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sabato 25 settembre 2021

Litanie del Nostro Santo Padre San Francesco

 


ContenutiLitaniae de SPN Francisco
Litanie del Nostro Santo Padre San Francesco
SFranciscusAssisiensis
Kyrie eleison.
R. Christe, eleison.
Signore, abbi pietà.
R. Cristo, abbi pietà.
Kyrie eleison.
Christe, audi no.
R. Christe, exaudi nn.
Signore, abbi pietà.
Cristo, ascoltaci.
R. Cristo, esaudiscici.
Pater de caelis Deus,
R. miserere nobis.
Dio, Padre dei cieli,
R. abbi pietà di noi.
Fili Redemptor mundi Deus,
R. miserere nobis.
Dio, Figlio, Redentore del mondo,
R. abbi pietà di noi.
Spiritus Sancte Deus,
R. miserere nobis.
Dio, Spirito Santo,
R. abbi pietà di noi.
Sancta Trinitas, unus Deus,
R. miserere nobis.
Santissima Trinità, unico Dio,
R. abbi pietà di noi.
Sancta Maria immacolata concepta,
R. ora pro nobis.
Santa Maria, concepita senza peccato,
R. prega per noi.
Sancta Maria, Advocata Seraphici Religionis,
R. ora pro nobis.
Sancta Maria, Avvocata dei Frati Minori,
R. prega per noi.
Sancte Francisce Seraphice,
R. ora pro nobis.
Serafico San Francesco,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, Pater prudentissime,
R. ora pro nobis.
San Francesco, Padre prudentissimo,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, Patriarcha pauperum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, patriarca dei poveri,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, despiciens mundum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, disprezzando i beni terreni,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, exemplum paenitentae,
R. ora pro nobis.
San Francesco, modello di penitenza,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, vincens mundi vitia,
R. ora pro nobis.
San Francesco, vincitore del vizio del mondo,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, imitatore Salvatoris,
R. ora pro nobis.
San Francesco, imitatore del nostro Salvatore,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, ferens Christi stigmata,
R. ora pro nobis.
San Francesco, portatore dello stigma di Cristo,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, Iesu characteribus insignite,
R. ora pro nobis.
San Francesco, segnato dal timbro di Gesù,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, norma castitatis,
R. ora pro nobis.
San Francesco, stendardo di purezza,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, forma humilitatis,
R. ora pro nobis.
San Francesco, modello di umiltà,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, via errantium,
R. ora pro nobis.
San Francesco, via di chi si smarrisce,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, medela infirmorum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, rimedio dei malati,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, columna Ecclesiae,
R. ora pro nobis.
San Francesco, colonna della Chiesa,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, fidei defensor,
R. ora pro nobis.
San Francesco, difensore della fede,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, athleta Christi,
R. ora pro nobis.
San Francesco, atleta di Cristo,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, propugnaculum militantium,
R. ora pro nobis.
San Francesco, baluardo di soldati,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, scutum inexpugnabile,
R. ora pro nobis.
San Francesco, scudo invincibile,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, malleus haereticorum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, martello degli eretici,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, conversio paganorum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, conversione dei pagani,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, erigens claudos,
R. ora pro nobis.
San Francesco, alzando gli zoppi,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, suscitans mortuos,
R. ora pro nobis.
San Francesco, risvegliando i morti,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, mundans leprosos,
R. ora pro nobis.
San Francesco, purificando i lebbrosi,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, exstirpator vitiorum,
R. ora pro nobis.
San Francesco, estirpando il vizio,
R. prega per noi.
Sancte Francisce, procurator divinae gratiae,
R. ora pro nobis.
San Francesco, agente della grazia divina,
R. prega per noi.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. parce nobis, Domine.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
R. Risparmiaci, o Signore.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. exaudi nos, Domine.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
R. Ascoltaci benevolo, o Signore.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
R. miserere nobis, Domine.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
R. Abbi pietà di noi.
Christe, audi no.
R. Christe, exaudi nn.
Cristo, ascoltaci.
R. Cristo, esaudiscici.
Kyrie eleison.
R. Christe, eleison.
Signore, abbi pietà.
R. Cristo, abbi pietà.
Kyrie eleison.Signore, abbi pietà.
Pater noster ecc.Padre nostro ecc.
V. Ora pro nobis, BPN Francisce
R. ut digni efficiamur promissionibus Christi.
V. Prega per noi, beato Francesco, nostro Padre,
R. affinché possiamo essere degni delle promesse di Cristo.
V. Domine exaudi orationem meam,
R. et clamor meus ad te veniat.
V. Signore, ascolta la mia preghiera,
R. e fa' che il mio grido venga a te.
Oremus:
Extingue in nobis desiderium mundanarum rerum, omnipotens Deus, et intercedente beato Francisco Patre pauperum concede propitius, ut sorte nostra contenti in hoc saeculo aeterna fortius appetamus.
Preghiamo:
Spegni in noi il desiderio delle cose di questo mondo, Dio onnipotente, e fa' che per intercessione del beato Francesco, Padre dei poveri, contenti della nostra sorte in questa vita, desideriamo ardentemente quelle cose che sono eterni.
Omnipotens sempiterne Deus, infunde cordibus nostris studium castae humilitatis et humilis castitatis, ut imitando BPN Franciscum tibi mundo corde et corpore serviamus.Dio onnipotente e sempre vivo, infondi nei nostri cuori lo zelo di una casta umiltà e di un'umile castità, affinché imitando nostro padre, il beato Francesco, possiamo servirti con cuore e corpo puri.
Deus, cuius Ecclesia sanguine crevit fidelium, infunde propitius sancti Patris Francisci spiritum supplicibus tuis: ut vel sanguinem pro tui Nominis confessione profundere cupiamus, vel per obedientiae virtutem, gratam tibi de nobis victimam offeramus.O Dio, la cui Chiesa scaturisce dal sangue dei fedeli, effondi benevolmente lo spirito del Padre nostro san Francesco a noi tuoi supplicanti, affinché o desideriamo versare il nostro sangue per il tuo nome, o per virtù dell'obbedienza, possiamo offrirti un sacrificio accettabile di noi stessi.
Domine Iesu Christe, qui frigescente mundo ad inflammandum corda nostra tui amoris igne, in carne beatissimi Patris nostri Francisci Passionis tuae sacra Stigmata renovasti: concede propitius, ut eius meritis et precibus crucem iugiter feramus, et dignos fructus paenitentiae faciamus. Qui vivis et regnas in saeculum saeculorum. Amen.O Signore Gesù Cristo, quando il mondo si raffreddava, per infiammare i nostri cuori col fuoco del tuo amore, rinnovasti i segni sacri della tua passione sulla carne del nostro beatissimo padre Francesco; concedi misericordiosamente che con i suoi meriti e le sue preghiere possiamo sempre portare la nostra croce e portare degni frutti di penitenza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

latino da "Orate Fratres, seu Euchologium ad Usum Sacerdotum et Clericorum", P. Gaudentius, 1901. Tr. MWM.


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© copyright di Michael Martin

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sabato 17 ottobre 2020

mercoledì 5 agosto 2020

PREGHIAMO CON SAN FRANCESCO d'ASSISI: " La preghiera era la sua consolazione "

Festa del Perdono voluta da San Francesco - Amedeo Lomonaco
CAPITOLO X

AMORE PER LA VIRTÙ DELL' ORAZIONE 


1176 1. Francesco, il servo di Cristo, vivendo nel corpo, si sentiva in esilio dal Signore e, mentre
ormai all'esterno era diventato totalmente insensibile, per amore di Cristo, ai desideri della
terra, si sforzava, pregando senza interruzione, di mantenere lo spirito alla presenza di Dio, per
non rimanere privo delle consolazioni del Diletto.

 La preghiera era la sua consolazione, quando si dava alla contemplazione, e quasi
fosse ormai un cittadino del cielo e un concittadino degli Angeli, con desiderio ardente
ricercava il Diletto, da cui lo separava soltanto il muro del corpo.
 La preghiera era anche la sua difesa, quando si dava all'azione, poiché, mediante
l'insistenza nella preghiera, rifuggiva, in tutto il suo agire, dal confidare nelle proprie
capacità, metteva ogni sua fiducia nella bontà divina, gettando nel Signore la sua ansietà.
 Sopra ogni altra cosa -- asseriva con fermezza -- il religioso deve desiderare la grazia
dell'orazione e incitava in tutte le maniere possibili i suoi frati a praticarla con zelo, convinto
che nessuno fa progressi nel servizio di Dio, senza di essa.
 Camminando e sedendo, in casa e fuori, lavorando e riposando, restava talmente
intento all'orazione da sembrare che le avesse dedicato ogni parte di se stesso: non solo il
cuore e il corpo, ma anche l'attività e il tempo.


1177 2. Non lasciava passare inutilmente, per sua trascuratezza, nessuna visita dello Spirito:
quando gli si presentava, si abbandonava ad essa e ne godeva la dolcezza, finché il Signore
glielo concedeva.
 Se, mentre era in viaggio, sentiva il soffio dello Spirito divino, lasciava che i compagni
lo precedessero, si fermava, tutto intento a fruire della nuova ispirazione, per non ricevere
invano la grazia.
 Molte volte rimaneva assorto in una contemplazione così sublime che, rapito fuori di
sé ad esperienze trascendenti la sensibilità umana, ignorava quanto gli accadeva intorno.


1178 Una volta stava attraversando sopra un asinello, a causa della malattia, Borgo San
Sepolcro, che è un paese molto popoloso. Spinto dalla devozione, la gente si precipitò
incontro a lui; ma egli, trascinato e trattenuto, stretto e toccato in tanti modi dalla folla,
appariva insensibile a tutto: come un corpo senz'anima, non avvertiva assolutamente nulla di
tutte quelle manifestazione.
 Quando ormai da lungo tempo si erano lasciati indietro il paese e la folla ed erano
giunti vicino a un lebbrosario, il contemplatore delle realtà celesti, come se tornasse da un
altro mondo, domandò, preoccupato, quando sarebbero arrivati a Borgo.
 La sua mente, fissa negli splendori celesti, non aveva avvertito il variare dei luoghi,
del tempo e delle persone incontrate. I suoi compagni hanno attestato, per lunga esperienza,
che questo gli accadeva piuttosto spesso.



1179 3. Nell'orazione aveva imparato che la bramata presenza dello Spirito Santo si offre a
quanti lo invocano con tanto maggior familiarità quanto più lontani li trova dal frastuono dei
mondani. Per questo cercava luoghi solitari, si recava nella solitudine e nelle chiese
abbandonate a pregare, di notte. Là dovette subire, spesso, gli spaventosi assalti dei demoni
che venivano fisicamente a conflitto con lui, nello sforzo di stornarlo dall'applicarsi alla
preghiera. Ma egli, munito delle armi celesti, si faceva tanto più forte nella virtù e tanto più
fervente nella preghiera, quanto più violento era l'assalto dei nemici. 
 Diceva confidenzialmente a Cristo: All'ombra delle tue ali proteggimi dai malvagi che
tramano la mia rovina.
 E ai demoni: “ Fate pure tutto quello che potete contro di me, o spiriti maligni e
ingannatori! Voi non avete potere se non nella misura in cui la mano di Dio ve lo concede e
perciò io me ne sto qui con tutta gioia, pronto a sopportare tutto quanto essa ha stabilito di
farmi subire ”.
 I demoni superbi non sopportavano simile forza d'animo e si ritiravano sconfitti.


1180 4. E l'uomo di Dio, restandosene tutto solo e in pace, riempiva i boschi di gemiti,
cospargeva la terra di lacrime, si percuoteva il petto e, quasi avesse trovato un più intimo
santuario, discorreva col suo Signore. Là rispondeva al Giudice, là supplicava il Padre, là
dialogava con l'Amico. Là pure, dai frati che piamente lo osservavano, fu udito interpellare
con grida e gemiti la Bontà divina a favore dei peccatori; piangere, anche, ad alta voce la
passione del Signore, come se l'avesse davanti agli occhi. Là, mentre pregava di notte, fu
visto con le mani stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da
una nuvoletta luminosa: luce meravigliosa diffusa intorno al suo corpo, che
meravigliosamente testimoniava la luce risplendente nel suo Spirito.

 Là, inoltre, come testimoniano prove sicure, gli venivano svelati i misteri nascosti della
sapienza divina, che egli, però, non divulgava all'esterno, se non nella misura in cui ve lo
sforzava la carità di Cristo e lo esigeva l'utilità del prossimo.
 Diceva, a questo proposito: “ Può succedere che, per un lieve compenso, si perda un
tesoro senza prezzo e che si provochi il Donatore a non dare più tanto facilmente una
seconda volta ”.
 Quando tornava dalle sue preghiere, che lo trasformavano quasi in un altro uomo,
metteva la più grande attenzione per comportarsi in uniformità con gli altri, perché non
avvenisse che il vento dell'applauso, a causa di quanto lui lasciava trapelare di fuori, lo
privasse della ricompensa interiore .



1181 Quando, trovandosi in pubblico, veniva improvvisamente visitato dal Signore, cercava
sempre di celarsi in qualche modo ai presenti, perché gli intimi contatti con lo Sposo non si
propalassero all'esterno.
 Quando pregava con i frati, evitava assolutamente le espettorazioni, i gemiti, i respiri
affannosi, i cenni esterni, sia perché amava il segreto, sia perché, se rientrava nel proprio
intimo, veniva rapito totalmente in Dio.
 Spesso ai suoi confidenti diceva cose come queste: “ Quando il servo di Dio, durante
la preghiera, riceve la visita del Signore, deve dire: " O Signore, tu dal cielo hai mandato a
me, peccatore e indegno, questa consolazione, e io la affido alla tua custodia, perché mi sento
un ladro del tuo tesoro". E quando torna dall'orazione, deve mostrarsi così poverello e
peccatore, come se non avesse ricevuto nessuna grazia speciale ”.


1182 5. Mentre, nel luogo della Porziuncola, una volta l'uomo di Dio era intento all'orazione,
andò a trovarlo, come faceva di solito, il vescovo di Assisi. Appena fu entrato nel luogo, il
vescovo, con più familiarità del dovuto, andò direttamente alla cella in cui il servo di Cristo
stava pregando. Spinse la porticina e fece l'atto di entrare. Ma, appena ebbe messo dentro il
capo e scorto il Santo in orazione, sconvolto da improvviso terrore, si sentì agghiacciare in
tutte le membra, perse anche la parola, mentre, per divina disposizione, veniva cacciato fuori
a viva forza e trascinato lontano, a passo indietro. 
 Stupefatto, il vescovo si affrettò, come poté, a raggiungere i frati e, appena Dio gli
restituì l'uso della parola, se ne servì prima di tutto per confessare la propria colpa.


1183 L'abate del monastero di San Giustino nella diocesi di Perugia, incontrò una volta il
servo di Cristo. Appena lo vide, il devoto abate scese lesto da cavallo, volendo riverire
l'uomo di Dio e parlare con lui di problemi inerenti alla salvezza dell'anima. Terminato il
soave colloquio, I'abate, nel partire, gli chiese umilmente di pregare per lui. L'uomo caro a
Dio gli rispose: “ Pregherò volentieri ”. Quando l'abate si fu allontanato un poco, il fedele
Francesco disse al compagno: “ Aspetta un attimo, fratello, perché voglio pagare il debito che
ho contratto ”.
 Ebbene, appena egli incominciò a pregare, I'abate sentì nell'anima un insolito fervore e
una dolcezza mai provata e, rapito fuori di sé, si perdette totalmente in Dio.
 Fu una piccola, dolce sosta.
 Ritornato in se stesso, capì bene che tutto ciò era dovuto alla potente preghiera di san
Francesco. Da allora si sentì infiammato di sempre maggior amore per l'Ordine e riferì a
molti il fatto come un miracolo.



1184 6. Aveva, il Santo, I'abitudine di offrire a Dio il tributo delle ore canoniche con timore,
insieme, e con devozione.
 Benché fosse malato d'occhi, di stomaco, di milza e di fegato, pure non voleva
appoggiarsi al muro e alla parete, mentre salmeggiava, ma recitava le ore stando sempre
eretto e senza cappuccio in testa, senza girovagare con gli occhi, senza smozzicare le parole.
 Se gli capitava di trovarsi in viaggio, all'ora dell'ufficio si fermava e non tralasciava
questa devota e santa consuetudine, nemmeno sotto lo scrosciare della pioggia.
 Diceva, infatti: “ Se il corpo si prende con tranquillità il suo cibo, che sarà con lui esca
dei vermi, con quanta pace e tranquillità l'anima deve prendersi il cibo della vita?>.
 Riteneva anche di commettere colpa grave, se gli capitava, mentre era intento alla
preghiera, di perdersi con la mente dietro vane fantasie. Quando gli succedeva qualcosa di
questo genere, ricorreva alla confessione, pur di riparare immediatamente .
 Questa preoccupazione era divenuta per lui così abituale che assai di raro veniva
molestato da siffatte mosche.

1185 Durante una quaresima, per occupare le briciole di tempo e non perderne nemmeno
una, aveva fatto un piccolo vaso. Ma siccome, durante la recita di terza, il pensiero di quel
vaso gli aveva procurato un po' di distrazione, mosso dal fervore dello spirito, lo bruciò,
dicendo: “ Lo sacrificherò al Signore, al quale mi ha impedito di fare il sacrificio”.
 Diceva i salmi con estrema attenzione di mente e di spirito, come se avesse Dio
presente, e, quando nella recita capitava di pronunciare il nome del Signore, lo si vedeva
leccarsi le labbra per la dolcezza e la soavità.
 Voleva pure che si onorasse questo stesso nome del Signore con speciale devozione,
non solo quando lo si pensava, ma anche quando lo si pronunciava o scriveva. Tanto che una
volta incitò i frati a raccogliere tutti i pezzettini di carta scritti che trovavano e a riporli in
luogo decente per impedire che, magari, venisse calpestato quel nome sacro in essi trascritto.
 Quando, poi, pronunciava o udiva il nome di Gesù, ricolmo di intimo giubilo, lo si
vedeva trasformarsi anche esteriormente come se un sapor di miele avesse impressionato il
suo gusto, o un suono armonioso il suo udito. 



1186 7. Tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, il
ricordo della natività del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfocolarne
la devozione.
 Ma, perché ciò non venisse ascritto a desiderio di novità, chiese ed ottenne prima il
permesso del sommo Pontefice. Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece
condurre sul luogo un bove ed un asino.
 Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile
notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose.
 L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime,
traboccante di gioia.

 Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo,
canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e nel nominarlo,
lo chiama, per tenerezza d'amore, il “ bimbo di Bethlehem ”.
 Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secolaresca e si era legato
di grande familiarità alI'uomo di Dio, il signor Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto,
dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco,
stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno.

 Questa visione del devoto cavaliere è resa credibile dalla santità del testimone, ma
viene comprovata anche dalla verità che essa indica e confermata dai miracoli da cui fu
accompagnata. Infatti l'esempio di Francesco, riproposto al mondo, ha ottenuto l'effetto di
ridestare la fede di Cristo nei cuori intorpiditi; e il fieno della mangiatoia, conservato dalla
gente, aveva il potere di risanare le bestie ammalate e di scacciare varie altre malattie.
 Così Dio glorifica in tutto il suo servo e mostra l'efficacia della santa orazione con
l'eloquenza probante dei miracoli . ( https://www.assisiofm.it/uploads/218-Leggenda%20maggiore.pdf )

Deo gratias, et Mariae Immaculatae

lunedì 24 febbraio 2020

CHIUNQUE TU SIA IMITA SAN FRANCESCO e seguirai Dio


XII - 

Dell'umiltà, e della pace da conservarsi coi Chierici. 

Fratelli carissimi, noi siamo stati mandati in aiuto de' Chierici per la salute delle anime; acciocché quello, a cui essi non bastano , venga da noi supplito. 

Ognuno riceverà la ricompensa, non secondo l'autorità, ma a ragione della fatica. 

Sappiate, fratelli, che il guadagnar anime è cosa gratissiraa a Dio. Il che possiamo conseguir meglio colla pace, che colla dissensione de' chierici. 

Se poi essi pongono ostacolo alla salute delle anime, spetta a Dio la vendetta, ed esso a tempo suo darà loro la retribuzione'. 

E perciò siate sottoméssi ai Prelati, acciocché, per quanto é dal canto vòstro, non si susciti un malvagio zelo. 

Se sarete .figliuoli di pace, vi guadagnerete il clero ed il popolo : e, questo sarà più accettevole a Dio, che il guadagnare il popolo solo, restando il clero scandalizzato. 
Coprite le cadute loro, supplite ai molteplici lor difetti; e quando avrete fatte queste cose, siate viepiù umili.

AMDG et DVM

venerdì 4 ottobre 2019

San Francesco sperimenta la Povertà


CAPITOLO III da Leggendadeitrecompagni
COME IL SIGNORE VISITO' PER LA PRIMA VOLTA
II CUORE DI FRANCESCO CON DOLCEZZA MIRABILE,
IN VIRTU'' DELLA QUALE
EGLI COMINCIO' A PROGREDIRE SPIRITUALMENTE
NEL SUPERAMENTO DI SÉ E DI OGNI VANITA',
NELLA ORAZIONE, L' ELEMOSINA E L' AMORE ALLA POVERTA'


1402 7. Tornato che fu dunque ad Assisi, dopo alcuni giorni, i suoi amici lo elessero una
sera loro signore, perché organizzasse il trattenimento a suo piacere. Egli fece allestire,
come tante altre volte, una cena sontuosa.
 Terminato il banchetto, uscirono da casa. Gli amici gli camminavano innanzi; lui,
tenendo in mano una specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare, era assorto
nelle sue riflessioni.
 D'improvviso, il Signore lo visitò, e n'ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza, che
non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità, che lo estraniava
da ogni sensazione, così che (come poi ebbe a confidare lui stesso) non avrebbe potuto
muoversi da quel posto, anche se lo avessero fatto a pezzi.

 Gli amici, voltandosi e scorgendolo rimasto così lontano, lo raggiunsero e restarono
trasecolati nel vederlo mutato quasi in un altro uomo. Lo interrogarono: “A cosa stavi
pensando, che non ci hai seguiti? Almanaccavi forse di prender moglie?”. Rispose con
slancio: “E' vero. Stavo sognando di prendermi in sposa la ragazza più nobile, ricca e bella
che mai abbiate visto”. I compagni si misero a ridere. Francesco disse questo non di sua
iniziativa ma ispirato da Dio. E in verità la sua sposa fu la vita religiosa, resa più nobile e
ricca e bella dalla povertà. 


1403 8. E da quell'ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che
prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora
attaccato alle suggestioni mondane.
 Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo
nell'intimo del cuore, e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica, che
intendeva acquistare a prezzo di ogni suo avere, spesso e quasi ogni giorno s'immergeva
segretamente nell'orazione. Vi si sentiva attirato dall'irrompere di quella misteriosa
dolcezza che, penetrandogli sovente nell'anima, lo sospingeva alla preghiera perfino
quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici.

 Aveva sempre beneficato i bisognosi, ma da quel momento si propose fermamente di
non rifiutare mai l'elemosina al povero che la chiedesse per amore di Dio, e anzi di fare
largizioni spontanee e generose. A ogni misero che gli domandasse la carità, quando
Francesco era fuori casa, provvedeva con denaro; se ne era sprovvisto, gli regalava il
cappello o la cintura, pur di non rimandarlo a mani vuote. O essendo privo di questi, si
ritirava in disparte, si toglieva la camicia e la faceva avere di nascosto all'indigente,.
pregandolo di prenderla per amore di Dio. Comperava utensili di cui abbisognano le
chiese e segretamente li donava ai sacerdoti poveri.


1404 9. In assenza del padre, quando Francesco rimaneva in casa, anche se prendeva i
pasti solo con la madre, riempiva la mensa di pani, come se apparecchiasse per tutta la
famiglia. La madre lo interrogava perché mai ammucchiasse tutti quei pani, e lui
rispondeva ch'era per fare elemosina ai poveri, poiché aveva deciso di dare aiuto a
chiunque chiedesse per amore di Dio. E la madre, che lo amava con più tenerezza che gli
altri figli, non si intrometteva, pur interessandosi a quanto egli veniva facendo e
provandone stupore in cuor suo.
 In precedenza ci teneva a riunirsi alla brigata degli amici, quando lo invitavano, e
amava tanto le compagnie, che si levava da tavola appena preso un boccone, lasciando i
genitori contristati per la sua partenza inconsulta. Adesso invece non aveva cuore che per i
poveri: amava vederli e ascoltarli per distribuire aiuti generosi.


1405 10. La grazia divina lo aveva profondamente cambiato. Pur non indossando un abito
religioso, bramava trovarsi sconosciuto in qualche città, dove barattare i suoi abiti con gli
stracci di un mendicante e provare lui stesso a chiedere l'elemosina per amore di Dio.
1406 Avvenne in quel torno di tempo che Francesco si recasse a Roma in pellegrinaggio.
Entrato nella basilica di San Pietro, notò la spilorceria di alcuni offerenti, e disse fra sé: “Il
principe degli Apostoli deve essere onorato con splendidezza, mentre questi taccagni non
lasciano che offerte striminzite in questa basilica, dove riposa il suo corpo”. E in uno scatto
di fervore, mise mano alla borsa, la estrasse piena di monete di argento che, gettate oltre la
grata dello altare, fecero un tintinnio così vivace, da rendere attoniti tutti gli astanti per
quella generosità così magnifica.

 Uscito, si fermò davanti alle porte della basilica, dove stavano molti poveri a
mendicare, scambiò di nascosto i suoi vestiti con quelli di un accattone. E sulla gradinata
della chiesa, in mezzo agli altri mendichi, chiedeva l'elemosina in lingua francese. Infatti,
parlava molto volentieri questa lingua, sebbene non la possedesse bene.
 Si levò poi quei panni miserabili, rindossò i propri e fece ritorno ad Assisi. Insisteva
nella preghiera, affinché il Signore gl'indicasse la sua vocazione. A nessuno però confidava 
il suo segreto né si avvaleva dei consigli di alcuno, fuorché di Dio solo e talvolta del
vescovo di Assisi. In quel tempo nessuno, in effetti, seguiva la vera povertà, che Francesco
desiderava sopra ogni altra cosa al mondo, appassionandosi a vivere e morire in essa. 

https://www.assisiofm.it/uploads/219-Leggenda%20dei%20tre%20compagni.pdf

ORA PRO NOBIS BEATE PATER NOSTER FRANCISCE

martedì 17 settembre 2019

Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce...

Risultati immagini per LE SACRE STIMMATE
LE SACRE STIMMATE

Lezione I
Il servitore e ministro veramente fedele di Cristo, Francesco, due anni prima di rendere lo spirito al cielo incomincio`
un digiuno di quaranta giorni in onore dell’arcangelo Michele, nel segreto di un luogo eccelso.
Inondato dall’alto dalla dolcezza celeste della contemplazione, con maggior abbondanza del solito e acceso da una piu`
ardente fiamma di celesti desideri, incomincio` a sentire con
maggior profusione i doni delle divine elargizioni. [LM 13,1]
L’ardore serafico del desiderio, dunque, lo sopraelevava in
Dio e un tenero sentimento di compassione lo trasformava in
colui al quale piacque, per eccesso di carita`, di essere crocifisso. Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide come la figura di un Serafino, con sei ali tanto luminose quanto
infocate, discendere dalle sublimita` dei cieli: esso, con rapidissimo volo, giunse, tenendosi librato nell’aria, vicino all’uomo
di Dio, e allora apparve non soltanto alato, ma anche crocifisso. Aveva le mani e i piedi stesi e confitti sulla croce e le ali
disposte, da una parte e dall’altra, in cosı` meravigliosa maniera che due ne drizzava sopra il capo, due le stendeva per volare e con le due rimanenti avvolgeva e velava tutto il corpo.
[LM 13,3]

Lezione II
Cio` vedendo, stupı` fortemente e sentı` riversarsi nell’anima
gaudio e dolore: provava in se´ un eccesso di letizia all’aspetto
gentile di Cristo, che gli si mostrava in forma cosı` meravigliosa
e pur cosı` familiare, ma la cruda visione dell’affissione alla croce trapassava la sua anima con la spada dolorosa della
compassione.
Ammaestrato interiormente da colui che gli si mostrava
anche esteriormente, comprese che, certo, l’infermita` della
passione non si addice in alcuna maniera alla natura immortale e spirituale del Serafino; ma che, tuttavia, tale visione era
stata offerta ai suoi sguardi per questo scopo: fargli conoscere
anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesu` crocifisso,
non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio
dello spirito.
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cf. Mt 17,1
La visione, che scomparve dopo un colloquio arcano e familiare, lo infiammo` di ardore serafico nell’interno dell’anima
e impresse all’esterno, come un sigillo, sulla sua carne l’immagine perfettamente somigliante del Crocifisso: come se la potenza divina prima l’avesse fatto liquefare e poi vi avesse stampato il suo sigillo. [LM 13,3]

Lezione III
Subito nelle sue mani e nei piedi incominciarono ad apparire i segni dei chiodi: le loro capocchie si vedevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi e le punte emergevano dalla parte opposta.
E le capocchie dei chiodi, nelle mani e nei piedi, erano
rotonde e nere, mentre le punte erano allungate, piegate all’indietro e ribattute, e uscivano dalla carne stessa, sporgendo
sopra il resto della carne. [LM 13,3]
La ribattitura dei chiodi, sotto i piedi, era cosı` prominente
e sporgeva tanto all’infuori che non permetteva di appoggiare
liberamente la pianta del piede al suolo.
Inoltre si poteva facilmente far passare un dito dentro l’incurvatura arcuata delle punte stesse, come ho sentito dire io
stesso da coloro che avevano osservato con i propri occhi.
Il fianco destro, poi, era come trafitto da una lancia ed era
ricoperto da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sacro
sangue e cospargeva abbondantemente la tonaca e le mutande. Tanto che quando poi i suoi compagni, a tempo opportuno, le lavavano, potevano constatare senza alcun dubbio che il
servitore di Cristo portava impressa visibilmente l’immagine
rassomigliante del Crocifisso anche nel costato, cosı` come nelle mani e nei piedi. [LM 13,3]

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Lezione IV
Vedeva, l’uomo pieno di Dio, che le stimmate impresse cosı`
palesemente nella carne non potevano restare nascoste ai
compagni piu` intimi; temeva, nondimeno, di mettere in pubblico il sacramento del Signore ed era combattuto da un grande dubbio: se dire quanto aveva visto oppure tacere. Spinto
finalmente dallo stimolo della coscienza, riferı` ad alcuni tra i
frati a lui piu` familiari, con molto timore, lo svolgimento della
visione che abbiamo raccontato. Colui che gli era apparso,
aggiunse, gli aveva detto alcune cose che egli non avrebbe
mai svelato a nessuno, finche´ era in vita. [LM 13,4]

 cf. Gn 41,38
cf. Tb 12,7

Dopo che il verace amore di Cristo ebbe trasformato l’amante nell’immagine perfetta dell’Amato, si compı` il numero
dei quaranta giorni, che egli aveva stabilito di trascorrere su
quel monte di solitudine, e sopravvenne anche la solennita`
dell’arcangelo Michele. L’uomo angelico, Francesco, scese
dal monte: e portava con se´ l’effigie del Crocifisso, non raffigurata su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artefice,
ma disegnata nelle membra della carne dal dito del Dio vivo.
[LM 13,5]
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Lezione V
L’uomo santo e umile si sforzava con ogni diligenza di nascondere quei sacri contrassegni; piacque tuttavia al Signore, a
propria gloria, mostrare per mezzo di essi alcune evidenti meraviglie, affinche´ la potenza occulta di essi si rivelasse palesemente per chiari segni ed egli risplendesse come astro fulgentissimo fra le dense tenebre e la caligine del mondo. [LM 13,5]
Ad esempio, nel territorio intorno al predetto monte della
Verna, prima che il santo vi avesse soggiornato, di solito una
violenta tempesta, provocata da una nube fosca che si alzava
dalla montagna stessa, distruggeva i frutti della terra. Ma dopo quella beata apparizione, non senza ammirazione e gioia
degli abitanti, la grandine consueta scomparve: anche l’aspetto stesso del cielo, divenuto sereno in maniera inusitata, dichiarava cosı` l’eccellenza di quella visione celeste e la potenza
delle stimmate, che proprio la` erano state impresse. [LM 13,7]

AMDG et DVM