lunedì 28 agosto 2017

“Fratelli carissimi, si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali.” S. Agostino - Regola, 1

SANT'AGOSTINO
Lettura 
Agostino, nato a Tagaste nell'Africa da ragguardevole famiglia, fin da fanciullo sorpassò di molto i compagni per svegliatezza d'ingegno, e ben presto li superò tutti col suo sapere. Adolescente, mentre era a Cartagine, cadde nell' eresia dei Manichei. Quindi partì per Roma, donde lo si mandò ad insegnar retorica a Milano, ove divenne assiduo uditore del vescovo S. Ambrogio, per opera del quale si dedicò allo studio della fede cattolica, e fu da lui battezzato a trentadue anni. 


Ritornato in patria, unendo alle pratiche religiose una gran purezza di vita, Valerio, vescovo d'Ippona d'eminente santità, lo ordinò prete. Fu allora che egli costituì una famiglia religiosa, colla quale divideva la vita comune e le occupazioni, e che istruiva colla massima cura nella dottrina e nel genere di vita apostolica. Ma divenendo possente l'eresia dei Manichei, cominciò ad attaccarla energicamente, e ridusse al silenzio l'eresiarca Fortunato.

Valerio commosso da questa pietà di Agostino, se lo prese per coadiutore nell'ufficio episcopale. Nessuno fu più umile e più regolato di lui. Semplice il suo letto e il vestito; la sua tavola, comune, e condita sempre o da santa lettura, o da pio trattenimento. Fu tanta la sua liberalità verso i poveri, che non avendo altro a disposizione, fece spezzare i vasi sacri per sovvenire alla loro miseria. 

Evitò rapporti e famigliarità con donne, senza eccettuare neppure le sorelle e la figlia del fratello; solendo dire, che, sebbene le donne parenti non diano a sospettare, tuttavia potrebbero far sospettare di quelle che andrebbero a visitarle. 

Non smise mai di predicare la parola di Dio, se non costretto da grave malattia. Combatté senza quartiere gli eretici e colla parola e cogli scritti, non lasciandoli stabilire in nessun luogo, e liberò pure in gran parte l'Africa dagli errori dei Manichei, Donatisti, Pelagiani e altri eretici.

Scrisse tanto e con tale pietà, profondità ed eloquenza, da far risplendere grandissimamente la dottrina cristiana. E lui seguirono principalmente quelli che poi applicarono all'insegnamento teologico il metodo e il ragionamento. Mentre i Vandali devastavano l'Africa e assediavano Ippona da tre mesi, egli fu colto da febbre. 

Comprendendo allora che era prossimo ad abbandonare questa vita, fattisi mettere davanti i Salmi di David riguardanti la penitenza, li andava leggendo con abbondanti lacrime. E ripeteva sovente, che nessuno, ancorché non avesse coscienza di colpa alcuna, doveva esporsi a lasciar questa vita. Pertanto in pieni sentimenti, assorto nella preghiera, circondato dai confratelli, che esortava alla carità, pietà e a tutte le virtù, se ne andò in cielo. Era vissuto sessantasei anni, di cui trentasei nell'episcopato. Il suo corpo fu prima portato in Sardegna, poi riscattato a gran prezzo da Luitpràndo re dei Longobardi e trasportato a Pavia dove fu sepolto con onore.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te. 
Preghiamo
Sii favorevole, Dio onnipotente, alle nostre suppliche: e poiché ci dai la fiducia di ottenere pietà, concedici benigno, per intercessione del tuo beato Confessore e Vescovo Agostino, l'effetto della consueta misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

domenica 27 agosto 2017

Super-magistrale descrizione della Bellezza della B.V. Maria

Descrizione redatta da Melania Calvat, veggente di “La Salette”
La Vergine Santissima era molto alta e ben proporzionata. Sembrava essere tanto leggera che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa, imponente come sono i signori di questa terra. Imponeva una timidezza rispettosa, mentre la Sua maestà, che imponeva rispetto misto ad amore, attirava a Lei. Il Suo sguardo era dolce e penetrante, i Suoi occhi sembrava che parlassero con i miei, ma la conversazione proveniva da un profondo e vivo sentimento d’amore verso questa attraente bellezza che mi liquefaceva. La dolcezza del Suo sguardo, l’aria di bontà incomprensibile facevano intendere e sentire che Ella attirava a sé per donarsi. Era un’espressione d’amore che a parole non si può esprimere e nemmeno con le lettere dell’alfabeto. L’abito della Vergine SS. era bianco e argentato, molto splendente. Non aveva nulla di materiale, era fatto di Luce e di Gloria variato e scintillante. Sulla terra non vi sono espressioni né paragoni da poter fare. La Vergine SS. era tutta bella e tutta fatta d’amore. Guardandola, io languivo per fondermi in Lei. Dai Suoi ornamenti, come dalla Sua Persona, da tutto trapelava la maestà, lo splendore, la magnificenza fulgente, celeste, fresca, nuova come una vergine. Sembrava che la parola amore sfuggisse dalle Sue labbra argentee e pure. Aveva l’apparenza di una mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore per noi, di compassione e di misericordia. La corona di rose che portava sulla testa era così bella, così brillante da non potersene fare un’idea. Le rose, di diversi colori, non erano di questa terra. Era un insieme di fiori che circondava il capo della Vergine SS. proprio in forma di corona; ma le rose cambiavano e si ricambiavano. Poi, dal centro di ogni rosa, usciva una luce così bella che rapiva, e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose uscivano come dei rami d’oro e tanti piccoli fiori misti a brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno. La Vergine portava una preziosissima Croce sospesa al collo. Questa croce sembrava d’oro; dico d’oro per non dire un pezzo d’oro. A volte ho visto degli oggetti dorati con alcune sfumature, ciò che faceva ai miei occhi un effetto più di un semplice pezzo d’oro. Su questa bella Croce piena di luce, vi era il Cristo Nostro Signore con le braccia stese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce, vi erano da una parte un martello e dall’altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale ma riluceva con grande splendore, e la luce che usciva da tutto il Suo corpo sembrava come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto, aveva la testa inclinata e il corpo rilassato, quasi cadesse se non fosse stato trattenuto dai chiodi che lo fissavano sulla Croce. Io ne avevo una viva compassione. Avrei voluto comunicare al mondo intero il Suo amore sconosciuto e infondere nelle anime dei mortali, il più sentito amore e la più viva riconoscenza verso un Dio che non aveva assolutamente bisogno di noi, per essere quello che è, ciò che era e ciò che sempre sarà. E tuttavia, oh amore incomprensibile per l’uomo, si è fatto uomo, ha voluto morire, si morire per poter meglio scrivere nelle nostre anime e nella nostra memoria il pazzo amore che ha per noi. Oh! Come mi sento infelice nel constatare la mia povertà di espressione nel riferire l’amore del Nostro buon Salvatore ha per noi. Ma d’altra parte come siamo felice di poter sentire meglio ciò che non possiamo esprimere. Altre volte il Cristo sembrava vivo. Aveva la testa dritta, gli occhi aperti e sembrava sulla Croce di Sua volontà. A volte anche pareva che parlasse, sembrava mostrasse che era in Croce per noi, per amor nostro, per attirarci al Suo amore, che ha sempre un nuovo amore per noi. Che il Suo amore dell’inizio, dell’anno 33, è sempre quello di oggi e lo sarà sempre. Mentre mi parlava la Vergine SS. piangeva ininterrottamente. Le sue lacrime cadevano l’una dopo l’altra lentamente, fin sopra le ginocchia, poi, come scintille di luce, sparivano. Erano splendide e piene d’amore, avrei voluto consolarla e non farla piangere ma mi sembrava che Ella avesse bisogno di mostrare le Sue lacrime per meglio manifestare il Suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi fra le Sue braccia e dirle “Mia buona Madre non piangete, io voglio amarvi per tutti gli uomini della Terra”, ma mi sembrava che mi rispondesse “Ve ne sono molti che non mi conoscono”. Ero fra la morte e la vita vedendo da un lato tanto amore, tanto desiderio di essere amata e dall’altro tanta freddezza e indifferenza. Oh! Madre mia tutta bella e tanto amabile, amore mio, cuore del mio cuore. Le lacrime della nostra tenera Madre, lungi dal diminuire la Sua Maestà di Regina e Sovrana, sembravano invece renderla più bella, più potente, più piena d’amore, più materna, più attraente. Avrei mangiato le Sue lacrime che facevano sobbalzare il mio cuore di compassione e di amore. Veder piangere una madre, ed una tale Madre, senza adoperare tutti i mezzi possibili per consolarla, per cambiare i Suoi dolori in gioia, si può comprendere? Oh! Madre, più che buona, Voi siete stata formata di tutte le prerogative di cui Dio è capace. Voi avete, in un certo senso, esaurito la potenza di Dio. Voi siete buona ed ancora buona della bontà di Dio stesso. Dio formandovi, come Suo capolavoro celeste e terrestre, Si è reso ancora più grande. La Vergine SS. Aveva un grembiule giallo, ma che dico giallo? Aveva il grembiule più luminoso di più soli messi insieme. Non era una stoffa materiale ma un composto di Gloria, e questa Gloria era risplendente di una bellezza che rapiva. Tutto nella Vergine Santissima mi portava ad adorare e ad amare il mio Gesù in tutti i dettagli della Sua vita mortale. La Vergine SS. Aveva due catene, una un po’ più larga dell’altra. A quella più stretta era sospesa la Croce di cui ho parlato sopra. Queste catene, non posso chiamarle diversamente, erano come raggi di Gloria, di un gran chiarore che variava e scintillava. Le scarpe, poiché così bisogna chiamarle, erano bianche, ma di un bianco argenteo, brillante e attorno vi erano delle rose. Queste rose erano di una bellezza abbagliante e dal centro di ognuna usciva come una fiamma di luce bellissima e gradevolissima. Sulle scarpe vi era un fermaglio d’oro, ma non oro di questo mondo bensì del Paradiso. La visione della Vergine SS. era di per se un intero Paradiso. Lei aveva con se tutto quanto poteva dare soddisfazione poiché si dimenticava questa Terra. La Madonna era circondata da due luci. La prima a Lei più vicina arrivava fino a noi e brillava con vivissimo splendore. La seconda luce si spandeva un po’ più attorno alla bella Signora e noi ci trovavamo immersi in essa ed era immobile, cioè non brillava e molto più luminosa del nostro sole terrestre. Tutte queste luci non facevano male agli occhi e non affaticavano la vista. Oltre queste luci e tutto questo splendore, vi erano altri fasci di luce o altri raggi di sole come se nascessero dal corpo della Vergine, dai suoi abiti, dappertutto. La voce della bella Signora era dolce, incantava, rapiva e faceva bene al cuore, saziava, appianava ogni ostacolo, calmava, addolciva. Mi sembrava come se volessi sapere e saziarmi della Sua bella voce e il mio cuore pareva ballare o volerLe andare incontro per struggersi in Lei. Gli occhi della SS. Vergine, nostra tenera Madre, non possono essere descritti da lingua umana. Per parlarne occorrerebbe un serafino, più ancora, occorrerebbe la lingua stessa di Dio, di quel Dio che formò la Vergine Immacolata capolavoro della Sua Onnipotenza. Gli occhi della augusta Maria sembravano mille e mille volte più belli dei brillanti, dei diamanti, delle pietre preziose più ricercate, brillavano come due soli, erano dolci come la stessa dolcezza, limpidi come uno specchio. In quei Suoi occhi si vedeva il Paradiso, attiravano a Lei, sembrava che Ella volesse donarsi e attirare. Più la guardavo, più desideravo guardarla, e più la guardavo più l’amavo e l’amavo con tutte le mie forze. Gli occhi della bella Immacolata erano come la porta di Dio, laddove si vedeva tutto quanto poteva inebriare l’anima. Quando i miei occhi si incontravano con quelli della Madre di Dio e mia sentivo dentro di me una gioiosa rivoluzione d’amore ed una protesta d’amarla e di struggermi d’amore. Guardandoci i nostri occhi a loro modo si parlavano e l’amavo talmente che avrei voluto abbracciarLa proprio nell’intimo stesso di quegli occhi che mi intenerivano l’anima e sembravano attrarla e farla fondere con la Sua. I Suoi occhi comunicavano un dolce tremito a tutto il mio essere e temevo di fare il più piccolo movimento per paura che Le potesse essere minimamente sgradevole. La sola vista dei Suoi occhi sarebbe bastata per costituire il Cielo di un beato, sarebbe bastata per far entrare un’anima nella pienezza della Volontà dell’Altissimo per tutti gli avvenimenti che capitano nel corso della vita mortale. Sarebbe bastata per far fare a quest’anima degli atti di lode, di ringraziamento, di riparazione, di espiazione. Questa visione da sola concentra l’anima in Dio e la rende come una morta vivente che guarda tutte le cose della terra, anche quelle che sembrano più serie, come se fossero semplici giochi di bambini. L’anima vorrebbe soltanto sentir parlare di Dio e di tutto ciò che riguarda la Sua gloria. Il peccato è il solo male che lei vede sulla terra, se Dio non la sostenesse ne morirebbe di dolore. Amen.

“Ave Virgo Maria Mater Dei
nunc et semper memento mei”

sabato 26 agosto 2017

Corona Francescana delle 7 allegrezze

Il Rosario francescano:La Corona francescana dei 7 gaudi




    L'uso di strumenti per aiutare nella preghiera lo si riscontra in tutte le religioni. La corona divenne così uno strumento pratico per tenere il conto delle preghiere che si devono ripetere per un determinato numero di volte. La testimonianza più antica nel cristianesimo sembra risalire al IV secolo, quando l'eremita Paolo di Tebe (+342) si serviva di sassolini per contare le preghiere che voleva recitare durante il giorno. Similmente anche nella vita di Chiara d'Assisi (+1253) si narra: «Non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater noster, contava le sue preghiere al Signore con un mucchietto di pietruzze» (Legenda S. Clarae, IV, 4).
In effetti, quando nella Chiesa si era cominciato l'uso di recitare le preghiere per un determinato numero di volte, sorse la necessità di avere uno strumento che fosse d'aiuto nella conta. Nacquero così i signacula o numeralia che erano corone che comunemente servivano per contare i Pater noster che i monaci e poi anche i frati laici recitavano al posto dell'Ufficio, come prescrive la Regola di S.Francesco: «I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il salterio, e perciò potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti» (Regula bullata, III, 2-5).
Tali corone sono attestate da Tommasuccio da Foligno (1319-1377) nel suo racconto di una visione in cui vide Chiara e le sue monache tenenti in mano sfilze di Paternostri d'oro, d'argento e di perle preziose. Di Chiara si narra ancora che avesse mandato in dono ad Agnese di Praga una corona simile; la stessa cosa viene riferita di Margherita da Cortona (+1297) che non avendo nulla da dare in elemosina offrì uno di questi signacula. E' interessante poi notare che nella riesumazione del corpo di Francesco d'Assisi nel 1818, fu trovata ai suoi piedi una corona di 30 grani.

La leggenda all'origine della corona

La tradizione vuole far iniziare l'uso della Corona dei sette gaudi all'apparizione della Vergine, avvenuta nel 1422 nel convento di Cesi (Portaria) nei pressi di Terni, al novizio Giacomo delle Corone da Portaria. La leggenda riferisce che mentre il novizio stava pregando nella chiesetta di fronte l'immagine della Vergine, questa le disse di recitare ogni giorno sette decadi di Ave Maria, intercalate con la meditazione dei sette misteri gaudiosi.
Questa leggenda, riportata da Marco da Montegallo (+1496), si diffuse in special modo per opera di Perbalto de Temeswar (+1504) con il suo Stellarium coronae benedictae Virginis Mariae in laudem eius(Argentiane 1506), opera che divenne molto popolare tra gli autori del XVI secolo. In seguito, anche Luca Wadding (+1654) avvalorò questa apparizione come origine della Corona delle 7 allegrezze nell'Ordine dei Frati Minori.
Bernardino da Siena (+1444) fu il grande diffusione di questa Corona che cominciò a portarla appesa al cordone imitato poi dai frati che seguirono la sua riforma, e in special modo da Giovanni da Capestrano (+1456), che diffuse la corona raccomandando le sette meditazioni e la genuflessione al nome di Gesù. Dal XV secolo si cominciarono a rappresentate i frati con le corone tra le mani sia negli affreschi come nelle miniature. Ne è ricca l'opera Specchio dell'Ordine Minore, conosciuta come Franceschina, nel codice di Perugia e in quello di Norcia. La corona è tenuta in mano anche dalla rappresentazione della "Povertà che si sposa a S.Francesco", tavola cinquecentesca fiorentina custodita nella pinacoteca di Monaco. La corona appare, poi, attaccata al cordone del Beato Lucchesio nella terracotta di Andrea della Robbia (+1528) che si trova nella chiesa di S.Girolamo a Volterra. In seguito, anche le immagini di S.Francesco cominciano ad avere la corona appesa al cingolo.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre…

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua misericordia.

1. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Vergine Immacolata, per l'allegrezza che t'inondò il cuore quando, dopo l'annuncio dell'angelo Gabriele, il Verbo di Dio per opera dello Spirito Santo s'incarnò nel tuo purissimo seno, e si realizzò il disegno eterno a cui eri stata predestinata insieme con il Figlio prima della creazione del mondo.

1 Pater, 10 Ave e 1 Gloria

2. Ci rallegriamo con Te, o Maria, piena di grazia, per la consolazione che hai provato nella visita alla cugina Elisabetta, quando essa, dopo aver udito il tuo saluto, divenne profetessa e ti riconobbe vera "Madre di Dio", e Giovanni, ancora nel grembo, veniva riempito del dono dello Spirito Santo.

3. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Tuttasanta, per quel gaudio inesprimibile che hai provato a Betlemme, quando serbando illibato il giglio della tua verginità, partoristi senza dolore il tuo divin figlio Gesù, che era venuto a portare la pace e la redenzione al mondo, e lo vedesti adorato dai pastori.

4. Ci rallegriamo con Te, o Maria, regina della pace, per la somma letizia che sperimentò il tuo cuore, quando vedesti i Re Magi venire riverenti da terre lontane a prostarsi davanti al tuo divin figlio Gesù, e adorarlo come vero uomo-Dio, Redentore del mondo, e vedendo tu in loro l'omaggio di tutti i popoli.

5. Ci rallegriamo con Te, o Maria, via di salvezza, per il giubilo che provò il tuo cuore amoroso, quando cercato per tre giorni lo smarrito Gesù, lo trovasti nel tempio fra i dottori, che già spandeva i raggi della sua infinita sapienza a quanti lo cercano con cuore sincero.

6. Ci rallegriamo con Te, o Maria, madre della vita, per quella gioia che ti riempì il cuore quando vedesti il tuo figlio risorto da morte il giorno di pasqua.

7. Ci rallegriamo con Te, o Maria, porta del cielo, per l'esultanza del tuo cuore quando, dopo la morte, il Dio ti fece risorgere e fosti condotta in cielo, in anima e corpo, per regnare accanto al Figlio quale mediatrice di grazia e nostra avvocata.

Dopo il Salve Regina si aggiungono poi altre 2 Ave Maria in memoria dei 72 anni cui sarebbe vissuta la Vergine, e un Padre Nostro, un Ave e un Gloria per le intenzioni del Sommo Pontefice.

Litanie lauretane


Preghiera finale

O Signora Santa, Regina santissima, Madre di Dio e Madre di Misericordia, Regina della Pace e Avvocata nostra, ti abbiamo offerto questa Corona in memoria delle tue sette allegrezze, in segno del nostro desiderio di appartenere a Te come tu sei appartenuta al Signore. Per questo, con San Bonaventura ti diciamo: «Io sono tutto tuo: e ogni mia cosa è tua, o Vergine benedetta sopra tutte le cose». Intercedi affinché ci sia fatto il dono di grazia di poter servire Dio e il prossimo, e in fedeltà con le promesse del nostro Battesimo, di rinnegare il male in tutte le sue forme per poter essere come te, o Immacolata, figli del Padre celeste, fratelli del Signore nostro Gesù Cristo e abitazioni dello Spirito Santo. Aiutaci a vivere impegnando la nostra vita per il Vangelo, obbedendo alla Chiesa, sempre pronti a testimoniare la nostra fede davanti agli uomini, affinché, da te protetti, soprattutto nell'ora della nostra morte, possiamo giungere con te nella gloria dei cieli. Amen.


O Maria, Signora Santa e Immacolata, prega per noi.

S.Bernardino da Siena e S.Giovanni da Capestrano insegnavano di inchinare il capo o di genuflettere quando si pronuncia il nome di Gesù nella recita dell'Ave Maria. E' esso il cuore di tutta la corona.

Fonte: http://accademiamariana.org

Profezie escatologiche.


Commenti 
Daniele, capp. 12 (23 gennaio) e 7 (25 gennaio). 


Profezie escatologiche. 

La conversione degli ebrei porrà fine alla scissione tra i due rami del popolo di Dio che tanti mali ha causato. 

Satana, attraverso il suo figlio spirituale, l’anticristo, arso di supremo livore userà le sue più perfette ed ultime astuzie per nuocere, rovinare, uccidere Cristo nei cuori. 

I sapienti comprenderanno il tranello di satana, mentre gli empi seguiranno il male non potendo comprendere il bene, avendo colmato il loro cuore di Male. 

Allora verrà il tempo in cui la Chiesa sarà conculcata al punto da non poter più celebrare la Messa e l’abominazione della desolazione sarà innalzata sui luoghi santi. 

Se Isaia è il pre-evangelista, Daniele è il pre-apostolo, il pre-Giovanni. 

Nelle quattro bestie descritte da Daniele sono anticipati i segni dei ministri diabolici dell’Apocalisse. 
Le quattro bestie sono i quattro errori ed orrori che precederanno la fine: 

primo, l’ateismo che fece dell’uomo un animale camminante nel fango, da aquila e semidio per la carità a orso divoratore feroce dei suoi simili; 

secondo, da orso al nuovo mostro feroce e falso come il leopardo, con ali di vampiro che con fame diabolica divora se stesso e si svena e si mutila per poi generare nuove parti mentre divora le già formate, e quel mostro è l’umanità corrotta, potenza umana venduta a satana, che genera il 

terzo mostro, la rivoluzione che sbrana e distrugge, preparando l’avvento del 

quarto mostro, l’anticristo figlio della lussuria, nato dal connubio della stessa con la Bestia, perfezione di orrore e persecutore dei santi, che vorrà farsi adorare come dio. 

I santi dell’ultimo tempo dovranno essere infinitamente più eroici dei perseguitati dal paganesimo. 

Dopo i precursori dell’anticristo verrà l’anticristo stesso. 

La Bestia armata di dieci corna, simbolo dei dieci servi di satana che si credono re (dei quali tre saranno strappati e gettati nel nulla), culminerà nella nascita e crescita dell’undecimo corno, ragione della caduta dei tre precedenti e sede del vero anticristo. 

L’anticristo bestemmierà Dio come nessun figlio d’uomo mai fece, calpesterà i santi e torturerà la Chiesa. Crederà, poiché è figlio del connubio della superbia demoniaca con la lussuria umana, di poter fare grandi cose e mutare i tempi e le leggi, e per tre anni e mezzo sarà l’Orrore regnante del mondo. Poi la Bestia sarà uccisa e gettata nel pozzo d’abisso con tutte le bestie minori, e seguiranno quarantacinque giorni per permettere ai fedeli di ascoltare l’ultima Parola che li invita al Cielo, mentre Michele coi suoi angeli vincerà satana. (pp. 97-102).


AMDG et BVM

venerdì 25 agosto 2017

GRANDE BATTAGLIA tra la Donna e il dragone rosso

Sant'Omero (Teramo), 5 agosto 1995. 
Festa della Madonna della neve.




Bianchi fiocchi di neve

«Seguitemi, figli prediletti, sulla strada che Io vi ho tracciato, con i miei messaggi, se volete
vivere sempre e perfettamente la consacrazione al mio Cuore Immacolato, che mi avete fatto.

- Sulla strada dei miei messaggi imparate ad abbandonarvi a Me come piccoli bambini ed a
lasciarvi guidare con la semplicità, la fiducia e il completo abbandono dei figli.

Questo vostro abbandono mi è necessario, perché Io possa agire in voi e nella vostra vita.

Mio compito materno è di trasformarvi ogni giorno, perché possiate compiere in maniera
perfetta la Volontà del Signore.

Così vi aiuto a liberarvi dal peccato, per camminare sulla via della grazia divina, dell'amore, della purezza e della santità.  ...



- Sulla strada dei miei messaggi vi porto alla comprensione di ciò che è scritto nel Libro
ancora sigillato [Apocalisse].

Molte pagine di quanto è contenuto nell'Apocalisse di San Giovanni, da Me vi sono state già spiegate.

Sopra tutto vi ho indicato la grande battaglia che si svolge fra la Donna vestita di sole ed il
Dragone rosso, aiutato dalla bestia nera, cioè dalla massoneria.

Vi ho anche svelato le subdole e diaboliche insidie tese a voi dalla massoneria, che è entrata
all'interno della Chiesa ed ha posto il centro del suo potere là dove Gesù ha posto il centro ed
il fondamento della sua unità. Non turbatevi, perché questo fa parte del mistero di iniquità,
che la Chiesa conosce fino dalla sua nascita. Infatti anche nel Collegio Apostolico è entrato
Satana, che ha spinto Giuda, uno dei dodici, a diventare il traditore.

In questi vostri tempi, il mistero di iniquità si sta manifestando in tutta la sua terribile potenza.

Allora, nel momento presente della grande tribolazione, che è giunta per la Chiesa e per
l'umanità, bianchi fiocchi di neve scendono dal mio Cuore Immacolato su voi, figli a Me
consacrati, perché possiate portare a tutti la mia voce materna che vi conduce alla speranza
ed alla fiducia.

Così voi potete prendere per mano tanti miei poveri figli, percossi ed oppressi dal vento
impetuoso della grande tribolazione, e varcare insieme le luminose soglie della speranza, nella
gioiosa attesa che scendano sul mondo, col trionfo del mio Cuore Immacolato, i bianchi fiocchi di neve della Divina Misericordia»


AMDG et BVM