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martedì 13 agosto 2019

SAN GIOVANNI BERCHMANS / Age quod agis

San Giovanni Berchmans
Diest, Fiandre, 12 marzo 1599 - 13 agosto 1621


Nacque il 12 marzo 1599 a Diest nelle Fiandre, primogenito dei cinque figli di Giovanni Berchmans, calzolaio e conciatore di pelli, e di Elisabetta, figlia del borgomastro Adriano Van den Hove. 
Quando nel 1609 la madre fu colpita da una incurabile e lenta malattia, Giovanni venne affidato, insieme ai suoi fratelli, alle cure di due zie e, nell'ottobre, posto nel pensionato retto dal premostratense Pietro Van Emmerick, pio parroco della chiesa di N. Signora di Diest. 

Avviatosi verso la vita ecclesiastica, iniziò gli studi latini nella Scuola Grande di Diest; ma nel 1612 il padre si vide costretto dalla situazione economica, a chiedere a Giovanni di abbandonare gli studi intrapresi e di imparare un mestiere; l'aiuto offerto poi da alcuni familiari rese possibile un'altra soluzione piú confacente alle doti e all'impegno del ragazzo. 
A metà settembre 1612, Giovanni entrò infatti nella casa del canonico Froymont, a Malines, per continuare i suoi studi presso la Scuola Grande di questa città, ma serviva al tempo stesso come cameriere il Froymont e come istitutore alcuni giovanissimi ragazzi della nobiltà, convittori nella canonica. 

Avendo nel 1615 i Gesuiti aperto un collegio a Malines, Giovanni poté compiere sotto la loro direzione gli studi di retorica e divenne anche membro della Congregazione Mariana. Provate alcune incertezze nei riguardi della forma concreta in cui attuare la sua vocazione sacerdotale, leggendo una biografia di s. Luigi Gonzaga, capí che Dio lo chiamava nella Compagnia di Gesú. Dovette tuttavia ancora superare la resistenza oppostagli dal padre, che sognava per lui una ricca prebenda vi riuscí in maniera cosí convincente che il padre stesso, dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1616, abbracciò lo stato ecclesiastico e divenne sacerdote.

Conclusi gli studi umanistici in maniera brillante, Giovanni iniziò a Malines il noviziato sotto la direzione di A. Sucquet, autore della celebre opera Via Vitae Aeternae. I progressi spirituali furono cosí rapidi e sicuri che i superiori gli concessero di emettere, dopo un solo anno di noviziato, i tre voti perpetui d detti "di devozione" e lo nominarono ianitor, ossia prefetto dei novizi, che erano allora piú di cento. 
Poco dopo la fine del noviziato (24 settembre 1618) fu prescelto per essere inviato a Roma a fare i suoi studi filosofici al Collegio Romano, ove giunse il 2 gennaio 1619. Qui ebbe la fortuna di trovare nella persona di Virgilio Cepari - uno dei migliori scrittori spirituali di quel secolo - un eccellente direttore spirituale. 
Al termine degli studi filosofici, Giovanni fu incaricato di sostenere l'onorifico e solenne actus publicus, nello svolgimento del quale la chiarezza della sua intelligenza e la profondità delle sue cono scenze destarono grande ammirazione cosí come la sua modestia, umiltà e dolcezza. 

Il rigido tenore di vita da lui seguito e il clima di Roma, poco confacentesi a lui, ne avevano però minato l'alquanto delicata salute; quando, il 7 agosto 1621, fu assalito da violente febbri, accompagnate da catarro intestinale e da infiammazione polmonare, i dottori disperarono di poterlo salvare e infatti egli spirò il 13 agosto 1621 dando esempio di una morte santissima. 

Se Giovanni raggiunse nella breve durata della sua vita, svoltasi in circostanze del tutto ordinarie, le vette della santità canonizzata, ciò deve naturalmente essere ascritto innanzitutto alla grazia e provvidenza di Dio che—oltre ad avergli dato un temperamente felice, dei genitori cristiani esemplari e dei direttori spirituali di primo ordine—lo guidò manifestamente e lo colmò di grazie, fra le quali spicca il dono della piú perfetta castità. 

Non dobbiamo però dimenticare che Giovanni corrispose a questi doni di Dio con un amore fedelissimo e con un senso del dovere del tutto eccezionale. Educato sin dall'infanzia secondo i principi dell'antica scuola ascetico-mistica dei Paesi Bassi, egli si aprí poi completamente agli insegnamenti ignaziani e giunse cosí a godere--oltre che di una profonda pietà e un'ardente devozione verso l'Eucaristia e la Beata Vergine—di un sano e schietto realismo spirituale, che si rivela nel suo sapersi prefiggere chiaramente uno scopo, nello scegliere il metodo adatto da seguire e nella cura di ogni particolare nella attuazione.

Fedele ai suoi motti preferiti: Age quod agis 
(«Fai bene quanto stai facendo»)  e Maximi facere minima («Rendi il massimo con il minimo»), riuscí a eseguire le cose ordinarie in modo straordinario e a diventare il santo della vita comune, in cui le regole del suc Ordine furono per cosí dire canonizzate. Non aveva però nulla del moralista, o dell'asceta rigido, o dello scrupoloso irrequieto: la sua era invece una spiritualità di libertà gioconda, di gioia e serenità nel Signore, di amore operoso, caldo ed affabile, che si approfondí e semplificò sempre piú, specie verso la fine della vita, quando cioè, dopo un previo periodo di aridità spirituale, Giovanni fu favorito della esperienza mistica della presenza divina. 
Furono precisamente questa profonda unione amorosa a Dio e la sua sorridente attuazione operosa nelle circostanze della vita concreta, che esercitarono un fascino ed un ascendente straordinario su quanti ebbero la fortuna di conoscerlo e che spiegano la sorprendente fama di santità diffusasi subito dopo la sua morte, sia a Roma, sia all'estero.

Già un anno dopo la morte di Giovanni si fecero le prime indagini canoniche in Roma e in Belgio; i decreti di Urbano VIII (1625) e di Innocenzo XI (1678) in materia di processi e procedura e, poi, la soppressione della Compagnia di Gesú ritardarono lo svolgimento della causa. Quando essa fu riattivata nel 1830 i progressi furono rapidissimi: 5 giugno 1843, decreto sulla eroicità delle virtú; 9 maggio 1865, beatificazione; 27 novembre 1887, decreto detto del tuto; 15 gennaio 1888, solenne canonizzazione.

Il corpo del santo riposa nella chiesa di S.Ignazio a Roma, mentre il suo cuore è venerato nella chiesa dei padri gesuiti a Lovanio. La sua festa si celebre il 13 agosto, mentre la Compagnia di Gesù festeggia la memoria il 26 novembre. Insieme a s. Luigi Gonzaga, Giovanni è venerato come patrono della gioventù studentesca.

Autore: 
Paolo Molinari

AMDG et DVM

giovedì 13 agosto 2015

B. MARIAE VIRG. REFUGIUM PECCATORUM // S. JOANNIS BERCHMANS




MISSAE PRO ALIQUIBUS LOCIS

Die 13 Augusti

B. MARIAE VIRGINIS

TITULO

REFUGIUM PECCATORUM



Missa Salve, de Communi Festorum B. Mariae Virginis, praeter Orationem sequentem ; et dicitur Credo.


Oratio

P


OMNÍPOTENS et miséricors Deus, qui in beáta semper Vírgine María peccatórum refúgium, et auxílium collocásti: concéde ; ut, ipsa protegénte, a culpis ómnibus absolúti, misericórdiae tuae efféctum felícem consequámur. Per Dóminum.


Secreta

C



TUA, Dómine, propitiatióne, et beátae Maríae semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque praeséntem haec oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. Per Dóminum.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Festivitáte.


Postcommunio

C



SUMPTIS, Dómine, salútis nostrae subsídiis: da, quaésumus, beátae Maríae semper Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi ; in cujus veneratióne haec tuae obtúlimus majestáti. Per Dóminum.




MISSAE PRO ALIQUIBUS LOCIS

Eadem die 13 Augusti

S. JOANNIS BERCHMANS

Confessoris


Introitus Ps. 118, 167
CUSTODÍVIT ánima mea testimónia tua, Dómine: et diléxit ea veheménter. Ps. ibid., 1 Beáti immaculáti in via: qui ámbulant in lege Dómini. V/. Glória Patri.



Oratio



CONCÉDE, quaésumus, fámulis tuis, Dómine Deus: ea innocéntiae ac fidelitátis exémpla in tuo servítio sectári ; quibus angélicus júvenis Joánnes aetátis suae florem consecrávit. Per Dóminum.



Léctio libri Sapiéntiae.

Eccli. 51, 17-25, 27-28 et 35



CONFITÉBOR, et laudem dicam tibi, Dómine Rex, et benedícam nómini Dómini. Cum adhuc júnior essem, priúsquam oberrárem, quaesívi sapiéntiam palam in oratióne mea. Ante templum postulábam pro illa, et usque in novíssimis inquíram eam. Et efflóruit tamquam praecox uva, laetátum est cor meum in ea. Ambulávit pes meus iter rectum, a juventúte mea investigábam eam. Inclinávi módice aurem meam, et excépi illam. Multam invéni in meípso sapiéntiam, et multum proféci in ea. Danti mihi sapiéntiam, dabo glóriam. Consiliátus sum enim ut fácerem illam: zelátus sum bonum, et non confúndar. Colluctáta est ánima mea in illa, et in faciéndo eam confirmátus sum. Animam meam diréxi ad illam, et in agnitióne invéni eam. Possédi cum ipsa cor ab inítio: propter hoc non derelínquar. Vidéte óculis vestris quia módicum laborávi, et invéni mihi multam réquiem.


Graduale Sap. 4, 13-14 Consummátus in brevi explévit témpora multa. V/. Plácita enim erat Deo ánima illíus: propter hoc properávit edúcere illum de médio iniquitátum.
Allelúja , allelúja. V/. Ibid., 16 Condémnat autem justus mórtuus vivos ímpios, et juvéntus celérius consummáta longam vitam injústi. Allelúja.



Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur

Tractus Ps. 70, 17 Deus, docuísti me a juventúte mea: et usque nunc pronuntiábo mirabília tua. V/. Ps. 118, 103 et 101 Quam dúlcia fáucibus meis elóquia tua, super mel ori meo ! V/. Ab omni via mala prohíbui pedes meos: ut custódiam verba tua.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 118, 106 Jurávi, et státui custódíre judícia justítiae tuae. Allelúja. V/. Ibid., 74 Qui timent te vidébunt me, et laetabúntur: quia in verba tua supersperávi. Allelúja.




+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.

Matth. 19, 16-21


IN illo témpore: Ecce unus accédens ad Jesum, ait illi: Magíster bone, quid boni fáciam ut hábeam vitam aetérnam ? Qui dixit ei: Quid me intérrogas de bono ? Unus est bonus, Deus. Si autem vis ad vitam íngredi, serva mandáta. Dicit illi: Quae ? Jesus autem dixit: Non homicídium fácies: Non adulterábis: Non fácies furtum: Non falsum testimónium dices: Honóra patrem tuum, et matrem tuam, et díliges próximum tuum sicut teípsum. Dicit illi adoléscens: Omnia haec custodívi a juventúte mea, quid adhuc mihi deest ? Ait illi Jesus: Si vis perféctus esse, vade, vende quae habes, et da paupéribus, et habébis thesáurum in caelo: et veni, séquere me.


Offertorium Ps. 115, 16-17 O Dómine, quia ego servus tuus: ego servus tuus et fílius ancíllae tuae: dirupísti víncula mea: tibi sacrificábo hóstiam laudis.



Secreta


RÉSPICE, miséricors Deus, dona quae offérimus, recoléntes ánimo caritátem: qua beátus Joánnes inter haec mystéria flagrábat. Per Dóminum.


Communio Cant. 6, 2 ; 3, 4 Ego dilécto meo, et diléctus meus mihi, qui páscitur inter lília. Invéni quem díligit ánima mea: ténui eum, nec dimíttam.



Postcommunio


CAELÉSTI épulo reféctis praesta nobis, quaésumus, miséricors Deus: ut, beáti Joánnis vestígia sequéntes, viam mandatórum tuórum dilatáto corde currámus. Per Dóminum.


AMDG et BVM


mercoledì 13 agosto 2014

Martirologio romano

Martirologio romano

13 agosto

A Roma il beato Ippolito Martire, il quale per la gloria della confessione, sotto l'Imperatore Valeriano, dopo altri tormenti, legato per i piedi al collo di indomiti cavalli, fu crudelmente trascinato per luoghi aspri e spinosi, e con il corpo tutto lacerato rese lo spirito. Patirono ancora nello stesso giorno la beata Concordia, sua nutrice, la quale, tormentata in sua presenza con flagelli piombati, passò al Signore; ed altri diciannove della sua famiglia, i quali fuori della porta Tiburtina furono decapitati, e, insieme con lui sepolti al campo Verano.
Presso Imola il natale di san Cassiano Martire. Non avendo voluto adorare gl'idoli, chiamati dal persecutore i fanciulli, ai quali come maestro era diventato odioso, fu dato loro il permesso di ucciderlo; la loro mano quanto più era debole, tanto più grave gli rendeva la pena del martirio, ritardandone la morte.
A Todi, in Umbria, san Cassiano, Vescovo e Martire, sotto l'Imperatore Diocleziano.
A Burgos, in Spagna, le sante Centolla ed Elena Martiri.
A Costantinopoli san Massimo Abate, insigne per dottrina e zelo della verità cattolica, il quale, strenuamente combattendo contro i Monoteliti, dall'eretico Imperatore Costante, tagliategli le mani e la lingua, fu confinato nel Chersoneso, e ivi, illustre per la sua gloriosa confessione, rese lo spirito a Dio. Allora anche due Anastasii, che erano suoi discepoli, e molti altri provarono diversi tormenti e crudele esilio.
A Fritzlar, in Germania, san Vigberto, Prete e Confessore.
A Roma il natale di san Giovanni Berchmans, scolastico della Compagnia di Gesù e Confessore, insigne per l'innocenza della vita e per l'osservanza della disciplina religiosa: il Sommo Pontefice Leone decimoterzo gli decretò gli onori dei Santi.


A Poitiers, in Francia, santa Radegonda Regina, la cui vita rifulse per miracoli e per virtù.

giovedì 11 luglio 2013

Devozione all'Immacolata


32.
Devozione alla Madonna



Scritto da p.Lorenzo Sales imc   

Necessità ed eccellenza

Crederei di mancare al mio dovere e al mio speciale affetto alla SS. Vergine, se non prendessi tutte le occasioni propizie per parlarvi di Lei. S. Alfonso aveva fatto proposito di non tenere alcuna predica senza parlare di Maria SS., e riservava sempre una predica degli Esercizi a questo caro argomento. 

Predicando egli una volta sulla Madonna, un raggio di luce partì dall'effigie di Lei e venne a posarsi sul capo del Santo, alla presenza di una moltitudine di popolo (953). La Madonna fece questo miracolo per un gran Santo; ma invisibilmente lo fa anche per noi, ogni volta che parliamo di Lei. Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata! È una grazia il poter parlare della Madonna; si concorre in qualche modo a realizzare ciò ch'Ella aveva di Sé predetto: Tutte le generazioni mi chiameranno beata (954).

Il mondo, come è consacrato al Cuore di Gesù e a S. Giuseppe, lo è anche alla Madonna. L'Italia Le è consacrata in modo particolare dal settembre 1959. Non v'è paese o borgata dove non vi sia una chiesa, un altare, un pilone, un'immagine della Madonna.

Questa divozione comincia con Nostro Signore ed è quasi tutta fondata sul Vangelo. Chi più di Nostro Signore amò e onorò la Madonna? Alle nozze di Cana, in omaggio a Lei, fece il suo primo miracolo. Persino gli eretici e scismatici dei primi tempi onorarono la Madonna. In Abissinia, la Chiesa ufficiale non è cattolica, eppure quanta divozione ha per la Madonna!

La divozione a Maria SS. è necessaria per salvarsi; ciò è moralmente certo, Suarez dice chiaramente che nessuno si salva senza la Madonna. La Chiesa applica alla SS. Vergine le parole della S. Scrittura: Chi mi avrà trovata, avrà trovata la vita e riceverà la salute dal Signore (955). La divozione alla Madonna non è dunque solo di consiglio, ma di necessità.

Ne consegue ch'essa è un segno di predestinazione. Sì, perché la Madonna null'altro desidera che la salvezza delle anime, ed è costituita così in alto, che può tutto. Nessun vero divoto della Madonna si è mai dannato. Quanti che avevano solo una tenue divozione verso dl Lei, furono da Lei convertiti! Alle volte ci domandiamo con stupore: " Come mai quel tale, dopo tanti anni di vita disordinata, si è convertito ed è morto così bene? ". La spiegazione la troviamo sempre lì: un po' di divozione alla Madonna... qualche Ave Maria ogni giorno... la medaglia al collo, e simili. Ho conosciuto una persona che da più di quarant'anni aveva lasciato ogni pratica religiosa, conservando solo la pia usanza della recita di tre Ave Maria ogni giorno. Ebbene, la Madonna le ottenne la grazia di fare una buona morte. Con questo non voglio dire che bastino tre Ave Maria e poi peccare; voglio dire che la Madonna, per un piccolo ossequio, magari dopo trenta o quarant'anni, riduce un'anima a pentimento.

Il desiderio proprio della Madonna è di salvar anime, cooperare perché il Sangue del suo Divin Figlio non sia sparso invano. Ella ha voluto dare il suo nome al nostro Istituto, perché si salvino più anime che è possibile. Tutte le anime che salverete, sarà per mezzo di Maria. Se uno vuol salvarsi senza passare per la Madonna, sbaglia.

Lo Scaramelli riporta la seguente visione: Diverse anime tentavano di salire per una magnifica scala rossa, in cima alla quale stava Gesù; ma per quanti sforzi facessero, non riuscivano a raggiungere la sommità. Poco discosto v'era un'altra scala, bianca, in cima alla quale stava la Madonna; molte anime la salivano con facilità e, giunte sulla sommità, la Madonna le faceva passare a Gesù. Allora anche le prime che invano avevano tentato di salire per la scala rossa, si portarono presso quest'altra ed esse pure con facilità riuscirono a salirla (956). Questo per dimostrare come non si possa giungere a Gesù, se non per mezzo della Madonna. Ad Jesum per Mariam!

La divozione alla Madonna non è solo pegno di predestinazione, ma anche di santificazione. Chi non ha vera divozione alla Madonna, non sarà mai un santo Religioso, un santo Sacerdote, un santo Missionario. Chi vuol giungere alla santità senza la Madonna, vuol volare senz'ali. Senza di Lei si fa nulla. E che fa Ella per la nostra santificazione? Ci sostiene nelle tentazioni e in tutte le miserie di cui è piena la nostra vita; ci difende dal demonio; ci dà la forza di superare tutte le difficoltà.

A convincerci di ciò basterebbe il fatto di S. Maria Egiziaca, narrato dallo Scaramelli. Costei era una grande peccatrice. Quando il mondo cominciò a venirle in uggia, pensò di entrare in una chiesa, ma, giunta alla porta, non vi poté entrare. Disperata peri vani tentativi, si prostrò davanti ad un'immagine della Madonna e chiese la grazia di poter entrare. La Madonna la esaudì. Entrata in chiesa, si pose subito sotto la protezione di Maria SS.; poi andò in un deserto, dove visse 47 anni a far penitenza. In tutto questo tempo la sola sua maestra fu la Madonna, che di una grande peccatrice fece una grande santa (957).

Tutti i Santi furono divoti della Madonna. La più bella omelia di S. Girolamo è quella sulla Madonna (958). Non avrei mai creduto che questo santo piuttosto rustico, fosse tutto tenerezza nel parlare alla Madonna. S. Filippo, fin da fanciullo, fu grandemente divoto della Vergine e si fermava delle ore a conversare con Lei davanti alla sua effigie. Lo faceva col trasporto, per l'amore tenerissimo che le portava S. Giovanni Berchmans pure era divotissimo della Madonna e ne parlava con santo entusiasmo; andava ripetendo a tutti: a Siate divoti della Madonna! "
S. Bernardo dice che la Madonna è fonte e canale. È fonte di grazia, basta andarla a prendere; ed è canale, perché tutte le grazie passano da Lei (959).
Tolta la Divinità, tutto il resto datelo pure alla Madonna. Ella è la Madre di Gesù e, come tale, in bei modi, a Lui comanda. Coriolano non cedette a nessuno, tranne alle istanze di sua madre. Quando Mosè disse a Dio: " Se non vuoi esaudirmi, toglimi da libro della vita " (960), Dio cedette alle sue suppliche. Mosè era, sì, un santo uomo, ma non era certo la Madonna.

Ella è regina del cielo e della terra, regina potentissima. Non è solo il re che comanda, ma anche regina. Le preghiere della Madonna, più che preghiere potrebbero dirsi comandi, perché il Signore vuole ch'Ella comandi.
Con esattezza teologica si dice che ciò che Iddio può per onnipotenza, la Madonna lo può con la preghiera. Non che la Madonna sia onnipotente ex malo è per volontà di Dio, lo è per grazia. La Madonna, in Dio e con Dio, può tutto. Ella è tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie. Ella può persino far violenza a Nostro Signore, come fece alle nozze Cana. Ella è, al dire dei Santi, l'onnipotenza supplichevole.

Dobbiamo ringraziare il Signore che abbia voluto così, stimarci ben fortunati di non dover sempre ricorrere fino al trono di Dio per ottenere grazie, ma di avere a nostra disposizione questo gran mezzo. La Madonna, vedete, è più tenera!...
Dunque la Madonna può tutto. E vuole? Oh, se vuole! Con la sua tenerezza materna Ella entra nelle intenzioni del suo Divin Figlio: sa quanto siamo costati a Lui, sa che Nostro Signore vuol salvi tutti gli uomini; conosce questo gran desiderio di Gesù, questa precisa volontà di Dio: che ci salviamo e ci santifichiamo. Perciò basta che noi chiediamo e ci disponiamo a ricevere le sue grazie. Che se la Madonna soccorre anche i peccatori che Le danno qualche segno di divozione, che cosa non farà per quelli che la venerano e si adoprano a farla conoscere, amare e venerare?

Non temete di essere troppo divoti della Madonna, di onorarla troppo. Chi non ha divozione a Maria, non ha né vocazione sacerdotale, né vocazione Religiosa. Non è tuttavia necessario di sentirla sensibilmente; la vera divozione sta nella volontà. E nemmeno dobbiamo aver paura di far torto a Nostro Signore, amando molto la Madonna. Più l'amiamo, più ricorriamo a Lei, e più facciamo piacere a Nostro Signore. Dunque ricordatelo: se non saremo divoti della Madonna non faremo mai niente.


Come dimostrare il nostro amore 
alla Madonna

RIGUARDARLA COME MADRE 

 - Prima di tutto bisogna che riguardiamo Maria SS. come vera nostra Madre, sull'esempio di S. Filippo che soleva chiamarla: " Mamma mia! Mamma mia! ". Così pure faceva S. Giuseppe Cafasso e diceva sovente ai penitenti: " Ricordatevi che avete in Maria SS. una seconda Madre, che vi ama più della prima, senza tuttavia prenderle il posto ". Invece taluni parlano della Madonna come di un qualsiasi Santo canonizzato!.. In una madre si ha fiducia, le si vuol bene. Eccitare quindi in noi l'amore filiale alla Madonna, desiderare di sentirlo sempre più forte in noi, ripeterle anche noi con grande affetto: " Mamma mia! Mamma mia! ".

EVITARE IL PECCATO 

- Una cosa sola dispiace a Gesù e quindi anche alla Madonna: il peccato! Può uno essere divoto e piantarle uno stile nel cuore? Ebbene tutto ciò che ferisce il Signore, ferisce la Madonna Bisogna avere un po' di riguardo! Il peccato mortale non può stare con la vera divozione a Maria... E se capitasse una disgrazia? Mettersi subito a posto, ricorrere ugualmente a Lei, che è rifugio dei peccatori.
Dobbiamo inoltre guardarci dai peccati veniali, che sono un insulto, uno schiaffo, come per Gesù, così per la Madonna. Anche la Madonna ha portato il peso dei nostri peccati, Corredentrice con Nostro Signore. Perciò bisogna star attenti e fare ogni sforzo per diminuire il numero delle nostre mancanze, procurare che non ci sia mai la volontà o l'avvertenza piena. Insomma, avere in abominio il peccato e coltivare in noi questo abominio.

PRESTARLE OSSEQUIO 

- Parleremo in seguito delle diverse pie pratiche in onore della Madonna; qui solo vi ricordo come in ogni locale, studio, dormitorio, abbiamo il Crocifisso e l'effigie della Madonna. Perché dunque, quando entriamo in uno di questi locali, non salutare, dopo il Crocifisso, anche la Madonna? E così di altri ossequi. S. Alfonso era ascritto a quasi tutte le Compagnie erette in onore della Madonna. A chi gli domandava, come fosse possibile adempierne tutti gli obblighi, rispondeva: " Per intanto comincio a essere ascritto e a portarne l'abitino " (961). Taluni, al veder baciare un'immagine della Madonna, dicono " Uh, roba da bimbi! ". No, no; bisogna amare e rispettare tutto quello che riguarda la Madonna. S. Giovanni Berchmans dice che un ossequio, anche se piccolo ma costante, prestato alla Madonna è sempre molto efficace (962). Così è delle piccole mortificazioni fatte in suo onore.

FARCI SUOI SCHIAVI 

- Per meritarci la grazia di giungere alla santità, dobbiamo fare ciò che insegna S. Luigi Maria Grignon di Monfort, nel suo trattatello sulla divozione alla Madonna: farci schiavi di Maria; come S Francesco Zaverio che si faceva schiavo di Nostro Signore e talora si faceva persino legare le mani e i piedi. A noi piace di più essere figli; comunque, siamo schiavi volontari, e la Madonna ci tratterà bene. Questa schiavitù consiste in una donazione totale di noi stessi a Maria, che può così disporre a suo piacimento di quanto facciamo, e meritiamo; donazione totale, assoluta, irrevocabile. Non apparteniamo più a noi, ma alla Madonna.

Come conseguenza pratica, dobbiamo far tutto con la Madonna, tutto per la Madonna e tutto ricevere da Lei.

Far tutto con Maria; cioè fare tutte le nostre azioni in unione con Lei. S. Giuseppe Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla socia in tutto. " Quando andate a predicare - soleva dire - prendetevi sempre insieme la Madonna ". Far tutto con Maria vuol dire ancora prendere la Madonna come nostro modello in tutte le azioni: come farebbe la Madonna questa azione?

Far tutto in Maria: assuefarci cioè a poco a poco, a raccoglierci in noi stessi come in un oratorio, con Maria: come una lampada che arde sempre alla sua presenza.

Far tutto per Maria: tutto cioè per piacere a Lei, tutto come vuole Lei. Se vogliamo far piacere a Nostro Signore in tutte le nostre azioni, dobbiamo farle in modo che piacciano anche alla Madonna, e farle per piacere alla Madonna. Allora Essa presenta tutto a Nostro Signore come se fosse roba sua e nostra insieme; e certo Essa non vorrà scapitarne; perciò aggiusterà tutto in modo che Gesù ne sia contento.

Prendere tutto da Maria: quando siamo tutti suoi, non ci mancherà più niente. Ella ha la vista buona, ricorda tutto, pensa a tutto. Il Signore ha voluto così: che ricorressimo prima alla Madonna, la quale, essendo Essa pure come noi semplice creatura, benché perfettissima, ha compassione delle nostre miserie. Il primo gradino della scala per salire a Dio, è la Madonna. Sì, tutto da Maria!... Darci interamente alla Madonna, anima e corpo, perché disponga di noi a suo piacimento e ci aiuti a farci santi.
AVE MARIA PURISSIMA!