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venerdì 31 maggio 2013

Regina del cielo


La Vergine Regina del Cielo 
porta sul capo una corona inestimabile

Dice il Signore Gesù:

"Io sono il re della gloria; Signore su tutti i signori. Ho creato il cielo, la terra e tutto ciò che contengono: per questo si compia la mia volontà.



Chi ha imparato a seguire la mia volontà è la Madre mia, la quale fin dalla gioventù rinunciò alla sua per amore mio; è per questo che ha detto:"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto(Lc 1,38). Maria è come l'oro prezioso che viene adagiato e sagomato sull'incudine, poiché è stata forgiata da ogni sorta di tribolazioni e ha sofferto mille mali durante la mia indicibile Passione. Infatti, quando il mio corpo era spezzato sulla croce dall'intensità del dolore, il suo cuore ne era ferito come se fosse stato trafitto con un ferro che strazia, e avrebbe permesso che fosse lacerato, se solo lo avessi voluto; in verità, si sarebbe opposta alla mia Passione e avrebbe desiderato la mia vita solo se ciò fosse stato conforme alla mia volontà. Così, poiché Ella non mi ha rifiutato nulla quando era sulla terra, Io non voglio rifiutarle nulla ora che è in cielo. Sia fatta la tua volontà, Madre mia!


La Vergine, Regina del cielo, porta sul capo una corona inestimabile. I suoi capelli, luminosi e bellissimi, ricadono sulle spalle. Indossa una tunica d'oro scintillante e un mantello blu come il cielo. Ascolta con attenzione: sto per rivelarti il significato di tutto ciò. La corona indica che la Santa Vergine è Regina, Signora, Madre del Re degli angeli. I capelli sparsi significano che è vergine purissima e assolutamente perfetta. Il suo mantello blu come il cielo denota che per Lei tutte le cose temporali sono morte. La sua tunica d'oro simboleggia che ha provato un amore e una carità ardenti, sia interiormente che esteriormente.



Io ho posto nella sua corona sette gigli, il primo è la sua umiltà; il secondo il timore; il terzo l'obbedienza; il quarto la pazienza; il quinto la serenità; il sesto la dolcezza, poiché dare a chiunque chieda si addice a coloro che sono dolci; il settimo è la misericordia nel bisogno: in qualsiasi necessità si trovino gli uomini, essi si salvano se la invocano.


Io ho posto fra questi sette gigli sette pietre preziose: la prima è la sua eminente virtù, poiché negli spiriti non c'è virtù tale che questa Vergine Santa non abbia in sé in sommo grado; la seconda è una purezza perfetta, poiché questa Regina del cielo è stata così pura che in Lei non c'è mai stata la minima macchia di peccato, e nessun demone è riuscito a trovare in Lei alcuna impurità. Ella è davvero purissima, perché era opportuno che Io, Re della gloria, riposassi unicamente in un vaso purissimo e di prima scelta, al di sopra degli angeli e degli uomini. La terza pietra preziosa è la bellezza, tanto che i santi mi lodano per la bellezza di mia Madre, e si compie così la gioia di tutti gli angeli, di tutti i santi e di tutte le sante. La quarta pietra preziosa della corona è la saggezza della vergine Madre, poiché, essendo adorna di fulgore e di bellezza, Ella è stata colmata e dotata di ogni saggezza da Dio. La quinta è la forza, poiché Maria è così forte attraverso Dio che può mantenere o disperdere tutto ciò che è stato creato. La sesta pietra è il suo sfavillio e la sua luminosità, poiché gli angeli, i cui cocchi sono più chiari della luce, ne sono illuminati; e i demoni, abbacinati dalla sua bellezza, non osano guardare il suo splendore. La settima pietra è la pienezza di ogni dilettazione, di ogni dolcezza spirituale, presente in Lei con tale ricchezza che non c'è gioia che non sia accresciuta dalla sua, né dilettazione che non si completi con la sua vista beata; poiché Maria è stata colmata di grazia al di sopra di tutti i santi, vaso di purezza in cui si trovano ogni dolcezza e ogni bontà.


Io, suo Figlio, ho posto queste pietre fra i gigli che erano sulla corona di mia Madre. Onorate, dunque, la Sposa mia! e lodatela con tutto il cuore, perché Ella è degna di ogni onore e di ogni lode.

Dignare me laudare Te, Virgo sacrata!
Da mihi virtutem contra hostes tuos!

venerdì 22 marzo 2013

Si vis habere victoriam...



"Esto igitur expeditus ad pugnam, si vis habere victoriam. 
Sine certamine, non potes venire ad patientiae coronam. 
Si pati non vis, recusas coronari. 
Si autem coronari desideras, certa viriliter, sustine patienter. 
Sine labore non tenditur ad requiem, nec sine pugna pervenitur ad victoriam." 

Tutto il resto è superfluo.


MARIA!

giovedì 21 marzo 2013

9. La pazienza di Maria

CORDA JESU ET MARIAE SACRATISSIMA
NOS BENEDICANT ET CUSTODIANT

Poiché questa terra è luogo di merito, giustamente viene chiamata valle di lacrime. Qui siamo tutti destinati a patire e con la pazienza a salvare le nostre anime nella vita eterna, come disse il Signore: «Con la vostra pazienza salverete le vostre anime» (Lc 21,19)

Dio ci diede la Vergine Maria come esempio di tutte le virtù, ma specialmente come esempio di pazienza. 

San Francesco di Sales osserva che alle nozze di Cana Gesù diede alla santa Vergine quella risposta, con cui [sembrava] mostrare di tenere poco conto delle sue preghiere: « Che importa più a me e a te, o donna?», come per dare a noi l'esempio della pazienza della sua santa Madre. 
Ma tutta la vita di Maria fu un esercizio continuo di pazienza. 

L'angelo rivelò a santa Brigida che la beata Vergine visse sempre tra le pene: « Come la rosa cresce tra le spine, così la santa Vergine crebbe fra le tribolazioni in questo mondo ». La compassione delle pene del Redentore bastò a fare di lei una martire della pazienza. Perciò san Bonaventura dice: « Colei che fu crocifissa concepì il crocifisso ». 

Quanto poi Ella soffrì durante il viaggio e la permanenza in Egitto, come in tutto il tempo che visse con il Figlio nella bottega di Nazaret, l'abbiamo già considerato parlando dei suoi dolori. Basta la sua presenza accanto a Gesù moribondo sul Calvario, a far capire quanto costante e sublime fu la sua pazienza: « Vicino alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25)

Proprio per merito di questa sua pazienza, dice Sant' Alberto Magno, Maria divenne nostra madre che ci partorì alla vita della grazia. 
Se desideriamo dunque essere figli di Maria, bisogna che cerchiamo d'imitarla nella pazienza. «Che cosa mai, dice san Cipriano, può arricchirci più di meriti in questa vita e di gloria nell'altra, che il soffrire le pene con pazienza?». 

«Chiuderò la tua via con una siepe di spine», dice il Signore per bocca di Osea (Os 2,6 Volg.). E san Gregorio aggiunge: «Le vie degli eletti sono cosparse di spine». Come la siepe protegge la vigna, così Dio circonda di tribolazioni i suoi servi, affinché non si attacchino alla terra. 

San Cipriano conclude dunque che la pazienza ci libera dal peccato e dall'inferno. La pazienza è quella che fa i santi: « Rende l'opera perfetta» (Gc 1,4), facendoci sopportare in pace le croci che ci vengono direttamente da Dio, cioè l'infermità, la povertà, ecc. e quelle che ci vengono dagli uomini: persecuzioni, ingiurie, ecc. 
San Giovanni vide tutti i santi con le palme - segno del martirio - nelle mani: «Dopo ciò apparve una gran folla... avevano palme nelle loro mani» (Ap 7,9); il che significa che tutti gli adulti che si salvano devono essere martiri di sangue o di pazienza. Rallegriamoci dunque, esclama san Gregorio, «possiamo essere martiri senza strumenti di martirio, se siamo pazienti»; 
se soffriremo le pene di questa vita, come dice san Bernardo
« pazientemente,  volentieri,  gioiosamente »

Quanto ci frutterà in cielo ogni pena sofferta per Dio! Perciò l'Apostolo ci incoraggia: «Il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» (2Cor 4,17). Belli sono i pensieri di santa Teresa a tale proposito. Diceva: «Chi abbraccia la croce, non la sente». E altrove: «Quando uno è risoluto a patire, è finita la pena». 
Quando ci sentiamo oppressi dalle croci, ricorriamo a Maria, che la Chiesa chiama «Consolatrice degli afflitti» e san Giovanni Damasceno «Rimedio di tutti i dolori dei cuori». 


Signora mia dolcissima, tu innocente soffristi con tanta pazienza e io che ho meritato l'inferno rifiuterò di soffrire? Madre mia, questa grazia oggi ti chiedo: non di essere liberato dalle croci, ma di sopportarle con pazienza. Per amore di Gesù ti prego di ottenermi da Dio questa grazia. Da te la spero.



MARIA!

domenica 29 aprile 2012

**FEDE, UMILTA', PAZIENZA, VERGINITA', CARITA' FRATERNA, SILENZIO.



FEDE, UMILTA', PAZIENZA, VERGINITA', CARITA' FRATERNA, SILENZIO.
L'intercessione della Beata Maria di Gesù Crocifisso
ci aiuti nel mese mariano a crescere in queste virtù.

I

«Margherita, le diceva, san Tommaso mi ha dato tre pratiche sulla fede:

1. Guardate Gesù che scende sull'altare durante la messa, discende tramite la pa­rola del sacerdote. Credete che viene per nutrirvi e che, con lui, niente può man­carvi. Egli è là come un bambinello; ed è tutto per voi: andate a lui.

2. La fede, quanto è bella, potente! Un'anima che possiede la fede può fare tutto, Dio le accorda tutto. Guardate le bestie: quando nascondono le loro provviste, hanno cura di non essere viste, ammucchiano d'estate in vista dell'inverno. Come la bestia attende la sua soppravvivenza da ciò che ha nascosto sotto terra, credete che Gesù vi nutrirà, se andrete al santo Tabernacolo dove è nascosto per voi e dove vi attende.

3. Considerate l'agnello: vedete la fede che egli ha nel suo pastore; cammina vi­cino a lui con fiducia; si abbandona alle sue cure, va dove lo conduce; si ferma quando il pastore si ferma; conserva la sua lana o la dà come il pastore vuole; lo se­gue di giorno, lo segue di notte. È così che dovete lasciarvi condurre dal vostro Pa­store Gesù; è così che dovete seguirlo sempre con fede, di notte come di giorno; è così che dovete essere veri agnelli.
Se dicessimo con fede: Montagna, cambia di posto, la montagna ci ubbidirebbe; terra, trema, la terra tremerebbe».


II
«Margherita, santa Veronica mi ha dato sette pratiche sull'umiltà:

1. L'orgoglioso è come il grano di frumento gettato nell'acqua: gonfia, ingros­sa. Esponete questo grano al sole, al fuoco: secca, è bruciato. L'umile è come il gra­no di frumento gettato sulla terra: scende, si nasconde, scompare; muore, ma per ri­fiorire in cielo.

2. Quando si raccolgono le olive, lo si fa con la più grande cura, si raccolgono tutte quelle che cadono a terra allo scopo di estrarne l'olio. Cercate dappertutto con eguale cura occasioni per praticare l'umiltà. L'olio dà la luce; l'umiltà ha la luce di Dio; fa vedere Dio.

3. Considerate le api; volteggiano di fiore in fiore ed entrano in seguito nell'al­veare per fare il miele. Imitatele, cogliete dappertutto il succo dell'umiltà. Il miele è dolce; l'umiltà ha il gusto di Dio; fa gustare Dio.

4. Lavorate ogni giorno per acquistare l'umiltà. Quando si dimentica di innaf­fiare gli alberi appena piantati, questi muoiono; se dimenticate di praticare ogni giorno l'umiltà, l'albero della vostra anima si seccherà.

5. Vedete come un piccolo uovo nel mare diventa in poco tempo un grosso pesce. Abbiate cura di essere sempre piccoli con l'umiltà; diventerete grandi davanti a Dio. 

6. Considerate la bestia: non cerca che il suo bene e quello dei suoi piccoli. Sia­mo i figli di Dio il quale non cerca che il nostro bene. Ecco perché ci fornisce le occasioni per praticare l'umiltà: sappiamo approfittarne.

7. L'umiltà ci conserva; una bella e buona cosa, abbandonata, si perde: anche l'anima, senza gli atti di umiltà, si perde».


III
«Margherita, santa Teresa mi ha dato quattro pratiche sulla pazienza:

l. Quando soffrite, pensate alla vostra debolezza, alle vostre miserie, pensate che un piccolo nulla come voi non merita che di soffrire. Guardate Gesù nella sua Passione: soffrirete tutto con amore, voi lo ringrazierete.

2. Al fine di conservare la pazienza nella prova, considerate Gesù sulla Croce. Tutti lo ingiuriavano, tutti si burlavano di lui e dei suoi dolori; egli sopportava tutto in silenzio. Una figlia di Teresa deve soffrire con pazienza, in silenzio. Tutto pasa.

3. Nelle vostre sofferenze, pensate che glorificate Dio. Sulla terra, il Signore fa tutto per voi: voi soffrite tutto per Lui. Pensate alla sua gloria; pensate anche che la santa Vergine sarà vostra Madre.

4. Pensate che dopo le sofferenze, le umiliazioni, sarete in cielo. Oh! allora, qua­le non sarà la vostra gloria, la vostra gioia!».


IV
«Margherita, san Luca mi ha dato due pratiche sulla verginità:

1. Conservate con cura il profumo della verginità. Quando un liquore profumato è messo in un vaso, si chiude il vaso al fine di non fare evaporare il profumo. Fate così per la verginità; custoditela ben chiusa, e riprenderà il suo profumo in cielo.

2. Custodite la verginità come gli alberi conservano la loro linfa. Occorre mol­to tempo agli alberi prima che portino frutto. Dio sarà il frutto della verginità in cie­lo e sulla terra.
La verginità è come una luce vicino a Dio nel cielo».


V
«Margherita, san Giuseppe mi ha dato cinque pratiche sulla carità fraterna:

1. Pensate alla colomba: ella si toglie il cibo dalla bocca per darlo ai suoi pic­coli. È così che dovete essere caritatevoli per tutte le vostre sorelle: dimenticatevi, privatevi per gli altri.
Se agirete in questa maniera, Dio lo considererà come fatto a se stesso.

2. Guardate i pesci nel mare: vanno insieme in gruppi numerosissimi; marciate così insieme con la carità.

3. Considerate le bestie prive di ragione. Quando una tra loro corre un pericolo, le altre l'avvertono. Soccorretevi così le une con le altre.

4. Guardate le stelle: considerate come brillano e come fondono la loro luce, al fine di produrre tutte insieme una grande luce; producete così insieme, perfetta­mente unite, una grande luce di edificazione.

5. Guardate i bambini appena nati: li si nutre con il latte; crescono a poco a po­co grazie alla carità che si esercita nei loro riguardi; in seguito, mangiano per cre­scere maggiormente, per potere camminare. Per mezzo della carità, dovete nutrirvi le une con le altre, confortarvi e fortificarvi a vicenda».


VI
«Margherita, Gesù mi ha dato cinque pratiche sul silenzio:

l. Il giorno passa, la notte trascorre senza rumore, trascorrono in silenzio. Con­servate, anche voi, il silenzio; passate sulla terra in silenzio per trovare la gioia in cielo.

2. Quando l'acqua sgorga dalla sua sorgente, sgorga senza rumore, senza intor­bidirsi; scorre poi in silenzio: praticate così il silenzio.

3. Quando si piantano le erbe, le piante, i roseti, si lasciano radicare in silenzio, crescono in silenzio; spandono il loro profumo in silenzio; cadono, muoiono in si­lenzio; fanno tutto in silenzio: fate lo stesso.

4. L'uva si lascia cogliere in silenzio; si lascia gettare nel torchio e pigiare in si­lenzio; è allora che il vino è dolce. Il buon frutto diventa dolce grazie al silenzio: praticate il silenzio.

5. Imitate il legno; si lascia tagliare in silenzio; si lascia dipingere del colore che si vuole in silenzio; si lascia bruciare in silenzio. Lasciatevi umiliare in silenzio; la­vorate, soffrite, fate tutto in silenzio. Il silenzio preserva per il cielo».

LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

lunedì 1 agosto 2011

Le 6 Ali Serafiche di San Francesco d'Assisi





San Francesco abbraccia Cristo crocifisso; è un dipinto di Bartolomé Esteban Murillo realizzato a olio su tela 283 × 188 cm. È conservata al Museo de Bellas Artes di Siviglia.

***
La composizione simboleggia il momento culminante della vita di Francesco d'Assisi, cioè quando decise di rinunciare a tutti i suoi beni materiali per abbracciare la vita religiosa.
Accanto alla croce, due angeli reggono un libro aperto che reca in latino il passo del Vangelo secondo Luca che dice "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Anche il globo sul quale Francesco poggia il piede, quasi a spingerlo lontano, simboleggia il mondo terreno che egli rifiuta e abbandona per diventare discepolo di Gesù.

***

I tre capisaldi della vita Religiosa (cf. cap. I della Regola) sono:

VIVERE nell'Obbedienza, nella Povertà e nella Castità.


Sposalizio di San Francesco con la Povertà, 1316-1318, vele  Basilica inferiore di Assisi.
"Parente di Giotto"?- su disegno del maestro -

Poi il Serafico Padre San Francesco d'Assisi raccomanda altre tre cose:

* Desiderare più di ogni altra cosa di possedere lo Spirito del Signore e di agire secondo la sua santa volontà. 

* Pregare Dio con cuore puro e possedere l'umiltà e la pazienza nelle tribolazioni e malattie.

* Devono avere una predilezione speciale per quanti ci perseguitano, disprezzano e insultano (cap. X della Regola).

Praticamente San Francesco propone:

1. L'elevazione di tutto l'agire in Dio,

2. poi raccomanda L'accettazione gioiosa di 

    tutte le tribolazioni, e

3. La carità fattiva e squisita verso il

    prossimo.

COSI':

CROCIFISSI AL MONDO CON I TRE VOTI SIAMO RESI CONFORMI A DIO CON LE SUCCESSIVE TRE RACCOMANDAZIONI.

SONO LE 6 ALI SERAFICHE

   PER DISTACCARCI DAL MONDO E

   PENETRARE NELLE COSE DIVINE.                
(cfr.  S. Buonav.)

AMDG et BVM

martedì 21 giugno 2011

Prega, fratello, prega, sorella (3)



23. Pazienza
Se persisti nella pazienza, pregherai sempre con gioia.

24. Insidie della collera
Mentre pregherai come si deve, ti si presenteranno casi tali che ti sembrerà del tutto giusto andare in collera. Ma non è assolutamente giusta la collera contro il prossimo, poiché, se cerchi, troverai che è possibile anche senza collera conchiudere bene la faccenda. Adopera, dunque, ogni mezzo per non scoppiare in collera.

25. Lusinghe della vanagloria
Bada che, mentre hai l'aria di curare un altro, non sia tu incurabile, dando così un colpo reciso alla tua preghiera.  (Evagrio Pontico)

Invochiamo lo Spirito Santo per adorare il Padre in spirito e verità.
AMDG et BVM