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domenica 23 giugno 2013

Beata Maria Baouardy rifiuta di sposarsi - Persecuzioni -


Maria Baouardy rifiuta di sposarsi - Persecuzioni - 

Quando Maria B. compì tredici anni, suo zio la fidanzò a un suo parente, ma la fan­ciulla aveva già da tempo promesso a Dio la sua verginità, e quando le si disse che il matrimonio stava per rapire quel suo fiore angelico, dichiarò con tutte le sue for­ze che voleva rimanere vergine. 

Prostrata a terra per tutta la notte, versando un tor­rente di lacrime, scongiurava la sua Mamma del Cielo di soccorrerla. 

Tutto ad un tratto, udì una voce che le disse: Maria, io sono sempre con te: segui l'ispirazione che ti dò, io ti aiuterò. Allora Maria si alzò piena di coraggio e tagliò i suoi lunghi capelli. Il velo, che soleva portare, nascose questo gesto ai suoi parenti. 

Una gran­de cena fu organizzata in occasione delle nozze che dovevano celebrarsi prossima­mente; era d'uso in questa circostanza che la fidanzata, ornata dei suoi gioielli, of­frisse il caffè agli invitati. Al posto del caffè Maria offrì allo zio, in un grande vassoio, i suoi capelli ornati di gioielli. 

Lo zio furioso la schiaffeggiò; tutti gli in­vitati non vedendo in questo gesto che un fervore passeggero, l'esortarono a mo­strarsi docile alla volontà dei suoi parenti: ella rimase inflessibile.

Invano lo zio la confinò fra gli ultimi domestici della casa, e ordinò di maltrat­tarla; invano la tenne lontana dalla chiesa e dai sacramenti: l'eroica fanciulla resi­sté a tutto, e soffrì con gioia per il suo Gesù.


«Trattata, ci raccontava, come l'ulti­ma delle domestiche, sia nel vestire, che nel nutrimento; totalmente separata dai miei, occupata in lavori ai quali non ero mai stata abituata, privata della Messa e dei sacramenti, biasimata perfino dal mio confessore, che considerava la mia deci­sione solo testardaggine; abbandonata da tutti, condannata da tutti, la mia anima so­vrabbondava di gioia; il mio coraggio cresceva in misura delle dure prove, perché mi dicevo che le mie sofferenze non erano minimamente paragonabili a quelle di Gesù. Mi sembrava che un uccellino cantasse sempre nel mio cuore».
"Non so nulla, non ho nulla
ma onoro il Padre mio: 
a Lui rendo grazie,
perché fonte di ogni sapienza potenza e scienza"

venerdì 21 giugno 2013

Beata Maria Baouardy



Maria aveva otto anni. Da più di un anno, si confessava tutte le settimane ma la sua felicità non era completa: Desiderava l'Eucarestia e non cessava di attendere l'ora benedetta in cui avrebbe ricevuto il suo Gesù. Provando una santa invidia per le anime che andavano a ricevere il buon Dio, le seguiva con gli occhi e con il cuo­re e diceva con tristezza: «Quando ti incontrerò, o mio Gesù? Quando potrò intro­durti nel mio cuore? Ah! non ho che otto anni e non ci si comunica per la prima volta che a dodici anni. Quattro anni di attesa! sono troppi! Affretta, affretta que­st'ora, Gesù! Scendi presto nella mia anima».


Ogni sabato, dopo la confessione, domandava al sacerdote la grazia della co­munione, e ogni volta questi le rispondeva invariabilmente: Lo permetto, mia pic­cola bambina, ma un po' più tardi. Questa risposta non la soddisfaceva molto, ma le lasciava una speranza. Egli ha detto che sarà un po' più tardi, si ripeteva, forse sarà sabato prossimo. Durante una settimana in cui aveva più speranza di essere esaudita, si preparò a questo grande atto con doppio fervore. Separata il più possi­bile dai suoi cugini, si dedicò alla preghiera e al digiuno; tutta la notte del venerdì la consacrò all'orazione. Meglio vestita del solito, si recò in chiesa, l'indomani mattina, per confessarsi; come sempre, rifece la sua richiesta per la comunione, mentre il cuore le batteva molto forte, il sacerdote le disse: Lo permetto e dimen­ticò di aggiungere: ma un po' più tardi. Venuto il momento dalla gioia corse alla sa­cra Mensa, e, senza essere vista dalla sua domestica negra, prostrata, ricevette il suo Gesù sotto forma di un bambino. Solo gli angeli potrebbero spiegarci il primo ab­braccio del Salvatore e di quest'anima. Maria era molto felice, ma occorreva che quella felicità potesse continuare. Il sabato seguente, domandò al suo confessore di potersi ancora comunicare. Il sacerdote, stupito, le disse in tono severo: L'hai già fatto? «Sì, Padre mio», rispose la candida bambina. E chi te lo ha permesso? «Lo ha fatto lei stesso, Padre mio, sabato scorso. Le ho chiesto questa grazia, co­me al solito, e lei mi ha risposto: Lo permetto, mia bambina, senza aggiungere co­me le altre volte: Ma un po' più tardi. Io, dunque, ho creduto che me lo permettes­se. Per favore, Padre mio, ora che ho ricevuto e gustato Gesù, non me ne privi più, mi lasci comunicare». Commosso da un simile linguaggio da parte di una bambina così favorita da Dio, il sacerdote le concesse la comunione ogni sabato, raccomandandole tuttavia di non rivelarlo a nessuno, neanche ai suoi parenti, che avrebbero potuto scandalizzarsi. Lei custodi fedelmente il suo segreto. Quando il tempo ordi­nario della prima comunione arrivò, Maria si lasciò festeggiare come gli altri bam­bini della sua età.

Suo zio, a quell'epoca, stava per stabilirsi definitivamente ad Alessandria d'Egitto con tutta la sua famiglia.

Gesù Amore 
accresci in me il Tuo amore

lunedì 17 giugno 2013

Beata Maria di Gesù Crocifisso / La Piccola Araba / Il Piccolo Nulla.


Il desiderio di sofferenza si svegliò in lei all'età di sei anni. Nuova Teresa, avreb­be voluto morire martire per andare più presto in Cielo. Obbligata più tardi, per ob­bedienza, a dire tutto quello che la riguardasse, confessava ingenuamente che ave­va pensato di gettarsi dalla finestra, allo scopo di arrivare più velocemente nell'eternità: «Non sapevo, aggiunse, che il buon Dio lo proibisce».


Aveva creduto di comprendere che Nostro Signore esaudisce, la notte di Natale, tutto ciò che gli si chiede. Pertanto, in quella notte si nascose nel giardino, chie­dendo incessantemente molte grazie: in special modo quella di morire per la fede.


Una virtù così rara doveva necessariamente distinguerla dai bambini della sua età, come l'episodio seguente sembra provare. Un eremita, sconosciuto e che non si rivide mai dopo, aveva ricevuto ospitalità presso la sua famiglia. Prima che par­tisse, gli furono presentati i bambini perché li benedicesse; alla vista della piccola Maria fu colto da una emozione indefinibile, le prese le mani, le strinse fra le sue, e dopo un momento di silenzio, disse a suo zio: Vi scongiuro, prendetevi una cura tutta particolare di questa bambina, e senza altre spiegazioni, uscì.



Dio stesso mostrava con prodigi quanto quella creatura fosse gradita al suo cuo­re. Rimasta, un giorno, sola nella sua camera, dove la cameriera negra le aveva ap­pena servito un piatto di crema, Maria, come al solito, mentre consumava il suo pa­sto aveva il pensiero rivolto a Dio. Diceva tra se e se piangendo: «Ah! se fossi morta come i miei piccoli fratelli, sarei in Cielo, invece andrò forse all'inferno». Mentre era immersa in questi pensieri, un enorme serpente, attirato dall'odore del latte, salì sul tavolo: «Ero molto piccola, raccontava, ma nello stesso tempo così assorta nel­le mie riflessioni, che non provai il minimo spavento. Considerando quella bestia una creatura del buon Dio, presi la sua testa con le mani e l'affondai nel mio piat­to di crema senza che la bestia mi facesse alcun male». La vista del serpente fece emettere un grido di spavento alla cameriera, ritornata nel frattempo. Tutti accor­sero, mentre il serpente fuggì. Solo la bambina, tranquilla, non poté spiegarsi lo sgomento dei suoi. Dio permise così che il serpente, simbolo della nostra rovina, diventasse innocuo davanti alla sua innocenza.


Un altro fatto ci proverà come il Signore, grazie a questa bambina, salvò la vita a tutta la sua famiglia. Lasciamo che parli lei stessa. «Durante il sonno, raccontava, mi sembrò di vedere entrare in casa di mio zio un uomo che gli aveva venduto un pesce; mi fu detto che quel pesce era avvelenato e che tutti quelli che ne aves­sero mangiato, sarebbero morti avvelenati. Immaginate il mio stupore, quando, 1' indomani mattina, scorgo quello stesso uomo che portava un pesce assolutamen­te somigliante a quello del sogno. Raccontai tutto a mio zio, che non tenne alcun conto di questa fantasia di bambina, e comprò il pesce dando ordine di prepararlo. Raddoppiai le suppliche, chiedendo con le lacrime agli occhi di essere la prima ad assaggiarlo e sperando così di salvare i miei parenti. Mio zio finì per cedere. Fece esaminare il pesce con cura, e ne fu chiaramente constatato l'avvelenamento. In fondo al mio cuore, benedico Dio per avere rivelato ad un piccolo nulla come me, il modo di preservare la mia famiglia da morte sicura». 
Cap. I.


Madre mia amabilissima,
Ti amo tanto.

mercoledì 5 giugno 2013

L'uomo giusto e l'uomo ingrato.


IV
«Un giovane mi mostrò l'uomo giusto e l'uomo ingrato

L'anima dell'uomo giu­sto è bellissima, ma il suo corpo sempre soffre. Lavora e vive nella pena e nell'an­goscia; ha da sopportare ogni specie di mali e di persecuzioni; e, in mezzo a tutto ciò, non pensa a sé, ma pensa a Dio che vive in lui. 
Tutto quello che fa, lo fa per Dio e non per sé; si dimentica interamente. Dimentica il suo corpo, la sua salute, il suo benessere, per non pensare che a Dio. 

Giunge alla fine della sua vita, muore ed è portato in Dio; ma quando egli è in Dio, non sembra più un uomo, ma un Dio. Ed allora la sua carne, che ha maltrattato, gli rende omaggio e lo ringrazia di averla trattata in quel modo. I suoi capelli, le sue ossa, i suoi occhi, le sue orecchie, i suoi piedi, le sue mani sono fieri di appartenergli, di essere stati a suo servizio, e ven­gono a rendergli omaggio e lo ringraziano di averli trattati così come ha fatto. Tut­tavia tutte queste lodi, sebbene rivolte all'uomo, ritornano a Dio.

 La terra si com­piace di averlo portato, di essere stata calpestata da lui quando camminava; gli animali si reputano felici di essere stati immolati per lui e di essere diventati sua carne. Gli alberi si rallegrano di aver portato dei frutti da assimilare alla sua carne; le case, di averlo alloggiato; il sole, la luna e le stelle, di averlo illuminato. Le nu­vole, la pioggia, le sorgenti, il mare, i pesci rendono omaggio a quest'uomo ed es­si sono felici di averlo servito.


L'uomo ingrato, durante la sua vita, pensa a ben trattare il suo corpo, accor­dandogli tutto ciò che è buono, dolce, delicato. E, in mezzo a tutto ciò, que­st'uomo non pensa a Dio, non pensa che a se stesso, alle soddisfazioni, alle gran­dezze, alle ricchezze, ai godimenti. 
Se egli potesse essere re del cielo e della terra, se potesse detronizzare Dio per farsi Dio lui stesso, lo farebbe. Non pensa che riceve tutto da Dio, che è Dio che gli ha dato tutto. 

E quest'uomo che sem­bra voler assorbire il mondo intero, vede arrivare la sua fine. E muore. Mi è par­so che i suoi capelli lo detestassero e che i suoi occhi, le sue orecchie, i suoi pie­di, le sue mani, le sue unghie, tutto il suo corpo lo detestasse, e che fossero vergognosi e furiosi di averlo servito, di essergli appartenuti; se avessero potuto maledire il tempo in cui sono stati con lui, lo avrebbero fatto. 

La terra è vergo­gnosa e furiosa di essere stata da lui calpestata, e lo maledice. 
Gli alberi sono fu­riosi contro di lui e fremono di rabbia per aver portato dei frutti da convertirsi in suo nutrimento.
 Le bestie, il sole, la luna, le stelle, le fontane, il mare, i pesci so­no furiosi per essere stati a suo servizio e d'accordo lo maledicono. 

E tutte que­ste maledizioni seguono quelle di Dio, perché Dio maledice l'ingrato, ed è per­ché Dio lo maledice che tutta la creazione lo maledice a sua volta.

 È per la stessa ragione che la benedizione di Dio sul giusto gli attira le benedizioni di tutte le creature. E il giovane mi ha detto: Hai visto, hai sentito, mettiti dalla parte del giusto. Ed è sparito».

Ave giglio bianco della Trinità


lunedì 20 maggio 2013

SPIRITO SANTO, ISPIRAMI


<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI;

AMORE DI DIO, CONSUMAMI;

NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.

*

MARIA MADRE MIA, GUARDAMI;

CON GESU’ BENEDICIMI; 

DA OGNI MALE, 

DA OGNI ILLUSIONE,

DA OGNI PERICOLO, 

PRESERVAMI.>>

B. Maria di Gesù Crocifisso


mercoledì 6 febbraio 2013

I cinque alberi del PICCOLO NULLA, Beata Maria di Gesù Crocifisso.


«Ed ho aperto una mela e vi ho trovato in mezzo cinque piccoli scomparti che formavano una stella, e dentro vi si trovavano i semi.

Durante l'orazione, ho visto una bella mela, essa è diventata marcia sotto i miei occhi; e quando è stata completamente fradicia, i semi del cuore della mela, sono germinati: sono spuntati cinque alberi. Il chicco più basso ha prodotto l'albero più alto, il chicco che seguiva ha prodotto un albero un po' più piccolo e i tre chicchi più in alto hanno prodotto alberi ancora più piccoli. 
Le cinque radici di questi al­beri erano talmente unite ed intrecciate, da formare una sola radice, e così si soste­nevano le une con le altre.

L' albero più alto portava frutti maturi, che si immergevano in acqua, e quest'ac­qua bagnava la radice che nutriva gli altri alberi; quest'albero più alto si chiama l'albero dell'amore.

Il secondo, un po' più piccolo, portava frutti che pendevano dalla parte della ter­ra e pareva volesse offrirli; quest'albero è quello della carità.

Il terzo non sembrava che si appoggiasse a terra e le sue radici pareva che fos­sero nell'aria e si sarebbe detto che stesse per cadere: quest'albero è quello del­l'abbandono.

Il quarto era tutto spoglio come gli alberi durante l'inverno ma, nello stesso tem­po, era pieno di vita: quest'albero è quello della povertà.

Il quinto era verde e coperto di frutti ma questi frutti erano in basso e come na­scosti e non si vedevano: quest'albero è quello dell'umiltà.
*
Ho visto in seguito altri cinque alberi.

Il primo portava un frutto corposo e soli­do al vedersi, ma marcio e come fosse pieno di fumo all'interno: questo è l'amore di sé e di tutto ciò che è sulla terra, il che indurisce talmente il frutto che finisce per imputridirsi.

Il secondo aveva i rami elevati e nessuno poteva raggiungerli per cogliere il frut­to; questo frutto, del resto, era raro e macchiato per la malattia: è l'avarizia che ha paura di spogliarsi, se dona; il che fa sì che il frutto si guasti e cada.

Il terzo aveva le radici profondamente radicate; ed è l'attaccamento alle cose create.

Il quarto sembrava coperto di foglie e di frutti e molto bello: sono le ricchezze, frutti che marciscono alla minima nevicata, o al più piccolo freddo.

Il quinto portava molti frutti, tanto che essi nascondevano le foglie: è l'orgoglio, che appare ricchissimo agli occhi degli uomini ma il minimo soffio di vento, la più piccola contrarietà, fa cadere questo frutto e quelli che lo vogliono mangiare lo tro­vano amaro».

Recordare nostri, Domina, 
et non apprehendent nos mala

venerdì 12 ottobre 2012

***2 BAOUARDY


Il 16 marzo, così raccontava la sua estasi, che era durata tutta la giornata: «Ve­devo, diceva, Gesù su una strada; egli lasciava, dietro di sé, camminando, una gran­de luce che illuminava le anime fedeli. Seguendo Gesù e la sua luce, si evitavano le spine, l'acqua, il fuoco e i serpenti. II Salvatore camminava sempre e svelto. Mol­te persone si erano messe al suo seguito ma ben presto la maggior parte si fermò. Ce n'era tuttavia un numero abbastanza grande che continuava a camminare dietro di Lui: esse godevano della luce, mentre quelle che si erano fermate non vedevano più che tenebre. Vedendomi a metà cammino, mi fermai un istante per riprendere fiato; Gesù sembrava aspettarmi vedevo la sua luce. Ma, quale non fu la mia con­fusione, quando scorsi un gran numero di anime che venivano a raccomandarsi al­le mie preghiere! Non sapendo che fare, entrai in una chiesa, aprii il tabernacolo con un'ardire che mi fece meraviglia; depositai nel ciborio tutte le preghiere che mi erano state richieste e aspettai. Gesù comparve, prese il ciborio pieno di queste pre­ghiere e lo vuotò nelle sue mani; gli Angeli attinsero dalle sue mani adorabili le gra­zie ottenute con queste preghiere e andarono a portarle a tutte quelle anime».


COR SANCTISSIMUM MARIAE
FONS LUCIS ET GRATIAE
FONS AETERNAE VITAE
ora pro nobis