martedì 5 maggio 2020

“Tieni saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap 3,11).



QUINTA DECINA
MODO DI RECITARE IL SANTO ROSARIO




ROSA QUARANTUNESIMA



[116] Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco

ciò che piace a Dio e ne attira la benevolenza. Una sola Ave Maria detta
bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Quasi tutti i cattolici
recitano il Rosario o una parte o almeno qualche decina di Ave; perché
allora sono tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano
nella virtù, se non perché non recitano queste preghiere come si deve?


[117] Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a
Dio e farci più santi.

Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno
risoluto ad uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le
buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non
gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna. Così deve intendersi
quel che sta scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore”
(Sir 15,9. 67 Mc 7,6). La lode e il saluto angelico e la stessa orazione
domenicale non possono piacere a Dio quando sono pronunciate da un
peccatore impenitente: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo
cuore è lontano da me”. Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite
- dice Gesù - e recitano ogni giorno il Rosario intero o una parte senza
nessuna contrizione dei propri peccati “mi onorano, sì, con le labbra, ma il
loro cuore è molto lontano da me”.

2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”:
I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio
per fare delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti
sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro
hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore
condannato dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non si
dovrebbe mai consigliare ad un peccatore di recitare il Rosario poiché gli
sarebbe inutile! II: Se con la volontà di restare in peccato e senza alcuna
intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una confraternita della Madonna o
si recitasse il Rosario o altra preghiera, saremmo del numero dei falsi
devoti di Maria, di quei devoti presuntuosi ed impenitenti, che sotto il
manto di Lei, con lo scapolare sul petto o la corona in mano vanno
gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto
crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e precipitano 
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così dalla sede delle più sante confraternite di Maria nelle fiamme
dell'inferno.

[118] Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e
crescano in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato.
Ma non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di
protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le
proprie colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un
veleno funesto e mortale. Non c'è peggiore corruzione di quella in cui cade
chi prima era eccellente.

Il dotto cardinal Hugues dice: “bisogna essere angeli di purezza per
accostarsi alla Vergine santa e rivolgerle il saluto angelico”. La Madonna
stessa un giorno fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente
il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la
Vergine gli disse: “Ecco come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose
ma in un vassoio sporco e contaminato: giudica tu stesso se io lo posso
gradire!”.


ROSA QUARANTADUESIMA
Recita attenta
[119] Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la
più bella fra le preghiere quale è il Rosario; occorre anche una grande
attenzione perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce orale.
Pregare Dio con distrazioni volontarie è una grande irriverenza che rende
infruttuosi i nostri Rosari e ci riempie di peccati. Possiamo noi pretendere
che Dio ci ascolti se noi stessi non ci ascoltiamo? se mentre preghiamo la
Maestà tremenda di Dio, che guarda la terra e la fa trepidare, ci divertiamo
volontariamente a rincorrere una farfalla? Ciò significherebbe voler
allontanare da noi la benedizione di quel gran Signore e rischiare di
riceverne piuttosto le maledizioni che Egli lancia contro chi adempie con
negligenza l'opera di Dio: “Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del
Signore” (Ger 48,10).

[120] Certo, non ti è possibile recitare il Rosario senza qualche

distrazione involontaria; anzi è difficile assai dire anche solo un Ave Maria
senza che la fantasia, sempre irrequieta, non ti tolga un pizzico della tua
attenzione; ma puoi recitarla senza distrazioni volontarie e devi, quindi,
prendere ogni precauzione per tenere ferma l'attenzione e diminuire le
distrazioni involontarie. A tal fine mettiti alla presenza di Dio: pensa che
Dio e la sua santa Madre ti guardano, che l'Angelo custode posto alla tua
destra coglie le tue Ave Maria se dette bene, come altrettante rose per farne
una corona a Gesù e a Maria; pensa che, invece, alla sinistra il demonio ti 
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gira attorno per divorare le tue Ave Maria e segnarle sul libro della morte
se dette senza attenzione, devozione e modestia. Soprattutto, poi, non
dimenticare di offrire le varie decine in onore dei misteri e di rappresentarti
nella contemplazione Nostro Signore e la sua santa Madre nel mistero che
vuoi onorare.

[121] Si legge nella vita del beato Ermanno dei Premostratensi che

quando egli recitava il Rosario con devota attenzione, meditandone i
misteri, la Madonna gli appariva splendente di luce e di maestosa quanto
incantevole bellezza. In seguito la sua devozione s'era intepidita, il Rosario
era detto frettolosamente e senza attenzione; allora la Vergine gli si
presentò col volto rugoso, triste, corrucciato. Ermanno si meravigliò per
tale mutamento, ma la Madre di Dio gli disse: “Mi faccio vedere così come
sono attualmente nella tua anima, perché da tempo tu mi tratti da persona
vile e spregevole. Dov'è il tempo in cui mi salutavi con rispettoso riguardo
nella considerazione dei misteri e delle mie grandezze?”.



ROSA QUARANTATREESIMA
Combattere con energia le distrazioni
[122] Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa
per Gesù e Maria quanto il Rosario ben recitato; ma è pure difficile il
recitarlo come si deve e costa molta fatica il perseverarvi a causa delle
distrazioni particolari che sorgono quasi naturalmente dalla continua
ripetizione della medesima preghiera. Quando si recita l'Ufficio della
Madonna o i sette Salmi o altre preghiere la varietà dei termini e la
diversità delle parole frenano l'immaginazione e ricreano la mente: aiutano,
perciò, l'anima a ben recitarle. Ma nel Rosario, composto essenzialmente
dalla monotona ripetizione di Pater e Ave Maria e di un metodo sempre
uguale, è assai difficile non annoiarsi o addirittura addormentarsi; motivo,
questo, che induce nella tentazione di abbandonarlo per scegliere preci più
dilettevoli e meno noiose. Occorre, pertanto, per recitare il Rosario con
perseveranza, una devozione incomparabilmente più profonda di quella
richiesta da qualsiasi altra preghiera, fosse pure il Salterio davidico.

[123] Ad aumentare le difficoltà contribuiscono sia la nostra fantasia
tanto volubile da non stare un attimo, quasi, tranquilla, sia la malizia del
demonio instancabile nel distrarci e impedirci di pregare. Che cosa non fa
il maligno contro di noi vedendoci intenti a recitare il Rosario proprio per
sventare le sue insidie? Accresce il nostro naturale languore e la nostra
negligenza prima ancora che iniziamo la preghiera; aumenta la nostra noia
e le distrazioni, la nostra stanchezza nel corso della preghiera: insomma, ci 
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assale da ogni parte per potere. poi, quando con molti sforzi e distrazioni
l'abbiamo recitato, burlarsi di noi e dirci: “Tu non hai detto nulla che
valga: il tuo Rosario non ha alcun valore; avresti fatto meglio lavorare,
attendere ai tuoi affari; non ti accorgi che perdi il tuo tempo a biascicare
tante preghiere vocali senza attenzione, mentre una mezz'ora di
meditazione o una buona lettura ti sarebbe di maggior vantaggio?
Domani, quando sarai meno assonnato, pregherai con più attenzione:
rimanda a domani il resto del tuo Rosario!”.

In tal modo il demonio riesce con le sue astuzie a fartelo spesso
tralasciare in tutto o in parte, o almeno a farti differirne la recita.
[124] Non dargli ascolto, caro confratello del Rosario, e non perderti
d'animo quand'anche, durante il Rosario, la tua fantasia fosse stata piena di
distrazioni e di pensieri stravaganti che tu hai cercato di scacciare come ti
era possibile non appena te ne accorgevi; il tuo Rosario è tanto migliore
quanto più è meritorio, è tanto più meritorio quanto più è difficile, e tanto
più difficile quanto meno naturalmente piacevole all'anima e più disturbato
da noiosi moscerini e formiche, che vagando qua e là, tuo malgrado,
nell'immaginazione, non lasciano il tempo allo spirito di gustare ciò che
dici e di ristorarsi nella pace.

[125] Anche se tu dovessi combattere durante l'intero Rosario contro
le distrazioni, combatti pure coraggiosamente con le armi in pugno cioè
continua a recitarlo, quantunque senza alcun gusto e consolazione
sensibile. Sarà una lotta terribile ma tanto salutare all'anima fedele.
Diversamente, se deponi le armi, cioè se tralasci il Rosario, sarai un vinto,
e allora il demonio, che ha trionfato sulla tua volontà, ti lascerà in pace ma
nel giorno del giudizio non mancherà di rinfacciarti la tua pusillanimità e
infedeltà: “Chi è fedele nel poco, è anche fedele nel molto”(Lc 16,10): chi
è fedele nel respingere le piccole distrazioni durante una brevissima
preghiera, sarà fedele anche nell'allontanare le più grandi. Nulla di più
certo: sono parole dello Spirito Santo!

Coraggio, dunque, servi buoni e fedeli serve di Gesù e della sua
Santa Madre, che avete preso la decisione di dire ogni giorno il Rosario!
Le molte mosche - chiamo così le distrazioni che vi molestano quando
pregate - non riescano mai a farvi lasciare vilmente la compagnia di Gesù e
di Maria, in cui siete mentre dite il Rosario. Più oltre vi suggerirò alcuni
mezzi per diminuire le distrazioni.


ROSA QUARANTAQUATTRESIMA
Come recitare il Rosario 
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[126] Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il
Rosario, raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine
così come ti insegnerò più avanti.
Prima, però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno
a seconda del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per
considerare e chiedi sempre, per tale mistero e per l'intercessione della
Vergine Santa, una delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale
hai maggior bisogno.

Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che

recitano il Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima
di iniziarlo; se tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che rispondere.
Perciò abbi sempre di mira qualche grazia da chiedere, una virtù da imitare
o una colpa da evitare.

Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all'inizio della

preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si considera
il Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente finché non si
è recitato, soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo di coscienza o ci è
stato imposto come penitenza, nostro malgrado.

[127] Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono

con una precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire
che non si vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all'ultimo
degli uomini! e intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!... Ed
allora, perché meravigliarsi se le preghiere più sante della religione
cristiana restano quasi senza frutto e se, dopo aver recitato mille o
diecimila Rosari non si è più santi di prima?

Frena, ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel

dire il Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater e dell'Ave e fanne una
più breve dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:

Padre nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il

tuo regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +. Dacci
oggi + il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti + come noi li
rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in tentazione + ma liberaci
dal male. Amen +.
Ave Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta
fra tutte le donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa
Maria, Madre di Dio + prega per noi peccatori adesso + e nell'ora della
nostra morte. Amen +.

A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse

proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così, con
calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza riflessione e
senza pause. 
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[128] Il beato Alano de la Rupe ed altri autori, fra i quali il

Bellarmino, riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva
consigliato a tre sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario
tutti i giorni per un amo intero, al fine di confezionare un bel vestito di
gloria alla Vergine Maria: si tratta - egli diceva - di un segreto ricevuto dal
cielo. Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il
consiglio. Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse
erano già a letto, la Madonna, accompagnata dalle sante Caterina e
Agnese, entrò nella loro camera. Era rivestita di un abito splendente di
luce; in lettere d'oro vi erano scritte le parole del saluto: Ave, Maria, piena
di grazia. La celeste Regina si avvicinò al letto della sorella maggiore e le
disse: “Ti saluto, figlia mia!; tu mi hai salutato tanto spesso e così bene:
ora vengo per ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato”.

Anche le due Sante accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e

tre scomparvero.

Un'ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata

dalle due Sante; vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e
senza alcuno splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la
ringraziò per l'abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella
prima apparizione costei aveva notato che l'abito della Madonna era molto
più ricco, e chiese il motivo della differenza. “Perché - rispose Maria - la
tua sorella maggiore mi ha fatto un abito assai più bello, recitando meglio
di te il Rosario”. E scomparve.

Circa un'ora dopo, la Madonna riapparve, vestita di cenci laceri e

sporchi; s'accostò alla sorella minore e le disse: “Figlia mia, così tu mi hai
vestita; ti ringrazio!”. Piena di confusione, la giovinetta esclamò:
“Possibile, Signora mia? io vi ho vestita così male? Perdonatemi e
concedetemi un altro po' di tempo perché possa farvi un abito più bello
recitando meglio il Rosario!”.

Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal

confessore per raccontargli quanto le era accaduto. L'esimio sacerdote
esortò lei e le altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più
impegno e devozione; così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo
giorno della Purificazione, sull'imbrunire, la Madonna riapparve alle tre
sorelle. Era accompagnata come la prima volta, dalle sante Caterina e
Agnese e vestiva un abito veramente magnifico. Disse loro: “Siate certe,
figlie mie: verrete in Paradiso; domani stesso vi entrerete e grande sarà la
vostra gioia”. Unanimi le sorelle risposero: “Il nostro cuore è pronto,
nostra amata Signora; altro non desideriamo”.
Quella stessa sera le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare
il loro confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono 
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di aver insegnato loro quella santa pratica. La dolce attesa si protrasse fino
all'ora della Compieta quando la Madonna ricomparve, preceduta da un
folto stuolo di vergini che rivestirono di candide tuniche le sorelle. Così
agghindate le tre fortunate si avviarono verso la celeste patria, mentre un
coro d'Angeli cantava: “Venite, spose di Cristo, ricevete la corona che vi
siete preparata voi stesse per l'eternità”.

Da questa leggenda cogli parecchi insegnamenti: 1) quanto è

importante avere buoni direttori che consigliano sante pratiche di pietà e
specialmente il Rosario; 2) quanto è utile recitare il Rosario con attenzione
e devozione; 3) quanto è benigna e misericordiosa la Madonna con chi si
pente e propone di far meglio nell'avvenire; 4) quanto Ella è generosa nel
ricompensare in vita, in morte e nell'eternità, i piccoli servizi che a, lei
rendiamo fedelmente.

ROSA QUARANTACINQUESIMA

Recitare il Rosario con modestia

[129] Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè,
per quanto è possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le
dita. Tuttavia chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo
reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica
seduto o in piedi. E' bene recitarlo anche attendendo alle proprie
occupazioni quando non sia possibile interromperle perché così esigono gli
obblighi del proprio impiego; il lavoro manuale non impedisce la preghiera
vocale. E' vero che l'anima nostra, essendo limitata nell'esercizio delle
proprie facoltà, quando è tutta presa dal lavoro manuale è meno attenta alle
operazioni dello spirito, qual è per esempio la preghiera; in caso di
necessità, tuttavia, questa preghiera ha il suo valore agli occhi della
Madonna che ricompensa più la buona volontà che l'azione esteriore.

[130] Ti consiglio di dividere la recita dell'intero Rosario in tre parti
o in tre tempi della giornata; è meglio che recitarlo tutto di seguito con le
sue quindici poste. Se non trovi tempo sufficiente per dirne una terza parte
tutta insieme, recita ora una posta e ora un'altra; ti riuscirà in tal modo a
recitare l'intero Rosario prima di andare al riposo, nonostante le tue
occupazioni.

Imita in questo la fedeltà di san Francesco di Sales. Una volta,
essendo egli molto stanco per le visite della giornata, verso mezzanotte si
ricordò che gli rimanevano ancora alcune decine di Rosario da recitare: si
inginocchiò e le disse prima di mettersi a letto, sebbene il suo confessore
che lo vedeva affaticato, cercasse di convincerlo a rimandare la recita
all'indomani. Imita anche la fedeltà, la modestia e la devozione di quel 
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santo religioso citato dalle cronache di san Francesco, il quale prima di
pranzo soleva recitare un Rosario in tali disposizioni. Ne ho parlato più
sopra.


ROSA QUARANTASEIESIMA

Il Rosario in comune e a due cori


[131] Fra tanti metodi di recitare il Rosario il più glorioso per Dio, il

più salutare per l'anima ed il più temuto dal demonio è quello di
salmodiarlo, ossia di recitarlo in pubblico a due cori.
Dio ama le assemblee. In cielo, riuniti insieme, gli angeli e i beati
cantano incessantemente le sue lodi; in terra, insieme uniti nelle loro
comunità, i giusti pregano notte e giorno in comune. Nostro Signore
consigliò espressamente agli Apostoli ed ai discepoli la preghiera
comunitaria quando promise che tutte le volte due o tre persone si
trovassero riunite nel suo Nome per fare la stessa preghiera Egli sarebbe
stato in mezzo a loro. Quale gioia avere Gesù in nostra compagnia! Per
conseguirla basta unirsi a recitare il Rosario. Così facevano spesso i
cristiani dei primi tempi, nonostante le proibizioni persecutorie degli
imperatori: le assemblee preferivano esporsi alla morte piuttosto che
rinunciare a trovarsi insieme e a godere della compagnia di Cristo Gesù.

[132] La preghiera in comune è più salutare per l'anima:


1) perché d'ordinario la mente è più attenta nella preghiera pubblica

che in quella privata;
2) perché quando sono in comune le preghiere dei singoli diventano
preghiera collettiva dell'intera assemblea, cioè formano tutte insieme una
medesima preghiera. Perciò se uno non prega abbastanza bene, un altro
della comunità che prega meglio, supplisce alla sua manchevolezza. Il forte
sostiene il debole, il fervoroso infiamma il tiepido, il ricco dona al povero,
il cattivo rientra fra i buoni. Come si vende una misura di loglio? Basta
mescolarlo con quattro o cinque staia di buon grano e tutto è venduto!;
3) chi recita il Rosario da solo ha il merito di un Rosario, ma se lo
dice con trenta persone, avrà il merito di trenta rosari. tali sono le leggi
della preghiera in comune. Grande vantaggio! e che guadagno!;
4) Urbano VIII, soddisfatto della devozione del Rosario recitato a
due cori in molti luoghi di Roma, specialmente nel Convento della
Minerva accordò cento giorni di indulgenza ogni volta che si dice il
Rosario in coro, toties quoties (Breve Ad perpetuam rei memoriam del
1626);
5) la preghiera pubblica è più efficace di quella individuale per
placare la collera di Dio e attirare la sua misericordia; la Chiesa, guidata 
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dallo Spirito Santo, l'ha sempre promossa nei tempi di calamità e di
generale disagio. Papa Gregorio XIII in una Bolla dichiara doversi
piamente ritenere che le preghiere pubbliche e le processioni dei confratelli
del Rosario contribuirono assai ad ottenere da Dio la grande vittoria
riportata dai cristiani nel golfo di Lepanto sulla flotta turca, la prima
domenica di ottobre 1571.

[133] Luigi il Buono, di felice memoria, nell'assedio di La Rochelle,

dove gli eretici rivoltosi avevano la propria roccaforte, scrisse alla
regina-madre di ordinare preghiere pubbliche per conseguire la vittoria La
regina dispose che fosse recitato il Rosario da tutto il popolo nella chiesa
dei Domenicani del sobborgo di Sant'Onorato a Parigi: l'arcivescovo
sollecitò tale disposizione e la pia pratica ebbe inizio il 20 maggio 1628.
Vi parteciparono la regina-madre e la regina regnante, il duca d'Orleans, i
cardinali di La Rochefoucault e De Berulle, parecchi prelati, tutta la corte
ed una folla imponente di popolo.

L'Arcivescovo leggeva ad alta voce le meditazioni sui misteri del

Rosario; seguiva la recita del Pater e dell'Ave di ogni posta, alternata fra il
presule stesso e i religiosi con tutti i presenti; al termine della preghiera
mariana si portava processionalmente l'immagine della Madonna al canto
delle litanie. La cerimonia si ripeté ogni sabato con fervore mirabile e la
benedizione del cielo fu visibilissima: il re trionfò sugli inglesi nell'isola di
Re ed entrò più tardi vittorioso in La Rochelle il giorno di Ognissanti di
quel medesimo anno. Ciò dimostra con evidenza la forza della preghiera
pubblica.

[134] Infine, il Rosario detto in comune è molto più temibile dal

demonio perché con tale mezzo si costituisce un'armata per combatterlo.
Talvolta egli trionfa con facilità sulla preghiera del singolo, ma vi riesce
assai difficilmente quando la preghiera è fatta con altri. E' facile spezzare
una verga sola, ma se unita a parecchie altre in un fascio, non si rompe più:
l'unione fa la forza. I soldati si riuniscono in corpo d'armata per battere il
nemico; i malvagi si uniscono spesso per le loro dissolutezze e danze; i
demoni stessi si uniscono per rovinarci: e non si riunirebbero i cristiani per
godere della presenza di Gesù, per calmare la collera di Dio, per attirare la
sua grazia e la misericordia, ed infine, per vincere ed abbattere con più
forza i demoni?

Caro confratello del Rosario, sia che tu abiti in città o in campagna,

sia vicino alla parrocchia o ad una chiesina, recati là almeno ogni sera e col
permesso del rettore della chiesa, in compagnia di quanti vorranno venire,
recita il Rosario in comune; se, invece, non hai la comodità di andare in
chiesa, fai, altrettanto in casa tua o in quella di altra persona del paese. 
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[135] Dio, per sua misericordia, ha sempre benedetto questa pratica
nei luoghi dove io l'ho stabilita per conservare i frutti della missione da me
predicata e per impedire il peccato. In certi borghi e paesi, prima che
stabilissi la pratica del Rosario, si vedevano solo balli, immodestie,
stravizi, litigi e divisioni; si udivano giuramenti falsi, canzoni immorali e
oscenità. Ora vi si odono solo cantici e salmodie spirituali, vi sono persino
edificanti gruppi di venti, trenta, cento e più persone che, a un'ora
convenuta si incontrano per cantare le lodi al Signore, come fanno i
religiosi. In alcune parti si usa recitare il Rosario in comune ogni giorno, in
tre distinti momenti della giornata.

Purtroppo, come dappertutto, vi sono i riprovati anche là dove

abitate. Siatene certi: anche da voi non mancheranno i perversi che
trascureranno di venire al Rosario, che fors'anche ne rideranno e faranno il
possibile, con maligne insinuazioni e cattivo esempio, per impedirvi di
perseverare nella pia pratica. Ma non cedete; e non meravigliatevi del loro
modo di agire: un giorno questi infelici saranno per sempre separati da Dio
e esclusi dal paradiso come quaggiù essi si separano dalla compagnia di
Gesù e dei suoi fedeli servi e serve.



ROSA QUARANTASETTESIMA

Recitare il Rosario con fede, umiltà...

[136] O anime fedeli, membri del Corpo di Cristo, popolo di Dio,
separatevi dai malvagi, sottraetevi da coloro che rischiano di dannarsi a
causa della loro empietà, mancanza di devozione e accidia; non perdete
tempo a decidervi di recitare il Rosario con fede, con umiltà, fiducia e
perseveranza. Chi pensa seriamente al comando di Gesù di pregare sempre,
e considera l'esempio ch'Egli stesso ce ne diede e il bisogno estremo che
abbiamo della preghiera a motivo delle nostre tenebre, ignoranze e
debolezze, a causa dei nostri nemici spirituali, costui, certo, non si
accontenterà di recitare il Rosario una volta all'anno, come esige la
confraternita del Rosario perpetuo, o una volta alla settimana come
prescrive quella del Rosario ordinario, ma lo reciterà ogni giorno,
puntualmente, come prescrive la confraternita del Rosario quotidiano, la
quale ricorda l'esigenza di provvedere alla propria salvezza.

[137] E' necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1): sono
parole eterne di Gesù che bisogna credere e mettere in pratica se non si
vuol essere dannati. Spiegatele come volete, purché non interpretiate alla
moda, con l'intenzione di viverle solo “alla moda”. La vera spiegazione,
del resto, è quella data da Nostro Signore stesso con i suoi luminosi 
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esempi: “Vi ho dato l'esempio affinché anche voi facciate come ho fatto io
a voi" (Gv 13,15). “Si recò sul monte a pregare e trascorse tutta la notte in
orazione” (Lc 6,12). Come se il giorno non gli bastasse, egli impiegava
anche la notte a pregare.
Gesù soleva ripetere agli apostoli anche queste altre: “Vegliate e
pregate” (Mt 26,41). L'animo è debole, la tentazione è sempre insidiosa e
continua; senza la preghiera costante la caduta è inevitabile. Gli apostoli
pensarono che l'invito del Salvatore fosse soltanto un consiglio,
interpretarono erroneamente la sua parola e caddero nella tentazione e
perfino nel peccato, pur essendo della compagnia di Cristo Gesù.

[138] Caro confratello, se tu credi bene vivere secondo l'andazzo dei
tempi - “alla moda”, come ho detto poco prima - cioè indulgere di quando
in quando a qualche peccato mortale, pronto poi a confessartene quanto
prima, oppure evitare solo le colpe più grossolane e scandalose,
preoccupato di salvare le apparenze dell'onestà, non è, certo, necessario far
tante preghiere o dire tanti Rosari: ti basterebbe una preghierina affrettata
al mattino e alla sera, qualche Rosario imposto per penitenza, alcune
dozzine di Ave Maria biascicate sbadatamente quando ti prendesse l'estro.
Ce n'hai d'avanzo per vivere da cristiano formalista; facendo di meno ti
avvieresti al libertinaggio, facendo di più cadresti nella singolarità, nel
bigottismo,

[139] Se tu, invece, da vero buon cristiano, sinceramente risoluto a
salvare l'anima e a camminare sulle orme dei Santi, vuoi evitare il peccato,
rompere ogni laccio del demonio e spegnere il fuoco delle passioni, allora
prega, prega sempre come insegnò e ordinò Nostro Signore. Ti occorre,
dunque, per lo meno recitare ogni giorno il Rosario o altra preghiera
equivalente. Ho detto: “per lo meno”, poiché col Rosario quotidiano
otterrai quanto è necessario per tenerti lontano dal peccato mortale, per
vincere ogni tentazione in mezzo alle iniquità del mondo che travolgono
spesso anche i più forti, in mezzo alle fitte tenebre che possono oscurare
anche i più illuminati e in mezzo agli spiriti maligni più che mai
sperimentati, i quali, sapendo; d'aver poco tempo per indurre al male,
usano ogni astuzia e, purtroppo, ottengono successo. Non ti sembra già una
grazia insigne quella che ti offre il Rosario se riesci a sfuggire da tutte le
insidie e a salvarti?

[140] Se non vuoi credere a quanto ti dico io, credi almeno alla tua
personale esperienza! Io ti domando: quando tu facevi quel poco di
preghiera e nel modo che usa il cristiano mediocre, forse che eri capace di
evitare certe gravi colpe che allora alla tua tiepidezza parevano leggere? 
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Apri, dunque, gli occhi e se vuoi vivere e morire da santo, senza peccati
almeno mortali, prega sempre: recita ogni giorno il Rosario come già
facevano i confratelli agli inizi della Confraternita (vedi più sotto la prova
di quanto dico). Quando la Madonna lo consegnò a san Domenico, gli
ordinò di recitarlo e farlo recitare ogni giorno; perciò il Santo non riceveva
nella Confraternita alcuno che non fosse deciso alla recita quotidiana.
Attualmente nella Confraternita del Rosario ordinario si domanda
solo la recita settimanale, ma ciò è da attribuire al rallentare del fervore ed
al raffreddamento della carità. Non si può pretendere di più da chi prega
quasi controvoglia: ma all'inizio non era così (Mi 19,8).

[141] Altre tre cose da notare:

1) se vuoi entrare nella Confraternita del Rosario quotidiano e
partecipare alle preghiere ed ai meriti degli associati non basta essere già
iscritti nell'altra Confraternita, detta ordinaria, o fare unicamente la
promessa di recitare il Rosario ogni giorno, ma devi dare il tuo nome a chi
ha la facoltà di accettare l'iscrizione in quella Confraternita (e sarà bene
che ti confessi e comunichi in tale circostanza), perché il Rosario ordinario
non contiene quello quotidiano, come, viceversa, il quotidiano contiene
quello ordinario;
2) rigorosamente parlando non v'è alcuna mancanza, neppure
veniale, se si omette la recita del Rosario quotidiano, settimanale o
annuale;
3) quando una malattia, una legittima obbedienza o necessità o
dimenticanza involontaria causano l'omissione del Rosario, allora non solo
ne hai egualmente il merito ma pure partecipi al merito dei Rosari che
recitano gli altri confratelli; non è, quindi, assolutamente necessario che
l'indomani tu dica due Rosari per supplire a quello non recitato senza tua
colpa. Se la malattia ti permette di recitare anche solo una parte del
Rosario, tu lo devi fare.

Signore Gesù, beati i confratelli del Rosario quotidiano che ogni
giorno ti sono accanto, nella casetta di Nazareth o sul Calvario presso la
tua croce o vicini al tuo trono in cielo, intenti a contemplare i tuoi misteri
gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Quanto sono felici qui in terra per le grazie
particolari che prodighi loro e quanto saranno felici in cielo dove ti
loderanno più particolarmente nei secoli eterni (1Re, 10,8; Sal 84,5).
[142] Bisogna recitare il Rosario con fede, ricordando le parole di
Gesù: “Tutto quello che domandate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi
sarà accordato” (Mc 11,24). Egli ti dirà: “Va, e sia fatto secondo la tua
fede” (Mt 8,13). “ Se qualcuno di voi manca di sapienza la domandi a 
70
Dio... La domandi però con fede, senza esitare” (Gc 1,6), recitando il
Rosario, e gli sarà concessa.

[143] Occorre, inoltre, pregare con umiltà come il pubblicano. Egli
stava genuflesso, a terra e non con un ginocchio levato, non sul banco
come fanno più o meno gli orgogliosi. Se ne stava in fondo al tempio, non
nel santuario come il fariseo; teneva gli occhi verso terra, non osando
neppure guardare verso il cielo; non teneva la testa alta né osservava qua e
là come il fariseo. Si batteva il petto, confessandosi peccatore e chiedendo
perdono: O Dio, abbi pietà di me peccatore (Mc 18,13); e non come il
fariseo che vantava le sue buone opere e disprezzava gli altri.

Guardati, dunque, dall'imitare l'insolente preghiera del fariseo che lo
rese ancor più indurito e maledetto; imita invece l'umile contegno del
pubblicano che gli ottenne il perdono dei peccati.
Ancora: rifuggi da quanto sa di straordinario e non desiderare né
chiedere di avere singolari rivelazioni o grazie eccezionali che Dio
talvolta comunica ad alcuni Santi, fedeli al Rosario; ti basti la fede, ora che
il Vangelo e tutte le devozioni sono stabilite a sufficienza.
Nei periodi di aridità, di disgusto o di afflizione interiore non
omettere mai una sia pure minima parte del Rosario: daresti prova di
orgoglio e di infedeltà. Invece, da bravo campione di Gesù e di Maria,
recita il Pater e l'Ave anche se ti senti povero di cuore e di mente, cioè
anche se non vedi né gusti nulla di confortevole, sforzandoti di riflettere
come puoi sui misteri. Non desiderare il pane quotidiano accompagnato dal
dolce o dal confetto come pretende il bambino; ad imitazione più perfetta
di Gesù agonizzante, proprio quando avverti le maggiori difficoltà nel
recitare il Rosario, prolungane la recita; si dovrà dire di te ciò che è detto
di Gesù: “In preda all'agonia, pregava più intensamente" (Lc 22,43).

[144] Da ultimo: prega con ogni fiducia, fondata sulla bontà e la
liberalità infinita, di Dio e sulle promesse di Gesù. Dio è, la sorgente di
acqua viva che si riversa incessantemente nel cuore di chi prega; Gesù è il
depositario della grazia e della verità divina. Ora il desiderio più ardente
del Padre nei nostri riguardi è di comunicarci queste acque salutari di
grazia e misericordia; ci dice Egli infatti: “Ascoltatemi, voi che siete in
cerca di giustizia, voi che cercate il Signore, venite all'acqua” (Is 51,1)
nella preghiera. E se non lo preghiamo, dolcemente Egli si lamenta di
essere lasciato da parte: “Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua
viva” (Ger 2,13).
Chiedere grazie a Nostro Signore è fargli piacere, più gradito a Lui
del piacere che prova la mamma quando il bambino si nutre del suo latte.
La preghiera è il canale della grazia di Dio: attingiamola, quindi, da Gesù 
71
che ne è il fiduciario. Se a Lui non si ricorre con la preghiera, come è
doveroso per tutti i figli di Dio, Egli se ne lamenta amorevolmente:
“Finora non avete chiesto nulla: chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). E per ispirarci la massima
fiducia nella preghiera si è impegnato Egli stesso assicurandoci che il
Padre ci largirà quanto chiederemo nel suo Nome.




ROSA QUARANTOTTESIMA
Perseveranza nella devozione al Rosario
[145] Alla fiducia dobbiamo unire la perseveranza: soltanto chi
persevera nella domanda riceverà, nella ricerca troverà, nel bussare gli sarà
aperto. Non basta pregare per un mese, un anno, dieci o vent'anni per
chiedere al Signore una grazia: occorre tenere duro, chiedere sino alla
morte - se è il caso - decisi ad ottenere quel che gli si chiede per la propria
salvezza o a morire. Sì, anche a morire: questa disposizione d'animo deve
anzi accompagnare la nostra perseveranza nella preghiera e la nostra
confidenza in Dio, fino a ripetere con Giobbe: “Mi uccida pure, non me ne
dolgo” (Gb 13,15), e da lui aspetterò quanto gli domando.

[146] La liberalità dei grandi e dei ricchi del mondo si manifesta nel

prevenire con favori le persone bisognose prima ancora che chiedano; Dio,
invece, mostra la sua munificenza nel lasciar chiedere e cercare per molto
tempo le grazie che vuole concedere; anzi, quanto più la grazia da
accordare è preziosa, tanto più a lungo la fa attendere. Il motivo? 1) perché
la grazia sia più abbondante; 2) perché chi la riceve ne abbia maggiore
stima e 3) perché si badi a non perderla dopo averla ricevuta: non si
apprezza molto ciò che si ottiene troppo presto e con facilità.

Caro confratello del Rosario, sii dunque perseverante nel chiedere a

Dio col Rosario le grazie spirituali e materiali che ti abbisognano, in
particolare la grazia della divina Sapienza che è un tesoro inesauribile (Sap
7,14), e non dubitare: presto o tardi l'otterrai purché non tralasci il Rosario
e non ti scoraggi a mezzo cammino: “Lunga è la strada che ti resta ancora
da percorrere” (1Re 19,7), molte le avversità da affrontare, le difficoltà da
superare, i nemici da vincere prima d'aver accumulato abbastanza tesori
per l'eternità; molti i Pater e Ave che ti occorrono per guadagnarti il
Paradiso e la bella corona che attende ogni fedele confratello del Rosario.
“Tieni saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap
3,11). Stai attento a che un altro più fedele di te a dire il Rosario non porti
via la tua corona. La tua corona: essa era tua, Dio te l'aveva preparata, te
l'eri già meritata à metà con i tuoi Rosari ben recitati; ma poi ti sei fermato
per strada, la buona strada in cui correvi tanto bene (Cfr. Gal 5,7), e così 
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un altro ti è passato innanzi, è arrivato prima; più diligente e più fedele di
te egli con i Rosari e le sue opere buone ha acquistato e pagato l'occorrente
per avere quella tua corona. “Chi mai li ha tagliato la strada” (Gal 5,7) per
conquistarla tu la corona? Ahimè, i nemici del Rosario che sono numerosi!

[147] Credimi, solo “i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12).

Tali corone non sono per i timidi che paventano i motteggi e le minacce
del mondo; non sono neppure per quei pigri e accidiosi che recitano il
Rosario con negligenza o in fretta o per abitudine, o solo di quando in
quando, secondo il capriccio; non sono neppure per quegli indolenti che si
scoraggiano e disarmano non appena vedono l'inferno scatenarsi contro il
loro Rosario. Se tu, caro confratello, pensi di metterti al servizio di Gesù e
Maria col dire ogni giorno il Rosario, preparati alla tentazione: “Figlio, se
ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir 2,1). Non
illuderti: gli eretici, i libertini, i frivoli, i mezzo-devoti, i falsi profeti, tutti
d'accordo con la tua natura contaminata e con le potenze infernali, ti
muoveranno nefanda crociata per farti abbandonare questa pratica.

[148] Per premunirti contro gli attacchi, non dico degli eretici e dei

dissoluti, ma dei così detti onesti del mondo e perfino delle persone devote
alle quali il Rosario non garba, eccoti alcuni saggi del loro modo di
pensare e di parlarne:
- “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?” (At 17,18).
- “Venite, tendiamo insidie al giusto perché ci è di imbarazzo ed è
contrario alle nostre azioni” (Sap 2,12).
- Che mai va biascicando questo cicalone di corone e di Rosari? che
cosa va borbottando di continuo?
- Che fannullone! altro non fa che recitare Rosari... farebbe assai
meglio a lavorare invece di perdersi in simili beghinerie!
- Eh sì, basta dire il Rosario e le allodole cadranno belle arrostite dal
cielo; il Rosario ci procurerà il pranzo!...
- Dice il Signore: aiutati che io ti aiuterò... perché, allora,
impastoiarsi con preghiere?... Una preghiera breve penetra in cielo, un
Pater ed un'Ave recitati bene sono più che sufficienti; Dio non ha
comandato il Rosario, cosa buona anzi ottima se c'è tempo per recitarlo, ma
non è per tale devozione che saremo più sicuri di salvarci. Quanti Santi
non l'hanno mai recitato!

- C'è gente che giudica tutto secondo la propria misura; indiscreti

che spingono ogni cosa all'esagerazione, scrupolosi che vedono il peccato
dove non c'è e dicono che andranno all'inferno quanti non recitano il
Rosario. 
73
- Dire il Rosario va bene per le donnette ignoranti che non sanno
leggere. Perché dire il Rosario? non è forse meglio l'Ufficio della Madonna
o i Sette Salmi? Esiste forse una preghiera più efficace dei Salmi dettati
dallo Spirito Santo?

- Tu proponi di dire il Rosario ogni giorno? la tua risoluzione è un

fuoco di paglia e non durerà a lungo. Ed allora, non è meglio impegnarsi in
meno pratiche ed essere fedeli solo ad alcune?

- Andiamo, amico, credi a me: recita bene la preghiera del mattino e

della sera e lavora per il Signore nel corso della giornata; Dio non ti chiede
di più. Se tu non dovessi - come devi! - guadagnarti di che vivere, allora
potresti anche impegnarti a recitare il Rosario. Recitalo, dunque, la
domenica e nei giorni festivi, a tuo agio, ma non nei giorni feriali quando è
tempo di lavorare.

- Come? vuoi tenere in mano una corona così lunga, proprio da

donnetta? Macché, io ne ho viste di una sola decina che valgono quanto
quelle di quindici decine.
- Vuoi portare la corona alla cintura? Ma è una affettazione di
santità; mettitela al collo piuttosto, come usano gli spagnoli, memorandi
ruminatori di Rosari che incontri con una grande corona in mano, pronti a
colpire a tradimento con il pugnale che stringono nell'altra mano. Lascia,
lascia da parte queste devozioni esteriori; vera devozione è quella del
cuore, ecc.
[149] Persone di talento, grandi dottori ma poveri di spirito ed
orgogliosi non ti consiglieranno mai il Rosario; tenteranno piuttosto di
convincerti a recitare i Sette Salmi penitenziali o qualche altra preghiera. E
così, se un buon confessore ti ha imposto per penitenza di dire un Rosario
per quindici giorni o per un mese, basterà che tu vada a confessarti da uno
di questi signori perché tale penitenza ti venga commutata in altre
preghiere o in digiuni o messe o elemosine.

Ti accadrà pure di consultare qualche pio contemplativo - e ve ne

sono nel mondo - il quale non conoscendo per diretta esperienza
l'importanza del Rosario, invece di consigliartelo te ne allontanerà per
avviarti piuttosto alla contemplazione, come se Rosario e contemplazione
fossero incompatibili fra loro, come se i tanti Santi devoti del Rosario non
siano stati grandi contemplativi! Né mancheranno perfino i tuoi nemici... di
casa che ti attaccheranno e tanto più crudelmente per il fatto che sei a loro
intimamente unito. Intendo parlare delle potenze dell'anima e dei sensi del
corpo, delle distrazioni della mente, le aridità del cuore, gli abbattimenti
morali e le malattie. Tutti questi avversari, in combutta con gli spiriti
maligni che si immischieranno, ti strilleranno: ma lascia il Rosario! è il
Rosario che ti dà il mal di capo; lascialo, dunque; tanto, non è d'obbligo in 
74
coscienza. Tutt'al più recitane solo una parte; i tuoi disturbi sono una prova
che Dio non vuole che tu lo dica; meglio ancora, rimandalo a domani,
quando starai in salute, ecc.
[150] Insomma, caro confratello, il Rosario quotidiano ha tanti
nemici che io considero come uno dei più segnalati favori del cielo la
grazia di perseverarvi fino alla morte. Sii perseverante, quindi, e non
dubitare che in cielo avrai una splendida corona, preparata in premio alla
tua fedeltà: “Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” (Ap
2,10).

ROSA QUARANTANOVESIMA

A proposito delle indulgenze

[151] Perché possiate lucrare le indulgenze concesse ai confratelli
del Rosario, sono opportune alcune osservazioni.
L'indulgenza, in generale, è la remissione piena o in parte della pena
temporale dovuta per i peccati attuali già perdonati: remissione possibile
grazie all'applicazione, delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo Gesù,
della Madonna e dei Santi, contenute nel tesoro della Chiesa.

L'indulgenza plenaria è la remissione totale della pena dovuta al
peccato; la parziale, invece, (per esempio di cento o mille anni) è la
remissione di quella pena che nei primi tempi della Chiesa sarebbe stata
condonata dopo una, penitenza sostenuta per un tanto di tempo e imposta
dagli antichi canoni della Chiesa, secondo la qualità delle colpe. Faccio un
esempio: se quei canoni prescrivevano per un solo peccato mortale sette
anni di penitenza (talvolta anche dieci o quindici anni!) il reo di venti
peccati mortali avrebbe dovuto fare per lo meno sette volte vent'anni di
penitenza. Questo in teoria; in concreto erano previste altre disposizioni.
[152] Le condizioni per l'acquisto delle indulgenze annesse al
Rosario sono tre: 1) essere veramente pentiti, confessati e comunicati,
come è prescritto dalle Bolle delle Indulgenze; 2) non conservare il
minimo affetto a nessun peccato veniale, se si tratta di indulgenze plenarie;
persistendo, infatti, un tale affetto rimane la colpa, rimanendo la colpa non
è rimessa la pena dovuta; 3) recitare preghiere e compiere le buone opere
prescritte dalle Bolle.

Secondo la mente dei Pontefici, si possono acquistare le indulgenze
parziali, pur non lucrando la plenaria; in tal caso non sarà sempre
necessario essere confessati e comunicati. E questo vale per le indulgenze
annesse alla recita del Rosario, alle processioni, alle corone benedette, ecc.
Tutte occasioni da non trascurare. 
75
[153] Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di
distinta famiglia, una certa Alessandra, miracolosamente convertita e
iscritta nella Confraternita del Rosario da san Domenico, dopo la morte
apparve al Santo per dirgli che era condannata a rimanere settecento anni
in purgatorio a causa di colpe commesse e fatte commettere ad altri con le
sue vanità mondane, e lo pregò di venirle in aiuto chiedendo ai confratelli
del Rosario di suffragare la sua anima: ciò che san Domenico, fece.
Quindici giorni dopo ella riapparve splendente più del sole,
ringraziò il Santo di essere tanto sollecitamente liberata dal Purgatorio per
le preghiere dei confratelli ed informò il Santo d'essere venuta anche per
supplicarlo, da parte delle anime in stato di purificazione, di continuare a
predicare il Rosario e a sollecitare i loro parenti a renderle partecipi del
merito dei propri Rosari. Esse, poi, li avrebbero ricompensati largamente
non appena fossero giunte in paradiso.

[154] Per agevolarvi l'esercizio del Rosario ecco alcuni metodi di
recitarlo santamente con la meditazione dei misteri gaudiosi, dolorosi e
gloriosi di Gesù e di Maria. Adottate quello che sarà più di vostro gusto;
anzi, voi stessi potrete comporne un altro, come già fecero non pochi Santi.
Il manoscritto non porta la 50a Rosa, che forse nell'intenzione dell'autore è
costituita dai metodi per recitare il S. Rosario. 

Questi sono pubblicati a parte 
(n.1-6) insieme ad altri che non figurano nel manoscritto del SAR. 


*****


[INTRODUZIONE]
ROSA BIANCA
AI SACERDOTI
[1] Ministri dell'Altissimo, predicatori della verità, araldi del
Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro
per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità
e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica
del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli
altri la sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire.
Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola
e di poca importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti
orgogliosi; essa è veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l'ha
data, e l'ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici 
2
più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell'altra. I
santi l'hanno messa in atto ed i sommi Pontefici l'hanno autorizzata.
Felice il sacerdote e direttore d'anime al quale lo Spirito Santo ha
rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o
conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza
lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre
gli verseranno nell'anima grazie in abbondanza per far di lui strumento
della loro gloria; con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in
un mese che gli altri predicando in parecchi anni.

[2] Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli
altri; dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria
dell'eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri
daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può
dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù
che prima fece e poi insegnò. Imitiamo l'Apostolo che conosceva e
predicava soltanto Gesù, il Cristo Crocifisso. Noi lo faremo predicando il
santo Rosario che, come vedrete in seguito, non è una serie di Pater e di
Ave ma un compendio divino dei misteri della vita, della passione, della
morte e della gloria di Gesù e di Maria.
Se sapessi che l'esperienza personale concessami dal Signore circa
l'efficacia della predicazione del Rosario per convertire le anime, potesse
persuadervi a divenirne apostoli, nonostante la tendenza contraria dei
predicatori, vi racconterei le conversioni meravigliose che ho ottenuto
predicando il Rosario; ma mi limito a riferirvi, in questo compendio,
qualche fatto antico e ben provato. Solo ho inserito, per vostra utilità,
parecchi testi latini, presi da buoni autori, che comprovano ciò che spiego
al popolo in lingua Volgare.
ROSA ROSSA
AI PECCATORI
[3] A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre
questa, rosa, arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.
Empi e peccatori impenitenti gridano continuamente: Coroniamoci
di rose (Sap 2,8). Anche noi cantiamo: coroniamoci con le rose del santo
Rosario.
Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre, Le loro sono i
piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno
appassite è corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave recitati bene e
accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né mai 
3
s'infradiceranno. Tra cento, mille anni la loro bellezza splenderà come
oggi.
Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà
sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono col
pentimento all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e
nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di
Gesù che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono
solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.

[4] Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso,
recitando ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine
ciascuna: 1) per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di
grazia di Gesù nell'incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la
sua corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in
cielo dalla SS. Trinità; 2) per ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la
corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte, la corona di
gloria in paradiso.
Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante
l'enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che
non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con
un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno
stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o
tardi vi convertirete e vi salverete purché - lo ripeto e notate bene i termini
del mio consiglio - diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo
Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei
vostri peccati. Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi
peccatori convertiti per virtù del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.
Dio solo.
ROSAIO MISTICO
ALLE ANIME PIE
 [5] Anime devote ed illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia
ch'io vi offra un piccolo rosaio mistico, venuto dal cielo, perché lo
trapiantiate nel giardino della vostra anima; esso non nuocerà ai fiori
odorosi delle vostre contemplazioni. E', molto profumato e tutto divino:
non guasterà affatto l'ordine delle vostre aiuole: purissimo e ben ordinato
esso porta tutto all'ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo si innaffia e lo
si coltiva a dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si estende tanto che non
solo non ostacola tutte le altre devozioni, ma le conserva e le perfeziona.
Voi che siete spirituali mi capite! Questo rosaio è Gesù e Maria nella vita,
nella morte, nell'eternità.

4
[6] Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di
Gesù e di Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in
bocciolo ricordano l'infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate
rappresentano Gesù e Maria nella sofferenza, le rose completamente
schiuse mostrano Gesù e Maria nella gloria e nel loro trionfo. La rosa
rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù e Maria nei misteri gaudiosi; punge
con le sue spine: eccoli nei misteri dolorosi; dà gioia con la soavità del
profumo: eccoli infine nei misteri gloriosi.
Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina;
piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare
il Rosario; coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno,
accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora
all'apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli
uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione,
faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette
dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci
della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l'adorabile
Gesù al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.
Dio solo. 
*****

https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2016/07/IL-SEGRETO-AMMIRABILE-DEL-SANTO-ROSARIO-San-Luigi-Montfort.pdf



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