mercoledì 27 ottobre 2021

"EDIFICATE VOI STESSI SOPRA LA SANTISSIMA VOSTRA FEDE..."

 

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San Giuda Taddeo, uno dei santi più popolari della Santa Chiesa, è invocato come il santo dei disperati e degli afflitti, il santo delle cause senza soluzione e delle cause perse

Il suo legame con Gesù

Giuda Taddeo è nato a Cana di Galilea, in Palestina, figlio di Alfeo (o Cleofa) e Maria Cleofa.

Suo padre Alfeo era fratello di San Giuseppe e sua madre cugina di Maria Santissima. Perciò Giuda Taddeo era cugino di Gesù, sia da parte di padre che da parte di madre. Alfeo (Cleofa) era uno dei discepoli a cui Gesù apparve nel cammino di Emmaus il giorno della risurrezione. Maria Cleofa era una delle pie donne che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea e che rimasero ai piedi della croce, nel Calvario, insieme a Maria Santissima.

Giuda Taddeo aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Maria Salome. Uno di essi, Giacomo, fu anche lui chiamato da Gesù per essere apostolo. Il rapporto della famiglia di San Giuda Taddeo con Nostro Signore Gesù Cristo stesso, da ciò che è possibile percepire dalle Sacre Scritture, è il seguente.

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Tra i fratelli, Giacomo fu uno dei dodici apostoli e divenne il primo vescovo di Gerusalemme. Di Giuseppe si sa che era conosciuto come il Giusto. Simone, un altro fratello di San Giuda, fu il secondo vescovo di Gerusalemme, successore di Giacomo.

Maria Salome, l'unica sorella, era madre degli apostoli San Giacomo Maggiore e San Giovanni Evangelista. Egli era chiamato Giacomo Minore per distinguersi da un altro apostolo, San Giacomo, che essendo più grande veniva chiamato Maggiore.

Si suppone che vi sia stata molta convivenza tra San Giuda Taddeo, suo cugino Gesù e i suoi zii Maria e Giuseppe. Fu certamente questa fraterna convivenza, oltre alla parentela molto prossima, che portò San Marco (Mc 6, 3) a citare San Giuda Taddeo e i suoi fratelli come "fratelli" di Gesù.

Citazioni nella Bibbia

La Bibbia parla poco di San Giuda Taddeo. Essa racconta tuttavia, un fatto molto importante: egli fu scelto da Gesù per essere uno dei suoi apostoli.

Quando i vangeli nominano i dodici discepoli scelti, appaiono sempre i nomi Giuda o Taddeo nell'elenco degli apostoli.

Il nome di Giuda compare anche negli Atti degli Apostoli (At 1,13). Oltre a queste citazioni, suo nipote San Giovanni Evangelista (Gio 14, 22) lo cita tra coloro del collegio apostolico che erano presenti alla Santa Cena, il giovedì santo.

Fu in quell'occasione che, quando Gesù parlava agli apostoli delle meraviglie dell'amore del Padre e assicurava loro una speciale manifestazione di sé stesso, San Giuda Taddeo non si contenne e chiese: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?" E fu allora che Gesú gli rispose affermando che ci sarebbero state manifestazioni di Lui a tutti coloro che avrebbero custodito la Sua parola e che sarebbero rimasti fedeli al suo amore.

In questo fatto dell'Ultima Cena, San Giuda Taddeo dimostra la sua generosa compassione verso tutti gli uomini.

La vita di San Giuda Taddeo

Dopo che gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo, nel Cenacolo a Gerusalemme, la Chiesa di Dio si espanse, ed ebbe inizio l'evangelizzazione dei popoli.

San Giuda Taddeo iniziò la sua predicazione in Galilea. Dopo partì per Samaria e verso altre popolazioni giudaiche. Egli prese parte al primo Concilio di Gerusalemme, che avvenne nel 50.

Più tardi evangelizzò la Siria, l'Armenia e la Mesopotamia (attuale Iran), dove guadagnò la compagnia di un altro apostolo, Simone lo "zelota", che già evangelizzava l'Egitto.

La predicazione e la testimonianza di San Giuda Taddeo si realizzò in modo energico e vigoroso. Egli attrasse e conquistò i pagani di altre religioni, che così si convertirono in gran numero al cristianesimo.

La sua adesione a Nostro Signore Gesù Cristo era completa e incondizionale. Di ciò egli diede testimonianza con la donazione della propria vita. Questo glorioso Apostolo di Gesù dedicò la sua vita all'evangelizzazione. Fu instancabile in questo compito, predicando il Vangelo e convertendo molte anime. I pagani, a cui ciò non piaceva , iniziarono a istigare il popolo contro di lui.

San Giuda Taddeo e San Simone furono arrestati e portati al tempio del sole. Lì si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo e di prestare culto alla dea Diana.

Fu in quell'occasione che San Giuda disse al popolo: "Affinché veniate a conoscenza che questi idoli che voi adorate sono falsi, da essi usciranno i demoni che li romperanno". In quello stesso istante due demoni ripugnanti distrussero tutto il tempio e sparirono. Indegnato, il popolo, incitato dai sacerdoti pagani, si scagliò contro gli apostoli furiosamente.

San Giuda Taddeo fu trucidato da sacerdoti pagani in maniera crudele, violenta e disumana.

San Giuda Taddeo, apostolo e martire, è rappresentato nelle sue immagini mentre tiene in mano un libro che simbolizza la parola di Dio che egli annunciò, e un'alabarda, una specie di lancia che fu lo strumento utilizzato nel suo martirio.

Le sue reliquie attualmente sono venerate nella Basilica di San Pietro, a Roma. La sua festa liturgica è celebrata il 28 ottobre, probabile data del suo martirio avvenuto nel 70 d.c.

In Brasile, la devozione a San Giuda Taddeo è relativamente recente. Essa sorse all'inizio del XX secolo, raggiungendo presto una grande popolarità. Egli è invocato come il santo dei disperati e degli afflitti, il santo delle cause senza soluzione, delle cause perse.

Lettera di San Giuda Taddeo

Secondo la tradizione ecclesiastica, San Giuda Taddeo è ritenuto l'autore della lettera canonica che porta il suo nome. Tutto indica che questa lettera fu indirizzata agli ebrei cristiani della Palestina, poco dopo la distruzione della città di Gerusalemme, quando la maggior parte degli Apostoli erano già morti. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede.

Si capisce che "La lettera di San Giuda" fu scritta da un uomo appassionato e preoccupato con la purezza della fede e con la buona reputazione del popolo cristiano. L'autore afferma di aver voluto scrivere una lettera diversa, ma avendo sentito i punti di vista errati di falsi professori della comunità cristiana, scrisse urgentemente questa lettera per avvertire la Chiesa ad essere cauta nel loro riguardo.

La Lettera

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1 - Giuda, servo di Gesù Cristo, e fratello di Giacomo, a quelli che sono amati da Dio Padre e conservati e chiamati in Cristo Gesù.
2. La misericordia, la pace e la carità vi sian moltiplicate.
False dottrine e falsi dottori.
3. Carissimi, desideroso come sono di scrivervi con ogni sollecitudine intorno alla comune vostra salute, mi son trovato nella necessità di scrivervi, per esortarvi a combattere vigorosamente per la fede, che è stata data una volta per tutte ai santi.
4. Poichè tra noi si sono intrusi certi uomini empi (la cui condanna è già scritta da tempo), i quali mutano in lussuria la grazia del nostro Dio, e negano il solo Dominatore e Signor nostro Gesù Cristo.
5. Ora io voglio ricordarvi, quantunque conosciate già tutte queste cose, che Gesù, liberando il popolo dalla terra d'Egitto, sterminò poi quelli che non credettero;
6. e che gli angeli, che non conoscevano la loro dignità, ma abbandonarono la loro dimora, li riserbò per il giudizio del gran giorno, nelle tenebre, stretti in eterne catene.
7. Così pure Sodoma e Gomorra e le città attorno, ree allo stesso modo di fornicazione e di vizi contro natura, ci restano a esempio, soffrendo la pena di un fuoco eterno.
8. Nella stessa guisa anche questi contaminano la [loro] carne, disprezzano l'autorità, bestemmiano la maestà.
9. Quando Michele l'arcangelo disputando altercava col diavolo relativamente al corpo di Mosè, non ardì di pronunciare sentenza di maledizione, ma disse: «Ti reprima il Signore».
10. Invece questi bestemmiano tutto quello che non conoscono; e tutte quelle cose, che come i muti animali naturalmente conoscono, son quelle che li conducono a perdizione.
11. Guai a loro, perchè hanno già presa la via di Caino, e per sete di guadagno si sono gettati nell'errore di Balaam, e sono periti nella ribellione di Core.
12. Questi sono macchie nelle loro àgapi, ponendosi insieme a mensa, senza rispetto, pascendo se stessi, nuvole senz'acqua, portate qua e là dai vènti, alberi d'autunno, senza frutti, due volte morti, sradicati,
13. onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini, astri erranti, ai quali son serbate in eterno le tenebre più profonde.
14. Ora di questi profetò Enoc, il settimo [patriarca] da Adamo, dicendo: «Ecco viene il Signore con le migliaia dei suoi santi
15. a far giudizio contro tutti, a chieder conto da tutti gli empi di tutte le empietà da essi empiamente commesse e di tutte le arroganze che questi peccatori empi hanno detto contro di lui».
16. Costoro sono mormoratori queruli che vivono secondo i loro appetiti, e la loro bocca parla di cose superbe, e se lodano qualcuno è per fini interessati.
Badare a sè per salvare gli altri.
17. Ma voi, carissimi, ricordatevi di quel che vi è stato predetto dagli apostoli del Signor nostro Gesù Cristo,
18. i quali vi dicevano che negli ultimi tempi sarebbero venuti degli schernitori, che vivranno secondo i loro istinti nella empietà.
19. Costoro son quelli che generano le divisioni, animaleschi, privi dello Spirito.
20. Ma voi, carissimi, edificando voi stessi sopra la santissima vostra fede e pregando per virtù dello Spirito Santo,
21. conservatevi nell'amore di Dio, aspettando che la misericordia del Signor nostro Gesù Cristo vi dia la vita eterna.
22. Intanto correggete gli uni, dopo averli convinti;
23. altri salvate, strappandoli dal fuoco; di altri abbiate pietà mista a timore, odiando perfino la veste macchiata dalla carne.
A Dio nostro, gloria!
24. A Colui poi che è potente di conservarvi senza peccato e farvi comparire, immacolati, davanti alla sua gloria in esultanza, nella venuta del Signor nostro Gesù Cristo,
25. al solo Dio, Salvator nostro per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, siano gloria, maestà, signoria e potestà innanzi a tutti i secoli e ora e per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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BREVI CENNI BIOGRAFICI dalla tradizione cristiana e preghiere: https://www.sangiudataddeo.net/altricennivita.asp 


AMDG et DVM

Michelangelo e la frittata

 

pieta michelangelo san pietro

Il giovane Michelangelo e la frittata della vecchia suora

Tutti conoscono la Pietà Vaticana. Un gruppo scultoreo scolpito tra il 1496 e il 1499. L’autore, un giovane scultore fiorentino che la scolpì tra i suoi 21 e  24 anni! Un critico disse che non era stata scolpita da un uomo, ma che era scesa direttamente dal cielo! Sua Eminenza Reverendissima Sig. Card. Angelo Comastri afferma che “La ‘Pietà’ infatti è la fede di Michelangelo scolpita sul marmo. L’Artista ha voluto evidenziare nel volto giovane di Maria un messaggio sempre attuale: evitare il peccato è l’unica vera cura di bellezza e di “perenne giovinezza”.

Fu subito famosissima. Ma non lo era il suo autore. Pressoché sconosciuto tra il grande pubblico.

Michelangelo Buonarroti e la firma sulla “Pietà”

A 25 anni, nel 1500, Michelangelo Buonarroti andava spesso in chiesa. Era un fervente cattolico. Un giorno va davanti alla Pietà che era visitata da molte persone per sentire cosa dicevano. Sentì due uomini che ne parlavano.

Dicevano che era molto bella. Uno chiese ma chi l’ha fatta? E l’altro, sicuro, ma Cristoforo Solari, il famoso scultore lombardo!

Michelangelo si fece rosso dalla rabbia e poi nero. Aveva sempre in tasca il martello e lo scalpello. Così rimase in chiesa e si fece chiudere dentro.

Aveva deciso di firmare l’opera e così, durante la notte,  incise sulla fibbia in mezzo al petto della Vergine Maria il suo nome, cognome e la sua città: “Michelangelus Bonarotus Florentinus Faciebat”.

firma michelangelo pieta san pietro

La suora e il panino con la frittata

L’unica opera firmata da Michelangelo nella sua vita che fu molto lunga. Arrivò a 89 anni. Mentre era intento a incidere queste cose sulla statua gli si avvicinò una vecchia suora. Era una santa donna che viveva all’interno della veneranda Basilica di San Pietro. Era consacrata a San Pietro. Gli chiese la polvere di marmo tolta dal petto della Vergine Maria.

Michelangelo la guardò, prima stupito, poi intenerito. Le si inginocchiò davanti e le diede la polvere di marmo. La vecchia suora lo ringraziò e lo benedì.

Michelangelo continuò il suo lavoro. Dopo dieci minuti la vecchia suora tornò. Aveva tra le mano un panino con la frittata.

Michelangelo la guardò, sorrise e mangiò il panino.

Quando osservate la Pietà e vedete la firma di Michelangelo, pensate alla vecchia suora e alla sua frittata…

AVE MARIA PURISSIMA!

Maria Valtorta ci parla di Giuda Taddeo che invita Gesù alle nozze di Cana


51. Maria manda Giuda Taddeo

ad invitare Gesù alle nozze di Cana.

17 ottobre 1944.

1

Vedo la cucina di Pietro. In essa, oltre a Gesù, vi è Pietro e la moglie, e Giacomo e

Giovanni. Sembra che abbiano finito allora la cena e stiano conversando fra loro. Gesù si

interessa della pesca.

Entra Andrea e dice: «Maestro, vi è qui l'uomo presso il quale stai, con uno che si dice tuo

cugino».

Gesù si alza e va verso l'uscio dicendo: «Vengano avanti»; e quando, alla luce della lucerna

ad olio e della fiamma del focolare, vede entrare Giuda Taddeo, esclama: «Tu, Giuda?!».

«Io, Gesù».

Si baciano. Giuda Taddeo è un bell'uomo nella pienezza della bellezza virile. Alto,

sebbene non quanto Gesù, ben proporzionato nella sua robustezza, bruno, come lo era S.

Giuseppe da giovane, di un olivastro non terreo e con occhi che hanno qualcosa di

comune con quelli di Gesù, perché sono di una tinta azzurra, ma tendente al pervinca. Ha

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barba quadrata e bruna, capelli mossi, meno a ricciolo di quelli di Gesù, bruni come la

barba.

«Vengo da Cafarnao. Vi sono andato con una barca e qui pure sono venuto con essa per

fare più presto. Mi manda tua Madre; dice: "Susanna è sposa domani. Io ti prego, Figlio, di

essere a queste nozze". Maria vi prende parte e con Lei la madre mia e i fratelli. Tutti i

parenti vi sono invitati. Tu solo saresti assente, ed essi, i parenti, ti chiedono di far

contenti gli sposi».

2

Gesù si inchina lievemente, aprendo un poco le braccia, e dice: «Desiderio di mia Madre

è mia legge. Ma anche per Susanna e i parenti verrò. Solo... mi spiace per voi...», e guarda

Pietro e gli altri. «Sono i miei amici», spiega al cugino. E li nomina cominciando da Pietro.

Per ultimo dice: «e questo è Giovanni», e lo dice in un modo tutto speciale, che attira lo

sguardo più attento di Giuda Taddeo e fa arrossire il prediletto. Termina la presentazione

dicendo: «Amici, questo è Giuda figlio d'Alfeo, mio fratel cugino, secondo la consuetudine

del mondo, perché figlio del fratello dello sposo di mia Madre. Un mio buon amico di

lavoro e di vita».

«La mia casa è aperta a te come al Maestro. Siedi»; e poi, rivolto a Gesù, Pietro dice: «E

allora? Non verremo più con Te a Gerusalemme?».

«Certo che verrete. Dopo la festa di nozze Io andrò. Soltanto non mi fermerò più a

Nazaret».

«Fai bene, Gesù. Perché tua Madre è ospite mia per qualche giorno. E inteso così, e vi

verrà Lei pure dopo le nozze». Così dice l'uomo di Cafarnao.

«Così faremo, allora. Ora con la barca di Giuda Io andrò a Tiberiade e di lì a Cana, e con la

stessa tornerò a Cafarnao con la Madre e con te. Il giorno dopo il prossimo sabato tu

verrai, Simone, se ancora vuoi venire, e andremo a Gerusalemme per la Pasqua».

«Sì che vorrò! Anzi verrò il sabato per udirti alla sinagoga».

3

«Già ammaestri, Gesù?», chiede il Taddeo.

«Sì, cugino».

«E che parole! Ah! non si odono sul labbro d'altri!».

Giuda sospira. Col capo appoggiato alla mano, col gomito puntato sul ginocchio, guarda

Gesù e sospira. Pare voglia parlare e non osi.

Gesù lo stuzzica: «Che hai, Giuda? Perché mi guardi e sospiri?».

«Niente».

«No. Niente non è. Non sono più il Gesù che tu amavi? Quello per cui non avevi segreti?».

«Sì, che lo sei! E come mi manchi, Tu, maestro del tuo più anziano cugino...».

«E allora? Parla».

«Volevo dirti... Gesù... sii prudente... hai una Madre... che non ha che Te... Tu vuoi essere

un "rabbi" diverso dagli altri e Tu sai, meglio di me, che... che le caste potenti non

permettono cose diverse alle consuetudinarie da loro messe. Conosco il tuo modo di

pensare... è santo... Ma il mondo non è santo... e opprime i santi... Gesù... Tu sai la sorte di

tuo cugino il Battista... E prigione, e se ancor non è morto è perché quel lurido Tetrarca ha

paura della folla e del fulmine di Dio. Lurido e superstizioso come crudele e libidinoso.

Tu... che farai? A che sorte vuoi andare incontro?».

«Giuda, questo mi chiedi tu che conosci tanto del mio pensiero? Parli di tuo impulso? No.

Non mentire! Ti hanno mandato, e non mia Madre certo, a dirmi queste cose...».

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Giuda abbassa il capo e tace.

«Parla, cugino».

«Mio padre... e con lui Giuseppe e Simone... sai... per tuo bene... per affetto per Te e

Maria... non vedono di buon occhio quello che Tu ti proponi di fare... e... e vorrebbero Tu

pensassi a tua Madre...».

4

«E tu che pensi?».

«Io... io».

«Tu sei combattuto fra le voci dell'Alto e della Terra. Non dico del Basso. Dico della Terra.

Anche Giacomo lo è, più di te ancora. Ma Io vi dico che sopra la Terra è il Cielo, sopra gli

interessi del mondo vi è la causa di Dio. Avete bisogno di cambiare modo di pensare.

Quando lo saprete fare, sarete perfetti».

«Ma... e tua Madre?».

«Giuda, non c'è che Lei che avrebbe diritto a richiamarmi ai miei doveri di figlio, secondo

la luce della Terra: ossia al mio dovere di lavorare per Lei, per sovvenire ai suoi bisogni

materiali, al mio dovere di assistenza e conforto con una vicinanza alla Madre. E Lei non

mi chiede nulla di questo. Da quando mi ebbe, Ella sa che mi avrebbe perduto, per

ritrovarmi in una maniera più vasta di quella del piccolo cerchio della famiglia. E da allora

si è preparata a questo. Non è nuova nel suo sangue questa assoluta volontà di donazione

a Dio. Sua madre l'ha offerta al Tempio prima che Ella sorridesse alla luce. Ed Ella — me

lo ha detto le innumeri volte che, tenendomi contro il suo cuore nelle lunghe sere

d'inverno o nelle chiare notti d'estate piene di stelle, mi ha parlato della sua infanzia santa

— ed Ella si è data a Dio sin da quelle prime luci della sua alba nel mondo. E più ancora si

è data quando mi ebbe, per essere dove Io sono, sulla via della missione che mi viene da

Dio. Tutti mi lasceranno in un'ora; magari per pochi minuti, ma la viltà sarà padrona di

tutti e penserete che era meglio, per la vostra sicurezza, non avermi mai conosciuto. Ma

Lei, che ha compreso e che sa, Lei sarà sempre meco. E voi tornerete ad essere miei per

Essa. Con la forza della sua sicura, amorosa fede, Ella vi aspirerà in sé e perciò vi riaspirerà

in Me, perché io sono nella Madre ed Ella è in Me, e Noi in Dio. Questo vorrei che

comprendeste voi tutti, parenti secondo il mondo, amici e figli secondo il soprannaturale.

Tu, e con te gli altri, non sapete chi è mia Madre. Ma, se lo sapeste, non la critichereste in

cuor vostro per non sapermi tenere a Lei soggetto, ma la venerereste come l'Amica più

intima di Dio, la Potente che tutto può sul cuore dell'Eterno Padre e sul Figlio del suo

cuore. Per certo che a Cana verrò. Voglio farla felice. Comprenderete meglio dopo

quest'ora».

Gesù è imponente e persuasivo.

Giuda lo guarda attento. Pensa. Dice: «E io pure per certo verrò con Te, insieme a questi,

se mi vuoi... perché sento che Tu dici cose giuste. Perdona alla mia cecità e a quella dei fratelli. Sei tanto più santo di noi!...».

«Non ho rancore per chi non mi conosce. Non ne ho neppure per chi mi odia. Ma ne ho

dolore per il male che a sé stesso fa. 5Che hai in quella sacca?».

«La veste che tua Madre ti manda. Gran festa, domani. Ella pensa che il suo Gesù ne abbia

bisogno per non sfigurare fra gli invitati. Ha filato indefessa dalle prime luci alle estreme,

ogni giorno, per prepararti questa veste. Ma non ha ultimato il mantello. Ancor ne

mancano le frange. Ne è tutta desolata».

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«Non occorre. Andrò con questo, e quello serberò per Gerusalemme. Il Tempio è più

ancora di una festa di nozze».

«Ella ne sarà felice».

«Se volete essere all'alba sulla via di Cana, vi conviene partire subito. La luna sorge e sarà

buona la traversata», dice Pietro.

«Andiamo, allora. Vieni, Giovanni. Ti porto con Me. Simon Pietro, Giacomo, Andrea,

addio. Vi attendo la sera di sabato a Cafarnao. Addio, donna. Pace a te e alla tua casa».

Escono Gesù con Giuda e Giovanni. Pietro li segue sino a riva e aiuta l'operazione di

partenza della barca.

E la visione ha fine.

6

Dice Gesù:

«Quando sarà l'ora di fare un ordinato lavoro, sarà inserita qui la visione delle nozze di

Cana. Metti la data (16-1-44)».

Vangelo secondo Giovanni. [2, 3-11]

Le nozze di Cana

[…] 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più

vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia

ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o

tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino

all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi

gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che

non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo

sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli,

quello meno buono; tu invece ai conservato fino ad ora il vino buono».11Così Gesù diede

inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli

credettero in Lui.

http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/1/li-maria-manda-giuda-taddeo-ad-invitare-gesu-alle-nozze-di-cana

AMDG et DVM

«Benedirò il Signore in ogni tempo»


Settima virtù

Completa conformità della sua volontà 

con quella divina, e rassegnazione in essa

35. I. Paolo in ogni cosa conformava sé ed i suoi alla divina volontà: «Per

distinguere, dice, quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta»

(Romani 12, 2). Di qui la sua rettissima intenzione in ogni azione, volendo

in tutto piacere solo a Dio; perciò stimava un nulla i giudizi degli uomini,

le lodi ed i vituperi; non si lasciava sviare dal giusto e dal retto, da nessun

amore od odio, da lusinghe o minacce; ma in ogni luogo era sincero, retto,

costante, immobile ed imperturbabile come se fosse fisso in Dio; e perciò

superiore a tutte le cose, sia prospere, sia avverse: «A me poi, scrive,

pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un uomo, anzi neppure

da me stesso mi giudico; perché, sebbene io non mi senta colpevole di cosa

alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore.

Quindi non giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore, il quale

metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli dei

cuori; e allora ciascuno avrà da Dio la lode (che gli spetta)» (l Corinti 4, 3-5).

Di conseguenza Paolo, in tutte le cose, sia nelle avverse come nelle

prospere, rendeva grazie a Dio (Cfr. Colossesi 3, 17); ne lodava la

provvidenza, dicendo col Salmista: «Benedirò il Signore in ogni tempo».

Ugual cosa prescrive san Girolamo (60) a Pammachio: «Se sono sano,

dice, rendo grazie al Creatore; se sono malato, glorifico in ciò la volontà di

Dio. Quando sono malato, allora divento più forte, e la virtù dello spirito si

rafforza nell’infermità della carne». San Gregorio (61) racconta pure di san

Servulo, povero e paralitico, il quale «si studiava, in mezzo al suo dolore,

di ringraziare Iddio, consacrando, con inni e lodi, giorno e notte». E

mentre stava per spirare, ai suoi che salmeggiavano disse: «Tacete; non

sentite quante lodi risuonano nel cielo?». E attento a tali canti, rese l’anima

a Dio, mentre all’intorno si diffuse un meraviglioso profumo.


Paolo angelo terrestre

36. II. Paolo eseguì ovunque la volontà di Dio, come un angelo terrestre.

Di qui il paragone che san G. Crisostomo (62) fa di Paolo con gli Angeli:

di essi infatti è scritto (63): «Egli fa i venti i suoi Angeli e suoi ministri i

fuochi fiammanti». E: «Potenti in virtù, esecutori dei suoi ordini» (Salmo

102, 20).

Paolo non solo eseguì i precetti di Dio, ma andò oltre, aggiungendo anche i

consigli evangelici, fino a predicare il Vangelo gratuitamente, senza

ricompensa: «Qual è dunque la mia ricompensa? dice. Questa: che

predicando il Vangelo non ponga prezzo al Vangelo» (l Corinti 9, 18).

«Paolo, scrisse il Crisostomo (64), percorse tutta la terra come fuoco e

spirito, e percorrendola la purgò. Veramente ciò è mirabile: poiché come

tale passava sulla terra, e sebbene fosse ancora circondato da corpo

mortale, combatteva già con la forza delle potestà incorporee. Quanto

siamo degni di condanna noi, che non ci studiamo di imitare neppure la più

piccola parte di quelle virtù che erano riunite tutte in un solo uomo!

Pensando assiduamente a queste cose, procuriamo di apparire senza colpa;

sforziamoci di avvicinarci al suo zelo, per meritare di pervenire al

medesimo premio».


37. III. Paolo in ogni cosa faceva ciò che era più perfetto e più accetto a

Dio. La beata Teresa fece voto di agire così; assai di più fece Paolo. Perciò

quando predicava il Vangelo, lavorava con le sue mani, per non essere di

peso ad alcuno. Visse in perpetua povertà, castità ed obbedienza, come i

Religiosi, anzi come il Duce ed il Patriarca dei Religiosi. Torneremo fra

poco su questo argomento.


38. IV. Paolo aveva la mente unita a Dio, per mezzo della preghiera e della

contemplazione, non solo di giorno, ma anche di notte. A Filippi, si trova

in prigione con Sila, verso mezzanotte, mentre prega e loda Dio, un

terremoto scuote il carcere e ne spalanca tutte le porte (Cfr. Atti 16, 25).

San Giacomo, cugino del Signore, come si legge nella sua vita, aveva i

calli alle ginocchia, per le frequenti e lunghe orazioni fatte in ginocchio.

Santa Paola, nell’invito rivolto a santa Marcella di recarsi a Betlemme,

come si legge presso san Girolamo (65): «Ecco, disse, in questo piccolo

buco della terra nacque il Creatore dei cieli! Quando, passando per Silo e

Betel, ritorneremo alla nostra spelonca, canteremo continuamente,

piangeremo spesso, pregheremo incessantemente, e ferite dal dardo del

Salvatore, diremo in comune: Trovai colui che cercava l’anima mia, lo

terrò e non lo lascerò andare via. E: Come il cervo anela alla fonte delle

acque, così l’anima mia anela a te, o Dio».


39. V. Paolo aveva uno smisurato zelo di propagare l’onore di Dio:

«Tant’è Vero, dice lui stesso, che da Gerusalemme e dai paesi circostanti

fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo» (Romani 15, 19). Per

questo zelo si oppose a san Pietro, principe di lui e degli altri Apostoli, e lo

riprese liberamente davanti a tutti, dicendogli: «Se tu, che sei Giudeo, vivi

da Gentile, come mai costringi i Gentili a giudaizzare» (Galati 2, 14). Su

tal punto, giustamente osserva il Nazianzeno (66): «Gli Apostoli non

furono forse pellegrini? Non furono forse ospiti di molte nazioni e città?

per le quali si eran dispersi, onde il Vangelo si diffondesse rapidamente in

ogni direzione, né alcuna cosa rimanesse priva del triplice lume (della

santissima Trinità), e della luce della verità; perché anche a coloro che

sedevano nelle tenebre e nell’ombra di morte, venissero squarciati i veli

caliginosi dell’ignoranza».

Fine del primo capitolo

AMDG et DVM