"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
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lunedì 3 dicembre 2018
domenica 3 agosto 2014
L'esempio di Santa Maria Goretti
Carissimo/a Amico/a,
Poco più di un secolo fa, il 6 luglio 1902, si spegneva Maria Goretti, «l'Agnese del ventesimo secolo», come la chiamò Papa Pio XII in occasione della canonizzazione, il 26 giugno 1950. Ma Dio, come dice san Paolo, ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è umile e disprezzato e ciò che è nulla... perchè nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio (1 Cor. 1, 27-29). In occasione di un pellegrinaggio nel luogo del martirio della giovane santa, il 29 settembre 1991, Papa Giovanni Paolo II sottolineava: «Dio ha scelto, ha glorificato una semplice contadinella, di origine povera. L'ha glorificata con la potenza del suo Spirito... Carissimi fratelli e sorelle! guardate Maria Goretti... È diventata letizia per la Chiesa e fonte di speranza per noi».Maria nasce il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, provincia d'Ancona (Italia), in una famiglia povera di beni terreni, ma ricca di fede e di virtù: tutti i giorni, preghiere in comune e rosario; la domenica, Messa e santa Comunione. Maria è la terza dei sette figli di Luigi Goretti e di Assunta Carlini. Fin dal giorno dopo la nascita, viene battezzata e consacrata alla Santa Vergine. Riceverà il sacramento della Cresima all'età di sei anni.
Dopo la nascita del quarto figlio, Luigi Goretti, troppo povero per sopravvivere nel suo paese d'origine, emigra con la famiglia verso le vaste pianure, all'epoca ancora malsane, della campagna romana. Si stabilisce a Le Ferriere di Conca, al servizio del Conte Mazzoleni. Lì, Maria non tarda a rivelare un'intelligenza ed un giudizio precoci. Non farà mai un capriccio, mai una disubbidienza, non dirà mai una bugia. È veramente l'angelo della famiglia.
In capo ad un anno di lavoro spossante, Luigi è colpito da una malattia che lo stronca in dieci giorni. Per Assunta ed i figli, comincia un lungo calvario. Maria piange spesso la morte del padre ed approfitta di ogni occasione per inginocchiarsi davanti al cancello del cimitero: il papà si trova forse in Purgatorio, e siccome essa non ha i mezzi per far dire Messe per il riposo della sua anima, si sforza di supplire con preghiere. Non bisognerebbe pensare che la bambina pratichi la bontà naturalmente. I suoi progressi stupefacenti sono il frutto della preghiera. Sua madre dirà che il rosario le era diventato in un certo modo necessario, ed infatti lo porta sempre attorcigliato attorno al polso. Attinge alla contemplazione del crocifisso un intenso amore per Dio ed un profondo orrore per il peccato.
«Voglio Gesù»
Maria anela al giorno in cui riceverà la santa Eucaristia. Secondo l'abitudine dell'epoca, dovrà aspettare fino all'età di undici anni. «Mamma, chiede un giorno, quando farò la Comunione?... Voglio Gesù. – Come la puoi fare? Non sai il catechismo, non sai leggere, non abbiamo denaro per comprarti il vestito, le scarpe, il velo e non abbiamo un attimo di libertà. – Mamma, ma allora non la farò mai la prima Comunione! e io non voglio più stare senza Gesù! – Cosa vuoi mai che faccia? Non posso vederti andare a fare la Comunione come una piccola ignorante». Finalmente, Maria troverà modo di prepararsi, grazie all'aiuto di una persona dei dintorni. Tutto il paese si darà da fare per fornirle i vestiti da Comunicanda. Riceve l'Eucaristia il 29 maggio 1902.
Il fatto di aver ricevuto il Pane degli Angeli aumenta in Maria l'amore per la purezza, e le fa prendere la risoluzione di conservare a qualsiasi prezzo quest'angelica virtù. Un giorno, dopo aver sentito uno scambio di parole sconvenienti fra un ragazzo ed una delle sue compagne, dice indignata a sua madre: «Mamma, come parla male quella ragazza! – Fa' ben attenzione a non partecipare mai a simili conversazioni. – Non posso neanche pensarci, mamma; piuttosto che farlo, preferirei...» e la parola «morire» le rimane sulle labbra. Un mese dopo, la voce del suo sangue finirà la frase...
Entrando al servizio del Conte Mazzoleni, Luigi Goretti si è associato con Giovanni Serenelli e suo figlio Alessandro. Le due famiglie hanno appartamenti separati, ma una cucina in comune. Luigi non ha tardato a rimpiangere la vicinanza di Giovanni Serenelli, persona talmente diversa dai suoi, bevitore e senza ritegno nelle parole. Dopo la morte del marito, Assunta ed i suoi figli sono caduti sotto il giogo dispotico dei Serenelli. Maria, che ha capito la situazione, si sforza di sostenere sua madre: «Coraggio, mamma, non aver paura, stiamo diventando grandi. Basta che Nostro Signore ci dia la salute. La Provvidenza ci aiuterà. Lotteremo, lotteremo!»
Sempre nei campi per provvedere ai bisogni dei figli, la Signora Goretti non ha il tempo di occuparsi nè della casa, nè dell'istruzione religiosa dei più piccoli. Maria si occupa di tutto, per quel tanto che può. Non si siede a tavola se non dopo aver servito tutti e prende per sè solo i resti. La sua compiacenza si estende anche ai Serenelli. Dal canto suo, Giovanni, la cui moglie è deceduta all'ospedale psichiatrico d'Ancona, si occupa ben poco del figlio Alessandro, solido marcantonio di diciannove anni, sboccato, vizioso, che si diverte a tappezzare la sua stanza di immagini oscene ed a leggere libri cattivi. Sul letto di morte, Luigi Goretti ha presentito il pericolo che rappresenta per i suoi figli la compagnia dei Serenelli, ed ha ripetuto senza posa alla moglie: «Assunta, torna a Corinaldo!» Purtroppo, Assunta è piena di debiti e vincolata da un contratto d'affitto di fondo rustico.
«Non farlo... È un peccato!»
Al contatto dei Goretti, qualche sentimento religioso si è risvegliato in Alessandro. Si associa talvolta al rosario che essi recitano in famiglia; nei giorni festivi, assiste alla Messa, si confessa perfino di tanto in tanto. Eppure, fa proposte oscene all'innocente Maria che, all'inizio, non capisce. Poi, intuendo la perversità del giovane, la ragazza sta in guardia e respinge le lusinghe tanto quanto le minacce. Supplica sua madre di non lasciarla più sola in casa, ma non osa esporle chiaramente i motivi del suo spavento, perchè Alessandro l'ha avvertita: «Se riveli qualcosa a tua madre, ti ammazzo». Il suo unico ricorso è la preghiera. La vigilia della morte, Maria chiede ancora, piangendo, alla madre, di non lasciarla sola. Non ottenendo altre spiegazioni, la Signora Goretti crede che si tratti di un capriccio e non dà importanza alla supplica reiterata.
Il 5 luglio 1902, si battono le fave sull'aia, ad una quarantina di metri dalla casa d'abitazione. Alessandro conduce un carro tirato da buoi e lo fa girare e rigirare sulle fave stese sul suolo. Verso le tre del pomeriggio, mentre Maria è sola in casa, Alessandro domanda: «Assunta, le dispiacerebbe guidare per un istante i buoi al posto mio?» Senza nessun sospetto, la donna accetta. Maria, seduta sulla soglia della cucina, rammenda una camicia che Alessandro le ha dato dopo la colazione, e sorveglia nello stesso tempo la sorellina, Teresina, che dorme accanto a lei.
«Maria! grida Alessandro – Cosa vuoi? – Voglio che tu mi segua. – Perchè? – Seguimi! – Dimmi quel che vuoi, altrimenti non ti seguo». Davanti a tanta resistenza, il ragazzo la prende violentemente per un braccio e la trascina nella cucina, di cui sbarra la porta. La bambina grida, ma la sua voce non giunge all'esterno. Non riuscendo a far cedere la sua vittima, Alessandro la imbavaglia e brandisce un pugnale. Maria trema ma non cede. Furente, il ragazzo prova a strapparle con violenza i vestiti. Maria si libera dal bavaglio e grida: «Non farlo... È un peccato... Andrai all'inferno». Poco preoccupato del giudizio di Dio, l'infelice alza l'arma: «Se non vuoi, ti ammazzo». Davanti alla sua resistenza, la colpisce a più riprese. La bambina grida: «Dio mio! Mamma!» e cade a terra. Credendola morta, l'assassino butta il coltello ed apre la porta per fuggire, quando la sente ancora gemere. Torna sui suoi passi, raccoglie l'arma e la trafigge di nuovo da parte a parte, poi sale nella sua stanza e vi si barrica. Maria ha ricevuto quattordici ferite gravi; è svenuta.
Teresina, svegliata dal rumore, lancia un grido stridente, che la Signora Goretti sente. Spaventata, dice al giovane figlio Mariano: «Va' subito a cercare Maria; dille che Teresina la chiama». In quel momento, Giovanni Serenelli sale per le scale e, vedendo l'orribile spettacolo che si presenta ai suoi occhi, esclama: «Assunta e anche tu Mario, venite!» Mario Cimarelli, un operaio della fattoria, sale i gradini a quattro a quattro. La mamma arriva a sua volta: «Mamma! geme Maria che ha ripreso i sensi. – Che cosa è successo? – È Alessandro che mi ha fatto male!» Si chiamano il medico ed i carabinieri, che arrivano appena in tempo per impedire che i vicini, sovreccitati, mettano a morte Alessandro seduta stante.
«Gli perdono per amore di Gesù»
Dopo un percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all'ospedale, verso le ore venti. I medici si stupiscono che la bambina non sia morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il cuore, il polmone sinistro, il diaframma, l'intestino. Vedendo che è spacciata, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza anestesiarla. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre del dolore. Si concede a sua madre di rimanere al suo capezzale. Maria trova la forza di consolarla: «Mamma, cara mamma, ora sto bene!... Come stanno i fratellini e le sorelline?»
Maria è divorata dalla sete: «Mamma, dammi una goccia d'acqua. – Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male». Stupita, Maria continua: «È mai possibile che non possa avere una goccia d'acqua!» Guarda allora Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: «Ho sete!» e si rassegna. Il cappellano dell'ospedale la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la interroga: «Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?» Essa reprime una repulsione istintiva, poi risponde: «Sì, gli perdono per amore di Gesù... e voglio che venga anche lui con me in Paradiso... Lo voglio accanto a me... Che Dio gli perdoni, perchè io gli ho già perdonato...» È con questi sentimenti, quelli di Cristo stesso sul Calvario, che riceve l'Eucaristia e l'Estrema Unzione, serena, tranquilla, umile nell'eroismo della sua vittoria. La fine si avvicina. La si sente chiamare: «Papà». Finalmente, dopo un ultimo appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso, il 6 luglio 1902, alle tre del pomeriggio.
«Perdete il vostro tempo, Monsignore»
Tre mesi dopo il dramma, ha luogo il processo di Alessandro. Per consiglio del suo avvocato, confessa: «Mi piaceva. L'ho spinta al male due volte e non ho potuto ricavarne nulla. Per dispetto, ho preparato il pugnale di cui mi sono servito». Viene condannato a trent'anni di lavori forzati. Finge di non pentirsi affatto del suo delitto. Talvolta, lo si sente gridare: «Allegro, Serenelli, ancora ventinove anni e sei mesi e tornerai alla vita civile!» Ma Maria, dall'alto del Cielo, non lo dimentica. Qualche anno dopo, Monsignr Blandini, vescovo della diocesi in cui si trova la prigione, ha l'ispirazione di visitare l'assassino per portarlo a pentirsi. «Perdete il vostro tempo, Monsignore, afferma il secondino, è un duro!» Alessandro riceve il vescovo borbottando. Ma, al ricordo di Maria, del suo perdono eroico, della bontà e dalla misericordia infinita di Dio, si lascia toccare dalla grazia. Quando il prelato se ne va, piange nella solitudine della sua cella, con grande stupore dei secondini.
Una notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor Blandini: «Mi pento tanto più del mio delitto, che sono conscio di aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino all'ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi, piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande delitto commesso. Voglio sperare che otterrò anch'io il perdono, come tanti altri su questa terra». Il suo pentimento sincero e la buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di giardiniere in un convento di cappuccini e vi si mostra esemplare. È ammesso al Terz'Ordine di San Francesco.
Grazie alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e di molto penoso per lui. Ma confessa: «Devo riparare e fare tutto quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Essa è una santa, una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel che ha dovuto soffrire per causa mia».
A Natale del 1937, si reca a Corinaldo, dove Assunta Goretti si è ritirata con i figli, unicamente per riparare e chiedere perdono alla madre della vittima. Non appena davanti a lei, chiede piangendo: «Assunta, mi perdona? – Maria ti ha perdonato, non potrei perdonarti anch'io?» balbetta questa. Nel giorno di Natale, gli abitanti di Corinaldo non sono poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla Tavola Eucaristica, l'uno accanto all'altra, Alessandro e Assunta.
«Guardatela!»
L'influenza di Maria Goretti continua ai nostri giorni. Papa Giovanni Paolo II la propone come modello ai giovani: «La nostra vocazione alla santità, che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata dall'esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi adolescenti, voi giovani. Siate, come lei, capaci di difendere la purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso la preghiera, l'esercizio quotidiano della mortificazione e la scrupolosa osservanza dei comandamenti» (29 settembre 1991).
La totale osservanza dei comandamenti è un frutto dell'amore. «L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono inseparabili dall'osservanza dei comandamenti dell'Alleanza», ricordava il Papa nell'Enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993, n. 76). Da questo sappiamo che conosciamo Dio, dice San Giovanni: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice di conoscerlo, ma non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui... L'amore di Dio consiste nell'osservare i suoi comandamenti (1 Giov. 2, 3-4; 5, 3). È sempre possibile osservare i comandamenti, con il soccorso della grazia divina. «Dio non comanda cose impossibili, ma comandando, ti invita a fare quel che puoi e a domandare quel che non puoi e ti aiuta a potere. I suoi comandamenti non sono gravosi (1 Giov. 5, 3), il suo giogo è dolce ed il suo carico leggero (ved. Matt. 11, 30)» (Concilio di Trento, VIª sessione, cap. 11). La virtù della speranza viene offerta senza posa all'uomo. È nella Croce di Gesù, nel dono dello Spirito Santo e nei sacramenti (specialmente quelli della Penitenza e dell'Eucaristia) che egli trova la forza di essere fedele al suo Creatore, anche nelle più gravi difficoltà (ved. Veritatis splendor, 103).
La realtà e la potenza del soccorso divino si manifestano in un modo particolarmente tangibile nei martiri. Elevandoli agli onori degli altari, «la Chiesa ha canonizzato la loro testimonianza e dichiarato vero il loro giudizio, secondo cui l'amore di Dio implica obbligatoriamente il rispetto dei comandamenti, anche nelle circostanze più gravi, ed il rifiuto di trasgredirli, anche nell'intenzione di salvare la propria vita» (Veritatis splendor, 91). Certamente, poche persone sono chiamate a subire il martirio del sangue. Ma, «di fronte alle numerose difficoltà che la fedeltà all'ordine morale può far affrontare, anche nelle circostanze più ordinarie, ogni cristiano è chiamato, con la grazia di Dio implorata nella preghiera, ad un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù della forza attraverso cui – come insegna San Gregorio Magno – può arrivare fino ad «amare le difficoltà di questo mondo in vista delle ricompense eterne»» (Id., 93).
Così, il Papa raccomanda ai giovani: «Non abbiate paura di andare controcorrente, di respingere gli idoli del mondo... Con il peccato, ci si distoglie da Dio, nostro unico bene, e si sceglie di schierarsi dalla parte degli «idoli» che ci conducono alla morte ed alla condanna eterna, all'inferno». Maria Goretti «ci incoraggia a sperimentare la gioia dei poveri che sanno rinunciare a tutto, pur di non perdere l'unica cosa necessaria: l'amicizia di Dio... Cari giovani, ascoltate la voce di Cristo che chiama anche voi sulla strada angusta della santità» (29 settembre 1991).
Santa Maria Goretti ci ricorda che questa strada angusta passa per la fedeltà alla virtù della castità. Ai nostri giorni, la castità è spesso schernita e disprezzata. Il Cardinale López Trujillo scrive: «Per certi, che si trovano negli ambienti in cui si offende e si discredita la castità, vivere castamente può esigere una lotta dura, talvolta eroica. Ad ogni modo, con la grazia di Cristo, che nasce dal suo amore di Sposo per la Chiesa, tutti possono vivere castamente, anche se si trovano in condizioni poco favorevoli» (Verità e significato della sessualità umana, Consiglio Pontificio per la Famiglia, 8 dicembre 1995, n. 19).
Un lento e lungo martirio
La preservazione della castità implica che siano rifiutati certi pensieri, parole ed opere peccaminose, come pure che siano evitate le occasioni di peccare. «Che l'infanzia ridente e la giovinezza ardente apprendano a non lasciarsi andare perdutamente alle gioie effimere e vane della voluttà, nè ai piaceri di vizi inebrianti che distruggono l'innocenza tranquilla, ingenerano una cupa tristezza, indeboliscono, presto o tardi, le forze dell'anima e del corpo», ammoniva Papa Pio XII, in occasione della canonizzazione di Santa Maria Goretti.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: «O l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice» (CCC, 2339). Pertanto, è necessario seguire una regola di vita che «richiede forza, una costante attenzione, nonchè una coraggiosa rinuncia alle seduzioni del mondo. Dobbiamo far prova di una vigilanza incessante, da cui non dobbiamo distoglierci per nessuna ragione... fino al termine del nostro percorso terreno. Si tratta di una lotta contro se stessi che possiamo assimilare ad un lento e lungo martirio. Il Vangelo ci esorta chiaramente a tale lotta: Il Regno dei Cieli soffre violenza, ed i violenti se ne impadroniscono (Matt. 11, 12)» (Giovanni Paolo II, id.).
Per creare un clima favorevole alla castità, è importante praticare la modestia ed il pudore nello sguardo, nel parlare, nell'agire e nel vestirsi. Attraverso queste virtù, la persona viene rispettata ed amata per se stessa, invece di esser guardata e trattata come oggetto di piacere. Così, i genitori veglieranno a che certe mode non violino la soglia di casa, in particolare attraverso un cattivo uso dei mass media. I bambini e gli adolescenti saranno incoraggiati a stimare ed a praticare la padronanza di sè ed il ritegno, a vivere con ordine, a fare sacrifici personali con uno spirito d'amore per Dio e di generosità per gli altri, senza soffocare i sentimenti e le inclinazioni, ma canalizzandoli verso una vita virtuosa (Ved. Consiglio Pontificio per la Famiglia, id., nn. 56-58). Seguendo l'esempio di Santa Maria Goretti, i giovani scopriranno «il valore della verità che libera l'uomo dalla schiavitù delle realtà materiali», e potranno «assaporare il gusto della bellezza autentica e del bene che vince il male» (Giovanni Paolo II, id.).
Santa Maria Goretti intercedi per noi. Poichè la purificazione del cuore, indispensabile per essere ammessi a vedere Dio in Cielo, «esige la preghiera, la pratica della castità, la purezza dell'intenzione e dello sguardo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2532), ottienici queste grazie, che ci condurranno alla Vita eterna!
Dopo la nascita del quarto figlio, Luigi Goretti, troppo povero per sopravvivere nel suo paese d'origine, emigra con la famiglia verso le vaste pianure, all'epoca ancora malsane, della campagna romana. Si stabilisce a Le Ferriere di Conca, al servizio del Conte Mazzoleni. Lì, Maria non tarda a rivelare un'intelligenza ed un giudizio precoci. Non farà mai un capriccio, mai una disubbidienza, non dirà mai una bugia. È veramente l'angelo della famiglia.
«Voglio Gesù»
Maria anela al giorno in cui riceverà la santa Eucaristia. Secondo l'abitudine dell'epoca, dovrà aspettare fino all'età di undici anni. «Mamma, chiede un giorno, quando farò la Comunione?... Voglio Gesù. – Come la puoi fare? Non sai il catechismo, non sai leggere, non abbiamo denaro per comprarti il vestito, le scarpe, il velo e non abbiamo un attimo di libertà. – Mamma, ma allora non la farò mai la prima Comunione! e io non voglio più stare senza Gesù! – Cosa vuoi mai che faccia? Non posso vederti andare a fare la Comunione come una piccola ignorante». Finalmente, Maria troverà modo di prepararsi, grazie all'aiuto di una persona dei dintorni. Tutto il paese si darà da fare per fornirle i vestiti da Comunicanda. Riceve l'Eucaristia il 29 maggio 1902.
Il fatto di aver ricevuto il Pane degli Angeli aumenta in Maria l'amore per la purezza, e le fa prendere la risoluzione di conservare a qualsiasi prezzo quest'angelica virtù. Un giorno, dopo aver sentito uno scambio di parole sconvenienti fra un ragazzo ed una delle sue compagne, dice indignata a sua madre: «Mamma, come parla male quella ragazza! – Fa' ben attenzione a non partecipare mai a simili conversazioni. – Non posso neanche pensarci, mamma; piuttosto che farlo, preferirei...» e la parola «morire» le rimane sulle labbra. Un mese dopo, la voce del suo sangue finirà la frase...
Entrando al servizio del Conte Mazzoleni, Luigi Goretti si è associato con Giovanni Serenelli e suo figlio Alessandro. Le due famiglie hanno appartamenti separati, ma una cucina in comune. Luigi non ha tardato a rimpiangere la vicinanza di Giovanni Serenelli, persona talmente diversa dai suoi, bevitore e senza ritegno nelle parole. Dopo la morte del marito, Assunta ed i suoi figli sono caduti sotto il giogo dispotico dei Serenelli. Maria, che ha capito la situazione, si sforza di sostenere sua madre: «Coraggio, mamma, non aver paura, stiamo diventando grandi. Basta che Nostro Signore ci dia la salute. La Provvidenza ci aiuterà. Lotteremo, lotteremo!»
«Non farlo... È un peccato!»
Al contatto dei Goretti, qualche sentimento religioso si è risvegliato in Alessandro. Si associa talvolta al rosario che essi recitano in famiglia; nei giorni festivi, assiste alla Messa, si confessa perfino di tanto in tanto. Eppure, fa proposte oscene all'innocente Maria che, all'inizio, non capisce. Poi, intuendo la perversità del giovane, la ragazza sta in guardia e respinge le lusinghe tanto quanto le minacce. Supplica sua madre di non lasciarla più sola in casa, ma non osa esporle chiaramente i motivi del suo spavento, perchè Alessandro l'ha avvertita: «Se riveli qualcosa a tua madre, ti ammazzo». Il suo unico ricorso è la preghiera. La vigilia della morte, Maria chiede ancora, piangendo, alla madre, di non lasciarla sola. Non ottenendo altre spiegazioni, la Signora Goretti crede che si tratti di un capriccio e non dà importanza alla supplica reiterata.
Il 5 luglio 1902, si battono le fave sull'aia, ad una quarantina di metri dalla casa d'abitazione. Alessandro conduce un carro tirato da buoi e lo fa girare e rigirare sulle fave stese sul suolo. Verso le tre del pomeriggio, mentre Maria è sola in casa, Alessandro domanda: «Assunta, le dispiacerebbe guidare per un istante i buoi al posto mio?» Senza nessun sospetto, la donna accetta. Maria, seduta sulla soglia della cucina, rammenda una camicia che Alessandro le ha dato dopo la colazione, e sorveglia nello stesso tempo la sorellina, Teresina, che dorme accanto a lei.
«Maria! grida Alessandro – Cosa vuoi? – Voglio che tu mi segua. – Perchè? – Seguimi! – Dimmi quel che vuoi, altrimenti non ti seguo». Davanti a tanta resistenza, il ragazzo la prende violentemente per un braccio e la trascina nella cucina, di cui sbarra la porta. La bambina grida, ma la sua voce non giunge all'esterno. Non riuscendo a far cedere la sua vittima, Alessandro la imbavaglia e brandisce un pugnale. Maria trema ma non cede. Furente, il ragazzo prova a strapparle con violenza i vestiti. Maria si libera dal bavaglio e grida: «Non farlo... È un peccato... Andrai all'inferno». Poco preoccupato del giudizio di Dio, l'infelice alza l'arma: «Se non vuoi, ti ammazzo». Davanti alla sua resistenza, la colpisce a più riprese. La bambina grida: «Dio mio! Mamma!» e cade a terra. Credendola morta, l'assassino butta il coltello ed apre la porta per fuggire, quando la sente ancora gemere. Torna sui suoi passi, raccoglie l'arma e la trafigge di nuovo da parte a parte, poi sale nella sua stanza e vi si barrica. Maria ha ricevuto quattordici ferite gravi; è svenuta.
Teresina, svegliata dal rumore, lancia un grido stridente, che la Signora Goretti sente. Spaventata, dice al giovane figlio Mariano: «Va' subito a cercare Maria; dille che Teresina la chiama». In quel momento, Giovanni Serenelli sale per le scale e, vedendo l'orribile spettacolo che si presenta ai suoi occhi, esclama: «Assunta e anche tu Mario, venite!» Mario Cimarelli, un operaio della fattoria, sale i gradini a quattro a quattro. La mamma arriva a sua volta: «Mamma! geme Maria che ha ripreso i sensi. – Che cosa è successo? – È Alessandro che mi ha fatto male!» Si chiamano il medico ed i carabinieri, che arrivano appena in tempo per impedire che i vicini, sovreccitati, mettano a morte Alessandro seduta stante.
«Gli perdono per amore di Gesù»
Dopo un percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all'ospedale, verso le ore venti. I medici si stupiscono che la bambina non sia morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il cuore, il polmone sinistro, il diaframma, l'intestino. Vedendo che è spacciata, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza anestesiarla. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre del dolore. Si concede a sua madre di rimanere al suo capezzale. Maria trova la forza di consolarla: «Mamma, cara mamma, ora sto bene!... Come stanno i fratellini e le sorelline?»
Maria è divorata dalla sete: «Mamma, dammi una goccia d'acqua. – Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male». Stupita, Maria continua: «È mai possibile che non possa avere una goccia d'acqua!» Guarda allora Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: «Ho sete!» e si rassegna. Il cappellano dell'ospedale la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la interroga: «Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?» Essa reprime una repulsione istintiva, poi risponde: «Sì, gli perdono per amore di Gesù... e voglio che venga anche lui con me in Paradiso... Lo voglio accanto a me... Che Dio gli perdoni, perchè io gli ho già perdonato...» È con questi sentimenti, quelli di Cristo stesso sul Calvario, che riceve l'Eucaristia e l'Estrema Unzione, serena, tranquilla, umile nell'eroismo della sua vittoria. La fine si avvicina. La si sente chiamare: «Papà». Finalmente, dopo un ultimo appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso, il 6 luglio 1902, alle tre del pomeriggio.
«Perdete il vostro tempo, Monsignore»
Tre mesi dopo il dramma, ha luogo il processo di Alessandro. Per consiglio del suo avvocato, confessa: «Mi piaceva. L'ho spinta al male due volte e non ho potuto ricavarne nulla. Per dispetto, ho preparato il pugnale di cui mi sono servito». Viene condannato a trent'anni di lavori forzati. Finge di non pentirsi affatto del suo delitto. Talvolta, lo si sente gridare: «Allegro, Serenelli, ancora ventinove anni e sei mesi e tornerai alla vita civile!» Ma Maria, dall'alto del Cielo, non lo dimentica. Qualche anno dopo, Monsignr Blandini, vescovo della diocesi in cui si trova la prigione, ha l'ispirazione di visitare l'assassino per portarlo a pentirsi. «Perdete il vostro tempo, Monsignore, afferma il secondino, è un duro!» Alessandro riceve il vescovo borbottando. Ma, al ricordo di Maria, del suo perdono eroico, della bontà e dalla misericordia infinita di Dio, si lascia toccare dalla grazia. Quando il prelato se ne va, piange nella solitudine della sua cella, con grande stupore dei secondini.
Una notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor Blandini: «Mi pento tanto più del mio delitto, che sono conscio di aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino all'ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi, piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande delitto commesso. Voglio sperare che otterrò anch'io il perdono, come tanti altri su questa terra». Il suo pentimento sincero e la buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di giardiniere in un convento di cappuccini e vi si mostra esemplare. È ammesso al Terz'Ordine di San Francesco.
Grazie alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e di molto penoso per lui. Ma confessa: «Devo riparare e fare tutto quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Essa è una santa, una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel che ha dovuto soffrire per causa mia».
A Natale del 1937, si reca a Corinaldo, dove Assunta Goretti si è ritirata con i figli, unicamente per riparare e chiedere perdono alla madre della vittima. Non appena davanti a lei, chiede piangendo: «Assunta, mi perdona? – Maria ti ha perdonato, non potrei perdonarti anch'io?» balbetta questa. Nel giorno di Natale, gli abitanti di Corinaldo non sono poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla Tavola Eucaristica, l'uno accanto all'altra, Alessandro e Assunta.
«Guardatela!»
L'influenza di Maria Goretti continua ai nostri giorni. Papa Giovanni Paolo II la propone come modello ai giovani: «La nostra vocazione alla santità, che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata dall'esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi adolescenti, voi giovani. Siate, come lei, capaci di difendere la purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso la preghiera, l'esercizio quotidiano della mortificazione e la scrupolosa osservanza dei comandamenti» (29 settembre 1991).
La totale osservanza dei comandamenti è un frutto dell'amore. «L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono inseparabili dall'osservanza dei comandamenti dell'Alleanza», ricordava il Papa nell'Enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993, n. 76). Da questo sappiamo che conosciamo Dio, dice San Giovanni: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice di conoscerlo, ma non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui... L'amore di Dio consiste nell'osservare i suoi comandamenti (1 Giov. 2, 3-4; 5, 3). È sempre possibile osservare i comandamenti, con il soccorso della grazia divina. «Dio non comanda cose impossibili, ma comandando, ti invita a fare quel che puoi e a domandare quel che non puoi e ti aiuta a potere. I suoi comandamenti non sono gravosi (1 Giov. 5, 3), il suo giogo è dolce ed il suo carico leggero (ved. Matt. 11, 30)» (Concilio di Trento, VIª sessione, cap. 11). La virtù della speranza viene offerta senza posa all'uomo. È nella Croce di Gesù, nel dono dello Spirito Santo e nei sacramenti (specialmente quelli della Penitenza e dell'Eucaristia) che egli trova la forza di essere fedele al suo Creatore, anche nelle più gravi difficoltà (ved. Veritatis splendor, 103).
La realtà e la potenza del soccorso divino si manifestano in un modo particolarmente tangibile nei martiri. Elevandoli agli onori degli altari, «la Chiesa ha canonizzato la loro testimonianza e dichiarato vero il loro giudizio, secondo cui l'amore di Dio implica obbligatoriamente il rispetto dei comandamenti, anche nelle circostanze più gravi, ed il rifiuto di trasgredirli, anche nell'intenzione di salvare la propria vita» (Veritatis splendor, 91). Certamente, poche persone sono chiamate a subire il martirio del sangue. Ma, «di fronte alle numerose difficoltà che la fedeltà all'ordine morale può far affrontare, anche nelle circostanze più ordinarie, ogni cristiano è chiamato, con la grazia di Dio implorata nella preghiera, ad un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù della forza attraverso cui – come insegna San Gregorio Magno – può arrivare fino ad «amare le difficoltà di questo mondo in vista delle ricompense eterne»» (Id., 93).
Così, il Papa raccomanda ai giovani: «Non abbiate paura di andare controcorrente, di respingere gli idoli del mondo... Con il peccato, ci si distoglie da Dio, nostro unico bene, e si sceglie di schierarsi dalla parte degli «idoli» che ci conducono alla morte ed alla condanna eterna, all'inferno». Maria Goretti «ci incoraggia a sperimentare la gioia dei poveri che sanno rinunciare a tutto, pur di non perdere l'unica cosa necessaria: l'amicizia di Dio... Cari giovani, ascoltate la voce di Cristo che chiama anche voi sulla strada angusta della santità» (29 settembre 1991).
Santa Maria Goretti ci ricorda che questa strada angusta passa per la fedeltà alla virtù della castità. Ai nostri giorni, la castità è spesso schernita e disprezzata. Il Cardinale López Trujillo scrive: «Per certi, che si trovano negli ambienti in cui si offende e si discredita la castità, vivere castamente può esigere una lotta dura, talvolta eroica. Ad ogni modo, con la grazia di Cristo, che nasce dal suo amore di Sposo per la Chiesa, tutti possono vivere castamente, anche se si trovano in condizioni poco favorevoli» (Verità e significato della sessualità umana, Consiglio Pontificio per la Famiglia, 8 dicembre 1995, n. 19).
Un lento e lungo martirio
La preservazione della castità implica che siano rifiutati certi pensieri, parole ed opere peccaminose, come pure che siano evitate le occasioni di peccare. «Che l'infanzia ridente e la giovinezza ardente apprendano a non lasciarsi andare perdutamente alle gioie effimere e vane della voluttà, nè ai piaceri di vizi inebrianti che distruggono l'innocenza tranquilla, ingenerano una cupa tristezza, indeboliscono, presto o tardi, le forze dell'anima e del corpo», ammoniva Papa Pio XII, in occasione della canonizzazione di Santa Maria Goretti.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: «O l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice» (CCC, 2339). Pertanto, è necessario seguire una regola di vita che «richiede forza, una costante attenzione, nonchè una coraggiosa rinuncia alle seduzioni del mondo. Dobbiamo far prova di una vigilanza incessante, da cui non dobbiamo distoglierci per nessuna ragione... fino al termine del nostro percorso terreno. Si tratta di una lotta contro se stessi che possiamo assimilare ad un lento e lungo martirio. Il Vangelo ci esorta chiaramente a tale lotta: Il Regno dei Cieli soffre violenza, ed i violenti se ne impadroniscono (Matt. 11, 12)» (Giovanni Paolo II, id.).
Santa Maria Goretti intercedi per noi. Poichè la purificazione del cuore, indispensabile per essere ammessi a vedere Dio in Cielo, «esige la preghiera, la pratica della castità, la purezza dell'intenzione e dello sguardo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2532), ottienici queste grazie, che ci condurranno alla Vita eterna!
Dom Antoine Marie osb
venerdì 19 luglio 2013
La purezza e il buon costume
La purezza
Nel mese di marzo del 2013, il Parlamento Europeo ha cercato di fare una legge per bloccare tutti i siti, definiti eufemisticamente, “per adulti”. Purtroppo, come si poteva ben intuire, la legge non è entrata in porto e migliaia di persone hanno tempestato di email per impedire questa legge. Si è ripresentata la scena di Pilato che, mentre cerca di liberare Gesù già crudelmente flagellato a sangue, si vede tempestato di grida “Crocifiggilo, Crocifiggilo!” “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!”. Così Gesù è continuamente crocifisso ai nostri giorni dai peccati di impurità e di adulteri ( «Chi guarda una donna e la desidera, in cuor suo commette adulterio» -Mt 5,28).
«lo spirito di impurità che saturerà l’atmosfera in quei tempi, come un oceano ripugnante, inonderà le strade, le piazze e i luoghi pubblici con un’incredibile libertà. Non vi saranno quasi più anime vergini nel mondo. Il fiore delicato della verginità, timido e minacciato di completa estinzione, risplenderà molto da lontano. Prendendo rifugio nei Conventi, vi troverà un buon terreno e, prendendo radici, crescerà e vivrà e la sua fragranza sarà la delizia del mio Santissimo Figlio e lo scudo contro l’ira divina.Senza verginità, sarebbe necessario che sopra questi Paesi cadesse il fuoco del Cielo, per purificarli. In questi tempi di maliziosa superbia, l’invidioso e pestifero Diavolo cercherà di introdursi anche in questi giardini chiusi dei Conventi dei Religiosi per far appassire questi fiori meravigliosi e delicati. Ma io lo affronterò e gli schiaccerò la testa sotto i miei piedi! Ahimé, che dolore! Vi saranno anime incaute che volontariamente si getteranno tra i suoi artigli. Altri, ritornati al mondo, diventeranno gli strumenti del Diavolo per la perdita delle anime.”
La beata Giacina Marto disse: “Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore. Le persone che servono Iddio non debbono seguire le mode. La Chiesa non ha mode. Nostro Signore è sempre lo stesso. I peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati impuri. Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiare vita!”.
“Salvami i sacerdoti dai loro peccati e santificali col Mio Dolore e lavali col Mio Sangue. Vedrai molti cambiamenti nella Mia Chiesa. Cristiani che pregano ne rimarranno pochi, molte anime vanno all’inferno. Pudore, vergogna non ci sarà più per le donne: satana si veste di esse per far cadere molti sacerdoti. Crisi comuni ci saranno nel mondo. I preti, vescovi, cardinali sono tutti disorientati…il governo cadrà, il Papa passa ore di agonia, alla fine Io sarò lì per condurlo in Paradiso”. (Messaggio della Madonna alla stigmatizzata serva di Dio, Teresa Musco del 20/05/1951).
“Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d’impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l’Italia, dove è la sede del mio Vicario. Il mio Regno è Regno di Pace, il mondo invece è tutto in guerra” (Gesù alla stigmatizzata, beata Elena Aiello, 22 Aprile 1940).
Le donne non devono temere di vestire in modo cristiano. Dio le benedirà con numerosi benefici e grazie.
Se sono chiamate al matrimonio, Dio farà loro incontrare lo sposo giusto. Al contrario, con la moda indecente, troveranno la persona sbagliata ed oggi la maggior parte delle violenze sulle donne (1 su tre ha subito violenze) proviene dal proprio fidanzato o marito. Molte donne hanno vissuto un matrimonio infelice per “imprudenze” giovanili.
Se sono chiamate alla vita consacrata, Dio le farà percorrere questo cammino più velocemente e con maggior santità.
Se sono chiamate ad essere nubili, troveranno la strada per la loro gioia personale. Soprattutto eviteranno di commettere sacrilegi durante la Messa e al Confessionale e di commettere altri peccati mortali che svuotano la loro anima e le fanno diventare strumento di Satana per la propagazione del male nel mondo, tra cui la diffusione anche degli aborti (altro eufemismo per non dire “omicidio”).
Gesù è continuamente flagellato, ad ogni più piccola sensualità nascosta, ancor di più lo è per i peccati di impurità e delle mode indecenti.
Se sono chiamate al matrimonio, Dio farà loro incontrare lo sposo giusto. Al contrario, con la moda indecente, troveranno la persona sbagliata ed oggi la maggior parte delle violenze sulle donne (1 su tre ha subito violenze) proviene dal proprio fidanzato o marito. Molte donne hanno vissuto un matrimonio infelice per “imprudenze” giovanili.
Se sono chiamate alla vita consacrata, Dio le farà percorrere questo cammino più velocemente e con maggior santità.
Se sono chiamate ad essere nubili, troveranno la strada per la loro gioia personale. Soprattutto eviteranno di commettere sacrilegi durante la Messa e al Confessionale e di commettere altri peccati mortali che svuotano la loro anima e le fanno diventare strumento di Satana per la propagazione del male nel mondo, tra cui la diffusione anche degli aborti (altro eufemismo per non dire “omicidio”).
Gesù è continuamente flagellato, ad ogni più piccola sensualità nascosta, ancor di più lo è per i peccati di impurità e delle mode indecenti.
Ecco una Lettera di
S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI, in cui ci sono consigli, in particolare per le donne:
S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI, in cui ci sono consigli, in particolare per le donne:
Carissimi beneamati in Cristo, col tempo più caldo dei mesi estivi, non è solo appropriato, ma anche necessario per i nostri sacerdoti predicare ai fedeli circa i pericoli spirituali che sono così prevalenti oggi in ciò che riguarda la modestia cristiana e la castità.
Questa lettera pastorale è intesa ad assistere i preti nella loro responsabilità morale di istruire i fedeli.
I princìpi delle virtù della modestia e della castità sono basati, anzitutto e soprattutto, sul Sesto e Nono Comandamento di Dio: “Non commettere adulterio” (Esodo 20:14) e ”Non desiderare la moglie del prossimo tuo” (Esodo 20:14). Inoltre, leggiamo nel Vangelo di S. Matteo come il nostro Divin Salvatore Gesù Cristo ripetè il Nono Comandamento quando disse: “Avete sentito che fu detto agli antichi ‘Non commettere adulterio.’ Ma Io vi dico che chiunque avrà anche solo guardato una donna con desiderio ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matt. 5:27-28).
Questa lettera pastorale è intesa ad assistere i preti nella loro responsabilità morale di istruire i fedeli.
I princìpi delle virtù della modestia e della castità sono basati, anzitutto e soprattutto, sul Sesto e Nono Comandamento di Dio: “Non commettere adulterio” (Esodo 20:14) e ”Non desiderare la moglie del prossimo tuo” (Esodo 20:14). Inoltre, leggiamo nel Vangelo di S. Matteo come il nostro Divin Salvatore Gesù Cristo ripetè il Nono Comandamento quando disse: “Avete sentito che fu detto agli antichi ‘Non commettere adulterio.’ Ma Io vi dico che chiunque avrà anche solo guardato una donna con desiderio ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matt. 5:27-28).
Quando consideriamo queste materie, ci tornano in mente anche alcuni degli avvertimenti della Beata Vergine a Fatima, in Portogallo, nel 1917. “Saranno introdotte certe mode che offenderanno molto Nostro Signore… Vanno più anime all’inferno a causa dei peccati della carne, che per qualsiasi altra ragione.” [Sono quasi passati 100 anni] dalle apparizioni di Nostra Signora a Fatima e quanto profetico è stato il suo messaggio!
Con la moderna tecnologia — la televisione, il cinema e le registrazioni video, ed ora i computers — i nostri giovani sono quotidianamente esposti alla pornografia e all’immoralità che minano la loro fibra morale.
Gli effetti dilaganti di questa distruzione morale sono così ovvi — la promiscuità e gravidanza di adolescenti, l’aborto, l’aperta promozione di contraccettivi artificiali e l’aumento di crimini violenti contro le donne. Quanto è tragico vedere così tanti giovani vivere come se Dio non ci fosse, non ci fossero né Comandamenti, né cose come il peccato mortale, la morte, il giudizio e l’eternità! Ma per tragico che ciò sia, è ancora più tragico vedere ragazze e donne cattoliche cadere vittime delle seduzioni di stili e mode immodeste, e così facendo, divenire causa ed occasione di peccato per tanti altri. Papa Pio XII si lamentò di questo triste e tragico spettacolo in parecchie occasioni.
Nel 1954, il Papa tristemente affermava: “Quante giovani ragazze ci sono che non vedono nulla di male nel seguire certi stili inverecondi come altrettante pecore. Arrossirebbero certamente di vergogna se potessero sapere l’impressione che fanno e le sensazioni che evocano in coloro che le vedono.”
Con la moderna tecnologia — la televisione, il cinema e le registrazioni video, ed ora i computers — i nostri giovani sono quotidianamente esposti alla pornografia e all’immoralità che minano la loro fibra morale.
Gli effetti dilaganti di questa distruzione morale sono così ovvi — la promiscuità e gravidanza di adolescenti, l’aborto, l’aperta promozione di contraccettivi artificiali e l’aumento di crimini violenti contro le donne. Quanto è tragico vedere così tanti giovani vivere come se Dio non ci fosse, non ci fossero né Comandamenti, né cose come il peccato mortale, la morte, il giudizio e l’eternità! Ma per tragico che ciò sia, è ancora più tragico vedere ragazze e donne cattoliche cadere vittime delle seduzioni di stili e mode immodeste, e così facendo, divenire causa ed occasione di peccato per tanti altri. Papa Pio XII si lamentò di questo triste e tragico spettacolo in parecchie occasioni.
Nel 1954, il Papa tristemente affermava: “Quante giovani ragazze ci sono che non vedono nulla di male nel seguire certi stili inverecondi come altrettante pecore. Arrossirebbero certamente di vergogna se potessero sapere l’impressione che fanno e le sensazioni che evocano in coloro che le vedono.”
In un’altra occasione, il Venerabile Papa Pio XII così si rivolgeva ai Gruppi di Giovani Cattoliche d’Italia: “Il bene dell’anima è più importante di quello del corpo; e dobbiamo preferire il benessere spirituale del prossimo alle nostre comodità corporali…Se un certo tipo di vestito costituisce una grave e prossima occasione di peccato, e mette in pericolo la salvezza dell’anima vostra e di quella altrui, è vostro dovere smettere di indossarlo…O madri cristiane, se sapeste che futuro di ansietà e pericoli, di mal celata vergogna preparate per i vostri figli e figlie, imprudentemente abituandoli a vivere scarsamente vestiti e facendo loro perdere il senso del pudore; vi vergognereste di voi stesse ed avreste gran timore del danno che state facendo a voi stesse, del danno che state causando a questi bambini, che il Cielo vi ha affidato perché li faceste crescere da cristiani.” Tutte queste considerazioni sono belle e buone, ma resterebbero senza significato se non ci fossero alcune regole pratiche per definire esattamente ciò che costituisce un vestito immodesto. Basate su vari estratti dalla teologia morale, le seguenti linee guida generali non dovrebbero essere troppo difficili da capire:
Il vestire immodesto si riferisce a:
1) Abiti o camicette con scollature ampie [e maniche eccessivamente corte];
2) Gonne o pantaloncini corti che espongono le porzione superiore delle gambe;
3) Vestiti trasparenti;
4) Abiti o tute eccessivamente aderenti.
[Si vestono in modo cristiano gli uomini e le donne che indossano indumenti non stretti, né trasparenti, né molto corti sia alle maniche (superiori alla zona del bicipide brachiale) e sia alle gambe, NDR]
Qui ci si potrebbe porre il problema di quelle particolari occasioni che sembrano richiedere delle eccezioni. Come fare per il tempo estremamente caldo, o le attività sportive, o il nuoto? Una donna in questi casi dovrà usare il buon senso e prendere qualche precauzione supplementare, comprendendo che ha una seria responsabilità a questo riguardo. Nel clima caldo potrà indossare un abito lungo o una gonna-pantalone che vestano comodi, leggeri e freschi, e tuttavia siano ancora modesti. Nello sport potrà essere innovativa allo scopo di essere modesta, secondo il tipo di attività. Per il nuoto può indossare qualche sorta di indumento da indossare sopra o per coprire il costume, eccetto che nel tempo in cui starà effettivamente nuotando.
La scelta di un costume da bagno per le donne oggi è estremamente importante. La maggior parte dei costumi da bagno femminili sono infatti grossolanamente immodesti. Una donna potrà dover provvedere a farsi essa stessa o a farsi fare il proprio costume in modo che sia modesto, e se ciò fosse necessario per la modestia, sarà tenuta a far così.
Per le nostre donne e ragazze cattoliche, facciamo in modo che possano riflettere seriamente riguardo al loro modo di vestire ed all’obbligo morale di rifuggire da qualsiasi “stile e moda che offenda gravemente il nostro Divino Signore.” Quando consideriamo che il maggiore dei mali che possa capitare a chiunque è l’eterna perdita della propria anima all’inferno, come dovremmo assai temere di essere causa od occasione di peccato per una qualsiasi persona! .
martedì 25 dicembre 2012
Castidad y pureza.
El Apocalipsis en los Padres de la Iglesia
Pureza.
Frente a
la inminencia de los últimos tiempos, el Señor exige de los suyos disposiciones
muy precisas. La primera es “tener los lomos ceñidos”, actitud necesaria para
todos, pero especialmente para los pastores de la grey de Cristo, ya que les
permitirá estar mejor preparados para la evangelización. Algunos Padres
relacionaron el ceñimiento de los lomos con la virtud de la castidad. “Los que
viven en castidad –escribe Orígenes- tienen los riñones ceñidos”.
Comentario:
Se sabe
que hacia el fin de los tiempos la lujuria llevará la voz cantante y lo habrá
contaminado casi todo, que es lo que está sucediendo ahora. Por eso los que
quieran permanecer fieles a Cristo deberán guardar la castidad, la pureza.
Como
comentario de la importancia de esta virtud, pongamos aquí las palabras que
Jesús dice en la Obra de María Valtorta, refiriéndose a este tema, y esto nos
ayudará a ser más castos y precavidos contra el demonio, que por todos los
medios nos quiere llevar a la impureza, pues sabe que con ese pecado nos
desmantela el alma.
Dice
Jesús:
La pureza tiene un valor tal, que un seno de criatura pudo
contener al Incontenible, porque poseía la máxima pureza posible en una criatura
de Dios.
El verdadero amor no conoce egoísmo. El verdadero amor es
siempre casto, aunque no sea perfecto en la castidad como el de los dos esposos
vírgenes. La castidad unida a la caridad conlleva todo un bagaje de otras
virtudes y, por tanto, hace, de dos que se aman castamente, dos cónyuges
perfectos.
Las dos vías más comunes que Satanás toma para llegar a las
almas son la sensualidad y la gula. Empieza siempre por la materia; una vez que
la ha desmantelado y subyugado, pasa a atacar a la parte superior: primero, lo
moral (el pensamiento con sus soberbias y deseos desenfrenados); después, el
espíritu, quitándole no sólo el amor — que ya no existe cuando el hombre ha
substituido el amor divino por otros amores humanos — sino también el temor de
Dios. Es entonces cuando el hombre se abandona en cuerpo y alma a Satanás, con
tal de llegar a gozar de lo que desea, de gozar cada vez más.
Insisto sobre el valor de la pureza.
La castidad es siempre
fuente de lucidez de pensamiento. La virginidad afina y conserva la sensibilidad
intelectiva y afectiva hasta la perfección, perfección que sólo quien es virgen
experimenta.
El valor de la pureza es tal que — lo has visto — Satanás
se preocupaba ante todo de inducirme a la impureza. Él sabe bien que la culpa
sensual desmantela el alma y la hace fácil presa para las otras culpas. La
atención de Satanás se dirigió a este punto capital para vencerme. El pan, el
hambre, son las formas materiales para la alegoría del apetito, de los apetitos
que Satanás explota para sus fines. ¡Bien distinto es el alimento que él me
ofrecía para hacerme caer como ebrio a sus pies!
Después vendría la gula, el
dinero, el poder, la idolatría, la blasfemia, la abjuración de la Ley divina.
Mas el primer paso para poseerme era éste: el mismo que usó para herir a
Adán.
El mundo se burla de los puros. Los culpables de impudicia
los agreden. Juan el Bautista es una víctima de la lujuria de dos obscenos. Pero
si el mundo tiene todavía un poco de luz, se debe a los puros del mundo.
Son
ellos los siervos de Dios y saben entender a Dios y repetir las palabras de
Dios. Yo he dicho: "Bienaventurados los puros de corazón, porque verán a Dios",
incluso desde la tierra. Ellos, a quienes el humo de la sensualidad no turba el
pensamiento, "ven" a Dios y lo oyen y le siguen, y lo manifiestan a los
demás.
Cuanto
más puros seáis, más comprenderéis; porque la impureza - del tipo que sea - es
en todo caso humo que obnubila y grava vista e intelecto.
Sed
puros. Comenzad a serlo por el cuerpo para pasar al espíritu. Comenzad por los
cinco sentidos para pasar a las siete pasiones.
Comenzad por el ojo,
sentido que es rey y que abre el camino a la más mordiente y compleja de las
hambres. El ojo ve la carne de la mujer y apetece la carne. El ojo ve la riqueza
de los ricos y apetece el oro. El ojo ve la potencia de los gobernantes y
apetece el poder. Tened ojo sereno, honesto, morigerado, puro, y tendréis deseos
serenos, honestos, morigerados y puros. Cuanto más puro sea vuestro ojo,
más puro será vuestro corazón. Estad atentos a vuestro ojo, ávido
descubridor de los pomos tentadores. Sed castos en las miradas, si queréis ser
castos en el cuerpo. Si tenéis castidad de carne, tendréis castidad de riqueza y
de poder; tendréis todas las castidades y seréis amigos de Dios. No temáis ser
objeto de burlas por ser castos, temed sólo ser enemigos de Dios.
Un día oí
decir: "El mundo se burlará de ti, considerándote mentiroso o eunuco, si
muestras no tender hacia la mujer". En verdad os digo que Dios ha puesto el
vínculo matrimonial para elevaros a imitadores suyos procreando, a ayudantes
suyos poblando los Cielos.
Pero existe un estado más alto, ante el cual los
ángeles se inclinan viendo su sublimidad sin poderla imitar. Un estado que, si
bien es perfecto cuando dura desde el nacimiento hasta la muerte, no se
encuentra cerrado para aquellos que, no siendo ya vírgenes, arrancan su
fecundidad, masculina o femenina, anulan su virilidad animal para hacerse
fecundos y viriles sólo en el espíritu.
Se trata del eunuquismo sin imperfección
natural ni mutilación violenta o voluntaria, el eunuquismo que no impide
acercarse al altar; es más, que, en los siglos venideros, servirá al altar y
estará en torno a él. Es el eunuquismo más elevado, aquel cuyo instrumento
amputador es la voluntad de pertenecer a Dios sólo, y conservarle castos el
cuerpo y el corazón para que eternamente refuljan con la candidez que el Cordero
aprecia.
MATER PURISSIMA!
VIRGO PRUDENTISSIMA!
ORA PRO NOBIS!
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