VI. Tre cose sono necessarie a coloro che si dedicano allo studio: doti naturali, esercizio e disciplina. Per quanto attiene alle doti naturali, esse si rivelano quando lo studente capisce con facilità ciò che ascolta e lo conserva con memoria tenace; per quanto riguarda l'esercizio, l'allievo dovrà perfezionare con laboriosità e zelo le proprie disposizioni naturali; per quanto concerne la disciplina, lo studente, con una vita virtuosa, dovrà accordare il proprio comportamento alla sua cultura.
Esporrò in sintesi alcune considerazioni di carattere introduttivo su questi tre requisiti.
VII. Coloro che si impegnano nell'apprendimento, devono disporre sia d'ingegno sia di memoria: infatti queste due cose sono tanto collegate nell'attività di chi studia e nell'oggetto di studio che, se una di esse è insufficiente, l'altra da sola non potrà portare nessuno studente alla perfezione. Similmente il guadagno non serve a nulla, se non può essere conservato; d'altra parte ingrandisce invano il suo magazzino colui che non ha nulla da custodirvi. L'ingegno acquista e la memoria conserva il sapere.
L'ingegno è una forza naturale dello spirito, che da sé sola costituisce un valore: esso è una dote naturale, che viene favorita dal buon uso e mentre la fatica esagerata lo consuma, il moderato esercizio lo raffina. A questo proposito si ricordi l'accorto avvertimento di quell'educatore che disse: Ora voglio che tu risparmi le tue forze: ci si affatica chini sui libri, va' a correre all'aria aperta.
Vi sono due attività che esercitano l'ingegno: la lettura e la meditazione. La lettura avviene quando apprendiamo qualcosa, secondo determinate regole e norme, da ciò che è stato scritto. La lettura si attua in tre modi: per opera del docente, per opera del discente o nello studio personale. Infatti si dice: “Leggo il libro per gli studenti”, oppure: “Leggo il libro spiegato dal docente” e infine: “Leggo il libro da solo”. Quando si studia si deve fare attenzione all'ordine e al metodo.
VIII. L'ordine concerne le materie d'insegnamento (la grammatica infatti precede la dialettica e così l'aritmetica precede la musica); in secondo luogo i libri (ad esempio lo scritto di Sallustio su Catilina precede nel tempo quello su Giugurta); poi la narrazione (che si sviluppa in una continuità collegata e connessa) ed infine il commento.
Nelle materie d'insegnamento esiste un ordine di successione secondo una disposizione naturale. Per i libri, si considera la persona dell'autore oppure l'argomento trattato. Nella narrazione si osserva un ordine secondo l'esposizione della materia, che può essere naturale, quando gli avvenimenti vengono riferiti così come si sono svolti, oppure artificiale, quando vien narrato prima ciò che effettivamente è avvenuto dopo e viceversa. Nel commento di un testo l'ordine è determinato dai livelli di ricerca; il commento comprende tre oggetti: la struttura grammaticale, il significato delle parole e l'intendimento del pensiero dell'autore.
La struttura grammaticale è la disposizione ordinata delle parole, che noi designiamo anche come costruzioni del periodo. Il significato è il facile e chiaro senso della frase, come si offre ad una prima lettura. L'intendimento del pensiero dell'autore attiene ad un piano di comprensione più profonda, che non può essere raggiunta senza commento ovvero interpretazione. L'ordine si applica quando si considera e si esamina prima la struttura grammaticale, poi il significato ed infine il pensiero dell'autore: fatto ciò, il commento è compiuto.
IX. Il metodo opportuno per studiare un testo consiste nella sua suddivisione in parti. Ogni suddivisione comincia da parti definite e procede indefinitamente. Ogni realtà delimitata risulta più chiara e di essa si può conseguire una conoscenza sicura.
L'apprendimento comincia dalle cose più note, attraverso di esse si raggiunge la conoscenza dell'ignoto. Inoltre ci serviamo della ragione (il cui compito specifico è suddividere), quando discendiamo dagli universali ai particolari, suddividendo e indagando la natura delle cose individuali. Ogni universale infatti è più definito e determinato dei singoli particolari. Quando dunque cerchiamo d'imparare qualcosa, dobbiamo incominciare da quelle nozioni che sono più conosciute, più determinate e di ambito più generale e poi, discendendo a poco a poco e distinguendo con varie suddivisioni le singole realtà, potremo evidenziare la natura delle cose particolari.
X. La meditazione è l'attività di pensiero della persona che riflette per un tempo prolungato e con saggezza, ricercando prudentemente le cause e l'origine, il modo e l'utilità di ogni singola cosa. La meditazione prende origine dalla lettura, ma non è vincolata dalle norme precise che regolano lo studio dei testi; infatti si compiace a spaziare in campi aperti, ove liberamente può fissare la forza del pensiero nell'indagine speculativa della verità, esaminando ora l'una ora l'altra causa delle cose, indagando anche le realtà più profonde, non lasciando nulla di incerto ed oscuro.
L'inizio del sapere si trova dunque nella lettura, ma il suo compimento perfetto si realizza nella meditazione: coloro che sanno amarla con familiare consuetudine e vi si applicano a lungo, rendono la loro vita assai lieta e trovano grandissimo conforto nelle avversità.
La meditazione riesce efficacemente ad allontanare lo spirito dal frastuono delle cose terrene e permette di pregustare, in qualche modo, già in questa vita, la dolcezza della pace eterna. Quando infine si saprà cercare e trovare oltre tutte le cose create il loro Creatore, lo spirito si arricchirà di luce intellettuale e di gioia: allora la meditazione conseguirà il suo massimo risultato.
Vi sono tre specie di meditazione: la prima consiste nell'attento esame delle azioni umane, la seconda nello studio accurato dei comandamenti divini, la terza nella valutazione delle opere di Dio. I comportamenti umani presentano vizi e virtù; i precetti divini contengono comandi, promesse ed ammonimenti; le opere divine sono tutte quelle cose che l'onnipotenza di Dio crea, la Sua sapienza governa e la Sua bontà dispone.
Solo colui che sa meditare attentamente sulle mirabili opere di Dio, potrà capire quanto esse siano degne di profonda considerazione.
XI. Riguardo alla memoria, penso di non dover tralasciare ora di dire che, come l'ingegno, analizzando, indaga e trova, così la memoria, sintetizzando, custodisce. È opportuno sintetizzare ed affidare alla memoria quanto abbiamo analizzato nell'apprendimento. Sintetizzare significa ridurre ad un compendio breve e schematico ciò su cui ampliamente si è letto o discusso: con parola d'origine antica ciò si dice riepilogare, cioè riassumere.
Infatti ogni trattazione sistematica ha un suo pensiero dominante, sui quale si basa il valore di tutta l'esposizione e la forza del discorso; a questo si collegano e si riferiscono tutti gli argomenti. Raccogliere, ossia sintetizzare, è appunto cercare e prendere in considerazione questo pensiero dominante.
La sorgente è una sola, ma i ruscelli che ne derivano sono molti: perché si dovrebbero seguire tutte le tortuosità dei vari corsi d'acqua? Nella sorgente c'è tutto. Mi esprimo così, perché la memoria umana è limitata, predilige la concisione, e quando si estende a molti oggetti, è meno efficace su un singolo argomento.
Da ogni oggetto di studio bisogna ricavare un pensiero breve e chiaro, indi è opportuno riporlo nello scrigno della memoria: quando poi le circostanze lo richiederanno sarà possibile derivare da esso le altre idee. Questo deve venir spesso ripetuto e richiamato alla mente, per così dire, come dal ventre della memoria al palato, affinché non perda la sua chiarezza ed il suo vigore a causa di un lungo e ininterrotto abbandono.
Ti consiglio, o mio studente, di non compiacerti se avrai letto molto, ma se sarai riuscito a capire molto, e non soltanto se avrai capito, ma se sarai capace anche di ricordare: altrimenti, l'aver letto ed anche l'aver compreso non ti recheranno gran vantaggio.
Per questo motivo ribadisco quanto ho affermato e cioè che coloro i quali si dedicano allo studio devono poter disporre di ingegno e di memoria.
XII. Un saggio, interrogato sulle disposizioni migliori per apprendere, rispose: Spirito umile, impegno nella ricerca, vita tranquilla, indagine silenziosa, povertà, terra straniera; queste circostanze rendono più agevole il superamento delle difficoltà che si incontrano durante gli studi.
Egli conosceva, penso, quel detto: Il buon comportamento morale impreziosisce la cultura , e per tale motivo collegò avvertimenti sul modo di vivere alle norme riguardanti lo studio, affinché l'allievo potesse venire a conoscere non solo il metodo del suo lavoro, ma anche lo stile della sua vita.
Non merita plauso la scienza di una persona disonesta: perciò e di massima importanza che colui che si dedica alla ricerca del sapere non trascuri le regole di una vita corretta.
XIII. L'umiltà è la condizione preliminare di un comportamento disciplinato; di questa virtù esistono molte testimonianze: le seguenti riguardano specialmente gli studenti. Prima di tutto essi non devono sottovalutare nessuna scienza e nessun libro, in secondo luogo non devono affatto vergognarsi di accettare un insegnamento da qualsiasi persona, infine, se riusciranno ad acquisire la cultura, non dovranno mai disprezzare nessuno.
Molti sbagliano perché vogliono sembrare sapienti prima del tempo: si abbandonano così alla vanità dell'orgoglio, cominciano a fingere di essere ciò che non sono ed a vergognarsi di ciò che sono: tanto più si allontanano dalla sapienza, quanto più bramano di essere considerati sapienti e non di esserlo. Ho conosciuto diverse persone di questo genere, le quali, prive ancora dei rudimenti della cultura, giudicavano sola cosa degna di loro occuparsi di altissimi problemi: credevano di poter diventare grandi, soltanto leggendo i libri ovvero ascoltando le parole di autori celebri e sapienti.
“Noi — dicevano — li abbiamo visti, noi siamo stati ad ascoltare le loro lezioni, spesso essi solevano conversare con noi, siamo stati conosciuti da uomini tanto eccellenti e famosi!” Io vi dico invece: “Volesse il cielo che nessuno al mondo mi conoscesse, ma che io potessi conoscere quanto umanamente è conoscibile”.
Voi vi vantate di aver visto, ma non dite di aver capito Platone: a questo punto credo che non sia per voi occasione di prestigio venire ad ascoltare le mie lezioni. Io non sono Platone, né ho avuto la fortuna di incontrarlo. Voi avete bevuto alla fonte della filosofia, eppure sarebbe un gran bene se aveste ancora sete! Persino un re, che pur ha bevuto da calici d'oro, beve anche da un vaso di coccio, se ha sete. Perché dovreste ritirarvi? Avete ascoltato Platone, ascoltate ora anche Crisippo. È diventato proverbiale il detto: Forse ciò che tu non sai, lo sa Ofello [Orazio, Satire II, II,2].
Non vi è nessuna persona cui sia stato dato di sapere tutto e non vi è nessuna persona che non abbia ricevuto dalla natura qualche dono speciale: pertanto gli studenti devono ascoltare volentieri tutti, devono sforzarsi di leggere tutto e non devono disprezzare nessuno scritto, nessun autore, nessun insegnamento: senza pregiudizi devono cercare di imparare da qualsiasi persona ciò che non sanno; non devono pensare a quanto già conoscono, ma a quanto ancora ignorano.
In questo senso si dice che Platone avesse un tempo preferito imparare con umiltà, piuttosto che insegnare con presunzione. Perché dovresti vergognarti d'imparare e non hai pudore di essere ignorante? Ciò è molto più disonorevole. Perché aspiri a cose tanto grandi, quando sei tanto piccolo? Considera realmente fin dove possono arrivare le tue forze.
Procede nel modo migliore colui che cammina con passo regolare. Taluni hanno voluto fare un gran salto in avanti e poi sono caduti in un burrone. Non aver dunque troppa fretta: solo così raggiungerai prima la sapienza.
Impara volentieri da tutti ciò che non sai, perché l'umiltà può farti partecipare del possesso di quel bene speciale che la natura ha riservato ad ogni singolo essere umano. Sarà più sapiente di tutti colui che avrà voluto imparare qualcosa da tutti: chi riceve qualcosa da tutti, finisce per diventare più ricco di tutti.