"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
venerdì 29 ottobre 2021
Raccolta di testi di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI: Card. Ratzinger: La liturgia è "fatta" per Dio e n...
mercoledì 27 ottobre 2021
"EDIFICATE VOI STESSI SOPRA LA SANTISSIMA VOSTRA FEDE..."
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Michelangelo e la frittata
Il giovane Michelangelo e la frittata della vecchia suora
Tutti conoscono la Pietà Vaticana. Un gruppo scultoreo scolpito tra il 1496 e il 1499. L’autore, un giovane scultore fiorentino che la scolpì tra i suoi 21 e 24 anni! Un critico disse che non era stata scolpita da un uomo, ma che era scesa direttamente dal cielo! Sua Eminenza Reverendissima Sig. Card. Angelo Comastri afferma che “La ‘Pietà’ infatti è la fede di Michelangelo scolpita sul marmo. L’Artista ha voluto evidenziare nel volto giovane di Maria un messaggio sempre attuale: evitare il peccato è l’unica vera cura di bellezza e di “perenne giovinezza”.
Fu subito famosissima. Ma non lo era il suo autore. Pressoché sconosciuto tra il grande pubblico.
Michelangelo Buonarroti e la firma sulla “Pietà”
A 25 anni, nel 1500, Michelangelo Buonarroti andava spesso in chiesa. Era un fervente cattolico. Un giorno va davanti alla Pietà che era visitata da molte persone per sentire cosa dicevano. Sentì due uomini che ne parlavano.
Dicevano che era molto bella. Uno chiese ma chi l’ha fatta? E l’altro, sicuro, ma Cristoforo Solari, il famoso scultore lombardo!
Michelangelo si fece rosso dalla rabbia e poi nero. Aveva sempre in tasca il martello e lo scalpello. Così rimase in chiesa e si fece chiudere dentro.
Aveva deciso di firmare l’opera e così, durante la notte, incise sulla fibbia in mezzo al petto della Vergine Maria il suo nome, cognome e la sua città: “Michelangelus Bonarotus Florentinus Faciebat”.
La suora e il panino con la frittata
L’unica opera firmata da Michelangelo nella sua vita che fu molto lunga. Arrivò a 89 anni. Mentre era intento a incidere queste cose sulla statua gli si avvicinò una vecchia suora. Era una santa donna che viveva all’interno della veneranda Basilica di San Pietro. Era consacrata a San Pietro. Gli chiese la polvere di marmo tolta dal petto della Vergine Maria.
Michelangelo la guardò, prima stupito, poi intenerito. Le si inginocchiò davanti e le diede la polvere di marmo. La vecchia suora lo ringraziò e lo benedì.
Michelangelo continuò il suo lavoro. Dopo dieci minuti la vecchia suora tornò. Aveva tra le mano un panino con la frittata.
Michelangelo la guardò, sorrise e mangiò il panino.
Quando osservate la Pietà e vedete la firma di Michelangelo, pensate alla vecchia suora e alla sua frittata…
AVE MARIA PURISSIMA!
Maria Valtorta ci parla di Giuda Taddeo che invita Gesù alle nozze di Cana
51. Maria manda Giuda Taddeo
ad invitare Gesù alle nozze di Cana.
17 ottobre 1944.
1
Vedo la cucina di Pietro. In essa, oltre a Gesù, vi è Pietro e la moglie, e Giacomo e
Giovanni. Sembra che abbiano finito allora la cena e stiano conversando fra loro. Gesù si
interessa della pesca.
Entra Andrea e dice: «Maestro, vi è qui l'uomo presso il quale stai, con uno che si dice tuo
cugino».
Gesù si alza e va verso l'uscio dicendo: «Vengano avanti»; e quando, alla luce della lucerna
ad olio e della fiamma del focolare, vede entrare Giuda Taddeo, esclama: «Tu, Giuda?!».
«Io, Gesù».
Si baciano. Giuda Taddeo è un bell'uomo nella pienezza della bellezza virile. Alto,
sebbene non quanto Gesù, ben proporzionato nella sua robustezza, bruno, come lo era S.
Giuseppe da giovane, di un olivastro non terreo e con occhi che hanno qualcosa di
comune con quelli di Gesù, perché sono di una tinta azzurra, ma tendente al pervinca. Ha
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barba quadrata e bruna, capelli mossi, meno a ricciolo di quelli di Gesù, bruni come la
barba.
«Vengo da Cafarnao. Vi sono andato con una barca e qui pure sono venuto con essa per
fare più presto. Mi manda tua Madre; dice: "Susanna è sposa domani. Io ti prego, Figlio, di
essere a queste nozze". Maria vi prende parte e con Lei la madre mia e i fratelli. Tutti i
parenti vi sono invitati. Tu solo saresti assente, ed essi, i parenti, ti chiedono di far
contenti gli sposi».
2
Gesù si inchina lievemente, aprendo un poco le braccia, e dice: «Desiderio di mia Madre
è mia legge. Ma anche per Susanna e i parenti verrò. Solo... mi spiace per voi...», e guarda
Pietro e gli altri. «Sono i miei amici», spiega al cugino. E li nomina cominciando da Pietro.
Per ultimo dice: «e questo è Giovanni», e lo dice in un modo tutto speciale, che attira lo
sguardo più attento di Giuda Taddeo e fa arrossire il prediletto. Termina la presentazione
dicendo: «Amici, questo è Giuda figlio d'Alfeo, mio fratel cugino, secondo la consuetudine
del mondo, perché figlio del fratello dello sposo di mia Madre. Un mio buon amico di
lavoro e di vita».
«La mia casa è aperta a te come al Maestro. Siedi»; e poi, rivolto a Gesù, Pietro dice: «E
allora? Non verremo più con Te a Gerusalemme?».
«Certo che verrete. Dopo la festa di nozze Io andrò. Soltanto non mi fermerò più a
Nazaret».
«Fai bene, Gesù. Perché tua Madre è ospite mia per qualche giorno. E inteso così, e vi
verrà Lei pure dopo le nozze». Così dice l'uomo di Cafarnao.
«Così faremo, allora. Ora con la barca di Giuda Io andrò a Tiberiade e di lì a Cana, e con la
stessa tornerò a Cafarnao con la Madre e con te. Il giorno dopo il prossimo sabato tu
verrai, Simone, se ancora vuoi venire, e andremo a Gerusalemme per la Pasqua».
«Sì che vorrò! Anzi verrò il sabato per udirti alla sinagoga».
3
«Già ammaestri, Gesù?», chiede il Taddeo.
«Sì, cugino».
«E che parole! Ah! non si odono sul labbro d'altri!».
Giuda sospira. Col capo appoggiato alla mano, col gomito puntato sul ginocchio, guarda
Gesù e sospira. Pare voglia parlare e non osi.
Gesù lo stuzzica: «Che hai, Giuda? Perché mi guardi e sospiri?».
«Niente».
«No. Niente non è. Non sono più il Gesù che tu amavi? Quello per cui non avevi segreti?».
«Sì, che lo sei! E come mi manchi, Tu, maestro del tuo più anziano cugino...».
«E allora? Parla».
«Volevo dirti... Gesù... sii prudente... hai una Madre... che non ha che Te... Tu vuoi essere
un "rabbi" diverso dagli altri e Tu sai, meglio di me, che... che le caste potenti non
permettono cose diverse alle consuetudinarie da loro messe. Conosco il tuo modo di
pensare... è santo... Ma il mondo non è santo... e opprime i santi... Gesù... Tu sai la sorte di
tuo cugino il Battista... E prigione, e se ancor non è morto è perché quel lurido Tetrarca ha
paura della folla e del fulmine di Dio. Lurido e superstizioso come crudele e libidinoso.
Tu... che farai? A che sorte vuoi andare incontro?».
«Giuda, questo mi chiedi tu che conosci tanto del mio pensiero? Parli di tuo impulso? No.
Non mentire! Ti hanno mandato, e non mia Madre certo, a dirmi queste cose...».
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Giuda abbassa il capo e tace.
«Parla, cugino».
«Mio padre... e con lui Giuseppe e Simone... sai... per tuo bene... per affetto per Te e
Maria... non vedono di buon occhio quello che Tu ti proponi di fare... e... e vorrebbero Tu
pensassi a tua Madre...».
4
«E tu che pensi?».
«Io... io».
«Tu sei combattuto fra le voci dell'Alto e della Terra. Non dico del Basso. Dico della Terra.
Anche Giacomo lo è, più di te ancora. Ma Io vi dico che sopra la Terra è il Cielo, sopra gli
interessi del mondo vi è la causa di Dio. Avete bisogno di cambiare modo di pensare.
Quando lo saprete fare, sarete perfetti».
«Ma... e tua Madre?».
«Giuda, non c'è che Lei che avrebbe diritto a richiamarmi ai miei doveri di figlio, secondo
la luce della Terra: ossia al mio dovere di lavorare per Lei, per sovvenire ai suoi bisogni
materiali, al mio dovere di assistenza e conforto con una vicinanza alla Madre. E Lei non
mi chiede nulla di questo. Da quando mi ebbe, Ella sa che mi avrebbe perduto, per
ritrovarmi in una maniera più vasta di quella del piccolo cerchio della famiglia. E da allora
si è preparata a questo. Non è nuova nel suo sangue questa assoluta volontà di donazione
a Dio. Sua madre l'ha offerta al Tempio prima che Ella sorridesse alla luce. Ed Ella — me
lo ha detto le innumeri volte che, tenendomi contro il suo cuore nelle lunghe sere
d'inverno o nelle chiare notti d'estate piene di stelle, mi ha parlato della sua infanzia santa
— ed Ella si è data a Dio sin da quelle prime luci della sua alba nel mondo. E più ancora si
è data quando mi ebbe, per essere dove Io sono, sulla via della missione che mi viene da
Dio. Tutti mi lasceranno in un'ora; magari per pochi minuti, ma la viltà sarà padrona di
tutti e penserete che era meglio, per la vostra sicurezza, non avermi mai conosciuto. Ma
Lei, che ha compreso e che sa, Lei sarà sempre meco. E voi tornerete ad essere miei per
Essa. Con la forza della sua sicura, amorosa fede, Ella vi aspirerà in sé e perciò vi riaspirerà
in Me, perché io sono nella Madre ed Ella è in Me, e Noi in Dio. Questo vorrei che
comprendeste voi tutti, parenti secondo il mondo, amici e figli secondo il soprannaturale.
Tu, e con te gli altri, non sapete chi è mia Madre. Ma, se lo sapeste, non la critichereste in
cuor vostro per non sapermi tenere a Lei soggetto, ma la venerereste come l'Amica più
intima di Dio, la Potente che tutto può sul cuore dell'Eterno Padre e sul Figlio del suo
cuore. Per certo che a Cana verrò. Voglio farla felice. Comprenderete meglio dopo
quest'ora».
Gesù è imponente e persuasivo.
Giuda lo guarda attento. Pensa. Dice: «E io pure per certo verrò con Te, insieme a questi,
se mi vuoi... perché sento che Tu dici cose giuste. Perdona alla mia cecità e a quella dei fratelli. Sei tanto più santo di noi!...».
«Non ho rancore per chi non mi conosce. Non ne ho neppure per chi mi odia. Ma ne ho
dolore per il male che a sé stesso fa. 5Che hai in quella sacca?».
«La veste che tua Madre ti manda. Gran festa, domani. Ella pensa che il suo Gesù ne abbia
bisogno per non sfigurare fra gli invitati. Ha filato indefessa dalle prime luci alle estreme,
ogni giorno, per prepararti questa veste. Ma non ha ultimato il mantello. Ancor ne
mancano le frange. Ne è tutta desolata».
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«Non occorre. Andrò con questo, e quello serberò per Gerusalemme. Il Tempio è più
ancora di una festa di nozze».
«Ella ne sarà felice».
«Se volete essere all'alba sulla via di Cana, vi conviene partire subito. La luna sorge e sarà
buona la traversata», dice Pietro.
«Andiamo, allora. Vieni, Giovanni. Ti porto con Me. Simon Pietro, Giacomo, Andrea,
addio. Vi attendo la sera di sabato a Cafarnao. Addio, donna. Pace a te e alla tua casa».
Escono Gesù con Giuda e Giovanni. Pietro li segue sino a riva e aiuta l'operazione di
partenza della barca.
E la visione ha fine.
6
Dice Gesù:
«Quando sarà l'ora di fare un ordinato lavoro, sarà inserita qui la visione delle nozze di
Cana. Metti la data (16-1-44)».
Vangelo secondo Giovanni. [2, 3-11]
Le nozze di Cana
[…] 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più
vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia
ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o
tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino
all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi
gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che
non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo
sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli,
quello meno buono; tu invece ai conservato fino ad ora il vino buono».11Così Gesù diede
inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli
credettero in Lui.
AMDG et DVM
«Benedirò il Signore in ogni tempo»
Settima virtù
Completa conformità della sua volontà
con quella divina, e rassegnazione in essa
35. I. Paolo in ogni cosa conformava sé ed i suoi alla divina volontà: «Per
distinguere, dice, quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta»
(Romani 12, 2). Di qui la sua rettissima intenzione in ogni azione, volendo
in tutto piacere solo a Dio; perciò stimava un nulla i giudizi degli uomini,
le lodi ed i vituperi; non si lasciava sviare dal giusto e dal retto, da nessun
amore od odio, da lusinghe o minacce; ma in ogni luogo era sincero, retto,
costante, immobile ed imperturbabile come se fosse fisso in Dio; e perciò
superiore a tutte le cose, sia prospere, sia avverse: «A me poi, scrive,
pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un uomo, anzi neppure
da me stesso mi giudico; perché, sebbene io non mi senta colpevole di cosa
alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore.
Quindi non giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore, il quale
metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli dei
cuori; e allora ciascuno avrà da Dio la lode (che gli spetta)» (l Corinti 4, 3-5).
Di conseguenza Paolo, in tutte le cose, sia nelle avverse come nelle
prospere, rendeva grazie a Dio (Cfr. Colossesi 3, 17); ne lodava la
provvidenza, dicendo col Salmista: «Benedirò il Signore in ogni tempo».
Ugual cosa prescrive san Girolamo (60) a Pammachio: «Se sono sano,
dice, rendo grazie al Creatore; se sono malato, glorifico in ciò la volontà di
Dio. Quando sono malato, allora divento più forte, e la virtù dello spirito si
rafforza nell’infermità della carne». San Gregorio (61) racconta pure di san
Servulo, povero e paralitico, il quale «si studiava, in mezzo al suo dolore,
di ringraziare Iddio, consacrando, con inni e lodi, giorno e notte». E
mentre stava per spirare, ai suoi che salmeggiavano disse: «Tacete; non
sentite quante lodi risuonano nel cielo?». E attento a tali canti, rese l’anima
a Dio, mentre all’intorno si diffuse un meraviglioso profumo.
Paolo angelo terrestre
36. II. Paolo eseguì ovunque la volontà di Dio, come un angelo terrestre.
Di qui il paragone che san G. Crisostomo (62) fa di Paolo con gli Angeli:
di essi infatti è scritto (63): «Egli fa i venti i suoi Angeli e suoi ministri i
fuochi fiammanti». E: «Potenti in virtù, esecutori dei suoi ordini» (Salmo
102, 20).
Paolo non solo eseguì i precetti di Dio, ma andò oltre, aggiungendo anche i
consigli evangelici, fino a predicare il Vangelo gratuitamente, senza
ricompensa: «Qual è dunque la mia ricompensa? dice. Questa: che
predicando il Vangelo non ponga prezzo al Vangelo» (l Corinti 9, 18).
«Paolo, scrisse il Crisostomo (64), percorse tutta la terra come fuoco e
spirito, e percorrendola la purgò. Veramente ciò è mirabile: poiché come
tale passava sulla terra, e sebbene fosse ancora circondato da corpo
mortale, combatteva già con la forza delle potestà incorporee. Quanto
siamo degni di condanna noi, che non ci studiamo di imitare neppure la più
piccola parte di quelle virtù che erano riunite tutte in un solo uomo!
Pensando assiduamente a queste cose, procuriamo di apparire senza colpa;
sforziamoci di avvicinarci al suo zelo, per meritare di pervenire al
medesimo premio».
37. III. Paolo in ogni cosa faceva ciò che era più perfetto e più accetto a
Dio. La beata Teresa fece voto di agire così; assai di più fece Paolo. Perciò
quando predicava il Vangelo, lavorava con le sue mani, per non essere di
peso ad alcuno. Visse in perpetua povertà, castità ed obbedienza, come i
Religiosi, anzi come il Duce ed il Patriarca dei Religiosi. Torneremo fra
poco su questo argomento.
38. IV. Paolo aveva la mente unita a Dio, per mezzo della preghiera e della
contemplazione, non solo di giorno, ma anche di notte. A Filippi, si trova
in prigione con Sila, verso mezzanotte, mentre prega e loda Dio, un
terremoto scuote il carcere e ne spalanca tutte le porte (Cfr. Atti 16, 25).
San Giacomo, cugino del Signore, come si legge nella sua vita, aveva i
calli alle ginocchia, per le frequenti e lunghe orazioni fatte in ginocchio.
Santa Paola, nell’invito rivolto a santa Marcella di recarsi a Betlemme,
come si legge presso san Girolamo (65): «Ecco, disse, in questo piccolo
buco della terra nacque il Creatore dei cieli! Quando, passando per Silo e
Betel, ritorneremo alla nostra spelonca, canteremo continuamente,
piangeremo spesso, pregheremo incessantemente, e ferite dal dardo del
Salvatore, diremo in comune: Trovai colui che cercava l’anima mia, lo
terrò e non lo lascerò andare via. E: Come il cervo anela alla fonte delle
acque, così l’anima mia anela a te, o Dio».
39. V. Paolo aveva uno smisurato zelo di propagare l’onore di Dio:
«Tant’è Vero, dice lui stesso, che da Gerusalemme e dai paesi circostanti
fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo» (Romani 15, 19). Per
questo zelo si oppose a san Pietro, principe di lui e degli altri Apostoli, e lo
riprese liberamente davanti a tutti, dicendogli: «Se tu, che sei Giudeo, vivi
da Gentile, come mai costringi i Gentili a giudaizzare» (Galati 2, 14). Su
tal punto, giustamente osserva il Nazianzeno (66): «Gli Apostoli non
furono forse pellegrini? Non furono forse ospiti di molte nazioni e città?
per le quali si eran dispersi, onde il Vangelo si diffondesse rapidamente in
ogni direzione, né alcuna cosa rimanesse priva del triplice lume (della
santissima Trinità), e della luce della verità; perché anche a coloro che
sedevano nelle tenebre e nell’ombra di morte, venissero squarciati i veli
caliginosi dell’ignoranza».
Fine del primo capitolo
AMDG et DVM