LA VITA DI UN BUON RELIGIOSO
È
VITA SUBLIME E PIENA DI MERITI.
Il re Profeta parla nei suoi Salmi di una regina che sta alla destra del re del Cielo, in veste d'oro e vagamente ornata, così che il re è invaghito di tanta bellezza (Psalm. XLIV, 10-12).
Questa regina così splendidamente vestita, così riccamente e variamente
adorna, che siede alla destra del Re, è in primo luogo la Santissima Vergine, Madre di Dio; poi è l'anima religiosa consacrata a Dio, vivente unicamente di
Dio e per Iddio... «Io mi studierò, essa dice, di piacere al Signore nella
terra dei viventi» (Psalm. CXIV, 9).
Il buon religioso è come un olivo
carico di frutti nella casa del Signore (Psalm. LI, 10). Egli crescerà
come la palma, si moltiplicherà come il cedro del Libano. Piantato nella casa
del Signore, fiorirà negli atrii del nostro Dio; porterà frutti nella sua
vecchiezza e abbonderà di grazia e di vita (Psalm. XCI, 13-15).
«Preparate i vostri cuori al Signore» - Praeparate corda vestra Domino (1 Reg.
VII, 3). I buoni religiosi consacrano interamente i loro cuori al Signore, e si
uniscono a Dio così strettamente, che nel linguaggio della Scrittura sono detti
sposati a lui...
«Se vedete un'anima, scrive S. Bernardo, la quale dopo di aver
tutto abbandonato, sì abbraccia con tutto il cuore al Verbo, vive nel Verbo e
per il Verbo, si regola secondo il Verbo, concepisce del Verbo per produrre
frutti di virtù per mezzo del Verbo, cosicché possa dire: Gesù Cristo è la mia
vita, ed il morire mi è guadagno, credete che quest'anima è maritata al Verbo,
è sposa al Verbo? (Serm. XXXVIII, in Cant.)». Ora non è questa una vita
altissima e ricolma di meriti?
Un religioso deve, come dice Eusebio, non essere
tenero del riposo, fuggire tutto ciò che sa di diletto, amare il lavoro;
dev'essere paziente nell'abiezione, non sofferente degli onori, povero di
denaro, ricco nella sua coscienza, umile nei meriti, severo contro i vizi (Homil.
IX, ad Monach.).
I religiosi, dice S. Prospero, i quali non si spogliano
dei loro vecchi costumi, che non cambiano spirito, ma solamente abito, che non
vivono di azioni vivificate, ma di abitudini; che insomma compaiono religiosi
in parole, ma non in opere, tali religiosi vivono mondanamente in religione:
vogliono sembrare virtuosi senza esserlo; predicano grandi cose senza
praticarle; accusano i vizi, e non li abbandonano. (De Vita contempl.).
Ugo da S. Vittore paragona un convento ad una città e ne distingue così le
varie parti: le prime trincee di questa città degli eletti, sono il disprezzo
delle cose terrene; i bastioni, la speranza; le mezzelune, la pazienza; le
torri, l'umiltà; le fontane, le lagrime; la sentinella, la prudenza; il
portinaio, l'obbedienza; il re, la carità; la guarnigione, la giustizia; la
temperanza, la fortezza (Instit. Monast.).
IMMACOLATA MIA
MIO TUTTO!