sabato 7 settembre 2013

ERA IL 27 OTTOBRE 1986! COSI' PARLO' MARIA SS.MA


...
Solamente Gesù Cristo vi può portare alla pace.
Occorre predicarlo a tutti, senza paura e senza compromessi, attuando il suo divino mandato: "Andate in tutto il mondo ed annunciate il mio Vangelo a tutte le creature: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo".


Il tentativo di raccogliere tutte le religioni, anche quelle che adorano dèi falsi e bugiardi, nella prospettiva di una unione religiosa mondiale per la difesa dei valori umani, è vano, pericoloso e non conforme al desiderio del mio Cuore Immacolato. Esso può, anzi, condurre all'aumento della confusione, alla indifferenza religiosa ed a rendere persino più difficile il conseguimento della vera pace.

Per questo oggi vi dico: annunciate a tutti Cristo; siate fedeli solo a Cristo ed al Suo Vangelodiventerete veri costruttori di Pace».


Cuore ammirabile.



OGGI, primo sabato del mese, cominciamo a impostare alcune riflessioni-meditazioni-insegnamenti sull'AMMIRABILE CUORE della nostra Mamma celeste. Cor Mariae Immaculatum, intercede pro nobis.
Che cos'è il Cuore di Maria


1 - Il Cuore di Maria, ammirabile e incomprensibile abisso di meraviglie.
Gesù nostro modello nell'amore a Maria. 

Gesù, Figlio unico di Dio, Figlio pure di Maria SS., ha voluto scegliere tra tutte le creature questa Vergine incomparabile per madre.

Nella sua bontà infinita volle poi donarla a noi quale Regina, Madre e Rifugio in tutte le necessità della vita, e attende che noi l'amiamo com'Egli l'ama, la onoriamo com'Egli l'onora.

Ha esaltata e onorata sua Madre al di sopra di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli, e vuole che noi pure abbiamo per Lei più amore e più venerazione, che non per tutti gli Angeli e per tutti gli uomini insieme.

Egli è il nostro capo, noi siamo le sue membra; conseguentemente noi dobbiamo essere animati dallo stesso suo spirito, condividere le stesse sue inclinazioni e continuare in terra la sua vita, con l'esercizio delle virtù da Lui praticate.

Egli vuole perciò che la nostra devozione alla sua SS. Madre sia la continuazione della sua; ossia che noi abbiamo gli stessi sentimenti di rispetto, di sottomissione, di amore che Egli nutre per Lei. 

Maria SS. ha sempre occupato il primo posto nel Cuore di Gesù; fu e sempre sarà il primo oggetto del suo amore, dopo l'Eterno Padre. Perciò Gesù vuole che, dopo Dio, Ella occupi il primo posto anche nel nostro cuore.

Ma non si può amare ciò che non si conosce, perciò Gesù ci vuole svelare fin da quaggiù, per mezzo della S. Scrittura, qualcosa della grandezza di Maria, riservandosi di farci conoscere il resto, che è il più, in Cielo.

Uno degli oracoli divini che contiene come in riassunto tutto ciò che si può dire di Maria è quello del cap. XII dell'«Apocalisse»: «Signum magnum apparuit in coelo: Un meraviglioso prodigio apparve in cielo: una Donna rivestita di sole, con sotto i piedi la luna e in capo una corona di dodici stelle».

Chi è questa Donna? Qual è questo grande prodigio?

S. Epifanio, S. Agostino, S. Bernardo e parecchi altri Dottori concordano nell'affermare che si tratta di Maria.

Apparve in cielo, perché è venuta dal cielo, di cui è Imperatrice, gloria, gioia; poiché nulla è in Lei che non sia celeste.

È rivestita dell'Eterno Sole e di tutte le perfezioni della divina Essenza, da cui è talmente penetrata da restare tutta trasformata nella santità di Dio.

Ha la luna sotto i piedi per dimostrare che tutto il mondo è soggetto a Lei, non avendo al di sopra che Dio, e che a Lei è dato un dominio assoluto su tutto il creato.

È coronata di dodici stelle per indicare le virtù che splendono sovrane in Lei, e tutti i misteri della sua vita. Ella supera tutti i Santi, stelle di varia grandezza, che formano la di Lei corona e gloria.


Cuore ammirabile. 


Perché mai lo Spirito Santo la chiama «Signum magnum»?
Per farci conoscere che Ella è tutta miracolosa e per farne oggetto di rapimento per gli Angeli e per gli uomini.
Allo stesso scopo lo Spirito Santo fece cantare in suo onore, in tutto l'universo, per bocca di tutti i fedeli, questo elogio: «Mater admirabilis»! O Madre ammirabile, con quanta ragione portate questo nome!

Però quel che è più ammirabile in Maria è il suo Cuore verginale. Esso è tutto un mondo di meraviglie, un oceano di prodigi, un abisso di miracoli. È il principio e la sorgente di tutte le cose più rare e più straordinarie che emergono in questa gloriosa Principessa.

Maria è ammirabile nella sua maternità, perché essere Madre di Dio - dice S. Bernardino - è il miracolo dei miracoli «miraculum miraculorum»; ma è vero altresì che il suo Cuore augusto è un Cuore ammirabile, perché è il principio della sua divina maternità e di tutte le meraviglie che l'accompagnano.

O Cuore ammirabile della Madre incomparabile, che tutte le creature dell'universo siano altrettanti cuori che vi ammirino, vi amino, vi glorifichino eternamente innamorati!

Gli Angeli, osservando la loro e la nostra Regina, nel momento della sua Immacolata Concezione, vedendola così piena di grazia, di bellezza, sentirono per Lei tale un trasporto da esclamare meravigliando: «Chi è costei che pare elevarsi come l'aurora, bella come la luna, splendente come il sole, terribile come un esercito schierato in battaglia?».

E quali saranno ora i loro trasporti, le loro estasi al vedere in cielo le singolari meraviglie passate nel Cuore verginale di Maria SS. dal primo istante della sua vita terrena, fino al suo ultimo respiro!


La Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, celebra sulla terra, e sempre celebrerà in cielo, le numerose feste ad onore di questa o quella azione particolare compiuta dalla Madre di Dio; ma quali onori e lodi, non merita il Cuore di Maria SS. che per tanti anni produsse
innumerevoli sublimi atti di fede, di speranza, di carità, d'umiltà, d'obbedienza, d'ogni virtù, in una parola, e che è principio e sorgente di tutti i santi pensieri, affetti, parole, azioni di tutta la sua vita?

Chi mai potrà comprendere le ricchezze inestimabili, le rarità prodigiose del Cuore di Maria?
Si tratta d'un mare di grazia che non ha né fondo né rive.

Aperite cor ad investigandam Mariam:
labia ad glorificandam Illam

venerdì 6 settembre 2013

Nessuna obbiezione


CAPITOLO X
ISPIRAZIONE DIVINA PER REDIGERE QUESTO SCRITTO

Mi pareva così fuori di proposito pubblicare questo scrit­to, che non sapevo rassegnarmi ad ubbidire alla voce della coscienza. Differii dunque fino all'Esaltazione della S. Croce e, proprio in quel giorno, durante la S. Messa, proposi a me stessa d'applicarmi ad un altro lavoro, quando Nostro Signo­re trionfò delle mie resistenze: « Sta sicura, mi disse, che non uscirai dalla prigione del corpo, prima d'avermi pagato que­sto debito fino all'ultima sillaba».

Siccome poi andavo ruminando che già avevo fatto fruttificare i doni di Dio a vantaggio del prossimo, se non con lo scritto, almeno con le parole, il Signore m'oppose quan­to avevo sentito leggere in quella stessa notte, dopo Mattu­tino: « Se il Salvatore avesse voluto rivelare la sua dottrina soltanto a' suoi contemporanei, avrebbe pronunciato discor­si senza ispirare scrittori sacri: ma i suoi insegnamenti furo­no scritti, affinchè possano servire a beneficio di un più grande numero di persone ». Aggiunse Gesù: « Non accetto nessuna obbiezione: voglio che i tuoi scritti siano per gli ultimi tempi, [che sono questi che viviamo adesso] nei quali diffonderò le mie grazie su numero­sissime anime, una conferma evidente della mia divina te­nerezza ».

Dopo aver ascoltato queste parole, rimasi oppressa, pen­sando che mi sarebbe difficile, per non dire impossibile, tradurre esattamente in linguaggio umano le cose suesposte, e presentarle al pubblico senza pericolo di scandalo.

Il Signore, per vincere la mia pusillanimità, parve far ca­dere su di me una pioggia torrenziale, ne fui scossa e, pove­ra creatura qual sono, m'inchinai verso terra, come una pian­ticella tenera e fragile, incapace di assorbire quell'acqua. Af­ferrai nel frattempo, il suono di alcune parole importanti, che però il mio intelletto non riusciva a comprendere. Più preoccupata che mai, andavo chiedendo a me stessa quello che ciò volesse dire, quando Tu, o mio Gesù, con l'abituale tenerezza, volesti alleggerire il mio cruccio e riconfortarmi l'animo, dicendomi: « Poichè quest'abbondante pioggia ti rie­sce inutile, ti applicherò al mio divin Cuore per versare in te, a poco a poco, quello di cui abbisogni. Agirò con dolcezza e soavità, secondo la misura delle tue forze ».

In realtà, o mio Dio, dopo d'aver constatato gli effetti della tua promessa, posso dichiarare che l'hai adempita per­fettamente. Infatti ogni mattina all'ora più adatta, Tu m'ispi­ravi qualcuna di queste pagine. Agivi con tale dolcezza e pre­cisione che, senza nessun sforzo da parte mia, scrivevo cose che fino allora non avevo mai ricordato, e che si presenta­vano con tale nitidezza al mio pensiero come se da lungo tempo le avessi fisse nella memoria.

Però meco agivi con grande discrezione; infatti, dopo aver scritto un certo numero di pagine, mi era impossibile, anche applicando tutte le forze della mente, tracciare una so­la di quelle parole che, al mattino seguente, a me si presen­tavano con tanta abbondanza e senza la minima difficoltà. Con questo metodo Tu moderavi e dirigevi la mia foga natu­rale, insegnandomi che « non bisogna abbandonarsi all'azio­ne al punto di trascurare la contemplazione ». In ogni occasione ti mostravi geloso della salvezza della mia anima e, pur permettendomi di gustare talvolta i giocondi amplessi di Rachele, non mi privasti mai della gloriosa fecondità di Lia.

Possa lo giungere, o mio Dio, a piacerti perfettamente, unendo, per farti contento, le due forme di vita attiva e contemplativa.

Natività di Maria SS.ma.


8 SETTEMBRE
NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Giorno di gioia.
Esultante di gioia, oggi la Chiesa ci fa dire con ragione: "La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, fu per il mondo intero messaggio di consolazione e di gioia, perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che ci ha liberati dalla maledizione per darci la benedizione e, vincitore della morte, ci ha assicurato la vita eterna" (Antifona dei secondi Vespri).
La nascita di un bambino porta gioia nella casa ai genitori, che pure ne ignorano l'avvenire e, se la Chiesa il 24 giugno ci dice che quel giorno è un giorno di gioia, perché la nascita del Battista ci fa sperare la nascita di Colui del quale egli viene a preparare la strada, la nascita di Colei che sarà la Madre del Redentore non porterà gioia a tutti coloro che attendono la salvezza e la vita?
Sappiamo dal Vangelo che la nascita del Battista fu motivo di gioia per i suoi genitori, per il villaggio di Ain Karim e per le borgate vicine. Nulla invece sappiamo della nascita di Maria; ma, se tale nascita passò inosservata per molti, se Gerusalemme restò davanti ad essa esteriormente indifferente, sappiamo tuttavia che il giorno di tale nascita resterà un giorno di incomparabile gioia non solo per una città o per un popolo, ma per tutto il mondo e per tutti i secoli.

Gioia del cielo.
È gioia in cielo per la Santissima Trinità; gioia del Padre, che si rallegra per la nascita della sua prediletta, che egli farà partecipe della sua paternità; gioia del Figlio, che contempla la soprannaturale bellezza di Colei che diventerà sua Madre, alla quale egli chiederà in prestito la carne per riscattare il mondo; gioia dello Spirito Santo di cui Maria è il santuario immacolato e la cooperatrice nell'opera della concezione e dell'incarnazione del Verbo.
È gioia per gli Angeli: Essi vedono che questa fanciulla è la meraviglia delle meraviglie dell'Onnipotente; in Lei Dio ha spiegato la sua sapienza, la sua potenza, il suo amore più che in tutte le altre creature; egli ha fatto di Maria lo specchio purissimo in cui si riflettono tutte le sue perfezioni; essi comprendono che Maria, da sola, dà al suo creatore più onore e più gloria che tutte le loro gerarchie insieme e già la salutano come regina, gloria dei cieli, ornamento del mondo celeste e del mondo terrestre (Giovanni il Geometra, Annunciazione, 37, PG 106, c. 845).

Gioia nel limbo.
San Giovanni Damasceno pensa che anche le anime trattenute nel limbo abbiano conosciuto questa nascita felicissima e che Adamo ed Eva, con una gioia mai più provata dopo la loro caduta nel paradiso terrestre, abbiano gridato: "Sii benedetta, o figlia, che il Signore ci promise il giorno della nostra caduta: da noi hai ricevuto un corpo mortale e ci restituisci la veste dell'immortalità. Tu ci richiami alla nostra prima dimora; noi abbiamo chiusa la porta del paradiso e tu restituisci libero il sentiero che porta all'albero della vita" (Dormitio Virginis: PG 96, c. 733).
Altri scrittori antichi ci presentano i patriarchi e i profeti, che da lontano avevano annunziata e benedetta la venuta di Maria, intenti a salutare il compimento dei loro oracoli divini (Giacomo il Monaco, Natività di Maria: PG 127, c. 573).

Gioia sulla terra.
Fu anche gioia sulla terra. Senza temerità, possiamo con i santi pensare che Dio diede alle anime "che attendevano allora la redenzione d'Israele" (Lc 2,38) una allegrezza straordinaria, una gioia grave e religiosa, che si insinuò nei loro cuori, e intimamente le convinse, senza spiegare come, che l'ora della salvezza del mondo era ormai prossima.
Ma gioia particolare in questo senso ebbero i felici genitori, i santi Gioacchino e Anna. Essi contemplarono rapiti la radiosa, piccola bambina, loro donata nella vecchiaia, contro tutte le speranze. Forse essi si chiesero se non era uno degli anelli della linea benedetta dalla quale doveva uscire il Re, che avrebbe ristabilito il trono di Davide e salvato Israele e il loro ringraziamento salì fervido al Signore, che essi sentivano presente nella loro umile casa.
"O coppia felice, esclama san Giovanni Damasceno, tutta la creazione ha un debito verso di voi, perché per mezzo vostro ha offerto a Dio il più prezioso dei doni, la Madre ammirabile, che, sola, di lui era degna. Benedetto il tuo seno, o Anna, perché ha portato colei che nel suo seno porterà il Verbo eterno, colui che nulla può contenere e che porterà agli uomini la rigenerazione. O terra da principio infeconda e sterile, dalla quale è sorta una terra dotata di fecondità meravigliosa, che sta per produrre la spiga, che nutrirà tutti gli uomini! Beate le vostre mammelle, perché hanno allattato colei, che allatterà il Verbo di Dio, nutrice di Colui che nutre il mondo... " (Sulla Natività, PG 96, c. 664-668).

Maria causa della nostra gioia.
La nascita di Maria è dunque causa di gioia e la gioia è sentimento che oggi tutto assorbe e tutto penetra. La Chiesa desidera che noi entriamo in questa gioia che straripa e trionfa. Ci invita a questa gioia in tutto l'Ufficio e ci fa cantare, fino dall'invitatorio di Mattutino: "È la nascita di Maria, facciamole festa, adoriamo Cristo, suo figlio, nostro Signore". E poco dopo ci fa aggiungere: "Celebriamo con tenera divozione la nascita della beata Vergine Maria, perché interceda presso Gesù Cristo. Con allegrezza e tenera divozione, celebriamo la nascita dì Maria" (Responsorio del Mattutino).
La Chiesa ci invita alla gioia perché Maria è la Madre della divina grazia e, nel pensiero divino, già la Madre del Verbo incarnato. Le parole grazia e gioia hanno in greco una stessa radice, vanno sempre a fianco e si richiamano a vicenda: Maria, essendo piena di grazia, è anche piena di gioia per sé e per noi. La Liturgia ci mostra in questa graziosa bambina appena nata la Madre di Gesù, tanto Maria è inseparabile dal Figlio, che è nata solo per lui, per essere sua Madre e per divenire madre nostra, dandoci la vera vita, la vita della grazia. Tutte le preghiere della Messa acclamano la maternità della Vergine Maria quasi per dire che la Chiesa non può separare la sua nascita da quella dell'Emmanuele.

Il luogo di nascita di Maria.
Dove nacque la Santissima Vergine? Un'antica e costante tradizione indica come luogo di nascita Gerusalemme, là ove è la chiesa di S. Anna, presso la piscina Probatica. Là "nell'ovile paterno, dice san Giovanni Damasceno, è nata colei, da cui ha voluto nascere l'Agnello di Dio". Là più tardi furono sepolti i santi Gioacchino e Anna e le loro tombe furono scoperte dai Padri Bianchi il 18 marzo 1889, presso la grotta della Natività. Là fu costruita nel secolo IX una chiesa e le monache benedettine vi si stabilirono dopo l'arrivo in Palestina dei Crociati e vi restarono fino al secolo XV. Poi una scuola mussulmana sostituì il monastero e, solo in seguito alla guerra di Crimea, il sultano Abd-ul-Medjid donò la chiesa e la piscina probatica alla Francia, che era entrata vittoriosa a Sebastopoli il giorno 8 settembre 1855.

Origine della festa.
La festa della Natività sorse in Oriente. La Vita di Papa Sergio (687-701) la elenca fra le quattro feste della Santa Vergine esistenti a quel tempo e sappiamo inoltre che l'imperatore Maurizio (582-602) ne aveva prescritta la celebrazione con le altre tre dell'Annunziazione, della Purificazione e dell'Assunta. San Bonifacio introdusse la festa in Germania. Una graziosa leggenda attribuisce al vescovo di Angers, Maurilio, l'istituzione della festa e forse veramente egli introdusse nella sua diocesi una festa, per realizzare il desiderio della Vergine, che gli era apparsa nelle praterie del Marillais verso l'anno 430, e di qui il nome di Nostra Signora Angevina o festa dell'Angevina, che ancora le dà, nella regione occidentale, il popolo cristiano.
Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia. Il re Roberto il Pio (o il suo seguito) diede le note ai tre bei ResponsoriSolem iustitiaeStirps IesseAd nutum Domini, nei quali Fulberto celebra il sorgere della stella misteriosa, che doveva generare il sole, il virgulto sorto dal ceppo di Jesse che doveva portare il fiore divino sul quale riposerà lo Spirito Santo, la onnipotenza che dalla Giudea produce Maria, come una rosa dalle spine.
Nel 1245, durante la terza sessione del primo Concilio di Lione, Innocenzo IV stabilì per tutta la Chiesa l'Ottava della Natività della Beata Vergine Maria (oggi soppressa) compiendo il voto emesso da lui e dai Cardinali durante la vacanza di diciannove mesi, causata dagli intrighi dell'imperatore Federico II alla morte di Celestino IV e terminata con l'elezione di Sinibaldo Fieschi col nome di Innocenzo.
Nel 1377, il grande Gregorio XI, il Papa, che aveva spezzate le catene di Avignone, completò gli onori resi alla Vergine nascente con l'aggiunta della vigilia alla solennità, ma o perché non espresse al riguardo che un desiderio o per altre cause, le intenzioni del Pontefice non ebbero seguito che per qualche tempo negli anni torbidi, che seguirono la sua morte.

La pace.
Quale frutto di questa festa, imploriamo con la Chiesa (Colletta del giorno) la pace, che nei nostri tempi sventurati pare allontanarsi sempre di più. La Madonna nacque nel secondo dei tre periodi di pace universale segnalati sotto Augusto, il terzo dei quali segnò l'avvento del Principe stesso della pace.
Mentre si chiudeva il tempio di Giano, l'olio misterioso sgorgava dal suolo a Roma nel luogo dove doveva sorgere il primo santuario della Madre di Dio, si moltiplicavano i presagi per il mondo in attesa e il poeta cantava: "Finalmente giunge l'ultima era preannunziata dalla Sibilla, si apre la serie dei secoli nuovi, ecco la Vergine" (Virgilio, Egloga IV).
In Giudea, lo scettro era stato tolto a Giuda (Gen 49,10) ma anche colui, che se ne era impadronito, proseguì la splendida restaurazione, che doveva permettere al secondo Tempio di ricevere fra le sue mura l'Arca santa del nuovo Testamento.
È il mese sabbatico, primo mese dell'anno civile e settimo del ciclo sacro Tisri, in cui comincia il riposo stabilito ad ogni settennio, cioè l'anno santo giubilare (Lv 25,9), il mese più ricco di gioia con la Neomenia solenne, annunziata da suoni di tromba e da canti (ivi 23; Nm 29; Sal 80), la festa dei Tabernacoli e il ricordo della dedicazione del primo Tempio sotto Salomone.
In cielo il sole è uscito dal segno del Leone ed entra in quello della Vergine. Sulla terra due oscuri discendenti di Davide, Gioacchino e Anna, ringraziano Dio, che ha benedetto la loro unione, per molto tempo infeconda.

MESSA
La Chiesa intona alla Madre di Dio il bel canto del Sedulio. Come l'Altissimo, essa vede Maria già Madre, così come realmente lo è nella predestinazione avanti i secoli. E Maria risponde al saluto col canto dalla Sposa, il salmo epitalamico, che mai si adattò così bene ad un'anima come a quella di Maria, fin da questo primo giorno.

EPISTOLA (Pr 8,32-35). - Il Signore mi possedette all'inizio delle sue opere, fin da principio, avanti la creazione. "Ab aeterno" fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra: non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti delle acque rigurgitavano, non ancora le montagne s'eran fermate sulla grave mole. Prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva fatto ancora né la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge inviolabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia, scherzavo dinanzi a lui continuamente; scherzavo nell'universo: è mia delizia stare coi figli degli uomini. Or dunque, figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me avrà trovato la vita, e riceverà dal Signore la salute.

La predestinazione di Maria.
Presso la culla dei principi si suole pronosticare un avvenire grandioso, facendo loro un'aureola della gloria degli avi. La Chiesa oggi fa questo e meglio di questo. Col Vangelo ci ricorderà la nascita temporale del Messia e di colei, che oggi nasce perché egli possa nascere, ma prima ci mette in evidenza, e per il Figlio e per la Madre, la genesi in Dio con un passo dei Proverbi, e dice: Io era prima che i monti, prima che la terra, io era presente quando egli preparava i cieli. La nostra debole umanità, essendo soggetta al tempo, percepisce le cose nelle evoluzioni successive, ma Dio le considera fuori del tempo in cui le ha poste per la manifestazione della sua gloria. Per Dio il principio di ogni opera è la ragione che la determina. L'Altissimo, che egli domina nella sua eternità, nell'ordine di mutua dipendenza, agendo al di fuori di sé, agì soltanto per rivelare se stesso mediante il Verbofatto carne, divenuto figlio di una Madre creata, pur essendo figlio del Creatore. L'Uomo-Dio come fine, Maria come mezzo: tale è l'oggetto dell'eterna risoluzione di Dio, la ragione d'essere del mondo, la concezione fondamentale nella quale tutto il resto sarà solo accessorio e dipendente.
O Signora che ti degni chiamarci figli, siamo felici che in te la bontà eguagli la grandezza! Felice l'umanità, che vegliava, da tanti secoli, nella tua attesa e finalmente ti incontra, perché con te è la salvezza e la vita.
VANGELO (Mt 1,1-16). - Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo, Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i fratelli di lui. Giuda ebbe Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esron, Esron generò Aram. Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon. Salmon ebbe Booz da Raab; Booz ebbe Obed da Rut, Obed generò Iesse e Iesse generò David, il re. E il re David ebbe Salomone da quella che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa. Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Joatam, Joatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia. Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i di lui fratelli al tempo dell'esilio di Babilonia. E dopo l'esilio di Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabel. Zorobabel generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor. Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù chiamato il Cristo.

Il Mistero di Maria.
Maria, dalla quale è nato Gesù: qui è tutto il mistero della Madonna, il titolo costitutivo, come abbiamo veduto, del suo essere di natura e di grazia; come Gesù dovendo nascere da Maria figlia della donna (Gal 4,4) e figlia di Dio (Rm 7,3-4), era dal principio ragione nascosta della creazione il cui mistero si sarebbe rivelato solo alla pienezza dei tempi (Ef 3,9). Opera unica questa della quale il profeta, nella sua estasi diceva: Farai conoscere, o Dio, nella pienezza degli anni l'opera tua; verrà il Santo dalla montagna oscura; i poli del mondo si curvano sotto il passo della sua eternità (Ab 3,3-6). La montagna donde deve venire il Santo, l'Eterno, il Dominatore del mondo, quando sarà il tempo, è la Beata Vergine, che l'Altissimo coprirà della sua ombra (Lc 1,35) e l'altezza della quale, già alla nascita, sorpassò tutte le altezze del cielo e della terra.
I tempi sono dunque compiuti. Dal momento in cui l'eterna Trinità uscì dal suo riposo per creare cielo e terra (Gen 1,1) tutte le generazioni del cielo e della terra, come dice la scrittura (ivi 2,4) erano in travaglio dal giorno che dona al Figlio di Dio la Madre attesa. Parallelamente alla linea, che scende da Abramo e da Davide al Messia, tutte le genealogie umane preparavano a Maria la generazione dei figli adottivi che Gesù, figlio di Maria, si sceglierà per fratelli.

Preghiera a Maria Bambina.
Finalmente, o Maria, il mondo ti possiede! La tua nascita gli rivela il segreto del suo destino, il segreto d'amore che lo chiamò dal nulla, perché diventasse l'abitazione di Dio al di sotto dei cieli.
Ma qual è dunque il mistero di questa debole umanità, che, inferiore agli Angeli per natura, è tuttavia chiamata a dare loro un Re e una Regina? Il Re l'adorano neonato fra le vostre braccia, la Regina la riveriscono oggi nella culla insieme con gli angeli. Astri del mattino, questi nobili spiriti davano inizio alle manifestazioni dell'Onnipotenza e lodavano l'Altissimo (Gb 38,7), ma il loro sguardo non scoprì mai meraviglia pari a quella che li fa ora esultare: Dio, riflesso in modo più puro sotto i veli del corpo fragile di una bambina di un giorno che nella forza e nello splendore dei nove cori; Dio, conquistato egli stesso da tanta debolezza, unita per grazia sua a tanto amore che egli ne fa il suo capolavoro, manifestando in essa suo Figlio.

Regina degli Angeli, tu sei anche nostra Regina, ricevici per manifestare fede e omaggio. In questo giorno in cui il primo slancio della tua anima santissima fu per il Signore, il primo sorriso degli occhi per i genitori che ti misero al mondo; si degni la beata Anna ammetterci a baciare in ginocchio le tue mani benedette, già pronte alle divine larghezze delle quali sono predestinate dispensatrici. E intanto cresci, dolcissima bambina, si irrobustiscano i tuoi piedi, per schiacciare il capo al serpente, prendano forza le tue braccia, per portare il tesoro del mondo; l'angelo e l'uomo, tutta la natura; Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, sono in attesa del momento solenne in cui Gabriele potrà spiccare il volo dal cielo per salutarti piena di grazia e portarti il messaggio d'amore.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1056-1063

Amplectamur Mariae vestigia, peccatores:
et beatis pedibus eius provolvamur. 

SS.MO NOME DI MARIA


12 SETTEMBRE
IL SANTO NOME DI MARIA 

Oggetto della festa.
Qualche giorno dopo la nascita del Salvatore la Chiesa ha consacrato una festa per onorarne il nome benedetto. Ci insegnava così quanto questo nome contiene per noi di luce, di forza, di soavità, per incoraggiarci ad invocarlo con fiducia nelle nostre necessità (L'anno Liturgico, 183-187).
Così dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa consacra un giorno ad onorare il santo nome di Maria per insegnarci attraverso la Liturgia e l'insegnamento dei santi, tutto quello che questo nome contiene per noi di ricchezze spirituali, perché, come quello di Gesù, lo abbiamo sulle labbra e nel cuore.

Storia della festa.
La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, sant'Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.
Nome uscito dal cuore di Dio.
Più che il ricordo storico della istituzione della festa, ci interessa il significato del nome benedetto dato alla futura Madre di Dio e nostra.
Il nome presso i Giudei aveva un'importanza grandissima e si soleva imporre con solennità. Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L'angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l'Incarnazione del Verbo: "Gli porrai nome Gesù". Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità. Gioacchino ed Anna imposero alla loro bambina il nome di Maria che a noi è tanto caro.

"Il tuo nome è un olio sparso".
I Santi si sono compiaciuti di paragonare il nome di Maria a quello di Gesù. San Bernardo aveva applicato al Signore il testo della Cantica: "Il tuo nome è un olio sparso" (Cantico dei Cantici, 1,3), perché l'olio dà luce, nutrimento e medicina. Anche Riccardo di san Lorenzo dice: "Il nome di Maria è paragonato all'olio, perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l'olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome" (De Laudibus B. M. V. l. II, c. 2).

Altre interpretazioni.
Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria secondo che fu considerato di origine egiziana, siriaca, ebraica o ancora nome semplice o composto. Non vogliamo trattenerci sulle interpretazioni e scegliamo le quattro principali riferite dagli antichi scrittori. "Il nome di Maria, dice sant'Alberto Magno, ha quattro significati: illuminatricestella del maremare amaro,signora o padrona" (Commento su san Luca, I, 27).

Illuminatrice.
È la Vergine immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese" (Liturgia); è infine colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.

Stella del mare.
La liturgia la saluta così nell'inno, così poetico e popolare, Ave maris stella e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. Sappiamo che la stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, più alta e ultima di quelle che formano l'Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e conservare una posizione quasi invariabile per lunghe notti e per questo fatto è di molta utilità per orientarsi sulla carta del cielo e aiuta il navigante a dirigersi, quando non possiede la bussola.
Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.

Mare amaro.
Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero ed unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.

Signora o padrona.
Maria è veramente, secondo il titolo datole in Francia, Nostra Signora. Signora vuoi dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.

Discorso di san Bernardo.
Preghiamo la Santissima Vergine, perché voglia realizzare per noi i diversi significati, che santi e dottori hanno dato al suo nome benedetto, riportando la conclusione della seconda omelia di san Bernardo sul Vangelo Missus est:
"E il nome della Vergine era Maria. Diciamo qualche cosa di questo nome, che significa stella del mare. Si adatta perfettamente alla Madre di Dio, perché come l'astro emette il suo raggio, così la Vergine concepisce suo Figlio e il raggio non diminuisce lo splendore della stella e il Figlio non diminuisce la verginità della Madre. Nobile stella sorta da Giacobbe il cui raggio illumina il mondo, splendente nei cieli, penetra l'abisso, percorre la terra. Riscalda più che i corpi le anime, inaridisce il vizio, feconda la virtù. Sì, Maria è l'astro fulgente e senza uguali che era necessario sul mare immenso, che scintilla di meriti e rischiara coi suoi esempi la nostra vita.
Chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall'astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall'uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell'ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell'anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l'enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all'avvicinarsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.
Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola il nome della Vergine era Maria".

MESSA
EPISTOLA (Eccli 24,17-2l). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dan frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.

Tutta la compiacenza del cielo, tutte le speranze della terra si fissano sulla culla in cui Maria dorme, mentre veglia per Dio il suo cuore (Ct 5,2). La Sapienza fa il proprio elogio (Eccli 24,1): per la beata figlia di Anna e di Gioacchino le preferenze del suo amore, manifestate all'origine del mondo sono ormai giustificate e per sempre sarà sua delizia essere con i figli degli uomini (Pr 8,31). La vigna eletta, la vigna del Pacifico è davanti a noi e annunzia con i suoi fiori profumati (Ct 8,11-12) il grappolo divino, il succo del quale, spremuto nel torchio, feconderà tutte le anime, inebrierà terra e cielo.

VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazareth, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole, pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.
 
Abbiamo qui la più solenne ambasciata di cui la storia angelica ed umana abbia conservato ricordo, e presenta in Maria ciò che il suo nome significa, la Padrona del mondo. L'interesse più alto che possa toccare l'umanità presente, passata o futura, le gerarchie celesti, Dio stesso è trattato tra l'Altissimo e la Vergine di Nazareth soli, come soli aventi titolo da una parte per proporlo e dall'altra per accettarlo. L'angelo non è che un messaggero e l'uomo è con lui nell'attesa. Maria contratta con il Creatore, in nome dell'uomo e dell'angelo, come in nome proprio, in nome del mondo intero, che rappresenta e che domina con la sua regalità.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1067-1072

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