mercoledì 29 giugno 2011

Ubi Petrus ibi Ecclesia

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San Paolo



DEVS 
QVI  HODIERNAM  DIEM 
APOSTOLORVM  TVORVM 
PETRI  ET  PAVLI 
MARTYRIO  CONSECRASTI 
DA  ECCLESIÆ  TVÆ 
EORVM  IN  OMNIBVS 
SEQVI  PRÆCEPTVM 
PER  QVOS  RELIGIONIS 
SVMPSIT  EXORDIVM







AMDG et BVM












martedì 28 giugno 2011

La medicina di cui abbiamo bisogno


MARIA è l'IMMACOLATA CONCEZIONE.

E' bello partecipare ogni giorno alla grande gioia di tutta la Chiesa nel contemplare
il singolare privilegio di cui la Santissima Trinità ha adornato Maria di Nazareth, in vista della sua divina maternità.


E' la nostra Mamma tutta bella, così come noi La invochiamo.
Vuole ricoprirci della sua stessa bellezza, e ci esorta a seguirLa sulla strada della grazia e della santità, della purezza e della verginità.


CIO'  che offende la nostra interiore bellezza è solo il peccato. Combattiamo con più forza ogni giorno un così grande male.


Il peccato è una conseguenza di quel disordine originale che ha purtroppo impedito a noi di essere concepiti e di nascere immacolati come fu per Lei.


TUTTI siamo nati sotto il peso di questa pesante e cattiva eredità.
Ne siamo stati liberati nel momento del nostro Battesimo, ma sono rimaste in noi le conseguenze, che ci rendono tanto fragili e facilmente veniamo ancora attratti dal peccato, e ci capita spesso di diventarne vittime.


LA prima cosa che dobbiamo fare è riconoscere il peccato come male e pentirci subito, con un atto di amore puro e soprannaturale.


Quanti fratelli e sorelle oggi non lo riconoscono più come male,
spesso lo accolgono come un bene e così si lasciano da esso penetrare nell'anima, nel cuore e nella vita;
non sono più capaci di pentirsi, e vivono abitualmente contagiati da questa grave malattia.


DOBBIAMO allora ricorrere alla medicina, che la misericordia di Gesù ha preparato per noi: il Sacramento della Riconciliazione.
Mai come in questi tempi è necessario che si facciano confessioni frequenti.

OGGI la confessione sta disparendo dalla vita e dal costume di tanti 'cristiani' che sono pur sempre figli dell'Immacolata, e questo è segno della crisi che sta attraversando la Chiesa. 


Tutti i fedeli dobbiamo sapere che è necessario usare questo sacramento, soprattutto quando ci trovassimo in stato di peccato mortale.
Questa è la medicina di cui abbiamo bisogno se vogliamo camminare sulla strada della grazia divina e della santità.


Seguiremo allora la nostra Mamma Celeste, che ci attira dietro la scia del suo profumo di cielo, e saremo rivestiti del suo stesso splendore.
La vita di Gesù potrà mettere radici profonde nella nostra esistenza.

LAUS DEO ET MARIAE

lunedì 27 giugno 2011

San Giuseppe da Copertino (1603 - 1663)



Un giorno, predicando sulla SS. Trinità, il Santo pronunciò queste parole:



<<Come il fuoco, sostanza unica, produce incessantemente la luce e il calore;
così la natura divina del Padre produce continuamente la luce che è il Figlio e nel medesimo tempo il calore che è lo Spirito>>.
Un falò a fiamma viva

E' una frase che racchiude tutta la sua esistenza. Irradiava luce e calore; ma l'umana prudenza lo circondò di steccati. Giuseppe soffrì senza un lamento; possedeva DIO, che gli importava il resto? ... Egli se ne stava in Dio e in Maria, la Mamma della Grottella.




A un religioso che gli chiese se non s'annoiasse, rispose: "Abito una villa, ma io mi sento come in fondo a una foresta o piuttosto in paradiso".

*


AMDG et BVM

domenica 26 giugno 2011

IL PIU' BEL QUADRO DEL MONDO

CRISTO GESU', 
che nell'Eucaristia 
ci dà il farmaco dell'immortalità
e il pegno della risurrezione, 
ci va trasformando e
  TRASFIGURANDO
esattamente e potentemente
PER MEZZO DELL'EUCARISTIA!


AMDG et BVM

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Benedetto XVI: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - 23 giugno 2011


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Giovedì, 23 giugno 2011


Cari fratelli e sorelle!


La festa del Corpus Domini è inseparabile dal Giovedì Santo, dalla Messa in Caena Domini, nella quale si celebra solennemente l’istituzione dell’Eucaristia. 
Mentre nella sera del Giovedì Santo si rivive il mistero di Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, oggi, nella ricorrenza del Corpus Domini, questo stesso mistero viene proposto all’adorazione e alla meditazione del Popolo di Dio, e il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e dei villaggi, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli. 

Quello che Gesù ci ha donato nell’intimità del Cenacolo, oggi lo manifestiamo apertamente, perché l’amore di Cristo non è riservato ad alcuni, ma è destinato a tutti. Nella Messa in Caena Domini dello scorso Giovedì Santo ho sottolineato che nell’Eucaristia avviene la trasformazione dei doni di questa terra – il pane e il vino – finalizzata a trasformare la nostra vita e ad inaugurare così la trasformazione del mondo. 

Questa sera vorrei riprendere tale prospettiva.

Tutto parte, si potrebbe dire, dal cuore di Cristo, che nell’Ultima Cena, alla vigilia della sua passione, ha ringraziato e lodato Dio e, così facendo, con la potenza del suo amore, ha trasformato il senso della morte alla quale andava incontro. 
Il fatto che il Sacramento dell’altare abbia assunto il nome “Eucaristia” – “rendimento di grazie” – esprime proprio questo: che il mutamento della sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo è frutto del dono che Cristo ha fatto di se stesso, dono di un Amore più forte della morte, Amore divino che lo ha fatto risuscitare dai morti. Ecco perché l’Eucaristia è cibo di vita eterna, Pane della vita. Dal cuore di Cristo, dalla sua “preghiera eucaristica” alla vigilia della passione, scaturisce quel dinamismo che trasforma la realtà nelle sue dimensioni cosmica, umana e storica. Tutto procede da Dio, dall’onnipotenza del suo Amore Uno e Trino, incarnato in Gesù. In questo Amore è immerso il cuore di Cristo; perciò Egli sa ringraziare e lodare Dio anche di fronte al tradimento e alla violenza, e in questo modo cambia le cose, le persone e il mondo.


Questa trasformazione è possibile grazie ad una comunione più forte della divisione, la comunione di Dio stesso. La parola “comunione”, che noi usiamo anche per designare l’Eucaristia, riassume in sé la dimensione verticale e quella orizzontale del dono di Cristo.
E’ bella e molto eloquente l’espressione “ricevere la comunione” riferita all’atto di mangiare il Pane eucaristico. 
In effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia. 

Lo abbiamo ascoltato poco fa, nella seconda Lettura, dalle parole dell’apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Corinto: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1 Cor 10,16-17).

Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui.

 Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. 

Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, 
lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; 
ed è attento ad ogni persona, 
si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. 

Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna. Specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore, il che darebbe spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. 

Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta da fuori, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia.


Ritorniamo ora all’atto di Gesù nell’Ultima Cena. Che cosa è avvenuto in quel momento? Quando Egli disse:
Questo è il mio corpo che è donato per voi, questo è il mio sangue versato per voi e per la moltitudine, che cosa accadde? 

Gesù in quel gesto anticipa l’evento del Calvario. Egli accetta per amore tutta la passione, con il suo travaglio e la sua violenza, fino alla morte di croce; accettandola in questo modo la trasforma in un atto di donazione. 
Questa è la trasformazione di cui il mondo ha più bisogno, perché lo redime dall’interno, lo apre alle dimensioni del Regno dei cieli. Ma questo rinnovamento del mondo Dio vuole realizzarlo sempre attraverso la stessa via seguita da Cristo, quella via, anzi, che è Lui stesso. 

Non c’è nulla di magico nel Cristianesimo. Non ci sono scorciatoie, ma tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio. 

Per questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucaristia è il sacramento. Mediante il pane e il vino consacrati, in cui è realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo trasforma noi, assimilandoci a Lui: ci coinvolge nella sua opera di redenzione, rendendoci capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di vivere secondo la sua stessa logica di donazione, come chicchi di grano uniti a Lui ed in Lui. Così si seminano e vanno maturando nei solchi della storia l’unità e la pace, che sono il fine a cui tendiamo, secondo il disegno di Dio.

Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. 

Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. 

Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia – e nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria. 

Anche questa sera, mentre tramonta il sole su questa nostra amata città di Roma, noi ci mettiamo in cammino: con noi c’è Gesù Eucaristia, il Risorto, che ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Grazie, Signore Gesù! Grazie per la tua fedeltà, che sostiene la nostra speranza. Resta con noi, perché si fa sera. “Buon Pastore, vero Pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici, difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi!”. Amen.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
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