"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
mercoledì 30 novembre 2011
lunedì 28 novembre 2011
La causa del possibile crollo e perché può salvarci il Papa
Un interessante articolo di Antonio Socci sulla crisi dell'euro
27 novembre 2011 /
Dove sono finiti tutti i mistici dell’euro – economisti, giornalisti, politici, intellettuali – che dieci anni fa imperversavano su tutti i pulpiti per decantare le virtù taumaturgiche della moneta unica e “le magnifiche sorti e progressive” dell’Italia nell’euro?
Sarebbe interessante pure andarsi a rileggere gli scritti dell’attuale premier e dei tecnici che compongono la sua squadra di governo chiamata a evitare il disastro.
Io spero che ce la facciano, ma non ricordo che, a quel tempo, ci abbiano messo in guardia sull’euro. Anzi…
E dov’è finito il centrosinistra dei Ciampi, dei Prodi, dei D’Alema, degli Amato che da anni rivendica come proprio merito storico “l’aver portato l’Italia nell’euro”?
I post-comunisti per far dimenticare di essere stati antieuropei col Pci, quando si doveva essere europeisti, vollero primeggiare nello zelo sulla moneta unica sulla quale invece bisognava essere dubbiosi. Riuscendo così a sbagliare due volte.
D’altra parte la “religione dell’euro” non ammetteva dissidenti. Era un’ortodossia ferrea che rendeva obbligatorio cantare nel coro.
Dogma imposto
L’anticonformismo era considerato boicottaggio. Ricordate come venivano trattati da trogloditi o da reazionari provinciali i pochissimi che avevano l’ardire di esprimere dubbi sull’operazione euro?
Antonio Martino – per esempio – veniva giudicato un bizzarro mattocchio, un isolato. Il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, per i suoi dubbi, era considerato uno che remava contro.
Eppure c’erano fior di paesi europei – come la Gran Bretagna – che nell’euro preferirono non entrare. Quindi i dubbi erano più che fondati. Ma in Italia non avevano neanche diritto di cittadinanza.
Gli italiani non hanno nemmeno potuto esprimersi con un voto. L’euro infatti era un dogma di fede e i dogmi non si discutono.
I cittadini italiani così hanno dovuto subire senza discutere una serie di stangate finalizzate alla moneta unica, un cambio lira/euro penalizzante, un micidiale raddoppio dei prezzi che li ha impoveriti tutti, la fine della crescita dell’economia nazionale (con annessa disoccupazione giovanile), il ribaltamento dall’attivo al passivo della bilancia dei pagamenti e – come premio per questo bagno di sangue – adesso addirittura la prospettiva infernale del fallimento (quando invece era stato promesso il paradiso).
Complimenti! Chi dobbiamo ringraziare? E’ vero che l’Italia non è stata virtuosa come doveva e questo è grave. Ma ormai è chiaro che il tema non è il crollo dell’Italia, ma quello dell’Europa dell’euro.
Per questo oggi l’operazione moneta unica, la follia costruttivista di imporre dal nulla una moneta inventata ai nostri popoli, è figlia di nessuno.
Di chi la colpa?
Sugli stessi giornali su cui ieri si alzavano inni all’euro, oggi tutti ammettono che è un’assurdità il creare una moneta senza avere dietro uno Stato, senza una banca nazionale, senza un governo federale, con politiche fiscali e monetarie contrapposte e senza nemmeno una lingua comune.
In effetti i popoli europei hanno una sola cosa in comune, il cristianesimo, ma le élite che hanno creato l’euro hanno visto bene di cancellare ogni riferimento ad esso in quel delirio che è la Costituzione europea: la moneta unica doveva soppiantare superbamente anche Dio, la storia e la cultura.
Ma, dicevo, oggi a quanto pare l’euro è figlio di nessuno. Ai pochi audaci che allora chiamavano “neuro” la nuova moneta, prendendosi il disprezzo delle caste dominanti, nessuno riconosce di aver avuto ragione. E nessuno fa autocritica.
Invita a farla, invece, un leale articolo di Guido Tabellini, rettore della Bocconi, che sul Sole 24 ore ha scritto: “Bisogna ammettere che abbiamo sbagliato”. Ma i politici che dicono?
D’altronde occorre riconoscere che i politici italiani sono stati solo – come sempre – truppe di complemento. La vera causa del disastro euro è il secolare e devastante conflitto fra Francia e Germania per l’egemonia sul continente europeo.
Infatti la moneta unica nacque come condizione della Francia di Mitterrand alla Germania di Kohl, per dare l’avallo all’unificazione. Se i tedeschi rinunciavano al marco, i francesi si illudevano di egemonizzare l’area euro.
In realtà i tedeschi posero tali condizioni capestro sulla moneta unica a tutti gli altri paesi che invece di europeizzare la Germania si è germanizzata l’Europa.
Cosicché oggi il leader tedesco Volker Kauder può proclamare: “finalmente l’Europa parla tedesco”. E’ un’esultanza miope, che non vede il baratro in cui l’inflessibilità germanica ci sta portando.
E non si venga a dire – come fa la Merkel – che le virtuose formiche tedesche non vogliono pagare i debiti delle irresponsabili cicale latine.
Perché il rigore del patto di stabilità che i tedeschi pretendono di applicare agli altri (insieme ai francesi) non lo applicano a se stessi: nel 2003 infatti sono stati proprio Germania e Francia a sforare sul disavanzo. Pretendendo che nessuno eccepisse.
Così come la Bundesbank è andata a comprare i bund invenduti alla recente asta, mentre proibisce che la Bce faccia altrettanto. Per gli altri le leggi si applicano, per se stessi si interpretano.
E’ così che l’euro si è risolto in un colossale affare per la Germania e in un disastro per tutti gli altri.
Napoleone e Hitler
Il fatto è che l’operazione euro è nata male. E’ nata infatti come ennesimo braccio di ferro fra Francia e Germania, come una prosecuzione della loro guerra con altri mezzi.
E’ da secoli che i due contendenti si combattono. Si potrebbero trovare le radici più antiche addirittura nella divisione del Sacro Romano Impero, col trattato di Verdun dell’843.
Ma è soprattutto dal XVI secolo che francesi e germanici si contendono l’impero e inseguono lo stesso ambizioso sogno: trasformare l’Europa in un proprio impero.
Nei tempi moderni ci provò Napoleone e poi ci ha riprovato Hitler. L’esito è stato la devastazione dell’Europa in entrambi i casi.
A questo ciclo di guerre durato almeno 400 anni – che chiamerei “le guerre d’irreligione”, perché sono conseguenti alla distruzione della koiné cattolica europea – vollero mettere fine, dopo il 1945, tre statisti, che non a caso erano cattolici praticanti, cioè Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman.
La Chiesa è la salvezza
Da loro nacque il pacifico progetto di unificazione europea, che in nome delle radici cristiane del continente, unico vero cemento dei nostri popoli, pose fine alle guerre imperiali franco-tedesche.
L’operazione euro invece va esattamente nella direzione opposta. Nasce dal rinnegamento di questa identità cristiana dell’Europa e segna la ripresa dell’ostilità fra Francia e Germania.
Sembra addirittura una replica della storia. Infatti la guerra della Francia alla Prussia del 1870, paradossalmente portò all’unione della Germania, così la guerra monetaria della Francia al marco, di venti anni fa, ha portato a un’Europa germanizzata. Complimenti ai galletti di Parigi.
Anche oggi come allora la ripresa della guerra franco-tedesca può portare solo alla catastrofe dell’Europa. A meno di un rinsavimento generale sull’orlo dell’abisso.
Forse l’unica voce che oggi potrebbe energicamente richiamare tutte le élite di governo (a partire da quella tedesca) al senso di responsabilità è quella del Papa, vero custode dello spirito europeo.
La sua intelligenza cristiana della storia ci può salvare perché il papa è un tedesco che ha meditato sulla tragedia in cui la Germania ha trascinato l’Europa nel 1939.
Benedetto XVI sa bene e insegna da anni che a produrre il nazismo non fu l’inflazione della repubblica di Weimar, come pensano la Merkel e la Bundesbank, ma fu una malattia spirituale e culturale che aveva radici più antiche e perverse.
E’ da quelle che occorre guardarsi, non dall’inflazione. Oggi la solidarietà fra tutti i paesi è la salvezza dell’Europa.
Il grande Adenauer diceva: “Signore, tu che hai posto un limite all’intelligenza dell’uomo, ponilo anche alla sua idiozia”. Vale per tutti.
Antonio Socci
Da “Libero”, 27 novembre 2011
AVE MARIA!
AMDG
MARIA ROSA MISTICA
APPARIZIONE DI MONTICHIARI (BS) Maria Rosa Mistica Dal 24/11/1946 al 24/03/1983 |
Il 24 novembre 1946 la Madonna, con tre grosse spade conficcate nel petto, apparve per la prima volta a Pierina Gilli (1911-1991) mentre era raccolta in preghiera nella stanza dell'ospedale dicendole:
"Preghiera, sacrificio, penitenza".
La veggente, prima di 9 figli, ebbe un'infanzia molto povera. Frequentò la scuola sino alla quarta elementare e poi cominciò a lavorare. Fece vari mestieri, finché venne accettata come inserviente in ospedale. Fin da giovanissima si sentì chiamata alla vita religiosa, ma subentrava sempre una grave malattia che la costringeva a rimandare ogni decisione al riguardo. Alla fine del 1944 entrò in coma a causa di un attacco di meningite e rimase in questo stato 12 giorni quando, dopo un sogno in cui una suora Ancella della Carità le si era avvicinata, ungendola con un particolare unguento e dicendole che sarebbe guarita ma che avrebbe avuto una nuda croce da portare, riprese coscienza e si trovò risanata.
Santa Maria Crocifissa di Rosa, la suora che le era apparsa in sogno - come comprese parlando poi con le suore dell'ospedale - le apparve in seguito numerose altre volte.
Verso la fine del 1945 di nuovo si ammalò e continuò a soffrire di dolori in tutto il corpo per l'intero 1946. Il 12 febbraio 1947 versava in condizioni gravissime, con un collasso cardiaco che faceva presagire una morte imminente. Ma Pierina ricevette ancora una visita di Santa Crocifissa di Rosa che le chiedeva l'offerta delle sue sofferenze per la salvezza delle anime religiose. Dopo aver accettato, si riprese. Nuove sofferenze le si presentarono in seguito sotto forma di persecuzione demoniaca.
Santa Crocifissa di Rosa le apparve sovente, invitandola sempre all'umiltà, all'esercizio della carità e all'amore per tutti. Il primo giugno 1947 si manifestò la Madonna (ancora con le tre spade conficcate nel petto) per dirle: "Le tue grandi sofferenze insieme alla visione dell'inferno hanno avuto lo scopo di farti conoscere la gravità del peccato mortale nelle anime consacrate a Gesù ed elette al suo amore. Le sofferenze di questi giorni sono valse a strappare dal potere del demonio alcune nostre religiose".
Il 15 febbraio 1952 la Santa le preannunciò una nuova apparizione di Maria per il 17 aprile 1966 a Fontanelle, una località di campagna appena fuori Montichiari. Giunto quel giorno, la Madonna le disse che il Suo Divin Figlio l'aveva invitata a rendere miracolosa la fonte che si trovava in quel luogo. L'8 dicembre 1947 la Santa Vergine le era apparsa nel duomo di Montichiari in cima ad una scala bianca, ornata di rose bianche, rosse e gialle, dicendole:
"Io sono l'Immacolata Concezione. Io sono Maria di Grazia, Madre del Mio Divin Figlio Gesù Cristo... desidero essere chiamata Rosa Mistica e che... oggi... 8 dicembre, si pratichi a mezzogiorno "l'ora di grazia universale"... AH! Bonate, Bonate. Manca la fede".
La Madonna si riferiva all'apparizione di Ghiaie di Bonate del 1944 che era stata contrastata dalla curia bergamasca. Il 22 ottobre 1948 Pierina ebbe la prima apparizione di Gesù; essa ha ricevuto (oltre ad un segreto personale e un messaggio per il Santo Padre) anche significativi messaggi durante le numerose visioni della Vergine avute sino al 24 marzo 1983.
***
Alcuni Messaggi della Madonna
13 luglio 1947
"Sono la Madre di Gesù e la Madre di tutti voi. Nostro Signore mi manda per far nascere una nuova devozione mariana in tutti gli istituti... religiosi, maschili e femminili ed anche fra i sacerdoti secolari".
6 agosto 1966
"Dopo che Io fui assunta in Cielo mi sono sempre interposta come Madre mediatrice tra il Mio Divin Figlio Gesù Cristo e tutta l'umanità. Quanti favori! Quanti castighi ho fermato!... Quante visite feci ancora sulla terra a portare messaggi! Ma gli uomini continuano ancora ad offendere il Signore".
14 febbraio 1970
"Vengo a chiedere preghiera, preghiera e penitenza. Quante anime corrono il pericolo di andare verso la perdizione! Occorrono sacrifici per poterle salvare".
17 gennaio 1971
"Un Rosario detto con devozione è un richiamo per qualsiasi intercessione, è la contemplazione dei misteri della fede; il Padre Nostro è la preghiera di unione, la preghiera del Signore, la preghiera di glorificazione della SS. Trinità con la recita del Gloria Patri".
5 agosto 1972
"I tempi si vanno facendo oscuri, sconvolgenti, pieni di terrore, ma se pregate e fate penitenza, il Mio Cuore di Madre otterrà ancora dal Signore il ritorno della luce, dell'amore, della pace sopra il mondo intero; poiché la Misericordia del Signore non manca mai ed è sempre operante con la Redenzione Divina".
3 dicembre 1976
Mi sono sempre presentata con la veste piena di candore per dimostrare e confermare che Io sono l'Immacolata Concezione. Io sono la Madre del Corpo Mistico della Chiesa e con schiere d'angeli sono stata assunta in Cielo, ed ora come Mediatrice continuo ad essere dispensatrice di grazie per voi figli".
http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20montichiari.htm
http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20montichiari.htm
AVE MARIA, ROSA MISTICA!
AMDG
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Santa Caterina Labouré (2.5.1806/31.12.1876)
Santa Caterina Labouré S. Caterina Labouré nacque nel villaggio di Fain le Moutier, in Borgogna (Francia) il 2 maggio 1806. Nona di 11 figli, ricevette una profonda educazione cristiana ma non frequentò mai alcuna scuola; solo più tardi imparò a scrivere. Sua madre morì quando lei aveva 9 anni. Qualche giorno dopo fu vista da una domestica montare su una sedia per abbracciare una statuetta della Madonna posta sull'altarino, quasi a dirle: "Ora sei Tu la mia Mamma". Sin da bambina sentiva il desiderio di farsi suora, tanto che nel giorno della sua Prima Comunione si sentì ispirata a prometterlo a Gesù. A 18 anni ebbe un sogno che la confermò nel suo proposito. Le apparve un vecchio sacerdote, prima in chiesa e poi al capezzale di un infermo. La ragazza, spaventata, voleva fuggire, ma il sacerdote, con infinita dolcezza, le disse: "Figlia mia, è una bella cosa curare gli infermi; tu ora mi sfuggi, ma un giorno sarai felice di venire da me. Dio ha dei disegni sopra di te: non lo dimenticare". E fu appunto nel parlatorio dell'Ospizio di Châtillon che Caterina, posando lo sguardo su un quadro di S. Vincenzo de' Paoli, riconobbe il sacerdote del sogno. Vinta la riluttanza del padre, entrò nel noviziato delle Figlie della Carità, a Parigi, il 21 aprile 1830 con il nome di suor Caterina. S. Vincenzo volle subito manifestare la sua predilezione per questa sua figliola, e nei giorni che seguirono la festa della traslazione delle reliquie del Santo, avvenuta in quell'anno, ella vide più volte il cuore del Santo elevarsi al disopra del reliquiario esposto nella cappella delle Figlie della Carità. Seguirono le apparizioni di Gesù in Sacramento e poi quelle della Madonna, di cui subito parleremo. Per descrivere le apparizioni della Madonna ci serviamo delle relazioni scritte dalla Veggente al suo direttore spirituale, Padre Aladel, Prete della Missione, completate da alcuni particolari comunicati a viva voce allo stesso suo Direttore e alla sua Superiora, suor Dufés. LE APPARIZIONILA MADONNA DELLA SEDIA "Venuta la festa di S. Vincenzo, 19 luglio 1830, la buona Madre Marta, direttrice delle novizie, ci fece alla vigilia una istruzione sulla devozione ai Santi e specialmente alla Madonna. Ciò aumentò il suo desiderio di vedere la Madonna. A questo scopo trangugiò un pezzettino della cotta di S.Vincenzo e andò a letto fiduciosa che il Santo le avrebbe impetrato questa grazia. Alle 11,30 mi sento chiamare per nome: "Suor Labourè, suor Labourè!". Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto; tiro la tenda e vedo un fanciullo vestito di bianco, dai 4 ai 5 anni, tutto splendente, che mi dice: "Vieni in cappella, la Madonna ti aspetta". Vestitami in fretta lo seguii, tenendosi egli sempre alla mia sinistra. Erano accesi i lumi da per tutto dove passavamo: ciò che molto mi sorprendeva. Assai più meravigliata rimasi all'ingresso della cappella, quando l'uscio si aprì appena il fanciullo l'ebbe toccato con la punta del suo ditino. La meraviglia crebbe al vedere tutte le candele accese come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna. Il fanciullo mi condusse nel presbiterio, accanto alla poltrona del Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il fanciullo rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici non passassero dalla tribuna a destra dell'Altare. Finalmente giunge il sospirato momento; il fanciullo me ne avverte dicendomi: "Ecco la Madonna, eccola!". Sento un rumore, come il fruscio di una veste di seta, e vedo la Vergine che partendo dalla tribuna presso il quadro di S. Giuseppe, veniva a posarsi sui gradini dell'Altare, dal lato del Vangelo. Era la Santissima Vergine, ma tutta simile nelle vesti a S. Anna, il cui quadro si trovava al disopra del seggiolone; solo il volto non era lo stesso. Io ero incerta se si trattasse della Madonna. Intanto il fanciullo, che era sempre lì, mi ripeté: "Ecco la Madonna!". Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, sarebbe cosa impossibile: mi sembrava di non riconoscere la Madonna! Quel fanciullo mi parlò allora non più con voce di bambino ma di uomo adulto, rimproverando la mia esitazione; allora alzai gli occhi verso la SS. Vergine, spiccai un salto verso di Lei e, inginocchiatami sui gradini dell'Altare, appoggiai le mani sulle sue ginocchia: fu quello il momento più dolce della mia vita! Mi è impossibile esprimere ciò che provai. La Madonna mi insegnò: 1.- come dovevo comportarmi con il mio Direttore; 2.- parecchie cose che non devo dire; 3.- il modo di regolarmi nelle mie pene e, mostrandomi con la sinistra l'Altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell'Altare ad espandervi il mio cuore, aggiungendo che colà io avrei ricevuto tutti i conforti a me necessari. E soggiunse: "Figlia mia, Dio vuole affidarti una missione; avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri pensando che si tratta della gloria di Dio. Sarai sostenuta dalla Grazia; rendi conto di tutto quanto in te succede con semplicità e confidenza; vedrai certe cose, sarai ispirata nelle tue orazioni: rendine conto a chi è incaricato dell'anima tua... Figlia mia, i tempi sono molto tristi, gravi sciagure stanno per colpire la Francia, il trono sarà rovesciato, tutto sarà sconvolto da disgrazie di ogni specie (dicendo questo la Madonna aveva l'aspetto molto addolorato). Ma venite ai piedi di questo Altare, qui le grazie saranno sparse su tutti, sopra tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore, sui piccoli e sui grandi. Verrà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma Io sarò con voi, abbiate fiducia, Avrete prove evidenti della mia venuta e della protezione di Dio e di S. Vincenzo sulle due Comunità (Preti della Missione e Figlie della Carità). In altre Comunità ci saranno vittime (la SS. Vergine aveva le lacrime agli occhi dicendo questo); vittime ci saranno nel clero di Parigi e lo stesso Arcivescovo morrà (di nuovo la Madonna versò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata; per le vie scorrerà il sangue; il mondo intero sarà nell'afflizione (la Vergine non poteva più parlare: un gran dolore le era dipinto sul volto)." A queste parole io pensavo quando ciò sarebbe accaduto; ed ho compreso benissimo 40 anni! (Rivoluzione del 1870). A questo proposito P.Aladel mi domandò: "Sapete voi se voi e anch'io ci saremo?". Io gli risposi: "Se non ci saremo noi, ci saranno altri!". Quanto tempo restassi con la Madonna non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, la SS. Vergine se ne andò, scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna donde era venuta. Alzatami, rividi il fanciullo al posto dove l'avevo lasciato, il quale mi disse: "È partita!". Ripigliammo la medesima via fatta nel venire, trovando sempre tutti i lumi accesi e tenendosi quel bambino sempre alla mia sinistra. Credo che quel bambino fosse il mio Angelo Custode resosi visibile per farmi vedere la Madonna: io infatti l'avevo molto pregato di ottenermi un tal favore. Tornata a letto, sentii suonare le due e non potei più riprendere sonno". LA MADONNA DEL GLOBO Nella prima apparizione la Madonna aveva annunziato a suor Caterina che le sarebbe affidata una missione. Tale missione le viene svelata nella seconda apparizione, così descritta dalla Veggente: "Il 27 novembre 1830, che cadeva il sabato precedente alla prima domenica di Avvento, alle ore 5,30 di sera, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato della tribuna un rumore, come il fruscio di una veste di seta. Avendo alzato lo sguardo da quel lato, vidi la SS. Vergine all'altezza del quadro di S. Giuseppe. La sua statura era media ed era di una bellezza indescrivibile, la sua veste, di color bianco aurora, era accollata e con le maniche lisce. Dal capo le scendeva un velo bianco che arrivava fin quasi ai piedi; aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto largo circa 3 centimetri leggermente appoggiato sui capelli; il viso era abbastanza scoperto; i piedi poggiavano sopra un globo, o meglio sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà. Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, sorreggevano in modo molto naturale un altro globo più piccolo, d'oro, sormontato da una croce pure d'oro. Ella aveva gli occhi rivolti al Cielo. Il suo volto diventò risplendente mentre presentava il globo a nostro Signore. Tutto ad un tratto le sue dita si coprirono di anelli (tre per dito) ornato di pietre preziose, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri, che si andavano allargando man mano, sicché riempivano la parte inferiore del suo corpo, ed io non vedevo più i suoi piedi. Mentre ero intenta a contemplarla, la SS. Vergine abbassò gli occhi verso di me e una voce si fece intendere, che mi disse queste parole: "Questo globo che vedi rappresenta il mondo intero; in particolare la Francia e ogni singola persona". Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti! E la Vergine aggiunse: "I raggi sono il simbolo delle grazie che Io spargo sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la SS. Vergine e quanto Ella è generosa verso le persone che la pregano, quante grazie Ella accorda alle persone che gliele domandano e quale gioia Ella prova nel concederle. In quel momento io ero o non ero?... Non so... io godevo. Ed ecco formarsi attorno alla figura della SS. Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla mano sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro: "O MARIA, CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE." A questo punto della visione il globo che la Madonna aveva offerto a Dio scomparve; le sue mani, cariche di grazie, si piegano verso il globo sul quale Ella poggia i piedi, calpestando il capo di un serpente verdastro con chiazze gialle. Anche questo globo è "simbolo del mondo intero e di ogni anima in particolare". Improvvisamente il quadro si volta e alla Veggente si presenta il "rovescio della medaglia", cioè il monogramma di Maria sormontato dalla Croce; nel piano inferiore dell'ovale, separati da una sbarra, due Cuori: quello di Gesù coronato di spine, quello di Maria trafitto dalla spada. Attorno, come cornice, una regale corona di 12 stelle. La Veggente, allora, udì una voce che le disse: "Fa' coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno benedetta, specialmente al collo, e reciteranno la breve preghiera, godranno di una specialissima protezione della Madre di Dio e riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per chi la porterà con fiducia". Suor Caterina conclude: "Poi tutto disparve come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta ripiena di gioia e di consolazione". Nel dicembre del 1830 suor Caterina rivide la stessa visione, cioè il disegno della Medaglia dal dritto e dal rovescio, e le fu ripetuto l'ordine di far coniare la Medaglia. La visione si ripeté almeno due volte nel 1831. Al termine, la Vergine prese congedo dalla sua figlia prediletta dicendo: "Figlia mia, d'ora innanzi non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce nelle tue orazioni". CONIAZIONE E DIFFUSIONE DELLA MEDAGLIA Suor Caterina, secondo l'ordine della Madonna, riferì ogni cosa al suo Direttore, Padre Aladel, il quale prudentemente mostrò di non dare importanza alla cosa. Temendo una illusione, esortò la suora alla devozione alla Madonna e all'esercizio delle virtù religiose. Suor Labouré si sottomise umilmente ai suoi ordini, ma la Madonna rinnovava le sue insistenze. Finalmente l'Aladel, persuaso della santità della sua penitente e della realtà delle celesti comunicazioni, e temendo di dispiacere alla Vergine le cui lagnanze per il ritardo erano a lui indirizzate, decise di rivolgersi all'Arcivescovo di Parigi, mons. De Quelen, per avere il permesso di procedere alla coniazione della Medaglia. Il permesso venne accordato con entusiasmo ma la coniazione fu ritardata fino al giugno 1832, a causa della epidemia di colera che infestava Parigi. L'Arcivescovo ricevette le prime Medaglie e ne sperimentò subito l'efficacia con la conversione dell'ex vescovo di Malines, mons. Pradt che, divenuto scismatico, era in pericolo di morire fuori della Chiesa. Fu il primo miracolo della Medaglia! La sua diffusione fu davvero prodigiosa, non solo in Francia ma in tutta Europa. Fin dai primi anni furono coniate milioni e milioni di Medaglie, e le grazie ottenute furono così strepitose che la Medaglia fu ben presto chiamata Miracolosa. Portala anche tu con fede ed amore, imitando la purezza dell'Immacolata, e sarà anche per te veramente miracolosa! Tratto da: "Mese della Medaglia Miracolosa" P. Francesco M. Avidano ***
Tratto dal libro:"...Il trionfo del cuore", di suor Emmanuel. Edizioni Shalom: <<Durante il mio soggiorno a Parigi, la Madonna non aveva previsto di lasciarmi riposare. Appena arrivata, vengo a conoscenza di un racconto, ancora segreto, di quello che aveva appena fatto... Impossibile non raccontarlo! Era il gennaio scorso: 'La Superiora delle Suore di Carità stacca il telefono. Una voce d'uomo suona alle sue orecchie, una voce che viene da lontano con un forte accento straniero. Un messaggio urgente dell'arcivescovo di Recife in Brasile. Da quando è superiora alla Rue du Bac, dovrebbe essere abituata a questo genere di chiamate, ma ancora una volta il suo cuore sobbalza e lei deve riprendere il fiato per rispondere all'arcivescovo che dice di avere tutte le prove in mano, tutti i documenti e di garantire la veridicità della stona... La storia? Tutto comincia tre settimane prima. Una brasiliana sbarca a Parigi. Ci teneva molto a fare questo lungo viaggio perché da qualche tempo il suo cuore di madre è affranto dal dolore e ha sentito dire che in Rue du Bac la Madonna fa spesso grandi cose per coloro che vengono ad implorarla. Ha preso con sé la piccola Sandra, la porterà alla Rue du Bac per implorare un miracolo. La farà sedere sulla poltrona dove Maria stessa si è seduta quando è apparsa a Caterina Labouré e allora sicuramente succederà qualche cosa. Parlerà a Maria come una madre parla ad un'altra madre; griderà verso di Lei. Sandra non ha che 5 anni e la sua malattia è dichiarata incurabile. Non può restare così, che avvenire può sperare con una tale paralisi? Maria vedrà la sua disperazione e non la lascerà partire senza fare niente... La madre e la bambina passano sotto il grande porticato del convento, raggiungono in fondo al cortile la cappella della medaglia miracolosa ed entrano. Una fitta folla prega. La madre riconosce i luoghi contemplati così spesso sulle cartoline postali e avanza lentamente verso il coro. Prega in ginocchio con la piccola, ha individuato la poltrona. Che peccato! È circondata da un cordone e non si può raggiungerla! Ma per i Brasiliani, come per gli Italiani, i cordoni non sono necessariamente degli ostacoli, e la piccola Sandra non è venuta da così lontano per toccare la poltrona solo con gli occhi! Come fare...? Ah, ecco alcune suore che sono indaffarate presso l'altare. - Sorella per favore lasci che la piccola si sieda sulla poltrona! - Scusi tanto signora, non posso permetterglielo perché allora tutti lo chiederebbero e non è possibile... - Il cuore della madre è pieno di disperazione per il divieto. La poltrona faceva parte del suo piano, del suo pellegrinaggio! Bisogna trovare una soluzione... Toh! Le suore se ne sono andate, osserva un po' più tardi. Un'idea brilla nel suo povero cuore e lei bisbiglia a sua figlia: - Ascoltami bene: passerai sotto il cordone e velocissimamente scivolerai a quattro zampe sotto la poltrona. Quando sarai sotto toccherai con la mano il posto dove la Madonna si è seduta e poi tornerai subito qui. Ma vacci velocissimamente! - La piccola non se lo fa ripetere due volte. Raggiunge a quattro zampe la poltrona, abbastanza in fretta, per quanto glielo permette il suo crudele handicap. Ma invece di seguire le istruzioni, posa lungamente la guancia sul velluto del sedile! La madre resta immobile, poi la piccola torna con calma da lei. - Perché l'hai fatto, brontola la madre, ti avevo ben detto di andare soltanto sotto e velocissimamente. - Ma mamma, risponde la bambina radiosa, è la Signora che mi ha detto di posare la testa sulle sue ginocchia! - Al ritorno in Brasile la bambina era completamente guarita. La storia ha fatto tanto di quel chiasso laggiù che l'arcivescovo di Recife ha voluto avvisare lui stesso le Suore della Carità in Rue du Bac. Aveva in mano tutta la documentazione medica, tutte le pezze necessarie per affermare questa guarigione umanamente inspiegabile. - Sa, - rispondono senza scomporsi le suore - qui, di miracoli, ce ne sono tutti i giorni!">> Dal bellissimo sito: http://www.mariadinazareth.it/apparizioni%20mariane%20indice.htm AVE MARIA! AMDG |
sabato 26 novembre 2011
"SAN LEONARDO CI OTTENGA LA FORZA DI PERCORRERE LA VIA DELLA CROCE: ATTRAVERSO LE PENE E I DOLORI ESSA PORTA ALL'ETERNO TRIONFO".
La causa di tutti i mali per noi va ricercata nel fatto che nessuno pensa alle realtà che dovrebbero costituire un oggetto di continua meditazione. ...
Sono lasciate nel dimenticatoio anzitutto le verità escatologiche (morte giudizio inferno paradiso); non si pensa poi ai benefici di Dio, né a quale dolorosa Passione andò incontro per noi Gesù Cristo. ...
Gli obblighi si eseguono con negligenza, ... non si fuggono i pericoli spirituali esistenti ovunque.
C'è qualche rimedio a siffatti mali?
Con tutta umiltà, in ginocchio, mi sia consentito di indicare a tutti i prelati, ai parroci, ai sacerdoti e a tutti gli altri ministri di Dio che l'auspicata medicina è alla portata di tutti, nella maggioranza dei casi, ed è il pio esercizio della Via Crucis.
... essa diverrà una validissima difesa contro il dilagare del vizio e otterrà grandissimi benefici a tutti coloro che mediteranno assiduamente sui dolori e sull'amore di Cristo Signore.
La frequente meditazione sulla Passione di Cristo dà lumi salutari all'intelletto, fervore fattivo alla volontà e sincera compunzione al cuore. ... Ho toccato quasi con mano che il miglioramento dei costumi dei cristiani è condizionato dalla pratica del pio esercizio della Via Crucis.
Tale pia pratica è un antìdoto per i vizi, un freno alle passioni, un incitamento efficace ad una vita virtuosa e santa.
Se terremo vivamente presente davanti agli occhi della mente, come scolpita su tavole, l'acerbissima passione di Cristo, non potremo non aborrire, in virtù dell'irradiazione di così intensa luce, le miserie e debolezze della nostra vita; anzi ci sentiremo trascinati a rispondere con tanto amore alla carità di Cristo, e ad accettare gioiosamente le inevitabili avversità della vita>>.
Da una esortazione di san Leonardo da Porto Maurizio (oggi Imperia) sulla "Via Crucis"
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Le 14 Stazioni della Via Crucis che è arrivata a noi come tradizionale sono le seguenti: 1. Gesù è flagellato, deriso e condannato a morte
2. Gesù è caricato della croce
3. Gesù cade per la prima volta
4. Gesù incontra sua Madre
5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
6. Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
7. Gesù cade per la seconda volta
8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
9. Gesù cade per la terza volta
10. Gesù è spogliato delle vesti
11. Gesù è inchiodato sulla croce
12. Gesù muore in croce
13. Gesù è deposto dalla croce
14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.
http://sanleonardoim.altervista.org/via.html
2. Gesù è caricato della croce
3. Gesù cade per la prima volta
4. Gesù incontra sua Madre
5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
6. Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
7. Gesù cade per la seconda volta
8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
9. Gesù cade per la terza volta
10. Gesù è spogliato delle vesti
11. Gesù è inchiodato sulla croce
12. Gesù muore in croce
13. Gesù è deposto dalla croce
14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.
http://sanleonardoim.altervista.org/via.html
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Biografia
Figlio di Domenico Casanova e Anna Maria Benza, fu battezzato con i nomi di Paolo Gerolamo. La madre morì quando egli aveva due anni, ed il padre si risposò con Maria Ridolfo, della frazione di Artallo. Fu pertanto il padre che diede al futuro Santo quelle basi religiose alle quali in seguito ispirò la sua vita. Domenico Casanova era armatore e uomo di mare e, come voto di castità, aveva stabilito di non ammettere tra i passeggeri dei suoi navigli alcuna donna.Nel 1688, dodicenne, Leonardo Casanova lascia la Liguria e, forse sul bastimento del padre, si reca a Roma presso lo zio Agostino Casanova per frequentare gli studi superiori di Lettere e Filosofia.
A 19 anni sente la vocazione e viene ammesso al noviziato nell'Ordine francescano. Il 17 agosto 1702, a 26 anni, diventa sacerdote.
Torna a Porto Maurizio dopo 16 anni di assenza dalla Liguria, essendo gravemente malato e su indicazione dei medici che gli avevano consigliato di tornare nel clima natìo. Vi rimane dal 1704 al 1709, quando la tisi che ha contratto, guarisce miracolosamente per intercessione della Madonna.
Nel 1709 viene inviato dai superiori francescani della Provincia Romana a fondare un convento a Firenze: il convento di San Francesco all'Incontro. Da quest'ultimo inizia la sua vita di predicatore. Nel lungo itinerario del suo apostolato, attraversa tutte le regioni dell'Italia settentrionale e centrale, acquistando fama e notorietà, tanto da essere richiesto al Papa dai reggenti della Repubblica di Genova nel 1743.
Con il beneplacito del pontefice, Leonardo Casanova parte da Roma, passa per Firenze, e da qui s'imbarca a Livorno per Genova. A Genova riceve i festeggiamenti dei cittadini che lo attendono impazienti di udirlo. Il giorno dopo il suo arrivo a Genova, una domenica, il superiore dei Padri Riformati del convento della Pace gli chiede di fare una predica nella sua chiesa. Leonardo accetta la richiesta, meravigliando positivamente la numerosa folla giunta nell'ampia chiesa della Pace (oggi distrutta). Il successo ottenuto in questa, muove i Collegi della Repubblica di Genova a dargli ampia facoltà di esercitare il ministero apostolico in tutta la Riviera di Ponente.
Riceve i festeggiamenti dei suoi concittadini, a Porto Maurizio; poi si sposta diretto a Finale. Essendosi ammalati quattro dei suoi compagni, si risolve ad aspettare che guariscano; nell'attesa viene chiamato a compiere le missioni a Genova. Per il suo discorso viene allestito un palco alle porte di Santa Maria della Pace, la cui piazza venne riempita da innumerevoli fedeli. Il luogo però era ancora troppo ristretto per la folla, per cui si vuole sistemare l'orazione in Bisagno, sulla piana nei pressi della chiesa della Pace. In questa predica raccomanda di porre sopra le porte delle proprie case l'effigie di Gesù ed i Serenissimi Collegi ne ordinano una in marmo e lettere in bronzo, che riportano i nomi di Gesù e Maria; tale bassorilievo viene poi applicato alle porta del Ponte Reale nel giorno di San Giovanni Battista del 1743 e la sua posa in opera accompagnata dalle salve di cannone in porto e dalle campane della chiese della città. Viene anche raccomandato a tutte le città e terre murate della Liguria di porre sopra le loro porte la stessa figura dei nomi di Gesù e di Maria.
Il Serenissimo Collegio ottiene allora dal papa di trattenere Leonardo Casanova e di mandarlo in Corsica. Qui Leonardo giunge dopo aver completato le missioni a Lucca ed a Pistoia. È raggiunto a Viareggio (diocesi di Lucca) da una barca, che nel suo viaggio transita nel Golfo di La Spezia. Da qui il capitano manda a Viareggio una feluca che porta Leonardo in Corsica nel 1744.
La Corsica viveva allora momenti difficili, per le insurrezioni separatiste contro la Repubblica di Genova. Leonardo vi rimane sino al novembre 1744, dopo aver lavorato per riappacificarla con i suoi sermoni. Sempre nel novembre 1744 s'imbarca sulla galea capitana della Repubblica di Genova e con un viaggio di pochi giorni giunge a Porto Venere. Qui si ferma cinque giorni. Poi si riporta a Genova, dove prosegue la sua instancabile attività predicativa. Nella cattedrale genovese viene eretto dai Canonici un palco, riccamente addobbato. Su questo, Leonardo predica le sue missioni assieme all'arcivescovo, al Doge, ed allo stuolo di nobili e popolani accorsi per lui.
Da Genova si sposta nelle due Riviere, dove effettua varie prediche. Qui gli giunge, mentre si trova a Chiavari, da parte del suo Padre Generale e della Segreteria di Stato della Repubblica, una lettera con l'ordine di tornare in Corsica a completare la sua predicazione.
Prosegue quindi le sue prediche in entrambe le riviere, mentre transitano in questi territori le truppe austro-tedesche per la guerra tra i Savoia e Genova. Non potendo per questo avere possibilità di attrarre grandi folle ai suoi sermoni, chiede licenza all'arcivescovo e ai Serenissimi Collegi, e, ottenutola, si sposta da Levanto a Lucca. Transita nel passaggio a Genova, nel santuario di Santa Maria del Monte, dove abita nella cella n° 20, dedicandosi qui ad intensi esercizi spirituali. In queste occasioni scrive uno dei suoi Proponimenti. Questi li aveva composti nel convento del Monte, a partire dal 1717, rinnovandoli nel 1735.
Dopo la fine della primavera del 1745, parte da Genova. Non vi tornarà più.
Lasciata la Liguria, attraversa tutte le regioni italiane, e muore a Roma nel convento di San Bonaventura al Palatino il 26 novembre 1751.
Alcune leggende
Su San Leonardo si raccontano diversi episodi leggendari:- La prima versione biografica diffusa narra che Leonardo, ad un certo punto della sua vita, per vicende che lo misero in discussione ed in lite con alcuni concittadini, decise di abbandonare Porto Maurizio e che prima di imbarcarsi e lasciare il suolo portorino, si scrollasse i sandali così da non portare con sé "...nemmeno la polvere di quel posto...".
- La parte avversa a questa tesi asserisce che la diceria sia nata nell'ambiente del vicino borgo di Oneglia (allora oppositore e oggi parte, con Porto Maurizio, della città di Imperia) e che possa essere confutata. Secondo alcuni riscontri, Leonardo, guarito dalla tubercolosi, fece voto di non portare più i sandali e lo mantenne fino a quando, molti anni più tardi della fuga da Porto Maurizio verso il 1750, il papa Benedetto XIV non lo obbligò di nuovo a calzarli. Un altro possibile riscontro a favore della seconda tesi è quella che ricorda la missione che tenne nel 1743 a Porto Maurizio alla quale si pensa abbiano partecipato più di 5000 persone, tanto che lo stesso Duomo di Porto Maurizio non bastò e si dovette radunare la gente in uno spiazzo poco sotto gli spalti delle mura. Da lì Leonardo predicò alla folla preannunciando, su quel luogo, la futura costruzione di una grande basilica, che effettivamente fu inaugurata verso il 1840 e in cui dal 1996 sono conservate alcune sue reliquie.
Culto
Fu beatificato il 19 marzo 1796, canonizzato il 29 giugno 1867 e dichiarato Patrono dei missionari nei paesi cattolici il 17 marzo 1923; patrono della città di Imperia a partire dalla metà degli anni novanta; la festa liturgica ricorre il 26 novembre. Una statua di san Leonardo è stata eretta nel luogo in cui, dalle mura del Parasio a Porto Maurizio, predicò alla folla di fedeli.Numerose le celebrazioni imperiesi attorno alla vita di questo santo; nelle raffigurazioni pittoriche spiccano quelle di Leonardo Massabò, principale pittore della cattedrale di Porto Maurizio attorno alla metà dell'Ottocento.
Pio IX, il Papa che lo canonizzò, fu profondamente devoto; spesso da giovane sacerdote si fermava a pregare nella chiesa di San Bonaventura al Palatino dove è il corpo dell'allora beato. Alla sua devozione è legata sia la professione nel Terz'Ordine Francescano, sia la definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione.
***
S. Leonardo da Porto Maurizio ripeteva spesso, nelle
sue prediche, la storia del Prelato di Lione che “per
zelo della sua anima, si era ritirato nel deserto a
far penitenza, ed era morto nella stessa ora in cui
era morto S. Bernardo (1090-1153). Comparendo, dopo morte, al
suo Vescovo, gli disse: «nella stessa ora in cui morii io,
spirarono tremila persone. Di queste, l’abate S.
Bernardo ed io salimmo subito al cielo; altri tre, andarono
in purgatorio; tutte le atre duemila novecento
novantacinque anime, precipitarono all’inferno!».
[Certo, non è di fede questo contare, perché la Chiesa
non ha mai tradotto in numeri i “molti chiamati” e i
“pochi eletti”, ma ci ricorda che nella profezia dell’ultimo
giudizio, Gesù ha ripetuto: <<Io ve lo dico: in
quella notte, due saranno in un letto; l’uno, sarà
preso, e l’altro lasciato; due donne macineranno
assieme: una, sarà presa, l’altra, lasciata; due
saranno al campo: uno, sarà preso, e l’altro lasciato>>
Mistero di Dio!..
Comunque, non va dimenticato l’insegnamento della
“Misericordia” di Dio].
"SAN LEONARDO CI OTTENGA LA FORZA
DI PERCORRERE LA VIA DELLA CROCE:
ATTRAVERSO LE PENE E I DOLORI
ESSA PORTA ALL'ETERNO TRIONFO".
***
AVE MARIA!
AMDG
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