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mercoledì 10 gennaio 2018

Lui vuole mangiare, non leggere

Smette di aver fretta per colpa della fretta

Potrebbe essere, a buon diritto, il protettore della nostra epoca, dominata dalla fretta ed in preda ad una perpetua agitazione. Anche lui va sempre di fretta ed è continuamente agitato, anche se è nato 700 anni fa: segno che la fretta è vecchia quanto il mondo e che l’agitazione fa parte del patrimonio genetico dell’uomo. Il beato Giovanni Colombini, un giorno, smette di aver fretta per colpa della fretta e vediamo subito come. 

Uomo d’affari, banchiere, titolare in Siena di una florida azienda per la vendita all’ingrosso di tessuti di lana con addirittura una filiale a Perugia, si sposa a 40 anni, perché prima, per la fretta, non ne ha mai trovato il tempo e prende in moglie, naturalmente, una nobile ereditiera, Biagia Cerretani, che gli dà due figli, un maschietto e una femminuccia. Ha ritmi frenetici, un’attività intensa, gli piacciono i pasti raffinati innaffiati da vino generoso. 

Tutto questo fino ai 50 anni e, precisamente, al giorno in cui, tornando a casa, trova il pranzo non ancora pronto, come succede nelle migliori famiglie. Lui, che ha sempre fretta, quel giorno ha più fretta del solito e ci scappa una bella litigata con la moglie. Sbuffa, si agita, protesta, elenca tutti gli impegni che quel pomeriggio lo attendono e che la moglie gli fa ritardare, mentre questa, per calmarlo un po’, gli mette tra le mani un libro preso a caso nella libreria, una Vita dei Santi, che Giovanni, quel giorno davvero furente e più agitato che mai, scaglia in mezzo alla cucina. Perché lui vuole mangiare, non leggere. 

Si pente però quasi subito di quel gesto, va a raccogliere il libro e, quasi senza accorgersi, comincia a leggere dalla pagina rimasta aperta. E’ la vita di Santa Maria Egiziaca, la prostituta diventata penitente, che gli fa passare di colpo la fretta e la voglia di mangiare. A lettura ultimata, Giovanni è un altro uomo, che vuole solo più imitare quella santità eroica e quella rinunzia totale: un cambiamento completo del suo stile di vita che, come suo solito, vuole fare in fretta. Perché il tempo stringe, ed è urgente dare a Dio quello che finora per la fretta gli ha negato. 

Comincia a disfarsi della sua florida azienda, dalla cui vendita ricava la bellezza di diecimila fiorini, che utilizza in beneficenza e per sistemare economicamente moglie e figli. Perché anche di loro deve “disfarsi”, anche se il distacco è più duro di quanto potesse immaginare. 

Povertà, preghiera, penitenza, costante imitazione di Gesù sono il nuovo indirizzo che vuole dare alla sua vita. A piedi nudi, con una tonaca malconcia, comincia a predicare e ad impegnarsi in opere di carità 

Il gesto di Giovanni Colombini fa scandalo o fa ridere. Soprattutto preoccupa le autorità della ricca Siena, che hanno paura diventi contagiosa quella ventata di rinunzia e povertà che egli si porta dietro. Non mancano, infatti, suoi ferventi imitatori, a cominciare dalla di lui cugina Caterina: tutti “pazzi” per Cristo, in nome del quale Giovanni e Caterina operano anche cose prodigiose se non veri e propri miracoli. Meglio, molto meglio, mandarli in esilio e farli oggetto di scherno, prima che sia troppo tardi. Anche la Chiesa indaga su di lui, ma non trova ombra di eresia, anzi il Papa si affretta ad approvare la regola di quella brigata di “Poveri di Cristo”, alla quale il popolo ha dato il nome di Gesuati, perché “ingesuati”, cioè trasformati in Gesù, essi si sforzano di diventare. 

Giovanni percorre le città e le campagne della Toscana, mendicando, cantando laudi, recitando preghiere, parlando della bontà di Dio e raccogliendo insulti e derisioni “per amor di Dio”. E’ solito dire: “Pregovi che non vi facciate male per la troppa penitenza, ma datevi più alla carità di Dio e del prossimo e alle mortificazioni”. La Chiesa -il 31 luglio- fa memoria di lui e della cugina Caterina, fondatrice delle “Povere Gesuate” , perché anche se i loro Ordini sono stati soppressi da tempo il loro esempio continua a scuotere e ad interpellare la nostra debole fede.

Autore: Gianpiero Pettiti
AMDG et DVM

lunedì 21 aprile 2014

Santa Maria Egiziaca

 Santa Maria Egiziaca > Jacopo da Varazze, Legenda aurea LVI, XIII secolo

Il frate domenicano e arcivescovo di Genova Jacopo da Varazze (o da Varagine; 1228-1298) scrisse in latino diverse opere storiche e religiose, tra cui la raccolta di vite di santi intitolata Legenda aurea (in originale Legenda sanctorum) che lo occupò per quasi quarant’anni. Tradotta in volgare, la Legenda aurea ebbe grande diffusione – tuttora ne esistono oltre 1200 manoscritti – e fu la fonte principale di molte narrazioni religiose e di opere artistiche. Organizzata secondo l’anno liturgico, raccoglie circa centocinquanta vite di santi, quasi tutti antichi, e la spiegazione delle principali feste. Le fonti furono molte: la Sacra Scrittura, i testi dei Padri della Chiesa e dei più autorevoli esponenti della tradizione monastica, agiografie (come le legendae novaecompilate all’interno dell’ordine domenicano, l’Abbreviatio in gestis sanctorum di Giovanni da Mailly e il Liber epilogorum in gesta sanctorum di Bartolomeo da Trento), storie (tra cui l’Historia scholastica di Pietro Comestore, loSpeculum historiale di Vincenzo di Beauvais, la Chronica di Martino Polono), testi per predicatori (Tractatus de diversis materiis praedicabilibus di Stefano di Borbone), teologici, filosofici, giuridici, oltre a qualche autore profano. La Chiesa cattolica lo venera come beato dal 1816.

Maria Egiziaca detta la Peccatrice passò quarantasette anni nel deserto in una austera penitenza. Vi entrò verso l’anno del Signore 270, al tempo di Claudio. Un abate, chiamato Zozima, avendo passato il Giordano e percorso un grande deserto per trovare qualche santo padre, vide una figura camminare e il cui corpo nudo era nero e bruciato dall’ardore del sole. Era Maria Egiziaca. Immediatamente ella fuggì e Zozima si mise a correre in fretta dietro a lei. Allora Maria disse a Zozima: «Abate Zozima, perché mi correte dietro? Perdonate, io non posso voltare il mio viso verso di voi, perché sono una donna; e poiché sono nuda, datemi il vostro mantello, affinché possa guardarvi senza arrossire». Sentendosi chiamare per nome, egli ne fu colpito: le dette il suo mantello, si prosternò e la pregò di concedergli la sua benedizione. «Siate piuttosto voi, padre mio, gli disse, a benedirmi, voi che siete investito della dignità sacerdotale». Egli, all’udire che ella sapeva il suo nome e il suo ministero, aumentò la propria ammirazione e insistette a essere benedetto. Ma Maria gli disse: «Benedetto sia il Dio redentore delle nostre anime». Poiché pregava a mani alzate, Zozime vide che era sollevata da terra d’un cubito. Allora il vegliardo cominciò a dubitare che ella fosse uno spirito che faceva finta di pregare. Maria gli disse: «Che Dio vi perdoni per avere preso una donna peccatrice per uno spirito immondo!» 

Allora Zozima la scongiurò in nome del Signore di obbligarsi a dirgli la sua vita. Ella riprese: «Perdonatemi, padre mio, perché se io vi racconto la mia situazione voi ve fuggirete da me tutto spaventato come alla vista di un serpente. Le vostre orecchie saranno insudiciate dalle mie parole e l’aria lordata dall’immondizia». Poiché il vegliardo insisteva con forza, ella disse: «Fratello mio, io sono nata in Egitto; all’età di 12 anni io andai ad Alessandria, dove, per diciassette anni, mi sono consegnata pubblicamente alla libertinaggio, e non mi sono mai rifiutata di fare ciò.

Quando gli abitanti di quella città s’imbarcarono per Gerusalemme per andare ad adorare la santa Croce, io pregai i marinai di lasciarmi partire con loro, ma, poiché mi chiedevano il prezzo del passaggio, io dissi: “Non ho altro denaro da darvi oltre a consegnarvi il mio corpo per il mio passaggio”. Mi presero dunque ed ebbero il mio corpo in pagamento. Arrivata a Gerusalemme, andai con gli altri fino alle porte della chiesa per adorare la croce; ma improvvisamente mi sentii respinta da una mano invisibile che mi impediva di entrare. Avanzai più volte fino alla soglia della porta, e in quei momenti provai la vergogna di essere rifiutata; e tuttavia tutti entravano senza difficoltà e senza incontrare alcun ostacolo. Rientrando allora in me stessa, pensai che ciò che stavo sopportando era a causa dell’enormità dei miei crimini. Iniziai a battermi il petto con le mani, a versare lacrime molto amare, a sospirare profondamente dal fondo del cuore, e come alzai la testa vidi un’immagine della beata Vergine Maria. Allora la pregai piangendo di ottenere per me il perdono dei miei peccati, e di lasciarmi entrare ad adorare la santa Croce, promettendo di rinunciare al mondo e di condurre in futuro una vita casta. Dopo questa preghiera, provando una certa fiducia in nome della beata Vergine, andai ancora una volta alla porta della chiesa, dove sono entrata senza la minima difficoltà. Quando ebbi adorato la santa Croce con grande devozione, qualcuno mi diede tre pezzi d’argento con i quali comprai tre pani; e sentii una voce che mi diceva: “Se tu passi il Giordano, ti salverai”. 

Passai dunque il Giordano, e vissi in questo deserto dove sono restata quarantasette anni senza mai aver visto uomo. I pani che portai con me diventarono col tempo duri come le pietre e bastarono al mio nutrimento per quarantasette anni; ma durante questo tempo i miei vestiti sono marciti. Per diciassette anni che trascorsi in questo deserto, fui tormentata dalle tentazioni della carne, ma adesso le ho tutte vinte per grazia di Dio. Ora che vi ho raccontato tutte le mie azioni, vi prego di offrire per me delle preghiere a Dio». Allora l’anziano si prosternò a terra, e pregò il Signore per la sua serva. Ella gli disse: «Io vi scongiuro di ritornare sulle rive del Giordano il giorno della cena del Signore, e di portare con voi il corpo di Gesù Cristo; io vi verrò incontro e riceverò dalla vostra mano il sacro corpo, perché dal giorno che sono arrivata qui, non ho ricevuto la comunione del Signore». 

Il vegliardo ritornò dunque al suo monastero e, l’anno successivo, avvicinandosi il giorno della cena, prese il corpo del Signore, e andò fino alla riva del Giordano. Vide sull’altra sponda la donna che fece il segno della croce sulle acque, e giunse vicino al vegliardo; a questa vista quest’ultimo fu colto da sorpresa e si prosternò umilmente ai suoi piedi: «Guardatevi dall’agire così, gli disse, perché avete con voi i sacramenti del Signore e siete investito della dignità sacerdotale; ma, padre mio, vi supplico di degnarvi di ritornare da me l’anno prossimo»”. Allora dopo avere fatto il segno della croce, ripassò le acque del Giordano per guadagnare la solitudine del suo deserto. Il vegliardo tornò al suo monastero e l’anno seguente andò allo stesso posto dove Maria gli aveva parlato la prima volta, ma la trovò morta. Egli si mise a piangere, e non osò toccarla, ma disse a se stesso: «Seppellirei di buon grado il corpo di questa santa, temo tuttavia che ciò le dispiaccia». Durante questa riflessione vide delle parole incise sulla terra, presso la sua testa: «Zozima, seppellite il corpo di Maria; rendete alla terra la sua polvere, e pregate per me il Signore per ordine del quale ho lasciato questo mondo il secondo giorno di aprile». Allora il vegliardo acquisì la certezza che immediatamente dopo aver ricevuto il sacramento del Signore ed essere rientrata nel deserto, ella terminò la sua vita. Quel deserto che Zozima ebbe pena a percorrere nello spazio di trenta giorni, Maria lo percorse in un’ora, dopo di che andò da Dio. Quando il vegliardo cominciò la fossa e s’accorse di non riuscire, vide un leone venirgli vicino con mansuetudine e gli disse: «La santa donna ha ordinato di seppellire il suo corpo, ma io non posso scavare la terra, perché sono vecchio e non ho strumenti: scava dunque tu, affinché possiamo seppellire il suo corpo santo». Allora il leone iniziò a scavare la terra e a disporre una fossa adatta. Dopo averlo finito, il leone se ne andò tranquillo come un agnello e il vegliardo ripercorse il suo deserto glorificando Dio.

giovedì 11 luglio 2013

Devozione all'Immacolata


32.
Devozione alla Madonna



Scritto da p.Lorenzo Sales imc   

Necessità ed eccellenza

Crederei di mancare al mio dovere e al mio speciale affetto alla SS. Vergine, se non prendessi tutte le occasioni propizie per parlarvi di Lei. S. Alfonso aveva fatto proposito di non tenere alcuna predica senza parlare di Maria SS., e riservava sempre una predica degli Esercizi a questo caro argomento. 

Predicando egli una volta sulla Madonna, un raggio di luce partì dall'effigie di Lei e venne a posarsi sul capo del Santo, alla presenza di una moltitudine di popolo (953). La Madonna fece questo miracolo per un gran Santo; ma invisibilmente lo fa anche per noi, ogni volta che parliamo di Lei. Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata! È una grazia il poter parlare della Madonna; si concorre in qualche modo a realizzare ciò ch'Ella aveva di Sé predetto: Tutte le generazioni mi chiameranno beata (954).

Il mondo, come è consacrato al Cuore di Gesù e a S. Giuseppe, lo è anche alla Madonna. L'Italia Le è consacrata in modo particolare dal settembre 1959. Non v'è paese o borgata dove non vi sia una chiesa, un altare, un pilone, un'immagine della Madonna.

Questa divozione comincia con Nostro Signore ed è quasi tutta fondata sul Vangelo. Chi più di Nostro Signore amò e onorò la Madonna? Alle nozze di Cana, in omaggio a Lei, fece il suo primo miracolo. Persino gli eretici e scismatici dei primi tempi onorarono la Madonna. In Abissinia, la Chiesa ufficiale non è cattolica, eppure quanta divozione ha per la Madonna!

La divozione a Maria SS. è necessaria per salvarsi; ciò è moralmente certo, Suarez dice chiaramente che nessuno si salva senza la Madonna. La Chiesa applica alla SS. Vergine le parole della S. Scrittura: Chi mi avrà trovata, avrà trovata la vita e riceverà la salute dal Signore (955). La divozione alla Madonna non è dunque solo di consiglio, ma di necessità.

Ne consegue ch'essa è un segno di predestinazione. Sì, perché la Madonna null'altro desidera che la salvezza delle anime, ed è costituita così in alto, che può tutto. Nessun vero divoto della Madonna si è mai dannato. Quanti che avevano solo una tenue divozione verso dl Lei, furono da Lei convertiti! Alle volte ci domandiamo con stupore: " Come mai quel tale, dopo tanti anni di vita disordinata, si è convertito ed è morto così bene? ". La spiegazione la troviamo sempre lì: un po' di divozione alla Madonna... qualche Ave Maria ogni giorno... la medaglia al collo, e simili. Ho conosciuto una persona che da più di quarant'anni aveva lasciato ogni pratica religiosa, conservando solo la pia usanza della recita di tre Ave Maria ogni giorno. Ebbene, la Madonna le ottenne la grazia di fare una buona morte. Con questo non voglio dire che bastino tre Ave Maria e poi peccare; voglio dire che la Madonna, per un piccolo ossequio, magari dopo trenta o quarant'anni, riduce un'anima a pentimento.

Il desiderio proprio della Madonna è di salvar anime, cooperare perché il Sangue del suo Divin Figlio non sia sparso invano. Ella ha voluto dare il suo nome al nostro Istituto, perché si salvino più anime che è possibile. Tutte le anime che salverete, sarà per mezzo di Maria. Se uno vuol salvarsi senza passare per la Madonna, sbaglia.

Lo Scaramelli riporta la seguente visione: Diverse anime tentavano di salire per una magnifica scala rossa, in cima alla quale stava Gesù; ma per quanti sforzi facessero, non riuscivano a raggiungere la sommità. Poco discosto v'era un'altra scala, bianca, in cima alla quale stava la Madonna; molte anime la salivano con facilità e, giunte sulla sommità, la Madonna le faceva passare a Gesù. Allora anche le prime che invano avevano tentato di salire per la scala rossa, si portarono presso quest'altra ed esse pure con facilità riuscirono a salirla (956). Questo per dimostrare come non si possa giungere a Gesù, se non per mezzo della Madonna. Ad Jesum per Mariam!

La divozione alla Madonna non è solo pegno di predestinazione, ma anche di santificazione. Chi non ha vera divozione alla Madonna, non sarà mai un santo Religioso, un santo Sacerdote, un santo Missionario. Chi vuol giungere alla santità senza la Madonna, vuol volare senz'ali. Senza di Lei si fa nulla. E che fa Ella per la nostra santificazione? Ci sostiene nelle tentazioni e in tutte le miserie di cui è piena la nostra vita; ci difende dal demonio; ci dà la forza di superare tutte le difficoltà.

A convincerci di ciò basterebbe il fatto di S. Maria Egiziaca, narrato dallo Scaramelli. Costei era una grande peccatrice. Quando il mondo cominciò a venirle in uggia, pensò di entrare in una chiesa, ma, giunta alla porta, non vi poté entrare. Disperata peri vani tentativi, si prostrò davanti ad un'immagine della Madonna e chiese la grazia di poter entrare. La Madonna la esaudì. Entrata in chiesa, si pose subito sotto la protezione di Maria SS.; poi andò in un deserto, dove visse 47 anni a far penitenza. In tutto questo tempo la sola sua maestra fu la Madonna, che di una grande peccatrice fece una grande santa (957).

Tutti i Santi furono divoti della Madonna. La più bella omelia di S. Girolamo è quella sulla Madonna (958). Non avrei mai creduto che questo santo piuttosto rustico, fosse tutto tenerezza nel parlare alla Madonna. S. Filippo, fin da fanciullo, fu grandemente divoto della Vergine e si fermava delle ore a conversare con Lei davanti alla sua effigie. Lo faceva col trasporto, per l'amore tenerissimo che le portava S. Giovanni Berchmans pure era divotissimo della Madonna e ne parlava con santo entusiasmo; andava ripetendo a tutti: a Siate divoti della Madonna! "
S. Bernardo dice che la Madonna è fonte e canale. È fonte di grazia, basta andarla a prendere; ed è canale, perché tutte le grazie passano da Lei (959).
Tolta la Divinità, tutto il resto datelo pure alla Madonna. Ella è la Madre di Gesù e, come tale, in bei modi, a Lui comanda. Coriolano non cedette a nessuno, tranne alle istanze di sua madre. Quando Mosè disse a Dio: " Se non vuoi esaudirmi, toglimi da libro della vita " (960), Dio cedette alle sue suppliche. Mosè era, sì, un santo uomo, ma non era certo la Madonna.

Ella è regina del cielo e della terra, regina potentissima. Non è solo il re che comanda, ma anche regina. Le preghiere della Madonna, più che preghiere potrebbero dirsi comandi, perché il Signore vuole ch'Ella comandi.
Con esattezza teologica si dice che ciò che Iddio può per onnipotenza, la Madonna lo può con la preghiera. Non che la Madonna sia onnipotente ex malo è per volontà di Dio, lo è per grazia. La Madonna, in Dio e con Dio, può tutto. Ella è tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie. Ella può persino far violenza a Nostro Signore, come fece alle nozze Cana. Ella è, al dire dei Santi, l'onnipotenza supplichevole.

Dobbiamo ringraziare il Signore che abbia voluto così, stimarci ben fortunati di non dover sempre ricorrere fino al trono di Dio per ottenere grazie, ma di avere a nostra disposizione questo gran mezzo. La Madonna, vedete, è più tenera!...
Dunque la Madonna può tutto. E vuole? Oh, se vuole! Con la sua tenerezza materna Ella entra nelle intenzioni del suo Divin Figlio: sa quanto siamo costati a Lui, sa che Nostro Signore vuol salvi tutti gli uomini; conosce questo gran desiderio di Gesù, questa precisa volontà di Dio: che ci salviamo e ci santifichiamo. Perciò basta che noi chiediamo e ci disponiamo a ricevere le sue grazie. Che se la Madonna soccorre anche i peccatori che Le danno qualche segno di divozione, che cosa non farà per quelli che la venerano e si adoprano a farla conoscere, amare e venerare?

Non temete di essere troppo divoti della Madonna, di onorarla troppo. Chi non ha divozione a Maria, non ha né vocazione sacerdotale, né vocazione Religiosa. Non è tuttavia necessario di sentirla sensibilmente; la vera divozione sta nella volontà. E nemmeno dobbiamo aver paura di far torto a Nostro Signore, amando molto la Madonna. Più l'amiamo, più ricorriamo a Lei, e più facciamo piacere a Nostro Signore. Dunque ricordatelo: se non saremo divoti della Madonna non faremo mai niente.


Come dimostrare il nostro amore 
alla Madonna

RIGUARDARLA COME MADRE 

 - Prima di tutto bisogna che riguardiamo Maria SS. come vera nostra Madre, sull'esempio di S. Filippo che soleva chiamarla: " Mamma mia! Mamma mia! ". Così pure faceva S. Giuseppe Cafasso e diceva sovente ai penitenti: " Ricordatevi che avete in Maria SS. una seconda Madre, che vi ama più della prima, senza tuttavia prenderle il posto ". Invece taluni parlano della Madonna come di un qualsiasi Santo canonizzato!.. In una madre si ha fiducia, le si vuol bene. Eccitare quindi in noi l'amore filiale alla Madonna, desiderare di sentirlo sempre più forte in noi, ripeterle anche noi con grande affetto: " Mamma mia! Mamma mia! ".

EVITARE IL PECCATO 

- Una cosa sola dispiace a Gesù e quindi anche alla Madonna: il peccato! Può uno essere divoto e piantarle uno stile nel cuore? Ebbene tutto ciò che ferisce il Signore, ferisce la Madonna Bisogna avere un po' di riguardo! Il peccato mortale non può stare con la vera divozione a Maria... E se capitasse una disgrazia? Mettersi subito a posto, ricorrere ugualmente a Lei, che è rifugio dei peccatori.
Dobbiamo inoltre guardarci dai peccati veniali, che sono un insulto, uno schiaffo, come per Gesù, così per la Madonna. Anche la Madonna ha portato il peso dei nostri peccati, Corredentrice con Nostro Signore. Perciò bisogna star attenti e fare ogni sforzo per diminuire il numero delle nostre mancanze, procurare che non ci sia mai la volontà o l'avvertenza piena. Insomma, avere in abominio il peccato e coltivare in noi questo abominio.

PRESTARLE OSSEQUIO 

- Parleremo in seguito delle diverse pie pratiche in onore della Madonna; qui solo vi ricordo come in ogni locale, studio, dormitorio, abbiamo il Crocifisso e l'effigie della Madonna. Perché dunque, quando entriamo in uno di questi locali, non salutare, dopo il Crocifisso, anche la Madonna? E così di altri ossequi. S. Alfonso era ascritto a quasi tutte le Compagnie erette in onore della Madonna. A chi gli domandava, come fosse possibile adempierne tutti gli obblighi, rispondeva: " Per intanto comincio a essere ascritto e a portarne l'abitino " (961). Taluni, al veder baciare un'immagine della Madonna, dicono " Uh, roba da bimbi! ". No, no; bisogna amare e rispettare tutto quello che riguarda la Madonna. S. Giovanni Berchmans dice che un ossequio, anche se piccolo ma costante, prestato alla Madonna è sempre molto efficace (962). Così è delle piccole mortificazioni fatte in suo onore.

FARCI SUOI SCHIAVI 

- Per meritarci la grazia di giungere alla santità, dobbiamo fare ciò che insegna S. Luigi Maria Grignon di Monfort, nel suo trattatello sulla divozione alla Madonna: farci schiavi di Maria; come S Francesco Zaverio che si faceva schiavo di Nostro Signore e talora si faceva persino legare le mani e i piedi. A noi piace di più essere figli; comunque, siamo schiavi volontari, e la Madonna ci tratterà bene. Questa schiavitù consiste in una donazione totale di noi stessi a Maria, che può così disporre a suo piacimento di quanto facciamo, e meritiamo; donazione totale, assoluta, irrevocabile. Non apparteniamo più a noi, ma alla Madonna.

Come conseguenza pratica, dobbiamo far tutto con la Madonna, tutto per la Madonna e tutto ricevere da Lei.

Far tutto con Maria; cioè fare tutte le nostre azioni in unione con Lei. S. Giuseppe Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla socia in tutto. " Quando andate a predicare - soleva dire - prendetevi sempre insieme la Madonna ". Far tutto con Maria vuol dire ancora prendere la Madonna come nostro modello in tutte le azioni: come farebbe la Madonna questa azione?

Far tutto in Maria: assuefarci cioè a poco a poco, a raccoglierci in noi stessi come in un oratorio, con Maria: come una lampada che arde sempre alla sua presenza.

Far tutto per Maria: tutto cioè per piacere a Lei, tutto come vuole Lei. Se vogliamo far piacere a Nostro Signore in tutte le nostre azioni, dobbiamo farle in modo che piacciano anche alla Madonna, e farle per piacere alla Madonna. Allora Essa presenta tutto a Nostro Signore come se fosse roba sua e nostra insieme; e certo Essa non vorrà scapitarne; perciò aggiusterà tutto in modo che Gesù ne sia contento.

Prendere tutto da Maria: quando siamo tutti suoi, non ci mancherà più niente. Ella ha la vista buona, ricorda tutto, pensa a tutto. Il Signore ha voluto così: che ricorressimo prima alla Madonna, la quale, essendo Essa pure come noi semplice creatura, benché perfettissima, ha compassione delle nostre miserie. Il primo gradino della scala per salire a Dio, è la Madonna. Sì, tutto da Maria!... Darci interamente alla Madonna, anima e corpo, perché disponga di noi a suo piacimento e ci aiuti a farci santi.
AVE MARIA PURISSIMA!