mercoledì 23 aprile 2014

Palabras divinas


“Di a mis Sacerdotes que los pecadores empedernidos se derretirán a causa de sus palabras, cuando hablen sobre mi insondable Misericordia y sobre la compasión que mi Corazón tiene para con ellos”.

“Las almas que acudan al Tribunal de la Misericordia encontrarán los más sorprendentes milagros, pues cuando te acerques a confesar, debes saber que Yo mismo te espero en el confesionario, oculto en el Sacerdote”.

“Yo no puedo castigar al que confía en mi Misericordia. Castigo cuando se me obliga. Pero antes de venir como Juez el Día de la Justicia, Yo abro las puertas de mi Amor y concedo el tiempo de la Misericordia”

martedì 22 aprile 2014

Il santo Matrimonio



Card. Caffarra. L’indissolubilità del matrimonio è un dono non una norma

Perorazione del cardinal Caffarra dopo il concistoro 
e il rapporto Kasper.
Bologna. Due settimane dopo il concistoro sulla famiglia, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, affronta con il Foglio i temi all’ordine del giorno del Sinodo straordinario del prossimo ottobre e di quello ordinario del 2015: matrimonio, famiglia, dottrina dell’Humanae Vitae, penitenza.


La “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II è al centro di un fuoco incrociato. Da una parte si dice che è il fondamento del Vangelo della famiglia, dall’altra che è un testo superato. È pensabile un suo aggiornamento?

Se si parla del gender e del cosiddetto matrimonio omosessuale, è vero che al tempo della Familiaris Consortio non se ne parlava. Ma di tutti gli altri problemi, soprattutto dei divorziati-risposati, se ne è parlato lungamente. Di questo sono un testimone diretto, perché ero uno dei consultori del Sinodo del 1980.

lunedì 21 aprile 2014

Inno Acatisto alla Madre di Dio



Inno Acatisto alla Madre di Dio

L'inno Acatisto (dal greco Akáthistos) è il più antico inno in onore della Vergine Maria e ha avuto grande influenza nell’iconografia bizantina: molte icone illustrano i suoi passi. Sembra che l’autore – rimasto anonimo – sia stato Romano il Melode (491-518) che lo compose per ringraziare la Vergine di aver liberato Costantinopoli da un’irruzione di barbari. Un canone fu aggiunto da Giuseppe il Siculo detto “l’Innografo” (813-883), spesso cantato assieme all’inno Acatisto.


La parola acatisto in greco vuol dire "non seduto": nel recitarlo i fedeli devono stare in piedi ed è per questo che l’inno Acatisto è in realtà considerato un contacio (gli inni si cantano seduti). Consta di 24 strofe ed è cantato ufficialmente in periodi dell’anno diversi a seconda del tipo di chiesa ortodossa, così come differenti sono le preghiere che inframmezzano l’inno (una versione – slava – è scritta in corsivo) in particolari ricorrenze. Ufficiosamente i fedeli lo recitano molto spesso, anche tutti i giorni, ottenendo indulgenze.

Dell’inno Acatisto esistono diverse traduzioni e differenti varianti (greca e slava): qui si è preferito privilegiare la chiarezza più che l’esattezza delle costruzioni originali. Per esempio, tra “Salve” e “Gioisci” si è preferito quest’ultimo perché più rispondente allo spirito di festa.



1
Accolto l'ordine dell’arcana missione, senza indugio l'Angelo si presenta alla dimora di Giuseppe e dice alla Vergine: Colui che discendendo fa piegare i cieli si racchiude senza mutamento tutto in te. E, vedendolo prendere nel tuo grembo la figura di servo, stupito e a te esclamo: Gioisci, o Sposa Semprevergine!

2
Il primo fra gli angeli fu inviato dal cielo a recare il saluto alla Madre di Dio e vedendoti assumere con la voce incorporea un corpo, o Signore, al solo saluto, restò attonito e rivolto a lei esclamava così:
Gioisci, per te splenderà la gioia;
Gioisci, per te cesserà la maledizione;
Gioisci, redenzione del caduto Adamo;
Gioisci, riscatto delle lacrime di Eva;
Gioisci, altezza inaccessibile all'intelligenza dell'uomo;
Gioisci, profondità insondabile alla mente degli angeli;
Gioisci, sei divenuta il trono del Re;
Gioisci, perché reggi Colui che tutto regge;
Gioisci, stella che annunci il sole;
Gioisci, grembo della divina incarnazione;
Gioisci, per te si rinnova la creazione;
Gioisci, per te si fa bambino il Creatore.
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

3
Sapendosi in purezza, la Santa Vergine risponde a Gabriele senza timore: “La stranezza del tuo parlare risulta incomprensibile alla mia anima. Tu annunci una maternità in un seno verginale esclamando: Alleluia?”

4
Desiderando la Vergine conoscere il mistero, esclamò al santo servitore: “Dal mio grembo votato alla verginità, dimmi come può essere generato un figlio?” E l’Angelo le rispose con riverenza soltanto questo:
Gioisci, partecipante al mistero ineffabile;
Gioisci, credente di ciò che matura nel silenzio;
Gioisci, preludio ai miracoli di Cristo;
Gioisci, compendio dei suoi dogmi;
Gioisci, scala celeste per cui discese Iddio;
Gioisci, ponte che conduce dalla terra al cielo;
Gioisci, degli Angeli inaudito prodigio;
Gioisci, dei demoni terribile sconfitta;
Gioisci, perché generasti ineffabilmente la Luce;
Gioisci, perché a nessuno hai rivelato il mistero;
Gioisci, perché trascendi la conoscenza dei sapienti;
Gioisci, perché illumini la mente dei credenti;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

5
La potenza dell'Altissimo coprì allora con la sua ombra la Vergine affinché concepisse; e il suo seno senza frutto si trasformò in campo fertile per coloro che vogliono cogliervi salvezza, cantando: Alleluia!

6
Accolto Dio nel grembo, la Vergine corse verso Elisabetta e il figlio di costei riconobbe subito il suo saluto e gioì e con balzi, quasi cantici, esclamava alla Madre di Dio:
Gioisci, virgulto di pianta che non si dissecca;
Gioisci, possesso di un frutto che non marcisce;
Gioisci, perché allevi Colui che con amore nutre gli uomini;
Gioisci, perché generi Colui che crea la nostra vita;
Gioisci, terreno che produce abbondanza di misericordia;
Gioisci, mensa che porti ricchezza di propiziazione;
Gioisci, perché fai fiorire il giardino di delizie;
Gioisci, perché prepari un rifugio per le anime;
Gioisci, profumo che rende gradite le suppliche;
Gioisci, propiziatrice di perdono al mondo intero;
Gioisci, compiacenza di Dio verso gli uomini;
Gioisci, fiducia degli uomini verso Dio;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

7
Aveva dentro di sé una tempesta di pensieri contrastanti il prudente Giuseppe. Era sconvolto: ti sapeva vergine ma sospettava un’unione furtiva, o Immacolata. Ma appena apprese il tuo concepimento per opera dello Spirito Santo disse: Alleluia!
A Te, o Madre di Dio, che guidasti la nostra difesa, innalziamo l’inno della vittoria e della riconoscenza, per essere stata salvati da terribili sciagure. Tu, dunque, nella tua potenza invincibile, liberaci da ogni sorta di pericoli, cosicché a Te si esclami: Gioisci, o Sposa Semprevergine.

8
I pastori udirono gli angeli che inneggiavano alla venuta di Cristo incarnato e, accorrendo a lui come verso il Pastore, lo videro quale Agnello senza macchia nutrirsi nel seno di Maria e dissero inneggiando a lei:
Gioisci, Madre dell'Agnello e del Pastore;
Gioisci, ovile del gregge spirituale;
Gioisci, difesa contro i nemici invisibili;
Gioisci, chiave che apre le porte del Paradiso;
Gioisci, perché il cielo si rallegra con la terra;
Gioisci, perché la terra si allieta con i cieli;
Gioisci, voce degli Apostoli che mai tace;
Gioisci, coraggio invincibile dei martiri;
Gioisci, forte baluardo della fede;
Gioisci, fulgido vessillo della grazia;
Gioisci, perché spogliasti il regno dei morti;
Gioisci, perché ci rivestisti di gloria;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

9
I Magi scorsero la stella che guidava verso Dio e seguirono la sua luce usandola come fiaccola, con essa cercavano il potente Sovrano e, raggiunto l'Irraggiungibile, lo salutarono acclamando: Alleluia!

10
I figli dei Caldei videro in mano della Vergine Colui che plasmò con le sue mani l'uomo; lo riconobbero come il Signore, benché avesse preso figura di servo, e si affrettarono ad adorarlo con doni ed esclamare alla Benedetta:
Gioisci, Madre dell'astro che mai tramonta;
Gioisci, splendore del mistico giorno;
Gioisci, perché hai spento la fucina dell'inganno;
Gioisci, perché illumini gli iniziati al mistero della Trinità;
Gioisci, perché hai spodestato il crudele tiranno degli uomini dal suo impero;
Gioisci, perché hai manifestato Cristo Signore amico dell'uomo;
Gioisci, perché ci liberi dal culto pagano;
Gioisci, perché ci salvi dalle opere di corruzione;
Gioisci, perché hai posto fine all'adorazione del fuoco;
Gioisci, perché hai allontanato la fiamma delle passioni;
Gioisci, guida di saggezza per i credenti;
Gioisci, gioia di tutte le generazioni;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

11
Diventati divini messaggeri, i Magi si avviarono verso Babilonia, dove portarono a compimento il tuo responso e a tutti proclamarono Te o Cristo, senza curarsi dello stolto Erode, che non seppe cantare: Alleluia!

12
In Egitto hai fatto splendere la luce della verità dissipando le tenebre della menzogna; gli idoli infatti, o Salvatore, non sostennero la tua possanza e crollarono; e coloro che se ne andarono liberi acclamarono la Madre di Dio:
Gioisci, perché risollevi gli uomini;
Gioisci, perché abbatti i demoni;
Gioisci, perché hai calpestato dell'inganno dell’errore;
Gioisci, perché hai smascherato la falsità degli idoli;
Gioisci, onda del mare che sommergi il pur avveduto Faraone;
Gioisci, roccia che abbeveri chi ha sete della vita;
Gioisci, colonna di fuoco, che guida coloro che sono nelle tenebre;
Gioisci, protezione del mondo più grande della nube;
Gioisci, cibo sostitutivo della manna;
Gioisci, perché distribuisci il santo alimento dell’allegrezza;
Gioisci, perché sei la terra della promessa;
Gioisci, perché da te sgorgano miele e latte;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

13
Tu fosti presentato bambinello a Simeone mentre ormai stava per abbandonare questo presente mondo fallace, ma egli ti riconobbe come Dio perfetto e per questo ammirò l'ineffabile tua sapienza esclamando: Alleluia!
A Te, o Madre di Dio, che guidasti la nostra difesa, innalziamo l’inno della vittoria e della riconoscenza, per essere stata salvati da terribili sciagure. Tu, dunque, nella tua potenza invincibile, liberaci da ogni sorta di pericoli, cosicché a Te si esclami: Gioisci, o Sposa Semprevergine.

14
Una nuova creazione rivelò il Creatore apparso fra noi sue creature; poiché germinato da un grembo incontaminato lo conservò intatto quale era prima, così noi, contemplando il miracolo, inneggiamo alla Vergine, esclamando:
Gioisci, fiore della verginità;
Gioisci, corona della castità,
Gioisci, perché fai risplendere l'immagine della (nostra) resurrezione;
Gioisci, perché ci manifesti la vita angelica;
Gioisci, albero dai magnifici frutti che nutrono i fedeli;
Gioisci, pianta dalle ombrose fronde che offrono riparo a molti;
Gioisci, perché hai portato in seno Colui che è guida degli erranti;
Gioisci, perché hai dato alla luce Colui che è il liberatore dei prigionieri;
Gioisci, perché sei la nostra propiziatrice presso il giusto Giudice;
Gioisci, perché sei la riconciliazione per molti peccatori;
Gioisci, perché dai rifugio a chi è privo di fiducia;
Gioisci, perché possiedi un amore che supera ogni desiderio;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

15
Mirando questa prodigiosa natività, distacchiamoci da questo mondo, elevando la nostra mente al cielo; perché l'Altissimo apparve sulla terra come umile uomo, per attrarre in alto coloro che a lui acclamano: Alleluia!

16
L’incomprensibile Verbo discese in terra nella sua pienezza senza per nulla allontanarsi dai cieli; perché con condiscendenza divina e non mutazione di luogo si abbassò e nacque dalla Vergine che, assorta in Dio, udiva:
Gioisci, dimora del Dio infinito;
Gioisci, porta di un venerando mistero;
Gioisci, verità incomprensibile per chi non crede;
Gioisci, indubbio vanto per chi crede;
Gioisci, cocchio santissimo di Colui che siede sui Cherubini;
Gioisci, dimora bellissima di Colui che è sopra i Serafini;
Gioisci, perché concili cose contrarie;
Gioisci, perché congiungi verginità e maternità;
Gioisci, perché hai distrutto la prevaricazione;
Gioisci, perché hai fatto spalancare il Paradiso;
Gioisci, perché sei la chiave del regno di Cristo;
Gioisci, speranza di beni eterni;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

17
Tutta la schiera degli angeli ammirò stupita la grande opera della tua Incarnazione; perché vedeva Colui, che è inaccessibile come Dio, accessibile a tutti come uomo, vivere con noi e ascoltare da tutti: Alleluia!

18
Vediamo diventare davanti a te, o Madre di Dio, i più eloquenti retori muti come pesci, perché incapaci di spiegare come Tu, rimanendo vergine, abbia potuto partorire. Noi invece ammirando il mistero, con fede esclamiamo:
Gioisci, dimora della sapienza di Dio;
Gioisci, scrigno della sua provvidenza;
Gioisci, perché sveli ignoranti gli uomini di dottrina;
Gioisci, perché scopri insipienti gli uomini di scienza;
Gioisci, perché sono diventati stolti i sottili indagatori;
Gioisci, perché si sono inariditi i creatori di mitologie;
Gioisci, perché dissolvi le astuzie dei sofisti;
Gioisci, perché ricolmi le reti dei pescatori;
Gioisci, perché ci trai fuori dall'abisso dell'ignoranza;<
Gioisci, perché arricchisci molti di sapienza;
Gioisci, scialuppa di chi vuol essere salvato;
Gioisci, porto dei naviganti in questa vita;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

19
Volendo salvare il mondo, il Creatore di tutte le cose in esso venne spontaneamente; e benché come Dio fosse Pastore, apparve per noi e fra noi come agnello, come uomo parlava agli uomini, ma come Dio sente dirsi: Alleluia!
A Te, o Madre di Dio, che guidasti la nostra difesa, innalziamo l’inno della vittoria e della riconoscenza, per essere stata salvati da terribili sciagure. Tu, dunque, nella tua potenza invincibile, liberaci da ogni sorta di pericoli, cosicché a Te si esclami: Gioisci, o Sposa Semprevergine.

20
O Vergine Madre di Dio, tu sei il riparo di vergini e di quanti a Te accorrono; perché tale ti ha costituita il Creatore del cielo e della terra, o Inviolata, ponendo dimora nel tuo grembo e insegnando a tutti a salutarti:
Gioisci, colonna della verginità;
Gioisci, porta della salvezza;
Gioisci, prima ispiratrice della spirituale creazione;
Gioisci, dispensatrice della bontà divina;
Gioisci, perché rigeneri chi è concepito nel male;
Gioisci, perché ridoni intelligenza a chi è privo di intelletto;
Gioisci, perché hai schiacciato chi corrompe le menti;
Gioisci, perché hai dato alla luce il seminatore della castità;
Gioisci, talamo di nozze illibate;
Gioisci, perché riconcili con il Signore i fedeli;
Gioisci, santa educatrice di vergini;
Gioisci, perché accompagni alle nozze le anime sante;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

21
È vinto ogni canto che voglia eguagliare l'abbondanza delle tue molte misericordie, o Signore; anche se a te, o santo Re, offrissimo tanti cantici quanti i granelli di sabbia mai faremmo cosa degna di quanto hai donato a chi ti acclama: Alleluia!

22
Noi vediamo la Vergine come fiaccola splendente, apparsa a coloro che sono nelle tenebre; perché avendo acceso il Lume immateriale, ella guida tutti alla cognizione divina, illuminando di splendore le menti e viene onorata da questa esclamazione:
Gioisci, raggio del Sole spirituale;
Gioisci, riverbero dello splendore senza tramonto;
Gioisci, fulgore che illumini le anime;
Gioisci, tuono che atterrisci i nemici;
Gioisci, perché fai sorgere la luce sfolgorante;
Gioisci, perché fai scaturire il fiume dalle inesauribili acque;
Gioisci, simbolo del fonte battesimale;
Gioisci, perché togli le macchie del peccato;
Gioisci, lavacro che purifichi la coscienza;
Gioisci, coppa che mesci esultanza;
Gioisci, fragranza del profumo di Cristo;
Gioisci, vita del mistico convito;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

23
Volendo perdonare le antiche offese, Colui che rimette i debiti a tutti spontaneamente si presentò a coloro che si erano allontanati dalla grazia e, lacerata la condanna del peccato, da tutti sente esclamare: Alleluia!

24
Lodando il tuo parto, noi tutti ti celebriamo come tempio vivente, o Madre di Dio. Nel tuo grembo, infatti, abitò il Signore, Colui che l’universo regge nelle sue mani. Egli ti fece santa e ricca di gloria e ha insegnato a tutti a cantarti:
Gioisci, tempio del Verbo di Dio;
Gioisci, la più santa di tutti i santi;
Gioisci, arca d’oro, cesellata dallo Spirito Santo;
Gioisci, tesoro inesauribile della vita;
Gioisci, diadema prezioso dei pii regnanti;
Gioisci, venerabile gloria dei vescovi devoti;
Gioisci, baluardo inespugnabile della Chiesa;
Gioisci, fortezza invincibile dell'impero;
Gioisci, per te si innalzano i trofei;
Gioisci, per te soccombono i nemici;
Gioisci, salute per il mio corpo;
Gioisci, salvezza per la mia anima;
Gioisci, o Sposa Semprevergine!

A Te, o Madre di Dio, che guidasti la nostra difesa, innalziamo l’inno della vittoria e della riconoscenza, per essere stata salvati da terribili sciagure. Tu, dunque, nella tua potenza invincibile, liberaci da ogni sorta di pericoli, cosicché a Te si esclami: Gioisci, o Sposa Semprevergine.

Santa Maria Egiziaca

 Santa Maria Egiziaca > Jacopo da Varazze, Legenda aurea LVI, XIII secolo

Il frate domenicano e arcivescovo di Genova Jacopo da Varazze (o da Varagine; 1228-1298) scrisse in latino diverse opere storiche e religiose, tra cui la raccolta di vite di santi intitolata Legenda aurea (in originale Legenda sanctorum) che lo occupò per quasi quarant’anni. Tradotta in volgare, la Legenda aurea ebbe grande diffusione – tuttora ne esistono oltre 1200 manoscritti – e fu la fonte principale di molte narrazioni religiose e di opere artistiche. Organizzata secondo l’anno liturgico, raccoglie circa centocinquanta vite di santi, quasi tutti antichi, e la spiegazione delle principali feste. Le fonti furono molte: la Sacra Scrittura, i testi dei Padri della Chiesa e dei più autorevoli esponenti della tradizione monastica, agiografie (come le legendae novaecompilate all’interno dell’ordine domenicano, l’Abbreviatio in gestis sanctorum di Giovanni da Mailly e il Liber epilogorum in gesta sanctorum di Bartolomeo da Trento), storie (tra cui l’Historia scholastica di Pietro Comestore, loSpeculum historiale di Vincenzo di Beauvais, la Chronica di Martino Polono), testi per predicatori (Tractatus de diversis materiis praedicabilibus di Stefano di Borbone), teologici, filosofici, giuridici, oltre a qualche autore profano. La Chiesa cattolica lo venera come beato dal 1816.

Maria Egiziaca detta la Peccatrice passò quarantasette anni nel deserto in una austera penitenza. Vi entrò verso l’anno del Signore 270, al tempo di Claudio. Un abate, chiamato Zozima, avendo passato il Giordano e percorso un grande deserto per trovare qualche santo padre, vide una figura camminare e il cui corpo nudo era nero e bruciato dall’ardore del sole. Era Maria Egiziaca. Immediatamente ella fuggì e Zozima si mise a correre in fretta dietro a lei. Allora Maria disse a Zozima: «Abate Zozima, perché mi correte dietro? Perdonate, io non posso voltare il mio viso verso di voi, perché sono una donna; e poiché sono nuda, datemi il vostro mantello, affinché possa guardarvi senza arrossire». Sentendosi chiamare per nome, egli ne fu colpito: le dette il suo mantello, si prosternò e la pregò di concedergli la sua benedizione. «Siate piuttosto voi, padre mio, gli disse, a benedirmi, voi che siete investito della dignità sacerdotale». Egli, all’udire che ella sapeva il suo nome e il suo ministero, aumentò la propria ammirazione e insistette a essere benedetto. Ma Maria gli disse: «Benedetto sia il Dio redentore delle nostre anime». Poiché pregava a mani alzate, Zozime vide che era sollevata da terra d’un cubito. Allora il vegliardo cominciò a dubitare che ella fosse uno spirito che faceva finta di pregare. Maria gli disse: «Che Dio vi perdoni per avere preso una donna peccatrice per uno spirito immondo!» 

Allora Zozima la scongiurò in nome del Signore di obbligarsi a dirgli la sua vita. Ella riprese: «Perdonatemi, padre mio, perché se io vi racconto la mia situazione voi ve fuggirete da me tutto spaventato come alla vista di un serpente. Le vostre orecchie saranno insudiciate dalle mie parole e l’aria lordata dall’immondizia». Poiché il vegliardo insisteva con forza, ella disse: «Fratello mio, io sono nata in Egitto; all’età di 12 anni io andai ad Alessandria, dove, per diciassette anni, mi sono consegnata pubblicamente alla libertinaggio, e non mi sono mai rifiutata di fare ciò.

Quando gli abitanti di quella città s’imbarcarono per Gerusalemme per andare ad adorare la santa Croce, io pregai i marinai di lasciarmi partire con loro, ma, poiché mi chiedevano il prezzo del passaggio, io dissi: “Non ho altro denaro da darvi oltre a consegnarvi il mio corpo per il mio passaggio”. Mi presero dunque ed ebbero il mio corpo in pagamento. Arrivata a Gerusalemme, andai con gli altri fino alle porte della chiesa per adorare la croce; ma improvvisamente mi sentii respinta da una mano invisibile che mi impediva di entrare. Avanzai più volte fino alla soglia della porta, e in quei momenti provai la vergogna di essere rifiutata; e tuttavia tutti entravano senza difficoltà e senza incontrare alcun ostacolo. Rientrando allora in me stessa, pensai che ciò che stavo sopportando era a causa dell’enormità dei miei crimini. Iniziai a battermi il petto con le mani, a versare lacrime molto amare, a sospirare profondamente dal fondo del cuore, e come alzai la testa vidi un’immagine della beata Vergine Maria. Allora la pregai piangendo di ottenere per me il perdono dei miei peccati, e di lasciarmi entrare ad adorare la santa Croce, promettendo di rinunciare al mondo e di condurre in futuro una vita casta. Dopo questa preghiera, provando una certa fiducia in nome della beata Vergine, andai ancora una volta alla porta della chiesa, dove sono entrata senza la minima difficoltà. Quando ebbi adorato la santa Croce con grande devozione, qualcuno mi diede tre pezzi d’argento con i quali comprai tre pani; e sentii una voce che mi diceva: “Se tu passi il Giordano, ti salverai”. 

Passai dunque il Giordano, e vissi in questo deserto dove sono restata quarantasette anni senza mai aver visto uomo. I pani che portai con me diventarono col tempo duri come le pietre e bastarono al mio nutrimento per quarantasette anni; ma durante questo tempo i miei vestiti sono marciti. Per diciassette anni che trascorsi in questo deserto, fui tormentata dalle tentazioni della carne, ma adesso le ho tutte vinte per grazia di Dio. Ora che vi ho raccontato tutte le mie azioni, vi prego di offrire per me delle preghiere a Dio». Allora l’anziano si prosternò a terra, e pregò il Signore per la sua serva. Ella gli disse: «Io vi scongiuro di ritornare sulle rive del Giordano il giorno della cena del Signore, e di portare con voi il corpo di Gesù Cristo; io vi verrò incontro e riceverò dalla vostra mano il sacro corpo, perché dal giorno che sono arrivata qui, non ho ricevuto la comunione del Signore». 

Il vegliardo ritornò dunque al suo monastero e, l’anno successivo, avvicinandosi il giorno della cena, prese il corpo del Signore, e andò fino alla riva del Giordano. Vide sull’altra sponda la donna che fece il segno della croce sulle acque, e giunse vicino al vegliardo; a questa vista quest’ultimo fu colto da sorpresa e si prosternò umilmente ai suoi piedi: «Guardatevi dall’agire così, gli disse, perché avete con voi i sacramenti del Signore e siete investito della dignità sacerdotale; ma, padre mio, vi supplico di degnarvi di ritornare da me l’anno prossimo»”. Allora dopo avere fatto il segno della croce, ripassò le acque del Giordano per guadagnare la solitudine del suo deserto. Il vegliardo tornò al suo monastero e l’anno seguente andò allo stesso posto dove Maria gli aveva parlato la prima volta, ma la trovò morta. Egli si mise a piangere, e non osò toccarla, ma disse a se stesso: «Seppellirei di buon grado il corpo di questa santa, temo tuttavia che ciò le dispiaccia». Durante questa riflessione vide delle parole incise sulla terra, presso la sua testa: «Zozima, seppellite il corpo di Maria; rendete alla terra la sua polvere, e pregate per me il Signore per ordine del quale ho lasciato questo mondo il secondo giorno di aprile». Allora il vegliardo acquisì la certezza che immediatamente dopo aver ricevuto il sacramento del Signore ed essere rientrata nel deserto, ella terminò la sua vita. Quel deserto che Zozima ebbe pena a percorrere nello spazio di trenta giorni, Maria lo percorse in un’ora, dopo di che andò da Dio. Quando il vegliardo cominciò la fossa e s’accorse di non riuscire, vide un leone venirgli vicino con mansuetudine e gli disse: «La santa donna ha ordinato di seppellire il suo corpo, ma io non posso scavare la terra, perché sono vecchio e non ho strumenti: scava dunque tu, affinché possiamo seppellire il suo corpo santo». Allora il leone iniziò a scavare la terra e a disporre una fossa adatta. Dopo averlo finito, il leone se ne andò tranquillo come un agnello e il vegliardo ripercorse il suo deserto glorificando Dio.

Carissimo Amico,


Carissimo Amico,

Fra i problemi della società contemporanea, uno dei più gravi è la crisi della famiglia. Una rimessa in questione radicale dell'istituzione del matrimonio – ripresa di frequente dai mass media – non cessa di batterla in breccia: la stabilità delle famiglie è minacciata dalle leggi permissive che agevolano il divorzio; la missione della madre casalinga non è più stimata al suo giusto valore; le famiglie numerose non ricevono l'appoggio che meriterebbero; la castità e la fedeltà coniugale sono spesso ridicolizzate; una «cultura di morte» incoraggia instancabilmente l'aborto e la contraccezione; in numerosi luoghi, il bambino è sottoposto a tentativi di perversione (pubblicità blasfeme e pornografiche, droga, prostituzione, ecc.); vengono proposti nuovi modelli: libera unione, famiglia monoparentale, coppie di omosessuali, ecc.


Segno di contraddizione


La società si autodistrugge, distruggendo la famiglia, che è, secondo la volontà del Creatore, la sua cellula base. «La salvezza della persona e della società....