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martedì 21 maggio 2013

Non commettere atti impuri

SESTO COMANDAMENTO
Non commettere atti impuri
 
 

333. Spiegazione del comandamento
 

Se il vincolo tra marito e moglie è il più stretto che esista, e nulla può essere loro più dolce che il sentirsi vicendevolmente stretti da un affetto speciale, nulla, al contrario, può capitare a uno di essi di più amaro che sentire il legittimo amore del coniuge rivolgersi altrove.

Ragionevolmente, perciò, alla legge, che garantisce la vita umana dall'omicidio, segue quella che vieta la fornicazione o l'adulterio, affinché nessuno tenti di contaminare o spezzare quella santa e veneranda unione matrimoniale, da cui suole scaturire cosi ardente fuoco di carità.

Toccando questo argomento, il Parroco usi la più prudente cautela e con sagge parole alluda a cose che esigono più la moderazione che l'abbondanza dell'eloquio. E da temersi infatti che, diffondendosi troppo a spiegare i modi con cui gli uomini possono trasgredire questo comandamento, finisca col dire frasi capaci di eccitare la sensualità, anziché reprimerla.

Ad ogni modo il precetto racchiude molti elementi che non possono essere trascurati, e il Parroco li spiegherà a suo tempo. Esso ha due parti: una che vieta apertamente l'adulterio; l'altra, più generale, che impone la castità dell'anima e del corpo.
 

334. L'adulterio
 

Per iniziare l'insegnamento da quello che è vietato, diremo subito che adulterio è violazione del legittimo letto, proprio o altrui. Se un marito ha rapporti carnali con donna non coniugata, viola il proprio vincolo matrimoniale; se un individuo non coniugato ha rapporti con donna maritata, è contaminato, dal delitto di adulterio, il vincolo altrui.

Sant'Ambrogio e sant'Agostino confermano che con tale divieto dell'adulterio è proibito ogni atto disonesto e impudico. Ciò risulta direttamente dalla Scrittura del vecchio come del nuovo Testamento. Nei libri mosaici vediamo puniti altri generi di libidine carnale, oltre l'adulterio. Leggiamo nella Genesi la sentenza pronunciata da Giuda contro la nuora (Gn 38,24); nel Deuteronomio è formulato questo precetto: tra le figlie d'Israele nessuna sia cortigiana (Dt 23,17). Tobia cosi esorta il figliuolo: Guardati, figlio mio, da ogni atto impudico (Tb 4,13). E l'Ecclesiastico dice: Vergognatevi di guardare la donna peccatrice (Si 41,25). Nel Vangelo Gesù Cristo dichiara che dal cuore emanano gli adulteri e le azioni disoneste che macchiano l'uomo (Mt 15,19). L'apostolo Paolo bolla di frequente, con parole roventi, questo vizio: Dio vuole la vostra santificazione; vuole che vi asteniate dalle impurità (1Th 4,3). E altrove: Evitate ogni fornicazione (1Co 6,18); Non vi mescolate agli impudichi (1Co 5,9); In mezzo a voi, non siano neppur nominate l'incontinenza, l'impurità di ogni genere e l'avarizia (Ep 5,3); Disonesti ed adulteri, effeminati e pederasti, non possederanno il regno di Dio (1Co 6,9).

L'adulterio è stato espressamente menzionato nel divieto, perché alla sconcezza che riveste in comune con tutte le altre forme di incontinenza, accoppia un peccato di ingiustizia verso il prossimo e la società civile. Inoltre è indubitato che chi non si tiene lontano dalle forme ordinarie dell'impudicizia, facilmente incapperà nel crimine di adulterio. Cosi è agevole comprendere come nel divieto dell'adulterio sia inclusa la proibizione di ogni genere di impurità contaminante il corpo. Del resto che questo comandamento investa ogni intima libidine dell'animo, appare dalla natura stessa della legge, che è spirituale, e dalle esplicite parole di nostro Signore: Udiste che fu detto agli antichi: Non fare adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per fine disonesto, in cuor suo ha già commesso adulterio su lei (Mt 5,27).

A ciò che riteniamo debba essere insegnato pubblicamente ai fedeli, si aggiungano i decreti del concilio di Trento contro gli adùlteri e coloro che mantengono prostitute e concubine (Sess. 24, e. 8), tralasciando di parlare dei vari e multiformi generi di libidine sessuale, intorno ai quali il Parroco ammonirà i singoli fedeli, qualora le circostanze di tempo e di persona lo richiedano.
 

Considerazioni per conservare la castità


335. 
Siano pure spiegate le prescrizioni che hanno forza di precetto. I fedeli devono essere ammaestrati ed esortati a rispettare con ogni cura la pudicizia e la continenza, a conservarsi mondi da ogni contaminazione della carne e dello spirito, attuando la santificazione nel timore di Dio (2Co 7,1). Si dica loro che, sebbene la virtù della castità debba maggiormente brillare in quella categoria di persone che coltiva il magnifico e pressoché divino proposito della verginità, pure essa conviene anche a coloro che menano vita celibataria o, congiunti in matrimonio, si mantengono mondi dalla libidine vietata.

Le molte sentenze dei Padri, con cui siamo ammaestrati a dominare le passioni sensuali e a frenare l'istinto passionale, saranno dal Parroco accuratamente esposte al popolo, con una trattazione diligente e costante. Parte di esse riguarda il pensiero, parte l'azione.

Il rimedio che fa leva sull'intelligenza tende a farci comprendere quanto grandi siano la turpitudine e il pericolo di questo peccato. In base a simile apprezzamento, più viva arderà in noi l'avversione per esso. Si tratta di un peccato che è un vero flagello, a causa di esso sugli uomini incombe l'ultima rovina: l'espulsione dal regno di Dio e lo sterminio.

Questo può sembrare comune a ogni genere di peccato; ma qui abbiamo di caratteristico che i fornicatori, secondo la frase dell'Apostolo, peccano contro il proprio corpo: Fuggite l'impudicizia; qualunque peccato l'uomo commetta, si svolge fuori del corpo, ma il fornicatore pecca sul proprio corpo (1Co 6,18); vale a dire lo tratta ignominiosamente, violandone la santità. A quei di Tessalonica lo stesso san Paolo diceva: Dio vuole la vostra santificazione; che vi asteniate da atti impuri; che ciascuno di voi sappia mantenere il vaso del suo corpo in santità e dignità, non nella irrequietezza del desiderio, come i pagani che ignorano Dio (1Th 4,5).

E cosa ben più ripugnante, se è un cristiano colui che si unisce turpemente a una meretrice; perché rende membra di meretrice le membra di Gesù Cristo, come appunto dice san Paolo: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Gesù Cristo? Sottraendo le membra a Gesù Cristo, le faro membra della meretrice? Non sia mai. Ignorate forse che aderendo alla meretrice, ne risulta un solo corpo? (1Co 6,15).

Inoltre il Cristiano, sempre secondo san Paolo, è tempio dello Spirito santo (1Co 6,19); violarlo significa espellerne lo Spirito santo stesso.

Tuttavia particolare malvagità è racchiusa nel delitto di adulterio. Infatti, come vuole l'Apostolo, i coniugi sono cosi vincolati da una scambievole sudditanza che nessuno dei due possiede illimitata potestà sul proprio corpo, ma sono cosi schiavi l'uno dell'altro che il marito deve uniformarsi alla volontà della moglie e la moglie a quella del marito (1Co 7,4). Ne consegue che chi dei due separa il proprio corpo, soggetto all'altrui diritto, da colui al quale è vincolato, si rende reo di specialissima iniquità.

E poiché l'orrore dell'infamia è per gli uomini un valido stimolo a fare quanto è prescritto e a fuggire quanto è vietato, il Parroco insisterà nel mostrare come l'adulterio imprima sugli individui un profondo segno di infamia. E scritto nella sacra Scrittura: L'adùltero, a causa della sua fragilità di cuore, perderà l'anima sua; condensa su di sé la vergogna e l'abbominio; la sua turpitudine non sarà mai cancellata (Pr 6,32).

La gravita di questa colpa può essere facilmente ricavata dalla severità della punizione stabilita. Nella legge fissata da Dio nel vecchio Testamento gli adulteri venivano lapidati (Lv 20,10 Dt 22,22). Anzi talora per la concupiscenza sfrenata di uno solo, non il reo semplicemente, ma l'intera città fu condannata alla distruzione; tale fu la sorte dei Sichemiti (Gn 34,25). Del resto numerosi appaiono nella sacra Scrittura gli esempi dell'ira divina, che il Parroco potrà evocare, per allontanare gli uomini dalla riprovevole libidine: la sorte di Sodoma e delle città confinanti (Gn XIX,24); il supplizio degli Israeliti che avevano fornicato nel deserto con le figlie di Moab (Num. 25); la distruzione dei Beniamiti (Giud. 20).

Se v'è qualcuno che sfugge alla morte, non si sottrae pero a dolori intollerabili, a tormenti punitivi, che piombano inesorabili. Accecato com'è nella mente (ed è già questa pena gravissima), non tiene più conto di Dio, della fama, della dignità, dei figli, e della stessa vita. Resta cosi depravato e inutilizzato, da non poterglisi affidare nulla di importante, o assegnarlo come idoneo ad alcun ufficio. Possiamo scorgere esempi di questo in David come in Salomone. Il primo, resosi reo di adulterio, subitamente cambio natura e da mitissimo divenne feroce, si da mandare alla morte l'ottimo Uria (2S 2S 11); l'altro, perduto nei piaceri delle donne, si allontanò talmente dalla vera religione di Dio, da seguire divinità straniere (3 Re, 11). Secondo la parola di Osea, questo peccato travia il cuore dell'uomo (Os 4,11) e ne acceca la mente.
 

336. Rimedi per conservare la castità
 

Veniamo ai rimedi che riguardano l'azione da svolgere. Il primo consiste nel fuggire con ogni cura l'ozio. Impoltronendo nell'ozio, come dice Ezechiele (Ez 16,49), gli abitanti di Sodoma precipitarono nel più vergognoso crimine di concupiscenza.

Sono poi da evitarsi con grande vigilanza gli eccessi nel mangiare e nel bere. Li satollai, dice il Profeta, ed essi fornicarono (Gerem. 5,7). Il ventre ripieno provoca la libidine, come accenno il Signore con le parole: Badate, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell'ebrietà (Lc 21,34), e l'Apostolo: Non vogliate ubriacarvi, poiché il vino nasconde la lussuria (Ep 5,18).

Gli occhi sono i veicoli più pericolosi attraverso i quali l'animo suole accendersi alla libidine. Per questo il Signore ha detto: Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo via da te (Mt 5,29). E molte sono in proposito le sentenze dei profeti. Giobbe dice ad esempio: Strinsi un patto con gli occhi miei, di neppure pensare a una vergine (Jb 31,1). Sono copiosi, anzi innumerevoli gli esempi di azioni perverse, provocate dalla vista. Peccò così David (2S 11,2); peccò così il re di Sichem (Gn 34,2); così finirono col farsi calunniatori di Susanna i vecchi, di cui parla Daniele (Da 13,8).

Spesso incentivo non indifferente alla libidine offre la moda ricercata, che solletica l'occhio. Per questo ammonisce l'Ecclesiastico: Volta la faccia dalla donna elegante (9,8). E poiché le donne sogliono badare troppo al loro abbigliamento, non sarà male che il Parroco attenda di frequente a premunirle in proposito, memore delle parole gravissime, che l'apostolo Pietro ha dettato sull'argomento: 
La pettinatura delle donne non sia appariscente, i monili e l'abbigliamento non siano ricercati (1P 3,3); e di quelle di san Paolo: Non badate ai capelli ben attorcigliati, agli ori, alle pietre preziose, alle vesti sontuose (1Tm 2,9); molte infatti che si erano adornate con oro e gioielli, smarrirono i veri ornamenti dell'anima e del corpo.

Insieme all'incentivo libidinoso che è dato dalla raffinata ricercatezza delle vesti, occorre aggiungere quello che emana dai discorsi turpi e osceni. L'oscenità delle parole, quasi fiaccola ardente, accende l'animo dei giovani: Le perverse conversazioni, dice l'Apostolo, corrompono i buoni costumi (1Co 15,33). E poiché il medesimo effetto producono, in misura anche più notevole, i balli e i canti sdolcinati, occorre tenersi lontani anche da questi.

Fra questi incitamenti alla voluttà vanno annoverati i libri osceni e trattanti dell'amore sessuale, che devono evitarsi con non minore severità delle figure rappresentanti qualcosa di turpe, la cui capacità di spingere al male e di infiammare i sensi giovanili è straordinaria. Il Parroco curi perciò soprattutto che siano osservate con il massimo rispetto le costituzioni sapienti del concilio Tridentino in proposito (Sess. 25).

Se con attenta cura e vigile amore si eviterà quanto abbiamo ricordato, sarà soppressa ogni occasione alla concupiscenza carnale; ma per la sua virulenza valgono in modo eminente
la Confessione e la Comunione frequente; le assidue e umili preci a Dio, accompagnate da elemosine e da digiuni. La castità è, in fondo, un dono che Dio non nega a chi rettamente lo cerca (1Co 7,7), poiché Egli non consente che siamo tentati sopra le nostre forze (1Co 10,13).

Dobbiamo infine mortificare il corpo e i suoi appetiti malsani, non solamente con i digiuni, quelli specialmente prescritti dalla santa Chiesa, ma anche con le vigilie, i pii pellegrinaggi e con macerazioni di altro genere. In queste pratiche, infatti, si manifesta la virtù della temperanza. Scriveva appunto san Paolo a quei di Corinto: Chi si appresta a gareggiare nella palestra, segue un regime di grande astinenza. Eppure essi ambiscono una semplice corona corruttibile, mentre noi l'aspettiamo immortale. E poco appresso: Castigo il mio corpo e lo tengo in soggezione, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non divenga alla fine un reprobo (1Co 9,25). E altrove: Non vogliate pascere la carne nei suoi immoderati desideri (Rm 13,14).
 Refugium Tu es, Maria,
in tribulatione nostra

venerdì 15 febbraio 2013

IL BEATO FRANCESCO INSEGNA



IL BEATO FRANCESCO
INSEGNA Al FRATI A PREGARE.
OBBEDIENZA E PUREZZA DEI MEDESIMI

399 45. In quel tempo i frati gli chiesero con insistenza che insegnasse loro a pregare, perché, comportandosi con semplicità di spirito, non conoscevano ancora l'ufficio liturgico.

Ed egli rispose: «Quando pregate, dite: Padre nostro (Mt 6,9)! e: Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo e Ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo ». E questo gli stessi discepoli del pio maestro si impegnavano ad osservare con ogni diligenza, perché si proponevano di eseguire perfettamente non solo i consigli fraterni e i comandi di lui, ma perfino i suoi segreti pensieri, se riuscivano in qualche modo a intuirli.

400 Infatti il beato padre insegnava loro che la vera obbedienza riguarda i pensieri non meno che le parole espresse. i desideri non meno che i comandi. E cioè: «Se un frate suddito, prima ancora di udire le parole del superiore, ne indovina l'intenzione, subito deve disporsi all'obbedienza e fare ciò che al minimo segno gli sembrerà la volontà di lui».

401 Fedeli alla esortazione di Francesco, essi, ogni volta che passavano vicino a una chiesa, oppure anche la scorgevano da lontano, si inchinavano in quella direzione e, proni col corpo e con lo spirito, adoravano l'Onnipotente, dicendo: «Ti adoriamo, o Cristo, qui e in tutte le chiese». E, cosa non meno ammirevole, altrettanto facevano dovunque capitava loro di vedere una croce o una forma di croce, per terra, sulle pareti, tra gli alberi, nelle siepi.

402 46. Erano così pieni di santa semplicità, di innocenza! di purezza di cuore da ignorare ogni doppiezza. Come unica era la loro fede, così regnava in essi l'unità degli animi, la concordia degli intenti e dei costumi, la stessa carità, la pratica delle virtù, la pietà degli atti, l'armonia dei pensieri.

403 Avevano scelto come confessore un sacerdote secolare che era tristamente noto per le sue enormi colpe e degno del disprezzo di tutti a motivo della sua depravata condotta; ma essi non vollero credere al male che si diceva di lui e continuarono a confessargli i propri peccati, prestandogli la debita riverenza. Anzi, avvenne un giorno che quel
sacerdote, o forse un altro, dicesse a uno di loro: «Bada, fratello, di non essere ipocrita»; quel frate si reputò davvero ipocrita e, per il profondo dolore che ne sentiva, non sapeva più darsi pace, giorno e notte. Agli altri che gli chiedevano il perché di tanto insolito lamento e mestizia, rispondeva: «Un sacerdote mi ha detto questo, e io ne sono così afflitto
da non poter pensare ad altro!». Lo esortavano, per consolarlo, a non prestar fede a quelle parole; ma egli replicava: «Che dite mai, fratelli? Può forse un sacerdote dire il falso? Se il sacerdote non può mentire, bisogna credere che quanto mi ha detto è vero». 
E perseverò a lungo in tale semplicità, finché Francesco stesso lo assicuro, spiegandogli le parole del sacerdote e scusandone con sapiente intuito l'intenzione. Non c'era turbamento, per grande che fosse, nell'animo dei confratelli che alla sua parola di fuoco non svanisse e tornasse il sereno!

Serafino d'amor di lassù,
Tu c'infiammi d'amore a Gesù!

martedì 25 dicembre 2012

Castidad y pureza.




El Apocalipsis en los Padres de la Iglesia


Pureza.

Frente a la inminencia de los últimos tiempos, el Señor exige de los suyos disposiciones muy precisas. La primera es “tener los lomos ceñidos”, actitud necesaria para todos, pero especialmente para los pastores de la grey de Cristo, ya que les permitirá estar mejor preparados para la evangelización. Algunos Padres relacionaron el ceñimiento de los lomos con la virtud de la castidad. “Los que viven en castidad –escribe Orígenes- tienen los riñones ceñidos”.


Comentario:

Se sabe que hacia el fin de los tiempos la lujuria llevará la voz cantante y lo habrá contaminado casi todo, que es lo que está sucediendo ahora. Por eso los que quieran permanecer fieles a Cristo deberán guardar la castidad, la pureza.
Como comentario de la importancia de esta virtud, pongamos aquí las palabras que Jesús dice en la Obra de María Valtorta, refiriéndose a este tema, y esto nos ayudará a ser más castos y precavidos contra el demonio, que por todos los medios nos quiere llevar a la impureza, pues sabe que con ese pecado nos desmantela el alma.
Dice Jesús:
La pureza tiene un valor tal, que un seno de criatura pudo contener al Incontenible, porque poseía la máxima pureza posible en una criatura de Dios.
El verdadero amor no conoce egoísmo. El verdadero amor es siempre casto, aunque no sea perfecto en la castidad como el de los dos esposos vírgenes. La castidad unida a la caridad conlleva todo un bagaje de otras virtudes y, por tanto, hace, de dos que se aman castamente, dos cónyuges perfectos.

Las dos vías más comunes que Satanás toma para llegar a las almas son la sensualidad y la gula. Empieza siempre por la materia; una vez que la ha desmantelado y subyugado, pasa a atacar a la parte superior: primero, lo moral (el pensamiento con sus soberbias y deseos desenfrenados); después, el espíritu, quitándole no sólo el amor — que ya no existe cuando el hombre ha substituido el amor divino por otros amores humanos — sino también el temor de Dios. Es entonces cuando el hombre se abandona en cuerpo y alma a Satanás, con tal de llegar a gozar de lo que desea, de gozar cada vez más.
Insisto sobre el valor de la pureza. 

La castidad es siempre fuente de lucidez de pensamiento. La virginidad afina y conserva la sensibilidad intelectiva y afectiva hasta la perfección, perfección que sólo quien es virgen experimenta.

El valor de la pureza es tal que — lo has visto — Satanás se preocupaba ante todo de inducirme a la impureza. Él sabe bien que la culpa sensual desmantela el alma y la hace fácil presa para las otras culpas. La atención de Satanás se dirigió a este punto capital para vencerme. El pan, el hambre, son las formas materiales para la alegoría del apetito, de los apetitos que Satanás explota para sus fines. ¡Bien distinto es el alimento que él me ofrecía para hacerme caer como ebrio a sus pies! 

Después vendría la gula, el dinero, el poder, la idolatría, la blasfemia, la abjuración de la Ley divina. Mas el primer paso para poseerme era éste: el mismo que usó para herir a Adán.

El mundo se burla de los puros. Los culpables de impudicia los agreden. Juan el Bautista es una víctima de la lujuria de dos obscenos. Pero si el mundo tiene todavía un poco de luz, se debe a los puros del mundo. 

Son ellos los siervos de Dios y saben entender a Dios y repetir las palabras de Dios. Yo he dicho: "Bienaventurados los puros de corazón, porque verán a Dios", incluso desde la tierra. Ellos, a quienes el humo de la sensualidad no turba el pensamiento, "ven" a Dios y lo oyen y le siguen, y lo manifiestan a los demás.

Cuanto más puros seáis, más comprenderéis; porque la impureza - del tipo que sea - es en todo caso humo que obnubila y grava vista e intelecto.

Sed puros. Comenzad a serlo por el cuerpo para pasar al espíritu. Comenzad por los cinco sentidos para pasar a las siete pasiones. 

Comenzad por el ojo, sentido que es rey y que abre el camino a la más mordiente y compleja de las hambres. El ojo ve la carne de la mujer y apetece la carne. El ojo ve la riqueza de los ricos y apetece el oro. El ojo ve la potencia de los gobernantes y apetece el poder. Tened ojo sereno, honesto, morigerado, puro, y tendréis deseos serenos, honestos, morigerados y puros. Cuanto más puro sea vuestro ojo, más puro será vuestro corazón. Estad atentos a vuestro ojo, ávido descubridor de los pomos tentadores. Sed castos en las miradas, si queréis ser castos en el cuerpo. Si tenéis castidad de carne, tendréis castidad de riqueza y de poder; tendréis todas las castidades y seréis amigos de Dios. No temáis ser objeto de burlas por ser castos, temed sólo ser enemigos de Dios.


Un día oí decir: "El mundo se burlará de ti, considerándote mentiroso o eunuco, si muestras no tender hacia la mujer". En verdad os digo que Dios ha puesto el vínculo matrimonial para elevaros a imitadores suyos procreando, a ayudantes suyos poblando los Cielos. 

Pero existe un estado más alto, ante el cual los ángeles se inclinan viendo su sublimidad sin poderla imitar. Un estado que, si bien es perfecto cuando dura desde el nacimiento hasta la muerte, no se encuentra cerrado para aquellos que, no siendo ya vírgenes, arrancan su fecundidad, masculina o femenina, anulan su virilidad animal para hacerse fecundos y viriles sólo en el espíritu.
    
 Se trata del eunuquismo sin imperfección natural ni mutilación violenta o voluntaria, el eunuquismo que no impide acercarse al altar; es más, que, en los siglos venideros, servirá al altar y estará en torno a él. Es el eunuquismo más elevado, aquel cuyo instrumento amputador es la voluntad de pertenecer a Dios sólo, y conservarle castos el cuerpo y el corazón para que eternamente refuljan con la candidez que el Cordero aprecia.



MATER PURISSIMA!
VIRGO PRUDENTISSIMA!
ORA PRO NOBIS!

domenica 3 giugno 2012

La Santísima Trinidad descendió con sus perfecciones ... La pureza tiene un valor tal, que en el seno de una mujer pudo encerrarse quien es Infinito



LA PUREZA TIENE UN VALOR TAL, 
QUE EN EL SENO DE UNA
MUJER PUDO ENCERRARSE 
QUIEN ES INFINITO, PORQUE ELLA
ERA DUEÑA DE UNA PUREZA ABSOLUTA


Dice Jesús:
"Hoy escribe esto solo. La pureza tiene un valor tal, que en el seno de una mujer pudo encerrarse quien es Infinito, porque Ella era dueña de una pureza absoluta de la que puede ser capaz un ser humano a quien Dios creó.


La Santísima Trinidad descendió con sus perfecciones, habitaron las Tres Personas, se encerró el Infinito en un pequeño espacio -no por esto se empequeñeció, porque el amor de la Virgen y el querer de Dios ensancharon este espacio hasta convertirlo en un cielo- se manifestó con sus características:


el Padre, creador, como si de nuevo crease como en el sexto día una creatura, y con ello tenía una "hija" verdadera, digna, hecha a su perfecta semejanza. La huella de Dios quedaba impresa tan nítida en María, que sólo la que estaba en el Primogénito del Padre la superaba. María puede ser llamada la Primogénita del Padre después de Cristo, por la perfección que le dio y que Ella supo conservar, por la dignidad de Esposa y Madre de Dios y Reina del cielo, ocupa el segundo lugar después del Hijo y es en Ella en quien el Pensamiento de Dios ha encontrado sus complacencias;


el Hijo, que también era su "Hijo", le enseñó por un misterio de la gracia, su verdad y sabiduría, cuando no era todavía más que un Granito que crecía en el seno;


el Espíritu Santo, apareció entre los hombres por una larga anticipación de Pentecostés cual Amor "en quien El amó", como Consuelo para los hombres por el Fruto que latía en el seno de Ella, como Santificación por la Maternidad que se verificó.

Maria , Madre dolcissima,
di grazia alma sorgente,
Deh! Tu assisti e libera
dall’infernal serpente.


A Te, di Vergin Figlio,
al Sommo Genitore
sia gloria in tutti i secoli
e all’Increato Amore. 
Amen.

sabato 24 marzo 2012

I sacerdoti custodi del Corpo di Gesù

Anton Mor van Dashorst, Calvario,
XVI sec., Museo Nacional de Escultura de Valladolid

I sacerdoti custodi 
del corpo di Gesù

Il Figlio di Dio disse: «Sono simile al signore che, dopo aver combattuto con fedeltà nel paese in cui si è recato in pellegrinaggio, torna con gioia nella terra natale. 

Questo signore ha un tesoro molto prezioso, la cui vista dà gioia agli occhi lacrimosi, consola gli infelici, rinvigorisce gli infermi e resuscita i morti. Ma, affinché questo tesoro venga custodito con onestà e determinazione, viene edificata una casa con magnificenza e gloria, abbastanza alta e dotata di sette livelli attraverso i quali si accede al tesoro stesso. 

Ora, Dio ha mostrato questo tesoro ai suoi servitori e lo ha affidato loro affinché ne abbiano cura e lo custodiscano con purezza, in modo che vengano apprezzate la carità del signore verso i suoi servitori e la fedeltà dei suoi servitori nei confronti del signore. 

Ma dopo qualche tempo il tesoro inizia ad essere disprezzato, la casa viene frequentata di rado, le cure dei custodi diminuiscono e l'amore di Dio viene trascurato... 

Io sono quel signore che è venuto al mondo per umiltà come un pellegrino, sebbene fossi potente in terra e in cielo secondo la divinità; perché in verità sulla terra ho dovuto sostenere una lotta tale che tutti i nervi delle mie mani e dei miei piedi si sono rotti per la salvezza delle anime. 

Salendo in cielo, da cui non mi sono mai allontanato, ho lasciato al mondo un memoriale altamente degno, ossia il mio corpo santissimo; infatti così come l'antica legge si gloriava dell'arca, della manna, delle tavole del Testamento e di altre cerimonie, allo stesso modo l'uomo nuovo si rallegra di una legge nuova, ossia il mio corpo crocifisso, che era insito nella legge stessa. 

Affinché al mio corpo fossero tributati gloria e onore, ho istituito la casa della Santa Chiesa, dove esso sarebbe stato custodito e conservato. 

I sacerdoti sono dei custodi particolari, in un certo senso più eminenti degli angeli, poiché toccano con la bocca e le mani colui che gli angeli hanno paura di sfiorare, dato il rispetto che provano nei suoi confronti. Ho reso ai sacerdoti sette tipi di onore, corrispondenti a sette caratteristiche

-i preti devono portare il segno del sacerdozio e distinguersi come miei amici per la purezza dello spirito e del corpo, perché la purezza è il primo livello per avvicinarsi a Dio, al quale non si addice nulla di corrotto; ai ministri della legge, che avevano il permesso di contrarre il matrimonio, non era concesso fare dei sacrifici, ma ciò non deve stupire: essi avevano solo la scorza e non il nocciolo. Ora, poiché questa figura è stata eliminata con l'avvento della verità, è necessario che si consacrino tutti alla purezza; il nocciolo, infatti, è più dolce della scorza... I chierici sono istituiti perché siano degli uomini angelici dotati di ogni sorta di umiltà; è vero infatti che con l'umiltà del corpo e dello spirito si entra in cielo e si vince la superbia del diavolo; a questo livello i sacerdoti vengono nominati per cacciare il diavolo, perché l'uomo umile è elevato al cielo da cui la superbia ha fatto sprofondare il demonio

-I preti vengono ordinati per essere discepoli di Dio attraverso la continua lettura dei testi sacri
per questo motivo la sacra Scrittura viene data ai sacerdoti come la spada al soldato; 
essi, infatti, devono sapere come placare la collera di Dio con la preghiera e la meditazione, affinché il popolo non muoia. 

-I sacerdoti sono designati custodi del tempio di Dio e studiosi delle anime; per questo motivo il vescovo consegna loro le chiavi: essi devono prendersi cura della salvezza delle anime dei loro fratelli, promuoverne il progresso con la parola e l'esempio e incitare gli infermi alla perfezione assoluta

-A loro viene affidata la cura dell'altare, perché, servendo sull'altare, vivano dell'altare stesso e non si occupino affatto delle cose mondane, se non per ciò che attiene alla loro carica ecclesiastica. 

-Vengono ordinati per essere uomini apostolici, che predicano la verità evangelica e conformano i loro costumi a ciò che predicano. Sono istituiti in modo da mediare fra Dio e l'uomo attraverso il sacrificio del mio corpo. Per questo motivo i sacerdoti sono in un certo modo superiori alla dignità degli angeli. 

Ora, mi lamento perché queste caratteristiche sono gravemente disattese, in quanto la superbia viene preferita all'umiltà, l'impudicizia alla continenza; non ci si attiene più ai libri di Dio, ma a quelli del mondo; gli altari vengono trascurati e la saggezza divina è reputata follia. Non ci si preoccupa affatto della salvezza delle anime e, come se non bastasse, si gettano via le mie vesti e si di-sprezzano le mie armi. 

E’ vero, sul monte Sinai ho mostrato a Mosè gli abiti che dovevano indossare i sacerdoti; questo non perché nella celeste abitazione di Dio ci fosse qualcosa di materiale, ma perché non si possono comprendere le cose spirituali senza quelle materiali. 

Quindi mostro ciò che è spirituale attraverso il mondo fisico: occorre sapere che a quanti detengono la verità viene richiesta la purezza e non una pura apparenza. A che scopo, dunque, avrei mostrato a Mosè un tale splendore di vesti materiali, se non perché attraverso esse si comprendessero lo splendore e la bellezza dell'anima?... 

Dall'oblazione dei ministri di Dio conseguono tre beni

-la mia pazienza che è lodata da tutte le schiere celesti, perché sono la medesima Persona tra le mani di un prete buono e di uno cattivo; non traggo senso dalla persona, infatti questo sacramento non dipende dai meriti o demeriti di chi lo somministra, bensì dalle mie parole; 

-tale oblazione è utile per tutti, indipendentemente dal prete che l'offre, inoltre giova anche a chi l'offre, sebbene cattivo; 

-quando ho pronunciato le parole Io sono, tutti i miei nemici sono caduti all'indietro; similmente, all'udire le parole: Questo è il mio corpo, i diavoli fuggono via e cessano di tentare le anime che fanno queste sante oblazioni, né oserebbero tornare ad assediarle con rinnovata audacia se in esse non si insinuasse una propensione a peccare. Per questo la mia misericordia perdona tutti e li tollera, ma la mia giustizia grida vendetta: perciò io grido e quanti siano quelli che mi rispondono, lo vedi da te. Ciononostante invierò ancora la mia Parola: chi l'ascolterà, trascorrerà e terminerà i suoi giorni con una gioia così grande che non è possibile dire, né pensare la dolcezza della mia Parola senza farle torto...» 
(Rivelazioni di S.Brigida, Libro IV, 58)

LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

martedì 21 giugno 2011

"GIGLIO

     ...delle virtù è la CASTITA', che rende gli uomini simili agli angeli.

Niente è bello senza la purezza, e la purezza degli uomini si chiama castità.

Questa virtù si chiama anche onestà e il praticarla si chiama onore" (San Francesco di Sales).

L'odierna festa di san Luigi Gonzaga, patrono della gioventù cristiana, ispiri a tutti noi vita umile, pura e di carità vera. Seguendo e imitando GESU' in tutta la sua vita anch'egli fu poco meno che un angelo.

Con l'aiuto dell'Immacolata, della santa Chiesa e dell'Eucaristia anche a noi è possibile questa meta.






MINVISTI  EVM 
PAVLO  MINVS 
AB  ANGELIS 
GLORIA  ET  HONORE 
CORONASTI  EVM
CÆLESTIVM  DONORVM 
DISTRIBVTOR  DEVS 
QVI  IN  ANGELICO 
JVVENE  ALOISIO 
MIRAM  VITÆ  INNOCENTIAM 
PARI  CVM  PŒNITENTIA 
SOCIASTI 
EJVS  MERITIS  ET  PRECIBVS 
CONCEDE  VT  INNOCENTEM 
NON  SECVTI  PŒNITENTEM 
IMITEMVR


___________

Mi piace segnalare quanto scrive sull'argomento 'purezza' un santo Sacerdote napoletano che ho avuto la gioia di conoscere

Mode indecenti

di don Vincenzo Cuomo
Vi è un argomento diventato tabù: la moda femminile. Chi ne parla? Va tutto bene? E se qualcosa non va bene, chi deve illuminare, correggere, ammonire?
Il nudismo, ahimè, si fa sempre più sfacciato e invadente, alimentato dagli spettacoli, dai giornali, dai manifesti stradali... In Genesi 3 si legge che "prima del peccato originale la nudità non creava problemi". Col peccato le cose sono cambiate, perché si è accesa in tutti gli esseri umani la concupiscenza della carne che, se alimentata, porta al disordine morale, ossia al peccato. Adamo ed Eva provvidero a coprire la loro nudità con delle foglie di fico, ma Dio giudicò insufficiente il rimedio e confezionò per ambedue due tuniche. Ai nostri giorni si assiste alla globalizzazione dell’immodestia, perché si è radicata nella massa la convinzione che se la donna non è provocante, non è donna. Si è cominciato, allora, con l’accorciare le maniche, poi le maniche sono scomparse... Si è denudata sempre più la parte superiore del corpo. Contemporaneamente si è passati alla minigonna, che diventa sempre più... mini! E perché non denudare anche la pancia e l’ombelico? E poi pantaloncini corti e ultra corti e fortemente aderenti.
L’audacia, ormai non conosce più limiti nemmeno quello del luogo sacro: chiese e santuari. In un celebre santuario della Spagna si celebrava un matrimonio. Davanti all’altare vi era la sposa che, col suo abbigliamento più che indecente, era l’ostentazione dell’ immodestia. Le invitate non erano da meno... E si riceveva un Sacramento! E si riceveva l’ Eucarestia! A Lourdes, durante la processione eucaristica, vi era una donna che cantava da solista nella corale. Anch’ ella regolarmente immodesta e indecente. Si sa che nella storia di Lourdes la Madonna non venne ad un appuntamento con la veggente. Bernardetta le chiese il perché di quell’assenza e ne ebbe questa risposta: "Perché ieri sera la grotta è stata profanata dall‘immodestia". Chi è stato a Lourdes durante l’estate ha potuto constatare quanta mancanza di modestia si porta anche davanti alla grotta! Vi è all’ingresso dei luoghi sacri un tabellone con cui si interdice l’accesso con certi abbigliamenti... ma la realtà è che l’ingresso è lecito a tutti! E che dire quando in alcune chiese vanno al leggio o fanno da ministri straordinari della comunione donne con abbigliamento non certo esemplare? Può darsi che queste note facciano sorridere qualcuno, perché si dice "i tempi sono cambiati e la cosa non fa più impressione!". Quest’affermazione è tanto falsa quanto stolta. Allora non esiste più la concupiscenza degli occhi e della carne? E non conta più niente quanto è scritto nelle lettere degli Apostoli circa l’abbigliamento delle donne?
La realtà è che i peccati impuri non si ritengono più peccato. Le cose non avvengono per caso.
Vi è tutta una strategia di malizia diabolica mirata alla scristianizzazione delle masse; ciò avviene non più col fucile e le prigioni, ma demolendo i principi cristiani. Alcuni anni fa la rivista Reading Digest annunziava un convegno di operatori della moda femminile con questo tema: "Che cosa scopriremo ancora della donna". Nel qual caso, scoprire equivale a denudare. Davanti a questo rullo compressore che non conosce ostacoli, si alzi una voce autorevole e forte!
A Fatima la Madonna, per mezzo di Giacinta, preannunziò l’avvento di una moda invereconda, causa della perdita di tante anime. Voglia la Vergine purissima ottenere, con la sua potente intercessione, il ritorno ad una vita pura e casta almeno tra le donne cristiane

AMDG et BVM