Visualizzazione post con etichetta Nicodemo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nicodemo. Mostra tutti i post

martedì 14 gennaio 2020

Ognuno ha il suo metodo per giungere al suo porto.// Quale è il mio Nome?


  ......
9  Ognuno ha il suo metodo per giungere al suo porto. Ogni vento è buono purché si sappia usare la vela. 

Voi sentite soffiare il vento e dalla sua corrente potete regolarvi e dirigere la manovra. 

Ma non potete dire da dove esso viene né chiamare quello che vi occorre. 

Anche lo Spirito chiama e viene chiamato e passa. 
Ma solo chi è attento lo può seguire. 

Conosce la voce del padre il figlio, conosce la voce dello Spirito lo spirito da Lui generato.”

  - “Come può avvenire questo?”

 - “Tu maestro in Israele me lo chiedi? Tu ignori queste cose? 


Si parla e si testifica di ciò che sappiamo e abbiamo visto. 

Or dunque Io parlo e testifico di ciò che so. 

Come potrai mai accettare le cose non viste se non accetti la testimonianza che Io ti porto? 

Come potrai credere allo Spirito se non credi all’incarnata Parola? 

Io sono disceso per risalire e meco trarre coloro che sono quaggiù. 

Uno solo è disceso dal Cielo: il Figlio dell’uomo. 
E uno solo salirà col potere di aprire il Cielo: Io, Figlio dell’uomo. 

Ricorda Mosè. Egli alzò un serpente nel deserto per guarire i morbi d’Israele. 


Quando Io sarò innalzato, coloro che la febbre della colpa fa ciechi, sordi, muti, folli, lebbrosi, malati, saranno guariti e chiunque crederà in Me avrà vita eterna. 


Anche coloro che in Me avranno creduto, avranno questa beata vita. 

Non chinare la fronte, Nicodemo. 
Io sono venuto a salvare, non a perdere. 
Dio non ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perché chi è nel mondo sia condannato, ma perché il mondo sia salvo per mezzo di Lui. 

Nel mondo Io ho trovato tutte le colpe, tutte le eresie, tutte le idolatrie. 


Ma può la rondine che vola ratta sulla polvere sporcarsene la piuma? No. Porta solo per le tristi vie della terra una virgola d’azzurro, un odore di cielo, getta un richiamo per scuotere gli uomini e far loro alzare lo sguardo dal fango e seguire il suo volo che al cielo ritorna. Così Io. Vengo per portarvi meco. Venite!... 


Chi crede nel Figlio Unigenito non è giudicato. E’ già salvo, perché questo Figlio perora al Padre e dice ‘Costui mi amò’. 

Ma chi non crede è inutile faccia opere sante. E’ già giudicato perché non ha creduto nel nome del Figlio Unico di Dio. 

10 Quale è il mio Nome, Nicodemo?
   -“Gesù.”
   -“No. Salvatore. Io sono la Salvazione. 
Chi non Mi crede, rifiuta la sua salute ed è giudicato dalla Giustizia eterna. 
E il giudizio è questo: ‘La Luce ti era stata mandata, a te e al mondo, per esservi di salvezza, e tu e gli uomini avete preferito le tenebre alla Luce perché preferivate le opere malvagie, che ormai erano la consuetudine vostra, alle opere buone che Egli vi additava da seguire per essere santi’. 

Voi avete odiato la Luce perché i malfattori amano le tenebre per i loro delitti, e avete sfuggito la Luce perché non vi illuminasse nelle vostre piaghe nascoste. 
Non per te, Nicodemo. Ma la verità è questa. 

E la punizione sarà in rapporto alla condanna, nel singolo e nella collettività. 


Riguardo a coloro che mi amano e mettono in pratica la verità che insegno, nascendo perciò nello spirito per una seconda volta, che è la più vera, ecco Io dico che essi non temono la Luce, ma anzi ad essa si accostano, perché la loro luce aumenta quella da cui furono illuminati, reciproca gloria che fa beato Dio nei suoi figli e i figli nel Padre. 


No, che i figli della Luce non temono d’essere illuminati. 

Ma anzi col cuore e con le opere dicono: ‘Non io; Egli il Padre, Egli il Figlio, Egli lo Spirito hanno compiuto in me il Bene. Ad essi gloria in eterno’
E dal Cielo risponde l’eterno canto dei Tre che si amano nella loro perfetta Unità: ‘A te benedizione in eterno, figlio vero del nostro volere’
Giovanni, ricorda queste parole per quando sarà l’ora di scriverle. Nicodemo, sei persuaso?”
  - “Maestro... sì.


AVE MARIA PURISSIMA!

domenica 14 settembre 2014

Domenica 14 Settembre 2014, Esaltazione della santa Croce, festa

Maria Valtorta



Domenica 14 Settembre 2014, Esaltazione della santa Croce, festa

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,13-17. 


In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 


................
tutti, meno Giovanni e me’. Giovanni serve per andare al ponte del Cedron ad attendere Nicodemo, che è in una delle case di Lazzaro, fuori le mura. Io servivo a spiegare. Ho fatto male?”
“Hai fatto bene. Vai, Giovanni, al tuo posto.”

Restano soli Simone e Gesù. Gesù è pensieroso. Simone rispetta il suo silenzio. Ma Gesù lo rompe
d’improvviso e, come terminando ad alta voce un interno discorso, dice: “Sì. E’ bene fare così. Isacco, Elia, gli altri, bastano per tenere viva l’idea che già si afferma fra i buoni e negli umili. Per i potenti... vi sono altre leve. Vi è Lazzaro, Cusa, Giuseppe, altri ancora... Ma i potenti... non mi vogliono. Temono e tremano per il loro potere. Io andrò lontano da questo cuore giudeo, sempre più ostile al Cristo.”

“Torniamo in Galilea?”
“No. Ma lontano da Gerusalemme. La Giudea va evangelizzata. E’ Israele essa pure. Ma qui, lo vedi... Tutto serve ad accusarmi. Mi ritiro. E per la seconda volta...”
“Maestro, ecco Nicodemo” dice Giovanni entrando per primo.
Si salutano e poi Simone prende Giovanni ed esce dalla cucina, lasciando soli i due.

“Maestro, perdona se ti ho voluto parlare in segreto. Diffido per Te e per me di molti. Non tutta viltà la mia. Anche prudenza e desiderio di giovarti più che se ti appartenessi apertamente. Tu hai molti nemici. Io sono uno dei pochi che qui ti ammirano. Mi sono consigliato con Lazzaro. Lazzaro è potente per nascita, temuto perché in favore presso Roma, giusto agli occhi di Dio, saggio per maturazione di ingegno e cultura, tuo vero amico e mio vero amico. Per tutto questo ho voluto parlare con lui. E’ sono felice che egli abbia giudicato nel mio stesso modo. Gli ho detto le ultime... discussioni del Sinedrio su Te.”
“Le ultime accuse. Di’ pure le verità nude come sono.”
“Le ultime accuse. Sì, Maestro. Io ero in procinto di dire, ‘Ebbene: io pure sono dei suoi’. Tanto perché in quell’assemblea ci fosse almeno uno che fosse in tuo favore. Ma Giuseppe, che mi era venuto vicino, mi ha sussurrato: ‘Taci. Teniamo occulto il nostro pensiero. Ti dirò poi’. E uscito di là ha detto; sì, ha detto: ‘Giova di più così. Se ci sanno discepoli, ci tengono all’oscuro di quanto pensano e decidono, e possono nuocergli e nuocerci. Come semplici studiosi di Lui, non ci faranno sotterfugi’. Ho capito che aveva ragione. Sono tanto... cattivi! Anche io ho i miei interessi e i miei doveri... e così Giuseppe... Capisci, Maestro.”
“Non vi dico nessuna rampogna. Prima che tu venissi, dicevo questo a Simone. E ho deciso anche di
allontanarmi da Gerusalemme.”
“Ci odi perché non ti amiamo!”
“No. Non odio neppure i nemici.”
“Tu lo dici. Ma così è. Hai ragione. Ma che dolore per me e Giuseppe! E Lazzaro? Che dirà Lazzaro, che proprio oggi ha deciso di farti dire di lasciare questo luogo per andare in una delle sue proprietà di Sionne. Tu sai? Lazzaro è potente in ricchezza. Buona parte della città è sua e così molte terre di Palestina. Il padre, al suo censo ed a quello di Eucheria della sua tribù e famiglia, aveva unito quanto era ricompensa dei romani al servitore fedele, ed ai figli ha lasciato ben grande eredità. E, quel che più conta, una velata ma potente amicizia con Roma. Senza quella, chi avrebbe salvato dall’improperio tutta la casa dopo l’infamante condotta di Maria, il suo divorzio, solo avuto perché era ‘lei’, la sua vita di licenza in quella città che è suo feudo e in Tiberiade che è l’elegante lupanare dove Roma e Atene hanno fatto letto di prostituzione per tanti del popolo eletto? Veramente, se Teofilo siro fosse stato un proselite più convinto, non avrebbe dato ai figli quella educazione ellenicizzante che uccide tanta virtù e semina tanta voluttà e che, bevuta ed espulsa senza conseguenze da Lazzaro, e specie da Marta, ha contagiato e proliferato nella sfrenata Maria, ed ha fatto di lei il fango della famiglia e della Palestina. No, senza la potente ombra del favore di Roma, più che ai lebbrosi, sarebbe stato mandato il loro anatema. Ma posto che così è, approfittane.”

“No. Mi ritiro. Chi mi vuole verrà con Me.”
“Ho fatto male a parlare!” Nicodemo è accasciato.
“No. Attendi e persuaditi.” e Gesù apre una porta e chiama: “Simone! Giovanni! Venite da Me.”
Accorrono i due.
“Simone, di’ a Nicodemo quanto ti dicevo quando entrò lui.”
“Che per gli umili bastano i pastori, per i potenti Lazzaro, Nicodemo e Giuseppe con Cusa, e che Tu ti ritiri lontano da Gerusalemme pur senza lasciare la Giudea. Questo dicevi. Perché me lo fai ripetere? Che è avvenuto?”
“Nulla. Nicodemo temeva che Io me ne andassi per le sue parole.”
“Ho detto al Maestro che il Sinedrio è sempre più nemico, e che era bene si mettesse sotto la protezione di Lazzaro. Ha protetto i tuoi beni perché ha dalla sua Roma. Proteggerebbe anche Gesù.”
“E’ vero. E’ un buon consiglio. Per quanto la mia casta sia invisa anche a Roma, pure una parola di Teofilo mi ha conservato l’avere durante la proscrizione e la lebbra. E Lazzaro ti è molto amico, Maestro.”
“Lo so. Ma ho detto. E quello che ho detto, faccio.”
“Noi ti perdiamo, allora!”
“No, Nicodemo. Dal Battista vanno uomini di tutte le sètte. Da Me potranno venire uomini di tutte le sètte e di tutte le cariche.”
“Noi venivamo da Te sapendoti da più di Giovanni.”
“Potete venirci ancora. Sarò un rabbi solitario Io pure come Giovanni, e parlerò alle turbe vogliose di sentire la voce di Dio e capaci di credere che Io sono quella Voce. E gli altri mi dimenticheranno. Se almeno saranno capaci di tanto.”


Maestro, Tu sei triste e deluso. Ne hai ragione. Tutti ti ascoltano. E credono in Te tanto da ottenere dei miracoli. Persino uno di Erode, uno che deve per forza avere corrotta la bontà naturale in quella corte incestuosa. Persino dei soldati romani. Solo noi di Sionne siamo così duri... Ma non tutti. Lo vedi... Maestro, noi sappiamo che sei venuto da parte di Dio, suo dottore che più alto non c’è. Lo dice anche Gamaliele.
Nessuno può fare i miracoli che Tu fai se non ha seco Iddio. Questo credono anche i dotti come Gamaliele.
Come allora avviene che non possiamo avere la fede che hanno i piccoli d’Israele? Oh! dimmelo proprio. Io non ti tradirò anche se mi dicessi: ‘Ho mentito per avvalorare le mie sapienti parole sotto un sigillo che nessuno può deridere’. Sei Tu il Messia del Signore? l’Atteso? la Parola del Padre, incarnata per istruire e redimere Israele secondo il Patto?”

“Da te lo domandi, o altri ti mandano a chiederlo?”

“Da me, da me, Signore. Ho un tormento qui. Ho una burrasca. Venti contrari e contrarie voci. Perché non in me, uomo maturo, quella pacifica certezza che ha costui, quasi analfabeta e fanciullo, e che gli mette quel sorriso beato sul volto, quella luce negli occhi, quel sole nel cuore? 
Come credi tu, Giovanni, per essere così sicuro? Insegnami o figlio, il tuo segreto, il segreto per cui sapesti vedere e capire il Messia in Gesù Nazareno!”

Giovanni si fa rosso come una fragola e poi china il capo come si scusasse di dire una cosa così grande, e risponde semplicemente: “Amando.”

“Amando! E tu, Simone, uomo probo e sulle soglie della vecchiezza, tu dotto e tanto provato da essere indotto a temere inganno dovunque?”
“Meditando.”
“Amando! Meditando! Io pure amo e medito, e non sono certo ancora!”

Interloquisce Gesù dicendo: “Io te lo dico il segreto vero. Costoro seppero nascere nuovamente, con uno spirito nuovo, libero da ogni catena, vergine da ogni idea. E compresero perciò Dio. Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il Regno di Dio, né credere nel suo Re.”

Come può un uomo rinascere essendo già adulto? Espulso dal seno materno, l’uomo non può mai più rientrarvi. Alludi forse alla reincarnazione come la credono tanti pagani? Ma no, non è possibile in Te questo. E poi non sarebbe un rientrare nel seno, ma un rincarnare oltre il tempo. Perciò non più ora. Come? Come?”

“Non vi è che una esistenza della carne sulla terra e una eterna vita dello spirito oltre la terra. Ora Io non parlo della carne e del sangue. Ma dello spirito immortale, il quale per due cose rinasce a nuova vita. Per l’acqua e per lo Spirito. Ma il più grande è lo Spirito, senza il quale l’acqua non è che un simbolo. Chi si è mondato con l’acqua deve purificarsi poi con lo Spirito e con Esso accendersi e splendere, se vuole vivere in seno a Dio qui e nell’eterno Regno. Perché ciò che è generato dalla carne è e resta carne, e con essa muore dopo averla servita nei suoi appetiti e peccati. Ma ciò che è generato dallo Spirito è spirito, e vive tornando allo Spirito Generatore dopo aver allevato sino all’età perfetta il proprio spirito. Il Regno dei Cieli non sarà abitato che da esseri giunti all’età spirituale perfetta. Non meravigliarti dunque se dico: ‘Bisogna che voi nasciate di nuovo’. 

Costoro hanno saputo rinascere. Il giovane ha ucciso la carne e fatto rinascere lo spirito mettendo il suo io sul rogo dell’amore. Tutto fu arso di ciò che era la materia. Dalle ceneri ecco sorgere il
nuovo fiore spirituale, meraviglioso elianto che sa volgersi al Sole eterno. Il vecchio ha messo la scure della meditazione onesta ai piedi del suo vecchio pensiero ed ha sradicato la vecchia pianta lasciando solo il pollone della buona volontà, dal quale ha fatto nascere il suo nuovo pensiero. Ora ama Dio con spirito nuovo e lo vede. Ognuno ha il suo metodo per giungere al suo porto. Ogni vento è buono purché si sappia usare la vela. Voi sentite soffiare il vento e dalla sua corrente potete regolarvi e dirigere la manovra. Ma non potete dire da dove esso viene né chiamare quello che vi occorre. Anche lo Spirito chiama e viene chiamato e passa.
Ma solo chi è attento lo può seguire. Conosce la voce del padre il figlio, conosce la voce dello Spirito lo spirito da Lui generato.”

“Come può avvenire questo?”

Tu maestro in Israele me lo chiedi? Tu ignori queste cose? Si parla e si testifica di ciò che sappiamo e abbiamo visto. Or dunque Io parlo e testifico di ciò che so. Come potrai mai accettare le cose non viste se non accetti la testimonianza che Io ti porto? Come potrai credere allo Spirito se non credi all’incarnata Parola? Io sono disceso per risalire e meco trarre coloro che sono quaggiù. Uno solo è disceso dal Cielo: il Figlio dell’uomo. E uno solo salirà col potere di aprire il Cielo: Io, Figlio dell’uomo. Ricorda Mosè. Egli alzò un serpente nel deserto per guarire i morbi d’Israele. Quando Io sarò innalzato, coloro che la febbre della colpa fa ciechi, sordi, muti, folli, lebbrosi, malati, saranno guariti e chiunque crederà in Me avrà vita eterna. Anche coloro che in Me avranno creduto, avranno questa beata vita. 

Non chinare la fronte, Nicodemo. Io sono venuto a salvare, non a perdere. Dio non ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perché chi è nel mondo sia condannato, ma perché il mondo sia salvo per mezzo di Lui. Nel mondo Io ho trovato tutte le colpe, tutte le eresie, tutte le idolatrie. Ma può la rondine che vola ratta sulla polvere sporcarsene la piuma? No. Porta solo per le tristi vie della terra una virgola d’azzurro, un odore di cielo, getta un richiamo per scuotere gli uomini e far loro alzare lo sguardo dal fango e seguire il suo volo che al cielo ritorna. Così Io. Vengo per portarvi meco. Venite!... Chi crede nel Figlio Unigenito non è giudicato. E’ già salvo, perché questo Figlio perora al Padre e dice ‘Costui mi amò’. Ma chi non crede è inutile faccia opere sante. E’ già giudicato perché non ha creduto nel nome del Figlio Unico di Dio. Quale è il mio Nome, Nicodemo?”

“Gesù.”

No. Salvatore. Io sono la Salvazione. Chi non mi crede, rifiuta la sua salute ed è giudicato dalla Giustizia eterna. E il giudizio è questo: ‘La Luce ti era stata mandata, a te e al mondo, per esservi di salvezza, e tu e gli uomini avete preferito le tenebre alla Luce perché preferivate le opere malvagie, che ormai erano la consuetudine vostra, alle opere buone che Egli vi additava da seguire per essere santi’. Voi avete odiato la Luce perché i malfattori amano le tenebre per i loro delitti, e avete sfuggito la Luce perché non vi illuminasse nelle vostre piaghe nascoste. Non per te, Nicodemo. Ma la verità è questa. E la punizione sarà in rapporto alla condanna, nel singolo e nella collettività. Riguardo a coloro che mi amano e mettono in pratica la verità che insegno, nascendo perciò nello spirito per una seconda volta, che è la più vera, ecco Io dico che essi non temono la Luce, ma anzi ad essa si accostano, perché la loro luce aumenta quella da cui furono illuminati, reciproca gloria che fa beato Dio nei suoi figli e i figli nel Padre. No, che i figli della Luce non temono d’essere illuminati. Ma anzi col cuore e con le opere dicono: ‘Non io; Egli il Padre, Egli il Figlio, Egli lo Spirito hanno compiuto in me il Bene. Ad essi gloria in eterno’. E dal Cielo risponde l’eterno canto dei Tre
che si amano nella loro perfetta Unità: ‘A te benedizione in eterno, figlio vero del nostro volere’. Giovanni, ricorda queste parole per quando sarà l’ora di scriverle. Nicodemo, sei persuaso?

“Maestro... sì. Quando potrò parlarti ancora?”
“Lazzaro saprà dove condurti. Andrò da lui prima di allontanarmi da qui.”
“Io vado, Maestro. Benedici il tuo servo.”
La mia pace sia teco.

Nicodemo esce con Giovanni.
Gesù si volge a Simone: “Vedi l’opera della potestà delle tenebre? Come un ragno, tende la sua insidia e invischia e imprigiona chi non sa morire per rinascere farfalla, tanto forte da lacerare la tela tenebrosa e passare oltre, portando a ricordo della sua vittoria brandelli di lucente rete sulle ali d’oro, come orifiamme e labari vinti al nemico. Morire per vivere. Morire per darvi la forza di morire. Vieni, Simone, al riposo. E Dio sia con te.”
Tutto ha fine. 

domenica 5 maggio 2013

LA ASCENSIÓN DEL SEÑOR - 12 / de mayo / 2013: "No tendréis el Reino de Dios en vosotros si no tenéis el amor. Porque el Reino de Dios es el Amor. Con él aparece. Por él se establece en vuestros corazones en medio de rayos de una luz infinita que penetra y fecunda, borra lo que hubiere de ignorancia, brinda sabiduría, consume al hombre y crea un dios, al hijo de Dios, mi hermano, rey del trono que Dios ha preparado para los que se dan a Él para tenerlo, a Él sólo. Sed, pues, puros y santos por la oración ardiente que santifica al hombre porque lo sumerge en el fuego de Dios que es la caridad. Debéis ser santos."



LA ASCENSIÓN 
DEL SEÑOR





Apenas la aurora en el oriente se ha teñido de color rosado que ya Jesús está paseando con su Madre por las estribaciones del Getsemaní. No hablan, tan sólo se miran con ese amor indescriptible e inefable. Tal vez ya hablaron lo que tenían que decirse. Tal vez no. Sólo sus corazones. El contemplarse está lleno de amor como siempre. Un mutuo contemplarse. Lo conocen las cosas bañadas con el rocío, la luz pura, matinal, las hermosas criaturas de Dios como las hierbas, las flores, los pajarillos, las mariposas. Los hombres están ausentes.
El día ha empezado ya. Se ve el sol. Se oyen las voces de los apóstoles, que son una señal para Jesús y María. Se detienen, se miran. Jesús abre sus brazos y estrecha a su Madre contra su pecho... ¡Oh, era un Hombre en toda la palabra, el hijo de una Mujer! Para confirmarse de esto basta ver el adiós. Al besar a su Madre se ve cómo la amaba. Ella besa una y más veces a su Hijo. Parece como si no quisieran despedirse. Cuando parece que ya lo van a hacer, otro abrazo los une, y en señal de bendición tornan a darse el beso de despedida... Es en verdad el Hijo del Hombre que se separa de quien lo engendró. Es la Madre en el sentido propio de la palabra que se despide para devolver a su Padre, a su Hijo, prenda del Amor...
¡DIOS QUE BESA A LA MADRE DE DIOS!...

Finalmente María, como criatura que es, se arrodilla a los pies de su Dios que es también su Hijo, que le impone las manos sobre la cabeza. Luego se inclina y la ayuda a levantarse, dándole su último beso en la blanca frente que parece un pétalo de lirio bajo los cabellos rubios, todavía juveniles...
Se dirigen a la casa, y nadie es capaz de imaginar el amor que entre sí se comunicaron al verlos avanzar juntos. ¡Qué diferencia hay de este adiós con los otros adioses, el de la despedida antes de ir a la pasión, el que dio la Virgen cuando dejó a su Hijo en el Sepulcro!
En este último adiós, aunque en los ojos se ve el natural llanto de despedida, los labios sonríen por la alegría de saber que Jesús va a la morada que conviene a su gloria.
"Señor, entre el monte y Betania, están allá todos los que dijiste a tu Madre que querías bendecir hoy" dice Pedro.

"ESTÁ BIEN. VAMOS DONDE ESTÁN. PERO ANTES VENID. 
QUIERO DIVIDIR UNA VEZ MÁS EL PAN CON VOSOTROS."

Entran en la habitación donde diez días antes habían estado las mujeres para la cena del décimo cuarto día del segundo mes. María acompaña a Jesús hasta allí, luego se retira. Se quedan Jesús y los once.
Sobre la mesa se ve carne asada, queso, aceitunas pequeñas y negruzcas, una jarra no muy grande con vino y otra mayor con agua, y también panes grandes. Una mesa sencilla, sin lujo, en que sólo la adorna lo necesario para la comida.
Jesús ofrece y distribuye las partes. Está entre Pedro y Santiago de Alfeo. El señaló los lugares. Juan, Judas de Alfeo y Santiago están en frente: Tomás, Felipe y Mateo a un lado; Andrés, Bartolomé y Zelote del otro. De este modo todos pueden verlo... La comida es breve, en silencio, Los apóstoles, llegado el último día de estar cerca con Jesús y pese a las continuas apariciones, en común o en particular, no han perdido ese respeto de adoración que siempre se nota cuando se encuentran con Jesús resucitado.

LA COMIDA HA TERMINADO. 
JESÚS ABRE SUS MANOS SOBRE LA MESA, CON SU GESTO 
HABITUAL ANTE UN HECHO INEVITABLE, Y DICE:

"Ved, pues, que ha llegado la hora de dejaros para regresar a mi Padre. Escuchad las últimas palabras de vuestro Maestro.
No os alejéis de Jerusalén en estos días. Lázaro, a quien he hablado de ello, una vez más convierte en realidad los deseos de su Maestro y os cede la casa de la última cena, para que tengáis una casa donde podáis recogeros y tener vuestras reuniones. Estad allí durante estos días y orad intensamente para prepararos a la venida del Espíritu Santo que tendrá lugar para vuestra misión. Recordad que, siendo Yo Dios, me preparé con una dura penitencia para mi ministerio de evangelizador. Vuestra preparación será cada vez más fácil y más breve. No os exijo otra cosa. Me basta con que oréis asiduamente, en unión con los setenta y dos y bajo la guía de mi Madre, que os encargo vivamente. Será vuestra Madre y Maestra perfecta en el amor y sabiduría. Habría podido enviaros a otra parte para prepararos a recibir al Espíritu Santo, pero quiero más bien que os quedéis acá en Jerusalén, que deberá asombrarse ante los prodigios que se le conceden en cambio de tantos rechazos a mi llamamiento.
Después, el Espíritu Santo os hará comprender la necesidad de que la Iglesia surja exactamente en esta ciudad que, juzgándola humanamente, es la más indigna de ello. Jerusalén es siempre Jerusalén, aun cuando es una gran pecadora y aun cuando aquí se cumplió el deicidio. Nada le servirá. Está condenada. Pero si lo está, no todos sus habitantes lo están. Quedaos aquí por los pocos justos que hay en ella, y quedaos porque ésta es la ciudad real, la ciudad del templo, y porque como los profetas predijeron, aquí donde fue ungido, aclamado y levantado el rey Mesías, aquí debe empezar su Reino sobre el mundo y también aquí, donde Dios da el libelo de repudio a la sinagoga por sus horribles y numerosos crímenes, debe levantarse el nuevo Templo al que acudirán las gentes de todas las naciones. Leed a los profetas. Todo está predicho en ellos. Mi Madre antes, después el Espíritu Paráclito, os hará comprender las palabras de los profetas de este tiempo. Permaneced aquí hasta que Jerusalén os arroje como me arrojó a Mí, y odie mi Iglesia como me ha odiado a Mí, maquinando planes para destruirla. En ese entonces transportad a otra parte la sede de mi amada Iglesia, porque no debe perecer.
Os aseguro que ni siquiera el infierno podrá vencerla. Pero si Dios os asegura su protección, no tentéis al cielo pidiéndole todo.

DEBÉIS HOLLAR LOS SENDEROS DE LA TIERRA PARA 
LLEGAR AL CORAZÓN DE ELLA Y FIJAR ALLÍ MI IGLESIA.

Id a Efraín como vuestro Maestro fue allá porque todavía no era la hora de que los enemigos me aprehendieran. Os digo Efraín para significaros  tierras de ídolos y paganos. No elijáis a Efraín de Palestina como sede de mi Iglesia. Recordad cuántas veces os dije, ya a todos, ya a alguno en particular, que debéis hollar los senderos de la tierra para llegar al corazón de ella y fijar allí mi Iglesia. Del corazón del hombre se propaga la sangre por todos los miembros. Del corazón del mundo debe propagarse mi religión por toda la tierra.
Por ahora mi Iglesia es semejante a un ser recién concebido, y que se forma en la matriz. Jerusalén es su matriz, y en su interior el corazón todavía pequeño, a cuyo alrededor se unen los pocos miembros de la Iglesia naciente, manda sus pequeñísimas ondas de sangre a estos miembros. Pero cuando llegue la hora que Dios ha señalado, la matriz arrojará al ser que se había formado en su seno, e irá a una tierra nueva, allá crecerá convirtiéndose en un gran cuerpo, extendido por toda la tierra, y las palpitaciones del fuerte corazón de la Iglesia se propagarán a todo el inmenso cuerpo. Las palpitaciones del corazón de la Iglesia, libre ya de todo lazo con el Templo, eterna y victoriosa sobre las ruinas de él, viviente en el corazón del mundo, anunciarán a hebreos y gentiles que sólo Dios triunfa y obtiene lo que quiere, a cuyo deseo ni la rabia de los hombres, ni los ejércitos de ídolos podrán oponerse.
Pero esto sucederá después, y en ese entonces sabréis lo que tendrá que hacerse. El Espíritu de Dios os guiará. No temáis.
Por ahora reunid en Jerusalén el primer grupo de fieles. Se irán formando diversos grupos y reuniones según el número de fieles aumente. Os digo en verdad que los ciudadanos de mi Reino aumentarán rápidamente cual semilla arrojada en tierra fecunda. Mi pueblo se propagará por toda la tierra.
El Señor dice al Señor: "Como has hecho y por causa mía no te dispensaste, te bendeciré y multiplicaré tu estirpe como las estrellas del cielo y como la arena que hay en la costa del mar. Tú descendencia se apoderará de las fortificaciones de tus enemigos y en tu descendencia serán bendecidas todas las naciones de la tierra". Donde mi nombre, mi emblema, mi ley, sean tenidos como soberanos, allí estará mi bendición.

ESTÁ POR VENIR EL ESPÍRITU SANTO, EL SANTIFICADOR, 
Y DE ÉL OS LLENARÉIS.

Está por venir el Espíritu Santo, el santificador, y de Él os llenaréis. Tratad de ser puros cual conviene a todo quien se acerca al Señor. Yo también lo fui. Tenía sobre mi divinidad puesta una vestidura para poder estar entre vosotros, y no sólo para enseñaros y redimiros con los miembros y con la sangre de esta vestidura,sino también para traer al Santo de los Santos entre los hombres, sin la inconveniencia de que cualquier hombre, aun impuro, pudiera posar sus ojos sobre quien los serafines no se atreven a mirar.
Pero el Espíritu Santo vendrá sin el velo de la carne, se posará sobre vosotros y descenderá en vosotros con sus siete dones y os aconsejará.
Los planes de Dios son sublimes y para recibirlos es necesario prepararse con una voluntad heroica de perfección que os haga semejantes a vuestro Padre y a vuestro Jesús en sus relaciones con el Padre y con el Espíritu Santo. Por lo tanto son necesarias una caridad y pureza perfectas, para poder comprender el Amor y recibirlo en el trono del corazón.
Sumergios en el abismo de la contemplación. Esforzaos por olvidar que sois humanos y esforzaos por haceros serafines. Arrojaos al horno, a las llamas de la contemplación. La contemplación de Dios es como la chispa que brota al contacto del pedernal, y de ahí nace el fuego y la luz. El fuego que consume la materia oscura, siempre impura y la cambia en llama luminosa y pura, es purificación.
No tendréis el Reino de Dios en vosotros si no tenéis el amor. Porque el Reino de Dios es el Amor. Con él aparece. Por él se establece en vuestros corazones en medio de rayos de una luz infinita que penetra y fecunda, borra lo que hubiere de ignorancia, brinda sabiduría, consume al hombre y crea un dios, al hijo de Dios, mi hermano, rey del trono que Dios ha preparado para los que se dan a Él para tenerlo, a Él sólo. Sed, pues, puros y santos por la oración ardiente que santifica al hombre porque lo sumerge en el fuego de Dios que es la caridad.
Debéis ser santos. No en el sentido limitado que esta palabra hasta ahora ha significado, sino en el extenso que Yo mismo le di al proponeros la santidad del Señor como ejemplo y límite, esto es, la santidad perfecta. Entre nosotros el Templo es llamado santo, como también el lugar donde está el altar, donde está oculto el Santo de los Santos, donde el arca y el propiciatorio. Pero en verdad os digo que los que poseen la gracia y viven en la santidad por amor al Señor, son más santos que el lugar del Santo de los Santos, porque Dios no pone su pie solamente, como en el propiciatorio que esta en el Templo para dar sus órdenes, sino que habita en ellos para darles su amor.
¿Os acordáis de mis palabras de la última cena? Entonces os prometí el Espíritu Santo. Ved, Él está por venir para que os bautice no con agua, como Juan hizo con vosotros para que os prepararais a recibirme, sino con el fuego para que os preparéis a servir al Señor así como lo exige de vosotros. Dentro de pocos días estará aquí. Después de que haya venido, aumentará sin medida vuestra capacidad y seréis capaces de comprender las palabras de vuestro Rey y hacer las obras que os ha dicho que hicierais para extender su Reino sobre la tierra."
"¿Entonces reconstruirás, después de la venida del Espíritu Santo, el reino de Israel?" le preguntan interrumpiéndolo.
No existirá más el reino de Israel, sino mi Reino. Se cumplirá todo cuanto el Padre ha dicho. No toca a vosotros conocer las épocas y los momentos que el Padre se ha reservado en su poder. Entre tanto vosotros recibiréis la virtud del Espíritu Santo que descenderá sobre vosotros, y seréis mis testigos en Jerusalén, Judea, Samaría y hasta los confines de la tierra, fundando reuniones donde se reúnan quienes aceptan mi Nombre, bautizando las gentes en el nombre santísimo del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo, como os lo he dicho, para que tengan la gracia y vivan en el Señor; predicando el evangelio a todas las criaturas, enseñando lo que os he enseñado; poniendo en práctica lo que os he dicho que hiciereis.
Y Yo estaré con vosotros todos los días, hasta el fin del mundo.

UNA COSA MÁS QUIERO Y ES QUE QUIEN PRESIDA 
LAS REUNIONES EN JERUSALÉN SEA SANTIAGO, 
MI HERMANO.

Pedro, como cabeza de toda mi Iglesia, frecuentemente tendrá que hacer viajes apostólicos, porque todos los neófitos desearán conocer al Pontífice, Cabeza suprema de la Iglesia. Pero el ascendiente que tendrá mi hermano sobre los fieles de esta primera Iglesia será grande. Los hombres son siempre hombres y ven las cosas como son ellos. Les parecerá que Santiago es continuación mía, sólo porque es mi hermano. En verdad os digo que mayor, y más semejante a Mí, lo es él por su sabiduría que por el parentesco. Pero así son las cosas. Los hombres que no me buscaron cuando estuve entre ellos, me buscarán en él, porque es mi pariente. Por otra parte, tú Simón Pedro, estás destinado a otros honores..."
"¡Qué no soy digno, Señor! Te lo dije cuando te me apareciste y nuevamente te lo digo en presencia de todos. Tú eres bueno, divinamente bueno, además de sabio, y has juzgado rectamente al hacer que yo, que te renegué en esta ciudad, no sea su cabeza espiritual. Quieres dispensarme de tantos escarnios que por otra parte serían muy justos..."
"Todos, menos dos, fuimos iguales, Simón. También yo huí. El Señor me ha destinado no por esto, ni por las razones que dijiste, a este lugar, pero tú eres mi jefe, Simón de Jonás, y como tal te reconozco, y ante la presencia del Señor y de todos te prometo obediencia. Te daré lo que poseo, para ayudarte en tu ministerio, pero, te ruego, que me des tus órdenes porque tú eres el jefe y yo el súbdito. Cuando el Señor hizo que me acordara de una antigua conversación, yo bajé la cabeza diciendo: "Se haga lo que quieres". Igualmente te lo diré desde el momento en que, habiéndonos dejado el Señor, tu serás su representante en la tierra. Nos amaremos ayudándonos mutuamente en el ministerio sacerdotal" dice Santiago inclinándose desde su lugar prestando homenaje a Pedro.
"Sí, Amaos entre vosotros, ayudándoos mutuamente, porque éste es el nuevo mandamiento y la señal de que sois en realidad míos.
No inquietéis por ninguna razón. Dios está con vosotros. Podréis hacer lo que exijo de vosotros. No os impondré cosas que no podáis realizar, porque no busco vuestra ruina, sino vuestra gloria.
Ved, voy a prepararos vuestro lugar al lado de mi trono. Estad unidos conmigo y el Padre en el amor. Perdonad al mundo que os odia. Llamad hijos y hermanos a quienes vienen a vosotros, o ya están con vosotros porque me aman.
Estad tranquilos sabiendo que siempre estaré pronto a ayudaros a llevar vuestra cruz. Estaré con vosotros en las fatigas de vuestro ministerio y en las horas de persecución. No pereceréis. No sucumbiréis aun cuando así pareciere a los ojos del mundo. Os encontraréis cansados, entristecidos, torturados, pero mi alegría estará en vosotros, porque os ayudará en todo. Os digo en verdad que cuando tengáis por Amigo al Amor comprenderéis que cualquier cosa que sufriereis o viviereis por mi amor, se hará ligera, aunque sea una cruel tortura del mundo. Porque el que reviste todas sus acciones, voluntarias o no, por amor, cambia su yugo de la vida y del mundo en un yugo que Dios le da, que le doy Yo. Os repito que mi carga es siempre proporcionada a vuestras fuerzas y que mi yugo es ligero porque os ayudaré a llevarlo.

SABÉIS QUE EL MUNDO NO SABE AMAR. PERO DE HOY EN 
ADELANTE AMAD AL MUNDO CON UN AMOR 
SOBRENATURAL, PARA ENSEÑARLO A AMAR.

Sabéis que el mundo no sabe amar. Pero de hoy en adelante amad al mundo con un amor sobrenatural, para enseñarlo a amar. Y si al veros perseguidos os preguntaren: "¿Así os ama Dios?, ¿haciéndoos sufrir, haciendo que padezcáis dolores? ¡Si es así, no vale la pena ser de Dios!",responded: "El dolor no viene de Dios. Lo permite. Conocemos la razón de ello y nos gloriamos de tener igual suerte que tuvo Jesús, el Salvador, el Hijo de Dios". Responded: "Nos gloriamos de estar crucificados, de continuar la pasión de nuestro Jesús". Responded con las palabras de la Sabiduría: "La muerte y el dolor entraron en el mundo por envidia del demonio, pero Dios es autor ni de la muerte, ni del dolor, y no se alegra con el dolor de los seres vivientes. Todas las cosas de Él son vida, y todas están llenas de salud".Responded: "Actualmente parece que somos perseguidos y derrotados, pero en el día de Dios, al cambiarse las suertes, nosotros los justos, perseguidos en la tierra nos veremos gloriosos ante los que nos vejaron y despreciaron".
Decidles: "¡Venid a nosotros! Venid a la vida y a la paz. Nuestro Señor no quiere vuestra ruina, sino vuestra salvación. Por esto entregó a su Hijo para  que todos fuereis salvos".
Y alegraos de participar de mis padecimientos para poder estar conmigo en la gloria.
"Seré vuestra recompensa inimaginable", promete el Señor por Abraham a todos sus siervos fieles.Vosotros sabéis cómo se conquista el Reino de los cielos: con la fuerza, y se llega a través de muchas tribulaciones. Pero el que persevera como Yo, estará donde esté Yo. Os he señalado el camino y la puerta que lleven al Reino de los cielos. Yo he sido el primero en haber caminado por él y por él he regresado al Padre. Si hubiera habido otro os lo habría dicho, porque tengo compasión de vuestra debilidad humana. Pero no hay otro... Al señalároslo como el único camino, y la única puerta, también os digo, os repito cuál sea la medicina que da fuerza para recorrerla y entrar: el amor. Siempre el amor. Todo es posible cuando en nosotros existe. El amor que os ama os dará todo el amor, si se lo pidiereis en mi nombre, de modo que lleguéis a ser atletas en la santidad.

AHORA DÉMONOS EL BESO DE DESPEDIDA, 
AMADÍSIMOS AMIGOS MÍOS."

Se levanta para abrazarlos. Todos hacen lo mismo. Pero mientras en Jesús brilla una sonrisa tranquila, de una belleza verdaderamente divina, ellos, entristecidos, lloran, y Juan, reclinándose sobre el pecho de Jesús, sacudido de fuertes sollozos, intérprete del deseo de todos los demás dice: "¡Danos al menos tu Pan que nos fortifique en esta hora!"
"Se haga lo que quieres" le responde Jesús. Y tomando un pan lo parte después de haberlo ofrecido y bendecido repitiendo las palabras rituales. Lo mismo hace con el vino: "Haced esto en memoria de Mí", y añade: "que os he dejado esta prenda de mi amor para estar nuevamente y siempre con vosotros hasta que estéis conmigo en el cielo.Los bendice, ordena: "Ahora, vámonos."
Salen de la habitación, de la casa...
Jonás, María, Marcos están allí fuera. Se arrodillan, adorando a Jesús.
"La paz esté con vosotros. Que el Señor os pague cuanto me habéis dado" dice Jesús bendiciéndolos al pasar.
Marcos se pone de pie y dice: "Señor, los olivares que están a lo largo del camino de Betania están llenos de discípulos que te esperan."
"Ve a decirles que vayan al campo de los Galileos."
Marcos parte a la velocidad que sus piernas juveniles le permiten.
"Entonces han venido todos" dicen entre sí los apóstoles.
Más allá, sentada entre Marziam y María de Cleofás, está la Madre del Señor. Se levanta al verlo venir, lo adora con todo su corazón de Madre y de creyente.
"Ven, Madre. Y también tú, María..." dice Jesús al verlas firmes, enclavadas por la majestad que despide como en la mañana de su resurrección.
Pero Jesús no quiere imponer su majestad. Afablemente pregunta a María de Alfeo: "¿Estás sola?"
"Las otras... las otras están delante... Con los pastores... con Lázaro y toda su familia... Nos dejaron aquí porque...¡Oh, Jesús, Jesús! ¿Qué me pasará al no verte más, Jesús bendito, Dios mío, yo que tanto te he amado aun antes de que hubieras nacido, yo que tanto lloré por Ti cuando no sabía dónde estabas después de la matanza... yo, para quien el sol era tu sonrisa desde que regresaste, que eras todo mi bien?...¡Cuánto bien me has hecho!... ¡Ahora sí que soy una pobre, una viuda, sola!... Mientras estuviste, ¡eras todo!... Pensé haber probado aquella noche todo el dolor... Pero el dolor mismo, todo ese dolor de aquel día me había consumido... y no cabe duda de que era menor que el de ahora... Y luego... Tu ibas a resucitar. Pensaba que no creía en ello, pero ahora caigo en la cuenta que sí creía, porque no sentía lo que ahora experimento..." llora tanto que parece sofocarse.
"Buena María, te apenas como un niño que cree que su madre no lo ama, y que lo haya abandonado porque se fue a la ciudad a comprarle regalos que lo alegrarán, y que pronto regresará para cubrirlo de caricias y regalarle lo que compró. ¿No hago lo mismo contigo? ¿No voy a prepararte la alegría? ¿No voy acaso para regresar y decirte: "Ven, parienta mía, discípula mía, madre de mis amados discípulos"? ¿No te dejo mi amor? Te lo doy. Tú sabes que te amo. No llores así; alégrate porque no me verás ya despreciado, cansado, perseguido, rico sólo con el amor de unos cuantos. Con mi amor te dejo a mi Madre. Juan la hará de hijo, pero tu procura serle hermana. ¿Ves? No llora. Sabe que la nostalgia de Mí será lima que pulirá su corazón, la espera será siempre breve respecto al gran júbilo de una eternidad de unión; y sabe también que esta separación no será tal que la hiciere decir: "No tengo ya Hijo". Este era el grito de dolor, aquel día negro. Ahora canta en su corazón la esperanza: "Sé que mi Hijo sube al Padre. Que no me dejará sin sus amores espirituales". De igual modo cree tú, y todos... Mira a los demás. Ahí están mis pastores."
Se divisa la cara de Lázaro, de sus hermanas entre todos los siervos de Betania, la de Juana, cual una rosa bajo un velo de lluvia, la de Elisa y Nique, arrugadas por la edad -ahora las arrugas se ven más marcadas por la pena, siempre pena por el hijo, aun cuando si el corazón se regocija por el triunfo del Señor- la de Anastásica, las de las primeras vírgenes, la asceta de Isaac, la inspirada de Matías, la varonil de Mannaén, las serias de José y Nicodemo... Caras y más caras...
Jesús llama a los pastores, a Lázaro, José, Nicodemo, Mannaén, Maximino y a otros de los setenta y dos discípulos. Pero tiene muy cerca de Sí a los pastores diciéndoles: "Aquí vosotros que estuvisteis cerca del Señor que había bajado del cielo, con los espíritus que se regocijan con su glorificación. Os habéis hecho dignos de este lugar porque habéis sabido creer contra todo, y habéis sabido sufrir por vuestra fe. Os agradezco vuestro amor filial. Doy las gracias a todos. A ti, Lázaro, amigo mío. A vosotros, José y Nicodemo, que tuvisteis compasión de Mí, cuando el tener compasión era peligroso. A ti, Mannaén que supiste despreciar los favores insulsos de un inmundo para caminar por mi sendero. A ti, Esteban, corona hermosa de justicia que has dejado lo imperfecto por lo mejor y te coronarás con una guirnalda que todavía no conoces, pero que te anunciarán los ángeles. Tú, Juan, por breve tiempo hermano del seno purísimo y que viniste a la Luz más que a la vida. Tú, Nicolás, que siendo todavía prosélito, supiste consolarme por los dolores de los hijos de esta nación. Vosotras, buenas y constantes discípulas, con vuestra dulzura, lo fuisteis más que Judit. Tú, Marziam, hijo mío, de hoy en adelante te llamarás Marcial, en recuerdo del niño romano que mataron en el camino y pusieron en el cancel de la casa de Lázaro con el desafío: "Y ahora di al Galileo que te resucite, si es el Mesías y si ha resucitado", el último de los inocentes que perdierosu vida por servirme aun inconscientemente, y premio de los inocentes de todas las naciones que, llegados al Mesías, por esto se les odiará y antes de tiempo marchitos, como capullos de flores cortados antes de que se abriesen. Este nombre sea, Marcial, la señal de tu destino: serás apóstol en tierras bárbaras y las conquistarás para tu Señor como mi amor conquistó al niño romano para el cielo. Sed todos benditos con este adiós, e invoco del Padre la recompensa para quienes consolaron al Hijo del hombre en su doloroso camino. Bendita sea la raza humana en su porción selecta que existe tanto en los judíos como en los gentiles, y que se ha manifestado en el amor que me tuvo. Bendita la tierra con su hierba y sus flores, con sus frutos que deleitaron mi paladar y me dieron fuerzas. Bendita la tierra con su agua y sus encantos, por sus pajarillos y animales que muchas veces fueron mejores que el hombre en consolar al Hijo del Hombre.¡Bendito tú, sol, y tú, mar, y vosotros, montes, colinas, llanuras! ¡Benditas vosotras, estrellas, que fuisteis mis compañeras en mis horas de oración y en mi dolor! ¡Tú, luna, que me alumbraste cuando caminaba cual peregrino en busca de almas a quienes evangelizar! ¡Sed benditas, todas, todas vosotras criaturas, obra de mi Padre, compañeras mías en esta hora mortal, amigas de quien dejó el cielo para arrancar de la raza humana los cardos de la culpa que separa de Dios! ¡Sed benditos también vosotros, instrumentos inocentes de mi tortura, espinas, clavos, madero, reatas, porque me ayudasteis a cumplir la voluntad de mi Padre!".

¡Qué voz la de Jesús! Se esparce por el aire tibio y como el sonido de un bronce se propaga por ondas sobre el mar de caras que lo miran de todas partes. Estoy segura que son centenares de personas que rodean a Jesús que sube con los más predilectos hacia la cima del monte de los Olivos. Cuando llega al campo de los Galileos, en que no se ve en este tiempo ninguna de sus tiendas, dice a los apóstoles: "Ordenad a la gente que se detenga donde está, y luego seguidme."
Sigue subiendo, hasta la cima del monte, la que está más cerca de Betania, y no de Jerusalén, cima que domina todo. Cerca de Él están su Madre, los apóstoles, Lázaro, los pastores y Marziam. Abajo, en semicírculo que forman como barrera, los otros discípulos.
Jesús está de pie sobre una gran piedra que sobresale un poco, que muestra su blancura entre la verde hierba. El sol al tocar sus vestiduras las hace resplandecer como nieve, y hace brillar sus cabellos como si fueran de oro. Los ojos despiden luz divina.

ABRE SUS BRAZOS EN SEÑAL DE ABRAZO. PARECE 
COMO SI QUISIERA ESTRECHAR A TODAS LAS GENTES 
DE LA TIERRA QUE SU ESPÍRITU VE REPRESENTADAS 
EN ESA PEQUEÑA MULTITUD.

Con esa voz que no puede jamás olvidarse, da su última orden: "¡Id! ¡Id en mi nombre a evangelizar a los pueblos hasta los últimos confines de la tierra! Dios estará con vosotros. Su amor os consolará, su luz os guiará, su paz estará entre vosotros hasta la vida eterna."
Se transforma en hermosura. ¡Bello! Mucho más bello que cuando en el Tabor. Todos caen de rodillas adorándolo. Mientras ya se va elevando, busca una vez más el rostro de su Madre, y la sonrisa que despide es  tal que nadie podrá imaginar... Fue su adiós postrero a su Madre. Sube. Sube... El sol puede besarlo libremente porque nada se interpone, ni siquiera la más pequeña hoja, a sus rayos que besan al Dios-Hombre que sube con su Cuerpo santísimo al Cielo, y descubre sus llagas gloriosas que resplandecen como rubíes brillantísimos. Lo demás es un mar de luz. Luz con que quiere mostrar lo que en realidad es. Lo creado regocíjese con la luz del Mesías que sube. Luz que sobrepuja a la del sol. Luz sobrehumana y bienaventurada. Luz que baja del cielo al encuentro de la que sube...
Y Jesucristo, el Verbo de Dios, desaparece de la mirada de los hombres en medio de este océano de resplandores...
En la tierra dos gritos se escuchan en medio del profundo silencio: el de María, cuando lo ve desaparecer, es "¡Jesús!", y el que precede al llanto copioso de Isaac.
Los otros se quedan como mudos en medio de un religioso éxtasis, y así siguen hasta que vienen a sacarlos de él, dos luces angelicales, en forma mortal, que les dicen las palabras que se leen en el primer capítulo de los Hechos de los Apóstoles.

XI. 805-815
A. M. D. G. et B. V. M.