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lunedì 20 giugno 2016

ABBIAMO UNA MADRE REGINA

MARIA REGINA NOSTRA

La regalità di Nostra Signora è soprannaturale per carattere, perché la Madonna è la prima e la più alta delle creature di Dio. Non è la prima nell’ordine della natura, perché gli angeli sono naturalmente creature più elevate. Un angelo è puro spirito, e quindi è qualcosa di più di una creatura umana. Ma Maria è la prima creatura nell’ordine della grazia. Ha ricevuto un numero di grazie incomparabilmente maggiore degli angeli. E le grazie ricevute dagli angeli sono subordinate alle grazie ricevute dalla Madonna.

È anche la prima di tutte le donne. Il primo di tutti gli uomini è Nostro Signore Gesù Cristo; la prima di tutte le donne è Nostra Signora. Questo basterebbe da solo a conferirle di diritto il titolo di regina. Perché la regalità è una situazione “de jure” da cui scaturisce una situazione “de facto”. Chi è primo ha diritto di regnare e di essere servito, specialmente quando il suo regno è legato a un regno eterno che non avrà mai fine. Questo definisce la regalità di Maria.

Nostra Signora è la prima fra le creature perché è la Madre di Dio. Nessuna creatura ha avuto o potrà avere un’unione con la Santissima Trinità profonda come la sua. È la figlia prediletta del Padre Eterno, la madre ammirevole della Parola Incarnata, la sposa fedelissima dello Spirito Santo.

Inoltre, è regina perché Dio ha posto il governo di tutte le cose nelle sue mani. Dio ha scelto di non compiere alcunché di soprannaturale sulla Terra senza passare dalla Madonna. Tutte le preghiere che salgono dalla Terra verso il Cielo passano attraverso la Madonna; e tutte le grazie che scendono dal Cielo sulla Terra fanno lo stesso. Se tutto il Cielo chiedesse qualche cosa a Dio prescindendo dalla Madonna, non lo otterrebbe; ma se la Madonna da sola fra i cittadini del Cielo chiedesse una grazia, la otterrebbe. Questo ne fa una regina in tutta le pienezza del termine.

Ora questi concetti che definiscono la sua regalità celeste, il suo titolo più alto, devono trovare una corrispondenza anche nella sua regalità terrestre o sociale. Che cos’è la regalità sociale di Nostra Signora? Tutta la società umana dovrebbe essere organizzata in modo che ogni cosa corrisponda al suo volere di regina. Tutti coloro che governano dovrebbero seguire la sua volontà. San Luigi IX di Francia (1214-1270) usava definire se stesso “le sergent de Dieu en France”, che possiamo tradurre liberamente “il luogotenente di Dio in Francia”.

Considerava se stesso solo un esecutore del volere di Dio, anche se era uno dei più potenti monarchi del suo secolo. Ma comprendeva bene la sua missione, perché è esattamente questo che un re cattolico deve essere. Lo stesso si dovrebbe applicare alla Madonna. I re e i governanti cattolici dovrebbero essere i suoi luogotenenti.
Ma qual è la volontà della Madonna? Dal momento che di regola non ci appare in modo mistico per trasmetterci le sue prescrizioni, come possiamo conoscere la sua volontà? In realtà, la volontà della Madonna corrisponde perfettamente alla dottrina cattolica e all’obbedienza alla Chiesa Cattolica. Questa è la volontà della Madonna – e di Dio, perché la volontà della Madonna coincide perfettamente con la volontà di Dio. La più chiara componente della volontà della Madonna, quella meno soggetta a discussioni, è che si obbedisca alla Chiesa Cattolica.

Ma c’è un altro fattore: la voce della grazia che risuona dentro di noi. La grazia indica a ogni persona il modo di essere discepolo e di realizzare il piano che Dio ha concepito per lui o per lei. Questo è quanto normalmente si chiama vocazione. La vocazione è la chiamata di Dio, che è anche la chiamata di Nostra Signora, a realizzare un piano predefinito che Essi hanno concepito per ciascuno di noi. Quindi, corrispondere alla propria vocazione significa anche fare la volontà della Madonna.

E come si fa a corrispondere alla propria vocazione? Anzitutto, si tratta di fare tutto quanto è in nostro potere per conservare il deposito della dottrina cattolica insegnata dalla Santa Madre Chiesa. Sappiamo che dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II questo deposito di fede, morale, liturgia e diritto canonico è sistematicamente attaccato da nemici della Chiesa che si sono infiltrati al suo interno e che propongono di sostituire la sua dottrina con insegnamenti completamenti nuovi e del tutto diversi. Così obbedire alla propria vocazione oggi significa difendere la dottrina cattolica contro gli attacchi interni ed esterni. Essere fedeli alla chiamata della Madonna ai nostri giorni significa lottare contro i nemici della dottrina della Chiesa.

C’è un altro punto che vorrei trattare. Io parlo spesso di un Regno di Maria come di qualche cosa di futuro. Ma – si dirà – se fare la volontà della Madonna significa seguire la Chiesa, non si può forse affermare che prima della crisi rivoluzionaria, all’apogeo del Medioevo, c’è già stato un Regno di Maria? Perché dunque dovremmo parlare di un Regno di Maria al futuro?

Io non penso che il Medioevo sia stato in senso pieno un Regno di Maria. Poteva diventarlo. Se non fosse entrato in un processo di deterioramento sarebbe stato un Regno di Maria. La devozione alla Madonna stava crescendo e proprio questo segna l’apogeo del Medioevo. Ma subito è iniziato il declino. Un piano di Dio in divenire è stato interrotto.

Aggiungo che nel Medioevo molte delle verità sulla Madonna non erano state completamente chiarite. I dottori che studiavano la Vergine non avevano condotto la mariologia a quegli alti livelli che in realtà questa scienza teologica ha raggiunto dopo, non durante, il Medioevo. Per limitarci a un solo esempio, la grande voce di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) nel Medioevo non era ancora stata ascoltata, né quella che egli definisce la vera devozione alla Madonna era stata spiegata. Anche molte altre verità sulla Madonna che sono poi divenute patrimonio comune della Chiesa nel Medioevo non erano ancora correntemente insegnate. Si può pensare che sarebbero state scoperte e insegnate se non fosse iniziata la crisi del Medioevo.

Ma non è andata così. Il Medioevo è caduto. Così queste verità sono venute alla luce dopo, e il fatto che siano emerse in un’epoca di Rivoluzione e di crisi ha portato con sé la conseguenza che non si sono immediatamente riflesse in modo appropriato nella sfera sociale. Verità teologiche non sono state applicate alla vita della società come sarebbe dovuto accadere. Per la più piena gloria di Dio, è necessario che il suo piano si realizzi sulla Terra. E perché Maria regni sulla Terra è necessario che le verità che la riguardano siano non solo condivise dai devoti ma dispieghino i loro effetti anche sulla vita sociale.
Questi principi riguardano problemi molto profondi della storia. Ma ci consentono di apprezzare nel suo pieno significato la festa della regalità di Maria.


Autore: Plinio Correa de Oliveira



martedì 31 maggio 2016

MARIA SS.ma REGINA

 Beatae Mariae Virginis Reginae ~ II. classis

Tempora: Feria III infra Hebdomadam II post Octavam Pentecostes
Sancta Missa

Divinum Officium             Kalendarium


Lettura 1
Dal libro dell' Ecclesiastico
Sir 24:5-11
5 Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo, primogenita di tutta la creazione.
6 Io ho fatto sorgere nel cielo una luce indefettibile e come vapore ho coperto tutta la terra.
7 Ho posto la mia tenda in alto: il mio trono è sopra una colonna di nube.
8 Io sola ho percorso la volta del cielo, sono penetrata nelle profondità dell'abisso, ho camminato sui flutti del mare
9 E su tutta la terra: ho preso dominio su ogni popolo
10 E gente:
11 Ho soggiogato, con la mia forza, il capo dei potenti e degli umili; e in tutti questi ho cercato riposo, e mi fermerò nei domini del Signore.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.






AVE MARIA!

MATER SALUTIS

domenica 13 ottobre 2013

MAMMA E REGINA


MATERNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Il titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua ragion d'essere, il motivo di tutti i suoi privilegi e delle sue grazie. Per noi il titolo racchiude tutto il mistero della Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia sorgente per Maria di lodi e per noi di gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una prova sicura della nostra fede.
La Chiesa quindi non celebra alcuna festa della Vergine Maria senza lodarla per questo privilegio. E così saluta la beata madre di Dio nell'Immacolato Concepimento, nella Natività, nell'Assunzione e noi nella recita frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.

L'eresia nestoriana.
"Theotókos", Madre di Dio, è il nome con cui nei secoli è stata designata Maria Santissima. Fare la storia del dogma della maternità divina sarebbe fare la storia di tutto il cristianesimo, perché il nome era entrato così profondamente nel cuore dei fedeli che quando, davanti al Vescovo di Costantinopoli, Nestorio, un prete che era suo portavoce, osò affermare che Maria era soltanto madre di un uomo, perché era impossibile che Dio nascesse da una donna, il popolo protestò scandalizzato.
Era allora vescovo di Alessandria san Cirillo, l'uomo suscitato da Dio per difendere l'onore della Madre del suo Figlio. Egli tosto manifestava il suo stupore: "Mi meraviglia che vi siano persone, che pensano che la Santa Vergine non debba essere chiamata Madre di Dio. Se nostro Signore è Dio, Maria, che lo mise al mondo, non è la Madre di Dio? Ma questa è la fede che ci hanno trasmesso gli Apostoli, anche se non si sono serviti di questo termine, ed è la dottrina che abbiamo appresa dai Santi Padri".

Il Concilio di Efeso.
Nestorio non cambiò pensiero e l'imperatore convocò un concilio, che si aprì ad Efeso il 24 giugno 431 sotto la presidenza di san Cirillo, legato del papa Celestino. Erano presenti 200 vescovi i quali proclamarono che "la persona di Cristo è una e divina e che la Santissima Vergine deve essere riconosciuta e venerata da tutti quale vera Madre di Dio". I cristiani di Efeso intonarono canti di trionfo, illuminarono la città e ricondussero alle loro dimore con fiaccole accese i vescovi "venuti - gridavano essi - per restituirci la Madre di Dio e ratificare con la loro santa autorità ciò che era scritto in tutti i cuori".
Gli sforzi di Satana avevano raggiunto, come sempre, un risultato solo, cioè quello di preparare un magnifico trionfo alla Madonna e, se vogliamo credere alla tradizione, i Padri del Concilio, per perpetuare il ricordo dell'avvenimento, aggiunsero all'Ave Maria le parole: "Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Milioni di persone recitano ogni giorno questa preghiera e riconoscono a Maria la gloria di Madre di Dio, che un eretico aveva preteso negare.

La festa dell'undici ottobre.
Il 1931 ricorreva il XV centenario del Concilio di Efeso e Pio XI pensò che sarebbe stata "cosa utile e gradita per i fedeli meditare e riflettere sopra un dogma così importante" come quello della maternità divina e, per lasciare una testimonianza perpetua della sua divozione alla Madonna, scrisse l'Enciclica Lux veritatis, restaurò la basilica di S. Maria Maggiore in Roma e istituì una festa liturgica, che "avrebbe contribuito a sviluppare nel clero e nei fedeli la divozione verso la grande Madre di Dio, presentando alle famiglie come modelli, Maria e la sacra Famiglia di Nazareth", affinché siano sempre più rispettati la santità del matrimonio e l'educazione della gioventù. [Poi la festa fu trasferita da Paolo VI al 1 gennaio].
Che cosa implichi per Maria la dignità di Madre di Dio lo abbiamo già notato nelle feste del primo gennaio e del 25 marzo, ma l'argomento è inesauribile e possiamo fermarci su di esso ancora un poco.

Maria sterminio delle eresie.
"Godi, o Vergine, perché da sola hai sterminato nel mondo intero le eresie". L'antifona della Liturgia insegna che il dogma della maternità divina è sostegno e difesa di tutto il cristianesimo. Confessare la maternità divina è confessare la natura divina e l'umanità del Verbo Incarnato in unità di persona ed è altresì affermare la distinzione delle persone in Dio nell'unità di natura ed è ancora riconoscere tutto l'ordine soprannaturale della grazia e della gloria.

Maria vera Madre di Dio.
Riconoscere che Maria è vera Madre di Dio è cosa facile. "Se il Figlio della Santa Vergine è Dio, scrive Pio XI nell'Enciclica Lux veritatis, colei che l'ha generato merita di essere chiamata Madre di Dio; se la persona di Gesù Cristo è una e divina, tutti, senza dubbio, devono chiamare Maria Madre di Dio e non solamente di Cristo uomo. Come le altre donne sono chiamate e sono realmente madri, perché hanno formato nel loro seno la nostra sostanza mortale, e non perché abbiano creata l'anima umana, così Maria ha acquistato la maternità divina per aver generato l'unica persona del Figlio suo".

Conseguenze della maternità divina.
"Derivano di qui, come da sorgente misteriosa e viva, la speciale grazia di Maria e la sua suprema dignità davanti a Dio. La beata Vergine ha una dignità quasi infinita, che proviene dal bene infinito, che è Dio, dice san Tommaso. E Cornelio a Lapide spiega le parole di san Tommaso così: Maria è la Madre di Dio, supera in eccellenza tutti gli Angeli, i Serafini, i Cherubini. È la Madre di Dio ed è dunque la più pura e più santa di tutte le creature e, dopo quella di Dio, non è possibile pensare purezza più grande. È Madre di Dio, sicché, se i santi ottennero qualche privilegio (nell'ordine della grazia santificante) Maria ebbe il suo prima di tutti".

Dignità di Maria.
Il privilegio della maternità divina pone Maria in una relazione troppo speciale ed intima con Dio, perché possano esserle paragonate dignità create di qualsiasi genere, la pone in un rapporto immediato con l'unione ipostatica e la introduce in relazioni intime e personali con le tre persone della Santissima Trinità.

Maria e Gesù.
La maternità divina unisce Maria con il Figlio con un legame più forte di quello delle altre madri con i loro figli. Queste non operano da sole la generazione e la Santa Vergine invece ha generato il Figlio, l'Uomo-Dio, con la sua stessa sostanza e Gesù è premio della sua verginità e appartiene a Maria per la generazione e per la nascita nel tempo, per l'allattamento col quale lo nutrì, per l'educazione che gli diede, per l'autorità materna esercitata su di lui.

Maria e il Padre.
La maternità divina unisce in modo ineffabile Maria al Padre. Maria infatti ha per Figlio il Figlio stesso di Dio, imita e riproduce nel tempo la generazione misteriosa con la quale il Padre generò il Figlio nell'eternità, restando così associata al Padre nella sua paternità. "Se il Padre ci manifestò un'affezione così sincera, dandoci suo Figlio come Maestro e Redentore, diceva Bossuet, l'amore che aveva per te, o Maria, gli fece concepire ben altri disegni a tuo riguardo e ha stabilito che Gesù fosse tuo come è suo e, per realizzare con te una società eterna, volle che tu fossi la Madre del suo unico Figlio e volle essere il Padre del tuo Figlio" (Discorso sopra la devozione alla Santa Vergine).

Maria e lo Spirito Santo.
La maternità divina unisce Maria allo Spirito Santo, perché per opera dello Spirito Santo ha concepito il Verbo nel suo seno. In questo senso Leone XIII chiama Maria Sposa dello Spirito Santo (Enc. Divinum munus, 9 maggio 1897) e Maria è dello Spirito Santo il santuario privilegiato, per le inaudite meraviglie che ha operate in lei.
"Se Dio è con tutti i Santi, afferma san Bernardo, è con Maria in modo tutto speciale, perché tra Dio e Maria l'accordo è così totale che Dio non solo si è unita la sua volontà, ma la sua carne e con la sua sostanza e quella della Vergine ha fatto un solo Cristo, e Cristo se non deriva come egli è, né tutto intero da Dio, né tutto intero da Maria, è tuttavia tutto intero Dio e tutto intero di Maria, perché non ci sono due figli, ma c'è un solo Figlio, che è Figlio di Dio e della Vergine. L'Angelo dice: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. È con te non solo il Signore Figlio, che rivestisti della tua carne, ma il Signore Spirito Santo dal quale concepisti e il Signore Padre, che ha generato colui che tu concepisti. È con te il Padre che fa sì che suo Figlio sia tuo Figlio; è con te il Figlio, che, per realizzare l'adorabile mistero, apre il tuo seno miracolosamente e rispetta il sigillo della tua verginità; è con te lo Spirito Santo, che, con il Padre e con il Figlio santifica il tuo seno. Sì, il Signore è con te" (3a Omelia super Missus est).

MESSA

EPISTOLA (Eccli 24,23-31). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori danno frutti di gioia e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.

A buon diritto la Chiesa anche qui applica alla Madonna un testo che è stato scritto con riferimento al Messia. Non è Maria la vera vigna, che ci ha data l'uva generosa, che riceviamo tutti i giorni nell'Eucaristia? Vi è gloria paragonabile a quella di Maria, che, essendo vergine, è divenuta Madre di Dio, senza perdere la verginità? La Chiesa la canta con gioia Madre del bell'amore e ci invita ad accostarci a lei con confidenza, perché in Maria si incontra ogni speranza della vita e della virtù e chi l'ascolta non sarà mai confuso.

VANGELO (Lc 2,43-51). - In quel tempo: Al ritorno il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, ma i suoi genitori non se ne accorsero. Supponendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di cammino, poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti. Ma non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme in cerca di lui. E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto fra i dottori ad ascoltarli ed interrogarli, mentre gli uditori stupivano della sua sapienza e delle sue risposte. E, vedendolo, ne furono meravigliati. E sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Vedi, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Egli rispose loro: E perché cercarmi? non sapevate che mi devo occupare di quanto riguarda mio Padre? Ma essi non compresero quanto aveva loro detto. Poi se ne andò con loro e tornò a Nazaret, e stava loro sottomesso.

L'amore di Gesù per la Madre.
"Se fosse permesso spingere tanto innanzi l'analisi del suo sviluppo umano, si direbbe che in Gesù, come in altri, vi fu qualcosa dell'influenza della Madre sua. La grazia, la finezza squisita, la dolcezza indulgente appartengono solo a Lui, ma proprio per tali cose si distinguono coloro, che spesso hanno sentito il cuore come addolcito dalla tenerezza materna e lo spirito ingentilito, per la conversazione con la donna venerata e amata teneramente, che si compiaceva iniziarli alle sfumature più delicate della vita. Gesù fu davvero, come lo chiamavano i concittadini, il 'figlio di Maria'.
Egli tanto ha ricevuto da Maria, perché l'amò infinitamente. Come Dio, la scelse e le donò prerogative uniche di verginità, di purezza immacolata, e nello stesso tempo la grazia della maternità divina; come uomo, l'amò tanto fedelmente che sulla croce, in mezzo alle spaventevoli sofferenze, l'ultimo pensiero fu per lei: Donna, ecco tuo figlio. Ecco tua Madre.

Ma il doppio amore gli fece scegliere per la madre una parte degnissima di lei. Il profeta aveva preannunziato lui come il servo di Jahvé e la Madre fu la Serva del Signore nell'oblio di sé, nella devozione e nel perfetto distacco: 'vi è più gioia nel dare che nel ricevere'. Cristo, che aveva preso per sé questa gioia, la diede alla Madre e Maria comprese così bene questo dono che nei ricordi d'infanzia segnò con attenzione particolare i rapporti che a un lettore superficiale sembrano duri: 'Perché mi cercavate? Non sapevate che debbo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio?' E più tardi: 'Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?... ' Gesù vuole insegnarci il distacco che da noi esige e darcene l'esempio" (Lebreton, La Vie e l'enseignement de J. C. N. S., p. 62).


Maria nostra Madre.
Salutandoti oggi col bel titolo di Madre di Dio, non dimentichiamo che "avendo dato la vita al Redentore del genere umano, sei per questo fatto stesso divenuta Madre nostra tenerissima e che Cristo ci ha voluti per fratelli. Scegliendoti per Madre del Figlio suo, Dio ti ha inculcato sentimenti del tutto materni, che respirano solo amore e perdono" (Pio XI Enc. Lux veritatis).

"O Vergine tutta santa, è per i tuoi figli cosa dolce dire di te tutto ciò che è glorioso, tutto ciò che è grande, ma ciò facendo dicono solo il vero e non riescono a dire tutto quello che tu meriti" (Basilio di Seleucia, Omelia 39, n. 6, PG 85, 452). "Tu sei infatti la meraviglia delle meraviglie e di quanto esiste o potrà esistere, Dio eccettuato, niente è più bello di te" (Isidoro di Tessalonica, Discorso per la Presentazione di Maria, PG 189, 69).

Dalla gloria del cielo ove sei, ricordati di noi, che ti preghiamo con tanta gioia e confidenza. "L'Onnipotente è con te e tu sei onnipotente con Lui, onnipotente per Lui, onnipotente dopo di Lui", come dice san Bonaventura. Tu puoi presentarti a Dio non tanto per pregare quanto per comandare, tu sai che Dio esaudisce infallibilmente i tuoi desideri. Noi siamo, senza dubbio, peccatori, ma tu sei divenuta Madre di Dio per causa nostra e "non si è mai inteso dire che alcuno di quelli che sono ricorsi a te sia stato abbandonato. Animati da questa confidenza, o Vergine delle vergini, o nostra Madre, veniamo a te gemendo sotto il peso dei nostri falli e ci prostriamo ai tuoi piedi. Madre del Verbo incarnato, non disprezzare le nostre preghiere, degnati di esaudirle" (san Bernardo).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1170-1176


martedì 9 aprile 2013

LA VITA DI UN BUON RELIGIOSO È VITA SUBLIME E PIENA DI MERITI. ­


LA VITA DI UN BUON RELIGIOSO 
È 
VITA SUBLIME E PIENA DI MERITI. ­ 

Il re Profeta parla nei suoi Salmi di una regina che sta alla de­stra del re del Cielo, in veste d'oro e vagamente ornata, così che il re è invaghito di tanta bellezza (Psalm. XLIV, 10-12). 

Questa regina così splendidamente vestita, così riccamente e variamente adorna, che siede alla destra del Re, è in primo luogo la Santissima Vergine, Madre di Dio; poi è l'anima reli­giosa consacrata a Dio, vivente unicamente di Dio e per Iddio... «Io mi studierò, essa dice, di piacere al Signore nella terra dei viventi» (Psalm. CXIV, 9). 

Il buon re­ligioso è come un olivo carico di frutti nella casa del Signore (Psalm. LI, 10). Egli crescerà come la palma, si moltiplicherà come il cedro del Libano. Piantato nella casa del Signore, fiorirà negli atrii del nostro Dio; porterà frutti nella sua vecchiezza e abbonderà di grazia e di vita (Psalm. XCI, 13-15).


«Preparate i vostri cuori al Signore» - Praeparate corda vestra Domino (1 Reg. VII, 3). I buoni religiosi consacrano interamente i loro cuori al Signore, e si uniscono a Dio così strettamente, che nel linguaggio della Scrittura sono detti sposati a lui... 


«Se vedete un'anima, scrive S. Bernardo, la quale dopo di aver tutto abbandonato, sì abbraccia con tutto il cuore al Verbo, vive nel Verbo e per il Verbo, si regola secondo il Verbo, concepisce del Verbo per produrre frutti di virtù per mezzo del Verbo, cosicché possa dire: Gesù Cristo è la mia vita, ed il morire mi è guadagno, credete che quest'anima è maritata al Verbo, è sposa al Verbo? (Serm. XXXVIII, in Cant.)». Ora non è questa una vita altissima e ricolma di meriti? 

Un religioso deve, come dice Eusebio, non essere tenero del riposo, fuggire tutto ciò che sa di diletto, amare il lavoro; dev'essere paziente nell'abiezione, non sofferente degli onori, povero di denaro, ricco nella sua coscienza, umile nei meriti, severo contro i vizi (Homil. IX, ad Monach.). 

I religiosi, dice S. Pro­spero, i quali non si spogliano dei loro vecchi costumi, che non cambiano spirito, ma solamente abito, che non vivono di azioni vivificate, ma di abitudini; che insomma compaiono religiosi in parole, ma non in opere, tali religiosi vivono mondanamente in religione: vogliono sembrare virtuosi senza esserlo; predicano grandi cose senza praticarle; accusano i vizi, e non li abbandonano. (De Vita contempl.). 

Ugo da S. Vittore paragona un convento ad una città e ne distingue così le varie parti: le prime trincee di questa città degli eletti, sono il disprezzo delle cose terrene; i bastioni, la speranza; le mezzelune, la pazienza; le torri, l'umiltà; le fontane, le lagrime; la sentinella, la prudenza; il portinaio, l'obbedienza; il re, la carità; la guarnigione, la giustizia; la temperanza, la fortezza (Instit. Monast.).



IMMACOLATA MIA
MIO TUTTO!