.30: 1^ Relazione:“Lex orandi-lex credendi nel Motu proprio Summorum Pontificum: un approccio teologico”, Prof. Dom. Cassian Folsom, O.S.B. (Pontificio Ateneo Sant’Anselmo- Roma)
Ore 11.10: pausa
Ore 11.30: 2^ Relazione: “Giustizia, religione, vero culto : la prospettiva di San Tommaso d’Aquino”, Prof. Giovanni Turco (Università degli Studi- Udine)
Ore 12.10: 3^ Relazione: “Il culto in spirito e verità: liturgia e simbolismo”, Don Marino Neri(Università degli Studi- Pavia)
OPINIONI: Il clero ha una grande responsabilità all'interno della Chiesa
Il neo-clero
Il clero ha una grande responsabilità all'interno della
Chiesa: è in grado di stimolare e far lievitare una realtà o, al contrario, di
deprimerla e necrotizzarla.
In Occidente, il concilio di Trento aveva certamente in
mente questo quando istituì i seminari, luoghi deputati alla formazione
intellettuale e spirituale del clero.
Non sono di quelle persone che pensano ai seminari come a
luoghi ideali. Come ogni scelta umana, anche questo tipo d'istituzioni
risentono di limiti e problematiche di varia natura emerse nel corso del tempo.
Ammetto, però, che la loro istituzione aveva un fine
positivo: formare un clero di alta qualità. Che ci sia riuscito o meno, poi, è
un altro paio di maniche e dipende da luoghi, tempi e persone. La caricatura
con la quale si apre questo post ci indica che, nonostante tutto, nella Francia
dell'Ancien Règime, il clero non era visto nel modo migliore e che i buoni
esempi continuavano a rimanere una minoranza.
Nel tempo attuale, tuttavia, è successo qualcosa di
totalmente nuovo, che solo in parte il mondo tradizionalista cattolico ha
notato: la nascita di un neo-clero. Questo neo-clero è in rottura più o meno
apertamente palese con il passato religioso ed è composto da uomini che,
francamente, potremo definire "né carne né pesce".
Non li si può qualificare laici, poiché appartengono ad
uno status differente, distinto e appartato da quello laicale.
Non li si può definire chierici, poiché hanno profonda idiosincrasia verso
tutto quello che definisce il chierico in senso proprio (il dedicarsi alla
preghiera, alla riflessione quotidiana sui misteri della fede, al santuario,
alla cura delle realtà ecclesiastiche, ad un'istruzione tradizionale...).
Sono sostanzialmente dei chierici desacralizzati che, appena
possono, preferiscono il bar all'oratorio, la piazza al presbiterio, la festa e
la danza alla compostezza ieratica. Nei casi più tristi, finiscono per avere
una doppia vita nella quale manifestano una grande scioltezza e una tranquilla
indifferenza, cosa impensabile fino a sessant'anni fa. In questa doppia vita
essi si sentono veramente loro stessi!
Non sono "né carne né pesce" ma desiderano la libertà dei laici,
pur non essendo tali, e i privilegi dei chierici, pur essendo contro la figura
tradizionale del chierico. In questo modo tengono i piedi su due staffe.
Man mano che nell'ambito di una Chiesa vengono meno le
vecchie generazioni, emerge sempre più la presenza di questo neo-clero un po'
adolescenziale, un po' semplicista, in spessi casi sans soucis e
superficiale, molto vitalista, sempre animato da una viscerale avversione alle
forme religiose tradizionali.
La gente di una certa età che ha ancora il ricordo di uno
stile più impegnato e riservato, denomina questi chierici in modo gentile ma
serio come “preti moderni”. In realtà, questa definizione significa
semplicemente “non preti”.
Già nei lontani anni '80 ricordo uno studente cattolico di
teologia che mi confidava: “In seminario ci danno un'istruzione ma non abbiamo
alcun modello da seguire. Chi devo seguire io? A chi mi devo ispirare?”. Costui
come tutti i suoi compagni di classe finì per divenire un “prete fai da te”,
ossia si ritagliò un'immagine di prete come pensava o credeva fosse meglio.
L'istituzione non voleva o non aveva il coraggio di fornigli alcun modello, men
che meno un modello sacrale, cosa aborrita già da allora. Oggi, che pure un
papa sta desacralizzando la sua figura, le cose sono ancor più precipitate
verso l'improvvisazione e la secolarizzazione.
Non si creda che questo sia un problema precipuo al mondo
cattolico. Anche altre realtà ecclesiastiche lo vivono da tempo, seppure in
forma e modalità diversa.
Ad esempio in Grecia esiste il fenomeno dei “
preti signorini”. Costoro, che tendono ad aumentare sempre più, sono preti
non sposati che non vivono in monastero. Sono iscritti nel numero dei monaci di
un monastero in modo puramente formale, per giustificare il fatto d'essere
celibi, ma non sono in grado di condurre una vita religiosa sotto l'obbedienza
di una regola. Ricordo uno di essi che molto sinceramente mi disse: “Non sono
in grado e non voglio vivere in monastero!”.
Questi “signorini” sono simili al clero latino con la
differenza che mentre in Occidente il clero si è ritagliato un
suo preciso status, in Oriente il “signorino” si fa uno status a
suo uso e consumo con il rischio di divenire molto individualista e, in fin dei
conti, di obbedire solo a se stesso. Queste persone, sottoposte ad un maggior
rischio d'individualimo, sono gli episcopabili odierni!
Per essere più chiaro ancora: un vescovo scelto da
questi “signorini” e con queste caratteristiche invece di
pensare al bonum ecclesiae, finirà per attingere ai soldi della
Chiesa e rimpinguare il suo conto corrente sottoponendo la Chiesa stessa ai
suoi capricci e promuovendo gente incapace e cortigiana, punendo ed isolando le
persone più degne. Sta succedendo e succederà sempre più ...
Ricordo un monaco atonita di una certa responsabilità che mi ripeteva:
"Stanno saccheggiando la Chiesa, la Chiesa è piena di ladri". Si
riferiva a questo. E non si creda che questo sia solo un problema orientale. È
un problema universale!
Per aliam viam, ci troviamo sempre dinnanzi alla
stessa problematica posta dall'esistenza del neo-clero. Nel caso greco il
neo-clero bizantino non può mostrare aperta antipatia per le tradizioni ma le
svitalizza rendendole pura formalità, cose da farsi per poi sbarazzarsi di
paramenti sacri e simboli religiosi e correre al caffé del paese per parlare di
amenità. Un appartenente al neo-clero greco, così, non s'immerge nella liturgia
come in un mistero con il quale riempire di grazia se stesso e i fedeli
(prospettiva spirituale-monastica, misterica e mistica) ma la tratta come il
palcoscenico di un teatro nel quale mostra se stesso e per questo solo fatto
cerca lodi e consensi. Invece di succedere il contrario come dovrebbe, Dio,
come in Occidente, diviene lo sfondo e l'uomo emerge in primo piano col rischio
di oscurare tutto.
Il neo-clero è un flagello per la Chiesa ovunque esso
appaia. Purtroppo questo flagello è quanto si merita l'uomo attuale, raramente
in grado di poter offrire una qualità migliore a se stesso e agli altri. Ecco,
quindi, una delle ragioni dell'implosione del Cristianesimo in se stesso:
quando il neo-clero diviene sempre più prevalente, Dio è spinto sempre più
sullo sfondo e l'uomo, con il pretesto di Dio, mette in mostra se stesso. Alla
fine è la Chiesa stessa che cambia natura e diviene qualcos'altro. Da questa
neo-chiesa i cristani fedeli non potranno che appartarsi o fuggire, essendo
oramai divenuta una realtà tossica. Ecco in parte spiegata la fuga dalla
pratica religiosa, in questi ultimi decenni.
7 commenti:
non penso sia prerogativa del neo-clero, non essere sale, ma
anche quelli precedente alla generazione 70-80-90 ad essere spenta e glielo si
legge negli occhi..
E' una prospettiva alla quale avevo pensato, in effetti. Ma
i difetti di un clero divenuto tale senza vocazione (un tempo era più frequente
di oggi) se sono sempre esistiti, oggi si assommano a situazioni decisamente
inedite come quelle di una società di fatto postcristiana con tutto quello che
ciò comporta.
Sacerdoti poco edificanti sono sempre esistiti. Ma una volta
si tendeva a nascondere o a negare i propri peccati, quand'anche non ci si
vergognava di essi. Oggi non è più così. Inoltre se un tempo esisteva una certa
obbedienza e collaborazione, oggi molti vescovi devono confessare che i preti
non obbediscono più. E i problemi di questo clero iniziano a contraddistinguere
i vescovi fino a salire sempre più in alto. Sono dati di fatto davanti ai quali
umanamente parlando non si può far nulla se non prenderne atto. Non voglio
rattristare nessuno ma neppure illudere.
In Oriente ci sono, non meno che da noi, pesanti problemi
umani con la particolarità di vescovi ignoranti, incapaci e indegni, moltissima
simonia... Questa è la realtà!
sì,ma dalla mie parti non è la simonia o la disubbidienza è
il problema, noto solo che anche le generazioni di preti che è nata negli '50
sta perdendo il significato dei riti e dei sacramenti...
La simonia è più un problema delle chiese orientali (in
Grecia per un semplice battesimo certi parroci chiedono 800 euro, se le pare
possibile!), la disobbedienza serpeggia un po' ovunque. Ma la mancanza di
significato è indice di una mancanza di vita spirituale.
vero, epperò come fanno ad avere vita spirituale se hanno
ucciso il Padre, per rincorrere il mondo e le sue ideologie mortifere?
Anonimo30
marzo 2015 07:26
Penso che questo genere di situazioni nasca quando c'è
troppo benessere, in Occidente come in Oriente.
Nella Chiesa cattolica ortodossa - almeno sulla carta - l'asscesi viene ancora
predicata e praticata da molti, mentre la Chiesa romana occidentale già dal
Medioevo aveva iniziato a tagliare le pratiche del digiuno e dell'astinenza
(famosi i castori classificati "animali acquatici" come i pesci), poi
a partire dal XV secolo furono ammessi in Quaresima anche formaggi e uova, fino
a Pio X, che permise anche la carne in alcuni giorni, per finire con Paolo VI,
che ha ridotto i giorni di digiuno a due (!) e l'astinenza ai soli Venerdì.
La Chiesa cattolica ortodossa russa forse è più sana, perché uscita da oltre 70
anni di persecuzione e privazioni.
Anacleto
È la comodità che ha fatto entrare nell'anima il verme della
decadenza.
Ma come dice giustamente lei non tutti gli ambienti del mondo ortodosso sono
marci. Ce ne sono pure di sani, per fortuna! L'impegno personale dev'essere
quello di espandere gli ambienti sani senza intrattenersi troppo a dar spago o
risonanza a quelli marci.
Tanto questi ultimi si fanno risonanza da soli: sono come le
teste di legno che fan sempre fracasso, segno che certe persone hanno un
disagio interiore che non trova riposo fintanto che non si allontanano dallo
smodato amore a se stessi...
31. Raymond Leo cardinale Burke. Permanere nella Verità di Cristo sul Santo Matrimonio
martedì 31 marzo 2015
Raymond Leo cardinale Burke. Permanere nella Verità di Cristo sul Santo Matrimonio
CHESTER, ENGLAND - 6 marzo 2015
Il testo è lungo e articolato; per cui l'ho reso disponibile anche nella versione pdf che, chi vuole, può scaricare da qui.
Introduzione
Discussione in corso circa la verità fondamentale del matrimonio
Testo integrale della presentazione del Card. Raymond Leo Burke del libro “Permanere nella Verità di Cristo: Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica”.
Il Card. Burke a Chester |
Si tratta di un documento che è e resta un insegnamento magistrale, arricchito da molte note Siamo orgogliosi di metterlo a disposizione per la condivisione e un fruttuoso approfondimento.
[Nostra traduzione dall'originale inglese]
[Nostra traduzione dall'originale inglese]
Il testo è lungo e articolato; per cui l'ho reso disponibile anche nella versione pdf che, chi vuole, può scaricare da qui.
Introduzione
È con grande piacere, ed è un grande onore per me, parlare con voi riguardo al Santo Matrimonio. Sono particolarmente onorato dalla presenza del Vescovo Mark Davied della Diocesi di Shrewsbury che mi ha accolto così calorosamente nella sua Diocesi, un uomo che io ammiro grandemente e con il quale ho potuto fare una piacevole visita nel corso della giornata. Esprimo la mia più profonda gratitudine a Mr. John Smeaton della Society for the Protection of Unborn Children [NdT: Società per la Protezione dei Nascituri] e dell’iniziativa Voice of the family [Voce della famiglia] per l’invito che mi ha rivolto a incontrarmi con voi oggi e a per affrontare le preoccupazioni più urgenti in materia di matrimonio e famiglia nel nostro tempo, specialmente alla luce dei lavori in corso al Sinodo dei Vescovi.
Ho ammirato molto l’apostolato della Società per la Protezione dei Nascituri nel corso del tempo e, negli ultimi anni, ho avuto il privilegio di conoscere personalmente John Smeaton, Capo Direttore Esecutivo. In tempi più recenti, durante la sessione di Ottobre 2014 del Sinodo dei Vescovi, sono stato testimone del lavoro della Voce della Famiglia, una federazione composta da 23 organizzazioni pro-life e a favore della famiglia, che è coordinata dalla Società per la Protezione dei Nascituri, sono felice di avere l’occasione di esprimere la mia stima per John Smeaton e per il suo staff che ha lavorato senza sosta con lui per comunicare accuratamente il lavoro della sessione 2014. La loro competenza era evidente. Così come era altrettanto evidente il loro profondissimo amore per Cristo e per il Suo Corpo Mistico, la Chiesa. Ringrazio voi, Società per la Protezione dei Nascituri e Voce della Famiglia, per il vostro preziosissimo servizio alla Chiesa e alla società in un momento tanto impegnativo. Prometto di continuare le mie preghiere quotidiane perché Dio benedica il vostro lavoro chiave, offerto per il bene di tutti nella Chiesa e specialmente per i più bisognosi e indifesi. In particolar modo, in una cultura che è così profondamente confusa e in errore circa le fondamentali verità del matrimonio e della famiglia, mi congratulo per i vostri sforzi tesi a mantenere la Verità riguardo al matrimonio in tutta la sua bellezza e bontà. È mia sincera speranza che la mia presenza e le mie parole vi diano ispirazione e forza per la vostra missione cruciale di salvaguardare e promuovere l’integrità del matrimonio e della famiglia come culla della vita umana e prima scuola per la sua crescita e sviluppo.
Nella mia presentazione, parlerò inizialmente della attuale discussione circa le verità fondamentali del matrimonio nella Chiesa, spiegando l’importanza degli studi riportati anche nel libro “Permanere nella Verità di Cristo: Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica” per assistere il Sinodo dei Vescovi nell’affrontare la situazione della famiglia nel nostro tempo. Quindi, affronterò lo stato della cultura secolare nella quale la Chiesa è chiamata a portare la propria missione a difesa della famiglia. In terzo luogo, parlerò della forma principale della missione della Chiesa, della nuova evangelizzazione e del ruolo chiave che la famiglia ha in questa missione. In un quarto momento, tratterò la parte più importante del Vangelo della Vita nella nuova evangelizzazione, includendo in particolare una trattazione dell’integrità dell’atto coniugale. Infine, illustrerò la relazione che c’è fra la legge morale naturale e l’insegnamento della Chiesa circa la vita umana e la sessualità umana.
Discussione in corso circa la verità fondamentale del matrimonio
Nel momento presente nella Chiesa credo che non vi sia una questione più seria per noi da affrontare della Verità a proposito del matrimonio. In un mondo nel quale l’integrità del matrimonio è stata sotto attacco per decenni, la Chiesa è rimasta fedele araldo della verità riguardo il piano di Dio per l’uomo e per la donna, nell’unione fedele, indissolubile e procreativa del matrimonio. Nel nostro tempo, certamente a causa di una costante pressione da parte di una cultura completamente secolarizzata, nella Chiesa si è fatto spazio per una crescente confusione e anche per molti errori, che hanno indebolito gravemente, se non totalmente compromesso, la testimonianza della Chiesa, a detrimento dell’intera società.
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8 commenti:
fossero pronti loro a rettificare gli errori aberrranti di 50 anni.
La speranza è sempre l'ultima a morire, anche se non ci credo.