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giovedì 21 novembre 2013

Presentazione di Maria Santissima al Tempio.


Cagliari (Sardegna), 21 novembre 1991. 
Presentazione di Maria Santissima al Tempio.

Nel Tempio del mio Cuore Immacolato.

«Figli prediletti, vivete in questo giorno il mistero gioioso della mia presentazione 
al Tempio del Signore.
È un mistero di silenzio, di offerta, di preghiera e di personale immolazione.
Come dolce ed immacolata vittima di amore, vengo offerta al culto del mio Signore.
A Lui ormai appartengo per sempre, gioiosa di mettermi al suo servizio, nella 
preghiera e nel silenzio, per la sua più grande gloria.
Anche per tutti voi, figli che vi siete a Me consacrati, è ormai giunta l'ora di 
entrare  nel Tempio del mio Cuore Immacolato.


- Nel Tempio del mio Cuore Immacolato, Io vi formo sempre più ad un 
profondo silenzio.
In questi tempi, in cui il mio Avversario riesce a sedurre l'umanità con le
parole ed il frastuono di voci e di immagini rende il mondo una nuova torre di 
Babele, voi siete chiamati a dare testimonianza di profondo silenzio.

Silenzio per accogliere la sola Parola di Dio; silenzio per meditarla nel cuore e 
custodirla con amore; silenzio per viverla e per donarla a tutti nella luce della 
sua integrità.
Allora parlate con la vita. La vita diventa la vostra parola.
E le anime assetate la ricevono come rugiada celeste, che scende a donare luce 
e vita sull'immenso deserto di una così grande aridità.


- Nel Tempio del mio Cuore Immacolato, Io vi preparo alla vostra 
sacerdotale offerta. In questi tempi della grande tribolazione voi siete chiamati 
a portare il peso di una croce molto pesante.
Quanti dolori vi attendono. Allora dovete prepararvi alla vostra offerta 
sacerdotale, in segno di riparazione e di espiazione, per la salvezza di tanti miei 
poveri figli perduti.
Offrite al Signore tutta la vostra vita: il vostro corpo, il vostro cuore, la vostra 
anima, la vostra intelligenza, la vostra volontà, la vostra libertà.
Allora diventate le vittime scelte, preziose e gradite a Dio, che Io posso offrirgli, 
perché i tempi della grande prova siano abbreviati.


- Nel Tempio del mio Cuore Immacolato, Io vi chiamo ad una continua preghiera.
Pregate, figli miei prediletti. Da voi voglio tanta preghiera.
Trasformate la vostra giornata in atto di incessante preghiera. Siate di buon 
esempio a tutti nel pregare. Pregate con la preghiera del cuore. Pregate con 
abbandono, con fiducia, con perseveranza. Si avvicinano momenti così difficili 
e pericolosi, che si possono salvare solo quelli che accolgono il mio invito a 
pregare sempre con Me.
Nel Tempio del mio Cuore Immacolato, vi dispongo alla vostra sacerdotale 
immolazione. C'è una immolazione spirituale che a tutti domando.
Essa è formata dall'accogliere con amore ogni circostanza della vostra vita 
come attuazione della Volontà del Padre Celeste.
Fate sempre e in ogni momento solo il divino Volere.
Allora il Padre si compiace con voi, che date al Figlio la gioia di fare in voi il 
solo volere del Padre.
C'è anche una immolazione fisica a cui vi preparo dolcemente come Mamma, 
che fa del suo Cuore Immacolato in cui tutti vi racchiude, l'altare su cui verrete 
immolati per la salvezza del mondo.
Non turbatevi.
I tempi forti della purificazione, della grande tribolazione e della apostasia sono 
arrivati.
Per questo oggi vi invito tutti ad entrare nel Tempio del mio Cuore 
Immacolato, perché possa offrirvi alla perfetta glorificazione della Santissima 
Trinità.

mercoledì 21 novembre 2012

Maria si inginocchia sulla soglia a braccia aperte: un piccolo cherubino implorante. «Padre! Madre! La vostra benedizione!».





8. Maria accolta nel Tempio. Ella, nella sua umiltà, non sapeva di essere la Piena di Sapienza


Vedo Maria fra mezzo al padre e alla madre camminare per le vie di Gerusalemme.
I passanti si fermano a guardare la bella Bambina, tutta vestita di un bianco di neve 
e avvolta in un  leggerissimo tessuto che per i suoi disegni, a rami e fiori, più 
opachi fra il tenue dello sfondo, mi pare sia lo  stesso che aveva Anna il giorno
 della sua Purificazione. Soltanto che, mentre ad Anna esso non sorpassava la 
cintura, a Maria, piccolina, scende fin quasi a terra e l'avvolge in una nuvoletta 
leggera e lucida di una vaghezza rara.
Il biondo dei capelli sciolti sulle spalle, meglio, sulla nuca gentile, traspare là dove 
non vi è damascatura nel velo, ma unicamente il fondo leggerissimo. Il velo è 
trattenuto sulla fronte da un nastro di un azzurro pallidissimo, su cui, certamente 
per opera della mamma, sono ricamati in argento dei piccoli gigli.
L'abito, come ho detto, candidissimo, scende fino a terra, e i piedini appena 
si mostrano nel passo, coi loro sandaletti bianchi. Le manine sembrano due 
petali di magnolia che escano dalla lunga manica. Tolto il cerchio azzurro del nastro, 
non vi è altro punto di colore. Tutto è bianco. Maria pare vestita di neve.

Gioacchino ed Anna sono vestiti, lui con lo stesso abito della Purificazione, e Anna 
invece di viola scurissimo. Anche il mantello, che le copre anche il capo, è 
viola scuro. Ella se lo tiene molto calato sugli occhi. Due poveri occhi di 
mamma, rossi di pianto, che non vorrebbero piangere e non vorrebbero, 
soprattutto, esser visti piangere, ma che non possono non piangere sotto la 
protezione del manto. Protezione che serve per i passanti, e anche per Gioacchino, 
che del resto ha il suo occhio, sempre sereno, oggi arrossato e opaco di 
lacrime già scese e ancora scendenti, e che va molto curvo sotto il suo velo messo 
a quasi turbante, con le ali laterali che scendono lungo il viso. 
Un vecchio affatto, ora, Gioacchino. Chi lo vede deve pensarlo nonno e forse 
bisnonno della piccolina che egli ha per mano. La pena di perderla dà al povero 
padre un passo strascicante, una lassezza di tutto il portamento che lo invecchia di 
un vent'anni, e il viso pare quello di un malato oltre che vecchio, tanto è 
stanco e triste, con la bocca che ha un lieve tremito fra le due rughe, che 
sono così marcate oggi, ai lati del naso.

Cercano i due di celare il pianto. Ma, se possono farlo per molti, non lo possono 
per Maria, che per la sua statura li vede dal basso in alto e, alzando il piccolo capo, 
guarda alternativamente il padre e la madre. Ed essi si sforzano di sorriderle 
con la bocca che trema, e aumentano la stretta della loro mano sulla manina 
minuta ogni volta che la loro figliolina li guarda e sorride. Devono pensare: «Ecco. 
Un'altra volta di meno da vedere questo sorriso».

Vanno piano. A rilento. Pare vogliano protrarre il più a lungo il loro cammino. 
Tutto serve a fermarsi... Ma una strada deve pur finire! E questa sta per finire. 
Ecco là, in cima a questo ultimo pezzo di strada che sale, le mura di cinta del 
Tempio. Anna ha un gemito e stringe più forte la manina di Maria.
«Anna, cara, io sono con te!» dice una voce, uscendo dall'ombra di un basso 
arco gettato su un incrocio di strade. È Elisabetta, che certo era in attesa, la 
raggiunge e stringe al cuore. E, posto che Anna piange, le dice: 
«Vieni, vieni in questa casa amica per un poco. Poi andremo insieme. Vi è anche 
Zaccaria».

Entrano tutti in una stanza bassa e scura, in cui è lume un vasto fuoco. La padrona, 
certo amica di Elisabetta, ma estranea ad Anna, cortesemente si ritira lasciando 
liberi i sopraggiunti.
«Non credere che io sia pentita, o che dia con mala volontà il mio tesoro al Signore» 
spiega Anna fra le lacrime... «ma è che il cuore... oh! il mio cuore come duole, 
il mio vecchio cuore che torna nella sua solitudine di senza figli!... Se sentissi...»
«Lo capisco, Anna mia... Ma tu sei buona e Dio ti conforterà nella tua solitudine. 
Maria pregherà per la pace della sua mamma. Non è vero?».
Maria carezza le mani materne e le bacia, se le passa sul viso per esserne carezzata, 
e Anna serra fra le sue quel visino e lo bacia, lo bacia. Non si sazia di baciare.

Entra Zaccaria e saluta: «Ai giusti la pace del Signore».
«Sì», dice Gioacchino, «supplicaci pace, perché le nostre viscere tremano 
nell'offerta come quelle di padre Abramo mentre saliva il monte (Genesi 22, 1-18), 
e noi non troveremo altra offerta per riscattare questa. Né lo vorremmo fare, 
perché siamo fedeli a Dio. Ma soffriamo, Zaccaria. Sacerdote di Dio, comprendici 
e non ti scandalizzare di noi».
«Mai. Anzi, il vostro dolore, che sa non soverchiare il lecito e portarvi all'infedeltà, 
mi è scuola nell'amare l'Altissimo. Ma fatevi cuore. Anna profetessa avrà 
molta cura di questo fiore di Davide e Aronne. In questo momento è l'unico 
giglio della sua stirpe santa che Davide abbia nel Tempio, e sarà curato come 
perla regale. 
Per quanto i tempi volgano al termine e dovrebbe esser cura delle madri della stirpe 
di consacrare le figlie al Tempio, poiché da una vergine di Davide uscirà il Messia, 
pure, per rilassamento di fede, i posti delle vergini sono vuoti. Troppo poche nel 
Tempio, e di questa stirpe regale nessuna, dopo che ne uscì sposa, or sono tre 
anni, Sara di Eliseo. Vero che ancora sei lustri mancano al termine, ma... Ebbene, 
speriamo che Maria sia la prima di molte vergini di Davide davanti al Sacro 
Velo. E poi... chissà...». Zaccaria non dice altro. Ma guarda pensoso Maria. 

Poi riprende: «Io pure veglierò su Lei. Sono sacerdote ed ho il mio potere là dentro. 
Lo userò per quest'angelo. E Elisabetta verrà sovente a trovarla...».

«Oh! di certo! Io ho tanto bisogno di Dio e verrò a dirlo a questa Bambina, perché 
lo dica all'Eterno».
Anna si è rinfrancata. Elisabetta, per sollevarla più ancora, chiede: «Non è il tuo 
velo di sposa questo? Oppure hai filato del nuovo bisso?».
«È quello. Lo consacro con Essa al Signore. Non ho più occhi... E anche le ricchezze 
sono molto scemate per tasse e sventure... Non mi era lecito fare gravi spese. 
Ho provveduto solo ad un ricco corredo per il suo tempo nella Casa di Dio e 
per poi... perché penso che non sarò io quella che la vestirà per le nozze... e voglio 
sia sempre la mano di sua mamma, anche se fredda e immota, che la para alle nozze 
e le fila i lini e le vesti da sposa».
«Oh! perché pensare così?!».
«Sono vecchia, cugina. Mai come sotto questo dolore me lo sento. L'ultime forze 
della mia vita le ho date a questo fiore, per portarlo e nutrirlo, ed ora... ed ora... 
sulle estreme soffia il dolore di perderlo e le disperde».
«Non dire così, per Gioacchino».
«Hai ragione. Vedrò di vivere per il mio uomo».
Gioacchino ha fatto mostra di non sentire, intento ad ascoltare Zaccaria, ma ha 
udito e sospira forte con gli occhi lucidi di pianto.
«Siamo a mezzo fra terza e sesta. Credo sarebbe bene andare» dice Zaccaria.
Si alzano tutti per rimettersi i mantelli e andare. 
Ma, prima di uscire, Maria si inginocchia sulla soglia a braccia aperte: un piccolo 
cherubino implorante. «Padre! Madre! La vostra benedizione!».

Non piange, la piccola forte. Ma le labbruzze tremano e la voce, spezzata da un 
interno singulto, ha più che mai il trepido gemito della tortorina. Il visetto è più 
pallido e l'occhio ha quello sguardo di rassegnata angoscia che, più forte sino a 
divenire inguardabile senza soffrirne profondamente, le vedrò sul Calvario e 
nel Sepolcro.
I genitori la benedicono e la baciano. Una, due, dieci volte. Non se ne sanno saziare... 
Elisabetta piange silenziosamente e Zaccaria, per quanto voglia non mostrarlo, 
è commosso.
Escono. Maria fra il padre e la madre, come prima. Davanti, Zaccaria e la moglie. 
Eccoli dentro le mura del Tempio. «Vado dal Sommo Sacerdote. Voi salite sino alla grande terrazza». 

Valicano tre cortili e tre atri sovrapposti. Eccoli ai piedi del vasto cubo di marmo 
incoronato d'oro. Ogni cupola, convessa come una mezza arancia enorme, 
sfolgora al sole che ora, sul mezzodì, cade a perpendicolo sul vasto cortile che circonda 
il fabbricato solenne, ed empie il vasto piazzale e l'ampia scalinata che conduce 
al Tempio. Solo il portico che fronteggia la scalinata, lungo la facciata, è in ombra, 
e la porta altissima di bronzo e oro è ancor più scura e solenne in tanta luce.
Maria pare ancor più di neve fra il gran sole. Eccola ai piedi della scalinata. 
Fra padre e madre. Come deve battere il cuore a quei tre! Elisabetta è a 
fianco di Anna, ma un poco indietro, di un mezzo passo.
Uno squillo di trombe argentine e la porta gira sui cardini, che pare diano suono di 
cetra nel girare sulle sfere di bronzo. Appare l'interno con le sue lampade nel 
profondo, ed un corteo viene dall'interno verso l'esterno. 
Un pomposo corteo fra suoni di trombe argentee, nuvole d'incenso e luci.
Eccolo sulla soglia. Davanti, colui che deve essere il Sommo Sacerdote.

 Un vecchio solenne, vestito di lino finissimo, e sul lino una più corta tunica 
pure di lino, e su questa una specie di pianeta, qualcosa fra la pianeta e la veste 
dei diaconi, multicolore: porpora e oro, violaceo e bianco vi si alternano e brillano come 
gemme al sole; due gemme vere brillano su esso ancor più vivamente al sommo 
delle spalle. Forse sono fibbie con il loro castone prezioso. Sul petto, una larga placca 
splendente di gemme, sostenuta da una catena d'oro. E pendagli e ornamenti 
splendono alla base della tunica corta, e oro splende sulla fronte al disopra del 
copricapo, che mi ricorda quello dei preti ortodossi, la loro mitra fatta a cupola anziché 
a punta come quella cattolica.

Il solenne personaggio viene avanti, da solo, sino al principio della scalinata, 
nell'oro del sole che lo fa ancora più splendido. Gli altri attendono stesi a corona 
fuor dalla porta, sotto il portico ombroso. A sinistra è un gruppo candido di fanciulle 
con Anna profetessa e altre anziane, certo maestre.
Il Sommo Sacerdote guarda la Piccola e sorride. Le deve parere ben piccina 
ai piedi di quella scalinata degna di un tempio egizio! Alza le braccia al cielo 
in una preghiera. Tutti curvano il capo, come annichiliti davanti 
alla maestà sacerdotale in comunione con la Maestà eterna. 

Poi, ecco. Un cenno a Maria. E Lei si stacca dalla madre e dal padre e sale, 
come affascinata sale. E sorride. 
Sorride all'ombra del Tempio, là dove scende il Velo prezioso... È in alto della 
scalinata, ai piedi del Sommo Sacerdote che le impone le mani sul capo. La vittima 
è accettata. Quale ostia più pura aveva mai avuto il Tempio?
Poi si volge e, tenendole la mano sulla spalla come a condurla all'ara, l'Agnellina 
senza macchia, la conduce presso la porta del Tempio. Prima di farla entrare chiede: 
«Maria di David, sai il tuo voto?». Al «sì» argentino, che gli risponde, egli grida: 
«Entra, allora. Cammina in mia presenza e sii perfetta».
E Maria entra e l'ombra l'inghiotte, e lo stuolo delle vergini e delle maestre, poi 
quello dei leviti, sempre più la nascondono, la separano... Non c’è più... 

Ora anche la porta gira sui suoi cardini armoniosi. Uno spiraglio sempre più stretto 
permette vedere il corteo che inoltra verso il Santo. Ora è proprio un filo. Ora non è 
più niente. Chiusa.

All'ultimo accordo dei sonori cardini risponde un singhiozzo dei due vecchi e un 
grido unico: «Maria! Figlia!»; e poi due gemiti che si invocano: «Anna!», 
«Gioacchino!»; e terminano: «Diamo gloria al Signore, che la riceve nella sua 
Casa e la conduce sulla sua via».
E tutto finisce così.


Dice Gesù:23
«Il Sommo Sacerdote aveva detto: "Cammina in mia presenza e sii perfetta". Il Sommo 
Sacerdote non sapeva che parlava alla Donna solo a Dio inferiore in perfezione. 
Ma parlava in nome di Dio e perciò sacro era il suo ordine. Sempre sacro, 
ma specie alla Ripiena di Sapienza.
Maria aveva meritato che la "Sapienza la prevenisse e le si mostrasse per prima", 
perché "dal principio del suo giorno Ella aveva vegliato alla sua porta e, desiderando 
d'istruirsi, per amore, volle esser pura per conseguire l'amore perfetto e meritare d'averla 
a maestra".
Nella sua umiltà non sapeva di possederla da prima d'esser nata e che l'unione con 
la Sapienza non era che un continuare i divini palpiti del Paradiso. Non poteva 
immaginare questo. E quando nel silenzio del cuore Dio le diceva parole sublimi, 
Ella umilmente pensava fossero pensieri di orgoglio, e levando a Dio un cuore 
innocente supplicava: "Pietà della tua serva, Signore!".

Oh! veramente che la vera Sapiente, la eterna Vergine, ha avuto un sol pensiero sin 
dall'alba del suo giorno: 
"Rivolgere a Dio il suo cuore sin dal mattino della vita e vegliare per il Signore, 
pregando davanti all'Altissimo", chiedendo perdono per la debolezza del suo cuore, 
come la sua umiltà le suggeriva di credere, e non sapeva di anticipare le richieste di 
perdono per i peccatori, che avrebbe fatto ai piedi della Croce insieme al Figlio morente.

"Quando poi il gran Signore lo vorrà 
(Siracide 39, 6, quelle che seguono sono citazioni da: Proverbi 8), 
Ella sarà riempita dello Spirito d'intelligenza" e comprenderà allora la sua sublime 
missione. Per ora non è che una pargola, che nella pace sacra del Tempio allaccia, 
"riallaccia" sempre più stretti i suoi conversari, i suoi affetti, i suoi ricordi con Dio.

Questo è per tutti. Ma per te, piccola Maria, non ha nulla di particolare da dire il tuo 
Maestro?" Cammina in mia presenza, sii perciò perfetta ". Modifico lievemente la sacra 
frase e te la dò per ordine. Perfetta nell'amore, perfetta nella generosità, perfetta nel soffrire.
Guarda una volta di più la Mamma. E medita su quello che tanti ignorano, 
o vogliono ignorare, perché il dolore è materia troppo ostica al loro palato e al loro 
spirito. Il dolore. Maria lo ha avuto dalle prime ore della vita. Esser perfetta come 
Ella era, era possedere anche una perfetta sensibilità. Perciò più acuto doveva 
esserle il sacrificio. Ma per questo più meritorio. Chi possiede purezza possiede amore, 
chi possiede amore possiede sapienza, chi possiede sapienza possiede generosità ed 
eroismo, perché sa il perché per cui si sacrifica.
In alto il tuo spirito anche se la croce ti curva, ti spezza, ti uccide. Dio è con te».




Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis


lunedì 21 novembre 2011

IL MISTERO GIOIOSO DELLA MIA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DEL SIGNORE

Francesco Mancini, Maria fanciulla è accolta nel Tempio - Basilica "Madonna della Misericordia", Macerata.
Francesco Mancini, Maria fanciulla è accolta nel Tempio – 
Basilica "Madonna della Misericordia", Macerata.


L'ingresso della Madre di Dio nel Tempio - Icona della Scuola di Mosca [XVI sec.].
L’ingresso della Madre di Dio nel Tempio – 
Icona della Scuola di Mosca [XVI sec.].





"E' un mistero di silenzio, di offerta, di preghiera 
e di personale immolazione.

Come dolce ed immacolata vittima di amore, vengo offerta al culto del mio Signore.
A Lui ormai appartengo per sempre, gioiosa di mettermi al suo servizio, nella preghiera e nel silenzio, per la sua più grande gloria.

Anche per tutti voi, figli che vi siete a Me consacrati, è ormai giunta l'ora di entrare nel Tempio del mio Cuore Immacolato.

E'  in questo Cuore che Io

vi formo sempre più ad un profondo silenzio ... per accogliere, meditare, custodire, vivere e donare la sola Parola di Dio.

vi preparo alla vostra offerta ... e vi dispongo dolcemente alla vostra immolazione spirituale e fisica.

vi chiamo ad una continua preghiera fatta con abbandono, con fiducia, con perseveranza.

Non turbatevi.
Sono i tempi forti della purificazione, della grande tribolazione e della apostasia.

Per questo OGGI vi invito tutti ad entrare nel Tempio del mio Cuore Immacolato, perché possa offrirvi alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità". (MSM 461: 21 nov, 1991)

Maria accompagnata al Tempio dai genitori e da un Angelo - Icona russa moderna.
Maria accompagnata al Tempio 
dai genitori e da un Angelo – 
Icona russa moderna.


Maria è il vero Tempio di Dio


I grandi Padri della Chiesa, che hanno celebrato la festa con testi talvolta bellissimi, non hanno mancato di sottolineare che Maria con la sua dimora nel Tempio di Gerusalemme sia diventata lei stessa il vero Tempio di Dio. È quanto fanno anche gli Autori dei testi della Liturgia sira, sostenendo che Maria offerta al Tempio sia da considerare il vero Tempio di Dio, essendo stata destinata a diventare luogo della sua abitazione, come si può leggere nelle seguenti strofe tratte dai Vespri:
"Come l’arca della testimonianza dell’amore di Dio
fu portata nel tempio dell’Altissimo,
così Maria entrò nel tempio di Dio
per offrire se stessa in vero sacrificio
a Dio che l’aveva destinata per sua abitazione
.


Benedetta Madre, Vergine piena d’ogni bellezza,
Maria Madre di Dio, noi chiediamo e supplichiamo
l’amato Figlio da te sorto,
di salvare noi e tutti i popoli dalle prove
e dalle tribolazioni ordite per noi dal Nemico
.
Noi lo invochiamo in una maniera confacente a Dio:
‘Tu sei benedetto, Signore Forte e Dio dei nostri padri’.
Chi può aprire bocca e parlare in modo adeguato
e dire parole degne del tuo concepimento,

o santa Vergine Maria, Madre di Dio?
Tu hai partorito, senza sperimentare dolore,
l’amatissimo Figlio che procede dal Padre
.
Prega e supplicalo in ogni tempo per la nostra stirpe,
per liberare noi mortali da ogni corruzione"
.
George Gharib


(il Sedro propriamente detto introduce nel cuore stesso del mistero ed esalta la figura celebrata ricorrendo ad immagini prestate dalla Bibbia e dal mondo della natura, offrendo così un ritratto spirituale e teologico di Maria; la Preghiera dell’incenso, infine, rivolge un invito ai fedeli a partecipare al mistero e a viverlo come si deve.)

"Chi può magnificare la tua celeste bellezza, o Vergine pura e immacolata, che facesti vedere Dio quando prese carne nel tuo puro e verginale grembo? O chi non sarebbe stupefatto quando con il patriarca Giacobbe sente dire: ‘Com’è terribile questo luogo! Questo non è altro che la porta del cielo!’.
Gabriele stesso, capo delle Potenze celesti, ti ha salutata come piena di grazia. E in mezzo ai fedeli redenti, o Vergine Madre di Dio, la tua fama è ugualmente esaltata, perché tu sei la causa di salvezza per tutta la terra.
Tu sei in verità la Madre dell’Agnello vivente di Dio che toglie i peccati del mondo. All’inizio l’Adamo terrestre per mezzo della sua costola ha messo in mano ad Eva il potere di diffondere nel mondo la nostra razza. Ma alla fine dei tempi tu hai portato nella carne l’Adamo celeste, in purezza e senza i tormenti della nascita terrena, la nostra nascita nuova e spirituale per la nostra salvezza.

Per questo noi ti supplichiamo, o piena di grazia, che hai libertà di parola davanti all’Emanuele da te nato: chiedi per noi di poter rinascere veramente tramite la sua parola vivente ed eterna.

Se la carne non può dare nascita che alla carne, lo Spirito invece fa nascere lo Spirito: ottieni per la Chiesa, sposa di tuo Figlio, quei doni e carismi dello Spirito Santo che sono il suo ornamento nuziale.
E noi, qui riuniti in sua presenza per rendere omaggio al tuo Ingresso nel Tempio, possiamo essere sempre degni di offrire adorazione in spirito e verità a Colui per il cui avvento la verità venne in questo mondo.

E noi potremo offrire lode e azione di grazie a lui, al suo Padre e allo Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen".




Preghiera dell’incenso 




"O incenso puro che profuma tutti gli esseri celesti e spirituali, e che fa vivere tutte le creature e tutte le cose, effluvio della vita e soffio della purezza, noi ti preghiamo, o Signore Iddio, e supplichiamo la tua misericordia di accogliere da noi tuoi servi peccatori questo incenso fragrante, offerto a te in questo giorno della gloriosa e santa commemorazione di Maria, tua santa Madre

Noi preghiamo che per suo tramite tu ci procuri ogni abbondante benedizione, il perdono dei peccati e delle trasgressioni commesse da noi, poveri peccatori. Donaci, per le sue preghiere, pace ininterrotta e tranquillità durevole, che possiamo offrire a te e a tuo Padre e al Santo Spirito lode e azione di grazia senza mai smettere, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

AMDG et BVM