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mercoledì 28 ottobre 2015

*****Son molti che la Confessione non fanno… È Sacrilegio figli… attenti a quello che fate.

GESU’ a Conchiglia 5 sett. 2000:

Scrivi ancora… del Pane e del Vino…
che viene oltraggiato in ogni Messa.
Son molti che la Confessione non fanno…
È Sacrilegio figli… attenti a quello che fate.
L’ho detto e ripeto… in bocca e in ginocchio
poiché avanti a Gesù ogni ginocchio si pieghi
neanche le Briciole si devon sprecare
quindi… in bocca vi dovete comunicare.
Arrivano i tempi bui per la Chiesa di Dio
La divisione è già in atto all’interno di Essa.


AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 28 luglio 2015

Tenere l’ingannatore a distanza.



… Figli miei, sarete sempre tentati dal peccato. La perfezione delle vostre anime è molto difficile da raggiungere ed esige una grande disciplina e determinazione da parte vostra. Se e quando voi siete vittime della seduzione del maligno e avete commesso il peccato, dovete immediatamente pregare con tutto il vostro cuore e chiedere perdono.

La confessione regolare è un sacramento molto frainteso. Solamente con una confessione settimanale nel confessionale la vostra anima può rimanere in uno stato di grazia. Quando la vostra anima è santificata in questo modo e per mezzo della preghiera quotidiana, solo allora potete tenere l’ingannatore a distanza.

martedì 26 maggio 2015

Per guarire



Vengo dal Cielo per indicarvi la strada da seguire: quella della preghiera e della penitenza.

Vengo dal Cielo per donarvi, figli miei ammalati, la medicina di cui avete bisogno per guarire: andate a lavarvi alla fontana.

Lavatevi alla fonte di acqua viva che scaturisce dal Cuore trafitto di mio Figlio Gesù e che la Chiesa ancora oggi vi dona coi suoi Sacramenti, specialmente con quello della riconciliazione.

Lavatevi spesso a questa fontana, perché ne avete bisogno per purificarvi dal peccato e per guarire dalle ferite che il male lascia nella vostra esistenza.
Lavatevi a questa fontana per diventare sempre più puri.

La vostra Mamma Immacolata, figli prediletti, vi ricopre del suo manto di Cielo e dolcemente vi aiuta a vivere la virtù della purezza.

Vi voglio puri di mente, di cuore, di corpo.  ...

domenica 12 aprile 2015

Beato Alfredo Ildefonso Card. Schuster


Così il Beato Alfredo Ildefonso Card. Schuster commenta il santo Vangelo della Domenica in albis:

...
La seguente lezione evangelica (Giov. XX, 19-31) narra di due distinte apparizioni di Gesù agli Apostoli
la prima, nella sera stessa di Pasqua, quando istituì il sacramento della confessione, l’altra otto giorni dopo, quando volle che Tommaso palpasse le sue piaghe. 

È significativo che sia stata accordata agli Apostoli la podestà di rimettere i peccati proprio il giorno della resurrezione del Cristo. Quello era un giorno di letizia e di trionfo, e perciò ben si conveniva che in esso la divina misericordia istituisse il Sacramento che viene a rimuovere da questa terra il lutto ed il pianto, e richiama i peccatori a nuova vita. 
A memoria del qual fatto, anche adesso il senso cristiano vuole che i fedeli innanzi di partecipare al Sacramento Pasquale, impetrino dal sacerdote l’assoluzione sacramentale dello proprie colpe. Nel linguaggio del nostro popolo, che però è così espressivo e riflette una profonda educazione cattolica, l’accostarsi in occasione della santa Pasqua a questi due sacramenti, si dice far Pasqua. Tanto adunque intimo è il nesso tra la resurrezione del Signore e la riconciliazione sacramentale dei penitenti. In antico la riconciliazione dei pubblici penitenti avveniva appunto il giovedì e il venerdì santo.

La seconda apparizione di Gesù nel cenacolo avvenne per confutare lo scetticismo di Tommaso [su Gesù così misericordioso da apparire a coloro che L'avevano totalmente abbandonato durante la Passione, e perdonarli]. Per credere, egli voleva toccare materialmente, ed Iddio permise questo difetto, perché poi la medicina onde fu guarito lui servisse a curare l’incredulità di tutte le future generazioni. La resurrezione del Signore non lascia alcun dubbio; essa prima che fosse creduta, fu veduta, fu anzi palpata da persone tutt’altro che propense ad ammetterla.


Sia lodato Gesù Maria!

martedì 10 febbraio 2015

Confessati bene.


Confessati bene. Sapessi quanto è buono il Signore!


Pigliò quella voce come rivelazione del Cielo, si fece coraggio, decisa, confessò quel peccato che tanto le faceva vergogna e per cui tanto aveva già pianto. Da quell' istante, provò tale sollievo e tanta consolazione, che andava raccontando a tutti la cosa, e ripeteva a sua volta: "Provate e vedrete quanto è buono Gesù! "

Il confessore le disse: " Ebbene, ringraziane di tutto cuore Dio e continua a confessarti bene. Guai a chi si incammina per la via dei sacrilegi. Sarebbe questa la più grande disgrazia: si continuerà così, forse fino alla morte, e si finirà per andare eternamente perduti ". È dunque gran male la confessione mal fatta? Si, è la principale causa di dannazione! 


Dite davvero,Padre? 

 È così, purtroppo! Le confessioni mal fatte sono il motivo per cui tanti perdono l' anima e vanno all' inferno.

Ma voi esagerate! 

Non esagero affatto, nè sono io che lo dico; lo affermano i santi più esperti di anime; lo ha veduto in una visione S. Teresa (dottore della Chiesa).
Stava questa Santa pregando, ed ecco ad un tratto spalancarsi davanti ai suoi occhi una voragine profondissima tutta ripiena di fuoco e di fiamme , e laggiù cadere abbondantissime, come la neve d' inverno, le povere anime. Spaventata la Santa alza gli occhi al cielo ed esclama: " Mio Dio, mio Dio! Che cosa vedo mai? Chi sono tutte quelle anime che vanno perdute? Saran certamente anime di poveri infedeli, di nemici della S. Chiesa, di grandi delinquenti, di sacrileghi....


No, o Teresa, - rispose Iddio -, no! Sappi: quelle anime che vedi in questo momento andare nell' inferno per mia permissione, sono tutte anime di cristiani come te.


...Ma dunque, saranno anime di gente che non credeva, che non praticava la Religione, che non frequentava i Sacramenti.

No, o Teresa, no! Sappi che sono anime di cristiani battezzati come te, che come te credevano e praticavano... 

 Ma dunque, non si saranno confessati mai, neppure in punto di morte...
No, sono anime che si confessavano e si sono confessate anche in punto di morte....

Come dunque, o mio Dio, vanno dannate? 
 Vanno dannate perchè si confessarono male!... 
Va, o Teresa, racconta a tutti questa visione e scongiura Vescovi e Sacerdoti a non stancarsi mai di predicare sull' importanza delconfessione e contro le Confessioni mal fatte, onde i miei cari cristiani non abbiano a convertire la medicina in veleno e servirsi in male di questo Sacramento, che è il Sacramento della misericordia e del perdono.

Dunque, sono proprio molte le Confessioni mal fatte?


S. Alfonso, S. Filippo Neri, S. Leonardo da Porto Maurizio, S.Pio da Pietrelcina sono d' accordo nel dire che, purtroppo, le Confessioni mal fatte sono senza numero. Essi che passarono la vita al confessionale e al letto dei moribondi, sapevano di dire la pura verità.



UN EPISODIO RACCONTATO DA 

S.PAOLINO DA NOLA !!!!!!

Un giorno mentre il santo Vescovo stava nel confessionale, si presentarono due uomini insieme. Naturalmente il Vescovo fece presente che era consentito ad uno solo di stare nel confessionale, poichè la confessione deve essere individuale. Il secondo però insistette dicendo che era suo diritto essere presente durante la confessione del primo. Il Vescovo ribatte che un tale diritto non esiste e invitò il secondo ad allontanarsi, ma costui, con ferma insistenza ribadì il suo diritto. Il santo insospettito chiese chi fosse lui, per vantare un tale diritto. La risposta fu: "sono il demonio". E tu che ci fai qui? Sono venuto a restituire la vergogna che gli avevo tolto al momento di fare il peccato, gliela restituisco adesso al momento di confessarlo, per questo ti ho detto che era mio diritto, perchè era un atto di giustizia restituire ciò che era stato tolto.


S. AGOSTINO:


Se tu ti accusi, Dio ti scusa. Se tu ti scusi Dio ti accusa.


S. FRANCESCO DI SALES

È una regola quasi generale che quando noi facciamo sovente una stessa mancanza è segno che non abbiamo desiderio e volontà di emendazione.


Scrive P. Gabriele di S.M. Maddalena o.c.d.:

La confessione prevede l' accusa dei propri peccati. Ma più ancora che l' accusa, l' anima deve preoccuparsi del dolore dei propri peccati in quanto sono offesa a Dio, Bontà infinita; che sia un dolore proveniente dall' amore, ossia il pentimento del figlio il quale, più che pensare alla sua vergogna e ai castighi meritati, si affligge per il dispiacere arrecato ad un Padre che tanto lo ama e di cui deve ricambiare l' amore.


Il dolore è talmente necessario per la validità del sacramento che, se mancasse, l' assoluzione sarebbe nulla e, d'altra parte, quanto più è perfetto il dolore, tanto più l' assoluzione distrugge non solo il peccato, ma anche la pena temporale da esso contratta. Quanto più il penitente porta alla confessione un cuore contrito, tanto più il Sangue di Gesù lo purifica, lo rinnova, lo arricchisce di forza, di carità, di grazia.



Scrive S. CATERINA da SIENA:

" Gesù dolce, l' anima mia desidera ardentemente di vedersi tutta bagnata e annegata nel Sangue tuo.....Perchè nel tuo Sangue trovo la fonte della misericordia; nel Sangue la clemenza; nel Sangue il fuoco; nel Sangue la pietà; nel Sangue è fatta giustizia delle nostre colpe; nel Sangue è saziata la misericordia; nel Sangue si dissolve la durezza nostra; nel Sangue le cose amare diventano dolci e i grandi pesi leggeri. E poichè, o Cristo, nel Sangue tuo maturano le virtù, inebria e annega nel Sangue l' anima mia, affinché si vesta delle vere e reali virtù "


San Pio a Don Nello C. nella settimana di Pasqua 1959:

Padre, nei giorni scorsi della settimana santa, ho confessato parecchio, ed io, Padre ho assolto tutti i penitenti. Considerando come fate voi, Padre, vorrei un consiglio, come devo comportarmi con queste anime.... che tornano sempre con le medesime colpe gravi? 

P.Pio risponde: Figlio mio, tu non puoi fare come faccio io. Però al penitente, che si presenta con lo stesso peccato, potrai dare l' assoluzione, una prima volta.... una seconda volta, ma la terza, vuoi tu profanare un sacramento, che costa il sangue di Cristo ?


San Pio a Don Domenico Labellarte:

Io tremo, ogniqualvolta , devo scendere al confessionale, perché lì devo amministrare il sangue di Cristo.



Che tristezza, vedere che oggi la Confessione è diventata la 
"confusione", si va a fare una chiacchierata nel confessionale, magari riportando i peccati degli altri, giustificando se stessi, senza essersi accusati di nessun nostro peccato, e poi si riceve anche l' assoluzione. Come fa il penitente a pentirsi e dolersi dei peccati che non ha confessati e di fuggire le occasioni prossime degli stessi? Il Sacerdote è come un medico che deve aiutare il paziente a scoprire le proprie malattie e non dirgli va in pace che stai benissimo. 

S. Veronica Giuliani riferisce che nel terzo piano profondo dell' inferno ha visto le anime dei Confessori che hanno ingannato i propri penitenti.



Virgo Maria, Mater Boni Consilii:
Nos benedicat et custodiat.

domenica 14 dicembre 2014

L'incredibile


storia di Claude Newman, il condannato a morte convertito dalla medaglia miracolosa


Dio vuole che tutti siano salvi e perciò offre opportunamente a tutti gli uomini la sua grazia e la sua benevolenza perché l'accolgano liberamente. Per farlo si serve sempre, in modo visibile o nascosto, della Mediatrice di tutte le grazie, la Madonna. L’avvenimento, accaduto nel 1944 nel sud degli Stati Uniti ne è una straordinaria e consolante riprova. Ne fu protagonista padre Robert O’Leary SVD (1911-1984), missionario nel Mississippi, che lasciò per i posteri una registrazione audio dal titolo: «La conversione del prigioniero Claude Newman». Questa è la storia che raccontò.
***
Claude Newman (1923-1944), un uomo di colore, a soli 5 anni era stato separato dalla madre Floretta e mandato a Bovina, una piccola località ad est della città di Vicksburg, in Mississippi. Lì, insieme al fratello più grande, crebbe con la nonna Ellen Newman.

Fin da bambino Claude dovette prender parte al pesante lavoro nelle piantagioni di cotone, dove lavorava anche Sid Cook, l’uomo che nonna Ellen aveva sposato nel 1939. Dopo aver assistito ai continui maltrattamenti e alla percosse che l’amata nonna subiva da parte del marito, il pomeriggio del 19 dicembre 1942 Claude lo uccise con un colpo d’arma da fuoco. Aveva 19 anni. Cercò di fuggire, ma dopo alcune settimane fu arrestato e condannato a morte sulla sedia elettrica.
Nel 1943 Claude Newman si trovava in prigione a Vicksburg, in attesa della sua esecuzione. Divideva la cella con altri quattro detenuti. Una sera i cinque conversavano tra di loro quando, in un momento di silenzio, Claude notò una specie di fogliolina appesa con una cordicella al collo di uno dei prigionieri. Incuriosito domandò di cosa si trattasse. ll giovane compagno di cella rispose bruscamente: «È una medaglia». Claude chiese ulteriori spiegazioni. L’altro detenuto era cattolico, ma non sapeva spiegare il senso e lo scopo di quella medaglia, se la strappò dal collo e, bestemmiando, la buttò ai piedi di Claude gridando: «Su, prenditela!».
Claude, senza dire una parola, raccolse la medaglia miracolosa e, con il permesso delle guardie, se l’appese al collo. Si sentiva attirato da quell’oggetto e lo voleva portare come ornamento.
La stessa notte stava dormendo sulla sua branda, quando all’improvviso fu svegliato da qualcuno che gli aveva toccato il polso. Più tardi raccontò a padre O’Leary: «Davanti a me stava la donna più bella che Dio abbia mai creato». Claude, si spaventò, non sapeva cosa fare. Ma la Signora lo tranquillizzo dicendo: «Se mi vuoi come madre e vuoi diventare mio figlio, fai chiamare un sacerdote cattolico». Dopo di che la Signora scomparve e il giovane gridò ad alta voce: «Chiamatemi un sacerdote cattolico!».

Così padre O’Leary la mattina seguente andò da Newman, il quale gli confidò quanto era accaduto la notte. Poi chiese di ricevere un’istruzione religiosa. Il religioso era scettico, ma promise di assolvere a quella richiesta.
Tornato nella sua parrocchia, padre O’Leary raccontò al suo parroco l’avvenimento. Il giorno dopo si recò puntualmente nella prigione per la prima lezione. Lì dovette constatare che Claude Newman non sapeva né leggere né scrivere, perché non aveva mai frequentato la scuola e la sua ignoranza riguardo la fede era ancora piu grande. Non sapeva nulla di nulla. Non conosceva Gesù e sapeva solo che esisteva Dio.
Cosi Claude venne istruito, ma la cosa sorprendente è che i suoi compagni di cella lo seguirono fedelmente. Dopo alcune settimane, un giorno, durante la catechesi, padre O’Leary disse: «Allora ragazzi, oggi parliamo del sacramento della confessione». Claude subito rispose: «Oh, su questo sono informato! La Signora mi ha detto che noi, quando ci confessiamo, non ci inginocchiamo davanti al sacerdote, ma davanti alla croce di Suo Figlio. E quando ci pentiamo davvero dei nostri peccati e li confessiamo, il sangue che Lui ha versato per noi scorre su di noi e ci purifica dai nostri peccati».

Padre O’Leary rimase impietrito. «Oh, non sia arrabbiatol», si scusò Claude, «non ho voluto precederla». «Non sono arrabbiato, solo sorpreso. Allora hai visto di nuovo la Signora?», domandò il religioso turbato. Ma solo quando i due si ritrovarono per alcuni istanti in disparte, Newman rispose serio: «La Signora mi ha detto, se lei avesse dei dubbi o delle esitazioni, che avrei dovuto ricordarle la promessa che lei fece alla Madonna in Olanda, nel 1940, mentre era in trincea, e della quale lei aspetta ancora l’adempimento». «Poi», cosi ricordò O’Leary, «Claude mi descrisse precisamente in cosa era consistita la promessa. Questo incredibile fatto mi convinse totalmente che, riguardo le apparizioni, Claude stesse dicendo la verità».
Ritornato nel gruppo, egli continuo ad incoraggiare i suoi quattro compagni: «Non abbiate paura della confessione! Davvero voi dite i vostri peccati a Dio e non al sacerdote. Sapete, la Madonna mi ha spiegato: noi parliamo attraverso il sacerdote a Dio e Dio, attraverso il sacerdote, parla a noi».
La settimana dopo P. O’Leary preparò, per i suoi cinque prigionieri, una lezione sul Santissimo Sacramento dell’altare. Claude gli fece comprendere che la Madre di Dio lo aveva istruito anche su questo argomento. Con il permesso del sacerdote, iniziò a spiegare: «La Madonna mi ha detto che l’Ostia ha solo l’apparenza di un pezzo di pane, ma in verità è suo Figlio. Ella mi ha anche spiegato che Gesù rimane solo per breve tempo dentro di me, come rimase dentro di lei prima della sua nascita a Betlemme. Perciò dovrei passare il tempo con lui come ha fatto lei durante la sua vita: amandolo, adorandolo, lodandolo, chiedendo la sua benedizione e ringraziandolo. In quei minuti non dovrei pensare a nessuno e a nulla, ma passare il tempo con lui solo».
Conclusa la catechesi, i cinque prigionieri ricevettero il battesimo il 16 gennaio del 1944. Quattro giorni dopo avrebbe dovuto aver luogo l’esecuzione di Claude.
Il giorno precedente lo sceriffo Williamson gli disse: «Claude, puoi esprimere un ultimo desiderio. Cosa vuoi?». E lui rispose: «Voi siete tutti agitati. Anche le guardie sono confuse, ma non capite: solo il mio corpo morirà, io andrò a stare con Lei. Perciò vorrei organizzare una festa». «Cosa intendi?» chiese lo sceriffo. «Un party», rispose Claude con calma. «Potrebbe chiedere a padre O’Leary di organizzare una festa con dolci e gelato e permettere ai prigionieri del secondo piano di muoversi liberamente nella sala principale, in modo che tutti possiamo festeggiare?» «Qualcuno potrebbe aggredire il sacerdote… » avvertì uno dei sorveglianti. Claude si rivolse ai suoi compagni e chiese: «Ragazzi, non lo farete, vero?». Allora il sacerdote andò a far visita ad una ricca benefattrice della parrocchia la quale provvide ai dolci e al gelato. Cosi i prigionieri ebbero il loro party.
Alla fine, nella stessa sala, su desiderio di Claude, tutti poterono vivere un’ora santa di preghiera. Meditarono la Via Crucis, pregarono per Claude e per la salvezza delle loro anime. I prigionieri ritornarono nelle loro celle e P. P’Leary si recò in cappella. Andò a prendere l’Eucarestia e fece fare a Claude la Comunione. Poi i due rimasero ancora in preghiera inginocchiati.
Il sacrificio d’amore per un caso disperato
Quindici minuti prima dell’esecuzione, lo sceriffo Williamson salì le scale, correndo e gridando ad alta voce: «Proroga, proroga, il governatore ha data una proroga di due settimane!». Presso gli uffici competenti, lo sceriffo e l’avvocato di zona avevano tentato tutto il possibile per salvare la vita di Claude. Quando ne fu informato, egli cominciò a piangere. P. O’Leary e Williamson pensavano che fossero lacrime di gioia e di sollievo.
Ma Claude, singhiozzando fortemente, balbettava: «Voi non capite nulla! Se aveste visto solo una volta il “Suo” volto e guardato nei “Suoi” occhi, non vorreste vivere neanche un giorno di più. Dove ho sbagliato?», chiedeva al religioso, «che Dio mi rifiuta di tornare in patria? Perché dovrei vivere per altre due settimane sulla terra?».

O’Leary ebbe un’idea: ricordò a Claude James Hughes, un altro detenuto, che aveva condotto una vita totalmente immorale, anch’egli condannato a morte; mentre Claude veniva educato nella fede cattolica, James aveva iniziato a nutrire un profondo odio verso di lui.
«Forse Maria desidera che tu offra questa rinuncia di non essere ancora presso di Lei per la conversione di Hughes», disse. «Perché non offri a Dio ogni momento lontano dalla Madonna per questo prigioniero, per far sì che non resti lontano da Dio per l’eternità?». Claude fu d’accordo e pregò il suo interlocutore di insegnargli le preghiere necessarie. Per due settimane offrì tutto quello che poté per James Hughes.

Alla fine Cluade Newman fu giustiziato e padre O’Leary commentò: «Mai aveva visto prima qualcuno andare incontro alla morte cosi sereno». Anche i testimoni ufficiali e i giornalisti ne furono sbalorditi e non riuscivano a comprendere come il volto di un condannato a morte sulla sedia elettrica potesse esprimere tanta serenità».
Le ultime parole di Claude furono per il religioso: «Padre, mi ricorderò di lei e quando avrà un desiderio, si rivolga a me ed io chiederò alla bella Signora».
Era il 4 febbraio 1944. La notizia dell’esecuzione di Claude Newman fu pubblicata il giorno stesso sul «Vicksburg Evening News»: «Questa mattina alle ore 7.00, nella prigione federale di Warren, mediante sedia elettrica, si é svolta l’esecuzione capitale di Claude Newman, un uomo di colore di vent’anni. Egli é stato accompagnato da padre O’Leary. Prima dell’esecuzione Newman, che in prigione é diventato cattolico, ha detto: “Sono pronto ad andare!”»
Salvato all’ultimo momento
Tre mesi dopo, il 19 maggio 1944, doveva aver luogo l’esecuzione di James Hughes, l’uomo che aveva odiato profondamente Claude Newman. Padre O’Leary raccontò: «Era il tipo più disonesto e immorale che avessi mai conosciuto. Il suo odio contro Dio e contro tutto ciò che è spirituale è impossibile descriverlo».
Poco prima di essere accompagnato dallo sceriffo nella cella dell’esecuzione, il medico del carcere chiese a Hughs almeno di inginocchiarsi e recitare il Padre Nostro. Come risposta, costui, bestemmiando, gli sputò in faccia.
Appena Hughs fu fissato sulla sedia, lo sceriffo fece un ultimo tentativo: «Se avesse ancora da dire qualcosa, lo dica ora!». La risposta fu un’altra bestemmia. Ma poi, all’improvviso, ammutolì. Fissando con occhi sbarrati dallo spavento un angolo della stanza, ad alta voce gridò: «Portatemi un sacerdote!».

Poiché la legge di Mississippi prescrive la presenza di un sacerdote alle esecuzioni capitali, O’Leary era già nella stanza, ma nascosto dietro alcuni giornalisti, perché Hughs aveva minacciato di bestemmiare Dio, se avesse visto un «pretaccio».
O’Leary andò immediatamente dal condannato, il quale gli disse: «Sono cattolico, ma a diciotto anni, per la mia vita immorale, mi sono allontanato dalla Chiesa». Poi tutti uscirono. Rimasero solo il sacerdote e il prigioniero. James Hughs si confessò come un bambino, con profondo pentimento.
Quando tutti rientrarono nella stanza, lo sceriffo domandò con curiosità: «Padre, cosa ha provocato il cambiamento di Hughes?». «Non lo so», rispose O’Leary. Lo sceriffo si rivolse al condannato: «Cosa ti ha fatto cambiare idea?» «Si ricorda l’uomo di colore, Claude Newman, che mi era tanto antipatico?», chiese un Hughes totalmente diverso. «Stava qui in quell’angolo e dietro di lui, con le mani sulle spalle di Claude, la Santa Vergine. Poi Claude mi ha detto: “Ho offerto la mia morte in unione con Cristo sulla Croce per la tua salvezza. La Madonna ha ottenuto per te la grazia di vedere il luogo dell’inferno a cui sei destinato, se non dovessi pentirti”. E in quell’attimo ho chiesto ad alta voce un prete». Poco dopo James Hughes fu giustiziato. Si era convertito all’ultimo momento.

LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

Sia lodato Gesù Maria

giovedì 6 novembre 2014

I confessori ideali sono rari.






Riporto un altro breve estratto dal medesimo libro citato nel post precedente. In questo caso l'argomento riguarda i confessori e come devono confessare. In un'epoca in cui la confessione è piuttosto trascurata non è raro che lo stesso clero possa non praticarla in modo preciso, come chi non adopera da un certo tempo uno strumento di lavoro. È parso opportuno, dunque, riportare delle linee generali per far presente a sacerdoti e fedeli, quale dev'essere il profilo e lo stile del confessore.


Nella realtà i confessori ideali sono rari.
Ciononostante le opere di riferimento che ne parlano insistono sul fatto che il confessore dev’essere illuminato, virtuoso, con un comportamento irreprensibile ed esemplare per poter confessare correttamente ed istruire realmente coloro che confessa nelle vie della virtù, sia con il suo stile di vita sia con le sue parole.

Il Trebnik [il “benedizionale” slavo ad uso del clero] precisa:

“Chi riceve le confidenze degli uomini dev’essere un modello in tutte le virtù; temperante, umile, beneficiante, praticante la preghiera in tutte le ore per poter dare una parola sapienziale e correggere coloro che lo raggiungono. Innanzitutto, lui stesso deve digiunare i mercoledì e i venerdì di tutto l’anno, come prescrivono i santi canoni, affinché quanto pratica lo possa ordinare ad altri. Poiché se è ignorante, intemperante e voluttuoso, come potrà insegnare le virtù ad altri? E, d’altra parte, quale insensato può ascoltarlo nelle cose che dice se lo vede sregolato e ubriaco, mentre insegna ad altri a non ubriacarsi e a praticare qualche altra virtù da lui trascurata? Infatti lo sguardo è più certo dell’udito, dice la santa Scrittura. Così veglia su te stesso, padre spirituale, che se una delle tue pecore perisce per tua negligenza la si esigerà da te stesso”.

Nel suo Exomologhitarion [manuale greco per la confessione], san Nicodemo l’Aghiorita si rivolge così al futuro confessore:

“Devi aver guarito e vinto le tue passioni, poiché se cerchi inappropriatamente di guarire quelle altrui prima di aver guarito le tue, sentirai queste parole: ‘Medico, cura te stesso’ (Lc 4, 23). Se vuoi veramente illuminare e perfezionare gli altri, devi tu stesso essere stato illuminato e perfezionato […] Alla fine, devi essere modello ed esempio di ogni bene e di ogni virtù agli occhi dei tuoi figli spirituali. […] Nella confessione avrai a che fare con molti argomenti pericolosi. Sentirai molti peccati vergognosi delle persone e molte impurità relative alle loro passioni. Devi essere come una bacinella d’oro o d’argento per lavare e detergere la sporcizia altrui senza che nulla si trattenga a sporcarla. […] San Melezio il Confessore dice: ‘Come un leone non può essere pastore di un agnello, così quanti sono sottomessi alle passioni non possono condurre le anime. […] Devono necessariamente presentarsi a Dio liberi dalle passioni” (1).




Ogni confessore è tenuto, nella stessa pratica della confessione, a rispettare un certo numero di regole fissate dalla Chiesa.
Prima di tutto, un confessore non deve confessare una persona nello stesso peccato nel quale è implicato, né una persona con la quale è in conflitto; non deve neppure confessare la propria sposa né i propri figli, se è un sacerdote sposato, per il fatto che la vita di costoro e le circostanze dei loro peccati sono soventi legati alla propria vita e alla propria persona. In ogni caso, le persone che si confessano se si trovano in una posizione ambigua e dissimmetrica, rischiano di farlo in modo parziale poiché non possono esprimersi apertamente e liberamente e non possono neppure ricevere i consigli e le epitimìe [penitenze] in modo appropriato. Il confessore, allora, deve inviare tali persone da un altro confessore (2).

Il confessore dovrà conservare un segreto assoluto per quanto riguarda quello che gli è stato confidato in confessione, compreso il caso di delitti gravi (3).
Deve mostrarsi accogliente verso tutte le persone che gli giungono ricevendole a braccia aperte come, nella parabola, il padre nell’atto di ricevere il figlio prodigo (4).
Il confessore deve prendere tutto il tempo necessario per la confessione, condurla lentamente, non mostrare alcuna impazienza di fronte a chi gli si confessa né alcuna fretta per quanto sta compiendo. Vi si deve attenere  anche se ci fosse una lunga fila d’attesa. Ciò è necessario, da una parte, perché il penitente abbia tutto il tempo di dire quanto deve nel proprio modo e, dall’altra, perché il confessore abbia il tempo di riflettere e dare i consigli più appropriati. San Nicodemo l’Aghiorita scrive a tal proposito:

“Padre spirituale, devi condurre la tua confessione lentamente, minuziosamente, senza fretta se vuoi che la confessione sia come dev’essere e se vuoi che la correzione dei peccati sia vera e salvifica, pure se ci sono molte persone che attendono di vederti. A tal fine, devi dire ai penitenti di presentarsi sufficientemente in anticipo. Poiché, conducendo lentamente la confessione, avrai tempo di riflettere accuratamente ai medicamenti adeguati richiesti  per ciascun peccatore. Infatti molti confessori che sovente si sono affrettati e che, conseguentemente, non hanno avuto tempo di riflettere correttamente, hanno distrutto molte persone invece di correggerle e, nello stesso tempo, si sono distrutti loro stessi con esse, pentendosi amaramente fino alla loro morte” (5).

Nel tempo in cui la persona si confessa, il confessore è tenuto ad essere totalmente neutrale (ossia, ad esempio, non deve avere sbalzi d’umore, non deve gesticolare o avere mimiche o parole di disapprovazione o che lascino intravvedere un qualsiasi giudizio). San Nicodemo l’Aghiorita consiglia a tal proposito:

“Confessore, devi osservare il silenzio e ascoltare colui che confessa i suoi peccati e, pure se sono grandi e numerosi, devi essere attento e non parere scioccato, non devi sospirare o presentare alcun gesto o segno che mostrerebbe quanto sei disgustato o sconvolto. Infatti come un daino si accovaccia e il minimo movimento di una foglia è capace d’impedirglielo, ugualmente è per il peccatore mentre sta confessando, mentre si sta sforzando di dire i suoi peccati: un minimo gesto può provocargli delle difficoltà e, di conseguenza, impedirgli di accovacciarsi, ossia di confessarsi come sta scritto: ‘I figli sono sul punto di nascere e non c’è forza  che gliene dia  la possibilità’ (Is 37, 3). Piuttosto, incoraggiateli in ogni istante, dicendogli di non aver vergogna e che pure voi, per le cose che state sentendo, siete come lui su ogni punto, un identico peccatore, e dopo essersi confessato tornerà a casa alleggerito e totalmente gioioso perché avrà liberato la sua coscienza dalla bruciatura del peccato” (6).

In linea di principio, il confessore deve evitare di porre domande poiché questo implica il rischio, da parte del penitente, di non confessarsi liberamente e completamente e, come rimarca san Nicodemo l’Aghiorita, si tratterrebbe di un interrogatorio, non più di una confessione (7).
Nonostante ciò, può porre delle domande se vede che la persona non sa confessarsi (è sovente il caso delle prime confessioni) (8) o è ignorante su quanto dev’essere confessato, o si è bloccato per eccesso di vergogna (9); il confessore può pure chiedere delle precisazioni su quanto non gli pare chiaro o gli sembra incompleto (poiché è importante per il penitente che la sua confessione sia chiara e completa). Ma conviene che, se interroga, lo faccia con tatto.

Se il confessore pone delle domande, non dev’essere assolutamente mosso da curiosità ma:

a)     da una parte dev’essere spinto dalla preoccupazione di permettere a chi si confessa d’esporre le sue mancanze senza dissimularle, senza omissioni, senza essere trattenuto dalla vergogna né accecato dall’ignoranza e in modo sufficientemente aperto e chiaro per averne coscienza e una sufficiente “simbolizzazione” del peccato (attraverso l’espressione linguistica) e che la sua confessione sia liberatoria;
b)    dall’altra, dev’essere spinto dalla preoccupazione di comprendere sufficientemente la natura del peccato per poter proporre, nei suoi consigli e nell’eventuale epitimìa da dare, i rimedi adeguati.

In nessun caso il confessore deve indagare sull’identità delle persone con le quali è stato commesso il peccato (10); non deve neppure richiedere dettagli sulle circostanze del peccato, se queste possono dar luogo ad una rappresentazione tale da costituire un nuovo peccato (nei pensieri o nell’immaginazione) per colui che si confessa o per il confessore (nel particolare caso dei peccati sessuali).

Nei consigli dati dopo la confessione (e che deve evitare di dare durante la stessa), il confessore non deve sgridare il penitente se non nella misura in cui costui ne può trarre profitto. San Nicodemo l’Aghiorita consiglia:

“Confessore, non è bene sgridare tutti e neppure nessuno. Colui che è istruito e avvisato sa trarre profitto dal fatto che lo si sgridi (cfr. Pr 19, 25); coloro che si confessano con audacia e ardimento hanno ugualmente bisogno di essere sgridati (cfr. Tit 1,13). In compenso, coloro che non sono istruiti non sono recettivi quando li si sgrida (cfr. Pr 15, 12); né i pusillanimi, che rischiano di cadere nella disperazione o nella paura; né coloro che si confessano con contrizione, poiché essi non hanno bisogno d’essere ripresi ma consolati; né coloro che hanno un’autorità secondo il detto ‘non sgridare un anziano ma trattalo come un padre’ (1 Tm 5, 1) […].

Che ne sia, devi sgridare un po’ per volta, come fa Dio stesso (cfr. Sg 12, 2). In una parola, devi sempre sgridare con dolcezza (cfr. 2 Tm 2, 25)” (11).


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Note

(1) Exomologhitarion, I, 1.
(2) Vedi Nicodemo l’Aghiorita, Exomologhitarion, I, 9, 10.
(3) La conoscenza, attraverso un sacerdote, di quanto gli è stato detto in confessione, è sanzionata da un provvedimento di deposizione. Vedi Nicodemo l’Aghiorita, Exomologhitarion, I, 11, 12 il quale si rivolge così al confessore: “Non deve restare nulla dopo la confessione se non il fatto di conservare segreti i peccati ascoltati e di non riferirli mai con una parola, uno scritto, un gesto del corpo o in ogni altro modo, pure se sei in pericolo di morte, secondo quanto dice la Sapienza di Sirach: “Avete sentito una parola? Che muoia con voi” (Sir 19, 10). […] Poiché se la rivelerai, sarai sospeso, ossia completamente deposto dai canoni ecclesiastici […] e in seguito sarai causa per molti cristiani di non confessarsi nel timore che tu rivela i loro peccati”. Su quest’ultimo punto vedi pure San Giovanni Climaco, Lettera al pastore, 83.
(4) Exomologhitarion, I, 9, 1.
(5) Cfr. Exomologhitarion, I, 9, 18.
(6) Exomologhitarion, I, 9, 4.
(7) Exomologhitarion, I, 9, 3.
(8) Il Grande Eucologio e il Trebnik, nella loro descrizione del rituale, espongono queste domande. […].
(9) Cfr. Nicodemo l’Aghiorita, Exomologhitarion, I, 9, 3.
(10) Cfr. Ibid. , I, 9, 5.

(11) Exomologhitarion, I, 9, 7.