“Codice Ratzinger”, il Libro di Andrea Cionci. La Genesi di un’Inchiesta.
“Codice Ratzinger”, il libro di Andrea Cionci. La genesi di un’inchiesta
Caro Marco,
come hai saputo, finalmente le mie fatiche sono arrivate a una tappa importante: la pubblicazione, per i tipi di ByoBlu, di “Codice Ratzinger” il libro-inchiesta nel quale raccolto i risultati di due anni di indagini, svolte attraverso circa 200 articoli per un totale, grossomodo, di 800 ore di lavoro.
Ti racconto un po’ come è andata quest’avventura. Erano i primi di giugno 2020, quando il compianto Marco Cosmo del canale Youtube “Decimo Toro”, mi mise in contatto con il frate italo statunitense Alexis Bugnolo, colto traduttore dal latino medievale.
Ci incontrammo tutti a San Lorenzo, di pomeriggio, in una trattoria deserta, con questo brillante, ma umile francescano, il quale mi fece riflettere sul fatto che la Declaratio di papa Benedetto XVI presentava alcuni errori di sintassi e diverse imperfezioni: tali inspiegabili sbavature erano del tutto incomprensibili per un latinista di altissimo livello come papa Ratzinger e, secondo Fra Alexis, esse erano funzionali ad attirare l’attenzione sull’invalidità canonica dell’atto predisposta per non lasciare il trono petrino nelle mani dei suoi nemici. Ti confesso che, fra il territorio ancora del tutto vergine, per me, della questione canonica e il marcato accento americano di Fra Alexis, sudai realmente sette camicie per capire la questione munus/ministerium. Scrissi così un lungo articolo su Libero, https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/23247982/benedetto-xvi-ratzinger-rinuncia-bergoglio-declaratio-2013-dimissioni-abdicazione-munus-ministerium-bugnolo.html , ancora pieno di teneri condizionali, che mi fruttò unicamente l’epiteto di “imbecille” da parte dell’ex prete Gianni Gennari, ritenuto la “penna graffiante” di Avvenire. La questione rimase nel cassetto per diversi mesi fin quando, sotto Natale, mi imbattei, su Youtube, in un clamoroso video di don Minutella, che non conoscevo per niente, il quale “sbroccava” letteralmente per un’immagine orribilmente offensiva pubblicata da Saviano, con una presunta Maria partoriente. E furono proprio i video di don Minutella ad informarmi sulla Mafia di San Gallo, l’illegittimità di Bergoglio e altre questioni che ad oggi mi hanno completamente persuaso circa il fatto che il teologo palermitano abbia finora mantenuto un aplomb da serafico bonzo giapponese: le sue reazioni, giudicate da molti come “eccessive”, considerate in proporzione alla reale gravità dei fatti e all’inerzia dei cattolici e dei media, risultano, oggettivamente, dei flebili pigolii.
La goccia che fece traboccare il vaso, fu però l’intervista di Massimo Franco al Santo Padre Benedetto XVI, nella quale l’”emerito” ripeteva, picchiando il polso sul bracciolo, “il papa è uno solo”, senza spiegare quale. Appresi che tale indovinello andava avanti da otto anni.
Poche settimane dopo giunse, provvidenzialmente, il volume dell’avvocatessa colombiana Estefania Acosta, che spiegava in un testo giuridico “Benedetto XVI: papa emerito?” come e perché la Declaratio non fosse una rinuncia valida. Poi si aggiunse il prof. Antonio Sànchez Saèz, dell’università di Siviglia e poi tanti altri ancora che mi aiutarono via via a ricomporre il quadro. La Declaratio non poteva, tuttavia, essere solo una “rinuncia invalida”: questo tarlo mi perseguitava e gettava un’ombra sul Santo Padre. Fu il prof. Sànchez che mi parlò per la prima volta di sede impedita e così ebbi l’illuminazione: la Declaratio non era una rinuncia fallace, ma un candido e sincero e legittimo annuncio (fattuale) di autoesilio in sede impedita. Fondamentale fu il contributo dei latinisti Matteo Corrias e Gianluca Arca, che mi aiutarono a sciogliere il nodo di quella sede che non era affatto rimasta “vacante”, ma che invece rimase soltanto vuota. Ebbi così modo di immergermi in quell’oceano fresco e azzurro del Codice Ratzinger di papa Benedetto: un linguaggio sottile che, sotto l’insipida e incoerente superficie politicamente corretta, cela un mondo straordinario dove splende il Logos, la ragione che svela la verità.
E così, il mosaico, almeno nelle sue linee generali, è stato ricomposto poco a poco.
Dopo tante ripetizioni e interviste, posso così sintetizzare il risultato della mia ricerca: papa Benedetto, costretto a togliersi di mezzo dai poteri globalisti e dalla fronda ecclesiastica modernista che sosteneva Bergoglio, nel 2013 non ha affatto abdicato, ma ha “messo alla prova” i suoi nemici con una candida, sincera dichiarazione in cui, rinunciando al solo esercizio del potere, si ritirava in sede impedita, uno status canonico dove il papa è prigioniero e impossibilitato a comunicare liberamente. Così, egli è rimasto il papa a tutti gli effetti, benché contemplativo e privato della facoltà di governare, e i suoi nemici, accecati dalla brama di potere, arraffando il primo atto che odorasse di “rinuncia”, si sono scismati e annullati da soli convocando un conclave nullo a papa né morto, né abdicatario.
Viene in mente il Salmo 56: “Travisano tutto il giorno le mie parole,
ogni loro progetto su di me è per il male. Congiurano, tendono insidie, spiano i miei passi, per attentare alla mia vita. Ripagali per tanta cattiveria! Nella tua ira abbatti i popoli, o Dio”.
I lupi hanno attaccato papa Benedetto, lui ha fatto “un passo di lato” e loro sono finiti nella trappola da soli.
Si svela così il mistero del “doppio papato” che manda al manicomio i teorici dell’”errore sostanziale”: c’è, effettivamente, “una sorta di ministero allargato” fra due papi, ma uno è legittimo-contemplativo (Benedetto XVI) e l’altro illegittimo-attivo (Bergoglio). Per distinguersi dall’antipapa, Benedetto è, dunque, l’”emerito”, non “il papa in pensione” (giuridicamente impossibile e, infatti, inesistente), ma “colui che merita”, che “ha diritto” di essere papa, dal verbo emereo.
Chi lo dice? Intanto, una ventina di specialisti, teologi, canonisti, giuristi e latinisti che hanno tradotto correttamente la Declaratio dal latino, dove il verbo vacet non sta per “sede vacante”, bensì per “sede vuota”; ma soprattutto è lo stesso papa Benedetto che lo spiega con un linguaggio estremamente preciso, ma sottilmente logico, dovuto al fatto che, essendo giuridicamente in prigionia, non può parlare liberamente (una cosa incredibilmente difficile da capire, per molti). E’ quello che abbiamo chiamato “Codice Ratzinger”, uno stile comunicativo che ricalca in modo totale quello di Gesù coi suoi nemici ed è destinato a chi “ha orecchie per intendere”: anfibolie, fraintendimenti iniziali, riferimenti alla Scrittura etc.
Ma allora quegli abbracci con Francesco? Benedetto XVI, Vicario di Cristo, ama Bergoglio come Gesù amava Giuda, tanto che il Salvatore, fino alla fine, cercò di salvare l’anima all’apostolo traditore.
Una cosa importantissima per capire Joseph Ratzinger è ascoltare anche e soprattutto il suo silenzio, come in musica le pause sono importanti tanto quanto le note, ovvero le cose che lui NON DICE. Il fatto che lui non mi abbia smentito, ad esempio, quando mi ha onorato di una sua risposta, oppure che, appunto, non spieghi mai quale dei due SIA il papa, o tutte le cose non dette nei presunti elogi a Bergoglio, che elogi non sono affatto.
Lo stile di quest’uomo santo è quello della super-mitezza, della iper-trasparenza essenziale, lasciando che i suoi nemici leggano quello che lui non ha scritto e che loro stessi vogliono leggere.
Consapevole del probabile scatenarsi di critiche caustiche fra i commenti, al divertente grido di “Cionci ciancia”, vi lancio una provocazione-spot: comprate il libro, sarà stupefacente in ogni caso. Se è tutto vero, perché ci troviamo di fronte a un fatto di portata millenaria. Se vi parrà solo un romanzo, vi trovereste fra le mani il più grande capolavoro della narrativa di tutti i tempi, opera di un genio letterario capace di organizzare centinaia di “casualità” e di “distrazioni” di papa Benedetto in un disegno perfettamente consono alla Declaratio, alla Bibbia, al diritto canonico, al latino, alla teologia, alla storia della Chiesa e all’attualità.
Ma state tranquilli, è tutto vero e qui gli unici genii sono papa Benedetto e quella certa Persona che lo assiste.
Un affettuoso saluto,
Andrea Cionci
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