martedì 17 novembre 2015

"Oh dolcezza dell'anima mia, ...

PREPARAZIONE ALLA FESTA DEL SANTO NATALE



Geltrude la notte antecedente la vigilia della santissima Nascita di Gesù, passò un'ora meditando silenziosamente le parole del Responsorio: De illa occulta habitatione sua egressus est Filius Dei. Descendet visitare et consolari omnes, qui cum de toto corde desiderabant. Ex Sion species decoris ejus. Deus noster manifeste veniet. Descendet. Il Figlio di Dio è uscito dalla sua dimora nascosta. Egli discende a visitare e a consolare tutti coloro che lo desideravano di cuore. Da Sion appare il suo splendore. Il nostro Dio verrà visibilmente. (Responsorio dell'antico Ufficio della Natività).

Ella vide che il Signore Gesù gustava tranquillamente un dolcissimo riposo nel seno del Padre, mentre gli ardenti desideri delle persone che si preparavano a celebrare la prossima festa, ascendevano verso di Lui come leggere nuvolette. Gesù negl'incanti della giovinezza irradiava dal suo divin Cuore fasci di luce che investivano quelle piccole nuvole, come per tracciare la via affine di giungere direttamente a Lui; 
mentre esse ascendevano verso Dio, Geltrude s'accorse, che le anime che si erano umilmente raccomandate alle preghiere altrui, procedevano rapidamente in alto, senza deviazioni, illuminate dalla chiarezza del divin Cuore, quasi condotte per mano su di una via diretta, senza ostacoli, nè a destra, nè a sinistra. 
Quelle invece che, presumendo di sè, contavano solo sui loro sforzi personali per disporsi alla festa imminente, abbandonavano momentaneamente la retta via, ma poi, attratte dalla divina luce, s'avvicinavano al Signore.

Geltrude, desiderosa di sapere in qual modo la divina Bontà accoglieva ciascuna di quelle anime, le vide ad un tratto trasportate nel seno del Padre, vicino al Figlio di Dio, dove s'inebbriavano di delizie proporzionate ai loro desideri ed alla loro capacità. L'una non era disturbata dalla presenza dell'altra, ma ciascun'anima godeva pienamente di Dio, secondo le sue brame, come se il Signore si fosse accordato solo a lei. 
Alcune l'abbracciavano quale amabile Bambinello incarnatosi per noi; altre si rivolgevano a Gesù come ad un fedelissimo Amico, depositario di tutti i loro segreti; altre infine colmavano di carezze quello Sposo pieno di grazia, scelto fra mille. Ciascuna godeva di Lui secondo l'attrattiva del suo amore.

Geltrude si avanzò, prostrandosi come soleva fare, ai piedi del Salvatore; indi disse: « O mio amatissimo Gesù, quale sarà mai la preparazione mia e quali personali omaggi potrò offrire alla Tua beatissima Madre in questa solennità della tua Nascita? Purtroppo ho omesso e non solo per debolezza di forze, ma anche per negligenza, di recitare l'Ufflcio in suo onore, quantunque obbligata dalla mia Regola ».

Il misericordiosissimo Salvatore ebbe pietà di tanto affanno e raccolse in un fascio tutte le parole che Geltrude aveva pronunciato durante l'Avvento, per lodare Dio e guadagnare le anime, sia istruendole, sia illuminandole nei loro dubbi. 
Indi le offerse con tenerezza alla sua dolcissima Madre, assisa onorevolmente al suo fianco in luce splendida di gloria, per riparare le negligenze di Geltrude verso la Regina del cielo. Vi aggiunse altresì il frutto che quelle parole avrebbero prodotto sino alla fine dei secoli, trasmettendosi dì persona in persona.

La Madre di Dio accettò amabilmente quell'offerta che l'adornava quasi magnífico gioiello. Geltrude le si avvicinò, pregandola d'intercedere per lei presso l'unico suo Figlio, e la Vergine s'inchinò verso la santa con volto sereno, raggiante di bontà. 
Indi, abbracciando il diletto Figlio e coprendolo di baci, Lo pregò in questi termini: « Il tuo amore unito all'amor mio, ti disponga, o Gesù, ad esaudire le preghiere di questa tua diletta sposa ». Geltrude esclamò: « Oh dolcezza dell'anima mia, Gesù amatissimo e desideratissimo, Tu che amo sopra tutte le cose! ».

Dopo di avere ripetuto parecchie volte tali aspirazioni d'amore ed altre consimili, interrogò lo Sposo divino: « Quale può essere il frutto di queste parole, che la mia indegnità certo rende insipide? ». 
Rispose Gesù: « Poco importa che il profumo venga estratto da questa o da quell'essenza d'albero, perché diffonda fragranza gradevole. Così se qualcuno mi dice: « Dolcissimo, amatissimo Gesù... ecc. » quantunque si stimi creatura indegna, commuove la mia Divinità nell'intimo, facendo esalare olezzo di meravigliosa dolcezza che imbalsama, con profumi di salute eterna, l'anima che l'ha provocato con le sue parole di tenerezza ».
Iesu, tibi sit gloria,
Qui natus es de Virgine

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