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martedì 9 aprile 2013

LA VITA DI UN BUON RELIGIOSO È VITA SUBLIME E PIENA DI MERITI. ­


LA VITA DI UN BUON RELIGIOSO 
È 
VITA SUBLIME E PIENA DI MERITI. ­ 

Il re Profeta parla nei suoi Salmi di una regina che sta alla de­stra del re del Cielo, in veste d'oro e vagamente ornata, così che il re è invaghito di tanta bellezza (Psalm. XLIV, 10-12). 

Questa regina così splendidamente vestita, così riccamente e variamente adorna, che siede alla destra del Re, è in primo luogo la Santissima Vergine, Madre di Dio; poi è l'anima reli­giosa consacrata a Dio, vivente unicamente di Dio e per Iddio... «Io mi studierò, essa dice, di piacere al Signore nella terra dei viventi» (Psalm. CXIV, 9). 

Il buon re­ligioso è come un olivo carico di frutti nella casa del Signore (Psalm. LI, 10). Egli crescerà come la palma, si moltiplicherà come il cedro del Libano. Piantato nella casa del Signore, fiorirà negli atrii del nostro Dio; porterà frutti nella sua vecchiezza e abbonderà di grazia e di vita (Psalm. XCI, 13-15).


«Preparate i vostri cuori al Signore» - Praeparate corda vestra Domino (1 Reg. VII, 3). I buoni religiosi consacrano interamente i loro cuori al Signore, e si uniscono a Dio così strettamente, che nel linguaggio della Scrittura sono detti sposati a lui... 


«Se vedete un'anima, scrive S. Bernardo, la quale dopo di aver tutto abbandonato, sì abbraccia con tutto il cuore al Verbo, vive nel Verbo e per il Verbo, si regola secondo il Verbo, concepisce del Verbo per produrre frutti di virtù per mezzo del Verbo, cosicché possa dire: Gesù Cristo è la mia vita, ed il morire mi è guadagno, credete che quest'anima è maritata al Verbo, è sposa al Verbo? (Serm. XXXVIII, in Cant.)». Ora non è questa una vita altissima e ricolma di meriti? 

Un religioso deve, come dice Eusebio, non essere tenero del riposo, fuggire tutto ciò che sa di diletto, amare il lavoro; dev'essere paziente nell'abiezione, non sofferente degli onori, povero di denaro, ricco nella sua coscienza, umile nei meriti, severo contro i vizi (Homil. IX, ad Monach.). 

I religiosi, dice S. Pro­spero, i quali non si spogliano dei loro vecchi costumi, che non cambiano spirito, ma solamente abito, che non vivono di azioni vivificate, ma di abitudini; che insomma compaiono religiosi in parole, ma non in opere, tali religiosi vivono mondanamente in religione: vogliono sembrare virtuosi senza esserlo; predicano grandi cose senza praticarle; accusano i vizi, e non li abbandonano. (De Vita contempl.). 

Ugo da S. Vittore paragona un convento ad una città e ne distingue così le varie parti: le prime trincee di questa città degli eletti, sono il disprezzo delle cose terrene; i bastioni, la speranza; le mezzelune, la pazienza; le torri, l'umiltà; le fontane, le lagrime; la sentinella, la prudenza; il portinaio, l'obbedienza; il re, la carità; la guarnigione, la giustizia; la temperanza, la fortezza (Instit. Monast.).



IMMACOLATA MIA
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