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martedì 21 maggio 2013

Non commettere atti impuri

SESTO COMANDAMENTO
Non commettere atti impuri
 
 

333. Spiegazione del comandamento
 

Se il vincolo tra marito e moglie è il più stretto che esista, e nulla può essere loro più dolce che il sentirsi vicendevolmente stretti da un affetto speciale, nulla, al contrario, può capitare a uno di essi di più amaro che sentire il legittimo amore del coniuge rivolgersi altrove.

Ragionevolmente, perciò, alla legge, che garantisce la vita umana dall'omicidio, segue quella che vieta la fornicazione o l'adulterio, affinché nessuno tenti di contaminare o spezzare quella santa e veneranda unione matrimoniale, da cui suole scaturire cosi ardente fuoco di carità.

Toccando questo argomento, il Parroco usi la più prudente cautela e con sagge parole alluda a cose che esigono più la moderazione che l'abbondanza dell'eloquio. E da temersi infatti che, diffondendosi troppo a spiegare i modi con cui gli uomini possono trasgredire questo comandamento, finisca col dire frasi capaci di eccitare la sensualità, anziché reprimerla.

Ad ogni modo il precetto racchiude molti elementi che non possono essere trascurati, e il Parroco li spiegherà a suo tempo. Esso ha due parti: una che vieta apertamente l'adulterio; l'altra, più generale, che impone la castità dell'anima e del corpo.
 

334. L'adulterio
 

Per iniziare l'insegnamento da quello che è vietato, diremo subito che adulterio è violazione del legittimo letto, proprio o altrui. Se un marito ha rapporti carnali con donna non coniugata, viola il proprio vincolo matrimoniale; se un individuo non coniugato ha rapporti con donna maritata, è contaminato, dal delitto di adulterio, il vincolo altrui.

Sant'Ambrogio e sant'Agostino confermano che con tale divieto dell'adulterio è proibito ogni atto disonesto e impudico. Ciò risulta direttamente dalla Scrittura del vecchio come del nuovo Testamento. Nei libri mosaici vediamo puniti altri generi di libidine carnale, oltre l'adulterio. Leggiamo nella Genesi la sentenza pronunciata da Giuda contro la nuora (Gn 38,24); nel Deuteronomio è formulato questo precetto: tra le figlie d'Israele nessuna sia cortigiana (Dt 23,17). Tobia cosi esorta il figliuolo: Guardati, figlio mio, da ogni atto impudico (Tb 4,13). E l'Ecclesiastico dice: Vergognatevi di guardare la donna peccatrice (Si 41,25). Nel Vangelo Gesù Cristo dichiara che dal cuore emanano gli adulteri e le azioni disoneste che macchiano l'uomo (Mt 15,19). L'apostolo Paolo bolla di frequente, con parole roventi, questo vizio: Dio vuole la vostra santificazione; vuole che vi asteniate dalle impurità (1Th 4,3). E altrove: Evitate ogni fornicazione (1Co 6,18); Non vi mescolate agli impudichi (1Co 5,9); In mezzo a voi, non siano neppur nominate l'incontinenza, l'impurità di ogni genere e l'avarizia (Ep 5,3); Disonesti ed adulteri, effeminati e pederasti, non possederanno il regno di Dio (1Co 6,9).

L'adulterio è stato espressamente menzionato nel divieto, perché alla sconcezza che riveste in comune con tutte le altre forme di incontinenza, accoppia un peccato di ingiustizia verso il prossimo e la società civile. Inoltre è indubitato che chi non si tiene lontano dalle forme ordinarie dell'impudicizia, facilmente incapperà nel crimine di adulterio. Cosi è agevole comprendere come nel divieto dell'adulterio sia inclusa la proibizione di ogni genere di impurità contaminante il corpo. Del resto che questo comandamento investa ogni intima libidine dell'animo, appare dalla natura stessa della legge, che è spirituale, e dalle esplicite parole di nostro Signore: Udiste che fu detto agli antichi: Non fare adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per fine disonesto, in cuor suo ha già commesso adulterio su lei (Mt 5,27).

A ciò che riteniamo debba essere insegnato pubblicamente ai fedeli, si aggiungano i decreti del concilio di Trento contro gli adùlteri e coloro che mantengono prostitute e concubine (Sess. 24, e. 8), tralasciando di parlare dei vari e multiformi generi di libidine sessuale, intorno ai quali il Parroco ammonirà i singoli fedeli, qualora le circostanze di tempo e di persona lo richiedano.
 

Considerazioni per conservare la castità


335. 
Siano pure spiegate le prescrizioni che hanno forza di precetto. I fedeli devono essere ammaestrati ed esortati a rispettare con ogni cura la pudicizia e la continenza, a conservarsi mondi da ogni contaminazione della carne e dello spirito, attuando la santificazione nel timore di Dio (2Co 7,1). Si dica loro che, sebbene la virtù della castità debba maggiormente brillare in quella categoria di persone che coltiva il magnifico e pressoché divino proposito della verginità, pure essa conviene anche a coloro che menano vita celibataria o, congiunti in matrimonio, si mantengono mondi dalla libidine vietata.

Le molte sentenze dei Padri, con cui siamo ammaestrati a dominare le passioni sensuali e a frenare l'istinto passionale, saranno dal Parroco accuratamente esposte al popolo, con una trattazione diligente e costante. Parte di esse riguarda il pensiero, parte l'azione.

Il rimedio che fa leva sull'intelligenza tende a farci comprendere quanto grandi siano la turpitudine e il pericolo di questo peccato. In base a simile apprezzamento, più viva arderà in noi l'avversione per esso. Si tratta di un peccato che è un vero flagello, a causa di esso sugli uomini incombe l'ultima rovina: l'espulsione dal regno di Dio e lo sterminio.

Questo può sembrare comune a ogni genere di peccato; ma qui abbiamo di caratteristico che i fornicatori, secondo la frase dell'Apostolo, peccano contro il proprio corpo: Fuggite l'impudicizia; qualunque peccato l'uomo commetta, si svolge fuori del corpo, ma il fornicatore pecca sul proprio corpo (1Co 6,18); vale a dire lo tratta ignominiosamente, violandone la santità. A quei di Tessalonica lo stesso san Paolo diceva: Dio vuole la vostra santificazione; che vi asteniate da atti impuri; che ciascuno di voi sappia mantenere il vaso del suo corpo in santità e dignità, non nella irrequietezza del desiderio, come i pagani che ignorano Dio (1Th 4,5).

E cosa ben più ripugnante, se è un cristiano colui che si unisce turpemente a una meretrice; perché rende membra di meretrice le membra di Gesù Cristo, come appunto dice san Paolo: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Gesù Cristo? Sottraendo le membra a Gesù Cristo, le faro membra della meretrice? Non sia mai. Ignorate forse che aderendo alla meretrice, ne risulta un solo corpo? (1Co 6,15).

Inoltre il Cristiano, sempre secondo san Paolo, è tempio dello Spirito santo (1Co 6,19); violarlo significa espellerne lo Spirito santo stesso.

Tuttavia particolare malvagità è racchiusa nel delitto di adulterio. Infatti, come vuole l'Apostolo, i coniugi sono cosi vincolati da una scambievole sudditanza che nessuno dei due possiede illimitata potestà sul proprio corpo, ma sono cosi schiavi l'uno dell'altro che il marito deve uniformarsi alla volontà della moglie e la moglie a quella del marito (1Co 7,4). Ne consegue che chi dei due separa il proprio corpo, soggetto all'altrui diritto, da colui al quale è vincolato, si rende reo di specialissima iniquità.

E poiché l'orrore dell'infamia è per gli uomini un valido stimolo a fare quanto è prescritto e a fuggire quanto è vietato, il Parroco insisterà nel mostrare come l'adulterio imprima sugli individui un profondo segno di infamia. E scritto nella sacra Scrittura: L'adùltero, a causa della sua fragilità di cuore, perderà l'anima sua; condensa su di sé la vergogna e l'abbominio; la sua turpitudine non sarà mai cancellata (Pr 6,32).

La gravita di questa colpa può essere facilmente ricavata dalla severità della punizione stabilita. Nella legge fissata da Dio nel vecchio Testamento gli adulteri venivano lapidati (Lv 20,10 Dt 22,22). Anzi talora per la concupiscenza sfrenata di uno solo, non il reo semplicemente, ma l'intera città fu condannata alla distruzione; tale fu la sorte dei Sichemiti (Gn 34,25). Del resto numerosi appaiono nella sacra Scrittura gli esempi dell'ira divina, che il Parroco potrà evocare, per allontanare gli uomini dalla riprovevole libidine: la sorte di Sodoma e delle città confinanti (Gn XIX,24); il supplizio degli Israeliti che avevano fornicato nel deserto con le figlie di Moab (Num. 25); la distruzione dei Beniamiti (Giud. 20).

Se v'è qualcuno che sfugge alla morte, non si sottrae pero a dolori intollerabili, a tormenti punitivi, che piombano inesorabili. Accecato com'è nella mente (ed è già questa pena gravissima), non tiene più conto di Dio, della fama, della dignità, dei figli, e della stessa vita. Resta cosi depravato e inutilizzato, da non poterglisi affidare nulla di importante, o assegnarlo come idoneo ad alcun ufficio. Possiamo scorgere esempi di questo in David come in Salomone. Il primo, resosi reo di adulterio, subitamente cambio natura e da mitissimo divenne feroce, si da mandare alla morte l'ottimo Uria (2S 2S 11); l'altro, perduto nei piaceri delle donne, si allontanò talmente dalla vera religione di Dio, da seguire divinità straniere (3 Re, 11). Secondo la parola di Osea, questo peccato travia il cuore dell'uomo (Os 4,11) e ne acceca la mente.
 

336. Rimedi per conservare la castità
 

Veniamo ai rimedi che riguardano l'azione da svolgere. Il primo consiste nel fuggire con ogni cura l'ozio. Impoltronendo nell'ozio, come dice Ezechiele (Ez 16,49), gli abitanti di Sodoma precipitarono nel più vergognoso crimine di concupiscenza.

Sono poi da evitarsi con grande vigilanza gli eccessi nel mangiare e nel bere. Li satollai, dice il Profeta, ed essi fornicarono (Gerem. 5,7). Il ventre ripieno provoca la libidine, come accenno il Signore con le parole: Badate, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell'ebrietà (Lc 21,34), e l'Apostolo: Non vogliate ubriacarvi, poiché il vino nasconde la lussuria (Ep 5,18).

Gli occhi sono i veicoli più pericolosi attraverso i quali l'animo suole accendersi alla libidine. Per questo il Signore ha detto: Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo via da te (Mt 5,29). E molte sono in proposito le sentenze dei profeti. Giobbe dice ad esempio: Strinsi un patto con gli occhi miei, di neppure pensare a una vergine (Jb 31,1). Sono copiosi, anzi innumerevoli gli esempi di azioni perverse, provocate dalla vista. Peccò così David (2S 11,2); peccò così il re di Sichem (Gn 34,2); così finirono col farsi calunniatori di Susanna i vecchi, di cui parla Daniele (Da 13,8).

Spesso incentivo non indifferente alla libidine offre la moda ricercata, che solletica l'occhio. Per questo ammonisce l'Ecclesiastico: Volta la faccia dalla donna elegante (9,8). E poiché le donne sogliono badare troppo al loro abbigliamento, non sarà male che il Parroco attenda di frequente a premunirle in proposito, memore delle parole gravissime, che l'apostolo Pietro ha dettato sull'argomento: 
La pettinatura delle donne non sia appariscente, i monili e l'abbigliamento non siano ricercati (1P 3,3); e di quelle di san Paolo: Non badate ai capelli ben attorcigliati, agli ori, alle pietre preziose, alle vesti sontuose (1Tm 2,9); molte infatti che si erano adornate con oro e gioielli, smarrirono i veri ornamenti dell'anima e del corpo.

Insieme all'incentivo libidinoso che è dato dalla raffinata ricercatezza delle vesti, occorre aggiungere quello che emana dai discorsi turpi e osceni. L'oscenità delle parole, quasi fiaccola ardente, accende l'animo dei giovani: Le perverse conversazioni, dice l'Apostolo, corrompono i buoni costumi (1Co 15,33). E poiché il medesimo effetto producono, in misura anche più notevole, i balli e i canti sdolcinati, occorre tenersi lontani anche da questi.

Fra questi incitamenti alla voluttà vanno annoverati i libri osceni e trattanti dell'amore sessuale, che devono evitarsi con non minore severità delle figure rappresentanti qualcosa di turpe, la cui capacità di spingere al male e di infiammare i sensi giovanili è straordinaria. Il Parroco curi perciò soprattutto che siano osservate con il massimo rispetto le costituzioni sapienti del concilio Tridentino in proposito (Sess. 25).

Se con attenta cura e vigile amore si eviterà quanto abbiamo ricordato, sarà soppressa ogni occasione alla concupiscenza carnale; ma per la sua virulenza valgono in modo eminente
la Confessione e la Comunione frequente; le assidue e umili preci a Dio, accompagnate da elemosine e da digiuni. La castità è, in fondo, un dono che Dio non nega a chi rettamente lo cerca (1Co 7,7), poiché Egli non consente che siamo tentati sopra le nostre forze (1Co 10,13).

Dobbiamo infine mortificare il corpo e i suoi appetiti malsani, non solamente con i digiuni, quelli specialmente prescritti dalla santa Chiesa, ma anche con le vigilie, i pii pellegrinaggi e con macerazioni di altro genere. In queste pratiche, infatti, si manifesta la virtù della temperanza. Scriveva appunto san Paolo a quei di Corinto: Chi si appresta a gareggiare nella palestra, segue un regime di grande astinenza. Eppure essi ambiscono una semplice corona corruttibile, mentre noi l'aspettiamo immortale. E poco appresso: Castigo il mio corpo e lo tengo in soggezione, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non divenga alla fine un reprobo (1Co 9,25). E altrove: Non vogliate pascere la carne nei suoi immoderati desideri (Rm 13,14).
 Refugium Tu es, Maria,
in tribulatione nostra

lunedì 18 marzo 2013

SAN JOSÉ ES COMO UN SELLO QUE DEFIENDE, COMO UN ARCÁNGEL A LA PUERTA DEL PARAÍSO




JOSÉ ES COMO UN SELLO QUE DEFIENDE, 
COMO UN 
ARCÁNGEL A LA PUERTA DEL PARAÍSO

Dice Jesús: 
"¿Qué dice el libro de la Sabiduría, al cantar sus alabanzas? "En la sabiduría está el espíritu de inteligencia, que es santo, único, múltiple, sutil". Y continúa enumerando sus dotes. Termina con estas palabras: "...que todo lo puede, todo lo prevé, que abraza a todos los espíritus, inteligente, puro, sutil. La sabiduría penetra con su pureza, es vapor de la virtud de Dios... por esto en ella no hay nada de impuro... imagen de la bondad de Dios. Aun cuando es sola, todo lo puede, inmutable como es, renueva todas las cosas, se comunica a las almas santas, hace a los hombres amigos de Dios y a los Profetas".
Tú misma has visto cómo José, no por ciencia humana, sino por una sobrenatural, supo leer en el libro sellado de la Virgen Inviolable, y cómo percibió las verdades proféticas con su "ver" cual un misterio sobrehumano, donde los demás no veían sino una gran virtud. Impregnado de esta sabiduría, que es vapor de la virtud de Dios y una clase de emanación del Omnipotente, se dirige con espíritu seguro al mar de este misterio de gracia que es María, se interna con Ella en espirituales coloquios, en los que más que los labios que se hablan, lo hacen dos corazones que conversan en el sagrado silencio de las almas, cuyas voces Dios únicamente oye, y las perciben a los que Dios ama, porque le son siervos fieles y están llenos de Él.

La sabiduría del Justo que sube con la unión y cercanía de la Llena de gracia, lo prepara para que penetre en los secretos más profundos de Dios y pueda defenderlos y protegerlos de las asechanzas humanas y del demonio. Y entre tanto lo renueva. De justo lo hace un santo, de santo el custodio de la Esposa y del Hijo de Dios.

Sin levantar el sello de Dios, él, el casto, que lleva su castidad hasta el heroísmo angélico, puede leer las palabras de fuego escritas con el dedo de Dios, y lee lo que su prudencia no dice, pero que es más grande que lo que leyó Moisés en las tablas de piedra. Y para que ningún ojo profano marchite el misterio, él lo defiende cual sello, cual arcángel de fuego a la puerta del paraíso, donde el Eterno tiene sus delicias "caminando en la brisa de la tarde" y hablando con la que es su amor, que es un bosque de lirios en flor, aura perfumada, brisa de fresco amanecer, estrella rutilante, delicia de Dios. Allí está la nueva Eva, delante de él, que no es hueso de sus huesos, ni carne de su carne, sino compañera de su vida, Arca viva de Dios que recibe él en tutela, y que tendrá que devolver a Dios pura como la recibió.

"Esposa de Dios" estaba escrito en aquel libro místico de páginas purísimas... Y cuando la sospecha, en la hora de la prueba, lo atormentó, él, como hombre siervo de Dios, sufrió, como ningún otro, por el sospechoso sacrilegio. Pero esto fue una prueba posterior. Ahora en este tiempo de gracia, él ve y se pone al servicio de Dios. Después llegará la tempestad de la prueba, como para todos los santos, para que sean probados, para que sean coadjutores de Dios.

¿Qué se lee en el Levítico? "Di a tu hermano Aarón que no entre a cualquier hora al santuario que está detrás del Velo ante el Propiciatorio que cubre el arca, para que no muera, porque Yo me apareceré en una nubecilla sobre el oráculo, si antes no ha hecho las siguientes cosas: ofrecer un ternero por el pecado y un macho cabrío en holocausto, que lleve la túnica de lino y con bragas cubrirá su desnudez"

Y en verdad que José entra, cuando Dios quiere, y cuando permite, en su santuario, más allá del velo que oculta el Arca en la que está el Espíritu de Dios y se ofrece y ofrecerá al Cordero, holocausto por el pecado del mundo y expiación. Y esto lo hace, vestido de lino, y domeñando sus instintos varoniles, que una vez, allá en el principio de los tiempos, triunfaron, conculcando los derechos de Dios sobre el hombre, a los que ahora al Hijo, la Madre y el padre putativo pisotearán para devolver a los hombres la gracia y devolver a Dios su derecho sobre el hombre. Esto lo hace con su castidad perpetua.

¿Que José no estuvo en el Gólgota? ¿Os parece que no esté entre los corredentores? En verdad os digo que él fue el primero y que grande es a los ojos de Dios. Grande por su sacrificio, por su paciencia, por su constancia y por su fe. ¿Qué fe mayor que con la que creyó sin haber visto los milagros del Mesías?

Sea alabado mi padre putativo, el ejemplo de lo que os falta: pureza, fidelidad y amor perfecto. Al magnífico lector del Libro sellado, al que enseñó la Sabiduría para que pudiese comprender los misterios de la Gracia y que fue elegido para tutelar la Salvación del mundo contra las asechanzas de toda clase de enemigos."
I. 72-79
A. M. D. G. et B.V.M.

martedì 25 dicembre 2012

Castidad y pureza.




El Apocalipsis en los Padres de la Iglesia


Pureza.

Frente a la inminencia de los últimos tiempos, el Señor exige de los suyos disposiciones muy precisas. La primera es “tener los lomos ceñidos”, actitud necesaria para todos, pero especialmente para los pastores de la grey de Cristo, ya que les permitirá estar mejor preparados para la evangelización. Algunos Padres relacionaron el ceñimiento de los lomos con la virtud de la castidad. “Los que viven en castidad –escribe Orígenes- tienen los riñones ceñidos”.


Comentario:

Se sabe que hacia el fin de los tiempos la lujuria llevará la voz cantante y lo habrá contaminado casi todo, que es lo que está sucediendo ahora. Por eso los que quieran permanecer fieles a Cristo deberán guardar la castidad, la pureza.
Como comentario de la importancia de esta virtud, pongamos aquí las palabras que Jesús dice en la Obra de María Valtorta, refiriéndose a este tema, y esto nos ayudará a ser más castos y precavidos contra el demonio, que por todos los medios nos quiere llevar a la impureza, pues sabe que con ese pecado nos desmantela el alma.
Dice Jesús:
La pureza tiene un valor tal, que un seno de criatura pudo contener al Incontenible, porque poseía la máxima pureza posible en una criatura de Dios.
El verdadero amor no conoce egoísmo. El verdadero amor es siempre casto, aunque no sea perfecto en la castidad como el de los dos esposos vírgenes. La castidad unida a la caridad conlleva todo un bagaje de otras virtudes y, por tanto, hace, de dos que se aman castamente, dos cónyuges perfectos.

Las dos vías más comunes que Satanás toma para llegar a las almas son la sensualidad y la gula. Empieza siempre por la materia; una vez que la ha desmantelado y subyugado, pasa a atacar a la parte superior: primero, lo moral (el pensamiento con sus soberbias y deseos desenfrenados); después, el espíritu, quitándole no sólo el amor — que ya no existe cuando el hombre ha substituido el amor divino por otros amores humanos — sino también el temor de Dios. Es entonces cuando el hombre se abandona en cuerpo y alma a Satanás, con tal de llegar a gozar de lo que desea, de gozar cada vez más.
Insisto sobre el valor de la pureza. 

La castidad es siempre fuente de lucidez de pensamiento. La virginidad afina y conserva la sensibilidad intelectiva y afectiva hasta la perfección, perfección que sólo quien es virgen experimenta.

El valor de la pureza es tal que — lo has visto — Satanás se preocupaba ante todo de inducirme a la impureza. Él sabe bien que la culpa sensual desmantela el alma y la hace fácil presa para las otras culpas. La atención de Satanás se dirigió a este punto capital para vencerme. El pan, el hambre, son las formas materiales para la alegoría del apetito, de los apetitos que Satanás explota para sus fines. ¡Bien distinto es el alimento que él me ofrecía para hacerme caer como ebrio a sus pies! 

Después vendría la gula, el dinero, el poder, la idolatría, la blasfemia, la abjuración de la Ley divina. Mas el primer paso para poseerme era éste: el mismo que usó para herir a Adán.

El mundo se burla de los puros. Los culpables de impudicia los agreden. Juan el Bautista es una víctima de la lujuria de dos obscenos. Pero si el mundo tiene todavía un poco de luz, se debe a los puros del mundo. 

Son ellos los siervos de Dios y saben entender a Dios y repetir las palabras de Dios. Yo he dicho: "Bienaventurados los puros de corazón, porque verán a Dios", incluso desde la tierra. Ellos, a quienes el humo de la sensualidad no turba el pensamiento, "ven" a Dios y lo oyen y le siguen, y lo manifiestan a los demás.

Cuanto más puros seáis, más comprenderéis; porque la impureza - del tipo que sea - es en todo caso humo que obnubila y grava vista e intelecto.

Sed puros. Comenzad a serlo por el cuerpo para pasar al espíritu. Comenzad por los cinco sentidos para pasar a las siete pasiones. 

Comenzad por el ojo, sentido que es rey y que abre el camino a la más mordiente y compleja de las hambres. El ojo ve la carne de la mujer y apetece la carne. El ojo ve la riqueza de los ricos y apetece el oro. El ojo ve la potencia de los gobernantes y apetece el poder. Tened ojo sereno, honesto, morigerado, puro, y tendréis deseos serenos, honestos, morigerados y puros. Cuanto más puro sea vuestro ojo, más puro será vuestro corazón. Estad atentos a vuestro ojo, ávido descubridor de los pomos tentadores. Sed castos en las miradas, si queréis ser castos en el cuerpo. Si tenéis castidad de carne, tendréis castidad de riqueza y de poder; tendréis todas las castidades y seréis amigos de Dios. No temáis ser objeto de burlas por ser castos, temed sólo ser enemigos de Dios.


Un día oí decir: "El mundo se burlará de ti, considerándote mentiroso o eunuco, si muestras no tender hacia la mujer". En verdad os digo que Dios ha puesto el vínculo matrimonial para elevaros a imitadores suyos procreando, a ayudantes suyos poblando los Cielos. 

Pero existe un estado más alto, ante el cual los ángeles se inclinan viendo su sublimidad sin poderla imitar. Un estado que, si bien es perfecto cuando dura desde el nacimiento hasta la muerte, no se encuentra cerrado para aquellos que, no siendo ya vírgenes, arrancan su fecundidad, masculina o femenina, anulan su virilidad animal para hacerse fecundos y viriles sólo en el espíritu.
    
 Se trata del eunuquismo sin imperfección natural ni mutilación violenta o voluntaria, el eunuquismo que no impide acercarse al altar; es más, que, en los siglos venideros, servirá al altar y estará en torno a él. Es el eunuquismo más elevado, aquel cuyo instrumento amputador es la voluntad de pertenecer a Dios sólo, y conservarle castos el cuerpo y el corazón para que eternamente refuljan con la candidez que el Cordero aprecia.



MATER PURISSIMA!
VIRGO PRUDENTISSIMA!
ORA PRO NOBIS!