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lunedì 30 novembre 2020

Sant'Andrea Apostolo


Lunedì 30 novembre 2020 - 

Sant' Andrea Apostolo

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

Sant'Andrea Apostolo

Liturgia: Rm 10, 9-18; Sal 18; Mt 4, 18-22.

Antifona d'Ingresso
Sulle sponde del mare di Galilea
il Signore vide due fratelli,
Pietro e Andrea,
e li chiamò: «Venite dietro a me,
vi farò pescatori di uomini».

Gloria
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.


Colletta
Dio onnipotente, esaudisci la nostra preghiera nella festa dell'apostolo sant'Andrea; egli che fu annunciatore del Vangelo e pastore della tua Chiesa, sia sempre nostro intercessore nel cielo. Per il nostro Signore...

http://www.valtortamaria.com/


'Benedetta Tu tra tutte le donne'


Dai Quaderni di Maria Valtorta, 6 settembre 1943

   Dice Gesù
  «"Benedetta tu fra tutte le donne". Questa benedizione che voi dite malamente o non dite affatto a Colei che col suo sacrificio ha iniziato la Redenzione, risuona continuamente in Cielo pronunciata con infinito amore dalla nostra Trinità, con accesa carità dai salvati dal nostro sacrificio e dai cori angelici. Tutto il Paradiso benedice Maria, capolavoro della Creazione universale e della Misericordia divina.
   Se anche tutta l’opera del Padre per creare dal nulla la Terra non avesse servito che per accogliere Maria, l’opera creativa avrebbe avuto la sua ragione d’essere, perché la perfezione di questa Creatura è tale che essa è testimonianza non solo della sapienza e della potenza, ma dell’amore con cui Dio ha creato il mondo.
   La creazione terrestre avendo invece dato Adamo e la razza di Adamo, Maria testimonia il super- amore misericordioso di Dio verso l'uomo, perché attraverso Maria, Madre del Redentore, Dio ha operato la salvezza del genere umano. Io sono il Cristo perché Maria mi ha concepito e dato al Mondo.
   Voi mi direte che come Dio potevo superare la necessità di prendere carne nel seno di una donna. Tutto potevo, è vero. Ma riflettete quale legge d’ordine e bontà sta nel mio annichilimento in veste mortale.
   La colpa commessa dall’uomo doveva essere scontata dall’uomo e non dalla divinità non incarnata. Come avrebbe potuto la Divinità, Spirito incorporeo, redimere col sacrificio di Se stessa le colpe della carne? Necessità dunque che Io, Dio, pagassi con lo strazio di una Carne e di un Sangue innocenti, nati da una innocente, le colpe della carne e del sangue.
   La mia mente, il mio sentimento, il mio spirito avrebbero sofferto per le colpe vostre di mente, di sentimento e di spirito. Ma per essere Redenzione di tutte le concupiscenze, inoculate in Adamo e nella sua progenie dal Tentatore, doveva, l’Immolato per tutte, essere dotato di una natura simile alla vostra, resa degna d’esser data in riscatto a Dio dalla Divinità nascosta in essa, come una gemma d’infinito soprannaturale valore nascosta sotto una veste comune e naturale.
   Dio è ordine e Dio non viola e non violenta l’ordine, salvo che in casi eccezionalissimi, giudicati utili dalla sua Intelligenza. Tale non era il caso della mia Redenzione.
   Non dovevo unicamente cancellare la colpa dal momento di essa al momento del sacrificio e annullare nei futuri gli effetti della colpa facendoli nascere, come Adamo avanti di commetterla, ignari del male. No. Io dovevo con un sacrificio totale riparare la Colpa e le colpe di tutta l’umanità, dare all’umanità già estinta l’assoluzione della colpa, a quella vivente in quell’ora e nella futura il mezzo per essere aiutata a resistere al male e per essere perdonata dal male che la sua debolezza l’avrebbe indotta a commettere.
   Doveva perciò il mio sacrificio essere tale da presentare tutti i requisiti necessari, e tale poteva essere solo in un Dio fatto uomo: ostia degna di Dio mezzo compreso dall’uomo. Inoltre Io venivo a portare la Legge.
   Se la mia Umanità non fosse stata, come avreste potuto credere, voi, poveri fratelli miei, che faticate ad aver fede in Me, vissuto per 33 anni sulla terra Uomo fra gli uomini? E come potevo apparire già adulto a popoli ostili o ignoranti rendendoli persuasi della mia natura e della mia dottrina? Sarei allora apparso agli occhi del mondo come uno spirito che avesse preso sembianza d’uomo, ma non come uomo che nacque e morì versando sangue vero attraverso alle ferite di una vera carne - e ciò a prova d’esser uomo - e risorse e ascese al Cielo col suo corpo glorificato - e ciò a prova d’esser Dio che torna alla sua dimora eterna.
   Non è più dolce per voi pensare che sono realmente vostro fratello, nella sorte di creature che nascono, vivono, soffrono e muoiono, che non pensarmi spirito superiore alle esigenze dell’umanità?
   Necessità dunque che una donna mi generasse secondo la carne, dopo avermi concepito al disopra della carne, poiché da nessun coniugio di creature, per sante che fossero, poteva esser generato1 il Dio-Uomo, ma solo da uno sponsale tra la Purezza e l’Amore, tra lo Spirito e la Vergine, creata senza macchia per esser matrice alla carne di un Dio, la Vergine il cui pensiero era gaudio di Dio da prima che il tempo fosse, la Vergine in cui si compendia la Perfezione creativa del Padre, gioia del Cielo, salvezza della Terra, fiore della Creazione più bello di tutti i fiori dell’Universo, astro vivo davanti al quale sembrano spenti i soli creati dal Padre mio. 
   Benedetta la Pura, destinata al Signore.
   Benedetta la Desiderata della Trinità che anticipava col desiderio l’attimo di fondersi a Lei con amplesso di trino amore.
   Benedetta la Vincitrice che schiaccia il Tentatore sotto il candore della sua natura immacolata.
  Benedetta la Vergine che non conosce che il bacio del Signore. Benedetta la Madre divenuta tale per obbedienza santa alla volontà dell’Altissimo. Benedetta la Martire che accetta il martirio per pietà di tutti voi.
   Benedetta la Redentrice della donna e dei figli della donna, che annulla Eva e si innesta al suo posto per portare il frutto della vita là dove il Nemico ha messo seme di morte.
  Benedetta, benedetta, tre volte benedetta per il tuo "sì", o Madre mia che hai permesso a Dio di mantenere la promessa fatta ad Abramo, ai patriarchi e ai profeti, che hai dato sollievo all’Amore, oppresso dal dovere esser punitore e non salvatore, che hai sollevata la Terra dalla condanna portata a lei da Eva.
   Benedetta, benedetta, benedetta per la tua umiltà santa, per la tua carità accesa per la tua verginità intoccata, per la tua maternità divina, molteplice, sempiterna, vera e spirituale, Madre che col tuo amore e col tuo dolore generi continui figli per il regno del tuo Gesù.
   Generatrice di grazia e di salvezza, generatrice della divina Misericordia, generatrice della Chiesa universale, che tu sia benedetta in eterno per quanto hai compiuto, come benedetta in eterno eri per quello che avresti compiuto.
   Sacerdotessa santa, santa, santa, che hai celebrato il primo sacrificio e preparato con parte di te stessa l’Ostia da immolare sull’altare del mondo.
   Santa, santa, santa Madre mia, che non mi hai fatto rimpiangere il Cielo e il seno del Padre, perché in te ho trovato un altro paradiso non dissimile a quello in cui la Triade opera le sue opere divine; Maria che sei stata il conforto del tuo Figlio sulla terra e il gaudio del Figlio in Cielo, che sei la gloria del Padre e l’Amore dello Spirito.»

   1 generato è nostra correzione da creato


AVE MARIA!


sabato 30 novembre 2019

L'Apostolo Andrea

Risultato immagini per L’Apostolo Andrea


L’Apostolo Andrea nacque a Betsaida, borgo della Galilea, ed era fratello di Pietro e discepolo di Giovanni Battista: avendo sentito dire da questo del Cristo: «Ecco l'Agnello di Dio» Gv 1,36 egli seguì Gesù e gli condusse pure suo fratello. 
    Più tardi mentre pescava col fratello nel mare di Galilea, chiamati tutti e due prima di tutti gli altri apostoli dal Cristo Signore che passava, con quelle parole; «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori d'uomini» Mt 4,19, subito, senza frapporre indugi, abbandonate le reti, lo seguirono. 

Dopo la sua passione e risurrezione, Andrea andò a predicare la fede di Cristo nella provincia toccatagli, la Scizia d'Europa, poi percorse l'Epiro e la Tracia; e colla predicazione e i miracoli convertì a Cristo innumerevoli persone. Quindi giunto a Patrasso, città dell'Acaia, condusse moltissimi alla verità del Vangelo, riprese coraggiosamente il proconsole Egea, che resisteva alla predicazione del Vangelo, perché mentre voleva essere riconosciuto giudice dei suoi simili, si lasciava ingannare dai demoni a tal punto da misconoscere Cristo Dio giudice di tutti.

Allora Egea irritato: «Finiscila, gli disse, di vantare il Cristo, che propositi simili non gl'impedirono d'essere crocifisso dai Giudei». Ma siccome Andrea continuava a predicare intrepidamente che Cristo s'era offerto da se stesso alla croce per la salvezza del genere umano, egli l'interruppe con un discorso empio, esortandolo infine a provvedere alla sua salute sacrificando agli dèi. 
      Allora Andrea: «Per me c'è un solo vero Dio onnipotente, al quale io sacrifico sull'altare ogni giorno, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l'Agnello senza macchia; e dopo che tutto il popolo dei credenti s'è cibato della sua carne, l'Agnello ch'è stato immolato, rimane sempre intero e vivo».          Perciò Egea acceso d'ira lo fece gettare in prigione: donde il popolo avrebbe facilmente liberato Andrea, se questi non avesse calmata la moltitudine, supplicandola istantemente di non impedirgli di arrivare alla desideratissima corona del martirio.

Poco dopo essendo stato condotto davanti al tribunale, Egea non potendolo più soffrire perché esaltava il mistero della croce e gli rimproverava ancora la sua empietà, comandò che lo si mettesse in croce per fargli imitare la morte di Cristo. Andrea, giunto al luogo del martirio, al vedere la croce cominciò ad esclamare da lontano: «O buona croce, resa gloriosa dalle membra del Signore, lungamente desiderata, ardentemente amata, continuamente cercata e finalmente preparata all'animo mio bramoso, ritirami dagli uomini e rendimi al mio maestro; affinché per te mi riceva colui che per te m'ha redento». 
     Egli fu dunque appeso alla croce: sulla quale restò appeso vivo due giorni, non cessando mai di predicare la fede di Cristo, andandosene poi a lui, la cui morte aveva bramato d'imitare. I preti e i diaconi dell'Acaia, che scrissero la sua passione, atte- stano d'aver udito e visto tutte queste cose così come sono state raccontate. 

Le sue ossa furono trasportate prima a Costantinopoli sotto l'imperatore Costante, e poi ad Amalfi. Il suo capo, portato a Roma sotto il Pontificato di Pio II, fu collocato nella basilica di san Pietro.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Preghiamo
Supplichiamo umilmente la tua maestà, o Signore: affinché, come il beato Apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così presso di te sia per noi perpetuo intercessore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et DVM

venerdì 30 novembre 2018

SANT'ANDREA APOSTOLO

Statua di sant'Andrea nella basilica di San Pietro

L’Apostolo Andrea nacque a Betsaida, borgo della Galilea, ed era fratello di Pietro e discepolo di Giovanni Battista: avendo sentito dire da questo del Cristo: «Ecco l'Agnello di Dio» Gv 1,36 egli seguì Gesù e gli condusse pure suo fratello. 
Più tardi mentre pescava col fratello nel mare di Galilea, chiamati tutti e due prima di tutti gli altri apostoli dal Cristo Signore che passava, con quelle parole; «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori d'uomini» Mt 4,19, subito, senza frapporre indugi, abbandonate le reti, lo seguirono. 
Dopo la sua passione e risurrezione, Andrea andò a predicare la fede di Cristo nella provincia toccatagli, la Scizia d'Europa, poi percorse l'Epiro e la Tracia; e colla predicazione e i miracoli convertì a Cristo innumerevoli persone. 
Quindi giunto a Patrasso, città dell'Acaia, condusse moltissimi alla verità del Vangelo, riprese coraggiosamente il proconsole Egea, che resisteva alla predicazione del Vangelo, perché mentre voleva essere riconosciuto giudice dei suoi simili, si lasciava ingannare dai demoni a tal punto da misconoscere Cristo Dio giudice di tutti.

Allora Egea irritato: «Finiscila, gli disse, di vantare il Cristo, che propositi simili non gl'impedirono d'essere crocifisso dai Giudei». Ma siccome Andrea continuava a predicare intrepidamente che Cristo s'era offerto da se stesso alla croce per la salvezza del genere umano, egli l'interruppe con un discorso empio, esortandolo infine a provvedere alla sua salute sacrificando agli dèi. 
Allora Andrea: «Per me c'è un solo vero Dio onnipotente, al quale io sacrifico sull'altare ogni giorno, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l'Agnello senza macchia; e dopo che tutto il popolo dei credenti s'è cibato della sua carne, l'Agnello ch'è stato immolato, rimane sempre intero e vivo». 
Perciò Egea acceso d'ira lo fece gettare in prigione: donde il popolo avrebbe facilmente liberato Andrea, se questi non avesse calmata la moltitudine, supplicandola istantemente di non impedirgli di arrivare alla desideratissima corona del martirio.


Poco dopo essendo stato condotto davanti al tribunale, Egea non potendolo più soffrire perché esaltava il mistero della croce e gli rimproverava ancora la sua empietà, comandò che lo si mettesse in croce per fargli imitare la morte di Cristo. 

Andrea, giunto al luogo del martirio, al vedere la croce cominciò ad esclamare da lontano: «O buona croce, resa gloriosa dalle membra del Signore, lungamente desiderata, ardentemente amata, continuamente cercata e finalmente preparata all'animo mio bramoso, ritirami dagli uomini e rendimi al mio maestro; affinché per te mi riceva colui che per te m'ha redento»
Egli fu dunque appeso alla croce: sulla quale restò appeso vivo due giorni, non cessando mai di predicare la fede di Cristo, andandosene poi a lui, la cui morte aveva bramato d'imitare. I preti e i diaconi dell'Acaia, che scrissero la sua passione, attestano d'aver udito e visto tutte queste cose così come sono state raccontate. 
Le sue ossa furono trasportate prima a Costantinopoli sotto l'imperatore Costante, e poi ad Amalfi. Il suo capo, portato a Roma sotto il Pontificato di Pio II, fu collocato nella basilica di san Pietro.

V.
 E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Preghiamo
Supplichiamo umilmente la tua maestà, o Signore: affinché, come il beato Apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così presso di te sia per noi perpetuo intercessore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et DVM

giovedì 30 novembre 2017

Sant’Andrea

DA “PESCATORE DI GALILEA” A “PESCATORE DI UOMINI”

Andrea, nato a Bethsaida, fratello di Pietro, è definito "l’apostolo dei Greci". La sua predicazione, come quella degli altri discepoli di Gesù Cristo, prese il via proprio dopo la Pentecoste e si rivolse alla Scizia, la regione posta fra il Danubio e il Don. Fu così che il pescatore di Galilea, definito il "Protocleto" (primo chiamato), diventò "pescatore di uomini". «Dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, Andrea non tenne chiuso in sé il tesoro - sottolineava san Giovanni Crisostomo (citazione in www.enrosadira.it/santi/a/andrea.htm) -, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (Giovanni 1, 41). Vedi in che maniera notifica ciò che aveva appreso in poco tempo? Da una parte mostra quanta forza di persuasione aveva il Maestro sui discepoli, e dall’altra rivela il loro interessamento sollecito e diligente circa il suo insegnamento. Quella di Andrea è la parola di uno che aspettava con ansia la venuta del Messia, che ne attendeva la discesa dal cielo, che trasalì di gioia quando lo vide arrivare, e che si affrettò a comunicare agli altri la grande notizia. Dicendo subito al fratello ciò che aveva saputo mostra quanto gli volesse bene, come fosse affezionato ai suoi cari, quanto sinceramente li amasse e come fosse premuroso di porgere loro la mano nel cammino spirituale. Guarda anche l’animo di Pietro, fin dall’inizio docile e pronto alla fede: immediatamente corre senza preoccuparsi di nient’altro. Infatti dice: "Lo condusse da Gesù" (Giovanni 1, 42)».
Nel link segnalato "Gli Atti di Andrea":
Dunque, Andrea scelse per la missione assegnatagli da Gesù l’Oriente. Dalla Scizia passò all’Acaia, dove ricevette il martirio. Anche lui in croce, seppure una croce decussata (a forma di X), scelta certamente per umiltà - non voleva essere equiparato al Maestro - e per rendere più atroce la sofferenza del supplizio. 
La morte di Andrea avvenne a Patrasso, verso l’anno 60, sotto il proconsole romano Egea. Ecco come gli ultimi momenti della sua vita sono stati ricostruiti sulla base di antichi testi, apocrifi: «Dopo la passione e la risurrezione, Andrea andò a predicare la fede cristiana nella provincia che gli era toccata in sorte, la Scizia d’Europa; quindi percorse l’Epiro e la Tracia e con la predicazione e i miracoli convertì a Gesù Cristo una moltitudine innumerevole. Giunto a Patrasso, città dell’Acaia, fece abbracciare a molti la verità del Vangelo, e non esitò a riprendere coraggiosamente il proconsole Egeo, che resisteva alla predicazione evangelica, rimproverandogli di voler essere il giudice degli uomini, mentre i demoni lo ingannavano fino a fargli misconoscere il Cristo Dio, Giudice di tutti gli uomini. Egeo adirato gli dice: "Finiscila di esaltare il tuo Cristo che simili propositi non hanno impedito che venisse crocifisso dai Giudei". E siccome Andrea continuava tuttavia a predicare intrepido che Gesù Cristo s’era lui stesso offerto alla Croce per la salvezza del genere umano, Egeo lo interrompe con un discorso empio, e lo avverte di pensare alla sua salvezza, sacrificando agli dei. Andrea gli dice: "Per me, c’è un Dio onnipotente, solo e vero Dio, al quale sacrifico tutti i giorni, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l’Agnello senza macchia immolato sull’altare; e tutto il popolo partecipa alla sua carne, e l’Agnello che è sacrificato rimane integro e pieno di vita". Perciò Egeo, fuor di sé dalla collera, lo fa gettare in prigione. Il popolo ne avrebbe facilmente tratto fuori il suo Apostolo, se quest’ultimo non avesse calmato la folla, scongiurandola di non impedirgli di giungere alla corona del martirio. Poco dopo, condotto davanti al tribunale, siccome esaltava il mistero della Croce e rimproverava ancora al Proconsole la sua empietà, Egeo esasperato ordinò che lo si mettesse in croce, per fargli imitare la morte di Cristo. Fu allora che, giunto sul luogo del martirio e vedendo la croce, Andrea esclamò da lontano: "O buona Croce che hai tratto la tua gloria dalle membra del Signore, Croce lungamente bramata, ardentemente amata, cercata senza posa e finalmente preparata ai miei ardenti desideri, toglimi di mezzo agli uomini, e restituiscimi al mio Signore, affinché per te mi riceva Colui che per te mi ha riscattato". Fu dunque infisso alla croce, sulla quale rimase vivo per due giorni, senza cessar di predicare la fede di Gesù Cristo, e passò a Colui del quale si era augurato di imitare la morte» (Atti di Andrea).


Nel Vangelo i riferimenti ad Andrea non sono molti, ma estremamente significativi. Giovanni ce lo presenta, insieme con un amico [Giovanni medesimo che scrive], mentre segue la predicazione del Battista, che, vedendo passare Gesù, battezzato il giorno prima nel Giordano, esclama: «Ecco l’Agnello di Dio!». E «i due discepoli, avendolo sentito dire questo, tennero dietro a Gesù» (Giovanni 1, 35-37). «Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udite le parole di Giovanni e avevan seguito Gesù. Il primo in cui Andrea s’imbatté fu suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia", che vuol dire il Cristo. E lo condusse da Gesù» (Giovanni 1, 40-42).


Episodio successivo. «Mentre [Gesù] camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli: Simone, detto Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano in mare una rete, poiché erano pescatori. E disse loro: "Venite, vi farò pescatori di uomini". Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono» (Matteo 4, 18-20).
«Appena usciti dalla sinagoga - scrive Marco riferendo l’episodio della guarigione della suocera di Pietro ( Marco 1, 29) -, si diressero verso la casa di Simone e di Andrea...». 


Ancora. «Nell’uscire dal Tempio, uno dei suoi discepoli, rivolto a Gesù, esclama: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". Ed egli risponde: "Vedi tu queste grandi costruzioni? Non resterà pietra sopra pietra che non sia diroccata"». Poi, sul Monte degli Ulivi, Andrea, con Pietro, Giacomo e Giovanni, fa parte del gruppetto di apostoli che, "in disparte", interroga Gesù: «Vuoi dirci quando ciò accadrà, e quale sarà il segno che tutto questo starà per avversarsi?». La risposta è nota come il "discorso escatologico" del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13, 26).
Nel vangelo di Luca Andrea è citato, insieme agli altri undici, quando essi sono scelti da Gesù (Luca 6, 12-16).


Nell’episodio della moltiplicazione dei pani, riportato da Giovanni, è ancora Andrea che, vista la moltitudine di gente, e la scarsità delle risorse alimentari, va da Gesù e lo avverte, quasi presagendo il miracolo che sta per avvenire: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente?» (Giovanni 6, 8-10).


Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione (Atti degli Apostoli 1, 13).
«E poi la Scrittura non dice altro di lui - nota Domenico Agasso (in Famiglia Cristiana, ved. www.santibeati.it) -, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: ‘Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen’. 

Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi "croce di sant’Andrea". Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre».

Sigismondo Nastri

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ED ORA GODIAMOCI QUESTE PAGINE VALTORTIANE
PIU' ... ALATE E SUBLIMI 
delle precedenti

VOLUME I CAPITOLO 49

XLIX. L'incontro con Pietro e Andrea dopo un discorso nella sinagoga. Giovanni di Zebedeo grande anche nell'umiltà. 

   13 ottobre 1944.
   Alle 14 vedo questo:
 1 Gesù viene avanti per una piccola stradetta, un sentiero fra due campi. È solo. Giovanni procede verso di Lui da tutt'altro viottolo fra i campi e lo raggiunge infine, passando per un varco fra la siepe.
   Giovanni, tanto nella visione di ieri come oggi, è tutt'affatto giovanetto. Un volto roseo e imberbe di uomo appena fatto, e biondo per giunta. Perciò non un segno di baffi o di barba, ma solo il rosato delle guance lisce e delle rosse labbra e la luce ridente del suo bel sorriso e dello sguardo puro, non tanto per il suo colore di turchese cupa, quanto per la limpidità dell'anima vergine che vi traspare. I capelli biondo castani, lunghi e soffici, ondeggiano nel passo, veloce quasi quanto una corsa. 
   Chiama, quando sta per passare la siepe: «Maestro!».
   Gesù si arresta e si volge con un sorriso.
   «Maestro, ti ho tanto desiderato! Mi hanno detto, nella casa dove stai, che eri venuto verso la campagna... Ma non dove. E temevo non vederti». Giovanni parla lievemente curvo per il rispetto. Eppure è pieno di confidente affetto nella sua attitudine e nello sguardo che, stando col capo lievemente piegato sulla spalla, eleva verso Gesù.
   «Ho visto che mi cercavi e sono venuto verso di te».
   «Mi hai visto? Dove eri, Maestro?».
   «Là ero» e Gesù accenna ad un ciuffo d'alberi lontani che, per la tinta della chioma, direi ulivi. «Là ero. Pregavo e pensavo a quanto dirò questa sera nella sinagoga. Ma ho lasciato subito non appena ti ho visto».
   «Ma come hai fatto a vedermi se io appena vedo quel luogo, nascosto come è dietro quel ciglio?».
   «Eppure lo vedi! Ti sono venuto incontro perché ti ho visto. Ciò che non fa l'occhio, fa l'amore».
« Sì, fa l'amore.
 2 Mi ami dunque, Maestro?».
   «E tu mi ami, Giovanni, figlio di Zebedeo?».
   «Tanto, Maestro. Mi pare di averti sempre amato. Prima di averti conosciuto, prima ancora, l'anima mia ti cercava, e quando ti ho visto essa mi ha detto: " Ecco Quello che cerchi ". Io credo che ti ho incontrato perché la mia anima ti ha sentito».
   «Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono venuto incontro perché la mia anima ti ha sentito. Per quanto mi amerai?».
   «Per sempre, Maestro. Non voglio amare più altri che Tu non sia».
   «Hai padre e madre, fratelli, sorelle, hai la vita, e con la vita la donna e l'amore. Come farai a lasciare tutto per Me?».
   «Maestro... non so... ma mi pare, se non è superbia dirlo, che la tua predilezione mi terrà posto di padre e madre e fratelli e sorelle e anche della donna. Di tutto, si, di tutto mi terrò sazio se Tu mi amerai».
   «E se il mio amore ti procurerà dolori e persecuzioni?».
   «Nulla sarà, Maestro; se Tu mi amerai».
   «E quel giorno che Io avessi a morire... »
   «No! Sei giovane, Maestro... Perché morire?».
   «Perché il Messia è venuto per predicare la Legge nella sua verità e per compiere la Redenzione. E il mondo abborre la Legge né vuole redenzione. Perciò perseguita i messi di Dio».
   «Oh! ciò non sia! Non lo dire a chi ti ama, questo pronostico di morte!... Ma se Tu avessi a morire, amerò ancora Te. Lascia che io ti ami». Giovanni ha sguardo supplice. Più chinato che mai, cammina a fianco di Gesù e par che mendichi amore.
   Gesù si ferma. Lo guarda, lo trapana collo sguardo del suo occhio profondo, e poi gli pone la mano sul capo chino. «Voglio che tu mi ami».
   «Oh! Maestro!». Giovanni è felice. Per quanto la sua pupilla sia lucida di pianto, ride con la giovane bocca ben disegnata, e prende la mano divina e la bacia sul dorso e se la stringe al cuore. 
 3 Riprendono il cammino.
   «Hai detto che mi cercavi... »
   «Sì. Per dirti che i miei amici ti vogliono conoscere... e perché, oh! come avevo voglia di stare con Te ancora! Ti ho lasciato da poche ore... ma non potevo già più stare senza di Te».
   «Sei stato dunque un buon annunziatore del Verbo?».
   «Ma anche Giacomo, Maestro, ha parlato di Te in modo da... convincere».
   «In modo che anche chi diffidava - né è colpevole, perché prudenza era causa del suo riserbo - si è persuaso. Andiamo a farlo del tutto sicuro».
   «Aveva un poco paura... »
   «No! Non paura di Me! Sono venuto per i buoni e più per chi è in errore. Io voglio salvare. Non condannare. Con gli onesti sarò tutto misericordia».
   «E coi peccatori?».
   «Anche. Per disonesti intendo quelli che hanno la disonestà spirituale e ipocritamente si fingono buoni mentre fanno opere malvagie. E tali cose fanno e in tal modo per avere utile proprio e ricavare utile dal prossimo. Con questi sarò severo».
   «Oh! Simone, allora, può star sicuro. È schietto come nessun altro».
   «Così mi piace e voglio siate tutti».
   «Vuol dirti tante cose Simone».
   «Lo ascolterò dopo aver parlato nella sinagoga. Ho fatto avvisare poveri e malati oltre che ricchi e sani. Tutti hanno bisogno della Buona Novella».
 4 Il paese si avvicina. Dei bambini giocano sulla strada e uno, correndo, viene a sbattere fra le gambe di Gesù e cadrebbe se Egli non fosse sollecito ad afferrarlo. Il bambino piange lo stesso, come se si fosse fatto male, e Gesù gli dice tenendolo in braccio: «Un israelita che piange? Che avrebbero dovuto fare i mille e mille bambini che sono divenuti uomini valicando il deserto dietro a Mosè? Eppure più per loro che per gli altri - perché l'Altissimo ha amore degli innocenti e provvede a questi angiolini della terra, a questi uccellini senza ali, come provvede ai passeri del bosco e della gronda - proprio per questi ha fatto scendere la manna tanto dolce. Ti piace il miele? Si? Ebbene, se sarai buono mangerai un miele più dolce di quello delle tue api».
   «Dove? Quando?».
   «Quando, dopo una vita di fedeltà a Dio, andrai a Lui».
   «Io so che non vi andrò se non viene il Messia. La mamma mi dice che per ora noi di Israele siamo come tanti Mosè e moriamo in vista della Terra Promessa. Dice che stiamo lì ad aspettare di entrarvi e che solo il Messia ci farà entrare».
   «Ma che bravo piccolo israelita! Ebbene, Io ti dico che quando tu morrai entrerai subito in Paradiso, perché il Messia avrà già aperto le porte del Cielo. Però devi essere buono».
«Mamma! Mamma!». Il bambino scivola dalle braccia di Gesù e corre incontro ad una giovane sposa, che rientra con un'anfora di rame. «Mamma! Il nuovo Rabbi mi ha detto che io andrò subito in Paradiso quando morirò e mangerò tanto miele... ma se sono buono. Sarò buono!».
   «Lo voglia Dio! Scusa, Maestro, se ti ha dato noia. È tanto vivace!».
   «L'innocenza non dà noia, donna. Dio ti benedica, perché sei una madre che alleva i figli nella conoscenza della Legge».
   La donna si fa rossa alla lode e risponde: «A Te pure la benedizione di Dio» e scompare col suo piccolo.
 5 «Ti piacciono i bambini, Maestro?».
   «Si, perché sono puri... e sinceri... e amorosi».
   «Hai dei nipoti, Maestro?». 
   «Non ho che una Madre... Ma in Lei c'è la purezza, la sincerità, l'amore dei pargoli più santi, insieme alla sapienza, giustizia e fortezza degli adulti. Ho tutto in mia Madre, Giovanni».
   «E l'hai lasciata?».
   «Dio è sopra anche alla più santa delle madri».
   «La conoscerò io?».
   «La conoscerai».
   «E mi amerà?».
   «Ti amerà perché Ella ama chi ama il suo Gesù».
   «Allora non hai fratelli?».
   «Ho dei cugini da parte del marito di mia Madre. Ma ogni uomo mi è fratello e per tutti sono venuto.
 6 Eccoci davanti alla sinagoga. Io entro, e tu mi raggiungerai coi tuoi amici».
   Giovanni se ne va, e Gesù entra in una stanza quadrata col solito apparato di lumi a triangolo e di leggii con rotoli di pergamena. Vi è già folla in attesa e in preghiera. Anche Gesù prega. La folla bisbiglia e commenta dietro a Lui, che si curva a salutare il capo della sinagoga e poi si fa dare a caso un rotolo.
   Gesù inizia la lezione.
    Dice: «Queste cose lo Spirito mi fa leggere per voi. Nel capo settimo del libro di Geremia si legge: (Geremia 7, 3-7) “Queste cose dice il Signore degli eserciti, il Dio d'Israele: 'Emendate i vostri costumi e i vostri affetti e allora abiterò con voi in questo luogo. Non vi cullate nelle parole vane da voi ripetute: c'è qui il Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore. Perché, se voi migliorerete i vostri costumi e i vostri affetti, se renderete giustizia fra l'uomo e il suo prossimo, se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete in questo luogo il sangue innocente, se non andrete dietro agli dèi stranieri, per vostra sventura, allora Io abiterò con voi in questo luogo, nella terra che Io diedi ai vostri padri per secoli e secoli’ ”.
   Udite, o voi di Israele. Ecco che Io vengo a illuminarvi le parole di luce che la vostra anima offuscata non sa più vedere e capire. Udite. Molto pianto scende sulla terra del popolo di Dio e piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria della terra è nulla rispetto ad una gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la mala volontà, possono strappare.
   Perché piangete? Come l'Altissimo, che fu sempre buono per il popolo suo, ora ha girato altrove il suo sguardo e nega ai suoi figli di vederne il Volto? Non è più il Dio che aperse il mare e ne fece passare Israele e per arene lo condusse e nutrì, e contro nemici lo difese e, perché non smarrisse la via del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la Legge? Non è più il Dio che addolcì le acque e fece venire manna agli sfiniti? Non è il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi strinse alleanza di Padre a figli? E allora perché ora lo straniero vi ha percossi? 
   Molti fra voi mormorano: "Eppure qui è il Tempio!". Non basta avere il Tempio e in quello andare a pregare Iddio. Il primo tempio è nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta preghiera santa. Ma santa non può essere se prima il cuore non si emenda e col cuore non si emendano i costumi, gli affetti, le norme di giustizia verso i poveri, verso i servi, verso i parenti, verso Dio.
   Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro, che fanno ricche offerte al Tempio ma non sanno dire al povero: "Fratello, ecco un pane e un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non t'avvilisca l'aiuto come a me non dia superbia il dartelo". Ecco, Io vedo oranti che si lamentano con Dio che non li ascolta prontamente, ma poi al misero, e talora è loro sangue, che gli dice: "Ascoltami ", rispondono con cuore di selce: "No". Ecco, Io vedo che voi piangete perché la vostra borsa è spremuta dal dominatore. Ma poi voi spremete sangue a chi odiate, e di far vuoto un corpo di sangue e vita non avete orrore.
   O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri, non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un destino. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. 
   Semplice, buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali ma tuffati in luce d'amore. Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore, perché Dio è Amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l'amore. Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia. Una gloria nuova vi è porta, quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall'amore. Non vi è cosa più grande. Ma, quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione.
   La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà».
Gesù tace. La gente bisbiglia. L'adunanza si scioglie dopo inni cantati molto salmodiandoli.
 7 Gesù esce sulla piazzetta. Sulla porta sono Giovanni e Giacomo con Pietro e Andrea.
«La pace sia con voi» dice Gesù e aggiunge: «Ecco l'uomo che, per esser giusto, ha bisogno di non giudicare senza prima conoscere. Ma che però è onesto nel riconoscere il suo torto. Simone, hai voluto vedermi? Eccomi. E tu, Andrea, perché non sei venuto prima?».
   I due fratelli si guardano imbarazzati. Andrea mormora: «Non osavo...».
   Pietro, rosso, non dice nulla. Ma, quando sente che Gesù dice al fratello: «Facevi del male a venire? Solo il male non si deve osare di farlo», interviene schietto: «Sono stato io. Lui voleva condurmi subito da Te. Ma io... io ho detto... Si. Ho detto: " Non ci credo ", e non ho voluto. Oh! ora sto meglio!...»
   Gesù sorride. E poi dice: «E per la tua sincerità Io ti dico che ti amo».
   «Ma io... io non sono buono... non sono capace di fare quello che Tu hai detto nella sinagoga. Io sono iracondo, e se qualcuno mi offende... eh!... Io sono avido e mi piace aver denaro... e nel mio mercato di pesce... eh!... non sempre... non sempre sono stato senza frode. E sono ignorante. E ho poco tempo da seguirti per avere la luce. Come farò? Io vorrei diventare come Tu dici... ma... » 
  «Non è difficile, Simone. Sai un poco la Scrittura? Sì? Ebbene, pensa al profeta Michea. Dio da te vuole quello che dice Michea (Michea 6, 8). Non ti chiede di strapparti il cuore, né di sacrificare gli affetti più santi. Per ora non te lo chiede. Un giorno tu, senza richiesta da Dio, darai a Dio anche te stesso. Ma Egli attende che un sole e una rugiada, di te, filo di erba, abbiano fatto palma robusta e gloriosa. Per ora Egli ti chiede questo: praticare giustizia, amare la misericordia, mettere ogni cura nel seguire il tuo Dio. Sforzati a fare questo, e, il passato di Simone sarà cancellato e tu diverrai l'uomo nuovo, l'amico di Dio e del suo Cristo. Non più Simone. Ma Cefa. Pietra sicura a cui mi appoggio».
   «Questo mi piace! Questo lo capisco. La Legge è così... è così... ecco, io quella non la so più fare come l'hanno fatta i rabbini!... Ma questo che Tu dici, sì. Mi pare che ci riuscirò. E Tu mi aiuterai. Stai qui di casa? Conosco il padrone».
   «Qui sto. Ma ora andrò a Gerusalemme e poi predicherò per la Palestina. Sono venuto per questo. Ma verrò qui sovente».
   «Io verrò a udirti ancora. Voglio esser tuo discepolo. Un poco di luce entrerà nella mia testa».
   «Nel cuore soprattutto, Simone. Nel cuore. E tu, Andrea, non parli?».
   «Ascolto, Maestro».
   «Mio fratello è timido».
   «Diverrà un leone. La sera scende. Dio vi benedica e vi dia buona pesca. Andate».
   «La pace a Te». Se ne vanno.
 8 Appena fuori, Pietro dice: «Ma che avrà voluto dire prima, quando diceva che pescherò con altre reti e farò altre pesche?». (Ciò che Giovanni gli ha riferito al Cap 48)
   «Perché non glielo hai chiesto? Volevi dire tanto e poi quasi non parlavi».
   «Mi... vergognavo. È così diverso da tutti i rabbi!».
   «Ora va a Gerusalemme...». Giovanni dice questo con tanto desiderio e nostalgia. «Io volevo dirgli se mi lasciava andare con Lui... e non ho osato... ».
   «Vaglielo a dire, ragazzo» dice Pietro. «Lo abbiamo lasciato così... senza una parola di amore... Almeno sappia che lo ammiriamo. Va', va'. A tuo padre dico io».
   «Vado, Giacomo?».
   «Va'».
   Giovanni parte di corsa... e di corsa torna giubilante. «Gli ho detto: "Mi vuoi con Te a Gerusalemme? ". Mi ha risposto: "Vieni, amico". Amico, ha detto! Domani a quest'ora verrò qui. Ah! A Gerusalemme con Lui!...»
   ...la visione ha fine.

 9 In merito a questa visione, mi dice questa mattina (14 ottobre) Gesù:
   
«Voglio che tu e tutti rileviate il contegno di Giovanni. In un suo lato che sfugge sempre. Voi lo ammirate perché puro, amoroso, fedele. Ma non notate che fu grande anche in umiltà.
   Egli, artefice primo della venuta a Me di Pietro, modestamente tace questo particolare. 
L'apostolo di Pietro, e perciò il primo degli apostoli miei, fu Giovanni. Primo nel riconoscermi, primo nel rivolgermi la parola, primo nel seguirmi, primo nel predicarmi. Eppure, vedete che dice? Dice: (Giovanni 1, 40-42) "Andrea, fratello di Simone, era uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e avevano seguito Gesù. Il primo in cui si imbatté fu suo fratello Simone, a cui disse: 'Abbiamo trovato il Messia 'e lo menò da Gesù".
   Giusto, oltre che buono, sa che Andrea si angustia di non aver che un carattere chiuso e timido, che tanto vorrebbe fare ma che non riesce a fare, e vuole che a lui vada, nella memoria dei posteri, il riconoscimento del suo buon volere. Vuole appaia Andrea il primo apostolo di Cristo presso Simone, nonostante che timidezza e soggezione di lui presso il fratello abbiano dato a lui sconfitta di apostolato
10 Quali, fra quelli che fanno qualcosa per Me, sanno imitare Giovanni e non si autoproclamano insuperabili apostoli, senza pensare che il loro riuscire viene da un complesso di cose, che non sono solo santità, ma anche audacia umana, fortuna, e occasionale trovarsi presso altri meno audaci e fortunati, ma forse più santi di loro?
   Quando riuscite nel bene, non gloriatevene come di un merito tutto vostro. Date lode a Dio, padrone degli apostolici operai, e abbiate occhio limpido e cuor sincero per vedere e dare ad ognuno il plauso che gli spetta. Occhio limpido a discernere gli apostoli che compiono olocausto, e sono le prime, vere leve nel lavoro degli altri. Solo Dio li vede questi che, timidi, paiono nulla fare e sono invece i rapitori al Cielo del fuoco che investe gli audaci. Cuor sincero nel dire: “Io opero. Ma costui ama più di me, prega meglio di me, si immola come io non so fare e come Gesù ha detto: (Matteo 6, 6; Vol 3 Cap 172) '...entro la propria camera con uscio chiuso per orare in segreto '. Io, che intuisco la sua umile e santa virtù, voglio farla nota e dire: 'Io, strumento attivo; costui, forza che mi dà moto, perché, innestato come è a Dio, m'è canale di celeste forza’ ”.
   E la benedizione del Padre, che scende a ricompensare l'umile che in silenzio si immola per dar forza agli apostoli, scenderà anche sull'apostolo che sinceramente riconosce il soprannaturale e silenzioso aiuto, che a lui viene dall'umile, e il suo merito che la superficialità degli uomini non nota.
   Imparate tutti. 
11 È il mio prediletto? Sì. Ma non ha anche questa somiglianza con Me? Puro, amoroso, ubbidiente, ma anche umile. Io mi specchiavo in lui e vedevo in lui le virtù mie. Lo amavo perciò come un secondo Me. Vedevo su lui lo sguardo del Padre che lo riconosceva un piccolo Cristo. E mia Madre mi diceva: "In lui io sento un secondo figlio. Mi par di vedere Te, riprodotto in un uomo".
   Oh! la Piena di Sapienza come ti ha conosciuto, o mio diletto! E i due azzurri dei vostri cuori di purezza si sono fusi in un unico velario per farmi protezione d'amore, e un solo amore sono divenuti, prima ancora che Io dessi la Madre a Giovanni e Giovanni alla Madre. S'erano amati perché s'erano riconosciuti simili: figli e fratelli del Padre e del Figlio».

AMDG et BVM