Carissimo Amico/a
«Andavo per un sentiero incassato ed ombroso della mia campagna, narra un sacerdote contemporaneo, quando incontrai, dietro una macchia, una vecchina che custodiva le sue pecore, curva sul bastone:– Buongiorno, Catina.
– Buongiorno, signor parroco e compagnia.
– Ma come, nonnina? Sono solo, dove vede la compagnia?
Si raddrizza, e vedo il suo viso solcato di rughe e gli occhi chiari ancora belli. Mi dice seriamente:
– E che ne fa dell'angelo custode?
– Scusi, nonna. Stavo per dimenticare l'angelo custode; grazie di avermelo ricordato».
Cinque volte la giorno
Monsignor Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, scriveva ad una delle sue nipoti, religiosa, chiamata suor Angela: «Il tuo nome di religione deve incoraggiarti ad intrattenere rapporti familiari con il tuo angelo custode, ed altresì con tutti gli angeli custodi delle persone che conosci ed a cui vuoi bene nella Santa Chiesa e nella tua Congregazione. Che consolazione sentire presso di sè questo celeste custode, questa guida dei nostri passi, questo testimone delle nostre azioni più intime. Io stesso recito la preghiera «Angelo di Dio, che sei il mio custode» almeno cinque volte al giorno, e spesso mi intrattengo spiritualmente con lui, sempre nella calma e nella pace» (3 ottobre 1948).
All'uomo di oggi, abituato alle discipline scientifiche, ripugna ammettere l'esistenza di quel che non cade sotto i sensi e sfugge alla sperimentazione. Eppure il 'Credo' che recitiamo a Messa afferma che Dio è il Creatore del cielo e della terra, delle cose visibili ed invisibili. La professione di fede del Concilio Latera-
nense IV (1215) afferma che Dio ha, «fin dal principio del tempo, creato dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli ed il mondo terrestre; e poi l'essere umano, partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo». Questo è l'insegnamento costante della Chiesa.
L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede, vale a dire una verità rivelata da Dio. La fede nelle verità che Dio ci ha voluto rivelare è più certa di qualsiasi conoscenza umana, poichè si basa sulla testimonianza stessa di Dio, che non può nè ingannarsi nè ingannarci. La Scrittura, Parola di Dio (conservata, trasmessa e spiegata dalla Chiesa), afferma chiaramente l'esistenza degli angeli. Esistono fin dalla creazione (ved. Giobbe 38, 7, ove gli angeli sono chiamati «figli di Dio») e lungo tutta la storia della salvezza: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar ed il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la legge viene comunicata per mano loro, guidano il popolo di Dio, annunciano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. In particolare, è l'angelo Gabriele che annuncia la nascita del Precursore (San Giovanni Battista) e quella dello stesso Gesù (ved. Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC], 332).
Cristo è il Re degli angeli. Sono stati creati da lui e per lui (ved. Col. 1,16). Dall'Incarnazione all'Ascensione, la sua vita è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Cantano quando nasce, ed annunciano ai pastori la Buona Novella dell'Incarnazione. Proteggono l'infanzia di Cristo, lo servono nel deserto, lo confortano durante l'Agonia. Fanno conoscere alle pie donne la Risurrezione. Al ritorno di Cristo, saranno lì, al servizio del suo giudizio (ved. CCC, 333).
La vita di tutta la Chiesa e di ciascun uomo beneficia del potente aiuto degli angeli. Dall'infanzia fino alla morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (San Basilio, PG 29, 656B).
Un bellissimo segreto
«La fede ci insegna, diceva Papa Giovanni XXIII che nessuno di noi è solo. Non appena l'anima è creata da Dio per un nuovo essere umano, soprattutto quando la grazia dei sacramenti lo avvolge con la sua luce ineffabile, un angelo, che fa parte delle sante falangi degli spiriti celesti, viene chiamato per rimanergli accanto durante tutto il suo pellegrinaggio terrestre. Nel corso di una conversazione che ebbi con l'illustre Pontefice Pio XI, lo sentii esporre un bellissimo segreto, per confermare che la protezione dell'angelo custode dà sempre gioia, aggiusta tutte le difficoltà, riduce gli ostacoli. Quando mi capita, mi confidava Pio XI, di dover parlare con qualcuno che so negato per il ragionamento e con cui è necessario far appello ad una certa forma di persuasione, raccomando allora al mio angelo custode di informare di tutto l'angelo custode della persona che devo incontrare. In questo modo, una volta realizzata l'intesa fra i due spiriti superiori, il colloquio si svolge nelle migliori condizioni e si trova facilitato» (9 settembre 1962).
Padre Pio aveva l'abitudine di dire ai suoi amici: «Quando avete bisogno della mia preghiera, rivolgetevi al mio angelo custode, tramite il vostro». Infatti, gli angeli custodi sono messaggeri sicuri e veloci. Un aneddoto illustrerà questa verità: un pullman di pellegrini, in viaggio alla volta di San Giovanni Rotondo, luogo di residenza di Padre Pio, affronta, di notte, sugli Appennini, uno spaventoso temporale. Dapprima presi dal panico in mezzo ai lampi, i passeggeri si ricordano del consiglio del Padre, ed invocano il suo angelo. Grazie al suo soccorso, escono indenni dal frangente. Il giorno dopo, prima ancora che avessero il tempo di raccontargli le peripezie del viaggio, il religioso li accoglie sorridendo: «Ebbene, figlioli miei, questa notte mi avete svegliato e costretto a pregare per voi...». L'angelo custode aveva fedelmente eseguito la sua missione.
Il compito degli angeli non è solo quello di distogliere da noi i mali fisici. Ci guidano verso la pratica di tutte le virtù, sulla via che conduce alla perfezione. Sono sempre occupati a procurarci l'eterna salvezza ed a ferci vivere nell'amicizia di Dio. In questa loro opera, il loro amore per noi è puro, forte e costante. Fedeli alla loro missione, non diminuiscono il loro impegno e non ci abbandonano, anche se abbiamo la grande sventura di distoglierci da Dio attraverso il peccato grave. Così, come raccomanda San Bernardo: «Abbiamo una devozione ed una riconoscenza particolare per simili custodi: non manchiamo di amarli, di onorarli, tanto quanto possiamo, tanto quanto dobbiamo... Tutte le volte che ci sentiamo spinti da qualche tentazione violenta, e minacciati da qualche grande prova, invochiamo l'Angelo che ci custodisce, che ci guida, che ci assiste nelle nostre necessità e nelle nostre afflizioni... Prendiamo, insomma, l'abitudine di intrattenerci con i nostri buoni Angeli, in una familiarità particolare. Pensiamo a loro; rivolgiamoci a loro, con preghiere fervide e continue, poichè ci sono sempre vicini per difenderci e consolarci» (Sermone 12 sul Salmo 90, nn. 7, 9 e 10).
Rifiuto totale
Se la Rivelazione divina ci dà la consolazione di esser circondati da angeli potenti che ci proteggono, essa ci mostra anche altri spiriti, che sono i nostri nemici, impegnati a distoglierci da Dio con tutti i mezzi.
Questi spiriti, chiamati demoni o diavoli, il cui capo è Satana o Lucifero, sono angeli che Dio aveva creato buoni come gli altri: «Il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi», afferma il Concilio Lateranense IV. La Scrittura parla infatti di un peccato di questi angeli (ved. 2 Pt 2, 4). Tale peccato consiste nella libera scelta di questi spiriti creati, che hanno radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio ed il suo regno. Così sono incorsi nella dannazione eterna. È il carattere irrevocabile della scelta degli angeli, e non un difetto della misericordia divina, a far sì che il loro peccato non possa esser perdonato. «Non c'è possibilità di pentimento per essi dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte», dice San Giovanni Damasceno (De fide orthodoxa, 2, 4).
Fin dall'inizio dell'umanità, i demoni si sono sforzati di ispirare agli uomini il loro proprio spirito di ribellione contro Dio, per farli cadere nell'inferno. Si trova un riflesso della loro ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: Diventerete come Dio (Gen. 3, 5). Così, Satana porta l'uomo a trasgredire i divini comandamenti. Si sforza di far nascere la ribellione in colui che soffre (ved. Giobbe 1, 11; 2, 5-7); è all'origine della morte, che è entrata nel mondo insieme al peccato (ved. Sap. 2, 24). Nemico di Dio e della verità, si accanisce soprattutto ad impedire la predicazione della verità evangelica. Secondo Origene, Lucifero è rappresentato nell'Antico Testamento dal Faraone d'Egitto che, oberando gli Ebrei di lavoro e vietando loro di offrire il sacrificio a Dio, vuole impedire alle anime di alzare gli occhi al cielo, assorbendole nel desiderio e nella preoccupazione delle cose terrene. Perchè vuole soprattutto che nessuno cerchi il Creatore, che nessuno si ricordi del cielo, che è la vera patria di ciascuno (ved. Homiliae in Exodum, 2).
Il padre della menzogna
Fra i nomi che il Signore dà al demonio, nel Vangelo, quello che lo caratterizza forse maggiormente è quello di padre della menzogna (Giov. 8, 44). Esso è infatti l'ingannatore per eccellenza. Offre agli uomini una felicità illusoria e passeggera (ricchezze; onori; lussuria, sotto varie forme: masturbazione, fornicazione, adulterio, libera unione, contraccezione, omosessualità, ecc.). Per ingannare meglio, si sforza di passare inosservato, di far credere che non esiste, come ci ricorda Papa Giovanni Paolo II: «Le impressionanti parole dell'Apostolo San Giovanni: Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (1 Giov. 5, 19), alludono alla presenza di Satana nella storia dell'umanità, una presenza che aumenta man mano che l'uomo e l'umanità si allontanano da Dio. L'influenza dello spirito maligno può «nascondersi» in modo più profondo e più efficace: farsi ignorare corrisponde ai suoi «interessi». L'abilità di Satana nel mondo è quella di portare gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo o di un qualsiasi altro sistema di pensiero che cerca tutte le scappatoie possibili per non ammettere la sua opera» (3 agosto 1986). Papa Paolo VI diceva, il 15 novembre 1972: «Una delle più grandi necessità della Chiesa, oggi, è quella di difendersi contro quel male che chiamiamo il demonio... È il nemico numero uno, il tentatore per eccellenza. Sappiamo che quest'essere oscuro ed inquietante esiste veramente e che è sempre all'opera con una scaltrezza traditrice. È il nemico occulto che semina l'errore e l'infelicità nella storia umana... È il seduttore perfido ed astuto che sa insinuarsi in noi attraverso i sensi, l'immaginazione, la concupiscenza, la logica utopistica, i contatti sociali disordinati, per introdurre nei nostri atti deviazioni tanto nocive quanto apparentemente conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre aspirazioni istintive e profonde».
Certo, non bisogna vedere il diavolo dappertutto; tutti i peccati non sono direttamente dovuti alla sua azione: la nostra natura decaduta ed il mondo che ci circonda, in quanto sottomesso al potere del demonio (ved. 1 Giov. 5,19), ci portano sufficientemente al male da soli. «È comunque vero, tuttavia, che colui che non bada a se stesso con un certo rigore, si espone all'influenza del mistero di iniquità di cui parla San Paolo e compromette la propria salvezza» (Paolo VI, ibid.). Ma se Dio concede qualche potere al demonio sulla terra, se gli permette di tentarci, è per darci l'occasione di vincerlo, di guadagnare meriti per il cielo, e perchè Egli può far nascere il bene dal male.
Il combattimento contro il diavolo assume talvolta aspetti spettacolari come nella vita di Sant'Antonio il Grande.
Le lotte del Signore
Antonio è un giovane Egizio del terzo secolo. Avendo sentito, un giorno, i consigli di Gesù al giovane ricco: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi (Matt. 19, 16-21), distribuisce ai poveri tutti i suoi beni e si consacra ad una vita da asceta, nella preghiera continua e nell'esercizio delle virtù.
Ma il diavolo non è d'accordo. Prova, prima di tutto, a fargli abbandonare il suo modo di vita austero, attraverso il ricordo dei suoi beni, la preoccupazione per la sorella, l'amore del denaro, il desiderio di gloria e degli altri piaceri della vita; infine, l'apparente asprezza della virtù, e le dure fatiche che essa esige. Ma, vedendo che non ottiene nulla, affronta il giovane con suggestioni oscene. Questi, raddoppia le preghiere ed i digiuni. Il Nemico assume allora l'aspetto di una donna, per sedurlo, ma egli pensa a Cristo che ha nel cuore: medita ora sulla nobiltà della filiazione divina attraverso la grazia, ora sulla minaccia del fuoco che non si estingue e sul tormento del verme che non muore (ved Marco 9, 47), e vince così la tentazione.
Il demonio non si dà per vinto. Con il permesso divino, tormenta fisicamente Sant'Antonio, produce un chiasso orribile, che spaventa i testimoni, ed affligge il corpo del generoso atleta di Cristo di piaghe e dolori talmente vivi, che ne rimane come morto. Altre volte, è sotto l'apparenza di bestie feroci che gli spiriti maligni lo assalgono: leoni, orsi, leopardi, tori, serpenti, scorpioni, lupi... Sferzato e pungolato da essi, Antonio prova dolori sempre più violenti. Il che non gli impedisce di prendersi gioco degli assalitori: «Se aveste un qualsiasi potere, basterebbe che uno solo di voi venisse, ma il Signore vi ha tolto la forza, allora provate a spaventarmi con il numero. È un segno della vostra debolezza, il fatto che imitiate l'aspetto delle bestie feroci».
Queste dimostrazioni spettacolari del demonio non devono impressionarc al punto da produrre nelle nostre anime sentimenti di terrore, poco compatibili con la fiducia dovuta al Cuore di Gesù. Il diavolo non ha assolutamente nessun potere senza il permesso di Dio, che non lascerà mai che il nostro Nemico ci tenti al di là delle nostre forze. Secondo il paragone di San Cesario, il demonio è simile ad un cane legato alla catena. Può abbaiare molto forte, far baccano, ma non può mordere, cioè nuocere alla nostra anima, salvo se consentiamo volontariamente alla tentazione (Sermone, 121). D'altro canto, la potenza degli angeli che ci custodiscono prevale ampiamente su quella degli spiriti maligni.
Dopo i furiosi assalti che ha subito vittoriosamente, Antonio è riconfortato da una visione di Nostro Signore. Il monaco gli dice: «Dove eri, Signore? Perchè non sei apparso fin dall'inizio per far cessare i miei dolori? – Ero accanto a te, Antonio, aspettavo di vederti lottare. Poichè hai resistito, e con l'aiuto della mia grazia non sei stato vinto, sarò sempre il tuo soccorso e ti renderò celebre ovunque». Riconfortato nell'anima e nel corpo, il santo si rialza e riprende la sua vita da asceta, aspettando nuove prove e nuove vittorie (ved. Vita di Sant'Antonio, di Sant'Atanasio).
Le lotte sostenute dal Padre dei monaci contro il demonio, sotto un aspetto straordinario, rappresentano quelle che dobbiamo noi stessi condurre nella vita di tutti giorni, in modo meno spettacolare. Il demonio tenta talvolta proponendo piaceri sensuali. Altre volte, immerge l'uomo nelle tenebre, lo turba, lo assorbe in questioni basse e terrene, lo porta alla tristezza, alla diffidenza, alla pigrizia, allo scoraggiamento ed alla disperazione. Quest'ultimo modo di tentazione è abituale nei riguardi di quelle anime che progrediscono nel servizio di Dio. Per vincere le tentazioni, bisogna reagire concedendo più tempo e maggior attenzione alla preghiera o alla meditazione, facendo qualche piccolo sacrificio ed esaminando con cura la propria coscienza. Lungi dal nuocere, le suggestioni diaboliche diventano allora occasione di merito e di progresso nella virtù.
Un angelo di luce
Capita anche che il demonio si presenti a noi in modo seducente, come successe a Padre Maria Eugenio (1894-1967). Questo carmelita predicava un giorno un ritiro in un convento di Carmelitane. Lo si avverte che una suora di clausura desidera incontrarlo nel parlatorio. Vi si reca e si trova di fronte ad una religiosa che assomiglia perfettamente a Santa Teresa di Gesù Bambino. Essa comincia a fare un'infinità di complimenti al Padre, elogiandolo per le sue prediche, assicurandogli che diventerà un gran predicatore, ecc. Più essa parla, e più egli si sente male a suo agio. Si decide a farle una domanda: «Sorella, che cos'è l'umiltà?» A queste parole, la religiosa sparisce come per incanto; Padre Maria Eugenio riconosce allora il demonio. Così talvolta, esso si trasforma in angelo di luce e suggerisce dapprima all'anima pensieri buoni e santi, ma che si concludono con il turbamento, l'inquietudine e l'orgoglio. La vigilanza sui nostri pensieri, anche buoni, e l'umiltà sono mezzi sicuri per premunirci contro tali stratagemmi infernali. Il fatto di aprire la propria anima ad una guida spirituale può pure essere di gran soccorso (ved. Sant'Ignazio, Esercizi Spirituali, 326).
Dio custodisce e governa con la sua provvidenza tutto ciò che ha creato. Si cura di tutto, dalle minime cose fino ai più grandi eventi del mondo e della storia. Il suo disegno è quello di farci giungere all'eterna beatitudine, nel suo regno, dove condivideremo la sua stessa vita in una felicità perfetta. Per questo, si serve di tutte le creature. Fa parte del suo disegno provvidenziale far concorrere al nostro bene gli assalti dei demoni ed i soccorsi degli angeli buoni. Preghiamo dunque la Santa Vergine, che ha schiacciato la testa del serpente, San Giuseppe, Terrore dei demoni, San Michele e gli angeli custodi, di aiutarci a discernere le tentazioni diaboliche ed a seguire solo le ispirazioni celesti. Così, guidati dallo Spirito Santo, potremo compiere, un giorno dopo l'altro, la volontà divina.
È la grazia che chiediamo a Dio, per Lei e per tutti coloro che Le sono cari. Non dimentichiamo i Suoi defunti nelle nostre preghiere.
– Buongiorno, signor parroco e compagnia.
– Ma come, nonnina? Sono solo, dove vede la compagnia?
Si raddrizza, e vedo il suo viso solcato di rughe e gli occhi chiari ancora belli. Mi dice seriamente:
– E che ne fa dell'angelo custode?
– Scusi, nonna. Stavo per dimenticare l'angelo custode; grazie di avermelo ricordato».
Cinque volte la giorno
Monsignor Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, scriveva ad una delle sue nipoti, religiosa, chiamata suor Angela: «Il tuo nome di religione deve incoraggiarti ad intrattenere rapporti familiari con il tuo angelo custode, ed altresì con tutti gli angeli custodi delle persone che conosci ed a cui vuoi bene nella Santa Chiesa e nella tua Congregazione. Che consolazione sentire presso di sè questo celeste custode, questa guida dei nostri passi, questo testimone delle nostre azioni più intime. Io stesso recito la preghiera «Angelo di Dio, che sei il mio custode» almeno cinque volte al giorno, e spesso mi intrattengo spiritualmente con lui, sempre nella calma e nella pace» (3 ottobre 1948).
All'uomo di oggi, abituato alle discipline scientifiche, ripugna ammettere l'esistenza di quel che non cade sotto i sensi e sfugge alla sperimentazione. Eppure il 'Credo' che recitiamo a Messa afferma che Dio è il Creatore del cielo e della terra, delle cose visibili ed invisibili. La professione di fede del Concilio Latera-
nense IV (1215) afferma che Dio ha, «fin dal principio del tempo, creato dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli ed il mondo terrestre; e poi l'essere umano, partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo». Questo è l'insegnamento costante della Chiesa.
L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede, vale a dire una verità rivelata da Dio. La fede nelle verità che Dio ci ha voluto rivelare è più certa di qualsiasi conoscenza umana, poichè si basa sulla testimonianza stessa di Dio, che non può nè ingannarsi nè ingannarci. La Scrittura, Parola di Dio (conservata, trasmessa e spiegata dalla Chiesa), afferma chiaramente l'esistenza degli angeli. Esistono fin dalla creazione (ved. Giobbe 38, 7, ove gli angeli sono chiamati «figli di Dio») e lungo tutta la storia della salvezza: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar ed il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la legge viene comunicata per mano loro, guidano il popolo di Dio, annunciano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. In particolare, è l'angelo Gabriele che annuncia la nascita del Precursore (San Giovanni Battista) e quella dello stesso Gesù (ved. Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC], 332).
Cristo è il Re degli angeli. Sono stati creati da lui e per lui (ved. Col. 1,16). Dall'Incarnazione all'Ascensione, la sua vita è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Cantano quando nasce, ed annunciano ai pastori la Buona Novella dell'Incarnazione. Proteggono l'infanzia di Cristo, lo servono nel deserto, lo confortano durante l'Agonia. Fanno conoscere alle pie donne la Risurrezione. Al ritorno di Cristo, saranno lì, al servizio del suo giudizio (ved. CCC, 333).
La vita di tutta la Chiesa e di ciascun uomo beneficia del potente aiuto degli angeli. Dall'infanzia fino alla morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (San Basilio, PG 29, 656B).
Un bellissimo segreto
«La fede ci insegna, diceva Papa Giovanni XXIII che nessuno di noi è solo. Non appena l'anima è creata da Dio per un nuovo essere umano, soprattutto quando la grazia dei sacramenti lo avvolge con la sua luce ineffabile, un angelo, che fa parte delle sante falangi degli spiriti celesti, viene chiamato per rimanergli accanto durante tutto il suo pellegrinaggio terrestre. Nel corso di una conversazione che ebbi con l'illustre Pontefice Pio XI, lo sentii esporre un bellissimo segreto, per confermare che la protezione dell'angelo custode dà sempre gioia, aggiusta tutte le difficoltà, riduce gli ostacoli. Quando mi capita, mi confidava Pio XI, di dover parlare con qualcuno che so negato per il ragionamento e con cui è necessario far appello ad una certa forma di persuasione, raccomando allora al mio angelo custode di informare di tutto l'angelo custode della persona che devo incontrare. In questo modo, una volta realizzata l'intesa fra i due spiriti superiori, il colloquio si svolge nelle migliori condizioni e si trova facilitato» (9 settembre 1962).
Padre Pio aveva l'abitudine di dire ai suoi amici: «Quando avete bisogno della mia preghiera, rivolgetevi al mio angelo custode, tramite il vostro». Infatti, gli angeli custodi sono messaggeri sicuri e veloci. Un aneddoto illustrerà questa verità: un pullman di pellegrini, in viaggio alla volta di San Giovanni Rotondo, luogo di residenza di Padre Pio, affronta, di notte, sugli Appennini, uno spaventoso temporale. Dapprima presi dal panico in mezzo ai lampi, i passeggeri si ricordano del consiglio del Padre, ed invocano il suo angelo. Grazie al suo soccorso, escono indenni dal frangente. Il giorno dopo, prima ancora che avessero il tempo di raccontargli le peripezie del viaggio, il religioso li accoglie sorridendo: «Ebbene, figlioli miei, questa notte mi avete svegliato e costretto a pregare per voi...». L'angelo custode aveva fedelmente eseguito la sua missione.
Il compito degli angeli non è solo quello di distogliere da noi i mali fisici. Ci guidano verso la pratica di tutte le virtù, sulla via che conduce alla perfezione. Sono sempre occupati a procurarci l'eterna salvezza ed a ferci vivere nell'amicizia di Dio. In questa loro opera, il loro amore per noi è puro, forte e costante. Fedeli alla loro missione, non diminuiscono il loro impegno e non ci abbandonano, anche se abbiamo la grande sventura di distoglierci da Dio attraverso il peccato grave. Così, come raccomanda San Bernardo: «Abbiamo una devozione ed una riconoscenza particolare per simili custodi: non manchiamo di amarli, di onorarli, tanto quanto possiamo, tanto quanto dobbiamo... Tutte le volte che ci sentiamo spinti da qualche tentazione violenta, e minacciati da qualche grande prova, invochiamo l'Angelo che ci custodisce, che ci guida, che ci assiste nelle nostre necessità e nelle nostre afflizioni... Prendiamo, insomma, l'abitudine di intrattenerci con i nostri buoni Angeli, in una familiarità particolare. Pensiamo a loro; rivolgiamoci a loro, con preghiere fervide e continue, poichè ci sono sempre vicini per difenderci e consolarci» (Sermone 12 sul Salmo 90, nn. 7, 9 e 10).
Rifiuto totale
Se la Rivelazione divina ci dà la consolazione di esser circondati da angeli potenti che ci proteggono, essa ci mostra anche altri spiriti, che sono i nostri nemici, impegnati a distoglierci da Dio con tutti i mezzi.
Questi spiriti, chiamati demoni o diavoli, il cui capo è Satana o Lucifero, sono angeli che Dio aveva creato buoni come gli altri: «Il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi», afferma il Concilio Lateranense IV. La Scrittura parla infatti di un peccato di questi angeli (ved. 2 Pt 2, 4). Tale peccato consiste nella libera scelta di questi spiriti creati, che hanno radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio ed il suo regno. Così sono incorsi nella dannazione eterna. È il carattere irrevocabile della scelta degli angeli, e non un difetto della misericordia divina, a far sì che il loro peccato non possa esser perdonato. «Non c'è possibilità di pentimento per essi dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte», dice San Giovanni Damasceno (De fide orthodoxa, 2, 4).
Fin dall'inizio dell'umanità, i demoni si sono sforzati di ispirare agli uomini il loro proprio spirito di ribellione contro Dio, per farli cadere nell'inferno. Si trova un riflesso della loro ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: Diventerete come Dio (Gen. 3, 5). Così, Satana porta l'uomo a trasgredire i divini comandamenti. Si sforza di far nascere la ribellione in colui che soffre (ved. Giobbe 1, 11; 2, 5-7); è all'origine della morte, che è entrata nel mondo insieme al peccato (ved. Sap. 2, 24). Nemico di Dio e della verità, si accanisce soprattutto ad impedire la predicazione della verità evangelica. Secondo Origene, Lucifero è rappresentato nell'Antico Testamento dal Faraone d'Egitto che, oberando gli Ebrei di lavoro e vietando loro di offrire il sacrificio a Dio, vuole impedire alle anime di alzare gli occhi al cielo, assorbendole nel desiderio e nella preoccupazione delle cose terrene. Perchè vuole soprattutto che nessuno cerchi il Creatore, che nessuno si ricordi del cielo, che è la vera patria di ciascuno (ved. Homiliae in Exodum, 2).
Il padre della menzogna
Fra i nomi che il Signore dà al demonio, nel Vangelo, quello che lo caratterizza forse maggiormente è quello di padre della menzogna (Giov. 8, 44). Esso è infatti l'ingannatore per eccellenza. Offre agli uomini una felicità illusoria e passeggera (ricchezze; onori; lussuria, sotto varie forme: masturbazione, fornicazione, adulterio, libera unione, contraccezione, omosessualità, ecc.). Per ingannare meglio, si sforza di passare inosservato, di far credere che non esiste, come ci ricorda Papa Giovanni Paolo II: «Le impressionanti parole dell'Apostolo San Giovanni: Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (1 Giov. 5, 19), alludono alla presenza di Satana nella storia dell'umanità, una presenza che aumenta man mano che l'uomo e l'umanità si allontanano da Dio. L'influenza dello spirito maligno può «nascondersi» in modo più profondo e più efficace: farsi ignorare corrisponde ai suoi «interessi». L'abilità di Satana nel mondo è quella di portare gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo o di un qualsiasi altro sistema di pensiero che cerca tutte le scappatoie possibili per non ammettere la sua opera» (3 agosto 1986). Papa Paolo VI diceva, il 15 novembre 1972: «Una delle più grandi necessità della Chiesa, oggi, è quella di difendersi contro quel male che chiamiamo il demonio... È il nemico numero uno, il tentatore per eccellenza. Sappiamo che quest'essere oscuro ed inquietante esiste veramente e che è sempre all'opera con una scaltrezza traditrice. È il nemico occulto che semina l'errore e l'infelicità nella storia umana... È il seduttore perfido ed astuto che sa insinuarsi in noi attraverso i sensi, l'immaginazione, la concupiscenza, la logica utopistica, i contatti sociali disordinati, per introdurre nei nostri atti deviazioni tanto nocive quanto apparentemente conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre aspirazioni istintive e profonde».
Certo, non bisogna vedere il diavolo dappertutto; tutti i peccati non sono direttamente dovuti alla sua azione: la nostra natura decaduta ed il mondo che ci circonda, in quanto sottomesso al potere del demonio (ved. 1 Giov. 5,19), ci portano sufficientemente al male da soli. «È comunque vero, tuttavia, che colui che non bada a se stesso con un certo rigore, si espone all'influenza del mistero di iniquità di cui parla San Paolo e compromette la propria salvezza» (Paolo VI, ibid.). Ma se Dio concede qualche potere al demonio sulla terra, se gli permette di tentarci, è per darci l'occasione di vincerlo, di guadagnare meriti per il cielo, e perchè Egli può far nascere il bene dal male.
Il combattimento contro il diavolo assume talvolta aspetti spettacolari come nella vita di Sant'Antonio il Grande.
Le lotte del Signore
Antonio è un giovane Egizio del terzo secolo. Avendo sentito, un giorno, i consigli di Gesù al giovane ricco: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi (Matt. 19, 16-21), distribuisce ai poveri tutti i suoi beni e si consacra ad una vita da asceta, nella preghiera continua e nell'esercizio delle virtù.
Ma il diavolo non è d'accordo. Prova, prima di tutto, a fargli abbandonare il suo modo di vita austero, attraverso il ricordo dei suoi beni, la preoccupazione per la sorella, l'amore del denaro, il desiderio di gloria e degli altri piaceri della vita; infine, l'apparente asprezza della virtù, e le dure fatiche che essa esige. Ma, vedendo che non ottiene nulla, affronta il giovane con suggestioni oscene. Questi, raddoppia le preghiere ed i digiuni. Il Nemico assume allora l'aspetto di una donna, per sedurlo, ma egli pensa a Cristo che ha nel cuore: medita ora sulla nobiltà della filiazione divina attraverso la grazia, ora sulla minaccia del fuoco che non si estingue e sul tormento del verme che non muore (ved Marco 9, 47), e vince così la tentazione.
Il demonio non si dà per vinto. Con il permesso divino, tormenta fisicamente Sant'Antonio, produce un chiasso orribile, che spaventa i testimoni, ed affligge il corpo del generoso atleta di Cristo di piaghe e dolori talmente vivi, che ne rimane come morto. Altre volte, è sotto l'apparenza di bestie feroci che gli spiriti maligni lo assalgono: leoni, orsi, leopardi, tori, serpenti, scorpioni, lupi... Sferzato e pungolato da essi, Antonio prova dolori sempre più violenti. Il che non gli impedisce di prendersi gioco degli assalitori: «Se aveste un qualsiasi potere, basterebbe che uno solo di voi venisse, ma il Signore vi ha tolto la forza, allora provate a spaventarmi con il numero. È un segno della vostra debolezza, il fatto che imitiate l'aspetto delle bestie feroci».
Queste dimostrazioni spettacolari del demonio non devono impressionarc al punto da produrre nelle nostre anime sentimenti di terrore, poco compatibili con la fiducia dovuta al Cuore di Gesù. Il diavolo non ha assolutamente nessun potere senza il permesso di Dio, che non lascerà mai che il nostro Nemico ci tenti al di là delle nostre forze. Secondo il paragone di San Cesario, il demonio è simile ad un cane legato alla catena. Può abbaiare molto forte, far baccano, ma non può mordere, cioè nuocere alla nostra anima, salvo se consentiamo volontariamente alla tentazione (Sermone, 121). D'altro canto, la potenza degli angeli che ci custodiscono prevale ampiamente su quella degli spiriti maligni.
Dopo i furiosi assalti che ha subito vittoriosamente, Antonio è riconfortato da una visione di Nostro Signore. Il monaco gli dice: «Dove eri, Signore? Perchè non sei apparso fin dall'inizio per far cessare i miei dolori? – Ero accanto a te, Antonio, aspettavo di vederti lottare. Poichè hai resistito, e con l'aiuto della mia grazia non sei stato vinto, sarò sempre il tuo soccorso e ti renderò celebre ovunque». Riconfortato nell'anima e nel corpo, il santo si rialza e riprende la sua vita da asceta, aspettando nuove prove e nuove vittorie (ved. Vita di Sant'Antonio, di Sant'Atanasio).
Le lotte sostenute dal Padre dei monaci contro il demonio, sotto un aspetto straordinario, rappresentano quelle che dobbiamo noi stessi condurre nella vita di tutti giorni, in modo meno spettacolare. Il demonio tenta talvolta proponendo piaceri sensuali. Altre volte, immerge l'uomo nelle tenebre, lo turba, lo assorbe in questioni basse e terrene, lo porta alla tristezza, alla diffidenza, alla pigrizia, allo scoraggiamento ed alla disperazione. Quest'ultimo modo di tentazione è abituale nei riguardi di quelle anime che progrediscono nel servizio di Dio. Per vincere le tentazioni, bisogna reagire concedendo più tempo e maggior attenzione alla preghiera o alla meditazione, facendo qualche piccolo sacrificio ed esaminando con cura la propria coscienza. Lungi dal nuocere, le suggestioni diaboliche diventano allora occasione di merito e di progresso nella virtù.
Un angelo di luce
Capita anche che il demonio si presenti a noi in modo seducente, come successe a Padre Maria Eugenio (1894-1967). Questo carmelita predicava un giorno un ritiro in un convento di Carmelitane. Lo si avverte che una suora di clausura desidera incontrarlo nel parlatorio. Vi si reca e si trova di fronte ad una religiosa che assomiglia perfettamente a Santa Teresa di Gesù Bambino. Essa comincia a fare un'infinità di complimenti al Padre, elogiandolo per le sue prediche, assicurandogli che diventerà un gran predicatore, ecc. Più essa parla, e più egli si sente male a suo agio. Si decide a farle una domanda: «Sorella, che cos'è l'umiltà?» A queste parole, la religiosa sparisce come per incanto; Padre Maria Eugenio riconosce allora il demonio. Così talvolta, esso si trasforma in angelo di luce e suggerisce dapprima all'anima pensieri buoni e santi, ma che si concludono con il turbamento, l'inquietudine e l'orgoglio. La vigilanza sui nostri pensieri, anche buoni, e l'umiltà sono mezzi sicuri per premunirci contro tali stratagemmi infernali. Il fatto di aprire la propria anima ad una guida spirituale può pure essere di gran soccorso (ved. Sant'Ignazio, Esercizi Spirituali, 326).
Dio custodisce e governa con la sua provvidenza tutto ciò che ha creato. Si cura di tutto, dalle minime cose fino ai più grandi eventi del mondo e della storia. Il suo disegno è quello di farci giungere all'eterna beatitudine, nel suo regno, dove condivideremo la sua stessa vita in una felicità perfetta. Per questo, si serve di tutte le creature. Fa parte del suo disegno provvidenziale far concorrere al nostro bene gli assalti dei demoni ed i soccorsi degli angeli buoni. Preghiamo dunque la Santa Vergine, che ha schiacciato la testa del serpente, San Giuseppe, Terrore dei demoni, San Michele e gli angeli custodi, di aiutarci a discernere le tentazioni diaboliche ed a seguire solo le ispirazioni celesti. Così, guidati dallo Spirito Santo, potremo compiere, un giorno dopo l'altro, la volontà divina.
È la grazia che chiediamo a Dio, per Lei e per tutti coloro che Le sono cari. Non dimentichiamo i Suoi defunti nelle nostre preghiere.
Dom Antoine Marie osb
AVE MARIA PURISSIMA!