giovedì 14 maggio 2020

Se convertirai il peccatore dalla sua vita di errore...

1. In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: «Io vado a Colui che mi ha mandato, e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?» (Gv 16,5). Dice Giacomo nell'epistola canonica: «L'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra, portando pazienza finché potrà raccogliere il frutto precoce e quello tardivo» (Gc 5,7). L'agricoltore, colui che coltiva il campo, è il predicatore, che nel sudore della sua fronte, col sarchio della parola coltiva il campo, cioè l'anima dei fedeli. Il campo si chiama in latino ager, perché in esso si opera (lat. agere), si lavora. I campi o si seminano, o si coltivano a piante, o si dispongono a pascolo, o si ornano con fiori diversi. Anche nell'anima è necessario fare sempre qualche cosa, perché non si avveri ciò che dice Salomone: «Sono passato per il campo dell'uomo pigro, ed ecco che le spine lo avevano invaso completamente» (Pro 24,30-31). Infatti dove c'è il torpore della pigrizia, subito prosperano le spine pungenti dei pensieri perversi. Perciò l'anima dev'essere seminata con la semente della predicazione, coltivata con le piante delle virtù, preparata a pascolo, cioè ai desideri della vita eterna, ornata di fiori diversi, vale a dire degli esempi dei santi. E se il campo sarà coltivato in questo modo, di esso dice il Signore: «Ecco, il profumo del figlio mio è come il profumo di un campo rigoglioso, che il Signore ha benedetto» (Gn 27,27).

    «L'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra». Per il fatto che il predicatore coltiva il campo del Signore, egli attende il frutto della terra, cioè della vita eterna. Per questo il Signore promette al predicatore: «Se convertirai (qualcuno), io convertirò te; e se separerai ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca» (Ger 15,19). «Se convertirai», cioè se farai convertire - come dice Giacomo - «il peccatore dalla sua via di errore» (Gc 5,20), io convertirò te infondendoti la grazia; e se avrai separato ciò che è prezioso, cioè l'anima che ho riscattato con il mio sangue prezioso, da ciò che è vile, cioè dal peccato, del quale nulla al mondo è più vile, sarai come la mia bocca, perché nella rigenerazione giudicherò gli empi per mezzo di te.


    Ma nel frattempo bisogna agire con pazienza. E quindi soggiunge: «Deve sopportare con pazienza, finché potrà raccogliere il frutto precoce e quello tardivo». Si chiama precoce ciò che matura prima, e tardivo quando la maturazione è completa. Quindi il predicatore, se sopporta con pazienza e con gioia, quando cade in varie tentazioni, riceverà il frutto precoce della grazia nel tempo presente, e quello tardivo della gloria nella vita futura. In proposito il Signore, nel vangelo di oggi, dice: «Vado da colui che mi ha mandato».

2. Osserva che in questo brano evangelico sono poste in evidenza tre fatti. Primo, il ritorno di Gesù Cristo al Padre, quando dice: «Vado da colui che mi ha mandato». Secondo, l'accusa fatta al mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio, dove dice: «Quando verrà lo Spirito, accuserà il mondo... «. Terzo, le ispirazioni dello Spirito di verità, dove conclude: «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi insegnerà tutta la verità».

    In questa domenica e nella prossima si leggono le epistole canoniche. L'introito della messa di oggi esorta: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 97,1). E nell'epistola del beato Giacomo è detto: «Tutto ciò che ci viene dato di buono», ecc. (Gc 1,17): noi la divideremo in tre parti e ne faremo risaltare la concordanza con le tre suddette parti del vangelo. Le tre parti dell'epistola sono: primo: «Ogni ottimo regalo»; secondo: «Voi lo sapete, fratelli miei dilettissimi»; terzo: «Perciò, deposta ogni impurità», ecc



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