martedì 10 novembre 2015

L'abito




Viene alla mente ciò che scriveva nel 1982 il beato Giovanni Paolo II al cardinale Ugo Poletti, allora vicario per la diocesi di Roma. 

Dopo aver sottolineato che l’abito ecclesiastico è un segno "che esprime il nostro ‘non essere del mondo’ " e "testimonianza della speciale appartenenza a Dio", così continuava:

 “L'abito ecclesiastico, come quello religioso, ha un particolare significato:

per il sacerdote diocesano esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall'ambiente secolare nel quale vive; 

per il religioso e per la religiosa esso esprime anche il carattere di consacrazione e mette in evidenza il fine escatologico della vita religiosa. 

L'abito, pertanto, giova ai fini dell'evangelizzazione ed induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali che noi affermiamo nell'esistenza dell'uomo.

Per mezzo di tale segno, è reso agli altri più facile arrivare al Mistero, di cui siamo portatori, a Colui al quale apparteniamo e che con tutto il nostro essere vogliamo annunciare”.

AMDG et BVM

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