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giovedì 21 marzo 2013

9. La pazienza di Maria

CORDA JESU ET MARIAE SACRATISSIMA
NOS BENEDICANT ET CUSTODIANT

Poiché questa terra è luogo di merito, giustamente viene chiamata valle di lacrime. Qui siamo tutti destinati a patire e con la pazienza a salvare le nostre anime nella vita eterna, come disse il Signore: «Con la vostra pazienza salverete le vostre anime» (Lc 21,19)

Dio ci diede la Vergine Maria come esempio di tutte le virtù, ma specialmente come esempio di pazienza. 

San Francesco di Sales osserva che alle nozze di Cana Gesù diede alla santa Vergine quella risposta, con cui [sembrava] mostrare di tenere poco conto delle sue preghiere: « Che importa più a me e a te, o donna?», come per dare a noi l'esempio della pazienza della sua santa Madre. 
Ma tutta la vita di Maria fu un esercizio continuo di pazienza. 

L'angelo rivelò a santa Brigida che la beata Vergine visse sempre tra le pene: « Come la rosa cresce tra le spine, così la santa Vergine crebbe fra le tribolazioni in questo mondo ». La compassione delle pene del Redentore bastò a fare di lei una martire della pazienza. Perciò san Bonaventura dice: « Colei che fu crocifissa concepì il crocifisso ». 

Quanto poi Ella soffrì durante il viaggio e la permanenza in Egitto, come in tutto il tempo che visse con il Figlio nella bottega di Nazaret, l'abbiamo già considerato parlando dei suoi dolori. Basta la sua presenza accanto a Gesù moribondo sul Calvario, a far capire quanto costante e sublime fu la sua pazienza: « Vicino alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25)

Proprio per merito di questa sua pazienza, dice Sant' Alberto Magno, Maria divenne nostra madre che ci partorì alla vita della grazia. 
Se desideriamo dunque essere figli di Maria, bisogna che cerchiamo d'imitarla nella pazienza. «Che cosa mai, dice san Cipriano, può arricchirci più di meriti in questa vita e di gloria nell'altra, che il soffrire le pene con pazienza?». 

«Chiuderò la tua via con una siepe di spine», dice il Signore per bocca di Osea (Os 2,6 Volg.). E san Gregorio aggiunge: «Le vie degli eletti sono cosparse di spine». Come la siepe protegge la vigna, così Dio circonda di tribolazioni i suoi servi, affinché non si attacchino alla terra. 

San Cipriano conclude dunque che la pazienza ci libera dal peccato e dall'inferno. La pazienza è quella che fa i santi: « Rende l'opera perfetta» (Gc 1,4), facendoci sopportare in pace le croci che ci vengono direttamente da Dio, cioè l'infermità, la povertà, ecc. e quelle che ci vengono dagli uomini: persecuzioni, ingiurie, ecc. 
San Giovanni vide tutti i santi con le palme - segno del martirio - nelle mani: «Dopo ciò apparve una gran folla... avevano palme nelle loro mani» (Ap 7,9); il che significa che tutti gli adulti che si salvano devono essere martiri di sangue o di pazienza. Rallegriamoci dunque, esclama san Gregorio, «possiamo essere martiri senza strumenti di martirio, se siamo pazienti»; 
se soffriremo le pene di questa vita, come dice san Bernardo
« pazientemente,  volentieri,  gioiosamente »

Quanto ci frutterà in cielo ogni pena sofferta per Dio! Perciò l'Apostolo ci incoraggia: «Il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» (2Cor 4,17). Belli sono i pensieri di santa Teresa a tale proposito. Diceva: «Chi abbraccia la croce, non la sente». E altrove: «Quando uno è risoluto a patire, è finita la pena». 
Quando ci sentiamo oppressi dalle croci, ricorriamo a Maria, che la Chiesa chiama «Consolatrice degli afflitti» e san Giovanni Damasceno «Rimedio di tutti i dolori dei cuori». 


Signora mia dolcissima, tu innocente soffristi con tanta pazienza e io che ho meritato l'inferno rifiuterò di soffrire? Madre mia, questa grazia oggi ti chiedo: non di essere liberato dalle croci, ma di sopportarle con pazienza. Per amore di Gesù ti prego di ottenermi da Dio questa grazia. Da te la spero.



MARIA!